MIC: nota di osservazioni sul schema DPCM riorganizzazione

17 Giugno 2021

Roma 17 giugno 2021

Al MIC

Sig. Capo di Gabinetto

prof. Lorenzo Casini

Sig. Segretario Generale

Dr. Salvo Nastasi

Sig. Direttore Generale Organizzazione

Dr.ssa Marina Giuseppone

Sig. Dirigente Relazioni Sindacali

Dr.ssa Sara Conversano

Oggetto: Osservazioni sul decreto di riorganizzazione del MIC .

La Soprintendenza Speciale per l’attuazione del PNRR.

L’art. 29 del DL 77/2021, cosiddetto di semplificazione, prevede l’istituzione di una Soprintendenza speciale per il PNRR, un Ufficio centrale la cui vigenza è provvisoria, fino al 31 dicembre 2026, ed in tutto e per tutto legato all’attuazione del Piano con l’obiettivo primario di velocizzarne le fasi di attuazione. Gli obiettivi sono in particolare previsti nel comma 2 e comprendono la gestione diretta di interventi in attuazione del PNRR sottoposti a valutazione d’impatto ambientale o che rientrino nella competenza territoriale di almeno due uffici periferici del Ministero. Inoltre è previsto, ‘in caso di necessità’ il potere di avocazione e sostituzione nei confronti delle Soprintendenze ABAP. Casi di necessità che non sono meglio specificati dal legislatore, mantenendo un preoccupante criterio di genericità che presuppone un potere discrezionale nella valutazione.

La norma inoltre definisce la struttura operativa del nuovo Ufficio configurandolo come Direzione Generale affidata ad interim al Direttore Generale ABAP.

La struttura è dotata infine di una Segreteria tecnica al cui interno opera non solo personale di ruolo ma un nucleo di esperti, reclutabile all’esterno tramite forme di collaborazione professionale

L’intervento normativo appare di particolare pesantezza proprio in relazione alla finalità che si propone, prefigurando un potere gestionale straordinario e sostitutivo quasi esclusivo nei confronti del sistema delle Soprintendenze e operando di fatto un commissariamento delle stesse in una fase delicata e importante per lo sviluppo del nostro Paese, quale quella che riguarda l’attuazione del Piano. In tal modo la semplificazione invocata assume più l’aspetto di una determinazione volta ad eliminare tutti i possibili eventuali ostacoli che possano incidere sui tempi previsti. Questa pare essere la volontà del legislatore. Si deve aggiungere che l’istituzione di questo Ufficio risulta essere una evidente duplicazione funzionale di attività e compiti già istituzionalmente affidati ad altri soggetti, come ad esempio il potere di avocazione di procedimenti da parte della Direzione Generale ABAP in caso di comprovate inadempienze degli uffici periferici.

Appare in tale contesto ancora più preoccupante la giustificazione addotta dal Capo di Gabinetto del MIC nella sua illustrazione dello schema di DPCM che, tra le altre modifiche, ricomprende anche la concreta attuazione del dispositivo normativo in questione, quando lo stesso ha affermato che la norma è il frutto di una battaglia che all’interno del Governo si è scatenata tramite il tentativo di estromettere del tutto le Soprintendenze dalle fasi attuative del PNRR. E che si è evidenziata di recente con una serie di attacchi mediatici portati avanti in modo trasversale da vari soggetti. Il risultato è un compromesso che ha consentito comunque di bypassare il ruolo delle stesse decretandone l’evidente marginalizzazione dal processo decisionale mantenendo, apparentemente intatti ruolo e funzioni. Una soluzione ‘all’italiana’.

Per quanto riguarda la nostra valutazione e lo abbiamo già rilevato, all’interno delle misure contenute nel Piano non si rintraccia alcuna misura organizzativa finalizzata al potenziamento delle strutture interne al ministero, in una situazione di grave crisi derivante dall’eccessivo depauperamento del personale ed in una condizione di incapacità di spesa che si riflette nella gestione del bilancio ordinario e che pone pesanti interrogativi rispetto alla capacità di intervento sull’intento ammontare delle ingenti risorse assegnate alla gestione del Ministero della Cultura.

Il PNRR, da questo punto di vista, rappresenta l’ennesima occasione mancata per operare un rafforzamento dei servizi tramite investimenti massicci sulla digitalizzazione delle prassi amministrative interne, il vero nodo della semplificazione burocratica, e una politica occupazionale straordinaria. Ovvero per avviare un progetto di modernizzazione vera, basata su processi di innovazione organizzativa e di verifica dei fabbisogni occorrenti per il corretto funzionamento degli Uffici. E ancora una volta prevale l’impostazione emergenziale dove la logica organizzativa ispira strumenti di gestione extra regole che contrastano e sostituiscono soggetti istituzionali, bypassando il dovuto rispetto delle norme primarie in materia di tutela del patrimonio culturale e paesaggistico.

Trattando la gestione del PNRR con la medesima modalità con la quale si affronta una calamità naturale. Ed è in questo paradosso che si esplicitano i limiti di una azione programmatica priva di respiro strategico.

Gli altri aspetti dello schema di DPCM

Il provvedimento non si limita certamente ad un mero adeguamento alle modifiche normative intervenute nell’ultimo periodo, ma interviene ulteriormente sulla carne viva dell’organizzazione ministeriale proponendo alcune significative modifiche.

