Sanità: Ministro Turco NAS nelle scuole – Comunicato stampa di Rossana Dettori, Segretaria Nazionale Fp Cgil

Pubblichiamo di seguito il testo del comunicato stampa
 
La Ministra Della Salute Livia Turco continua a stupire! Dopo le affermazioni di “benevola” attenzione, nel corso della trasmissione Porta a Porta, all’iniziativa lanciata dal Sindaco di Milano del “Kit fai da te” per genitori che, improvvisatisi terapeuti, dovrebbero sottoporre i figli (da convincere come?) ad alcuni test per avere la certezza che non sono “drogati”, arriva da Milano, durante la celebrazioni per l’ 80esimo anniversario dell’AVIS, la nuova strabiliante idea: previa proposta al collega Fioroni (per rispetto istituzionale!), si potrebbero inviare in attività ispettiva i Nas, nelle scuole con funzioni antidroga.

Se “l’attenzione” alla proposta della Moratti lasciava sconcertati per l’implicita ammissione che il paese sembra ormai privo di un qualsivoglia modello di welfare, questa seconda “intuizione” esaspera il quadro.

Il ruolo educativo della scuola e dei servizi pubblici deputati a svolgere funzioni di prevenzione nei confronti dei giovani e degli stili di vita pericolosi per la salute, vengono di fatto disconosciuti, lasciando spazio al vecchio e “rassicurante” metodo repressivo!
La FP CGIL, conscia che né un esasperato allarmismo sociale nè la pura azione repressiva dell’eventuale consumo episodico (tra l’altro, non dovrebbe essere il fumo tout court vietato nei pubblici uffici?) nelle scuole siano gli strumenti da utilizzare per rendere i giovani consapevoli dei rischi connessi all’uso di sostanze, legali ed illegali, chiede alla Ministra se non sia invece il caso di intervenire con maggiore attenzione e adeguate risorse nei confronti di quei servizi, deputati alla prevenzione ed alla cura, che ora versano in stato di cronica sofferenza. Stiamo parlando dei Ser.T che sono – per mandato istituzionale – deputati a realizzare, in collaborazione con altri enti e altre istituzioni, le azioni di prevenzione rispetto al consumo di sostanze e le azioni di accompagnamento dei giovani e delle loro famiglie nei percorsi diagnostici e di cura.

Il costante depauperamento dei Ser.T. (sia in termini di dotazioni organiche che di risorse assegnate) non pare invece allarmare la Ministra.

Roma, 28 maggio 2007

Sanità Pubblica e Privata: Lavoratori senza contratto da 24 mesi: 4 febbraio manifestazioni in tutti i capoluoghi – Comunicato stampa unitario

Pubblichiamo di seguito il testo del comunicato stampa unitario: Lavoratori della sanità pubblica e privata senza contratto di lavoro da 24 mesi Il 4 febbraio 2008 manifestazioni in tutti i capoluoghi di regione davanti gli Assessorati alla salute.

Agli Organi di stampa nazionali e locali

Informiamo tutti gli organi di stampa che i lavoratori della sanità pubblica e privata d’Italia sono senza contratto di lavoro da oltre 24 mesi.

La responsabilità di questo ritardo è da imputare per i lavoratori della sanità pubblica, alle Regioni, che dopo 24 mesi ancora non sbloccano la situazione, peggio non applicano l’intesa del 29 maggio 2007 che prevedeva l’incremento contrattuale per tutti i lavoratori pubblici.

Le Regioni propongono un incremento economico di 90 euro contro i 101 medi mensili concordati con loro e il Governo e le associazioni datoriali del settore privato negano addirittura il diritto al rinnovo contrattuale.

FP CGIL CISL FP UIL FPL denunciano l’atteggiamento irresponsabilmente dilatorio dei soggetti istituzionali e datoriali che, ritardando i tempi del rinnovo contrattuale, pongono a grave rischio la garanzia di esigibilità di un bene primario – la salute dei cittadini.

Per queste ragioni

LUNEDI’ 4 FEBBRAIO 2008
in tutti i capoluoghi di regione d’Italia manifestano i lavoratori e i delegati sindacali della sanità pubblica e privata per chiedere il rinnovo del contratto subito e nei termini già previsti dagli accordi siglati.

Dove saremo:

In Abruzzo a Pescara con un presidio davanti l’Assessorato
In Basilicata a Potenza davanti la sede della Giunta regionale
In Calabria a Reggio con un presidio presso la sede della Giunta
In Campania con presidi davanti le direzioni generali delle strutture sanitarie di tutte le province
In Emilia Romagna a Bologna per occupare la sede della Presidenza regionale, che svolge anche la funzione di presidenza della Conferenza delle Regioni
In Friuli Venezia Giulia a Trieste con un presidio davanti al Giunta regionale
In Lazio a Roma con una manifestazione davanti la sede della Regione
In Liguria a Genova con un presidio davanti la sede dell’Assessorato alla salute
In Lombardia a Milano con un presidio davanti al sede della regione – il pirellone – con tutti i lavoratori dei settori pubblici e privati senza contratto e con la presenza dei segretari generali di CGIL FP CISL FP UIL FPL
Nella Marche ad Ancona con una manifestazione davanti la sede dell’Assessorato alla salute
Nel Molise a Campobasso con un presidio di lavoratori di tutte le province
Nel Piemonte a Torino con una manifestazione davanti la sede della Giunta
Nella Puglia a Bari con un corteo che sfila per le vie della città e arriva davanti al sede dell’Assessorato alla salute
In Sardegna a Cagliari con una manifestazione davanti l’Assessorato
In Sicilia a Palermo con un’importante assemblea pubblica aperta
In Umbria a Perugia con un presidio davanti l’Assessorato alla salute
In Veneto a Venezia con un corteo di macchine che sfileranno lentamente sul Ponte della libertà, che collega Venezia alla terraferma
 

Roma, 1 febbraio 2008

Sanità: PRECARI IRCCS – stabilizzazione – legge regionale Liguria. Dichiarazione di Sandro Alloisio, coordinatore nazionale IRCCS della FP CGIL

Approvata la legge Regionale della Liguria per la stabilizzazione dei precari della ricerca dirigenza e comparto ( L.Rg. 21 Ottobre 2009 N. 42)

La FP CGIL esprime soddisfazione per l’avvenuta approvazione della legge Regionale della Liguria che permetterà di sabilizzare i 250 ricercatori degli IRCCS Liguri.

Questo infatti è l’ipegno assunto dal presidente della Regione Liguria nella riunione che si è tenuta il 15 gennaio per illustrare i contenuti della legge, ai precari ai direttori generali degli IRCCS, e alle OO.SS.

Tutto questo è il frutto di una forte battaglia condotta dai precari, dell’impegno e del sostegno che la FP CGIL ha prodotto per dare soluzione a questo problema, assumendosi la responsabilità di sottoscrivere da sola l’accordo con la Regione Liguria che ha reso possibile il raggiungimento di questo risultato.

La FP CGIL è fermamente convinta che il valore di questa legge va oltre lo specifico della stabilizzazione dei precari degli Istituti Liguri, l’approvazione di questa norma infatti fa uscire finalmente dalle nebbie in cui la legge 288/03 aveva fatto finire gli IRCCS, non permettendo loro di procedere all’assunzione di personale di ruolo a tempo determinato da destinare alla ricerca.

Con l’approvazione di questa legge regionale gli IRCCS potranno tornare infatti a poter ridefinire le dotazioni organiche del personale che fa ricerca, e istituire i posti da mettere a concorso pubblico.

Vogliamo sperare che questa inversione di rotta fatta dal governo, la legge infatti è stata approvata esplicitamente e non per decorrenza dei termini, sulla stabilizzazione dei precari della ricerca sanitaria, possa portare anche ad un ripensamenteo generale sul precariato, e a un più attento approccio ai problemi della ricerca sanitaria in Italia a cominciare dall’aumento dei finanziamenti messi a disposizione.

Roma 18 gennaio 2010

 

Sanità Pubblica: ipotesi CCNL dirigenza STPA. Comunicato unitario

 
Si è svolto oggi all’ARAN un incontro per la sottoscrizione di alcune errata corrige al testo delle ipotesi di CCNL del personale della dirigenza Sanitaria, Professionale Tecnica ed Amministrativa del Servizio Sanitario Nazionale (e in contemporanea anche della dirigenza medica e veterinaria), relative al biennio economico 2008-2009 e alla cosiddette “Code” ex art. 29 ccnl 17.10.2008.
 

 

Napoli: Operatori sanitari dell'Asl 1 senza stipendio. Comunicato stampa di Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale Fp Cgil

I lavoratori della Asl n.1 di Napoli sono in lotta contro il mancato pagamento degli stipendi, con presidi in tutti i distretti sul territorio e con assemblee indette dalle organizzazioni sindacali (da martedì è occupata la Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria).

La Segreteria Nazionale dell’Fp-Cgil ritiene che tutti i soggetti coinvolti (Regione Campania, Ministero dell’Economia, della Salute e del Welfare) debbano immediatamente intervenire sulla gravissima vicenda che colpisce i lavoratori e indebolisce ulteriormente i servizi offerti ai cittadini per ripristinare condizioni di normalità nell’attività sanitaria dell’Asl campana. Un attacco senza precedenti ai diritti dei lavoratori e al servizio sanitario.

Se non si sblocca in giornata la drammatica situazione, la Segreteria Nazionale dell’Fp-Cgil, unitariamente alle strutture sindacali nazionali e locali delle altre organizzazioni sindacali e insieme alle strutture aziendali, concorderà ulteriori iniziative di lotta e di mobilitazione per permettere ai lavoratori di avere il riconoscimento della retribuzione cosi’ come previsto dal Ccnl e dalla Costituzione Italiana, e il ripristino delle attività erogate a tutela del diritto alla salute dei cittadini.

Roma, 29 Aprile 2010

Manovra – Sanità: il Ministro Fazio incontra i sindacati. Garantire l'investimento di 1,1 miliardi di euro sul "Patto per la Salute". Le proposte della Fp Cgil. Comunicato stampa di Cecilia Taranto Segretaria Nazionale Fp Cgil

Abbiamo già espresso un giudizio nettamente critico sull’intera manovra finanziaria tanto che per domani la Cgil ha proclamato lo sciopero generale e in decine e decine di piazze si svolgeranno manifestazioni di protesta di lavoratori e cittadini.

Ciò che evidenzieremo oggi pomeriggio al Ministro Fazio, nell’incontro con le organizzazioni sindacali da lui convocato, saranno le proposte di modifica che riguardano il Servizio Sanitario Nazionale e il comparto della sanità pubblica.

Partendo dal presupposto che la manovra incide pesantemente sul diritto alla salute dei cittadini, la Fp Cgil chiederà al Ministro di impegnarsi, attraverso gli emendamenti del Governo, per assicurare: 

 

  • l’intero importo di 550 milioni di euro a completamento del finanziamento previsto per il “Patto per la Salute” per l’anno 2010 e la garanzia della copertura per l’anno 2011, senza la riduzione di ulteriori 600 milioni. 
  • Che i risparmi previsti dall’operazione di razionalizzazione della spesa farmaceutica restino nelle disponibilità dei servizi sanitari regionali per contribuire al contenimento della spesa e al miglioramento dei singoli bilanci regionali.
  • Una valutazione attenta e misurata delle ricadute che la “stretta” sul patto di stabilità per Regioni e Comuni avrà sui servizi sanitari regionali, a cominciare da quelle Regioni sottoposte a piano di rientro o comunque in difficoltà finanziaria.

 
Al Ministro della Salute, infine, ribadiremo la nostra ferma opposizione a tutti quegli interventi che riguardano complessivamente i dipendenti pubblici, le loro retribuzioni, le loro pensioni, la contrattazione collettiva nazionale, il blocco del turn over e il licenziamento del 50% dei lavoratori precari.

Il Ministro Fazio sa bene che quest’ultima sciagurata previsione inciderà drammaticamente non solo sulla vita di 20.000 precarie e precari del SSN, ma anche sui servizi forniti ai cittadini e sulle prestazioni sanitarie che le ASL assicurano: dalle emergenze all’assistenza ai malati, dai servizi territoriali alle prestazioni a disabili e non autosufficienti.

Roma, 24 Giugno 2010

Part-time – bozza di parere legale su articolo 16 legge 183/2010 (cd. "collegato lavoro)

Sulle novità introdotte dall’articolo 16 della legge 183/2010 stiamo riscontrando iniziative disomogenee da parte delle ASL: verifichiamo comportamenti che vanno dall’assunzione unilaterali di decisioni a tentativi di interlocuzione con il sindacato per accordi condivisi (pur nelle limitazioni imposte dal collegato lavoro e dalla legge 122/2008).

Senza entrare nuovamente nel merito delle decisioni assunte dal Governo e dalla maggioranza Parlamentare con la legge 183/2010, riteniamo utile offrirvi una bozza di parere legale (trasmessaci dalla Fp Cgil Emilia Romagna, ma ancora informale) dello Studio legale Associato Piccinini/Sacco di Bologna su tutta la questione del part-time.

Dalla lettura del parere emergono in maniera evidente almeno tre questioni:

– Una nuova eventuale valutazione sui part-time antecedenti al 25 Giugno 2008, data di entrata in vigore del decreto Legge 112/2008 (primo intervento legislativo sull’istituto del part-time) , deve avvenire “nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede” e, anche sulla base di sentenze già emanate dalla Giustizia Ordinaria, per negare la concessione del part-time, non basta il richiamo a generiche esigenze di servizio, ma occorre una motivazione dettagliata e contestualizzata sui pregiudizi organizzativi che giustificherebbero il diniego alla concessione.

– L’ambiguità del citato articolo 16 si sostanzia proprio nel riferimento alle “categorie privatistiche inquadrabili nello schema negoziale (correttezza e buona fede)” …….e nell’attribuzione alle amministrazioni della capacità di emanare autoritativamente ed unilateralmente atti che intervengono sui contenuti di un “rapporto contrattuale già concluso secondo(appunto) gli ordinari schemi privatistici”

– L’incompatibilità della norma, non solo rispetto ai pronunciamenti della Corte Costituzionale, ma anche nei confronti della Giustizia Europea, dei pronunciamenti e delle direttive dell’Unione Europea che, nello specifico, impone agli Stati di “facilitare lo sviluppo del lavoro parziale su base volontaria e di contribuire all’organizzazione flessibile dell’orario di lavoro”

Le conclusioni alle quali arriva la citata bozza di parere legale prefigurano la possibilità, da valutare caso per caso, di ricorrere al giudice del lavoro per una lettura costituzionalmente orientata della norma.

Ritenendo, quindi, di fare cosa utile, vi alleghiamo, per il solo uso interno, la citata bozza di parere non prima di aver offerto un’ultima breve considerazione.

Nel Servizio Sanitario Nazionale, secondo il conto annuale del 2009, operano 635.473 professionisti (fra medici e comparto), 384.767 dei quali sono donne; 13.250 sono i part-time inferiori al 50%, dei quali 11.723 sono fruiti da donne; 45.000 circa, invece, sono i part-time superiori al 50%, 43.300 dei quali fruiti da donne.

Complessivamente, quindi, il collegato lavoro (e la legge 122/2008) interviene, per ciò che attiene il Servizio Sanitario Nazionale, sui circa 58.000 part-time attivi alla fine del 2009, 55.000 dei quali sono rivolti alle lavoratrici del Servizio Sanitario Nazionale

Una norma, anche alla luce di questi dati, che si caratterizza sempre più per essere stata pensata ed assunta principalmente contro le lavoratrici, contro le donne, contro quelle stesse donne lavoratrici già abbondantemente colpite da una serie di interventi legislativi tutti tesi a restringere la sfera dei diritti di genere e delle pari opportunità (l’innalzamento dell’età pensionabile fra tutti).

Vi terremo ovviamente informati sugli sviluppi della vicenda specifica del part-time, e, soprattutto su eventuali ulteriori iniziative di informazione e denuncia che, a nostro giudizio, si rendono a questo punto necessarie.

Il Coordinatore Nazionale Fp Cgil Sanità Fabrizio Rossetti

Roma, 6 Aprile 2011

 

Sanità – Riforma della medicina penitenziaria

Riforma della medicina penitenziaria – Lettera di Rossana Dettori Segretaria Nazionale Fp Cgil al Ministro della Salute On. Livia Turco.
 
Pubblichiamo di seguito il testo della lettera

Al Ministro della Salute
On. Livia Turco

Egregia Ministra,
apprendiamo, con estrema preoccupazione, che sull’applicazione della riforma della medicina penitenziaria e del doveroso trasferimento delle funzioni di assistenza dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale, così come disposto dal decreto legislativo 230/99, gli approfondimenti esperiti dai Sottosegretari delegati stanno per produrre una ipotesi di percorso che giudichiamo riduttiva, confusa ed assolutamente non rispondente ai principi ispiratori della legge 419/98.
La garanzia di esigibilità del diritto universale alla salute anche nei luoghi di detenzione verrebbe, infatti, fortemente lesa nell’ipotesi in cui, così come prefigura la discussione interna ai due Dicasteri, si procedesse al solo trasferimento delle funzioni relative alla medicina specialistica mantenendo nelle responsabilità della Giustizia tutta la medicina di base.
Peraltro, l’articolo 2, comma 2, del Decreto legislativo 230/1999, indica chiaramente che:” L’assistenza sanitaria ai detenuti e agli internati e’ organizzata secondo principi di globalità dell’intervento sulle cause di pregiudizio della salute, di unitarietà dei servizi e delle prestazioni, di integrazione della assistenza sociale e sanitaria e di garanzia della continuità terapeutica.”
L’ipotesi di procedere ad un trasferimento solo parziale delle competenze della medicina penitenziaria, rappresenterebbe non solo un sostanziale passo indietro rispetto ad una legge fortemente voluta dai Governi in carica nella XII° legislatura, ma striderebbe in maniera macroscopica finanche con l’attuale assetto costituzionale che assegna allo Stato la definizione dei principi fondamentali del servizio sanitario nazionale e la determinazione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria e conferisce alla Regioni la competenza esclusiva sulla programmazione, sull’organizzazione ed il controllo del sistema sanitario, senza competenze residue per il Governo centrale.
V’è, inoltre, in quella nefasta prospettiva, la riproposizione di un sistema sanitario penitenziario che di fatto subordina il diritto alla salute per le persone in stato di privazione della libertà personale alla verifica della compatibilità con presunte esigenze securitarie; tradizionalmente in carcere il diritto alla salute ha sempre trovato un limite, laddove iniziano a sostanziarsi problemi alla sicurezza.
Infine, siamo convinti che l’assunzione completa delle competenze e delle responsabilità da parte delle regioni, nella programmazione e nell’organizzazione, del servizio sanitario nelle carceri, nella “leale collaborazione tra le istituzioni” possa costituire una vera inversione di tendenza e l’inizio di una politica volta a garantire anche ai cittadini reclusi livelli essenziali di assistenza sanitaria, quanto meno nella stessa misura e della stessa qualità riservata ai cittadini.
E quindi, Signora Ministra, evidenziandole lo scarto che avvertiamo fra il valore politico e sociale del tema che si sta trattando e l’ipotesi di soluzione che si sta via via prospettando (ipotesi, oltretutto, giocata tutta sulle sole esigenze dell’Amministrazione Penitenziaria e sulla pelle dei cittadini ristretti), le chiediamo con forza un suo autorevole intervento teso a ri-orientare la discussione in atto sulla direttrice individuata dalla riforma del 1998 e dal decreto legislativo 230/99.

Nello specifico la Fp Cgil rivendica:

Il trasferimento alle Regioni, con vincolo di destinazione, di tutte le risorse finanziarie oggi nella disponibilità del Ministro della Giustizia per la sanità penitenziaria, adeguandole nella loro consistenza, in modo di garantire i livelli essenziali di assistenza sanitaria per tutti i detenuti, adulti e minori, di tutte le tipologie e condizioni di restrizione;
l’apertura di un tavolo di concertazione con le organizzazioni sindacali confederali per l’avvio di un garantito processo di trasferimento del personale sanitario, allo stato attuale impegnato nello svolgimento delle attività sanitarie penitenziarie, nei ruoli dei servizi sanitari regionali;
il trasferimento alle competenze regionali delle convenzioni in atto tra il personale sanitario ed il Ministero della Giustizia per essere riordinate dalle Regioni nel rispetto degli attuali istituti normativi vigenti nel Servizio sanitario nazionale;
il trasferimento alle regioni della documentazione clinica riguardante i detenuti insieme agli strutture logistiche ed alla strumentazione diagnostica attualmente in uso all’amministrazione penitenziaria;
la messa a disposizione delle regioni delle sedi interne ed esterne al carcere utilizzate per lo svolgimento delle attività di cura e riabilitazione, compresi i centri clinici;
l’avvio di un processo di concertazione fra il servizio sanitario regionale, le ASL, i Provveditorati Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria e le Direzioni degli Istituti di Pena per stabilire criteri e procedure di gestione del servizio e per individuare i necessari rapporti di collaborazione istituzionale sul tema;
favorire la discussione e la necessaria approvazione nella Conferenza Stato-Regioni del progetto obiettivo a suo tempo predisposto in applicazione dell’articolo 5 del citato decreto legislativo.
Ultimo, ma non per importanza, v’è da affrontare e risolvere il grande tema della salute mentale e della gestione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari espunto, a quanto ci risulta, finanche dalla discussione in atto fra i Sottosegretari delegati.
Nel rinnovare, quindi, la richiesta di incontro già avanzata precedentemente dalla scrivente organizzazione sindacale l’occasione è gradita per porgere distinti saluti.

Roma, 24 gennaio 2007

Documentazione

Agenzie regionali per la protezione ambientale. Un parto difficile ed una vita stentata

