A ridosso dell’anno nuovo, le lavoratrici e i lavoratori dell’INPS stanno ricevendo un regalo tanto ambito quanto inaspettato: la pagellina di metà anno.
Un fatto non inedito nella storia dell’Istituto, ma non per questo meno paradossale.
Se fosse soltanto una questione di disallineamento, tuttavia, potremmo anche soprassedere.
Il problema è che quanto viene rappresentato dalle sedi assume contorni decisamente grotteschi.
dall’altro constatiamo come, nella stragrande maggioranza dei casi, non si siano svolti quei colloqui intermedi su cui pure l’Amministrazione si era tanto prodigata nel confronto sulla performance individuale. Momenti in cui si sarebbe dovuto valorizzare il feedback, per fare percepire il giudizio non come uno strumento punitivo ma come una leva di miglioramento.
Basta? No, perché a generare confusione si è messo anche un nuovo sistema di classificazione (e anche questo lo avevamo anticipato…): superando la logica matematica dei voti da 1 a 7, non viene scalfita la natura verticistica del giudizio.
Oggi, chi si colloca intorno al valore 100 viene considerato “in linea con le aspettative”, o per usare la neolingua – pardon, la nuova terminologia – “rispondente”, manco fosse un automa.
In altri termini, un collaboratore che “fa il suo” e nulla più.
Una definizione che ha già generato diffusi malumori. E tutto questo avviene quando siamo ancora lontani dalla valutazione definitiva, quella che avrà un impatto diretto sui differenziali.
L’Amministrazione avrà il buonsenso di correggere la traiettoria?
Giuseppe Lombardo