Sanità Penitenziaria: inquadramenti del personale sanitario – Comunicato della FP CGIL Piemonte

 
Pubblichiamo di seguito il comunicato della FP CGIL Piemonte. 
 
Torino, 27 maggio 2009

Sanità Penitenziaria: Linee di indirizzo per il trasferimento dei rapporti di lavoro – Nota di Rossana Dettori Segretaria Nazionale FP CGIL e Massimo Cozza Segretario Nazionale FP CGIL Medici

Nel pubblicare le linee di indirizzo per il trasferimento dei rapporti di lavoro nel SSN del personale sanitario operante in materia di sanità penitenziaria, così come da esiti della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni del 10 Giugno 2009, vogliamo avanzare alcune considerazioni di approfondimento in merito alle diverse questioni contenute nel documento ed una qualche indicazioni su come, se lo ritenete opportuno, orientare le conseguenti attività di contrattazione aziendale.

Intanto appare utile affermare che il pieno rispetto dell’autonomia organizzativa, al quale lo stesso documento si richiama ripetutamente, deve saper comunque garantire, almeno nella prima fase di applicazione del DPCM 1 Aprile 2008 e per ciò che attiene al personale di ruolo, le stesse condizioni giuridiche ed economiche di partenza.

Ci riferiamo alle modalità di inquadramento contrattuale del personale medico dipendente, degli psicologi dipendenti e, soprattutto, del personale infermieristico e tecnico-sanitario dipendente.

Infatti, se per le prime due tipologie di professionalità l’applicazione del DPCM ci è apparsa sostanzialmente omogenea su tutto il territorio nazionale e sufficientemente rispondente alle indicazioni contenute nell’articolo 3 del DPCM del 1.4.2008, per il personale infermieristico e tecnico-sanitario registriamo, dall’osservatorio nazionale, ancora molte difficoltà sia nell’individuazione corretta della categoria contrattuale che nella relativa fascia economica.

Proviamo, allora, a riassumere sinteticamente le indicazioni del DPCM anche alla luce delle decisioni assunte nelle linee di indirizzo allegate. 

– Il personale infermieristico dipendente (così come quello tecnico sanitario) è inquadrato (come da tabella B allegata al DPCM 1.4.2008) nella categoria “D” del vigente CCNL comparto Sanità se infermieri professionali ed in “BS” se infermieri generici; appare evidente come sulla base di tale indicazione debba essere operata una prima verifica sul possesso dei requisiti professionali richiesti dal CCNL vigente. Come sapete, infatti, l’ordinamento professionale definito per questi professionisti dal CCNI del Ministero della Giustizia non aveva seguito lo sviluppo normo-contrattuale al quale, invece, il CCNL del Comparto della Sanità faceva e fa tuttora riferimento. Si tratta, quindi, di verificare se alla denominazione di infermiere professionale o infermiere generico, così come definita dal predetto Contratto Integrativo Giustizia corrispondono le caratteristiche ed i requisiti previsti per il medesimo personale del Comparto Sanità. In condizioni normali, cioè rispettose dell’ordinamento professionale previsto per il SSN, le categorie di inquadramento sono quelle definite dalla citata tabella B. 

– più articolata, invece, l’operazione di corretta attribuzione della fascia economica all’interno della categoria indicata dal DPCM 1.4.2008. L’articolo 3 comma 2. definita la categoria di riferimento, afferma che la fascia retributiva di confluenza è determinata, facendo riferimento ai parametri contrattuali al 31.12.2007, tenendo conto del maturato corrispondente alla sommatoria dello stipendio tabellare e dell’indennità penitenziaria (sempre al 31.12.2007), decurtato dell’indennità professionale specifica prevista per la categoria ed il profilo di nuovo inquadramento. L’importo, così determinato, deve trovare la sua piena ed esatta corrispondenza in una delle fasce economiche della categoria di inquadramento. Qualora così non fosse il dipendente deve essere inquadrato nella fascia più vicina ed immediatamente inferiore all’importo come sopra definito. La differenza è mantenuta con assegno ad personam. Non può, quindi, esserci né un inquadramento collettivo, vista l’indicazione di verificare i singoli trattamenti economici in godimento all’atto del trasferimento, né, tantomeno, un inquadramento nella fascia iniziale delle categorie di riferimento, a meno che l’individuazione di tale fascia non sia la risultanza dell’operazione appena descritta. 

– Rispetto alle altre tipologie di rapporti di lavoro comunque definiti dalla legge 740/70, per quanto attiene all’area medica, le linee di indirizzo arretrano, o meglio, sospendono di fatto il transito e collocamento di questi operatori all’interno del SSN e il conseguente rientro a compatibilità di tali rapporti con quelli esistenti nell’ambito dello stesso Servizio Sanitario Nazionale. Pur motivandola con l’esigenza di garantire la piena continuità assistenziale alla popolazione detenuta e di evitare il rischio di una interruzione nell’erogazione delle prestazioni, la decisione della Commissione Salute della Conferenza Stato/Regioni congela di fatto il processo di accompagnamento di queste tipologie di rapporto nel quadro più generale in particolar modo per i medici incaricati, definitivi e provvisori. Per queste tipologie di incarichi le linee di indirizzo prevedono la collocazione in appositi elenchi nominativi ad esaurimento e la possibilità di mantenere il sistema di deroghe sulle compatibilità previste dall’articolo 2 della legge 740/70. In questo quadro v’è, comunque una sostanziale omogeneizzazione dei trattamenti economici giuridici e previdenziali fra “incaricati provvisori” e “incaricati definitivi”. 

– Rispetto ai medici SIAS (o guardia medica), così come per i medici specialisti le linee di indirizzo ricollocano i relativi rapporti di lavoro nei corretti ambiti dell’Accordo Collettivo Nazionale della Medicina Generale, per i primi, e in quello per la Specialistica ambulatoriale per i secondi. Per gli specialisti vengono indicate le modalità attraverso le quali quantificare le ore per ciascuna branca: la ricognizione storica delle prestazioni rapportate alle agende ALPI vigenti ( in media un’ora di attività ogni tre quattro visite espletate) A tali tipologie mediche continuano ad applicarsi le deroghe previste nell’articolo 2 della legge 740/70

Come appare evidente i contenuti delle suddette linee d’indirizzo del 10 Giugno 2009 non superano il carattere di separatezza del sistema sanitario penitenziario quale area delle possibili compatibilità in deroga alle norme in vigore per tutti gli altri medici del SSN dipendenti e convenzionati che siano e di fatto mantengono, all’interno degli stessi servizi, regimi differenziati, oltretutto senza una benché minima prospettiva, a medio e lungo termini, di normalizzazione dei rapporti di lavoro.

E’ auspicabile che nei successivi livelli di relazione e contrattazione, a quali spetta il compito di individuare e realizzare il migliore modello organizzativo territoriale per garantire l’assistenza sanitaria negli istituti penitenziari, si possano inserire elementi utili di gestione e programmazione.

Per tutte le tipologie di rapporti di lavoro per le professionalità mediche (incaricati e SIAS) si fa, comunque, stringente riferimento al rispetto della normativa nazionale ed europea sui limiti massimi di orario di lavoro (pur a fronte del mantenimento dell’attuale sistema di deroghe per le compatibilità, viene di fatto introdotto tale limite a garanzia della qualità della prestazione medica) 

– Per infermieri, puericultrici e tecnici sanitari con rapporto di lavoro non a tempio indeterminato v’è l’auspicata indicazione a prevedere apposite procedure concorsuali per l’accesso al Comparto Sanità. Questa indicazione, che per noi equivale all’avvio di un processo di stabilizzazione dei rapporti di lavoro, va assunta e rinforzata nelle relazioni sindacali regionali e territoriali. Importante è anche l’indicazione contenuta nell’atto di indirizzo rispetto alla rimessa a normalità di quei rapporti di lavoro precedentemente attivati dall’Amministrazione penitenziaria per professionisti già dipendenti da aziende sanitarie o enti del SSN: fino all’espletamento dei concorsi il documento propone transitoriamente il possibile ricorso al sistema delle prestazioni aggiuntive o a contratti libero professionali.

