Roma, 7 nov. (Adnkronos Salute) – Medici italiani in fuga dagli ospedali. Nel 2010 oltre 4 mila camici bianchi che lavoravano nelle strutture pubbliche appeso il camice al chiodo. Per la precisione 4.144, di cui 3.337 uomini e 807 donne. Un vero e proprio boom di uscite, se si considera che nel biennio precedente (2008-2009) il numero dei pensionamenti si era sempre mantenuto stabile intorno ai 2.700 l’anno. Una vera impennata dal 2009 al 2010: +50% per i maschi, +70% per le dottoresse. E che conferma tutti i timori lanciati da più parti su una carenza di medici nei prossimi anni. E’ quanto emerge dall’analisi sulle tabelle dell’Inpdap (Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica) in possesso dell’Adnkronos Salute.
A giustificare questo ‘esodo biblico’ entrano in ballo tanti elementi. In parte si può certamente collegare all’età più avanzata dei medici, o al fatto che sempre più donne negli anni hanno scelto di indossare il camice. Ma non basta, soprattutto alla luce del fatto che l’impennata si è registrata nell’arco di 12 mesi. Non si può non pensare al malcontento lamentato dai camici bianchi nell’ultimo periodo. Sono ormai due-tre anni infatti che i medici si sentono ‘perseguitati’ da leggi e misure che complicano la loro attività e che minano la qualità della loro vita professionale: contratto bloccato, retribuzione congelata, nuove norme penalizzanti sulle pensioni. E ancora, blocco del turnover che porta a turni sempre più pesanti, più burocrazia.
Il sospetto che questo clima abbia giocato un ruolo decisivo è confermato dai principali sindacati di categoria, Anaao Assomed e Fp Cgil medici. Per il segretario nazionale dell’Anaao, Costantino Troise, le “condizioni di lavoro più gravose e più rischiose, anche per il crescere del contenzioso medico legale, spingono i medici dipendenti del Ssn all’età di 61-62 anni, o prima se la situazione previdenziale lo consente, ad abbandonare il posto di lavoro”. Dello stesso avviso il segretario nazionale della Cgil medici, Massimo Cozza: “Questi dati sono la prova del disagio e del malessere che c’è nella categoria, continuamente attaccata. E allora per molti l’unica via di uscita è la pensione”.
D’altronde i numeri dell’Inpdap parlano chiaro: nel 2008 sono andati in pensione 2.202 maschi e 483 femmine; nel 2009 gli uomini che hanno lasciato la professione sono stati 2.227 e le donne 470; mentre nel 2010 si è arrivati a 3.337 maschi e 807 femmine. Il dato, già di per sè clamoroso, assume una rilevanza maggiore anche per la sua distribuzione omogenea in tutte le Regioni. Analizzando le tabelle dell’Inpdap, si può infatti notare che – a parte la Valle D’Aosta – l’impennata si è registrata ovunque.
Scendendo lo Stivale da Nord a Sud, se si prendono in considerazione solo le uscite dei medici maschi tra il 2009 e il 2010, emerge questo quadro: in Veneto da 188 pensionamenti si è passati a 240; in Piemonte da 131 a 184; in Lombardia da 288 a 383; in Friuli Venezia Giulia da 53 a 72; in Trentino Alto Adige da 34 a 38; in Emilia Romagna da 144 a 241; in Liguria da 68 a 100; in Toscana da 142 a 244; in Umbria da 42 a 74; nelle Marche da 58 a 106; in Abruzzo da 70 a 91.
Nel Lazio si è passati da 238 a 321 pensionamenti; in Molise da 15 a 37; in Campania da 236 a 356; in Basilicata da 11 a 24; in Puglia da 147 a 219; in Calabria da 89 a 137; in Sicilia da 196 a 366; in Sardegna da 66 a 84. Fa eccezione la Valle D’Aosta dove nel 2009 si sono registrati 3 pensionamenti e solo 2 nel 2010.
Dalle tabelle dell’Istituto previdenziale emergono quindi percentuali di crescita – tra i medici uomini – che vanno dal 20% a oltre il 90%. Percentuali praticamente raddoppiate, e anche di più in alcune regioni, se invece si prendono in considerazione i dati relativi alle donne medico.
Sempre facendo un ipotetico viaggio da Nord a Sud ci si trova davanti a uno scenario ancora più significativo: in Veneto da 30 pensionamenti si è passati a 38; in Piemonte da 37 a 59; in Lombardia da 88 a 103; in Friuli Venezia Giulia da 8 a 16; in Trentino Alto Adige da 5 a 10; in Emilia Romagna da 32 a 76; in Liguria da 18 a 29.
In Toscana si è passati da 29 a 67 pensionamenti; in Umbria da 11 a 17; nelle Marche da 7 a 15; in Abruzzo da 12 a 21; nel Lazio da 69 a 111; in Molise da 3 a 6; in Campania da 28 a 67; in Basilicata da 2 a 3; in Puglia da 16 a 33; in Calabria da 18 a 22; in Sicilia da 31 a 77; in Sardegna da 23 a 33. In Valle D’Aosta nel 2010 si è registrata solo un’uscita, mentre nel 2009 nessuna donna aveva lasciato la professione.
Per il segretario nazionale della Fp Cgil il fenomeno è frutto di diversi elementi. “In particolare – spiega Cozza – hanno giocato un ruolo importante il contratto bloccato e la retribuzione congelata proprio dal 2010, nonché gli annunci delle nuove norme penalizzanti sulle pensioni (con lo scatto dei 65 anni per le donne che lavorano nel pubblico impiego dal 2012) alle quali si sono aggiunte quelle relative al differimento e alla diluizione del Tfr. Dal 2011 è poi scattato l’iniquo prelievo forzoso del 5% della retribuzione oltre i 90 mila euro che colpisce solo chi lavora nel servizio pubblico”.
Anche per il numero uno dell’Anaao Assomed, Troise, vi sono aspetti – anche organizzativi – che giocano contro la permanenza in servizio. “Ad esempio – spiega – la bassa probabilità di raggiungere posizioni elevate di autonomia professionale (solo l’8% dei dirigenti medici diventa direttore di struttura complessa), oppure la mancata applicazione delle raccomandazioni contrattuali secondo cui ai medici con più di 55 anni di età si sarebbero dovuti evitare i turni di guardia notturna. Ma anche le difficoltà crescenti di godere delle ferie e perfino dei turni di riposo previsti dalla legislazione nazionale e dalle direttive europee”.
Un altro ruolo decisivo nello spingere i medici ad abbandonare il camice sembra averlo giocato il blocco del turn over imposto alle Regioni alle prese con i piani di rientro, ma in gran parte attuato anche nelle altre per le minori risorse disponibili. “Questo blocco – sottolinea Cozza – porta a turni sempre più massacranti per chi rimane, con ferie che si accumulano e sempre più straordinari. La qualità del lavoro peggiora e il medico si sente stretto in una morsa tra le richieste dei cittadini e la mancanza di risorse. Peraltro costretto a far ricorso alla medicina difensiva per far fronte all’aumento delle denunce. Senza contare i costi dei premi assicurativi sempre più alti. E allora – conclude amaro Cozza – se il sistema non cambia l’unica salvezza è la pensione“.
07.11.2011 – Il 27 ottobre u.s., le OO.SS. maggiormente rappresentative dei VVF sono state convocate per un incontro relativo alla costituzione di un gruppo di lavoro incaricato di predisporre eventuali proposte di modifica alla normativa in oggetto, nel quale la delegazione trattante FP CGIL VVF ha ribadito la netta contrapposizione alla politica dei tagli perseguita dall’attuale Governo.
Siamo stati informati, dunque, sulla predisposizione di alcuni emendamenti che riguardano l’Opera Nazionale, la realizzazione di un fondo per il finanziamento degli oneri derivanti dalle attività rese dai VVF in contesti emergenziali ed altre proposte normative ritenute necessarie alle più urgenti esigenze del Corpo Nazionale.
Infine, nella successiva riunione del 2 novembre, abbiamo chiesto ed ottenuto di discutere le modifiche all’ordinamento del personale, di cui al D.L.ivo 217/05, attraverso l’apertura di uno specifico tavolo tecnico per affrontare complessivamente una revisione organica della struttura organizzativa del Corpo.
Con riferimento all’attività del G.d.L. in argomento, il Dipartimento ha trasmesso al competente Ufficio AA.LL. e Relazioni Parlamentari le proposte emendative alla “legge di stabilità 2012” di seguito allegate.
07.11.2011 – Allegata, di seguito, la nota n. 0013286 del 3 novembre u.s., dell’Ufficio del Capo del CNVVF, relativa alle modalità di designazione/elezione dei RLS, D.L.ivo 9 aprile 2008, n. 81.
07.11.2011 – I Vigili del Fuoco elencati nel DM 7698 allegato, neo piloti di elicottero, sono stati assegnati, con decorrenza immediata, alle sedi a fianco di ciascun nominativo indicate.
06.11.2011 – A seguito della ferma volontà del Comandante Ing. Mauro Bergamini di non rispettare le piante organiche in occasione della mobilità a Capo Squadra, con un conseguente sopranumero di qualificati presso il distaccamento di Piombino a spese dei dipendenti, le OO.SS., unitariamente, dopo un’attenta riflessione, avevano dichiarato lo stato di agitazione e la relativa rottura delle relazioni sindacali; ebbene, con estremo senso di responsabilità CGIL CISL UIL USB VVF hanno comunque cercato un ulteriore punto di mediazione sul piano territoriale, ma gli esiti sono stati negativi; tutto ciò premesso, si è reso inevitabile proseguire lo stato d’agitazione e chiedere, come si evince dalla nota allegata, l’immediata attivazione delle procedure di conciliazione ai livelli superiori.
07.11.2011 – Allegata, di seguito, la nota CGIL e CISL VVF Lazio, con la quale vengono chiesti chiarimenti al Direttore in merito a una serie di questioni di rilievo regionale.
Nella riunione di ieri, 3 novembre, il Commissario non ha presentato nessuna correzione al decreto per la privatizzazione dell’Ente.
Le OO.SS., su mandato dell’assemblea generale del 2 novembre, ha fatto presente che non intendono più discutere nessun testo di riforma che contenga la perdita di posti di lavoro sia precari che di ruolo.
Abbiamo anche fatto presente che non ritenevamo più legittimato quel tavolo alla trattativa, in parole povere, chiediamo la presenza del governo.
Il commissario Rocca si è impegnato entro 24 ore, ha fissare un tavolo di contrattazione al ministero della Sanità.
Tutte le organizzazioni hanno preannunciato una durissima lotta contro qualsiasi riordino o riorganizzazione che non tenga presente i livelli occupazionali, dicendosi fermamente contrarie alla perdita di alcun posto di lavoro.
Nel ricordare la gravità di questo attacco del governo al pubblico impiego, perché secondo noi di questo si tratta, invitiamo tutti i lavoratori ad essere presenti in massa alle prossime iniziative del sindacato.
Il coordinatore Fp Cgil
Pietro Cocco
Le scriventi Organizzazioni Sindacali, in data odierna, hanno preso parte, su espresso mandato dell’Assemblea dei lavoratori C.R.I. del 02/11/2011, all’incontro con i Vertici C.R.I. e il rappresentante del Ministero della Salute Dott. Massimo Casciello, Direttore Generale della Ricerca Scientifica e Tecnologica.
Nell’incontro, malgrado la presenza del rappresentante del Ministero vigilante sulla C.R.I., non sono emerse novità sostanziali.
Tutte le OO.SS. hanno ribadito la netta contrarietà al testo presentato dall’Amministrazione della C.R.I. che, malgrado le reiterate richieste di nuova formulazione sulla base delle indicazione della parti sociali, ad oggi mantiene la sua struttura originale.
Preso atto, quindi, che in quella sede non si sarebbe addivenuti a risultati concreti, si è chiesto e ottenuto un incontro con il Governo.
Tale incontro, che verrà confermato quanto prima, dovrà avere luogo non più tardi di 48 ore lavorative.
Le OO.SS., nel mantenere lo stato di agitazione di tutto il personale C.R.I., confermano la necessità di tenere alto il livello di guardia e confidano nel sostegno dei lavoratori tutti.
Roma, 3 novembre 2011
C.G.I.L. C.I.S.L./SI.NA.DI. U.I.L. FIALP-CISAL U.S.B. U.G.L.-INTESA
(Cocco) (Cosintino/Palmili) (Toso) (Maracchioni) (Gesmini) (Petrosino)
Roma, 7 novembre 2011
Al Sig. Ministro dell’Innovazione della P.A.
Prof. F. Brunetta
Al Sig. Ministro della Giustizia
Sen. F.N.Palma
Al Sig. Ministro dell’Economia
Prof. G. Tremonti
Oggetto: Dirigenti Penitenziari – interruzione del procedimento negoziale
Ad oltre un mese dalla mancata riunione del 27 settembre, programmata nell’ambito delle trattative per arrivare al primo accordo negoziale, relativo al quadriennio 2006 – 2009, dei dirigenti penitenziari, rimaniamo in attesa di una nuova convocazione.
L’inerzia della Parte Pubblica non fa che accrescere il disagio della categoria, in attesa da oltre sei anni del primo inquadramento ordinamentale ed economico, in un momento molto difficile per il sistema penitenziario. Non riteniamo inoltre che possano esistere ostacoli alla continuazione delle trattative che non possano essere affrontati in sede negoziale.
Sollecitiamo pertanto la Presidenza della delegazione di parte pubblica ad indire al più presto la riunione di contrattazione, in mancanza della quale non rimarrà alle scriventi OO.SS. che riprendere le iniziative di lotta interrotte lo scorso luglio.
Il Segretario Nazionale FPCGIL
Antonio Crispi
Nonostante l’elezione di Barak Obama, nel 2008, alla presidenza degli Stati Uniti il 2011 è stato l’annus horribilis per le lavoratrici e i lavoratori pubblici americani e per i sindacati dei servizi pubblici degli Stati Uniti.
Tra febbraio e marzo del 2011 ben 30 stati (Alaska, Arizona, California, Colorado, Florida, Hawaii, Idaho, Indiana, Iowa, Kansas, Maine, Massachusetts, Michigan, Minnesota, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New Hampshire, New Jersey, New Mexico, North Carolina, Ohio, Oklahoma, Pennsylvania, Tennessee, Virginia, Washington, West Virginia e Wisconsin) hanno proposto legislazioni che limitavano il diritto alla contrattazione collettiva nel settore pubblico o che colpivano, fortemente, la rappresentanza sindacale.
Quest’attacco trova il sindacato americano in grande difficoltà. La media della sindacalizzazione negli USA è oramai meno del 12%. Nel 2010 è infatta arrivata all’ 11,9%, scendendo dal 12,3 % del 2009 (era il 20,1% nel 1983). Nel settore pubblico il tasso di sindacalizzazione è del 36,2% (era 37,4% nel 2009) mentre nel settore privato è del 6,9%.
Nello stesso tempo il sindacato è sembrato reagire con una forza straordinaria in Wisconsin, con una mobilitazione ampia e che ancora oggi si fa sentire nella politica dello Stato ed in quella nazionale. Gli Stati Uniti, che sembravano vivere in un loro proprio mondo sindacale e politico, hanno visto le loro piazze assomigliare di colpo a quelle egiziane o greche, gettate in una mischia inedita, che ha visto un ripensamento generale del ruolo del sindacato nella prima vera crisi della economia globale.
Per questo motivo la FP CGIL ha pensato di andare a comprendere sul luogo gli sviluppi delle lotte americane sul tema dei servizi pubblici e della difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici. Siamo andati anche a verificare, sull’onda dello straordinario risultato del referendum sull’acqua e sui servizi pubblici locali, se fosse vero quanto ci era sembrato di capire dalla stampa internazionale, e cioè che il movimento nato nel Wisconsin, fosse un movimento non solo sindacale, ma molto più ampio, un’alleanza, per usare una terminologia cara agli americani, sociale e politica, in grado di scardinare il declino del sindacato americano.
La delegazione della FP CGIL era formata da Rosa Pavanelli, responsabile delle politiche internazionali e vicepresidente dell’ISP e dell’EPSU e da Enzo Bernardo, dell’ufficio internazionale della FP CGIL.
Con il 31 dicembre si avvicina la conclusione dei contratti a tempo determinato dei lavoratori del Ministero dell’interno impiegati nei servizi all’immigrazione presso gli sportelli unici per l’immigrazione e gli uffici immigrazione delle questure, senza che l’Amministrazione abbia affrontato il problema di come risolvere la questione del rinnovo dei loro contratti.
650 lavoratori che rischiano il posto di lavoro, uffici pubblici che senza di loro rischiano di non poter piu’ fornire i servizi e le prestazioni inerenti questo importante ruolo pubblico.
Ma questi uffici rischiano davvero di restare chiusi?
Presso alcuni di questi uffici sappiamo che lavorano, a vario titolo e con modalita’ contrattuali non chiare, operatori esterni all’Aministrazione dell’interno che non svolgono solo il loro ruolo di supporto o formazione ma che svolgono anche attivita’ di sportello o gestendo attivita’ di esclusiva competenza dell’Aministrazione stessa come ad esempio il contenzioso in materia di immigrazione , comportando rischi per la sicurezza dei dati riservati a disposizione dell’ufficio, materia questa ancor piu’ cogente nel rispetto delle norme per un Amministrazione come quella dell’interno.
Veniamo ora a conoscenza anche del fatto che lo sportello unico per l’immigrazione di Roma, in capo al Prefetto di Roma, ha stipulato un accordo di collaborazione con l’UPTER, l’universita’ per la terza eta’, per corsi di formazione di personale con compiti di mediatori culturali, su criteri quantomeno fumosi.
Le stesse considerazioni in materia di sicurezza sui dati svolte in precedenza, valgono anche per l’accordo stipulato con l’UPTER.
Ci chiediamo infatti: a quali soggetti e’ rivolto il corso? Quale professionalita’ puo’ essere garantita attraverso un corso di sei mesi quando per essere riconosciuti come mediatori culturali occorre avere una preparazione specifica di almeno tre anni? Quale efficienza del servizio potra’ essere garantita se lo stage pratico relativo al corso verra’ svolto presso lo sportello unico interferendo inevitabilmente con le attivita’ di sportello?
Riprendendo il dubbio enunciato prima sulla chiusura degli uffici, ci rende perplessi la coincidenza della scadenza del contratto dei lavoratori a tempo determinato ed una formazione approssimativa ed affrettata di personale non meglio identificato da impiegare presso gli sportelli con funzioni vaghe.
Ci viene il dubbio che attraverso queste modalita’ venga operata nei fatti una privatizzazione di una delicatissima funzione del Ministero che per la sua natura è e deve rimanere pubblica.
La FP–CGIL non puo’ accettare, pertanto, il ridimensionamento di un servizio particolarmente delicato che sembra prospettarsi con le iniziative intraprese.
La FP–CGIL continuerà con le iniziative di lotta per la salvaguardia dei posti di lavoro e del servizio pubblico.
DICIAMO NO AI LICENZIAMENTI
DICIAMO SI AD UN SERVIZIO PUBBLICO EFFICIENTE
Il Coordinatore nazionale FP–CGIL
del Ministero dell’interno
Fabrizio Spinetti
Si allegano i piani di reimpiego consegnati nel corso dell’incontro del 20.10.2011 presso il Gabinetto del Ministro, relativi alla riorganizzazione della componente informativa al pubblico (NIP).
Si precisa che il materiale cartaceo è abbondante, pertanto, verrà inviata a tutte le segreterie la parte generale e nello specifico, la parte di loro competenza, essendo il piano di reimpiego comprensivo dei verbali di contrattazione locale e delle relative desiderate del personale.
Vi pregherei di dare la massima diffusione ai lavoratori e ai delegati FPCGIL Difesa sui posti di lavoro.
Ringraziandovi per la collaborazione.
FPCGIL DIFESA
Noemi MANCA