Mibac: comunicato su lavori insalubri e intervento INPS

14 Giugno 2019

La via crucis dei lavori insalubri e l’INPS

Ci è giunta la notizia che L’INPS con un suo messaggio interno, ha disposto la sospensione dell’erogazione dei trattamenti pensionistici al personale in possesso dei benefici sui lavori insalubri, chiedendo un parere al Ministero del Lavoro sulla base di una interpretazione superata dalla ormai celeberrima sentenza della Corte dei Conti, peraltro ribadita in appello dalle Sezioni Riunite.
Ovvero che tale beneficio spetterebbe solo ai lavoratori con qualifica operaia poiché la normazione originaria, che riguarda il personale del Ministero della Difesa, si riferiva esplicitamente al personale operaio addetto ai polverifici.
Una interpretazione a suo tempo fatta propria dal Mibac, ma che poi è stata superata dalla sunnominata
sentenza alla quale lo stesso Ministero si è richiamato nella emanazione della Circolare n.4/2019, che ha sbloccato la lunga vertenza riconoscendo a tutte le categorie dei lavoratori il diritto al beneficio sulla base della concreta esposizione alle sostanze insalubri.
L’INPS stranamente ignora sia la sentenza (ne richiama un’altra, di segno contrario, di una Sezione Regionale della stessa Corte) che le disposizioni emanate dal datore di lavoro diretto, e butta la palla al Ministero del Lavoro per un parere, con una decisione tanto discutibile quanto tardiva. Tardiva perché nel frattempo la normativa è stata applicata pacificamente anche dall’INPS con lavoratori che ormai sono in pensione da quel dì, senza che lo stesso ente pensionistico abbia mai avuto da ridire. Il merito di questa decisione poi evidenzierebbe la curiosa situazione per cui si potrebbe ipotizzare che le sostanze insalubri producono effetti nocivi sulla salute dei lavoratori solo se gli stessi appartengano ad una determinata categoria professionale, lasciando immuni gli altri.
Spiace ricordare all’INPS che per fortuna la normativa italiana sulla tutela della sicurezza e salute dei lavoratori si è evoluta, introducendo il concetto di salubrità dell’ambiente di lavoro e definendo le condizioni di lavoro in rapporto a questo concetto e non in riferimento all’appartenenza a questa o quella qualifica funzionale.
Insomma una classica vicenda all’italiana, nella quale la preoccupazione maggiore risulta essere la classica forma di autotutela burocratica, ma non gli effetti che produrrebbe questa decisione che, qualora fosse malauguratamente confermata dal Ministero del Lavoro, solleverebbe un autolesionistico contenzioso di proporzioni gigantesche. Effetti peraltro già riscontrabili sulla pelle di alcuni lavoratori in procinto di andare in pensione e bloccati.
In tutta questa storia quello che poi è del tutto inaccettabile è che nessuno mette in discussione l’obsolescenza di una normativa sui lavori insalubri ferma a cent’anni esatti dalla sua promulgazione e caso mai rappresenti l’esigenza di rinnovare l’elenco delle sostanze insalubri anche rispetto all’evoluzione delle tecnologie dei cicli produttivi.
E adesso cosa succede? Ci chiedono giustamente i lavoratori interessati.
Dal nostro punto di vista il problema diventa politico, ovvero sarebbe quanto mai opportuno un intervento urgente, anche a tutela dell’immagine del Mibac, della Direzione politica del Ministero verso
gli omologhi del Ministero del Lavoro che sblocchi al più presto la situazione determinata dall’improvvida e quantomeno impropria iniziativa dell’ente pensionistico. Intervento che abbiamo già sollecitato per le vie brevi e che ribadiremo in forma più ufficiale.
Nelle more è opportuno per i lavoratori interessati avviare consulenze legali, in particolare coloro i quali hanno avviato l’iter di riconoscimento e non hanno i decreti perfezionati, al fine di verificare quali iniziative intraprendere nel caso in cui questa situazione non si sblocchi in tempi brevi.
Per tale motivo preghiamo le nostre strutture territoriali di mettere a disposizione gli uffici legali per le consulenze richieste e restiamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.
Sarà infine nostra cura informarvi tempestivamente sull’evoluzione della situazione e sulle iniziative che si intraprenderanno nel caso in cui il rinvio produca l’ennesimo rimpallo di responsabilità.

 

Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale

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