Chiare, seppur non esaustive ai fini della loro soluzione, le indicazioni per i vincitori di concorso (psicologi ed infermieri) e per gli psicologi ex articolo 80 dell’ordinamento penitenziario.

Su queste due ultime questioni, nel confermarvi quanto già espressamente sostenuto dalla nostra organizzazione in sede di confronto per la definizione del DPCM, sia rispetto all’auspicata assunzione del personale vincitore di procedure concorsuali pur bandite dal Ministero della Giustizia, sia rispetto al necessario potenziamento dell’attività di assistenza psicologica da parte del Servizio Sanitario Nazionale, di fatto depotenziata dalla scelta di trasferimento dei soli psicologi dipendenti, vi preannunciamo la decisione di continuare a sostenere queste posizioni nell’ambito di prossime iniziative che abbiamo in mente di assumere e sulle quali vi informeremo più dettagliatamente nei prossimi giorni.

Ultime, ma non per importanza, le questioni relative agli incarichi aziendali (per medici e personale infermieristico e tecnico-sanitario).

Le linee di indirizzo esplicitano l’esigenza che, per ciò che attiene il personale medico, gli incarichi aziendali devono essere conferiti a dirigenti aziendali di ruolo.

Per gli incarichi di coordinamento o di posizione organizzativa si fa riferimento ai livelli decisionali regionali ed aziendali. Ci appare utile, a riguardo, un’ultima considerazione rispetto all’eventuale aspirazione dei dipendenti a vedersi riconosciuta una funzione di coordinamento precedentemente svolta nell’ambito dell’assistenza sanitaria in carcere.

Partendo dall’ovvia considerazione che la precedente denominazione di “Capo Sala B3” (stesso ragionamento vale per i tecnici), così come assunta dal Contratto Nazionale Integrativo del Ministero della Giustizia nulla ha a che vedere con la corrispondente previsione contrattuale che regola, nel CCNL Sanità, l’attribuzione di funzioni di coordinamento, crediamo, però, sia opportuna un’attività di verifica rispetto a chi, in possesso dei requisiti professionali previsti dall’ordinamento sanitario, è stato destinatario di attribuzioni di concrete funzioni di coordinamento all’interno degli Istituti penitenziari.

L’ipotesi, sulla quale vi sollecitiamo una riflessione, è quella di verificare, anche contestualizzando la verifica all’interno delle varie fasi temporali che hanno orientato le corrispondenti scelte per i professionisti del Servizio Sanitario Nazionale, la possibilità di riconoscere a quel personale la funzione di coordinamento (effettivamente svolta) di cui al vigente CCNL Comparto Sanità.

Roma, 23 giugno 2009

 
 

Psicologi penitenziari: la Fp Cgil sostiene le ragioni della protesta. Risorse e certezze per l'assistenza psicologica nelle carceri – Comunicato stampa di Rossana Dettori Segretaria Nazionale Fp Cgil Sanità

La Fp Cgil condivide appieno le ragioni della protesta degli psicologi penitenziari.

Hanno ragione a denunciare il totale stato di abbandono in cui versa l’assistenza psicologica nelle carceri Italiane, a cominciare da quella legata alle attività di osservazione e trattamento dei detenuti, attività ormai drammaticamente abbandonate dall’Amministrazione penitenziaria e dal Ministero della Giustizia: Governo ed Amministrazione penitenziaria hanno ormai deciso per un carcere afflittivo in sfregio al mandato costituzionale che affida alla pena finalità rieducative e di risocializzazione.

Ed hanno ragione a lamentare il totale disimpegno dell’Amministrazione penitenziaria anche in termini di investimenti finanziari: l’impegno economico per questa delicatissima attività è ormai la metà della metà di quello utilizzato non più di quattro anni fa.

Sosteniamo, quindi, le loro rivendicazioni e proveremo, in quanto organizzazione rappresentativa nel Servizio Sanitario Nazionale, a far corrispondere a questo disimpegno un corrispondente investimento da parte di Regioni ed ASL: stiamo già chiedendo in molte realtà territoriali che i servizi sanitari regionali si facciano carico di questo stato di abbandono.

Però, non sono poche le difficoltà.

Una su tutte la disgraziata ed irresponsabile scelta del Governo centrale, del Ministro della Giustizia e dell’Economia di non trasferire gli stanziamenti necessari all’assunzione delle funzioni di assistenza sanitaria in carcere da parte delle Aziende sanitarie locali.

Nonostante la legge finanziaria del 2008 ed il DPCM del 1.4.2008 che impegnano per l’operazione di trasferimento della sanità penitenziaria circa 158 milioni di euro per l’anno 2008 e 163 milioni di euro per il 2009, non un centesimo è stato ancora trasferito nei bilanci delle ASL.

Il Governo fa’ cassa sulla salute dei cittadini momentaneamente privati della libertà personale e lo fa nel momento di maggiore crisi del sistema penitenziario.

Un atteggiamento irresponsabile: si scherza con il fuoco.

E anche con le legittime aspirazioni dei lavoratori che, come gli psicologi esperti, denunciano un problema di riconoscimento professionale, ma anche economico.

Roma 26 Giugno 2009

Eventi

28 febbraio Giornata europea contro il sovraffollamento delle carceri

“Un’Europa sociale, non l’Europa delle prigioni” 
Giornata europea contro il sovraffollamento delle carceri

In occasione della giornata europea contro il sovraffollamento delle carceri, giovedì 28 febbraio ore 11.00 a Roma presso la sala stampa della Camera dei Deputati, via della Missione 4, conferenza stampa sulla condizione carceraria italiana:

“Un’Europa sociale, non l’Europa delle prigioni”.
 
Partecipano Fabrizio Rossetti (CGIL Funzione Pubblica), Patrizio Gonnella (Presidente Antigone), Mauro Palma (Presidente Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa). Durante la conferenza stampa verranno resi noti gli ultimi dati sul sovraffollamento e le condizioni di vita nelle carceri d’Italia.

Contemporaneamente Manifestazione europea dei sindacati aderenti alla FSESP in tutte le capitali europee e a

Bruxelles – in occasione della riunione del Consiglio dei Ministri Europeo per la Giustizia e gli Affari Interni sui servizi carcerari –

“…migliorare le condizioni di lavoro e di vita nelle prigioni e ridurre il numero dei detenuti migliorando ed investendo nella prevenzione, in alternative al carcere e nella riabilitazione”
dal documento programmatico della FSESP per una urgente riforma dei sistemi giudiziari. 
 
febbraio 2008

 

 

Sanità: dal Governo idee malsane e pericolose. La salute dei cittadini non può essere una merce in balia del mercato.

Comunicato Stampa di Rossana Dettori Segretaria Nazionale Fp Cgil

L’idea di privatizzare gli Ospedali, immaginando strutture sanitarie per metà pubbliche e per metà private, è pericolosa non solo perché interviene pesantemente, minandola, sulla caratteristica universale del diritto alla salute, ma anche per lo scenario confuso e “malsano” che ne uscirebbe fuori.

Reparti pubblici e reparti privati nella stessa azienda ospedaliera aprirebbero ad interventi diversificati e selezionabili in base a criteri che non saranno più egualitari, universali, solidali, ma che, come la cronaca nera recentemente ci ha insegnato, risponderebbero solo a logiche di profitto e guadagno, ancora una volta sulla pelle dei cittadini.

E’ chiaro che il Governo ha in mente di usare quest’idea come una vera e propria testa d’ariete per affossare definitivamente il servizio sanitario nazionale così come è nato dalla riforma del 1978.

Questa è, infatti, solo l’ultima di una lunga serie di interventi sul tema della salute dei cittadini: nove miliardi di euro in meno per il 2009, il ritorno dei ticket, la riduzione dei posti letto, l’azzeramento dei livelli essenziali di assistenza, piani di rientro fortemente a rischio sono state le scelte del Governo in questi mesi.