La prima è l’ulteriore istituzione di tre nuovi Musei autonomi, di cui uno, (Sepino) chiaramente motivato su basi geopolitiche (il Molise è l’unica Regione a non avere un museo autonomo), un altro che opera un ulteriore spacchettamento dell’ex Polo Museale Regionale, tramite la creazione del Parco Archeologico di Tarquinia e Cerveteri ed il terzo riguarda l’individuazione di un nuovo filone di valorizzazione nel nuovo Museo dell’Arte Digitale.

Senza voler ripercorrere critiche che riguardano la qualità di queste scelte organizzative ci limitiamo a registrare ancora una volta l’assenza di valutazione sugli impatti organizzativi di provvedimenti che moltiplicano strutture complesse in realtà dove non esistono le condizioni sufficienti a garantirne il funzionamento. Questo vale per il Parco di Cerveteri e Tarquinia, privo di qualunque apparato amministrativo, e per il Parco archeologico di Sepino, che è situato in una Regione particolarmente esposta dal punto di vista della carenza di organico.

Sul Museo dell’Arte Digitale francamente risulta difficile fare osservazioni: siamo alle fasi istitutive e pertanto occorrerà comprendere quali sono gli elementi che ne compongono il progetto culturale, oltre agli elementi organizzativi primari, quali una sede, gli organici con il fabbisogno specifico, ecc. Di conseguenza ci riserviamo sul punto specifico una valutazione nella fase dei provvedimenti applicativi la previsione contenuta nello schema del DPCM.

Con l’istituzione di questi 3 nuovi Musei autonomi sale a 43 il numero di strutture create a partire dal 2014. 43 stazioni appaltanti, oltre ai Segretariati Regionali, hanno determinato una frammentazione nella linea di spesa delle risorse che non sembra abbia prodotto mutamenti significativi in ordine alla capacità di gestione autonoma dei bilanci e della spesa, considerata l’enorme quantità di residui che si generano in particolare nel settore delle spese di investimento. A cui si aggiunge come ulteriore valutazione la mancata autonomia di spesa della quasi totalità dei settori che si occupano di tutela (Archivi, Biblioteche e Soprintendenze). Riteniamo, anche alla luce delle sfide che il PNRR propone, che ci sia ampia materia di riflessione per codesta Amministrazione.

Per quanto riguarda altri aspetti trattati nell’ipotesi di DPCM si ribadisce la necessità, in relazione alla costituzione dell’Osservatorio per la parità di genere, di definire gli intrecci e le modalità di raccordo con gli organismi contrattualmente previsti in materia (CUG e Organismo Paritetico per l’Innovazione). Al riguardo, prendendo atto dei chiarimenti che in materia ha fornito il Capo di Gabinetto circa la valenza esclusivamente esterna dell’attività dell’Osservatorio, appare artificiosa la distinzione operata rispetto all’attività di organismi paritetici previsti dal CCNL, in quanto il Ministero deve anzitutto promuovere buone pratiche in materia nella gestione dell’organizzazione interna e non pare possibile, in tale contesto, l’esclusione dalla partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori.

Inoltre in riferimento all’avvalimento, da parte della Digital Library, del personale in forza agli Istituti posti alla sua dipendenza funzionale (ICCU, ICBSA, ICAR e ICCD), si esprime forte perplessità in ragione dell’attuale situazione degli organici di questi Istituti, fortemente depauperati. Il risultato è quello di appesantire oltremodo i carichi di lavoro in condizione di oggettiva difficoltà per organici ridotti all’osso ed anche in questo caso siamo in presenza di una misura emergenziale, dovuta alla mancata possibilità, per i noti motivi, di costituire un organico proprio alla già istituita Direzione Generale Digital Library.

Noi riteniamo che sia urgente e necessario definire velocemente un piano assunzionale congruo che ponga le strutture ministeriali in condizione di affrontare le complesse sfide che la riorganizzazione e l’attuazione del PNRR pongono, velocizzando le procedure a partire da quelle in atto ed incrementando le previsioni tramite il pieno utilizzo del budget relativo a disposizione del Ministero. A cui aggiungere risorse individuabili nell’ambito del PNRR per la valorizzazione del personale, sia con un piano di formazione straordinario che rispetto ai meccanismi di incentivazione economica e professionale del personale MIC. Nel prendere atto della disponibilità espressa dal Capo di Gabinetto al confronto su quanto evidenziato restiamo in attesa di urgente convocazione sulla materia rappresentando peraltro la necessità che rispetto alle prospettive di miglioramento professionale del personale interno si garantiscano i processi di avanzamento professionale, come i passaggi di area, già previsti dalla norma, e, in riferimento ai processi di reclutamento della Dirigenza tecnica, si garantisca pari opportunità di accesso a tutti i profili professionali specialistici previsti nell’ordinamento interno, evitando di reiterare conventio ad excludendum verso profili professionali, come ad esempio i funzionari restauratori e demoetnoantropologi, tradizionalmente esclusi dalla possibilità di accedere alle funzioni più elevate, malgrado i titoli formativi richiesti in accesso dall’esterno.

Infine si ribadisce che i processi di mobilità dei lavoratori devono essere regolati dagli accordi nazionali sottoscritti a suo tempo e che mantengono la validità anche in questa fase. Definire mobilità di ufficio, come purtroppo sta avvenendo in relazione al personale in forza alla Rocca di Gradara, significa derogare unilateralmente a processi sinora gestiti in mondo concordato e creare un grave precedente rispetto ad una fase che deve essere oggetto di confronto sul tavolo nazionale.

Nel ringraziare per l’attenzione si porgono distinti saluti.

Claudio Meloni

FP CGIL Nazionale

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