A cura di Marcello Panarese 

Il referendum del 1993, che tolse alla ASL la competenza sui controlli ambientali, spinse il legislatore a promulgare il D.L. 4 dicembre 1993, n. 496 “Disposizioni urgenti sulla riorganizzazione dei controlli ambientali e istituzione della Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente”, convertito in legge dall’art. 1, comma 1, L. 21 gennaio 1994, n. 61.
Sulla base di questa legge nazionale le regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano hanno istituito con proprie leggi le Agenzie regionali (o provinciali) per la protezione ambientale (ARPA o APPA), dando la propria interpretazione applicativa della norma nazionale. Ovvero inserendo esclusivamente le competenze previste o allargando il campo di intervento istituzionale a settori che la legge nazionale lasciava di competenza del Sistema Sanitario e nello specifico dei dipartimenti di prevenzione.
L’indirizzo governativo sulla protezione ambientale ha, successivamente portato l’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente (ANPA) a modificare parzialmente, con il D.Lgs. 30 luglio 1999, n. 300, la sua fisionomia organizzativa, ma più profondamente la sua impostazione di attività. Il cambio del nome da ANPA ad APAT (agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente ed i servizi tecnici) ridefinisce il modello di intervento sull’ambiente, legandolo a tutto il settore della difesa del suolo e della ricerca. Su questo argomento si apre la necessità di un confronto che merita un maggior approfondimento rispetto a quello che potrà essere qui svolto ed a cui si rimanda assumendolo come impegno futuro.
La stessa nascita delle ARPA (APPA) non è stata priva di contrasti e di difficoltà nel panorama nazionale ed ancora non si può dire che si sia conclusa a più di un decennio di distanza dal referendum, la fase istitutiva: quand’anche sono state istituite, le ultime nel 2002, le agenzie soffrono spesso di carenze strutturali, finanziarie o di dotazioni organiche. Queste ultime in alcune agenzie non sono ancora state definite!
La carenza che, tuttavia, si rivela essere predominante all’interno del panorama nazionale delle ARPA di più vecchia istituzione è quella della vera definizione degli obiettivi e della conseguente capacità di intervento sulle quali sono nate. La modifica del titolo V della costituzione, di contrastata applicazione, che sembra ricentralizzare verso il governo nazionale le competenze sull’ambiente, ed il citato cambio ANPA/APAT sembrano provocare in alcune regioni (vedi la Toscana) la voglia di cambiare la legge istitutiva della rispettiva ARPA.
Ma in generale, come si è udito al convegno di ASSOARPA del 23-24 giugno 2004 a Castel Bolognese, è tutto il sistema agenziale delle ARPA ad attraversare complessivamente una crisi di identità, di prospettive, di finanziamento e di capacità operativa. In attesa di fare un quadro nazionale sulla base delle risposte al nostro “questionario sulle ARPA”, la sensazione che nasce da segnali che giungono attraverso i compagni è di una diminuzione generale delle prestazioni pubbliche e della esternalizzazione anche di attività istituzionali.
Ciò non può che preoccuparci sia sul piano della tutela dell’ambiente e della salute, sia su quello occupazionale. Mentre sul primo problema si assiste al deperimento speculare di tutto il sistema della prevenzione sanitaria, su quello occupazionale le ARPA storiche, che fino ad ora hanno spesso operato utilizzando personale precario con contratti di lavoro dei più vari, non stabilizzano se non parzialmente i posti di lavoro.
Un altro problema di non poco conto, collegato strettamente a quanto sopra illustrato, è la tendenza delle regioni ad un nuovo centralismo regionale, con la concentrazione delle attività sensibili per il livello politico e di quelle specialistiche in centri di valenza regionale, impoverendo le attività dei dipartimenti provinciali ed il rapporto con il territorio che le strutture di prevenzione e protezione debbono avere dalla lettura di alcune delle stesse leggi istitutive delle ARPA emergono alcune considerazioni, sia di ordine generale che specifico.
Manca spesso, preliminarmente alla produzione legislativa, un ragionamento forte, una dichiarazione d’intenti, una proposta generale, un’idea guida che serva a meglio specificare per il futuro se sussiste e qual è il ruolo e la funzione delle ARPA.
Non solo è necessario ragionare su questo, ma è indispensabile affrontare una riflessione di prospettiva sul ruolo delle ARPA in quanto tutte queste agenzie sul piano nazionale – e nello specifico quelle nate da più tempo – mostrano la corda sul terreno della propria funzionalità e su quello del finanziamento. La questione non è risolvibile con una semplice elencazione di attività o collaborazioni, ma deve servire ad unire il ruolo dell’agenzia alla sua funzione istitutiva. Il modello generale dell’organizzazione territoriale delle agenzie ed i livelli minimi di articolazione di ogni struttura dipartimentale o di pari dignità, dovrebbero, a nostro avviso, essere indicati nelle leggi in modo da evitare che con semplici atti regolamentari si snaturino le competenze stesso o il legame fra dipartimenti provinciali e territorio, legando le suddivisioni territoriali ed i settori tecnici della struttura a quelle sanitarie ed amministrative. Ciò permetterebbe di incentivare il rapporto con le amministrazioni e gli organi statali verso le quali le strutture delle ARPA avrebbero una naturale proiezione e con le quali sarebbe possibile creare le necessarie sinergie di intervento: sia sul campo ambientale che su quello della prevenzione degli infortuni quasi mai alla sovrapposizione delle competenze di controllo corrisponde un aumento della tutela.
La nostra proposta deve essere quella di legare strettamente l’obiettivo della difesa delle matrici ambientali alla tutela della salute dei cittadini in forma preventiva, effettuata dalle ARPA in stretta collaborazione con le AUSL in quanto la maggior parte dei problemi nascono dal sostanziale fallimento della separazione della protezione ambientale da quella sanitaria.
A nostro avviso possono essere individuate, oltre a quelle già illustrate, le seguenti “motivazioni di crisi delle agenzie nel contesto politico istituzionale”, che porta al sotto finanziamento delle attività:

