In Una poltrona per due bastava una scommessa natalizia per decidere chi dovesse salire sul treno del successo e chi finire a mendicare un dollaro in strada. Nella versione INPS, decisamente meno cinematografica ma non meno grottesca, è bastata una firma (apposta da una sola sedicente organizzazione) per blindare appena 3.400 differenziali stipendiali e lasciare a piedi altri 3.000 colleghe e colleghi, esclusi da qualsiasi riconoscimento nonostante gli sforzi profusi dal 2022 a oggi.
Parlano i freddi numeri. L’anno passato avevamo chiuso un’intesa per 5.000 differenziali, quello prima ancora per 6.061.
Quest’anno la soglia è il minimo sindacale: circa 3.000 teste, il prezzo dell’avere un tavolo di contrattazione monco.
Ma il copione non si chiude qui. Perché questo accordo non si limita a creare esclusi: ne produce di nuovi, serialmente, trascinando altri dipendenti in un vortice degno delle peggiori code al casello.
In prima fila ci sono gli assunti del ’23, che al prossimo giro dovranno contendersi i posti disponibili con chi ha già ottenuto il differenziale prima del loro ingresso e con tutti coloro che sono rimasti fuori in questa tornata. Una competizione a imbuto, una guerra tra poveri lunga e snervante, dove i singoli avanzano a passo d’uomo e nessuno sa davvero quando arriverà a destinazione.
Nella pellicola, alla fine, il gioco viene smascherato e l’ingiustizia ribaltata. Qui, invece, il rischio è di restare intrappolati in una trama che si autoalimenta: le poltrone sono sempre meno e aumentano in maniera vertiginosa le colleghe e i colleghi rimasti in piedi, ricchi solo di promesse e chiacchiere (come avvenuto per la mobilità).
Avremo modo e tempo di concentrarci su tutti gli aspetti del blocca carriere che mortifica chi lavora in questo Istituto: dal sistema degli incentivi alla svalutazione dello sportello da remoto, dal vergognoso aumento a regime del peso delle pagelline fino alla banalità delle dichiarazioni congiunte e delle note a verbale.
Intanto ci troviamo, al 30 dicembre, innanzi a un finale che ha poco di natalizio e nulla di equo, e che richiederebbe ben altra regia per evitare che questa storia continui a ripetersi, sempre uguale a sé stessa, sempre più nociva, e con la firma in calce dei soliti noti.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo