Alla vigilia del referendum sul rinnovo del contratto collettivo promosso, tra le altre sigle, dalla nostra organizzazione, i firma-lesta avevano detto che quello strumento non era idoneo a rappresentare il parere dei lavoratori, rinviando il tutto alle elezioni: “le RSU saranno il vero referendum sul contratto collettivo, il banco di prova”.
Poi, nel segreto dell’urna, i lavoratori si sono espressi e la stessa organizzazione che rinviava tutto al momento elettorale ha dovuto prendere atto di un fatto nuovo: la Fp Cgil risulta nel comparto delle funzioni centrali il sindacato più votato e rappresentativo, compiendo uno storico sorpasso. I numeri non mentono.
Se le elezioni dovevano essere un referendum, dunque, il risultato è stato chiaro. Siccome, però, la fase dell’accettazione è uno degli elementi – che rispettiamo assolutamente – del più articolato processo di rielaborazione del lutto, la sedicente organizzazione ha cambiato in corso d’opera la propria linea e si è ritrovata, ancora una volta, a mascherare i numeri: così, per giustificare la cantonata presa, non guarda più ai dati elettorali, ma al tasso di rappresentatività complessivamente considerato, cioè comprensivo delle iscrizioni.
È evidente il tentativo di mischiare le carte per non affrontare la realtà, per non ammettere che il contratto della vergogna è stato percepito per ciò che realmente rappresenta: un pacco senza precedenti.
Il sindacato per davvero – quello più votato nel pubblico impiego – vorrebbe rispondere al sobrio stile da ultrà che i peones garantiscono da anni, avendo trasformato un sindacato confederale in una specie di foglio reazionario, almeno alle nostre latitudini inpsiane.
Purtroppo, non c’è molto su cui ironizzare: grazie alle loro firme, i lavoratori stanno perdendo salario e differenziali. La consapevolezza cresce, mentre loro fanno la olà.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo