Al Presidente
Avv. Gabriele Fava
Alla Direttrice generale
Dott.ssa Valeria Vittimberga
Ai Consiglieri d’Amministrazione
Micaela Gelera Luisa Gnecchi
Antonio Di Matteo
Fabio Vitale
Al Direttore centrale Risorse Umane
Dott. Giuseppe Conte
per il tramite del Dirigente Area Relazioni Sindacali
Dott. Salvatore Ponticelli
OGGETTO: RICHIESTA URGENTE MODIFICA PROCEDURA MOBILITÀ INTER- ENTI PER L’ASSUNZIONE DI 738 FUNZIONARI
In data 17 dicembre, in occasione dell’ultimo Consiglio di Amministrazione, l’Istituto ha adottato una delibera, la n. 250, con la quale viene attivato il processo di mobilità in entrata da altri enti, ai sensi dell’art. 30, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
Con tale procedura l’INPS intende procedere all’incardinamento di 738 unità di personale.
Dopo un anno e mezzo di rassicurazioni circa la collocazione delle suddette unità nel Centro-Nord del Paese, laddove le carenze di organico sono croniche ed evidenti, l’atto adottato orienta invece verso una scelta diversa, prevedendo assegnazioni anche nel Centro-Sud,
in realtà territoriali nelle quali la stessa Amministrazione indicava, fino a poche settimane fa, una saturazione degli spazi fisici nelle sedi.
Appare pertanto utile ripercorrere quanto avvenuto negli ultimi mesi.
Ci troviamo quindi di fronte a una situazione singolare in cui il Nord del Paese risulta fortemente sguarnito di personale; al Sud non vengono riconosciuti titoli previsti dalla legge per l’attivazione di istituti più favorevoli alle lavoratrici e ai lavoratori; e, nondimeno, il medesimo Ente decide di attingere in maniera significativa a professionalità esterne, destinandole proprio alle sedi del Mezzogiorno.
Tutto ciò senza che, per quanto ci risulti, sia stato trasmesso alcun atto informativo alle organizzazioni sindacali.
Evidenziamo questi aspetti non soltanto perché da anni sollecitiamo i vertici dell’Istituto a condividere in modo strutturato le carenze rilevate a livello di agenzia, rendendo manifeste le difficoltà di chi opera nella funzione di maggiore prossimità all’utenza; ma anche perché, in questa fase, l’Amministrazione sembra tracciare una linea di discontinuità, rompendo di fatto un patto con i propri lavoratori, senza considerare le condizioni di chi è costretto al pendolarismo per esigenze familiari o per l’assistenza a parenti in situazioni di particolare necessità.
Negli anni, le lavoratrici e i lavoratori dell’Ente hanno già assistito a una progressiva erosione delle proprie sicurezze economiche, determinata dal mancato superamento del tetto al Fondo e dall’assenza di misure compensative che, invece, sono state adottate in altre pubbliche amministrazioni. Con questo ulteriore passaggio, si rischia di compromettere anche il rapporto con chi, nello svolgimento quotidiano delle proprie funzioni, riteneva di poter contare su un atteggiamento equo e attento alle esigenze di vita da parte dell’Amministrazione.
A ciò si aggiunge un ulteriore elemento, tutt’altro che marginale: il decreto-legge PA vincolava le amministrazioni a procedere prioritariamente alla stabilizzazione del personale già in servizio, rinviando le nuove immissioni. Mutatis mutandis, ci saremmo aspettati un approccio analogo anche in questa circostanza, attraverso il riconoscimento e la definizione delle situazioni pendenti, riconoscimento che invece risulta disatteso.
L’impressione, pertanto, è che stiamo procedendo su una strada impervia che:
ridimensiona le esigenze del Centro-Nord, sottovalutandole;
sacrifica l’interesse legittimo dei lavoratori a vedere riconosciute situazioni di oggettiva difficoltà, peraltro tutelate dal Legislatore;
si discosta dalle stesse direttrici che vengono date sotto il profilo assunzionale alle PA.
Per tali ragioni, chiediamo che l’Amministrazione ritorni tempestivamente sulla delibera adottata, considerato che non emergono ragioni esogene tali da giustificare la scelta operata.
I carichi connessi alla normativa sulla disabilità, rispetto ai quali abbiamo più volte espresso preoccupazione, non impongono il ricorso a immissioni dall’esterno a scapito del personale interno.
Si tratta di una precisa scelta di campo che, qualora venisse confermata, non potrà che vedere la nostra organizzazione schierata con fermezza in senso contrario.
In tal senso ci dichiariamo fin da ora disponibili al confronto e anche a percorsi unitari con le organizzazioni firmatarie del CCNL, nell’interesse di ogni lavoratrice e ogni lavoratore.
Se il fine che abbiamo è restituire qualcosa alla comunità dell’Istituto, un passo di lato da parte dell’Ente, una correzione di rotta in corso d’opera, può rappresentare un segnale importante per chi lavora ogni giorno con passione e dedizione. Il tempo per intervenire c’è.
Certi di un sollecito riscontro, porgiamo Cordiali saluti,
Giuseppe Lombardo