Assistenti Sociali: Report Coordinamento nazionale 5 febbraio 2019

05 Febbraio 2019

Il 5 febbraio 2019 si è svolta la riunione nazionale del coordinamento assistenti sociali del
comparto delle Funzioni Locali
Alla riunione hanno partecipato le compagne e i compagni dell’Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana. Per cause contingenti non hanno potuto partecipare Campania e Liguria che hanno comunque contribuito alla realizzazione dell’incontro. Hanno partecipato alla riunione per la Federazione nazionale Federico Bozzanca, Alessandro Purificato, Lorella Brusa, Antonio Santomassimo ed Enzo Bernardo.
Nelle introduzioni nazionali ci si è concentrati sul bisogno di arrivare ad una riunione nazionale che
facesse seguito alla videoconferenza tenuta lo scorso 5 dicembre. La discussione si è concentrata
sulle strategie del settore, e per quel che riguarda la situazione contrattuale ha evidenziato i seguenti aspetti (risorse, sblocco del turnover, indennità, accordo ponte, contrattazione decentrata).
E’ stata anche evidenziata la necessità di affermare la dimensione politica del lavoro sociale; per evitare di assestarsi su ipotesi difensive o di sola lamentela occorre mettere tra le priorità quella di tornare a costruire e abitare una dimensione politica del lavoro sociale. Non solo per ridefinire strumenti, metodi e pratiche, ma altresì per evitare il rischio di assecondare o addirittura di diventare complici di chi propone la destrutturazione dei servizi. Questa dimensione politica sarà affermata anche attraverso il lavoro comune con gli e le assistenti sociali che operano nella cooperazione, nella sanità e nelle funzioni centrali e assieme alle altre operatrici e operatori del sociale per promuovere un pensiero organico su tutti gli operatori che si occupano della salute.
Dalla discussione sono emersi i seguenti temi:
– Definizione e valorizzazione del ruolo dell’assistente sociale: è necessario che il sindacato possa
supportare i professionisti nel ridare dignità alla professione, una professione radicata su
fondamenti e strumenti di tipo scientifico e soprattutto riaffermarne la dimensione politica. Diventa
oggi fondamentale rompere la solitudine della professione e di chi lavora nei servizi sociali
superandone la frammentazione, la percezione di un ruolo debole, restituendo entusiasmo al lavoro, anche e soprattutto nell’immaginario collettivo. Diventa così importante promuovere un’idea di welfare di tipo generativo e di comunità a fronte della deriva di tipo assistenzialistico promossa dagli ultimi interventi legislativi.
Un’idea che parta dalla necessità che ogni intervento e ogni progetto debba essere il frutto di un costante lavoro di pensiero per il quale gli operatori chiedono tempo e spazio, in ragione dell’incremento dell’efficacia del loro operare-
In riferimento alla contrattazione, è necessario lavorare per presentare le best practices delle vertenze locali nel tentativo di definire piattaforme di possibile contrattazione di secondo livello superando logiche categoriali ma offrendo l’opportunità di definire uguale valore alle professioni.
Gli operatori sociali devono valorizzare, nell’agire sindacale, la capacità di intervenire sul tema della definizione dei fabbisogni e sul tema dell’organizzazione del lavoro rendendo innanzitutto esplicito il ruolo professionale, attraverso l’esplicitazione della declaratoria delle funzioni del servizio sociale e la differenziazione dal lavoro amministrativo.
E’ stato rilevato che il tasso di sindacalizzazione della professione rimane troppo basso e questa rimane una delle ragioni della percezione di “debolezza” della professione. Si rileva quanto mai necessario affrontare il tema della salute e della sicurezza, dello stress correlato da lavoro e analizzare la crescente violenza da terzi (aggressioni, aumento della aggressività delle persone) il tutto attraverso lo sviluppo di piani di osservazione ( eventi sentinella) , di analisi e di fonteggiamento degli eventi metodologicamente sostenuti.
E’ evidente che lavorare in sicurezza è frutto di un lavoro che coinvolge molteplici dimensioni:
luoghi di lavoro adeguati, tempi e organizzazione degli uffici che permettano di essere efficaci, supporto del datore di lavoro, messa a disposizione di strumenti di gestione progettuale e la previsione di una tutela legale per chi viene coinvolto.
Fondamentale è inoltre la modifica delle teorie di senso comune che vivono la professione in
maniera poco legittimane e legata a processi di assistenzialismo, per orientarle verso processi di
riattribuzione di valore in un’ottica di supporto con altri professionisti, il territorio e il datore di
lavoro.
Il problema serio è che nella maggior parte delle amministrazioni le lavoratrici e i lavoratori sociali
non sono presenti nei DVR (Documento di valutazione dei rischi).
Restano validi molti degli aspetti presenti nella riunione in videoconferenza del 5 dicembre:
–  Il tema dell’impatto del nuovo CCNL e delle innovazioni previste, in particolare per la nuova indennità di condizioni di lavoro (che ha unificato le vecchie indennità di disagio e di rischio e di maneggio valori); Il tema della ridefinizione dell’ordinamento professionale. Si tratterà di cogliere l’occasione fornita dall’art. 6 del CCN, l’Organismo Paritetico che dovrebbe consentire alle organizzazioni sindacali e alle RSU, insieme alle amministrazioni, di costruire un ragionamento sul tema dell’organizzazione attraverso l’analisi dei dati riguardanti il personale e i flussi, confrontando questi dati e facendo proposte. Si richiede anche di individuare strategie di miglioramento anche in contesti dove l’art 6 non trova
applicazione.
–  Il tema della formazione, in particolare l’ottemperanza agli obblighi formativi richiesto dagli ordini professionali; è sempre presente la richiesta di una formazione permanente a carico dell’ente, a cura dell’ordine professionale e dell’Università.
– Il tema dei carichi di lavoro, l’incidenza del lavoro amministrativo sulla attività professionale tipico dell’assistente sociale; il lavoro in emergenza e il sempre più presente “spezzatino dei compiti” correlato alla scarsità di risorse messe a disposizione o alla loro eccessiva specializzazione ( bandi che non permettono equo accesso)
–  Il tema della dirigenza, in particolare l’assenza di una dirigenza specifica dei servizi sociali;
–  Il tema della comunità professionale che svolge funzioni pubbliche con contratti di distacco,
di cooperativa ecc.. ( contratti di filiera).
Andrebbero studiati i percorsi e i flussi delle prestazioni che incrociano i diversi servizi della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici, e che coinvolgono diverse operatrici e diversi operatori, sociali e sanitari, privati e pubblici.
Nelle conclusioni di Federico Bozzanca si è fatto il punto della discussioni e sono stati delineati gli
obiettivi. I servizi sociali hanno percorso negli ultimi decenni varie storie e fasi, Ci troviamo,
probabilmente, in un nuovo, possibile, cambiamento. Il reddito di cittadinanza, immette risorse economiche nell’ambito dei servizi sociali destinate però ai soggetti fruitori non permettendo una
progettazione in capo all’ente locale. Lo stesso prevederà un incremento drammatico della utenza,
sia per i servizi sia per il centri per l’impiego senza prevedere un aumento delle risorse umane e
strumentali degli enti locali.
Prossimi appuntamenti :
–  Organizzazione di seminari tematici, anche per videoconferenza, che ci permettano di approfondire molte materie, accennate nella discussione;
–  Avvio di uno studio sulla sicurezza sul lavoro, dello stress correlato al lavoro sociale e della violenza da terzi. Oltre a seminari tematici, a migliori pratiche contrattuali e metodologiche messe in campo, si potrà approfondire il ruolo dei datori di lavoro, sia a livello di posto di lavoro, nazionale e europeo (vedi accordo quadro europeo sulla violenza da terzi nel settore pubblico e dei servizi) e possibili strategie di supporto al lavoro sociale;
– Scambio di buone pratiche, sia nei seminari tematici sia usando tutti i mezzi di comunicazione. Una delle questioni principali è “cosa si può fare nella contrattazione integrativa”?;
– Rafforzamento dei contatti con l’ordine professionale per una alleanza che miri al potenziamento dei servizi sociali e che permetta una sinergia, laddove si condividano gli obiettivi;
–  Ampliamento del coordinamento ai diversi comparti, in particolare alla sanità e al settore socioassistenziale e alle cooperative, così come nel settore penitenziario e della giustizia;
–  Costruzione di una rete, a livello regionale, per mettere in moto un inizio di raccordo. In questo ambito va riconfermato e rafforzato il ruolo delle strutture regionali, che dovranno svolgere, stimolare la discussione, organizzare un preliminare lavoro di sintesi e costituire (eventuali) coordinamenti regionali;
– Utilizzo strategico di tutti gli strumenti di comunicazione (chat whatsapp; lista mail, possibile sito web) in grado di scambiare informazioni, diffondere buone pratiche, proporre visioni e soluzioni condivise, fornire materiali utili per la contrattazione, ecc

Per il Comparto Funzioni Locali
Enzo Bernardo

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