08 Luglio 2021

“Abbiamo ribadito alla Ministra che quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nell’aprile dello scorso anno è inaccettabile e incompatibile con la Costituzione, la dignità delle persone detenute e offendono ogni agente della Polizia Penitenziaria che svolge correttamente il proprio lavoro. Ora bisogna intervenire sull’organizzazione complessiva del sistema penitenziario: ci aspettiamo da chi ha la responsabilità politica del settore provvedimenti concreti, efficaci e duraturi nel tempo, non semplici dichiarazioni di circostanza”. Questo il commento delle Fp Cgil al termine dell’incontro con la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere.

“Da troppi anni – prosegue il sindacato – il sistema carcerario italiano soffre di condizioni tali che ne impediscono di svolgere la funzione costituzionalmente prevista, mortificando la dignità di chi vi è detenuto e di chi vi opera. Cgil e Funzione Pubblica Cgil da tempo hanno presentato proposte per riformare il sistema penitenziario, chiedendo l’apertura di un confronto. Proposte che abbiamo avanzato anche alla Ministra Cartabia e al sottosegretario Sisto, ma senza che ci fosse un seguito. Riteniamo, oggi più che mai, necessario che la Ministra si faccia promotrice di un doppio livello di confronto: con le parti sociali e la società civile, per affrontare il tema di una effettiva capacità di risposta al mandato costituzionale e per favorire maggiore integrazione tra il dentro e il fuori le mura, perché non può esserci riabilitazione e reinserimento del reo se il mondo di fuori continua a tenere lontano da sé quello di dentro”.

“Il sistema penitenziario è – continua la Fp Cgil – un mondo complesso. La sua funzione necessita di integrazione tra aree e discipline assai diverse tra loro ma complementari. Queste aree di intervento vanno organizzate nel rispetto della dignità di ciascuno. Per questo chiediamo di affermare il principio dell’organizzazione per filiere omogenee di attività, ciascuna con una propria distinta linea di comando: Polizia Penitenziaria, area Educativa Penitenziaria ed Esecuzione Penale Esterna. Per ciascuna area vanno individuate figure professionali di direzione e coordinamento tra loro paritarie, e ad esse sovraordinate, va individuata e finalmente qualificata l’Area della Dirigenza Penitenziaria come soggetto unitario e garante del mandato costituzionale. Se non si parte anche da qui, dal mettere finalmente in chiaro i diversi livelli di responsabilità, allora non saremo mai in grado di impedire davvero le degenerazioni dovute, da un lato, alle presunte superiorità corporative e, dall’altro, alla mancanza di formazione, di professionalità, di specializzazione di ciascuno dei servizi che convivono nel sistema penitenziario italiano”.

“Alla Ministra Cartabia abbiamo confermato la nostra disponibilità al confronto dando priorità all’urgenza di lavorare per umanizzare la dimensione carceraria guardando ai percorsi di riabilitazione e recupero dei detenuti, della sicurezza e qualità del lavoro per i dipendenti civili e del corpo di polizia, una revisione organizzativa dell’amministrazione nel complesso e la piena civilizzazione proseguendo sulla strada della legge 395 del 1990 di riforma del Corpo di Polizia Penitenziaria realizzando finalmente quel processo di democratizzazione capace di dare voce e rappresentanza a quanti vogliono uscire dalla condizione di arretratezza per approdare alla dimensione della dignità del lavoro, che condanna ogni sopruso e qualsiasi forma di abuso di potere. Abbiamo apprezzato quindi le parole della Ministra Cartabia circa la volontà di non lasciar cadere le proposte per una diversa organizzazione, anche allargando le riflessioni al diretto coinvolgimento del presidente del Consiglio Draghi”, conclude la Fp Cgil.

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