Le carenze in organico dell’INPS diventano, di mese in mese, sempre più evidenti: si è creato ormai un buco nero dentro il quale si disperdono le storiche professionalità che hanno garantito la continuità dei servizi.
Lo abbiamo scritto qualche settimana fa, dando anche un’immagine per quantificare le difficoltà di un Istituito tenuto in piedi, a oggi, solo dalla straordinaria dedizione di chi lavora: è come se la DCM di Milano, quella di Napoli e quella di Roma insieme a tutta la Direzione Generale fossero prive di personale, gusci vuoti.
Per arginare le criticità, sembra imminente la pubblicazione di un bando di mobilità inter-enti destinato a coprire, in prima battuta, la desertificazione del centro-nord.
Una scelta, quella dell’Amministrazione, che se confermata ci convince per due motivi:
in primo luogo, risponde all’esigenza fondamentale di dare ossigeno a chi opera sul territorio;
in secondo luogo, interrompe il circoletto vizioso che alcune organizzazioni hanno sfruttato per orientare i nuovi ingressi.
C’è però un problema non banale, in questo percorso: non risulta che INPS abbia provveduto a mappare le carenze sui diversi livelli territoriali – sede per sede, agenzia per agenzia – come richiesto a più riprese dalla scrivente organizzazione.
Un elemento, questo, che qualunque realtà organizzativa considererebbe prioritario. Perché ben venga nuovo personale, ma che sia funzionale alle esigenze dell’Ente. Tanto più che resta ancora da capire cosa ne sarà delle colleghe e dei colleghi in assegnazione provvisoria e quali saranno i tempi dei nuovi concorsi per funzionari e assistenti, cui si legheranno – immaginiamo – eventuali processi di mobilità.
Anche su questo sarebbe necessario discutere in maniera trasparente, per avere un quadro completo e non parziale del futuro dell’Istituto: occorrerebbe definire il ruolo che l’INPS intende svolgere nel sistema-paese, per determinare poi con esattezza la più efficiente distribuzione e adeguare il trattamento economico nel contratto integrativo.
Uno scambio interno su una questione così dirimente, di interesse collettivo, dovrebbe superare le barriere che stanno impedendo un sano confronto in Istituto e potrebbe essere un ottimo viatico per attivare un dialogo con istituzioni e Governo.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo