Giustizia: UNEP – questioni sanitarie nell’attività d’ufficio[17131]

22 Aprile 2020

Dott.ssa Barbara Fabbrini
Capo Dipartimento dell’organizzazione Giudiziaria

Dott. Alessandro Leopizzi
Direttore Generale del personale e della formazione

Oggetto: misure di sicurezza sanitaria nell’attività UNEP

Il tema della sicurezza per le attività degli UNEP, già affrontato nella disposizione del 12 marzo u.s.
del Direttore Generale dott. Leopizzi, va ora disciplinato anche in prospettiva della cosiddetta
“Fase 2”.
Per quanto concerne l’attività interna, le problematiche e le soluzioni sono analoghe a quelle di
tutti gli altri uffici. Occorre pertanto ridurre e disciplinare gli accessi delle persone (sia lavoratori che
utenti).
Va ribadita l’esigenza di informatizzare l’accettazione e di arrivare all’applicazione del progetto Tablet
(che informatizza anche la restituzione). L’obiettivo deve essere quello dell’accesso al servizio
da remoto, con riduzione delle presenze fisiche e della necessità di mobilità dell’utenza. Sul fronte
dei lavoratori va agevolato per quanto possibile il ricorso allo smart working, come strumento di
prestazione dell’attività lavorativa non necessariamente correlato all’emergenza sanitaria.
Per quanto riguarda l’immediato, occorre scaglionare le presenze, come ormai in uso negli esercizi
commerciali, disponendo l’attesa all’esterno dei locali per le persone in coda. Taluni uffici,
nell’attuale fase emergenziale, hanno perfino istituito un sistema di prenotazione; tale soluzione,
però, appare più macchinosa da attuare in fase di ripresa dell’attività ordinaria.
All’interno dei locali occorre disporre, sia per l’utenza che per gli addetti, di indossare necessariamente
la mascherina. Inoltre, gli sportelli, ove non presente un vetro di separazione dal pubblico,
vanno dotati almeno di una protezione in plexiglass, come disposto per le casse di molti esercizi
commerciali. Va curato il distanziamento delle scrivanie tra i lavoratori, provvedendo, in caso di
necessità, alla separazione con plexiglass o allo scaglionamento delle presenze in ufficio. Ovviamente
l’aerazione e l’igiene dei locali sono elementi fondamentali, così come la dotazione di dispositivi
di protezione individuali ragionevoli.

La peculiarità dell’UNEP rispetto ad altri uffici sta però nel servizio esterno, che pone problematiche
del tutto originali da analizzare e richiede soluzioni diverse. L’ufficiale giudiziario effettua quotidianamente decine di accessi sul territorio. Essendo ogni contatto interpersonale una potenziale
fonte di rischio, vanno adottate tutte le misure di limitazione e di precauzione.

Per le attività che si svolgono in forma di notifica, che costituiscono parte significativa del carico di
lavoro, vanno definite modalità protette, che consentano di evitare la necessità del contatto diretto
con il consegnatario (ivi incluso soprassedere alla firma da parte del portiere o del vicino di casa).

Problema più complesso si ha per le esecuzioni, che comportano la necessità ineludibile di accesso
al domicilio dell’ esecutando.
Per quanto concerne il rilascio di immobili ad uso abitativo il problema è doppio, perché oltre a
quello della sicurezza del lavoratore si aggiunge anche quello della improcedibilità nell’ipotesi in
cui nell’abitazione alloggino persone malate o in quarantena. Per questa circostanza, al fine di soprassedere all’esecuzione e disporre direttamente un rinvio d’ufficio, appare utile il canale di comunicazione con le autorità sanitarie, a cui fa riferimento il Direttore Generale dott. Leopizzi nel documento sopra citato, di cui si chiede l’immediata applicazione Ad ogni modo molti esperti concordano sulla presenza di numerosi soggetti positivi al virus non censiti (si parla addirittura del decuplo di quelli ufficialmente registrati), per cui questo strumento si rivela drammaticamente insufficiente a proteggere il lavoratore nell’esercizio delle sue funzioni.
La vera tranquillità operativa si ha con la dotazione di adeguati DPI (e sappiamo che non basta
una semplice mascherina chirurgica o antipolvere). In mancanza di questi strumenti, ad avviso della
scrivente, il lavoratore che non ritenesse garantite le condizioni operative di sicurezza potrebbe
legittimamente omettere l’accesso, dandone adeguata motivazione a verbale.
Tale condizione di limitazione forzata del servizio deve spingere a pervenire finalmente all’adozione
degli strumenti più adeguati a consentire all’ufficiale giudiziario di svolgere la propria funzione
istituzionale di recupero del credito: intendiamo ovviamente l’applicazione della riforma dell’art. 492
bis, che consente di rendere l’accesso fisico al domicilio del debitore un elemento del tutto secondario
e marginale nel processo di pignoramento.
Confidiamo che queste riflessioni possano contribuire positivamente alle attese determinazioni di
Codesta Amministrazione per il prossimo futuro.
La Cgil, per quanto sopra esposto, chiede un incontro al fine di verificare le misure che codesta
amministrazione intende applicare al fine di garantire la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori,
tenendo conto delle proposte di riorganizzazione più volte avanzate e richiamate, anche nella presente
nota.

Per FP Cgil
La coordinatrice Giustizia
Felicia Russo

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