Il 4 giugno si è svolta in Aran una nuova riunione per il rinnovo del CCNL dell’Area della Presidenza del Consiglio dei Ministri 2019-2021.
La bozza predisposta da Aran per la discussione non ha riportato innovazioni sostanziali rispetto al testo discusso durante i tavoli precedenti e, in particolare, continua ad essere priva di ogni riferimento al lavoro agile, analogamente alla bozza di rinnovo del CCNL del Comparto.
Come FP CGIL, abbiamo ribadito la contrarietà a un’ipotesi di testo che non preveda – al pari di tutte le pubbliche amministrazioni – la disciplina del lavoro agile, sia per la dirigenza sia per il comparto.

Pubblichiamo in allegato il resoconto 

La scrivente O.S. con la presente segnala uno stato di confusione in molti Uffici sul territorio nazionale nella fase di applicazione del Disciplinare aggiornato sul lavoro agile.

Nello specifico ci troviamo di fronte ad interpretazioni fantasiose di Dirigenti di Ufficio che prevaricano ogni tipo di regola descritta nel disciplinare violando autonomamente i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori non riconoscendo le giornate di Smart Working previste, non riconoscendo le situazioni di specificità che aumenta il numero di giornate o inventandosi periodi di contattabilità non in linea con i profili orari dei dipendenti.

Tale situazione appare inoltre particolarmente grave negli Uffici delle Dogane e dei Monopoli della DT Campania dove ci troviamo di fronte a fantasiose interpretazioni dei rispettivi Dirigenti che, malgrado l’invito da parte delle RSU ad allinearsi ai dettati del Disciplinare, non sottoscrivono gli Accordi individuali fino a quando gli stessi non siano compilati con criteri molto restrittivi e in violazione delle regole condivise nel Disciplinare sul Lavoro Agile emesso dalla Direzione Centrale del Personale.

Come FP CGIL riteniamo quanto sta accadendo di una gravità senza precedenti che di nuovo fa ricadere sul personale inadempienze e incapacità dell’Amministrazione compreso il fatto che non si può pensare che la carenza di personale degli uffici possa essere addebitata ai singoli dipendenti che attualmente già svolgono con grande senso di responsabilità il proprio lavoro.

Premesso quanto sopra si chiede pertanto un urgentissimo intervento su tutte le DT e in particolare sulla Campania affinché si riporti tutto nell’alveo delle regole previste che vogliamo pensare essere state già tutte prese in considerazione dall’Amministrazione prima della pubblicazione del Disciplinare e del “confronto” con le OO.SS. firmatarie.

In attesa di un urgente riscontro, si porgono cordiali saluti.

FPCGIL

Il Coordinatore Nazionale Agenzia Dogane e Monopoli

Iervolino Florindo

 

Si è svolto oggi l’incontro con l’ARAN per la prosecuzione della trattativa per il rinnovo del CCNL Funzioni Locali 2022-2024.

In apertura, l’ARAN ha ribadito l’indisponibilità del Ministro Zangrillo a destinare risorse per il rinnovo del Contratto se non attraverso meccanismi differenti da quelli previsti dal DL PA.

Ancora una volta abbiamo sottolineato la distanza tra risorse stanziate per il rinnovo del contratto e la perdita del potere d’acquisto dei salari. Inoltre, abbiamo evidenziato che il necessario riallineamento delle retribuzioni delle Funzioni Locali alla media degli altri comparti pubblici non possa avvenire tramite un provvedimento che esclude alcuni enti, non garantisce la possibilità per tutti gli altri e che non prevede risorse certe, soprattutto non è esaustivo della vertenza sul contratto.

A tal proposito, abbiamo proposto che, attraverso un fondo dedicato e aggiuntivo sia garantito uno stanziamento agli Enti, finalizzato ad un significativo incremento dell’indennità di comparto, indennità nata proprio per riallineare il trattamento economico delle funzioni locali con quello degli altri comparti pubblici, e l’applicazione a tutte le lavoratrici e i lavoratori del comparto Funzioni Locali.

La nostra richiesta rimane inalterata: aumentare lo stanziamento del 5,78%, fondi dedicati al riallineamento dell’indennità di comparto, sblocco totale dei tetti al salario accessorio.

Abbiamo anche chiesto di aggiungere alla contrattazione le risorse stanziate e non spese del CCNL 2019-2021 e un anticipo di tutte le risorse disponibili, comprese quelle destinate ai CCNL 2025- 2027.

Il Presidente dell’ARAN, nel precisare che tali risparmi sono da considerarsi “virtuali” e che non ci sono risorse per rispondere alle proposte da noi avanzate, ha, a nostro parere, nei fatti contraddetto la disponibilità economica propagandata dal Ministro Zangrillo al Parlamento.

Il tavolo si è aggiornato, ma senza la fissazione ancora di una nuova data.

     Segretaria Nazionale FF.LL. FP CGIL       Responsabile dipartimento funzioni locali UIL FPL

Tatiana Cazzaniga                                            Lorenzo Raia

                                           

DIFFERENZIALI 2025

Nell’ultimo accordo in materia di progressioni economiche all’interno delle aree (datato 31 dicembre 2024), le parti hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta con cui si sono impegnate reciprocamente a considerare i criteri individuati per l’accesso ai differenziali stipendiali un’eccezione.