– un ripensamento sull’esistenza e sulla natura delle Agenzie (potremmo anche dire Agenzia perché le ARPA sono gli unici degli Enti funzionali delle Regioni ad avvicinarsi al modello anglosassone) e il concentrarsi di potere nei Dipartimenti Regionali o nelle strutture centralizzate a stretto contatto con il livello politico delle dirigenza regionale;

– una concentrazione eccessiva ed oggettiva di poteri nella figura del direttore generale che, fra l’altro, ha contribuito a determinare una gestione quasi “autarchica” e, spesso, non condivisibile del personale e dell’organizzazione agenziale;
– sul fronte delle ispezioni e dei controlli (fronte più esposto e delicato) un complesso di interessi ha fatto si che il potere di nomina degli UPG, nella prassi, diventasse quasi una forma di gestione del personale;

– il ritorno delle Provincie, nel corso degli ultimi anni in modo evidente in alcune regioni, ad un ruolo importante di programmazione intermedia con poteri reali in materia di ambiente e territorio, ha fatto si che si aprissero dei fronti di “conflitto” di competenza e ruolo con i Dipartimenti provinciali ARPA, molto spesso risolti per via negoziale in modo positivo: qui le leggi non sempre regolano, o vogliono regolare, le rispettive competenze, ruoli, e necessarie integrazione e interazioni;

– nel corso degli anni i rapporti con la Sanità (nonostante la sempre più diffusa consapevolezza dell’interazione tra ambiente e salute delle popolazioni) o non ci sono stati o sono stati sporadici e conflittuali, ma le ASL non sono in grado di effettuare i controlli in materia se non si integrano con ARPA;

– l’attività di educazione e formazione ambientale è fondamentale per l’azione di diffusione di comportamenti corretti di imprese, famiglie ed enti pubblici in materia ambientale e non può essere lasciata al solo settore privato del business ambientale.

Ci pare, quindi, necessario il richiamo all’art. 3, comma 3, della citata L. 61/94, che affronta il problema organizzativo delle ARPA dal versante della necessità di assicurare efficacia e indirizzi omogenei all’attività di prevenzione, di vigilanza e di controllo ambientali, nonché di coordinamento con l’attività di prevenzione sanitaria.
Inoltre, sempre sulle questioni generali, è motivo di grande preoccupazione l’incertezza dell’entità e dell’origine dei finanziamenti delle attività delle Agenzie apre, come detto, una qualche preoccupazione sul futuro. E’ nostra opinione che, in un quadro di scarsità delle risorse che attanagliano il mondo della sanità determinato dai tagli ai trasferimenti effettuati dalle Leggi Finanziarie e dalle riforme in atto, sarebbe più giusto far discendere il finanziamento dai legami concreti che esistono fra tutela dell’ambiente e tutela della salute dei cittadini, assegnando una quota precisa delle risorse che i vari PP.SS.RR. destinano alla prevenzione al finanziamento delle attività delle ARPA.
D’altra parte lo stesso Piano Sanitario Nazionale prevede una serie di atti ed obiettivi che contribuiscono a descrivere più del 90% della attività corrente delle ARPA per cui, in attesa di aprire un ragionamento sullo stato della prevenzione in senso lato e coinvolgendo tutte le aree interessate, ragioniamo sulla riaffermazione dello stretto legame fra la protezione ambientale e quella sanitaria.

Sanità in carcere: nota su convegno Forum 17 Aprile e lettera dei Ministri Turco/Mastella al Corriere della Sera

Il 17 Aprile u.s. si è svolto il convegno nazionale, promosso dal FORUM per la Salute in carcere, “ORA BASTA – RIFORMA SUBITO – per l’applicazione del Dlgs 230/99 “.

Un convegno al quale, oltre a tantissimi operatori penitenziari, del terzo settore e del mondo sindacale, hanno partecipato i Sottosegretari alla Giustizia ed alla Salute, Manconi e Gaglione, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Ferrara, e gli assessori regionali alla Salute del Lazio e della Toscana (Rossi, Battaglia)

Un’iniziativa molto importante per gli elementi di novità che ha offerto.

Per la prima volta, dopo più di sette anni, il Ministero della Giustizia e quello della Salute hanno ufficialmente convenuto sull’ineluttabile esigenza di applicare compiutamente la riforma definita dalla legge 419/98 e dal decreto attuativo del 99 ed hanno convenuto sul percorso proposto del Forum per il definitivo trasferimento delle funzioni di assistenza sanitaria in carcere dall’amministrazione penitenziaria al servizio sanitario nazionale:

 – entro giugno avvio di un tavolo di confronto interistituzionale che, oltre ai due Ministeri, coinvolga la conferenza Stato Regioni ed il comitato degli assessori regionali alla salute, confronto che avrà come obiettivo quello della predisposizione/aggiornamento del progetto obiettivo del 2001;

 – avvio dei tavoli di confronto per il trasferimento delle funzioni, delle risorse, della strumentazione, del personale dalla Giustizia alla Salute;

 – entro Gennaio 2008 avvio del trasferimento.