Scelte che sostanziano sempre più ciò che, in verità, il Ministro del Welfare Sacconi ha già prefigurato nel suo Libro Verde: “un welfare che deve saper coniugare la caratteristica della universalità con quella della personalizzazione e delle selezione dell’intervento”.

Un welfare, insomma, nel quale la rete di servizi ed operatori è “indifferentemente pubblica o privata” e nel quale il “pilastro complementare (leggi assicurazioni) è un passaggio essenziale”.

La smetta, allora, il Governo con questo pietoso tentativo di convincere che in sanità il privato è meglio del pubblico, che vi è maggiore efficienza e minore spesa e che i problemi finanziari delle regioni sono esclusivamente legati alla presenza del pubblico (i dati affermano il contrario) e si assuma, davanti ai cittadini, la responsabilità di dire che l’obiettivo vero è quello della mercificazione del diritto alla salute.

Dica chiaramente che intende realizzare un servizio sanitario nel quale garanzie e tutele sono in relazione alla propria dichiarazione dei redditi e che tutto ciò è per favorire i grandi gruppi della sanità privata, le assicurazioni.
 

Roma 29 Settembre 2008

Sanità Carceri: dal Governo silenzio, miopia e cattiveria. Nelle carceri e' emergenza, anche sanitaria. Dichiarazione stampa di Rossana Dettori, Segretaria Nazionale Fp Cgil

 
Nonostante in questi giorni le tante iniziative indette da Associazioni di volontariato, le tantissime visite di singoli Parlamentari e di Garanti per i diritti dei detenuti abbiano concorso ad innalzare il livello di interesse dell’opinione pubblica sulla grave situazione di sovraffollamento (ormai oltre il tollerabile ) spicca il silenzio del Ministro del Welfare on. Sacconi e del vice Ministro alla Salute on. Fazio.

Non solo nessuna difesa, nemmeno d’ufficio, all’accusa ormai acclarata che il sistema carcerario italiano, cosi’ come oggi drammaticamente si mostra, viola alla radice il diritto alla salute e la sua caratteristica di universalita’, ma nemmeno una pur timida iniziativa che provi a constrastare questa vera e propria emergenza sanitaria che rischia di evadere sul territorio “libero”.

Scabbia, tbc, epatiti di varia natura, nelle carceri italiane in questi giorni si sono rialimentati focolai di infezione che Paesi occidentali hanno debellato da decenni.

E suicidi, morti ed atti di autolesionismo hanno indicatori da carceri da terzomondo.

Abbiamo gia’ chiesto a Regioni e Sindaci di esercitare le prerogative che la Costituzione e l’Ordinamento affidano loro in quanto Autorita’ sanitarie e di dichiarare, con atti concreti e inequivoci e anche clamorosi, che la restrizione della liberta’ personale non comporta la perdita del diritto alla salute e che le persone detenute sono cittadini del territorio che loro amministrano.

Al silenzio del Governo chiediamo corrispondano interventi, anche “rumorosi” dei governi regionali e cittadini.

Fino a quale limite si puo’ dichiarare agibile un carcere?

Roma 16 Agosto 2009

Risposta ANAAO ASSOMED alla lettera Cgil Cisl Uil Medici

ANAAO – ASSOMED
Carissimi, non è mai stato nelle mie intenzioni, e non lo sarà in futuro, rivolgere affermazioni astiose, soprattutto verso rappresentanze sindacali, e persone, per le quali nutro stima e rispetto. In questa circostanza, però, ho ritenuto doveroso reagire a iniziative sbagliate, e queste sì astiose verso tutti i dirigenti della P.A. compresi i medici, come il memorandum del 18 gennaio. Sicuramente condivido l’intenzione di proseguire un percorso di collaborazione tra tutti i sindacati medici, confederali e autonomi, per la difesa e la valorizzazione della sanità pubblica e della nostra professione. Cerco di darne costante prova nei fatti. Quanto alla dirigenza medica è fuori dalle mie intenzioni dare una valutazione qualitativa di scarsa rappresentatività a chicchessia, tanto meno alle Confederazioni generali. Riguardo alla quantità, lascio che i conti li faccia l’ARAN, e ciascuno valuti se è stato rispettoso dei dati di consenso espressi dalla categoria ignorare i sindacati autonomi della dirigenza, non certo solo l’Anaao Assomed, nella definizione di un documento così pregiudizialmente ostile ai dirigenti ed alla loro autonomia contrattuale. Nel riaffermarvi stima ed amicizia, sono certo che non saranno incomprensioni come queste ad impedirci di proseguire un percorso di collaborazione e condivisione.
Cordiali saluti
Carlo Lusenti