Quella sintesi derivava da due condizionamenti:

  • da un lato l’Amministrazione voleva impedire che i 7 punti riconosciuti dall’ultima progressione potessero diventare una regola fissa che garantisse una rotazione;

  • dall’altro le organizzazioni sindacali non volevano digerire i 42 punti sulla valutazione individuale, con una scalettatura fin troppo articolata.

Come se nulla fosse, l’Amministrazione ha presentato ieri pomeriggio la prima bozza di CCNI, eliminando dal disposto del 2025 soltanto la parte sgradita: restano i 42 punti, con la medesima articolazione, e saltano i 7 punti a premiare l’esperienza.

Un’interpretazione piuttosto originale della dichiarazione congiunta che non ci sorprende: da subito lanciammo un monito sul pessimo precedente che poteva venirsi a creare.

Così come non sorprende la rigida visione della controparte per cui, ancora una volta, si stabilisce che chi risulta temporaneamente assente dal servizio avrà una valutazione pari a zero. Ricordiamo che un orientamento dell’ARAN (CFC128) inquadra il tema in modo diverso: “la locuzione utilizzata, ossia ‘la media delle tre ultime valutazioni individuali annuali conseguite’, non impone uno stringente criterio cronologico, ma permette all’Amministrazione di andare a ritroso nel tempo fino a ottenere tre valutazioni del personale ancorché non contigue”.

Come funziona? L’ARAN è un’ottima fonte solo quando consente di escludere il 50% della rappresentanza dai tavoli?

Ma andiamo avanti. Nell’equilibrio tra esperienza professionale e titoli, l’Amministrazione approfitta del nuovo contratto (e dell’assenza della FP CGIL) per penalizzare ancora una volta i percorsi formativi.

Nel giro di due anni, nonostante le roboanti promesse fatte ai più giovani, INPS ristabilisce un approccio muscolare: vengono riconosciuti appena 20 punti ai titoli, con uno schiacciamento evidente a ribasso. Un’abilitazione professionale frutta appena due punti in più rispetto a un master di primo livello. È questa l’idea di valorizzazione delle competenze che l’Ente intende perorare?

C’è di più: perché ancora una volta torna a fare capolino un riconoscimento di ben 5 punti in graduatoria vuol dire vita o morte – per chiunque abbia una posizione organizzativa da almeno due anni. Ci chiediamo:

  • quale clima si verrebbe a creare nelle sedi se la singola risorsa si vedesse scavalcare, a parità di punti, dal proprio responsabile per il solo fatto che questi esercita un ruolo all’interno della direzione territoriale?

  • Come si fa a stabilire una norma simile quando il processo di riconoscimento delle PO non è normato in maniera trasparente (non ci sono banche dati e al colloquio è attribuito un peso enorme, senza lo straccio di una prova scritta)?

  • E, infine, perché l’INPS avverte questa necessità quando ai ruoli di responsabilità viene riconosciuta giustamente un’indennità specifica? Che andrebbe aumentata in relazione ai carichi lavorativi reali, alla responsabilità di processo demandata, ma che non può rappresentare ipso facto una corsia preferenziale sulle progressioni.

In tutta questa partita, non desta tranquillità l’accantonamento di 8 milioni per i differenziali.

La FP CGIL continua a sostenere che, per evitare maratone e dare risorse immediate ai lavoratori, l’Amministrazione dovrebbe procedere con un accordo stralcio. Unica strada per evitare il pantano.

ORARIO DI LAVORO

La seconda parte del contratto, stralciata l’anno scorso, riporta esattamente gli stessi limiti che già nel 2024 avevamo evidenziato. Emerge, nello specifico, la volontà di scoraggiare o penalizzare il ricorso alla banca ore: l’art. 9 c. 1 infatti vincola il riconoscimento di questa solo al personale che non risulti autorizzato a svolgere la prestazione lavorativa a distanza quale modalità prevalente.

In sostanza: se si ha un contratto di lavoro da remoto/lavoro agile pari ad almeno tre giorni a settimana non si può più ricorrere alla banca ore.

E perché? Qual è il rimando normativo cui si richiama l’Amministrazione che fino a qualche tempo fa aveva fatto del ricorso al lavoro a distanza il suo fiore all’occhiello? C’è forse la tentazione di tornare indietro?

QUADRO INDENNITARIO E PARTICOLARI COMPITI

Arriviamo così all’ultimo elemento del contratto, ereditando il mandato del precedente accordo negoziale. C’erano indennità che non erano state minimamente riviste: quella per l’attività di front-end, quella per i funzionari sanitari, gli esperti di comunicazione, quella per chi gestisce il contenzioso in materia di invalidità civile costituendosi in giudizio con propria PEC per conto dell’Istituto.

Ebbene l’Amministrazione non trova risorse per riconoscere un adeguamento alle professionalità qui menzionate, ma non esita a costituire nuove figure – citazione testuale: funzionari “addetti al presidio del valore sociale delle prestazioni erogate dall’Istituto in sedi caratterizzate da situazioni di particolare responsabilità nell’assicurare i servizi di sicurezza sociale” – tanto fumose quanto di dubbia necessità.

Permane, inoltre, il riconoscimento di ben 315 euro mensili a chi compie “analisi amministrativa in via continuativa per le Direzioni centrali di prodotto”. Ora, nel ribadire che tutti i funzionari

dell’Istituto sono esperti di analisi amministrativa, perché quello è il loro lavoro, apprezziamo il tetto di spesa imposto. Per la prima volta, infatti, si stabilisce un limite, pari a 115.000 euro. C’è forse un aumento della platea non tracciato? Quanti sono oggi questi beneficiari? E sulla base di cosa vengono selezionati? Serve un’operazione trasparenza, come continuiamo a ripetere da tempo.

Arriviamo così ai responsabili del servizio di prevenzione e protezione (RSPP), il cui lavoro merita indubbiamente un riconoscimento economico. Permane l’obiezione che già in altro contesto, e perfino su altro tavolo, abbiamo posto alla controparte: l’apprezzamento per le attività connesse DEVE ricadere sul datore di lavoro, non certo sul Fondo, già esiguo.

L’Amministrazione ha nel proprio bilancio un budget dedicato! La tentazione, puntuale, di addebitare ogni onere al salvadanaio delle premialità andrebbe archiviata, una volta per tutte.

Ultimo elemento: le funzioni di elevata professionalità. Con la costituzione in itinere della Quarta Area, tale PO andrà rivisitata: non può diventare una riserva indiana con competenze analoghe o speculari. Bene sarebbe, allora, e lo ribadiamo come FP CGIL, mettere un tetto di spesa anche qui: perché il Fondo è limitato e l’Amministrazione non può continuare a costituirle al bisogno, senza pensare a una razionalizzazione che salvaguardi l’integrità delle risorse (e che quindi non penalizzi l’incentivo).

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Non saremo in contrattazione ma i risultati sono i nostri!

Come da comunicazione delle OO.SS sottoscrittrici del CCNL 2022-2024, veniamo a conoscenza che sono state firmate le ipotesi di accordo per l’aumento delle giornate di lavoro agile e per gli incentivi delle funzioni tecniche.

Ci fanno poi sapere che l’Amministrazione ha recepito il riconoscimento per l’aumento da 18 a 20 ore per il Personale che ha compiuto il 60° anno di età per le visite specialistiche.

EBBENE QUESTE RICHIESTE ERANO STATE GIA’ AVANZATE DALLA FP CGIL!

Perché la FP CGIL alla Corte dei conti, benché esclusa dalla contrattazione per non aver sottoscritto il CCNL, ha inviato le note con le richieste e le proposte, MOLTO BEN PRIMA DELLE OO.SS. titolari ai tavoli negoziali.

La prova sono le richieste, in allegato, inviate all’Amministrazione e al Personale. Per il 3° giorno di Lavoro Agile:

  • Personale che usufruisce dei benefici della Legge 104/92, per sé o per assistere un familiare;

  • Personale che goda dei benefici previsti dal d.lgs. n. 151/2001 a sostegno della genitorialità;

  • Personale pendolare con distanza superiore dalla residenza al posto di lavoro superiore a 50 km o con tempi superiori ad un’ora e trenta minuti per ogni tratta;

  • Personale con invalidità superiore al 76%, che non usufruisca dei benefici della Legge 104/92.

E l’Amministrazione le ha quasi totalmente recepite.

È facile stare ai tavoli negoziali e rivendicare i successi, quando c’è chi ha lavorato per migliorare le condizioni lavorative del Personale, senza poter partecipare agli incontri.

La FP CGIL continuerà SEMPRE a tutelare il Personale della Corte dei conti, anche se non potrà partecipare agli incontri di contrattazione.

La Coordinatrice FP CGIL Corte dei conti
Susanna Di Folco

Il 18 febbraio del 2021 l’Amministrazione decideva di avviare una sperimentazione su vasta scala dello sportello in web-meeting tramite la piattaforma Microsoft Teams.

Sembra passata un’era da allora, eppure il grande cambiamento legato alla tele-consulenza non ha attecchito. La modalità virtuale stenta a decollare, probabilmente per ragioni specifiche. Due su tutte:

  • la complessità rispetto ad altre linee d’accesso: cosa aggiunge la video-call alla telefonata, più semplice e immediata?

  • l’iter, intuitivo solo per chi è tecnologicamente alfabetizzato.

Riprendiamo l’argomento a dispetto di dati ufficiali mai pervenuti: perché più volte quest’organizzazione, sola al tavolo, ha chiesto i numeri dell’adesione al web-meeting senza aver fortuna. Eppure, lo ribadiamo ancora una volta, il tentativo non era strumentale. Non miravamo a sconfessare lo strumento, ma a comprendere le criticità partendo dalle evidenze: se il processo funziona, si perfeziona; se non funziona, ci si interroga collegialmente.

Qui torniamo all’attualità: perché abbiamo appreso che la scorsa settimana alcuni territori sono stati coinvolti in una call sullo sportello telematico evoluto ed è stata presentata una sperimentazione imminente, dal 1° luglio.

Cosa è stato anticipato alle sedi pilota interessate? Che l’attività di front-end sarà rivisitata. Un giorno a settimana, infatti, l’accesso agli sportelli sarebbe consentito solamente in modalità web-call, ampliando il minutaggio della consulenza di primo livello fino a 20 minuti.

E qui torniamo sollevare le nostre osservazioni.

  1. Come garantiamo l’operatore dal rischio registrazione? Quattro anni fa la DCTII, sollecitata dai rilievi della FP CGIL, chiarì che la videoregistrazione dell’evento era inibita per policy e che il nominativo dell’operatore sarebbe stato oscurato per chiunque interagisse dall’esterno con l’ambiente INPS (inutile dire che nome e cognome, nell’epoca dei social network, è un’operazione impraticabile). Bene, ma già allora nulla si dispose in merito al rischio “registrazione abusiva”, quella realizzata con un cellulare non visibile dalla webcam. Per questa ragione chiedemmo l’inserimento di un banner atto a evidenziare l’illiceità di una siffatta condotta, quale elemento dissuasivo. Oggi come allora ci sembra ancora un’opzione efficace.

  2. Quali saranno le conseguenze sulla gestione degli sportelli? Se ampliamo il minutaggio alla stregua di una consulenza specialistica, è prevedibile immaginare una possibile ricaduta negli accessi alla sede. Banalmente: l’utente che vuole venire fisicamente in sede, e non vuole sperimentare la web-call, sarà indirizzato sul primo giorno utile da calendario. Nel mentre, nella giornata destinata alla consulenza su Teams, si registrerà un dimezzamento degli accessi frutto della riduzione del tempo per l’erogazione del servizio. L’INPS può garantire che non saranno clonati altri sportelli malgrado la potenziale saturazione?

  3. Ultimo punto in ordine temporale. Torniamo alla nostra richiesta del 5 maggio, fatta propria anche da altre organizzazioni. La consulenza è tale a prescindere dallo strumento. Chi svolgerà l’attività di front-office tramite web-call potrà accedere all’indennità di maggiorazione per gli sportellisti? O a rimetterci saranno le lavoratrici e i lavoratori?

Sono tre nodi su cui è necessario far luce prima che il processo parta. Lo dobbiamo a chi, letteralmente, mette la faccia al servizio del paese.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Nelle scorse settimane siamo già intervenuti sulle 40 ore di formazione previste dal Ministro della PA, ricordando – tra l’altro – che è dovere dell’Amministrazione organizzare le attività del personale, facendovi rientrare anche la formazione e che questa deve “neutralizzare” le altre attività. In buona sostanza e detto in parole semplici, durante le ore di formazione il personale deve seguire solo quella, senza essere chiamato a fare altro e tutto ciò porta necessariamente a ricalibrare le varie attività istituzionali previste, rispetto alle ore di formazione.

Del resto, che questo dovere incomba sulla parte datoriale è lo stesso Ministro Zangrillo a scriverlo nella direttiva: “La promozione della formazione costituisce, quindi, uno specifico obiettivo di performance di ciascun dirigente, che deve assicurare la partecipazione attiva dei dipendenti alle iniziative formative“, aggiungendo poi che “il mancato raggiungimento degli obiettivi delle politiche e dei programmi formativi […] espongono il dirigente, cui tali risultati negativi siano imputabili, ad ulteriori conseguenze, anche sul piano della corresponsione del trattamento accessorio collegato ai risultati stessi”.

Cosa sembra stia accadendo in INL? Che si stia scaricando la responsabilità sui lavoratori dell’Ente, inserendo il raggiungimento delle 40 ore tra gli obiettivi di ciascun lavoratore, così che, se non si raggiungano le 40 ore, la responsabilità finale possa essere dei lavoratori.

Tuttavia, non si considera che il raggiungimento delle 40 ore non è automatico e facile, ma può diventare una vera e propria corsa a ostacoli per ogni lavoratore. Basti pensare, ad esempio, che i corsi SNA non sempre ammettono tutti i richiedenti, essendo corsi strutturati per un certo numero di persone, ovvero che il personale di seconda area non possa accedervi.

Allora, invece di lasciare che i lavoratori si sentano soli anche in questo, perché non si immagina di affiancare l’offerta formativa esterna realizzando progetti formativi interni, su base nazionale e/o territoriale, certificati dalla dirigenza, avvalendosi anche delle tante professionalità interne presenti? Perché non si riprende l’albo dei formatori interni e non si prevedono corsi sulle tante materie di interesse del personale? Ci sono diversi argomenti che potrebbero essere trattati da docenti interni, di interesse per le varie attività dell’INL, che potrebbero essere validi e, soprattutto utili al fine di una formazione qualificata e qualificante.

Visto che siamo ancora a metà anno, si inizi a progettare e realizzare alcuni di questi corsi già per quest’anno: sarebbe un gesto di attenzione importante verso il personale!

