La controriforma della pubblica amministrazione, il cui iter legislativo si concluderà con i decreti attuativi della legge delega 15, viene oggi presentata quasi come fosse un elemento nuovo del dibattito. In realtà l’incontro tra Governo e parti sociali di ieri non aggiunge nulla di nuovo. L’epilogo dell’iter legislativo, durato 14 mesi, può essere commentato come ne commentammo la genesi: una controriforma imposta senza confronto, senza spazi di intervento per le organizzazioni sindacali, ma soprattutto un provvedimento che riporta indietro di 20 anni le lancette del diritto del lavoro nel pubblico impiego, riconsegnando alla politica il pieno dominio sulla pubblica amministrazione. All’indomani della morte di Gino Giugni, appare davvero una beffa vedere la legge e la politica che si riappropriano degli spazi della democrazia sindacale e della contrattazione.
Una legge contro la quale l’Fp-Cgil ha messo in campo un movimento ampio, una grande mobilitazione, e sulla quale il nostro giudizio assai negativo permane. Questa controriforma sarà presto misurabile in base alle performance della nostra pubblica amministrazione. Già oggi possiamo dire che, al netto del populismo con cui si manipolano i dati sulle assenze, i servizi nel nostro paese non hanno giovato affatto di quella che viene impropriamente chiamata “cura Brunetta”, che in realtà appare più come un rimedio miracoloso, di quelli che gli imbonitori del vecchio West vendevano promettendo la guarigione da tutti i mali.
La nostra organizzazione proseguirà la propria strada, operando attraverso la contrattazione la correzione delle norme più odiose di questa controriforma, come già fatto con i contratti di enti locali e sanità, che ne neutralizzano i tratti più smaccatamente punitivi.
Nel frattempo attendiamo la convocazione da parte del Governo del tavolo chiesto unitariamente da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa. In quella sede sarebbe utile affrontare un rilancio partecipato, magari non urlato e che non faccia “prigionieri”, della nostra pubblica amministrazione e dei servizi collettivi. Rilancio che a nostro avviso non può che partire dal rinnovo dei contratti.
In caso contrario, in assenza cioè di risposte concrete, dopo un anno e mezzo di chiusure e forzature, e soprattutto in assenza di soluzioni efficaci per la modernizzazione del sistema, la nostra mobilitazione sarà inevitabile.
Roma, 6 Ottobre 2009
Posto fisso? Ichino sbaglia, bisogna sfidare Tremonti sul terreno dei diritti “Pietro Ichino ha risposto al Ministro Tremonti ed alla sua “svolta” sul posto fisso, dandogli del demagogo e sostenendo che il Ministro ricerca visibilità per mezzo di un’ovvietà. È vero che con questo Governo ci siamo abituati ad un modello comunicativo fatto di annunci sui giornali, tatticismi che si risolvono sempre in un nulla di fatto. Ma questa volta, vista la portata dai temi sollevati, al posto di Ichino lancerei una sfida a Tremonti, sul piano dei diritti”. Lo afferma il Segretario generale dell’Fp Cgil, Carlo Podda, intervenendo nel dibattito suscitato dalle parole del Ministro Tremonti su welfare e mobilità.
“Tremonti dice un’ovvietà, in parte è vero. Forse tale può apparire a me, o a Pietro Ichino. Ma la linea politica dei governi del centrodestra è sempre stata un’altra, diametralmente opposta alle tesi sostenute da Tremonti. Tesi generiche, condivisibili in quanto tali. Ed è vero che, a
prenderle per buone, le posizioni di ministri come Sacconi e Brunetta, appaiono molto distanti da quanto sostenuto dal Ministro dell’Economia.”
“A questo punto – aggiunge Podda – sarebbe interessante capire come Giulio Tremonti voglia declinare questi buoni propositi in azioni di Governo, dato che è pur sempre uno degli uomini più autorevoli in Consiglio dei Ministri. Sul tema dei diritti dei precari, quelli pubblici e quelli del settore privato, e dei lavoratori delle piccole aziende, quell’esercito di riserva del mercato del lavoro senza diritti e tutele, che rappresenta l’esatto opposto del modello esaltato dal Ministro, ad esempio, Tremonti dovrebbe chiedere una svolta al suo Governo. Una svolta netta sul piano dei diritti del lavoro, ma anche del welfare, degli ammortizzatori sociali, della previdenza, della politica salariale. Altrimenti saremmo davvero di fronte alla demagogia più spicciola.”
Roma, 20 Ottobre 2009
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il regolamento attuativo previsto dalla riforma dei servizi pubblici locali, o meglio della riforma che privatizza indiscriminatamente i servizi pubblici locali.
Le Organizzazioni Sindacali ribadiscono la loro contrarietà alla riforma, forti del sostegno dello sciopero unitario che ha visto l’adesione dell’90% delle lavoratrici e dei lavoratori del settore igiene ambientale.
Purtroppo, anche in questa giornata, registriamo la totale assenza del necessario confronto con le Parti sociali che, soprattutto, nella stesura del regolamento attuativo sarebbe stato necessario. Purtroppo, anche oggi è accaduto che, come nella legge di riforma, anche il regolamento viene calato dall’alto, senza alcuna partecipazione e coinvolgimento delle migliaia di operatori del settore.
Fortunatamente però oggi si e’ conclusa definitivamente la trattativa con Fise/Assoambiente (Igiene Ambientale privata), con la firma unitaria del contratto, che rafforza notevolmente la garanzia occupazionale nel settore.
Siamo convinti, non avendo ancora letto il testo, che la salvaguardia delle clausole sociali e del ciclo integrato dei rifiuti siano presenti anche nel regolamento approvato oggi dal Governo e nel combinato disposto tra la legge Ronchi e il Testo ambientale 152/2006, perché sono un elemento fondamentale per una gestione efficace ed efficiente del settore, ed una garanzia essenziale per i lavoratori e le lavoratrici.
Ci riserviamo di esprimere un giudizio definitivo sul regolamento una volta studiato il testo approvato oggi in Consiglio dei Ministri e nel momento in cui potremo avviare il confronto col Ministero dell’Ambiente per “saldare” alla legge le clausole sociali.
Auspichiamo, infine, che il Governo voglia aprire un vero tavolo di confronto con le Parti che quotidianamente lavorano su un settore così importante per la salute pubblica e l’ambiente, abbandonando una linea decisionista che, oltre ad impedire il dialogo, non produce risultati per i cittadini, per i lavoratori e le lavoratrici del settore
Roma 17 dicembre 2009
Le Segreterie Nazionali FP CGIL FIT CISL UILT FIADEL
“Il Ministro Brunetta inaugura il 2010 con un’altra delle sue bordate eversive. Dalle riforme solo annunciate, alla reazione urlata”. Con queste parole, Carlo Podda, Segretario Generale dell’Fp Cgil Nazionale, replica alle dichiarazioni di stamane del Ministro della Funzione Pubblica.
“Con la crisi economica che diventa emergenza sociale ed il dramma dei licenziamenti e della cassa integrazione – continua Podda – invocare la modifica della prima parte della Costituzione, soprattutto dell’art 1, mi sembra davvero paradossale. Ha ragione il Presidente Napolitano a difendere le regole ed i valori fondanti la nostra Repubblica, che sono contenuti in quella prima parte della Costituzione che irrita tanto Brunetta”.
“Già in occasione dello sciopero generale di tutti i comparti pubblici dell’11 Dicembre sostenemmo la necessità di una mobilitazione in difesa della nostra Carta e dei suoi valori. Qualora non fossimo difronte all’ennesima operazione mediatica – aggiunge il Segretario Generale dell’Fp Cgil- e nell’esecutivo ci fosse davvero l’intenzione di modificare la nostra Costituzione nelle sue fondamenta, sappiano Brunetta ed il Governo che troveranno una risposta netta, generalizzata, di quel sindacato ed di quel movimento dei lavoratori che sono stati tra i protagonisti della conquista della nostra Repubblica, e come è spesso accaduto saranno per l’ennesima volta gli anticorpi della nostra democrazia”.
“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro – conclude Podda – Brunetta se ne faccia una ragione.”
Roma, 2 Gennaio 2010
Il 15 luglio la Funzione Pubblica CGIL, insieme alla Confederazione e alla FLC, organizza un presidio a Piazza Navona davanti al Senato della Repubblica, per continuare la mobilitazione contro la manovra del Governo.
Su questa manovra iniqua, sbagliata, che deprime lo sviluppo del Paese, che taglia servizi ai cittadini, che nega il diritto al rinnovo dei contratti nazionali a 3 milioni di lavoratrici e lavoratori, il Governo ha deciso di porre la fiducia.
Si mette in discussione ormai la coesione sociale nel nostro Paese e il Parlamento viene svuotato del suo ruolo.
A fronte delle proteste che vengono dai settori più diversi, istituzionali e sociali, il Governo ha scelto la strada della fiducia per nascondere le sue debolezze e la sua incapacità a trovare soluzioni per uscire dalla crisi.
Noi non ci rassegnamo, continueremo la nostra mobilitazione in difesa dei diritti del lavoro e di cittadinanza.
Roma, 8 Luglio 2010
Se non fosse stata lanciata da autorevoli agenzie di stampa, la notizia appresa nel pomeriggio, secondo la quale il Ministro della Salute Ferruccio Fazio, in riferimento agli incresciosi episodi di esclusione dalla donazione di sangue di persone dichiaratamente omosessuali, avrebbe chiesto al Consiglio Superiore di Sanità di “chiarire gli ambiti interpretativi delle norme europee e nazionali in merito ai ‘comportamenti a rischio’ che possono determinare l’esclusione permanente o temporanea dalla donazione del sangue”, potrebbe sembrare uno scherzo di cattivissimo gusto.
Il chiarimento lo diamo noi, al Ministro: gli omosessuali non sono soggetti a rischio in quanto tali, almeno non più di quanto lo siano gli eterossesuali.
Caro Ministro, di “comportamenti a rischio” vediamo solo il suo, che così facendo asseconda le peggiori pulsioni omofobiche, il bigottismo e il clima di intolleranza che, nei confronti delle tante diversità, vive il Paese.
Roma, 23 Luglio 2010
Al Direttore dell’ Avvenire
Dr. Marco Tarquinio
Egregio Direttore
ho letto, come molte altre donne, l’articolo odierno di Graziella Melina dal titolo “Consultori, nel Lazio, una riforma ad ostacoli” e le chiedo la possibilità di intervenire sul tema, soprattutto perché, come la giornalista ha ben evidenziato, la discussione aperta dalla proposta di legge cd. “Tarzia” rischia di assumere una valenza che va ben oltre il suo naturale ambito territoriale.
Innanzitutto vorrei illustrarle sinteticamente le motivazioni che annoverano, fra gli oppositori a questa proposta di legge, anche la Funzione Pubblica Cgil, che rappresenta le operatrici e gli operatori del Servizio Sanitario Nazionale.
Vi sono due serie di osservazioni e critiche che intendiamo avanzare: la prima riguarda l’impianto politico-culturale della proposta, le finalità che si prefigge, gli strumenti che prova a mettere in campo, le sue compatibilità con la Costituzione e le leggi nazionali, la seconda afferisce, invece, ai modelli organizzativi ed al processo di privatizzazione dei consultori che il PL. “TARZIA” prefigura.
La proposta si struttura, a nostro giudizio molto ideologicamente, su almeno due grandi affermazioni aprioristiche: il valore primario, oseremmo dire, esclusivo, della famiglia fondata sul matrimonio e la tutela della vita nascente e del figlio concepito come membro della famiglia. E’ sulla base di queste affermazioni dogmatiche che è costruita l’impalcatura.
Sulla prima affermazione, che oltretutto supera e di molto anche legislazioni “ideologicamente” molto spinte, quali quella, ad esempio, della regione Lombardia, concentro il mio primo giudizio critico: categorizzare le coppie solo attraverso il riconoscimento dell’unica forma plausibile (per l’On. TARZIA) del matrimonio, di fatto esclude dal novero degli interventi sanitari e di sostegno il resto del mondo. Ai singoli, alle coppie di fatto, alla famiglia non sancita dal matrimonio la proposta di legge limita fortemente l’accesso ai diritti costituzionali.
Sulla seconda affermazione, quella cioè della tutela della vita nascente, la PL Tarzia fa carta straccia della normativa di riferimento nazionale e, molto ideologicamente, abbandona, rende totalmente residuale una delle funzioni primarie dei consultori: la tutela della salute della donna e del prodotto del suo concepimento.
Non è questione nominalistica né, tantomeno, lessicale: la tutela della salute della donna non è più obiettivo primario dei consultori (almeno per quelli pensati dall’On. TARZIA).
Rispetto poi, alle questioni organizzative e alla sostanziale privatizzazione dei consultori devo dire che la proposta di legge parte da una considerazione preventiva totalmente sbagliata: il disconoscimento totale della primazia pubblica di un servizio alla persona, così come definito nei Livelli Essenziali di Assistenza e del lavoro qualificato e prezioso in termini di garanzia costituzionale degli operatori pubblici.
Arrivare ad affermare che pubblico e privato nell’erogazione del servizio di consulenza familiare sono la stessa cosa è aprire, di fatto, alla totale privatizzazione dei servizi, oltretutto, con caratteristiche di liberalizzazione limitata alle sole associazioni familiari a caratteristiche sicuramente non “laiche”.
A prescindere dai rischi di dequalificare l’intervento, di renderlo obbligatoriamente di parte, v’è tutta la questione delle professionalità sanitarie e socio assistenziali che, nel pubblico sono sottoposte a rigide regole di accertamento e di verifica della qualità che, ovviamente, non sono uguali né simili nell’erogatore privato.
In fondo aggiungo la questione dei finanziamenti: c’è bisogno di rilanciare l’attività dei consultori, di potenziarne le capacità di intervento, di meglio garantire l’erogazione delle prestazioni. A tutto ciò la proposta di legge offre non una soluzione, ma un’ulteriore elemento di distruzione, di abbassamento della qualità prefigurando una divisione delle risorse, tutte da ricercare, fra erogatori pubblici e privati.
Un’ultima considerazione (ve ne sarebbero molte altre in verità) la avanziamo rispetto l’articolo 26 del PL TARZIA che prevede l’istituzione di comitati bioetici le cui finalità sono quantomeno ambigue .
Il combinato fra la mancata definizione di “norme bioetiche” alle quali questi fantomatici Comitati dovrebbero rifarsi con la possibilità affidata a tali organismi di verificare e decidere in merito ai servizi forniti dai singoli consultori, lascia prefigurare una gestione del sistema dei servizi totalmente in balia di interpretazioni morali, etiche di chi (chi?) entrerà a far parte di questi comitati.
La legge nazionale ha normato e definito gli interventi, ha disciplinato le attribuzioni ed i servizi che i consultori familiari devono assicurare, la proposta TARZIA affida tutto ciò ai comitati.
Le chiedo: è o no, questa una violazione dell’articolo 117 della Costituzione che affida allo Stato la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali?
Tante ancora le osservazioni che potremmo avanzare sulla proposta, troppo lo spazio che ho già occupato.
Egregio Direttore
nel ringraziarla anticipatamente dell’attenzione prestata le chiedo preventivamente la disponibilità ad avviare un confronto per un dibattito aperto su questo tema, magari in una prossima nostra iniziativa pubblica alla quale potremmo invitarla con sincero piacere.
Cordialmente
Rossana Dettori
Segretaria Generale Fp Cgil
Roma 21 ottobre 2010
Pubblichiamo il testo dell’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Comitato Direttivo della Fp Cgil del 20 marzo scorso.
O.d.g.
Il Direttivo Nazionale della Funzione Pubblica CGIL esprime la preoccupazione della Categoria per la sorte di Ajana – l’interprete del giornalista Mastrogiacomo sequestrato ed ancora in mano ai Talebani) e di Rahmatullah (Responsabile afgano dell’ospedale di Emergency a Lashkar GAH, in mano alle forze governative Afgane): di tutti e due non si hanno ancora notizie.
La FP CGIL manifesta la propria solidarietà a tutti gli operatori dell’informazione e di Emergency che operano in Afganistan e chiede al Governo di non ridurre la propria iniziativa per ottenerne la liberazione.
Invita inoltre tutte le compagne ed i compagni della Funzione Pubblica a sottoscrivere l’appello sul sito di Emergency per la loro liberazione.
29 marzo 2007
L’accordo politico raggiunto stamane dalla maggioranza sulla stabilizzazione dei Precari nel pubblico impiego è, finalmente, un buona notizia.
E’ un primo risultato importante, frutto della mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici.
Ora attendiamo di vedere il testo, che deve essere chiaro, non lasciare spazio ad interpretazioni da parte di chicchessia e che non dia adito a soluzioni pasticciate.
Un provvedimento limpido, che sani la piaga del lavoro precario e renda migliori i servizi ai cittadini, sarebbe un primo passo in avanti nella vertenza in atto e il primo atto concreto in attuazione del Memorandum sul lavoro pubblico.
Roma, 30 ottobre 2007
Le Segreterie Nazionali FP CGIL, CISL FP, UIL FPL e UIL PA si sono riunite per valutare lo stato della vertenza sulla riforma del rapporto di lavoro pubblico, sul rinnovo dei CCNL, sulla riorganizzazione e sulla riqualificazione dei servizi.
E’ necessario prendere atto che la mobilitazione articolata per comparti non ha prodotto sin qui un reale avvio del confronto né col Governo né con le Regioni né con i Comuni; che le risorse stanziate continuano ad essere quelle fino ad oggi considerate insufficienti; che vengono avanzate proposte di superamento del CCNL per le AA.LL. e la Sanità nonché ipotesi di elargizione unilaterale dei benefici contrattuali e che sono stati riconfermati i tagli alle risorse della contrattazione integrativa previsti dalla legge 133/2008.
Per questi motivi si rende necessario riproporre l’insieme di questi problemi ad un tavolo più generale che veda il coinvolgimento, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, di tutte le controparti pubbliche.
Allo scopo, quindi, di ottenere l’avvio di questo negoziato e l’individuazione di soluzioni utili a risolvere le questioni evidenziate, le Segreterie Nazionali hanno deciso di avviare, nei tempi più brevi consentiti dalla legge, le procedure per lo svolgimento di tre giornate di sciopero che avranno luogo in tre distinte date: una per il Nord, una per il Centro e una per il Sud e le Isole.
Dopo questa prima tornata, in assenza di adeguate risposte da parte di tutti gli interlocutori, le OO.SS. saranno costrette a proclamare, prima dell’approvazione della Legge Finanziaria, una ulteriore giornata di sciopero con manifestazione nazionale.
FP CGIL Carlo Podda – CISL FP Rino Tarelli – UIL FPL Carlo Fiordaliso – UIL PA Salvatore Bosco
Roma, 9 ottobre 2008
COMUNICATO STAMPA
di Carlo Podda, Segretario Generale Fp Cgil
Riteniamo che, pur in presenza della convocazione delle organizzazioni sindacali a Palazzo Chigi sul protocollo d’intesa relativo al pubblico impiego, non vi sia alcuna ragione per sospendere gli scioperi.
Gli scioperi sono stati dichiarati sulla base di una piattaforma unitaria che chiedeva aumenti il più vicino possibile all’inflazione reale.
Ci sono stati proposti aumenti che sono meno della metà dell’inflazione realisticamente prevista, quindi noi confermiamo gli scioperi interregionali previsti per il 3 il 7 e il 14 novembre.
Come sempre la CGIL non abbandonerà il tavolo negoziale ed in quella sede valuterà nel merito l’eventuale evolversi della situazione.
Roma, 28 ottobre 2008
A proposito delle odierne esternazioni del Ministro della Funzione Pubblica sull’effettiva restituzione del maltolto nell’accordo sottoscritto a Palazzo Chigi e poi all’Aran per il contratto dei ministeri, mi pare utile sottolineare alcune incongruenze.
Mi augurerei che gli accordi sottoscritti fossero meno imponderabili di una partita di calcio, giacchè traspare da quanto dichiarato, che l’esito finale sul recupero delle risorse è legato all’emanazione di una circolare ancora in divenire, e quindi, per definizione incerto.
Del resto è lo stesso amico Baratta, segretario confederale CISL firmatario di quell’accordo, che dice spingendosi ancora oltre, che per rendere esigibile quell’accordo è necessario addirittura fare una legge.
Sarebbe la prima volta negli ultimi 14 anni! Ma tant’è.
Domanda: ma siamo sicuri che i firmatari dell’accordo abbiano letto e sottoscritto il medesimo testo?
La nostra risposta è che ambiguità e bizantinismi sono intrinseci a quell’accordo e che noi abbiamo fatto bene a non firmare.
Roma, 19 novembre 2008