Polizia Penitenziaria – Soluzioni inesistenti per le carceri italiane: si sta lavorando per instaurare un sistema penitenziario sudamericano?

18 Gennaio 2024

“Negli ultimi giorni, il carcere di Poggioreale ha assistito a due tragici episodi di suicidio di persone detenute. Questi non sono altro che l’apice di una situazione fuori controllo dell’intero sistema penitenziario: una crisi che ha origini lontane e che per serietà e coerenza non possiamo e non vogliamo scaricare e addebitare solo sul Governo in carica. Altrettanta serietà però la pretendiamo da chi ha raccolto l’onere della gestione delle carceri italiane e dell’intero sistema penitenziario”.

È il commento di Mirko Manna, FP CGIL Comparto Sicurezza al Question-time sulle carceri che ieri ha visto protagonista il Ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Non è possibile ascoltare ancora oggi che la soluzione del sovraffollamento è la costruzione di nuovi padiglioni detentivi o l’utilizzo delle caserme dismesse. Sono decenni che leggiamo i soliti comunicati dei Sottosegretari e del Ministro di turno per poi ritrovarci in situazioni ancora più difficili di prima da gestire. È inutile fare proclami sulla costruzione di nuovi padiglioni detentivi se poi manca il personale di Polizia Penitenziaria e delle funzioni centrali che sono indispensabili alla sicurezza e al trattamento delle persone recluse”.

“Il Governo e l’amministrazione penitenziaria, e ci riferiamo all’istituzione non alle persone – prosegue Manna – non sono in grado di risolvere alcunché perché a vario titolo, rispondono solo ad esigenze di propaganda elettorale sul breve periodo. Per migliorare le carceri, invece, serve un investimento che affronti la situazione con dati alla mano e con una visione di lungo periodo. Il primo approccio anche di questo Governo invece, è stata ancora una volta la suddivisione degli incarichi dei Sottosegretari alla Giustizia che agiscono solo per incrementare il proprio presunto bacino elettorale di riferimento: uno con delega alla Polizia Penitenziaria e l’altro alla gestione dei detenuti, come se i due argomenti potessero essere trattati separatamente e non facessero parte di un unico organico sistema, peraltro inevitabilmente collegato alla Sanità, alla Scuola, alle Regioni, agli Enti locali e al mondo imprenditoriale”.

Se, dopo più di un anno dall’insediamento della macchina governativa – conclude il sindacalista della CGIL – dobbiamo assistere ancora ai selfie del politico di turno davanti alle carceri, se dobbiamo ancora ascoltare in Parlamento le chiacchiere su quanto il lavoro (inesistente nelle carceri) rieduchi le persone, e se ognuno continua a tirare fuori le solite ‘soluzioni’ delle caserme dismesse o del taser e i guanti anti-taglio per la Polizia Penitenziaria, allora significa che qualcuno, consciamente o inconsapevolmente, sta lavorando per un modello sudamericano per la gestione delle carceri, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti in questi giorni in Ecuador”.

Roma, 18 gennaio 2024

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