Da Il Sole-24 Ore – Primari, Sindacati divisi

Paolo Del Bufalo e Manuela Perrone da “Il Sole-24 Ore” del 12 gennaio 2007

Meno introiti. Per la CISL la fedeltà al pubblico potrebbe costare 160 milioni all’anno
Il fronte del sì. La CGIL chiede di estendere le regole a tutte le categorie dei medici

Compatti nella difesa del Servizio sanitario nazionale e del loro lavoro, i medici si dividono sulla decisione del Governo: estendere a tutti i primari l’obbligo di esclusività del rapporto di lavoro. Che — azzarda qualcuno — costerebbe al Servizio sanitario nazionale (Ssn) 160 milioni l’anno.
Per ora sono poco più di 200 i dirigenti di struttura complessa che non lavorano in esclusiva con il Ssn. Ma rappresentano una spina nel fianco nel disegno di riassetto della sanità. L’accordo raggiunto due giorni fa tra il ministro della Salute, Livia Turco, e quello dell’Università, Fabio Mussi, parla chiaro: se vorranno mantenere l’incarico, i primari dovranno giurare fedeltà al Ssn e rinunciare alla libera professione extramoenia.
L’obiettivo del Governo è riportare nell’alveo delle strutture ospedaliere e universitarie la libera professione dei medici, primari e “baroni” in testa. Come? Rimettendo mano alla legge 138/2004, voluta dall’allora ministro della Salute, Girolamo Sirchia,che ha introdotto la possibilità di scegliere ogni anno se lavorare o meno in esclusiva col Ssn. Il cambio di rotta è in cantiere con il nuovo disegno di legge delega per riammodernare il Ssn, la cosiddetta “governance clinica”. Sul testo stanno lavorando ministero, Regioni e sindacati con l’intenzione di chiudere entro fine febbraio:lunedì 22 gennaio i tavoli si apriranno con i medici dipendenti.
Ma la strada sembra tutta in salita. Perché i distinguo sono molti e una sola la posizione unanime. «Nessuna decisione sull’esclusività sarà possibile senza concertazione»,hanno dichiarato i sindacati dei medici Ssn riuniti ieri a Roma.
L’Anaao, il maggior sindacato degli ospedalieri, è favorevole all’obbligo dell’esclusività ai primari«purché —precisa il segretario, Carlo Lusenti — sia consentito alle Regioni di organizzare tempi e modi della libera professione intramoenia». Il nodo,infatti,è la scadenza del 31 luglio prossimo. Da quel momento, secondo il Dl Bersani,sarà impossibile esercitare l'”intramoenia allargata” negli studi. «Alcune Regioni — dice Lusenti — potranno garantire gli spazi nelle aziende, altre no. Se ne deve tenere conto».
Di diverso avviso la Cimo. «L’esclusività non andrebbe imposta, ma dovrebbe essere legata ai contratti individuali »,afferma il presidente, Stefano Biasioli. «Così si rischia di far fuggire dal Ssn grandi luminari: con l’obbligo di esclusiva,perderebbero fino a 50mila euro netti l’anno, che il pubblico non è in grado di garantire». «Anzi — sostiene Giuseppe Garraffo, segretario Cisl medici — obbligare tutti i primari a giurare fedeltà al Ssn,rischia di costare alle casse dello Stato 160 milioni l’anno.
L’ipotesi va concretizzata contrattualmente, con le opportune rivalutazioni». D’altronde, proposte di riforma a parte,i sindacati hanno già annunciato l’intenzione di chiedere nel prossimo contratto la rivalutazione al costo della vita dell’indennità di esclusiva,ferma tra i 2mila euro annui lordi dei neolaureati ei 1718mila dei primari dal 2001. Se per Armando Masucci (Uil), l’accelerata improvvisa del Governo «usa terroristicamente l’esclusività per colpire, e non per valorizzare», per Massimo Cozza (Cgil) è il contrario: «L’esclusività obbligatoria andrebbe ampliata a tutti i medici pubblici». Evidente l’attrito coi primari dell’Anpo.«L’esclusività per i primari — commenta Raffaele Perrone Donnorso — è una vecchia storia, basata su posizioni ideologiche, che ci piove sulla testa».
Il dialogo, dunque, si preannuncia faticoso, nonostante oggi a lavorare in extramoenia— secondo il Conto annuale 2005 del ministero dell’Economia— siano solo 214 primari su 10.193 (il 2% circa). E in alcune Regioni, come Toscana ed Emilia Romagna, l’obbligo di esclusiva è già in vigore con leggi regionali. La governance, comunque, non si ferma alla “fedeltà”. Prevede anche la rilettura dei poteri dei manager delle aziende Ssn,le regole per il conferimento dei primariati, la revisione dei rapporti SsnUniversità, l’organizzazione gestionale del Ssn e la formazione continua ( Ecm)che entro sei mesi dovrà trovare una connotazione definitiva.


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Sciopero dei medici e dei dirigenti STPA in Campania il 28 giugno

All’Assessore Regionale alla Sanità
Regione Campania

E p.c. Al Prefetto di Napoli, Ai Direttori Generali AA.SS.LL. – AA.OO. – IRCCS Campania
Ai Direttori Sanitari AA.SS.LL. – AA.OO. – IRCCS Campania
Ai Direttori Amministrativi AA.SS.LL. – AA.OO. – IRCCS Campania
Alla Commissione di Garanzia

Napoli, 14 giugno 2007

Oggetto: proclamazione giornata di sciopero regionale – Campania – 28 giugno 2007

Il 10 maggio 2007 sono scaduti i termini in cui il Sig. Prefetto di Napoli poteva esperire il tentativo di conciliazione richiesto dalle scriventi OO.SS il 7 maggio 2007, per rivendicare:
 
– che le determinazioni assunte dalla Regione Campania riguardanti il famigerato “Piano di rientro” conseguente al patto di stabilità stipulato tra Stato e Regione Campania hanno visto del tutto ignorato, in fase preparatoria e consultiva, il contributo delle OO.SS. Rappresentative.

– che tale patto di stabilità abbia penalizzato prevalentemente la Regione Campania mentre altre Regioni, in analoghe condizioni di deficit (vedi Regione Lazio), hanno goduto di un migliore trattamento.

– che la serie di delibere di esclusivo tenore economico-finanziario, non supportate da alcuna visione strategica di tipo strutturale bensì applicando una politica di tagli indiscriminati iniziati con le delibere adottate dalla Giunta Regionale n. 1843/2005 e perpetuate con la delibera 460/2007 e sue derivazioni, nei confronti della quale, questa Intersindacale ha già prodotto formale opposizione.

– che l’intera manovra produrrà solo ulteriori disagi all’utenza poiché non sarà possibile né garantire i normali livelli di assistenza né intraprendere una corretta politica di riduzione delle liste di attesa in quanto i succitati atti determineranno il blocco del turn-over degli operatori e la loro riduzione numerica complessiva (blocco dei concorsi e non rinnovo dei contratti atipici).
Nello stesso tempo aumenterà pericolosamente lo stress psicofisico degli operatori la cui età media supera abbondantemente i 50 anni di età.
Sarà messa ulteriormente a rischio la qualità dell’assistenza e paradossalmente I cittadini potrebbero subire un nuovo danno economico per incremento di IRAP e IRPEF se la manovra di contenimento della spesa non raggiungesse il suo scopo.

Pertanto, le sottoscritte Organizzazioni Sindacali

ANAAO ASSOMED, ANPO, AUPI, CGIL DIRIGENZA, CGIL MEDICI, CIDA – SIDIRS,
CIMO ASMD, CISL FPS, CISL MEDICI, CIVEMP (SIVEMP-SIMET), CONFEDIR
SANITA’ (SICUS – SIDAS), FED. MEDICI aderente alla UIL FPL, FESMED ( ACOI –
ANMCO- ANMDO- AOGOI – FEMEPA – SEDI – SUMI), SINAFO, SDS SNABI, UILFPL
Dirigenza,UMSPED (AAROI – AIPAC – SNR)

proclamano, per l’intera giornata del 28 giugno 2007
24 ore di Sciopero Regionale.

Le sottoscritte OO.SS. dichiarano che, in occasione della giornata di sciopero, sarà garantita la continuità delle prestazioni indispensabili ai sensi di quanto previsto all’articolo 1 della Legge 146/90 e
successive modificazioni e negli Accordi sui servizi pubblici essenziali in caso di sciopero della dirigenza medica e veterinaria del Ssn sottoscritto il 26 settembre 2001 e della dirigenza sanitaria, professionale, tecnica ed amministrativa del Servizio Sanitario Nazionale, sottoscritto il 25 settembre 2001.

ANAAO ASSOMED
ANPO
AUPI
CGIL DIRIGENZA
CGIL MEDICI
CIDA – SIDIRS
CIMO ASMD
CISL FPS
CISL MEDICI
CIVEMP (SIVEMP-SIMET)
CONFEDIR SANITA’ (SICUS – SIDAS)
FED. MEDICI aderente alla UIL FPL
FESMED ( ACOI – ANMCO- ANMDO- AOGOI – FEMEPA – SEDI – SUMI)
SINAFO
SDS SNABI
UILFPL Dirigenza
UMSPED (AAROI – AIPAC – SNR)

Intersindacale: una vittoria il reintegro dei medici licenziati ad Empoli

 
L’Intersindacale della dirigenza del Ssn prende atto con grande soddisfazione della sentenza del Giudice del Lavoro di Firenze che ha ordinato la riammissione in servizio dei due medici ginecologi licenziati dall’ Azienda USL 11 di Empoli.

Nel dispositivo si afferma in modo netto ed inequivocabile che:
– il parere del Comitato dei Garanti è obbligatorio e vincolante per le Aziende sanitarie in tutte le tipologie di recesso;
– tale clausola contrattuale è legittima;
– ogni provvedimento di recesso adottato in violazione della procedura prevista dal Ccnl è da considerarsi nullo.

Pertanto, l’Intersindacale stigmatizza il comportamento assunto nella vicenda dal Coordinatore degli Assessori alla Sanità, Enrico Rossi, il quale ha tollerato che un direttore generale, legato da rapporto fiduciario con la Giunta regionale della Toscana, disattendesse in modo sprezzante il Ccnl ed oltraggiasse pubblicamente il Comitato dei Garanti definendolo “organo corporativo, di stampo medievale, che tutela gli appartenenti ad una casta” .

SICKO, il 24 agosto al cinema il documentario sulla malasanità negli USA

Venerdì 24 agosto esce al cinema in Italia il film-documentario di Michael Moore “SICKO”, un viaggio-denuncia nelle disfunzioni del discusso sistema sanitario degli USA. A partire dal caso di alcuni eroi dell’11 settembre ai quali furono negate le terapie. Durata circa 2 ore.

Intersindacale medica chiede incontro alla Turco sulla finanziaria

 
AL MINISTRO DELLA SALUTE
SEN. LIVIA TURCO

L’Intersindacale della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria e amministrativa del SSN chiede un incontro urgente alla Signoria Vostra per conoscere quali contenuti verranno proposti da parte del Ministero della Salute nella Legge Finanziaria e in particolare quali iniziative intenda mettere in atto per mantenere gli impegni da Lei assunti – anche a nome del Presidente del Consiglio – in merito al rinnovo del contratto di lavoro scaduto da quasi due anni, alla rivalutazione dell’indennità di esclusività di rapporto e alla risoluzione del problema del precariato della dirigenza del SSN.

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