Converrete che gli impegni sui quali hanno convenuto i Sottosegretari e l’Amministrazione Penitenziaria rappresentano un vero e proprio elemento di novità e di rottura con i silenzi e le distanze che abbiamo ripetutamente avvertito nel corso di questi anni e, in quanto tali, vanno, ora, sostenuti ed incalzati.

E’ per questo che vi chiediamo di intensificare le azioni di pressione sindacale anche e soprattutto a livello regionale nel rapporto con gli assessori alla Salute affinché si manifesti sempre più chiaramente un quadro omogeneo che sostenga il prossimo trasferimento delle funzioni.

Vi trasmettiamo inoltre il testo della lettera a firma dei due Ministri, Turco e Mastella, I quali, rispondendo al Corriere della Sera sui termini di un’inchiesta sul problema degli OPG, dichiarano in maniera in equivoca l’ineluttabilità del processo di riforma assumendo precisi impegni rispetto all’applicazione del decreto legislativo 230/99.

Vi informiamo, infine, che è nostra intenzione convocare apposite riunione di approfondimento sulla questione del passaggio del personale dal Ministero della Giustizia ai Servizi Sanitari Regionali. Ciò, ovviamente, in stretta relazione con il percorso appena illustrato.

p. la Segreteria Fp Cgil Nazionale
Rossana Dettori

p. la fp Cgil Nazionale Responsabile Comp.Sicurezza
Fabrizio Rossetti

Roma, 23 aprile 2007
 

Sanità: Fondazioni, Società per azioni? La sanità è pubblica. No a qualsiasi forma di privatizzazione – Comunicato Stampa di Rossana Dettori Segretaria Nazionale Fp Cgil

 
Pubblichiamo di seguito il testo del Comunicato stampa – Sanità: Fondazioni, Società per azioni? La sanità è pubblica. No a qualsiasi forma di privatizzazione. Si rinnovino i contratti di lavoro scaduti.

Un pessimo esordio quello del Ministro Sacconi.

Le sue dichiarazioni sull’esigenza, sicuramente condivisa, di razionalizzare la spesa sanitaria e di meglio responsabilizzare le Regioni più deboli ci appaiono confuse perché prive di soluzioni concrete.

Fin troppo chiare, al contrario, quelle che prefigurano ipotesi, nemmeno “striscianti”, di privatizzazione delle strutture sanitarie pubbliche, quali gli ospedali: fondazioni, società per azioni altro non sono che forme di sostituzione del ruolo pubblico con il privato, in una logica di puro mercato e profitto.

Ciò che prefigura il Ministro Sacconi non è la razionalizzazione ed il miglior impiego delle risorse attualmente previste per il sistema sanitario integrato pubblico/convenzione/privato, ma la definitiva scomparsa del Servizio Sanitario Nazionale quale istituzione democratica ed universalista a garanzia del diritto costituzionale alla salute per tutti i cittadini.

Un Ospedale trasformato in una Società per Azioni a quale obiettivo risponderebbe se non a quello del guadagno, del profitto?

Aspettiamo che vengano illustrate meglio e più analiticamente le linee di indirizzo della sua azione di governo; sappia, però, il Ministro che la Fp Cgil, i lavoratori della Sanità e, siamo sicuri, anche i cittadini reagiranno a qualsiasi opzione privatistica di un bene inalienabile quale il diritto alla salute.

Il Ministro Sacconi dovrebbe poi sapere che oltre al contratto dei medici e dei dirigenti sanitari va sottoscritto il contratto di lavoro (scaduto da 30 mesi) per gli oltre 150.000 lavoratori della sanità privata, quelli, per intenderci, che attraverso il sistema delle convenzioni con il SSN assicurano l’erogazione di servizi sanitari pubblici e per i quali i datori di lavoro privati, che il Ministro Sacconi vorrebbe fare entrare massicciamente nel SSN, rifiutano anche l’apertura della trattativa; per non parlare del contratto scaduto da sei mesi dei 500.000 lavoratori del Comparto sanità pubblica.

Roma, 5 Giugno 2008

Sanità: Scheda di valutazione su decreto legge Tremonti e finanziaria 2009

Per contribuire all’attività di analisi e di approfondimento degli effetti combinati fra Decreto Legge 112 “Tremonti” e la legge Finanziaria 2009 abbiamo predisposto una scheda sintetica, pubblicata di seguito,  dalla prospettiva dei Comparti della Sanità pubblica.

 
Roma, 9 luglio 2008

 

« Pagina precedentePagina successiva »
X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto