Idonei ai concorsi, una soluzione non un problema

15 Febbraio 2021

Assumere gli idonei dei concorsi pubblici già espletati: non un problema ma una soluzione per fronteggiare la grave carenza di personale nei servizi pubblici. Basta la volontà politica.

Il numero di idonei ai concorsi pubblici alla data del 2018 (ultimo dato disponibile) ammontava a circa 150mila unità. Ma la legge di Bilancio 2020 ha stabilito che si potessero prendere in considerazione solo i concorsi svolti non prima del 2011, quasi dimezzando il bacino di idonei cui attingere per assumere nei servizi pubblici. Si è infatti passati dai precedenti 150mila a circa 80mila idonei.

Il nuovo sistema delle scadenze delle graduatorie

Il Governo ha inoltre stabilito una data di scadenza progressiva per queste graduatorie. Quelle relative al 2011 sono praticamente in scadenza, avendo validità fino al 30 marzo 2020, con obbligo di frequenza per gli idonei a corsi di formazione e aggiornamento e al superamento di un esame-colloquio di idoneità. A seguire, le graduatorie approvate tra il 2012 e il 2017 avranno validità fino al 30 settembre 2020, senza condizioni specifiche per gli idonei. Infine le graduatorie approvate tra il 2018 e il 2019 saranno valide per i successivi 3 anni.

Nodo da dirimere: la presunta assenza del diritto

Si fa appello, inoltre, ad una fantomatica “assenza di diritto” all’assunzione, da parte dell’idoneo non vincitore che, al massimo, può avanzare “un’aspettativa o un legittimo interesse” (ma non un diritto).

A tal riguardo, si dimentica con una certa facilità che la legge 125/2013, al contrario, riconosce un vero e proprio diritto all’idoneo di graduatorie e pone il divieto all’avvio di nuove procedure concorsuali per profili simili se presenti in graduatorie vigenti di vincitori o idonei.

I mostri giuridici: gli idonei nel limbo del precariato

Purtroppo l’assenza di visione politica ha prodotto dei mostri giuridici che difficilmente si è riusciti a sistemare. Si pensi alla situazione dei vincitori e idonei precarizzati, ovvero coloro che pur inseriti in graduatorie per assunzioni a tempo indeterminato, sono stati assunti a tempo determinato e, per mancanza di proroga, hanno visto scadere la propria graduatoria perdendo il diritto ad essere assunti a tempo indeterminato.

Le nostre soluzioni

Comparando i due dati storici (gli idonei al 2018 e le carenze di organico nella Pa) si ha la reale portata del danno causato alla tenuta del sistema dei servizi pubblici, per mano di scelte politiche scellerate e prive di qualsiasi logica.

Da anni si sta cercando di accentrare tutte le procedure concorsuali all’interno di un unico soggetto (RIPAM – Formez) al fine di avviare una campagna concorsuale in grado di operare un radicale ricambio generazionale all’interno delle pubbliche amministrazioni.

Tuttavia, nonostante l’evidente ostilità da parte della politica a voler recuperare le graduatorie scadute, noi abbiamo voluto ugualmente ipotizzare delle soluzioni per ripristinare un bacino di persone cui poter attingere rapidamente per far fronte all’emergenza dell’esodo della Pa e degli uffici svuotati.

Il Censimento di vincitori e idonei disponibili

Oltre alla proroga retroattiva di tutte le graduatorie vigenti al 31 dicembre 2018, secondo noi doverosa e risolutiva, abbiamo pensato ad un vero e proprio Censimento di tutti i vincitori e idonei ancora interessati, mediante l’apertura – da parte del Dipartimento della Funzione Pubblica – di un interpello nazionale, con domanda online (che contenga l’indicazione dei dati del soggetto, della graduatoria di appartenenza, qualifica e professionalità oggetto del concorso e contestuale dichiarazione di immediata disponibilità).

Si potrebbe poi procedere ad assorbire i vincitori e gli idonei rilevati con l’interpello, in un apposito portale web, trasparente e visibile a tutti i cittadini.

Sia chiaro, il ripristino, la proroga e l’esaurimento delle graduatorie concorsuali (vigenti e scadute) sarebbero solamente un piccolissimo sostegno all’emorragia di personale pubblico. Un sostegno, per altro, che permetterebbe di risparmiare risorse. Cosa che, in un periodo di forte crisi, non è mai argomento secondario.

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