Coordinatore nazionale FP CGIL INL

Matteo Ariano

Al Ministro della Cultura

Dott. Alessandro Giuli

Al Capo di Gabinetto

Dott.ssa Valentina Gemignani

Egregio Ministro,

sono passate parecchie settimane dall’ultima volta in cui le abbiamo scritto formalmente chiedendole un incontro.

Pur avendo messo in conto di non essere ricevuti da lei, speravamo almeno in una risposta formale; non c’è stata neanche quella, a dimostrare il bassissimo livello cui è arrivata, in questo dicastero, la considerazione per alcune Organizzazioni Sindacali – quelle che, però, insieme rappresentano più della metà del personale dipendente.

Le scrivemmo per sollecitare quel confronto con le parti sociali sulla riforma organizzativa del MiC da lei preannunciato nel corso dell’unico incontro convocato dalla data del suo insediamento.

Non fummo noi a chiederlo, quel confronto; lo annunciò lei stesso, avendo accolto le perplessità espresse dalle OO.SS., nel momento in cui disse formalmente che la riforma varata da Sangiuliano sarebbe proseguita con alcune personalizzazioni dell’attuale vertice politico ma con il concorso dei sindacati.

Pur senza troppe illusioni abbiamo immaginato di poter dare comunque un contributo costruttivo; sia perché conosciamo bene quali siano le prerogative datoriali sia perché siamo convinti che le riorganizzazioni non sono un passaggio necessario ad ogni cambio di Ministro…questa, poi, è davvero rinunciabile.

Ad ogni modo, ci siamo fatti carico delle istanze delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentiamo e le abbiamo chiesto un incontro, perché le risposte da dare al personale coinvolto dalla ristrutturazione interna sono ancora molte e restano inascoltate da mesi.

Lo abbiamo fatto nel più totale disinteresse delle altre Organizzazioni Sindacali, le quali, sicuramente per una fortuita coincidenza, nello stesso giorno in cui le scrivevamo si affrettavano a produrre analoga nota con analoghe richieste. Non ci sentiamo di escludere che tale circostanza possa verificarsi anche stavolta.

Oggi le scriviamo nuovamente, consapevoli che anche in questo caso sarà difficile essere ricevuti formalmente. Tuttavia continueremo a chiederlo fino al raggiungimento dell’obiettivo, perché non rientra nella nostra etica volgere il capo altrove di fronte a problemi da risolvere.

L’emanazione di un interpello per 175 posti di dirigente di seconda fascia ha posto nuovamente alla ribalta il tema della riforma del Ministero, resasi ancora più impellente dalle raccomandazioni che la Corte dei Conti ha più volte espresso in merito al rinnovo degli incarichi fiduciari ex art. 19 comma 6.

La delegazione di parte pubblica non ha titolo per interloquire su scelte politiche, e talvolta lo fa poco nei confronti delle scriventi Organizzazioni anche sulle materie di competenza, perciò ci rivolgiamo direttamente a lei, anche se stavolta riteniamo utile aggiungere gli organi di stampa, che ci leggono per conoscenza: ci riceve, signor Ministro?

Che fine fanno le SABAP “sdoppiate”?

Che fine fa la mobilità straordinaria che abbiamo chiesto a gran voce e che dovrebbe servire in primo luogo a facilitare il personale degli ex Segretariati regionali?

Che fine fa la funzionalità degli uffici, se non garantiamo una formazione continua alle lavoratrici e ai lavoratori costrette/i all’inserimento in nuove strutture?

Su questi e altri temi ci piacerebbe confrontarci con lei, possibilmente prima del 30 giugno prossimo.

In attesa di cortese e dovuto riscontro, porgiamo

Distinti saluti

FP CGIL MIC              UIL PA MIC

V. Giunta                   F. Trastulli

È proseguita nella giornata del 27 maggio u.s. la trattativa tra Agenzia del demanio e Organizzazioni sindacali finalizzata al rinnovo del CCNL 2022/2024.

Una premessa è necessaria: il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Agenzia del demanio è scaduto il 31 dicembre 2024. La trattativa per il suo rinnovo è in corso da tempo e, come Organizzazione sindacale, avvertiamo la necessità di provare a giungere quanto prima a un’ipotesi di accordo che possa dare risposte concrete e adeguate alle legittime aspettative del personale.

La volontà di arrivare ad una definizione del CCNL “presto e bene”, esplicitata attraverso la fattiva partecipazione di questa Organizzazione ai Tavoli negoziali e mediante la costante elaborazione negoziale, deve necessariamente essere coniugata con la volontà di arrivare alla sottoscrizione di un Contratto che consegni “dignità” a coloro che quotidianamente permettono all’Agenzia di svolgere la propria funzione Pubblica raggiungendo, nonostante gli importanti carichi di lavoro, gli Obiettivi convenzionati con Il MEF.

