Sorrentino, riconoscere il lavoro di chi tutela la nostra salute

11 Marzo 2020

Un intervento di Serena Sorrentino:

Sono stati e saranno settimane, mesi difficili, intensi, complessi per lavoratori e cittadini, in Italia si, ma anche nel Mondo. 
Come Funzione Pubblica siamo stati dalle prime ore travolti dallo stravolgimento della nostra azione: mentre ci preparavamo alla campagna di assemblee per discutere le piattaforme contrattuali, ci siamo dedicati tutti in disponibilità h 24 per gestire paure, ansie, necessità delle lavoratrici e lavoratori che rappresentiamo e nel far fronte alla difficoltà di coordinarsi con migliaia di amministrazioni e aziende, pubbliche e private, che avevano modalità differente di gestire la prima fase dell’emergenza.

Il Paese è sembrato attonito, come se guardasse a Codogno o Vo’, da un grande maxischermo in cui scorrevano scene da film apocalittici. 
Per chi era lì, però, era tutt’altro che un film. La vita è stata stravolta: sono cambiati il lavoro, le relazioni sociali, la percezione del proprio stato di sicurezza. 
”In emergenza prima si cura”, mi ha detto in quelle ore un compagno che stimo moltissimo, “ma la situazione è seria e non siamo attrezzati”.
 Profetico, ma in realtà competente. Verrà il tempo in cui si farà il bilancio delle decisioni politiche, della loro tempestività, della loro giustezza.

Da subito, anche riscontrando che la posizione che rappresentavamo e che era non altro che il grido di preoccupazione che emergeva nel sistema sanitario non era fino in fondo compresa, abbiamo lavorato per affrontare l’emergenza sanitaria, perché la Cgil è una grande organizzazione che ha cura delle persone e che ha a cuore il nostro Paese. 
Il personale del sistema sanitario, pubblico e privato, non ha avuto mai esitazione: turni, orari, rischio, stress, conciliazione. Tutto è passato in secondo piano, perché se le persone soffrono non si pensa a sé ma alla loro cura.  Non è solo il codice deontologico a imporlo ma anche lo spirito di servizio. 
Molti lavoratori hanno avuto e hanno paura: si misurano con qualcosa che non conoscono, per il quale non c’è un vaccino. 
Ma il nostro SSN da subito ha dato due messaggi importanti: si guarisce, si può prevenire e soprattutto contenere.

Abbiamo visto tante e tanti assumere posizioni molto differenti che oscillavano tra il “non esageriamo è un’influenza tutto deve scorrere normalmente” a “pandemia senza confini”.
 So che fa discutere ma la posizione che abbiamo sempre mantenuto in questi momenti difficili è stata orientata da due scelte: tutelare la salute di chi lavora e interfaccia con i servizi pubblici (vertenza e denuncia su mancanza dei dpi, di protocolli operativi univoci, di disposizioni che favorissero il lavoro da remoto – smart working – e ogni altra soluzione organizzativa possibile), garantire continuità assistenziale ai cittadini.
 Azienda per azienda, reparto per reparto, servizio per servizio. Ogni minuto c’è una segnalazione di un disagio provocato da disposizioni che spesso si contraddicono non si coordinano, creano solchi nelle tutele tra condizioni di lavoro differenti.
 La stessa comunità scientifica ha una grande responsabilità nel non aver avuto la capacità di concordare su una indicazione convergente di valutazione d’impatto del fenomeno Covid-19, della individuazione delle misure da adottare come sistema sanitario e di quelle da suggerire al fine del contenimento sociale e del rischio per la salute pubblica.
 Non parliamo poi di livelli istituzionali in conflitto su prerogative e attribuzione di competenze.
 Quando premeremo il tasto rewind, tutte le ancestrali ingessature del nostro modo di affrontare l’ordinarietà e la straordinarietà ci appariranno con un’evidenza più nitida di quella che percepiamo in queste ore in cui il mood è “insieme”.

La chiave di volta quindi è coesione sociale, convergenza e condivisione istituzionale, senso di comunità, valorizzazione dei beni pubblici a partire dalla Salute.
 In pratica tutto ciò che chiediamo da anni, superare l’ubriacatura neoliberista che ha desertificato il lavoro pubblico, ha impoverito lo stato sociale, messo in regime di competitività i territori spezzando la catena del valore economico e sociale.

Oggi diciamo tutti insieme che gli Operatori della Sanità sono i veri eroi del nostro tempo.
 Lo sono anche tutti i lavoratori dei servizi pubblici e privati che nonostante scarse garanzie continuano a lavorare senza sosta, magari con grande preoccupazione per sé e per i propri affetti, ma comunque al servizio del Paese con generosità e coraggio.
 Per questo credo, spero, lavoriamo affinché il Governo nelle prossime ore dia risposta al Paese reale con poche scelte chiare ed emergenziali:

– DPI a tutti i lavoratori pubblici e privati
– Forniture sanitarie su tutto il territorio nazionale che consentano di gestire l’emergenza Covid-19
– Assumere professionisti

Tutto nel rispetto dei diritti delle persone che lavorano.
 Oggi abbiamo chi è tutelato da ammortizzatori, chi non lo è, chi ha la giornata di assenza riconosciuta come prestazione effettiva, chi è obbligato a prendere ferie e congedi.
 C’è chi può scegliere in che modo lavorare (se in ufficio o da casa), chi invece ha obblighi di legge, chi invece il lavoro lo perde.
 Altra richiesta semplice: occupiamoci di chi manda avanti il Paese provando a riconoscere allo stesso modo ma con strumenti diversi le tutele e non lasciamo indietro le persone fragili le persone disabili e gli anziani.
 Ma soprattutto diamo un segno di rispetto al sacrificio del personale del sistema sanitario, abbiamo proposto una petizione per sostenere la richiesta al Governo che abbiamo formalizzato come Cgil e Funzione Pubblica di riconoscere in modo concreto il lavoro di chi sta operando per tutelare la nostra salute.

Firmatela e condividetela:

https://www.change.org/p/sergio-mattarella-operatori-ssn-sosteniamo-chi-lotta-contro-il-coronavirus

Serena Sorrentino

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