Personale mancante, strutture fatiscenti, scarsa vigilanza.
Evasione non sorprende
Roma,
27 ottobre – “Personale mancante, strutture fatiscenti, nessuno
strumento di supporto alla vigilanza. Ancora una volta a Rebibbia, dopo i
fatti dello scorso febbraio, la combinazione di questi elementi
determina una ennesima evasione e getta in una grave confusione il
carcere romano”. È quanto afferma il segretario nazionale della Fp Cgil,
Salvatore Chiaramonte, in merito a quanto accaduto stanotte al carcere
Rebibbia di Roma, aggiungendo che: “Da tempo, troppo tempo, le nostre
denunce sulle condizioni fatiscenti del carcere romano, così come della
gran parte del sistema penitenziario, sono colpevolmente sottovalutate.
Il risultato è che, ancora una volta, tre detenuti approfittano delle
falle del sistema per poter evadere”.
Quanto
accaduto alla casa circondariale romana, infatti, prosegue il dirigente
sindacale, “non ci sorprende. Nel corso di quest’anno abbiamo acceso un
faro sul carcere romano, denunciando più volte lo stato in cui versa,
le condizioni pessime di coloro che ci lavorano, le carenze gravi di
personale e di strumenti di supporto per il buon funzionamento della
struttura. Fatti che messi insieme dimostrano come quanto accaduto
stamattina non sia il frutto del caso ma di un insieme di condizioni che
lo hanno reso possibile”.
A
Rebibbia, infatti, per stare sui numeri, “dei 992 poliziotti
penitenziari necessari, ne risultano presenti 930. Di questi, però, 180
agenti sono distaccati, per la gran parte, in uffici amministrativi,
occupati in compiti che potrebbero essere assolti da altri lavoratori
pubblici. Il tutto quindi per un totale a Rebibbia di soli 750
poliziotti penitenziari. Un numero tale che, parametrato ai circa 1.400
detenuti presenti, produce un rapporto pari a un solo agente che spesso
deve vigilare su 170 detenuti, come accaduto questa notte, attraverso
una modalità spacciata per ‘vigilanza dinamica’”. Per queste ragioni,
osserva Chiaramonte, “alla luce di questi numeri, nonché dell’evasione
di oggi, pretendiamo che, come lo stesso ministro della Giustizia
Orlando ha recentemente affermato, l’amministrazione rimandi
nell’istituto di Roma, ma non solo, gli agenti penitenziari distaccati
negli uffici amministrativi”.
Inoltre,
sottolinea Chiaramonte, “vale la pena sottolineare che per la
manutenzione degli istituti viene stanziato ogni anno un decimo del
necessario: soltanto 4 milioni dei 40 necessari. A Rebibbia, nello
specifico, lo stanziamento per il ‘buon funzionamento’ è pari a circa 24
mila euro l’anno, che a malapena bastano per mettere toppe a una
struttura in progressivo disfacimento. Per non parlare infine – continua
– della assoluta carenza di strumentazioni tecnologiche di supporto al
lavoro di vigilanza dei poliziotti penitenziari. Questa vicenda riporta
all’attenzione le falle di un sistema, coperte in questi anni dal lavoro
dei poliziotti penitenziari che hanno cercato di garantire, oltre ogni
sforzo, la sicurezza dei cittadini. Noi continueremo a denunciare e a
pretendere un cambiamento. Ora è il momento non più rinviabile di
intervenire”, conclude Chiaramonte.
REPORTAGE FPCGIL ‘Dentro a metà’ a Rebibbia
– https://www.youtube.com/watch?v=yMLoeXjNV4g
In data 7 novembre scorso sono state convocate le OO. SS. per una informativa avente ad oggetto lo stato di avanzamento delle procedure finalizzate all’operatività delle nuove Agenzie e sulla ripartizione delle competenze degli Uffici centrali dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e i criteri di conferimento degli incarichi dirigenziali.
Erano presenti per l’amministrazione il Segretario Generale, la D.G. Risorse umane, il Direttore dell’INL, il D.G. dell’Attività Ispettiva e, per ANPAL, il D.G. per le Politiche Attive.
Preliminarmente, il Segretario Generale ha reso noto che, successivamente alla stipula dei due protocolli d’intesa tra Ministero e Agenzie – di cui, finalmente, ci è stata data copia solo durante l’incontro e che vi alleghiamo – è stato avviato l’iter di definizione dei decreti per il trasferimento di risorse umane ed economiche, attualmente all’esame degli organi di controllo.
Quanto al DPR di riorganizzazione del Ministero del lavoro, ci è stato comunicato che il Consiglio di Stato ha formulato alcune osservazioni, che hanno determinato la necessità di apportare alcune correzioni al provvedimento, sul cui contenuto – tanto per cambiare – non ci è stata data informazione.
In riferimento al trasferimento delle risorse economiche dal Ministero del lavoro alle due Agenzie sono in corso interlocuzioni con il MEF e se ne conosceranno i dettagli solo a seguito dell’approvazione definitiva della prossima legge di bilancio.
Relativamente al trasferimento del personale verso le due Agenzie, considerato che l’esito degli interpelli non ha consentito di coprire tutti i posti previsti, l’amministrazione ha comunicato che:
– per quanto riguarda l’INL procederà ad un ulteriore interpello, nell’amministrazione centrale, per individuare le unità di personale mancanti (n. 10 in Area II e n. 4 in Area I);
– per quanto riguarda l’altra Agenzia, invece, l’Amministrazione intendeva procedere direttamente alla individuazione di n. 28 unità di personale da trasferire – utilizzando i criteri previsti nel DPCM 13/4/2016 – essendoci stata una formale richiesta in tal senso da parte dei vertici dell’ANPAL.
A questo proposito, abbiamo nuovamente contestato l’atteggiamento dell’amministrazione che, fin dalla fase di avvio delle Agenzie, è stato caratterizzato dallo scarso coinvolgimento dei lavoratori e dalla mancanza di complete informazioni, trasparenza e poco corrette relazioni sindacali. Atteggiamento questo che aggiunge ulteriore difficoltà nella realizzazione degli obiettivi che il Governo intende raggiungere.
Inoltre, abbiamo ribadito di non condividere il modo in cui continua a essere gestita la nascita delle due Agenzie, in particolare dell’ANPAL, rimarcando l’assenza al tavolo, per l’ennesima volta del suo Presidente, che palesemente manifesta la volontà di non voler confrontarsi con le OO.SS.
Questo comportamento, in questo delicato momento di passaggio di funzioni, francamente non aiuta a creare un clima di
collaborazione tra il personale, anche rispetto all’individuazione coatta delle 28 unità; pertanto, abbiamo nuovamente richiesto di riaprire l’interpello, non condividendo questa scelta, anche perché non risulterebbero esuberi nel Ministero.
Su quest’ultimo punto l’amministrazione, dopo le insistenze di queste OO.SS., si è resa disponibile ad una verifica per la riapertura dell’interpello, riservandosi di fornire una risposta in tempi stretti. Su questo attendiamo con sollecitudine risposte da parte dell’Amministrazione e ci riserviamo di attivare tutte le iniziative che riterremmo opportune.
Con riferimento all’INL, il Direttore ha precisato che entro fine novembre dovrebbero avviarsi le procedure di interpello per l’individuazione dei dirigenti di I e di II fascia, per ricoprire i posti per le strutture centrali e territoriali dell’INL.
Rispetto all’annoso problema delle gravi carenze di organico dirigenziale, ancora una volta sottolineato dalle OO.SS., l’Amministrazione ha dichiarato di essere impegnata per una proroga oltre il 31/12/2016 delle graduatorie di concorsi
espletati (da questa e altre Amministrazioni) per i profili dirigenziali e perché sia prevista, nella prossima legge di Stabilità, lo sblocco di assunzioni per l’INL.
Il Segretario Generale ha inoltre rappresentato come l’apertura di interpelli per posizioni dirigenziali presso diverse Direzioni Generali del Ministero, abbia prodotto una adesione consistente di dirigenti titolari di incarichi presso le Direzione territoriali del lavoro situazione che potrebbe creare complicazioni per il prossimo avvio dell’INL.
Sono state poi distribuite due bozze di provvedimenti, relative ai criteri di conferimento degli incarichi dirigenziali e alla ripartizione delle competenze degli Uffici centrali dell’INL, che vi alleghiamo.
Circa i criteri di conferimento incarichi di livello dirigenziale (generale e non generale) nella bozza viene esplicitamente indicato il meccanismo di rotazione degli incarichi. Su questo punto, abbiamo chiesto che lo stesso meccanismo venga usato nell’assegnazione delle posizioni di responsabilità non dirigenziali.
Progressioni Economiche
Da ultimo, con riferimento alla progressioni economiche, già da tempo abbiamo sollecitato incontri per la definizione dei criteri e degli adempimenti necessari a rendere possibile la realizzazione delle procedure di riqualificazione economica del personale; a tutt’oggi, non abbiamo ricevuto dall’amministrazione tutti i dati necessari, seppure sollecitati, per poter formulare anche una nostra proposta, che consenta, in tempi brevissimi, di avviare le procedure di tutte le progressioni, così da poter dare almeno una prima risposta ai lavoratori.
Anche su questo attendiamo con sollecitudine risposte da parte dell’Amministrazione e ci riserviamo di attivare tutte le iniziative che riterremmo opportune.
Roma, 10 novembre 2016
FP CGIL
Matteo Ariano
Giuseppe Palumbo
CISL FP
Paolo Bonomo
UILPA
Angelo Vignocchi
Allegati
protocollo d’intesa 1 – Protocollo d’intesa concernente l’avvalimento del personale del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali da parte dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro
protocollo d’intesa 2 – Protocollo d’intesa concernente l’avvalimento delle strutture del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali da parte dell’Ispettorato nazionale del lavoro, per lo svolgimento di attività istituzionali e strumentali, connesse all’avvio del suo funzionamento.
10.11.2016 – Foggia – Gravi problemi assillano il Comando.
Il Dirigente locale persevera nel mantenere una condotta antisindacale assumendo un atteggiamento, di fatto, strumentale nelle diverse note di risposta ai quesiti e domande rappresentate dal sindacato, fornendo incomplete e non esaustive soluzioni e finanche negando accordi convenuti in specifiche sedute di contrattazione.
Spesso elude, volutamente, di affrontare le questioni formalmente rappresentate, facendo riferimento a colloqui svolti che spesso risultano contraddittori anche delle stesse note elaborate in risposta alle richieste avanzate.
Insomma una autentica strategia tesa più a confondere che risolvere le questioni.
In mancanza di fatti concreti, la CGIL non esiterà ad avviare le procedure contrattuali previste dalle vigenti norme per la proclamazione dello stato di agitazione.
10.11.2016 – Lazio – Nota unitaria sulla situazione emergenza sisma al Comando di Rieti.
Le OO.SS sottolineano, ancora una volta, con stupore, le forti contraddizioni che si evincono nelle disposizioni impartite per l’avvicendamento del personale della Regione.
Decisioni assolutamente incoerenti e contraddittorie se raffrontate alle esigenze operative presenti presso il Cratere.
La forte illogicità registrata sul territorio è da ascrivere alla mancanza di relazioni della dirigenza sul territorio, e sta creando, oltretutto, un forte disagio tra il personale.
Le OO.SS. regionali, richiedono un immediato intervento del vertice del Corpo nazionale e ribadiscono il proprio disappunto e quello di tutto il personale impegnato nelle operazioni di soccorso per le decisioni assunte, che mortificano ancora una volta i Vigili del Fuoco che hanno dato e stanno tutt’ora dando dimostrazione di grande serietà, abnegazione e senso di responsabilità.
10.11.2016 – Enna – Gravissime ed intollerabili violazioni dei principi di parità di trattamento e trasparenza dei lavoratori.
Iscritti e non iscritti lamentano lo stato di disagio che stanno vivendo a seguito di note e ripetute designazioni “per pochi intimi” del personale riguardo lo svolgimento di servizi d’istituto e/o missioni fuori sede.
La CGIL VVF ritiene doveroso evidenziare che le procedure di designazione del personale, per svolgere i servizi d’istituto, deve essere garantita tramite il principio di equa ripartizione che determina, come effetto, una imparziale rotazione fra gli stessi lavoratori.
10.11.2016 – Pubblichiamo l’accordo integrativo sottoscritto il giorno 9 novembre u.s. relativo alla distribuzione degli introiti derivanti dall’effettuazione dei servizi a pagamento ai Dirigenti Generali del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl
“Per la complessità dei bisogni di assistenza e cura
servono percorsi integrati”
Roma,
23 giugno
“Il provvedimento che disciplina le professioni di
educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale
socio-sanitario e pedagogista, moltiplica la frammentazione esistente,
quando invece sarebbe stato necessario, per la complessità dei bisogni
di assistenza e cura, di percorsi integrati”. È il giudizio della Fp
Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl in merito alla legge sugli educatori, che
regolamenta le professioni, approvata alla Camera.
Un
provvedimento che, fanno sapere i sindacati, “nonostante fosse atteso
per colmare le lacune legislative del nostro ordinamento, è stato
concepito in una formulazione avulsa dal contesto al quale si riferisce,
a ulteriore dimostrazione che chi amministra, chi fa le leggi, non
conosce né vuole conoscere il mondo del lavoro, e non tiene in alcun
conto chi quel mondo lo rappresenta”. Il testo, infatti, “invece di
ricomporre la frammentazione esistente, la moltiplica, sancendo la
separazione del profilo dell’educatore in percorsi formativi e
lavorativi diversi, arrecando gravi danni tanto ai lavoratori quanto ai
cittadini fruitori dei servizi. Inoltre – aggiungono i sindacati -,
stabilisce percorsi di riconoscimento e di riqualificazione diversi a
seconda di criteri quali l’età anagrafica, gli anni di servizio, a
totale carico dei lavoratori, lasciando comunque fuori molti educatori
attualmente in servizio”.
Per Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl
“addirittura, se questo provvedimento venisse approvato definitivamente,
anche parecchi lavoratori che sono già nei servizi, riconosciuti ai
sensi delle norme vigenti, rischierebbero di dover cambiare lavoro.
Sosteniamo invece che, per la complessità dei bisogni di assistenza e
cura, c’è bisogno di percorsi integrati di presa in carico globale,
valorizzando anche le buone esperienze pregresse. C’è bisogno di
riunificare il mondo del lavoro, di fare ordine nei profili e nelle
professioni, nel rispetto della qualità delle prestazioni e dei servizi,
non di parcellizzare le prestazioni. Si è persa l’occasione di superare
una dicotomia che ha creato tanti problemi in questi anni: sarà
necessario trovare una soluzione univoca e definitiva al percorso
formativo. Ci impegneremo perché la discussione al Senato possa
traguardare questo obiettivo”, concludono.
Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl
Infanzia: Cgil Cisl Uil, ok apertura Madia, servono urgenti investimenti
Da assunzioni a sblocco del turn over, settore al collasso
Roma,
17 marzo
“Accogliamo positivamente l’apertura ad un confronto da
parte della ministra della Pa, Marianna Madia, a partire dalla mappatura
del personale a tempo determinato impegnato nel settore. I servizi
pubblici rivolti all’infanzia sono al collasso: sempre più a rischio
asili nido e scuole di infanzia pubblici mentre avanza la
privatizzazione senza garanzia alcuna sulla qualità dei servizi
offerti”. È quanto si legge in una nota di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
Il
settore, spiegano i sindacati, “soffre gravi carenze di organico, in
parte coperte dal ricorso spinto a forme di lavoro flessibili, insieme
ad un’età media del personale alta e alla quasi totale assenza di turn
over. Temiamo – proseguono i sindacati – che per rispettare la sentenza
della Corte di giustizia europa, la quale prevede di non superare i 36
mesi di precariato, si scelga la strada del licenziamento in tronco di
lavoratrici e lavoratori impegnati nel settore da anni. Tutto questo non
potrà che compromettere l’apertura di scuole ed asili a settembre”.
In
generale, secondo Cgil Cisl e Uil, “il confronto con la ministra Madia
servirà anche ad accendere un faro, a fronte dell’obiettivo che il
governo si è posto sull’integrazione del percorso educativo 0 – 6 anni,
sullo scarso, se non pressoché nullo, investimento pubblico nel settore
scolastico-educativo. Un settore – aggiungono -, piegato dai tagli della
Spending review che stanno mettendo a dura prova la tenuta dei servizi
offerti dalle scuole di infanzia e dagli asili nido, colpendo le
condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti”. Secondo le tre
sigle sindacali “il tema è ampiamente sottovalutato benché riguardi il
futuro stesso del paese. Per questo alla ministra Madia sottolineeremo
l’urgenza di urgenti investimenti nel settore, a partire dallo sblocco
delle assunzioni e del turn over, nel rispetto dei lavoratori e per
garantire migliori servizi pubblici ai cittadini, per quello che deve
essere un diritto garantito”.
Roma, 18 maggio 2016
Una carenza di almeno 20 mila lavoratori, insieme
ad un deficit di nidi pari almeno a 1.700 unità. Sono questi i numeri
da colmare per raggiungere il livello previsto dalla (passata) strategia
di Lisbona e garantire così il diritto all’asilo a ulteriori 100 mila
tra bambine e bambini e raggiungere, quindi, il livello di 33 posti
disponibili ogni 100 bambini. Numeri che delineano l’arretramento dei
servizi educativi (e non solo) resi ai bambini nella fascia di età tra 0
e 6 anni e che chiamano in causa per un verso l’offerta, insufficiente
rispetto agli standard necessari, per l’altro le politiche del lavoro
messe in campo negli ultimi anni. Ragione per la quale domani
(giovedì 19 maggio) è in programma una manifestazione nazionale a Roma,
indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, dietro le parole ‘Diritto
all’educazione – Tutelare e valorizzare le lavoratrici e i lavoratori di
asili nido e scuole dell’infanzia’.
Al momento, fanno sapere
i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, tra strutture a
titolarità pubblica (3.656) e quelle a titolarità privata (5.214), le
8.870 strutture totali sono sufficienti a coprire un fabbisogno pari
appena al 17,9% del totale, corrispondente a 289.851 bambine e bambini.
Ben lontani dal 33% previsto dalla strategia di Lisbona. Rimangono così
esclusi dal ‘diritto di asilo’, secondo una stima dei sindacati, oltre
900 mila bambini compresi nella fascia tra sei mesi e due anni.
Esclusione dettata da ragioni diverse: in parte, osservano, “per scelta
delle famiglie ma, per la gran parte, per l’impossibilità di potervi
accedere a causa di una scarsa offerta pubblica e un’esosa offerta
privata”.
Anche in ragione di questi numeri domani a Montecitorio
a partire dalle ore 15, le lavoratrici e i lavoratori del settore
scenderanno in piazza a tutela di un settore che vive “una situazione
drammatica e per rivendicare il rinnovo del contratto nazionale –
nell’ambito della mobilitazione che i sindacati stanno promuovendo per
il rinnovo dei contratti pubblici – e lo sblocco della contrattazione
integrativa, per riaprire il turn over superando le sacche di
precariato, per costruire un sistema educativo integrato da 0 a 6 anni,
per dare risorse e aprire nuove strutture dove non sono sufficienti o
dove non esistono, per impedire lo smantellamento dei servizi pubblici,
per garantire la parità di trattamento a parità di prestazioni”,
concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl
Infanzia: Cgil Cisl Uil, 19 maggio manifestazione nazionale a Roma ‘diritto alla educazione’
Contro smantellamento servizi scolastici ed educativi, in piazza Montecitorio alle ore 15
Roma,
13 maggio 2016
Impedire lo smantellamento dei servizi pubblici
attraverso lo sblocco del turn over e il superamento del precariato, la
tutela e la valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle
scuole dell’infanzia e degli asili nido, la costruzione del nuovo
sistema educativo integrato da zero a sei anni. Sono queste le ragioni
alla base della manifestazione nazionale sui servizi scolastici ed
educativi promossa da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl per giovedì 19 maggio a
Roma in piazza Montecitorio dalle ore 15 alle ore 19.
Dietro
le parole ‘Diritto alla educazione – Tutelare le lavoratrici e i
lavoratori di asili nido e scuole dell’infanzia’, Cgil Cisl e Uil di
categoria promuovono una manifestazione nazionale a tutela di un settore
che vive una situazione drammatica e per rivendicare il rinnovo del
contratto nazionale e lo sblocco della contrattazione integrativa, per
riaprire il turn over superando le sacche di precariato, per costruire
un sistema educativo integrato da 0 a 6 anni, per dare risorse e aprire
nuove strutture dove non sono sufficienti o dove non esistono, per
impedire lo smantellamento dei servizi pubblici, per garantire la parità
di trattamento a parità di prestazioni. Sono le ragioni che le
lavoratrici e i lavoratori degli asili nido e delle scuole di infanzia,
insieme a Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, porteranno in piazza giovedì 19
maggio a Roma.
“Dopo parole ministro su ‘crack demografico’
chiave non è bonus bebè ma investimento nei servizi”
Roma,
14 maggio 2016
Oltre 900 mila bambini in Italia, quelli compresi
nella fascia tra sei mesi e due anni, sono esclusi dagli asili nido. Le
ragioni sono diverse: in parte per scelta delle famiglie ma, per la gran
parte, per l’impossibilità di potervi accedere, tra una scarsa offerta
pubblica e l’esosa richiesta privata. È quanto risulta da una
elaborazione della Fp Cgil Nazionale condotta sui dati Istat relativi
all’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per
la prima infanzia, in parallelo con le rilevazioni su natalità e
fecondità della popolazione residente, sempre dell’istituto statistico.
Una
elaborazione che la Fp Cgil rilancia dopo le parole del ministro della
Salute, Beatrice Lorenzin, sul rischio crack demografico. Entrando nel
dettaglio della elaborazione, il sindacato dei lavoratori dei servizi
pubblici della Cgil rileva come nel report dell’istituto statistico
(relativo al 2012), l’offerta complessiva di asilo nido e di micro nidi
per la prima infanzia – pubblici e privati – copra una fascia di bambini
da zero a due anni pari al 17,9% (ovvero 17,9 posti ogni 100 bambini)
pari a 289.851 bambine e bambini. Una percentuale lontana non solo dalla
media dei paesi scandinavi, che si aggira intorno al 50%, ma anche
dalla (passata) strategia di Lisbona che prevedeva entro il 2010 una
copertura pari al 33%.
Per converso, quindi, questi 290 mila
‘fortunati’ bambini rappresentano una piccola quota parte: sono,
infatti, oltre 908 mila, stima la Fp Cgil, quelli esclusi, ovviamente
per ragioni diverse ma che per la gran parte hanno a che fare con il
binomio scarsa offerta ed esose rette nel privato. “Una quantità enorme
di bambine e bambini ai quali non viene garantito loro un diritto che
gli spetta, per la carenza di strutture pubbliche o per i costi enormi
delle private. Questa la chiave da rilanciare, anche e soprattutto per
evitare il ‘crack demografico’ e non il bonus bebè”, afferma il
segretario nazionale della Fp Cgil, Federico Bozzanca, aggiungendo che
“questo dato rimarrà tale senza che ci siano fatti concreti, oltre gli
annunci che si reiterano, ultimo quello della ministra Lorenzin”.
Totale
posti disponibili – Il dato di circa 290 mila bambini, compresi tra sei
mesi e due anni, è il frutto dei 146.647 iscritti agli asili comunali,
di 45.058 ad asili nido comunali con gestione affidata a terzi, di
29.932 in asili nido privati con riserva di posti, di 13.581 bambine e
bambini che usufruiscono di contributi alle famiglie per la frequenza ad
asili nido pubblici o privati, compresi i voucher. Il totale in questo
caso è pari a 193.160 coperti dall’offerta finanziata complessivamente
dal publico. A questo numero vanno aggiunti i 96.691 che si ritrovano in
strutture totalmente private, senza alcun contributo quindi pubblico ma
a carico totale delle famiglie, che porta il numero complessivo a
289.851. Una mole di bambine e bambini divisi tra le 3.656 strutture a
titolarità pubblica e le 5.214 a titolarità privata, per un totale di
asili nido e micro nidi pari a 8.870.
Totale esclusi dal
‘diritto d’asilo’ – La stima di oltre 900 mila bambini senza ‘diritto
d’asilo’, fatta sugli ultimi dati Istat disponibili, si rileva dal
totale delle nascita dal 2010 ai primi due mesi del 2012, in modo tale
da avere il numero complessivo di bambini (dai sei mesi ai due anni)
potenzialmente disponibili all’asilo a partire dall’anno 2012/2013. Si
sommano quindi i 561.944 nati nel 2010, i 546.585 nati nel 2011 e la
stima dei nati nei primi due mesi del 2012, pari a 89.587. Per un totale
pari a 1.198.116 ai quali vanno sottratti i 289.851 che, tra pubblico e
privato, ‘godono’ di un posto al nido. Si arriva così a 908.535 bambine
e bambini fuori dal circuito, senza quindi asilo.
Obiettivi,
tra nodo risorse e personale – La spesa pubblica per le strutture
attualmente esistenti, quella cioè in carico ai comuni, si aggira
intorno a 1,3 miliardi di euro, che sale a 1,6 contemplando anche la
quota degli utenti per le strutture private. Il tutto per un servizio
che va da una copertura del 24,8% dell’Emilia Romagna al 2% della
Campania, per una media (solo per quanto riguarda il ruolo pubblico)
dell’11,9%. L’offerta al momento, da quella a vario titolo pubblica a
quella totalmente privata, conta (come visto) 8.870 strutture. Per
raggiungere il livello previsto dalla strategia di Lisbona dovremmo
incrementare le strutture di 1.700 unità, per poter garantire il diritto
all’asilo a circa 100 mila bambini e raggiungere quindi il livello di
33 posti disponibili ogni 100 bambini. Per questo, fa sapere la Fp Cgil,
servirebbe assumere almeno 20 mila lavoratori.
I dati di questo
report, osserva ancora il segretario nazionale della Fp, “non solo
dimostrano come sia lontanissimo l’obiettivo di mille asili in mille
giorni ma sono soprattutto il risultato di una ‘collisione’ tra il
blocco del turn over e i tagli agli enti locali. Un binomio che ha
generato un arretramento dell’offerta che rischia di mettere in crisi un
servizio, anche laddove è sempre stato un fiore all’occhiello in ambio
internazionale”.
Categoria lancia campagna in occasione giornata mondiale, servono risorse in legge stabilità
Roma, 19 novembre 2015
Oltre 900 mila bambini in Italia, quelli compresi nella fascia tra
sei mesi e due anni, sono esclusi dagli asili nido. Per motivi diversi:
in parte per scelta delle famiglie ma, per la gran parte, per
l’impossibilità di potervi accedere, tra una scarsa offerta pubblica e
l’esosa richiesta privata. È quanto risulta da una elaborazione
della Fp Cgil Nazionale condotta sui dati Istat relativi all’offerta
comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima
infanzia in parallelo con le rilevazioni su natalità e fecondità della
popolazione residente.
Una elaborazione prodotta in vista della
‘Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia’ (20 novembre) e per
promuovere e accompagnare una campagna della categoria dei servizi
pubblici della Cgil sugli asili nido, dietro le parole:
#ChiedoAsilo. Dalle elaborazioni della Fp Cgil, infatti, emerge
un bacino enorme di bambini esclusi dal ‘diritto d’asilo’ e “condannati,
allo stato dei fatti, ad esserlo ancora a lungo”. La legge di
Stabilità, infatti, non prevede alcuna risorsa per finanziare il
progetto, previsto dalla legge cosiddetta ‘buona scuola’, di fare dello
0-3 non più un servizio a domanda individuale ma un diritto universale,
equiparandolo alla scuola d’infanzia.
Entrando nel dettaglio della elaborazione, la Fp Cgil rileva come nel report dell’istituto statistico (relativo al 2012),
l’offerta complessiva di asilo nido e di micro nidi per la prima
infanzia – pubblici e privati – copra una fascia di bambini da zero a
due anni pari al 17,9% (ovvero 17,9 posti ogni 100 bambini) pari a
289.851 bambine e bambini. Una percentuale lontana non solo dalla
media dei paesi scandinavi, che si aggira intorno al 50%, ma anche dalla
(passata) strategia di Lisbona che prevedeva entro il 2010 una
copertura pari al 33%.
Per converso, quindi, questi 290 mila ‘fortunati’ bambini rappresentano una piccola quota parte:
sono, infatti, oltre 908 mila, stima la Fp Cgil, quelli esclusi,
ovviamente per ragioni diverse ma che per la gran parte hanno a che fare
con il binomio scarsa offerta ed esose rette nel privato. “Una mole
enorme di bambine e bambini ai quali non viene garantito loro un diritto
che gli spetta e che, al momento, non possono usufruire del servizio,
per la carenza di strutture pubbliche o per i costi enormi delle
private”, afferma il segretario nazionale della Fp Cgil, Federico
Bozzanca, aggiungendo che “questo dato rimarrà tale senza che ci siano
fatti concreti, oltre la retorica dei mille asili in mille giorni”
Totale posti disponibili – Il dato di circa 290 mila bambini,
compresi tra sei mesi e due anni, è il frutto dei 146.647 iscritti agli
asili comunali, di 45.058 ad asili nido comunali con gestione affidata a
terzi, di 29.932 in asili nido privati con riserva di posti, di 13.581
bambine e bambini che usufruiscono di contributi alle famiglie per la
frequenza ad asili nido pubblici o privati, compresi i voucher.
Il totale in questo caso è pari a 193.160 coperti dall’offerta finanziata complessivamente dal publico. A questo numero vanno aggiunti
i 96.691 che si ritrovano in strutture totalmente private, senza alcun contributo quindi pubblico ma a carico totale delle famiglie, che porta
il numero complessivo a 289.851 (qui il grafico:
https://infogr.am/bambini_esclusi_asili_nido). Una mole di bambine e bambini divisi tra
le 3.656 strutture a titolarità pubblica e le 5.214 a titolarità privata, per un totale di asili nido e micro nidi pari a 8.870.
Totale esclusi dal ‘diritto d’asilo’ – La stima di oltre 900 mila
bambini senza ‘diritto d’asilo’, fatta sugli ultimi dati Istat
disponibili, si rileva dal totale delle nascita dal 2010 ai primi due
mesi del 2012, in modo tale da avere il numero complessivo di bambini
(dai sei mesi ai due anni) potenzialmente disponibili all’asilo a
partire dall’anno 2012/2013. Si sommano quindi i 561.944 nati nel 2010, i
546.585 nati nel 2011 e la stima dei nati nei primi due mesi del 2012,
pari a 89.587.
Per un totale pari a 1.198.116 ai quali vanno sottratti i 289.851
che, tra pubblico e privato, ‘godono’ di un posto al nido. Si arriva
così a 908.535 bambine e bambini fuori dal circuito, senza quindi asilo. (qui il grafico:
https://infogr.am/bambini_con_diritto_asilo)
La buona scuola e la legge di Stabilità – Oltre 900 mila bambini
depredati da un vero e proprio diritto. La buona scuola, infatti,
afferma la Funzione Pubblica Cgil, “ha inglobato il disegno di legge
Puglisi, finalizzato ad inserire in un sistema integrato di educazione e
istruzione nidi e scuole dell’infanzia per fare dei primi, come lo sono
i secondi, un diritto universale e non più un servizio (non
obbligatorio né gratuito) a domanda individuale”. Ma, aggiunge Bozzanca,
“questo progetto ha bisogno, oltre ad uno specifico decreto attuativo,
di risorse, di ingenti risorse, che la legge di Stabilità però non
prevede”.
Obiettivi, tra nodo risorse e personale – La spesa pubblica per
le strutture attualmente esistenti, quella cioè in carico ai comuni, si
aggira intorno a 1,3 miliardi di euro, che sale a 1,6 contemplando anche
la quota degli utenti per le strutture private. Il tutto per un
servizio che va da una copertura del 24,8% dell’Emilia Romagna al 2%
della Campania, per una media (solo per quanto riguarda il ruolo
pubblico) dell’11,9%. L’offerta al momento, da quella a vario titolo
pubblica a quella totalmente privata, conta (come visto) 8.870
strutture.
Per raggiungere il livello previsto dalla strategia di Lisbona
dovremmo incrementare le strutture di 1.700 unità, per poter garantire
il diritto all’asilo a circa 100 mila bambini e raggiungere quindi il
livello di 33 posti disponibili ogni 100 bambini. Per questo, fa sapere
la Fp Cgil, servirebbe assumere almeno 20 mila lavoratori.
I dati di questo report, osserva ancora il segretario nazionale
della Fp, “non solo dimostrano come sia lontanissimo l’obiettivo di
mille asili in mille giorni ma sono soprattutto il risultato di una
‘collisione’ tra il blocco del turn over e i tagli agli enti locali. Un
binomio che ha generato un arretramento dell’offerta che rischia di
mettere in crisi un servizio, anche laddove è sempre stato un fiore
all’occhiello in ambio internazionale”.
In attesa quindi che vengano erogate risorse, per rendere esigibile
il diritto all’asilo per i bambini, secondo Bozzanca, “serve dare una
risposta al profondo disagio delle lavoratrici e dei lavoratori che in
questi anni hanno sofferto di bassi salari, di scarsa attenzione alla
tutela della salute e di nessuna formazione. Senza contare la stretta
prodotta dall’allungamento dell’età pensionabile e il blocco del turn
over, che per un verso tiene fuori nuovi lavoratori e per l’altro ha
fatto crescere il precariato. Oltre le promesse che possono funzionare
per fare un bel titolo, quindi, come era il mille asili in mille giorni,
servono fatti concreti, a partire da un finanziamento in legge di
Stabilità che possa dare una prima risposta a tutti i soggetti, ai
bambini, ai lavoratori e alle intere comunità”, conclude.