Al termine dell’incontro, dobbiamo registrare che le risorse economiche messe a disposizione dall’Agenzia per il rinnovo ancora oggi risultano insufficienti ad avvicinarsi concettualmente a traguardare l’obiettivo di difendere il potere di acquisto degli stipendi pesantemente colpiti dalla fiammata inflazionistica del triennio 22/24. Parliamo di una proposta di incremento pari al 7% (a valere dal primo gennaio 2024) rispetto ad un dato inflazionistico del 16.5% registrato nel triennio di riferimento.

Una tale proposta, riferita ai soli tabellari, lascia intravedere più una strategia di contenimento strutturale delle retribuzioni e del valore del CCNL, piuttosto che una reale volontà datoriale di valorizzare il lavoro, riservandosi al contempo ampi margini di autonomia nella gestione delle politiche retributive.

La proposta economica datoriale –che solo parzialmente accoglie una proposta FP CGIL– si completa con la previsione di un nono scatto di anzianità esigibile ad un triennio dall’ultimo scatto maturato e comunque non prima del gennaio 2025. Nel valutare questa proposta è a nostro avviso necessario tener presente che un solo scatto a periodicità triennale non integrerebbe il reddito per l’intera platea nemmeno nel corso del triennio 2025-2027 e risulterebbe pertanto fuorviante – pur se formalmente corretto – affermare che il rinnovo contrattuale corrisponde a un “7% più uno scatto”.

Come Fp Cgil –proprio per rendere il ragionamento non solo corretto ma anche effettivo– abbiamo proposto (oltre alla rivalutazione degli importi) di istituire ulteriori due scatti biennali (e non un solo scatto triennale) in modo da estendere da subito la platea dei percettori.

Questa come altre proposte che abbiamo presentato in tema economico non ha trovato la condivisione del Tavolo negoziale, comprese alcune Organizzazioni sindacali.

Abbiamo inoltre chiesto di prevedere fin da subito la destinazione di una quota predefinita degli eventuali maggiori proventi (una voce di potenziale entrata a carattere non strutturale, fino al suo eventuale consolidamento) derivanti dalla Convenzione 2025-2027 al Premio di Risultato 2025. Anche in questo caso la proposta non è stata accolta.

Non avendo ottenuto riscontro ad alcune proposte da noi presentate nel corso degli ultimi incontri in tema di lavoro a tempo determinato e somministrato (limiti di utilizzo, causali e partecipazione alle selezioni a tempo indeterminato) ci siamo sentiti in dovere di riproporre nuovamente le argomentazioni. ottenendo, in questo caso, una promessa di approfondire la tematica in un secondo momento non meglio precisato nei contorni.

Per questo, come per altri argomenti, è chiaro che diventa complesso “rinviare” ad un secondo momento, fuori dal perimetro contrattuale, le diverse trattazioni senza almeno definirne i contenuti di massima.

Come negli incontri precedenti, anche nel corso della riunione del 27 maggio, abbiamo rivendicato il meritato rispetto per tutti le colleghe e i colleghi che, da tempo, chiedono di vedersi riconoscere l’impegno prestato, di non impoverirsi nonostante il Lavoro: abbiamo preteso più risorse economiche e abbiamo chiesto di correggere alcuni aspetti normativi che non condividiamo nel nuovo CCNL: consapevoli che la nostra responsabilità è più gravosa perché “qualcuno” ha rinunciato alla richiesta di migliori condizioni per tutti ancora prima che la trattativa iniziasse.

Abbiamo avuto occasione di leggere dichiarazioni da parte di alcuni sindacati in Agenzia del demanio in merito a presunte strategie poco sindacali di questa Organizzazione sindacale. Vogliamo rassicurare tutte e tutti: la FP CGIL fa sindacato con coerenza, mettendo sempre al centro gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori.

Siamo noi, semmai, a doverci abituare – nostro malgrado – a strategie sindacali difficili da comprendere: non condividiamo né giustifichiamo l’attacco tra Organizzazioni come strumento di rivendicazione: ciò impoverisce il confronto e rafforza lo stereotipo secondo cui “i sindacati litigano sempre, spesso tra loro”, distraendo dal vero nodo della trattativa.

In questo quadro scegliamo di non alimentare un clima di rassegnazione. Per la FP CGIL la Controparte è una e una sola: l’Agenzia. Alle colleghe e ai colleghi dell’Agenzia del Demanio confermiamo il nostro impegno a trattare fino all’ultimo momento utile, con un unico obiettivo: migliorare le condizioni di questo rinnovo contrattuale.

FP CGIL Nazionale

Daniele Gamberini
gamberini@fpcgil.it

Dopo una lunghissima gestazione è stata finalmente raggiunta l’intesa sul contratto integrativo per il 2024 dei professionisti. È un contratto cui si perviene con grandissimo ritardo, ad anno abbondantemente scaduto, sebbene la prima convocazione sia datata marzo ‘24.

Un contratto che abbiamo deciso di sottoscrivere ma che delude, per certi aspetti, le attese che riponevamo nel confronto: prima fra tutte la revisione solo parziale della disciplina delle maggiorazioni della retribuzione di risultato.

Grazie al rifiuto opposto per mesi a una serie di innovazioni non condivisibili introdotte unilateralmente dall’Amministrazione, si è riusciti infine a garantire:

  • l’equiparazione delle maggiorazioni della retribuzione di risultato per tutte le famiglie (25%);

  • la diminuzione dal 4% al 3% del fondo per l’incentivo alla mobilità territoriale, con conseguente liberazione di risorse;

  • un aumento di 600 euro annui della indennità di funzione per tutti i professionisti.

Siamo riusciti, inoltre, a ottenere l’impegno formale dell’Amministrazione ad attivare entro termini certi (30 giorni) un tavolo tecnico volto:

  • all’aggiornamento dei criteri per il riconoscimento delle maggiorazioni sulla retribuzione di risultato, in modo tale che queste siano destinate a compensare effettivamente situazioni di maggiore gravosità della prestazione lavorativa, riducendo al massimo i margini di discrezionalità;

  • alla rimodulazione della indennità di funzione professionale, in correlazione con le accresciute responsabilità dei professionisti dell’INPS.

Non abbiamo condiviso quella che sin dall’inizio è stata prospettata come una priorità della controparte, ossia per i soli coordinatori generali l’introduzione di una specifica maggiorazione della retribuzione di risultato e l’aumento della indennità di coordinamento. Misure che avrebbero potuto attendere l’esame in sede di tavolo tecnico, con una più ampia ricognizione delle risorse del fondo per la retribuzione accessoria (risorse, come noto, cristallizzate pur a fronte della ripresa delle assunzioni).

Sui livelli differenziati di professionalità, a margine della trattativa, l’Amministrazione ha informato che la procedura per l’attribuzione del secondo livello differenziato di professionalità bandita nel 2024 è in dirittura d’arrivo. Prima della pausa estiva dovrebbe procedersi alla chiusura di quella procedura e a bandire la selezione 2025, per l’attribuzione dei posti liberi alla data del primo gennaio di quest’anno.

Sugli incentivi alle funzioni tecniche dell’Istituto, come da noi più volte sollecitato, da ultimo il 5 maggio scorso, è stata finalmente emanata la Circolare n. 97 del 28/5/2025, che fornisce le istruzioni operative per la corresponsione. Sarà così data finalmente attuazione a quelle prescrizioni che, fin dalla cd. legge Merloni del 1994, prevedono il riconoscimento di compensi a fronte dello svolgimento di determinate attività finalizzate alla conclusione di affidamenti inizialmente solo di lavori, oggi anche di servizi e forniture, in deroga al principio di onnicomprensività della retribuzione. Materia sulla quale l’Istituto, adeguandosi via via alle modifiche normative che si succedevano, dopo un lungo confronto ha infine emesso, con determinazione commissariale n. 98 del 14 dicembre 2023, il Regolamento apposito.

Vigileremo sul definitivo superamento delle problematiche che fino ad oggi non avevano consentito, anche nei precedenti regimi normativi, l’erogazione di tali risorse al personale avente diritto.

FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Giuseppe Cipriani

Al Presidente Avv. Gabriele Fava Alla Direttrice Generale

Dott.ssa Valeria Vittimberga

Al Direttore Centrale Risorse Umane

Dott. Giuseppe Conte

per il tramite del Dirigente Area Relazioni Sindacali

Dott. Salvatore Ponticelli

OGGETTO: Proiezione bandiera Palestina sui palazzi INPS e attivazione raccolta per MSF

«È indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone».

Con queste parole, alla vigilia del 2 giugno, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha commentato quanto sta avvenendo lungo la striscia di Gaza, definendo “grave l’erosione dei territori attribuiti all’Autorità nazionale palestinese”.

Una presa di posizione pubblica, quella espressa dal Capo dello Stato, che spezza i silenzi tattici che scandiscono il dibattito politico sul conflitto mediorientale.

Di fronte a una violenza senza quartiere, che continua a mietere vittime civili; di fronte all’uso sistematico della privazione del cibo quale parte di una strategia bellica; di fronte al bombardamento delle strutture sanitarie e dei presidi medici; di fronte a tutto ciò, la scrivente organizzazione ha già chiesto l’immediato cessate il fuoco e la condanna – internazionale ed europea dei crimini di guerra, ormai invisibili solo agli occhi di chi sceglie deliberatamente di voltare lo sguardo da un’altra parte.

Per tale ragione, consci del dramma in corso, scriviamo ai vertici di questo Ente chiedendo un atto di sensibilità verso ciò che accade in una terra così vicina e così martoriata, perché

sia spezzata la spirale di violenza che ha ormai annichilito anche la speranza di un futuro di pace per entrambi i popoli.

Come avvenuto in occasione dell’anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, chiediamo che anche i palazzi delle istituzioni in cui operiamo come lavoratrici e lavoratori pubblici possano tingersi dei colori della bandiera palestinese.

Una proiezione solidale, che ha lo scopo di accendere letteralmente un riflettore per testimoniare la sensibilità della nostra comunità alle ragioni di chi, inerme, vive un dramma senza fine.

Chiediamo, inoltre, l’attivazione di una raccolta fondi per poter finanziare l’operato di Medici Senza Frontiere, che con 1360 operatori sanitari rimane a Gaza quale presidio di primo soccorso.

Certi che il nostro appello non cadrà nel vuoto e che possa essere condiviso trasversalmente dalle organizzazioni sindacali tutte, si porgono i più cordiali saluti e si rimane in attesa di riscontro.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

La Direttiva del Ministro per la Pubblica Amministrazione del 14 gennaio 2025 ha posto lo sviluppo del capitale umano e la formazione al centro della strategia di rinnovamento promossa dal PNRR, definendo obiettivi precisi, ruoli e responsabilità.

Eppure, non possiamo che riscontrare una distanza considerevole fra gli intenti della Direttiva e la loro concreta attuazione nel nostro Ministero. In questi mesi sono state varie le segnalazioni pervenute di criticità che pregiudicano l’efficacia della formazione e la valorizzazione, scaricandone la responsabilità sul personale

La Direttiva non è un suggerimento, ma l’atto che costituisce l’esplicitazione di finalità, obiettivi e strumenti che devono ispirare e guidare l’azione delle amministrazioni in materia di formazione, a partire dalla sua attuazione nei propri PIAO. In pieno spirito collaborativo, desideriamo pertanto porre all’attenzione dell’Amministrazione le seguenti criticità: 

  • Barriere Interne 

I dirigenti devono assicurare la partecipazione e rendere pienamente compatibile la formazione con l’attività lavorativa. I responsabili del personale devono abilitare e promuovere/monitorare la fruizione. L’obiettivo è raggiungere 40 ore/anno per tutti. La realtà è che i dipendenti non vengono informati, non sono abilitati alle piattaforme, o si vedono negata la possibilità di frequentare corsi a causa di ostacoli organizzativi interni o permessi non concessi.  

La palese inerzia o l’assunzione solo formale di queste responsabilità da parte di numerosi dirigenti e uffici del personale relega la formazione ad un adempimento burocratico secondario, piuttosto che un obiettivo strategico fondamentale. Occorre attivarsi concretamente e vigilare affinché questo non accada.

  • Barriere Esterne

Da varie RTS e CGT locali ci giungono segnalazioni dell’assoluta mancanza di qualsivoglia offerta formativa ad eccezione del Syllabus. Persino nella formazione SNA diversi colleghi hanno ravvisato come manchino percorsi di formazione specifici per il Ministero (es: formazione su procedure di importanza trasversale quali il recupero di residui passivi), formazione SNA che sembra aver raggiunto un vero e proprio monopolio di formazione in taluni Dipartimenti, pur non erogando percorsi formativi rivolti al personale di Area II Assistenti.

Dal momento che la Direttiva e il Contratto ci obbligano ad espletare le ore di formazione ciascun anno, l’Amministrazione deve metterci nella condizione di selezionare percorsi formativi concreti e professionalizzanti. La situazione attuale non è soddisfacente e non è più tollerabile.

  • La Formazione Ridotta a una Corsa alle Ore

Molti dipendenti accedono ormai ai corsi con il solo scopo di “fare le ore”, incentivati o spinti da un sistema che non valuta l’apprendimento effettivo o l’impatto sulla performance, tradendo la finalità stessa della Direttiva. Questo risultato non è soddisfacente per nessuna delle parti.

La Direttiva specifica che la formazione non può risolversi nell’accumulo di ore. Deve produrre valore, portare a un agire efficace e accrescere la coscienza del ruolo. Le amministrazioni devono valutare l’impatto della formazione sulla crescita e performance, il monitoraggio deve accertare chi ha completato con successo e conseguito risultati positivi in termini di competenza

  • Le inefficienze Syllabus. 

L’Amministrazione percepisce Syllabus come unica opzione sufficiente, ignorando l’obbligo di integrare l’offerta per coprire i fabbisogni specialistici o avanzati. Questo porta al mancato accesso a formazione esterna e a risorse come i fondi PNRR, che restano inutilizzati. Inoltre, il modo in cui sono stati progettati i test iniziali e finali ha inficiato l’efficacia del corso stesso e costretto i lavoratori a spendere ben più delle ore previste, sottraendoli al contempo al regolare svolgimento della prestazione lavorativa senza tuttavia accrescere in concreto le competenze.

Syllabus poteva essere un punto di partenza nel 2024, ma la Direttiva è chiara: resta responsabilità della singola amministrazione programmare percorsi di approfondimento e specialistici. Se Syllabus non copre i fabbisogni specifici in aree strategiche (PNRR), le amministrazioni devono ricorrere ad altre risorse, inclusi i finanziamenti PNRR (come PerForma PA), l’università o il mercato. 

La Direttiva è esplicita: la formazione è una principale responsabilità del datore di lavoro pubblico e della dirigenza. La sua promozione è uno specifico obiettivo di performance per ciascun dirigente, che deve assicurare la partecipazione attiva e curare la crescita professionale dei collaboratori.

È urgente un cambio di passo radicale per passare dagli annunci agli obblighi mantenuti, garantendo che la formazione diventi finalmente la leva strategica per la crescita del capitale umano e il miglioramento dei servizi pubblici che la Direttiva impone. 

Il Coordinatore Nazionale

Andrea Mosca

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