La promessa era chiara: arriverà nuovo personale, sfrutteremo ogni possibilità concessa, e la prima vera boccata d’ossigeno per le sedi del Nord arriverà dalla mobilità interenti. Una presa di posizione netta, tesa a rassicurare i territori.
Questo leitmotiv è stato ripetuto per circa un anno e mezzo, con la sola CGIL in prima linea nel chiedere: come verranno parametrate le carenze d’organico?
Banalmente, se le Direzioni provinciali si stanno svuotando, le agenzie sono cronicamente in debito d’ossigeno.
Un ente come il nostro, che fonda il proprio valore sulla prossimità territoriale, può davvero permettersi di abbandonare interi presìdi? Possiamo accettare, passo dopo passo, un lento e inesorabile arretramento dai territori, con la conseguente compressione dei diritti?
E ancora: è accettabile che l’accesso allo smart working venga subordinato alle condizioni di criticità strutturale di una sede? Che l’assenza di personale si traduca in obblighi di presenza differenti da territorio a territorio?
Di fronte a questa obiezione, e alla richiesta di parametrare in maniera trasparente le carenze a livello di agenzia, non ci saremmo aspettati di vedere un bando di mobilità inter-enti aperto anche al centro sud.
Intendiamoci: non riteniamo uno scandalo le assegnazioni nel Mezzogiorno, per quanto non originariamente previste. È evidente che anche in questi territori l’avvicendarsi dei pensionamenti determina una progressiva erosione della forza lavoro e i numeri non sono esorbitanti. Ma diciamolo con chiarezza:
per quale ragione una Direzione regionale può rifiutare le assegnazioni, invitando lavoratrici e lavoratori a ripiegare sul lavoro agile, e al contempo sceglie di avocare a sé nuove risorse provenienti da altre realtà istituzionali?
Se gli spazi fisici non esistono per i primi, come è possibile che si rendano disponibili per i secondi?
Si tratta di una clamorosa mancanza di rispetto nei confronti di chi aspira al ricongiungimento familiare, spesso in presenza di minori o di parenti affetti da patologie che rendono molti lavoratori pendolari e caregiver.
Una mancanza di rispetto che, alla vigilia di Natale, risulta ancora più stridente se confrontata con la missione che l’Istituto dovrebbe perseguire: la tutela dei diritti delle persone.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo