Giustizia – Dirigenza Penitenziaria: dove eravamo rimasti?

02 Settembre 2022

Al Direttore generale del personale e delle risorse

Dott. Massimo Parisi

All’Ufficio relazioni sindacali

DGPR – DAP

Oggetto: Dirigenza penitenziaria: dove eravamo rimasti?

Il piano ferie estivo sta volgendo al termine e questa OS non può non rimarcare l’impegno che tutti i colleghi dei territori hanno assunto per garantire la continuità di gestione degli istituti penitenziari, assicurando, ancora una volta, la presenza in missione anche in quattro/cinque sedi in contemporanea. L’impegno, i gravosi carichi di lavoro, il forte senso di responsabilità, mai mancato, dovrebbero essere tenuti nel debito conto, meritando sicuro riconoscimento.

Riconoscimento che dovrebbe tradursi, oltre che in precise azioni a tutela dei dirigenti, nella puntuale declinazione di diritti e peculiarità della carriera dirigenziale penitenziaria, riconoscimento che vede quale sua sede naturale, oltre che unica, la contrattazione.

Va da sé che, questo Dipartimento e la DG che Ella dirige, dovrebbe farsi parte attiva per chiedere, immediatamente, l’avvio del tavolo di contrattazione, per redigere ed approvare il primo contratto per la dirigenza penitenziaria, non ascoltando i “soliti noti” che hanno sempre ostacolato il percorso di tutela e garanzia che il nostro complesso profilo professionale da sempre merita. La nuova dirigenza che entrerà in servizio nel settembre 2023 formulerà questa richiesta con molto più vigore e non ascolterà gli imbonitori che dall’emanazione dalla legge Meduri hanno di fatto impedito il percorso naturale che il decreto legislativo del 2006 prevedeva, affermando pervicacemente, che il contratto NON era ed ancora oggi non è strumento conveniente per la nostra categoria.

Le ragioni di tale affermazione sono sempre state ancorate alla tanto gradita equiparazione ( quanto agli istituti giuridici ed economici) alla dirigenza della polizia di Stato che, a loro dire, per la nostra categoria rappresenta numerosi vantaggi, sia sotto il profilo stipendiale che ai fini pensionistici.

Tale assunto sostenuto con vigore dal “sindacato più rappresentativo della dirigenza penitenziaria” si scioglie come neve al sole a cospetto della sintetica ma efficace comunicazione dell’Ufficio legislativo del Ministero del Lavoro il quale, su richiesta di questo Dipartimento, in data 9 agosto u.s chiarisce in danno dei dirigenti penitenziari, il significato degli “istituti giuridici ed economici” già spettanti ai dirigenti della Polizia di Stato che, all’evidenza, NON sono integralmente estensibili al personale della carriera penitenziaria.

Lo stesso Ministero, in chiusura della nota, ricorda che è tanto vero quanto da loro affermato che anche l’emendamento 37.0.11, presentato in sede di conversione in legge del decreto legge 14 agosto 2022 n 104 e finalizzato alla modifica dell’art. 48 co. 2 del decreto legislativo n. 95 del 2017, con particolare riguardo al “riconoscimento nei confronti del personale della carriera dirigenziale penitenziaria anche degli istituti pensionistici previsti per il personale della Polizia di Stato appartenente al ruolo dirigente”, NON è stato approvato dal Parlamento.

E quindi, inequivocabilmente, la nota si conclude con la seguente affermazione: “…non si ritiene allo stato di poter aderire alla proposta di estendere l’applicabilità, nei confronti dei dirigenti dell’amministrazione penitenziaria, dell’art 1, comma 101 della legge 234/2021”.

Pertanto, le sollecitazioni di questa O.S., sino ad oggi inascoltate, devono nell’immediato essere tradotte da questa Amministrazione in atti concludenti: primo tra tutti la richiesta formale al Dipartimento della Funzione Pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di avviare il tavolo negoziale per redigere il primo contratto della dirigenza penitenziaria.

Si tratta di un atto dovuto che, ora più che mai, se non adottato, rappresenta una manifesta violazione dei diritti della nostra categoria professionale, che negli anni ha visto solo “riconosciute” le responsabilità, i rischi di gestione, con un salario inadeguato se rapportato all’ esposizione al rischio professionale che il dirigente vive ogni giorno.

Considerato l’approssimarsi per molti di noi della fase conclusiva della carriera dirigenziale, v’è il serio rischio, purtroppo per alcuni già concretizzatosi, di essere collocati in quiescenza non solo senza mai avere potuto beneficare di un contratto proprio, con propri diritti, ma di trascinarsi le deleterie conseguenze della mancata contrattazione anche per il periodo post lavorativo, con ulteriori inaccettabili penalizzazioni.

Ogni ritardo in questo adempimento sarà da ritenersi doloso!

Attendiamo fiduciosi riscontro a quanto richiesto

 

Il Coordinatore nazionale dirigenza penitenziaria

Carla Ciavarella

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