Sen. Livia TURCO
MINISTRO DELLA SALUTE
On. Cesare DAMIANO
MINISTRO DEL LAVORO
E DELLA PREVIDENZA SOCIALE
Roma, 2 agosto 2007
La condizione di precariato dei giovani dirigenti medici, veterinari e sanitari del Servizio sanitario nazionale e del ministero, che non ha trovato soluzione nella legge finanziaria per il 2006, è una delle priorità che l’Intersindacale aveva posto tra le motivazioni dello sciopero del 4 maggio scorso.
Nella riunione presso il Ministero della salute del 10 luglio era stato assunto dalla parte pubblica l’impegno per una rapida convocazione con i Ministeri competenti per definire le necessità, anche economiche, per la soluzione del problema.
L’Intersindacale, nella fase in cui si concretizzano i principi della finanziaria 2007, ritiene di dover sollecitare con forza l’apertura del tavolo promesso al fine di trovare una soluzione definitiva alla grave penalizzazione subita dai giovani colleghi.
Distinti saluti
Carlo Lusenti ANAAO ASSOMED
Erasmo Rondanelli ANPO
Mario Sellini AUPI
Stefano Biasioli CIMO-ASMD (UGL Medici – SNAMI Dirigenza Medica – Unione Medica)
Aldo Grasselli CIVEMP (SIVEMP-SIMET)
Gianpaolo Fiorio FEDIR SANITA’
Giuseppe Garraffo FEDERAZIONE CISL MEDICI
Armando Masucci FEDERAZIONE MEDICI aderente UIL FPL
Carmine Gigli FESMED (ACOI-ANMCO-AOGOI-SUMI-SEDI-FEMEPA-ANMDO)
Massimo Cozza FP CGIL MEDICI
Paolo Levoni SDS SNABI
Franco Socci SIDIRSS
Giangiuseppe Console SINAFO
Vincenzo Carpino UMSPED (AAROI-AIPAC-SNR)
il giorno 27 febbraio u.s. lo schema di decreto legislativo sugli ordini delle professioni sanitarie (trasmesso in allegato alla nostra lettera del 30 gennaio u.s.) è stato inserito all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri che lo ha visionato, approvandolo, ma solo in via preliminare, e subordinandone la definitiva approvazione alla verifica delle Commissioni parlamentari e della Conferenza delle Regioni.
A fronte di questa decisione del Consiglio dei Ministri, nei giorni scorsi, abbiamo sollecitato insistentemente le diverse istituzioni ed abbiamo richiesto l’approvazione definitiva prima del 4 marzo 2008, data di scadenza della nuova delega introdotta dalla Legge 17/10/2007 n 189, che prorogava quella contenuta nell’art. 4 della Legge 43/2006.
In extremis sui predetti tempi di scadenza della delega, abbiamo avuto conferma della disponibilità sia delle Commissioni parlamentari, sia della Conferenza Stato Regioni a condividere il provvedimento;
questi hanno sollevato il problema della mancata approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministri e dei tempi ristretti che avrebbero comunque avuto a disposizione.
Nel frattempo, abbiamo dovuto osservare e controbattere, per le vie brevi, svariate prese di posizione da parte degli Ordini e dei Sindacati autonomi della dirigenza medica, veterinaria e STPA (biologi, ecc.);
questi, senza nemmeno comprenderne bene i contenuti che erano il frutto di un assiduo ed accurato lavoro di affinamento durato due anni, hanno contestato i contenuti dello schema di decreto ed hanno prefigurato, per quel che riguarda gli artt. 10 – 11 – 12 – 13 (in tema di attività riservate alle professioni sanitarie, ognuna secondo lo specifico profilo) presunte sovrapposizioni di competenze, nei confronti di una o più professioni, assurde e senza capo né coda.
Un atteggiamento, questo, che è andato indubbiamente contro lo spirito della norma e che ha messo a nudo interessi corporativistici e conservatori, contrari all’ammodernamento della Sanità in questo paese in un ottica di maggiore efficacia ed efficienza, che hanno vanificato questo importantissimo passaggio verso il completamento di un percorso di riforma di professioni sanitarie (in atto da più di 15 anni) che hanno indubbiamente un ruolo di primissimo piano nei processi, sicuramente al pari di tutte le altre.
Visto il grave ritardo e il percorso periglioso messo in atto dal Governo, abbiamo inviato un nuovo telegramma unitario con il quale abbiamo denunciato le responsabilità precise del Ministero della salute e di tutto il Governo in merito alla mancata istituzione degli ordini delle professioni sanitarie.
Purtroppo, anche questo non è servito allo scopo e l’iter dello schema di decreto, scaduta la delega, si è concluso con un nulla di fatto vanificando oltre due anni di lavoro;
ora, se permarrà la volontà, si dovrà ripartire da zero con il nuovo Parlamento, dopo le prossime elezioni politiche.
Riteniamo da censurare la decisione del Governo di non assumersi le proprie responsabilità, non provvedendo al completamento dell’applicazione della Legge n. 43 del 2006 dopo due anni dalla sua emanazione e di far decadere per la seconda volta una delega, prevista da Leggi approvate all’unanimità dal Parlamento.
Vi chiediamo di informare i lavoratori dell’impegno che FP CGIL ha profuso in questo lungo percorso, nel quale non sono mancati momenti duri, che sono stati superati con senso di responsabilità per conseguire obiettivi di indubbia importanza che valorizzassero l’operato dei professionisti in una Sanità moderna, equa, solidale, efficace ed efficiente.
La Corte Costituzionale con la sentenza n. 50/2007, ha nel merito accolto il ricorso presentato da 450 medici, e patrocinato dell’Anaao, contro il divieto di esercitare la libera professione extramoenia, autonomamente introdotto dalla Provincia di Bolzano, affermando che l’attuale legislazione nazionale (L. 138/2004) lo consente.
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici
Dopo un anno di Governo Prodi le condizioni dei medici pubblici sono peggiorate, così come per gran parte dei lavoratori di tutto il pubblico impiego.
Proprio il Governo dell’Unione che avrebbe dovuto garantire il diritto al contratto ed al lavoro nel pubblico impiego, ha fino ad oggi dimostrato una ambiguità non più accettabile. Parole e promesse tante, fatti pochi.
Da un lato le buste paga vengono decurtate dall’aumento delle tasse nazionali e locali, e dall’aumento delle aliquote per le pensioni, facendo pagare ai soliti noti il risanamento del paese.
Dall’altro lato ancora deve essere avviata la trattativa per il rinnovo del contratto scaduto da 16 mesi, e mancano le norme per consentire la stabilizzazione di dirigenti medici e veterinari precari.
Anzi è in atto un deplorevole tentativo di lasciare scoperti gli organici, con lo sfruttamento dei medici specializzandi, che Governo e Regioni vorrebbero mettere di guardia negli ospedali pubblici.
Caro Governo Prodi, il contratto è un diritto anche per i medici pubblici, così come per tutto il pubblico impiego, e non un fattore opzionale legato alle risorse che il Ministro Padoa Schioppa decide di concedere.
Oggi diciamo basta, i medici hanno già dato, adesso è il momento dei diritti, al contratto per 135.000 dirigenti del Ssn e per tutti i lavoratori del pubblico impiego, al lavoro per migliaia di precari, alla previdenza integrativa per i giovani medici e veterinari.
E poiché si tratta di diritti esigibili solo con risorse adeguate, il nostro interlocutore principale è il Ministro dell’Economia, cioè proprio il grande assente all’incontro del 24 aprile con la Ministra Turco, della quale abbiamo apprezzato l’impegno, e con i Ministeri della Funzione Pubblica, del Lavoro e con le Regioni.
Questa volta il 4 maggio, la mattina del giorno dello sciopero di tutti i sindacati medici, andremo noi con un sit in al Ministero dell’Economia, con i nostri camici bianchi e le nostre bandiere, per chiedere in primo luogo risorse adeguate per il contratto, per i precari e per la rivalutazione della indennità di esclusività.
Roma, 2 Maggio 2007
Comunicato stampa di Rossana Dettori, Segretaria nazionale Funzione pubblica Cgil
Le esigenze sono oggettive e giusta è la rivendicazione di diritti quali ferie, riposi, orario di lavoro, ma il metodo è sbagliato.
La CGIL Funzione pubblica da tempo chiede il rispetto degli accordi sottoscritti dai sindacati confederali con il Governo e le Regioni sulla stabilizzazione dei lavoratori precari in sanità che per il Lazio già prevede l’assunzione a tempo indeterminato di circa 800 infermieri. Non si può pensare di far pesare sul personale oggi presente in servizio carichi di lavoro inaccettabili a causa della carenza di organico, soprattutto infermieristico.
Inoltre, ancora una volta giudichiamo sbagliata l’idea del Governo, riproposta dalle Regioni, di tagliare le risorse destinate al salario accessorio, legato all’attività svolta nelle singole aziende.
A questo punto, la politica nazionale e quella regionale devono assumersi la responsabilità di dare risposte concrete ai bisogni di questi lavoratori.
Lo sciopero che si svolgerà il 28 giugno prossimo nel Lazio può e deve rappresentare l’occasione per portare avanti rivendicazioni che i sindacato sostiene con forza, ma, nel contempo, è necessario adottare forme di lotta che non penalizzino esclusivamente i cittadini ed i colleghi che continuano ad assicurare il servizio, e che non ledano l’immagine di una categoria da sempre impegnata nella difesa del Servizio Sanitario Nazionale.
Roma, 26 giugno 2007
Pubblichiamo la nota inviata alle strutture regionali e territoriali di Fp Cgil e Fp Cgil Medici.
Care compagne e cari compagni,
sono stati interlocutori gli incontri che si sono tenuti ieri all’Aran per il contratto dei dirigenti medici e veterinari della sanità pubblica.
Ci aspettavamo un primo testo scritto sul quale lavorare, ma abbiamo ascoltato dall’Aran solo una elencazione delle problematiche in campo, senza alcuna definita proposta: relazioni sindacali aziendali, orario di lavoro, provvedimenti disciplinari e sistema degli incarichi.
Si tratta di un metodo di lavoro che abbiamo criticato, consapevoli dell’obbiettivo di chiudere subito almeno la prima parte economica insieme alla salvaguardia dell’orario di lavoro.
Per quanto concerne il capitolo delle Relazioni sindacali l’Aran ha manifestato la volontà di rendere più effettiva e funzionale la contrattazione integrativa, rafforzando la tempistica e con un vago sistema di penalizzazione che dovrebbe concretizzarsi con una segnalazione alla Regione, una ricaduta negativa sulla valutazione del dirigente responsabile della contrattazione (e non del Direttore Generale !) e sugli stessi medici, veterinari e dirgenti STPA che non potrebbero utilizzare alcuni istituti contrattuali !!
Sull’Orario di lavoro, così come definito dal Dlgs 66/03, l’Aran propone deroghe per quanto riguarda la durata media settimanale massima di 48 ore, che vorrebbe riferire ad un periodo di 12 mesi e non di 6 mesi.
Ulteriori deroghe vengono proposte dall’Aran per il diritto al riposo continuativo di 11 ore ogni 24, prevedendo già nel contratto nazionale alcune tipologie di deroga.
Per quanto riguarda i Provvedimenti disciplinari l’Aran ha proposto di introdurre delle sanzioni economiche (!!!) al dirigente che compie delle mancanze non così gravi da richiedere il licenziamento. Concederebbe, comunque, al dirigente di potersi avvalere della difesa di una rappresentante di sua fiducia.
Così come è stato previsto negli altri settori del pubblico impiego, anche per queste due aree contrattuali l’ARAN propone modifiche al rapporto fra procedimento penale e procedimenti disciplinari soprattutto per i casi di arresti in flagranza di reato, con convalida del GIP, per reati di peculato o concussione o corruzione.
Infine per quanto concerne il Sistema degli incarichi l’Aran ha manifestato la volontà di rivedere il meccanismo, al fine di raggiungere una pari dignità tra incarichi professionali e gestionali.
A fronte di quest’elencazione puramente verbale non siamo entrati nel merito delle singole proposte in attesa del testo scritto. Abbiamo comunque precisato la nostra contrarietà alla definizione di deroghe nazionali al diritto al riposo, con il rischio di una loro generalizzazione in tutte le aziende e l’assoluta contrarietà alla tanto bizzarra quanto confusa proposta sulla contrattazione integrativa.
Per quanto concerne l’aspetto economico proporremo la destinazione al trattamento fondamentale di quasi tutto l’aumento, con una piena equiparazione del tabellare a quello degli altri dirigenti, e con una valorizzazione degli incarichi professionali, compresi i dirigenti con meno di cinque anni. Proporremo anche la salvaguardia dell’attribuzione del nuovo livello stabile di retribuzione a tutti i dirigenti con oltre i 15 anni di anzianità e non solo agli ex aiuti, come definito in modo iniquo nel passato contratto.
E questa volta ci auguriamo che gli altri sindacati non ripetano l’errore – compiuto per il passato biennio economico non firmato dalla FPCGIL Medici e dalla FPCGIL.
Per quanto concerne specificatamente il tavolo negoziale dell’Area Dirigenziale Medico Veterinaria, essendo stata al tavolo invitata dall’Aran anche l’Anpo (che poi si è allontanata prima dell’avvio), su formale richiesta del Ministro della Funzione Pubblica Nicolais – pur non avendo a tutt’oggi riconosciuta la rappresentatività numerica dall’Aran nè un’ammissione definita in sede giudiziaria – unitariamente a tutti gli altri sindacati abbiamo inviato una dettagliata lettera di protesta al Ministro Nicolais ed una diffida all’Aran.
Fraterni saluti
Rossana Dettori Segretaria nazionale FPCGIL – Massimo Cozza segretario nazionale FPCGIL Medici
Roma, 4 aprile 2008
COMUNICATO STAMPA di Rossana Dettori- Segr. FP CGIL Nazionale e Antonella Morga – Segr. Gen. FP CGIL Puglia
Ci pare eccessivamente manifesto l’accanimento del governo nazionale e della Corte dei Conti pugliese contro il processo di stabilizzazione dei lavoratori precari della Sanità, deciso e voluto dalla Giunta Vendola in concertazione con le OO.SS. regionali.
Il ricorso avanzato contro la loro stabilizzazione è solo la drammatica e coerente conseguenza delle politiche del ministro Brunetta e del suo decreto “ammazza precari” o mira a colpire, insieme ai precari, anche la Giunta?
Il richiamo alla incostituzionalità del provvedimento è francamente fuorviante e pretestuoso, visto che il fine che ha guidato la norma regionale è quello di ridare dignità al lavoro in sanità e di garantire il futuro alle migliaia di lavoratori la cui condizione di assoluta precarietà è stata decisa dall’attuale Ministro degli Affari regionali, Raffaele FITTO, quando rivestiva la carica di Presidente della Regione Puglia.
Noi diciamo al Presidente Vendola ed alla sua Giunta di andare avanti e di difendere il processo di stabilizzazione, che vogliamo rammentare al Governo, si muove nel rispetto delle norme nazionale e regionali quali la 296/2006 (legge finanziaria) e la L.R. n. 10/2007.
E’ ormai più che evidente a quale esigenza risponde la permanente campagna elettorale del centro destra: demolire a qualsiasi costo e sulla pelle di chiunque (in questo caso dei lavoratori precari e delle loro famiglie) le tante norme di civiltà, di salute, di difesa del lavoro e dell’ambiente poste in essere dal governo regionale pugliese.
Noi diciamo che è ora di finirla di usare strumentalmente il ruolo di Governo per perseguire obiettivi di parte; si sappia che la CGIL FP nazionale e regionale sono dalla parte di chi, come la Giunta Vendola difende e garantisce lavoro stabile ai cittadini pugliesi.
Roma, 24 febbraio 2008
Pistoia e Catania. Due episodi di maltrattamento infantile in ambito educativo/scolastico che ci inducono a una serie di riflessioni: i bambini vanno sempre ascoltati e presi in considerazione al pari degli adulti; dobbiamo cercare di capire l’origine del problema per prevenirlo.
La prevenzione va fatta con servizi e scuole di qualità, dove lavori personale qualificato e ben remunerato. Il personale che lavora con i bambini deve avere alte competenze e professionalità, pertanto deve esserci una prospettiva di miglioramento di quel sistema formativo che si deve sviluppare per tutto l’arco della vita lavorativa.
Compito degli Enti, delle Direzioni didattiche, deve essere quello di coordinare e governare il sistema infanzia in modo tale che i singoli operatori, sia pubblici che privati, non siano mai lasciati soli nell’affrontare le diverse criticità e che il lavoro di equipe sia alla base di ogni buona pratica educativa.
Consapevoli che le attuali politiche che rendono sempre più precario anche questo tipo di lavoro, non dando prospettive future di crescita professionale, possono portare all’impoverimento dei nostri servizi educativi e scolastici, condanniamo i due episodi. Diciamo no ad una politica che riduce continuamente i finanziamenti agli Enti Locali e costringe Comuni e Province al rispetto del patto di stabilità senza investire sulle professionalità dei propri operatori, pensando magari di risolvere questi casi limite solo installando telecamere nelle strutture educative.
Barbara Bongini
Francesca Pinto
Roma, 4 maggio 2010
Si sta svolgendo in queste ore una manifestazione spontanea di protesta all’ingresso dell’Ospedale Sant’Eugenio, a seguito di 19 licenziamenti
di infermieri precari.
Un fatto che avevamo previsto e denunciato in anticipo, frutto di una politica che in nome di calcoli meramente economici mette a rischio la
salute dei cittadini e servizi essenziali come le terapie intensive e il funzionamento delle camere operatorie. Una politica scellerata fatta di
diktat e tagli, che la Presidente della Regione Renata Polverini sta perseguendo senza calcolare i costi sociali e mettendo in campo una campagna mediatica mistificatrice.
Dopo le nostre proteste e l’immediata reazione dei lavoratori, il Direttore Generale della struttura ha inviato una missiva alla Regione Lazio chiedendo la sospensione dei 19 licenziamenti e di quelli ancor più pesanti già previsti per il futuro, che, qualora confermati, rappresenterebbero un ostacolo insormontabile per il regolare funzionamento di un Ospedale che già sconta una grave carenza di organico.
Oggi si iniziano a vedere i risultati di una manovra economica devastante e della sciagurata mannaia che il Governo ha scagliato contro
il lavoro e i servizi pubblici.
La salute dei cittadini dovrebbe essere messa al centro dell’agenda politica e non trattata come un costo da ridurre, un capitolo di bilancio sacrificabile in modi così sbrigativi. Chiediamo alla Presidente Polverini una risposta immediata e rinnoviamo a questi lavoratori il nostro sostegno.
Roma, 17 settembre 2010
Da – www.doctornews.it del 19 febbraio 2007
“Le Regioni devono innanzitutto dire che, grazie a questo Governo, hanno avuto molte più risorse che consentiranno loro di rivedere il sistema, in gran parte regionale, dei ticket”. Così il ministro della Salute Livia Turco ha commentato l’emendamento al decreto ‘milleproroghe’, approvato in questi giorni dal Senato. Un provvedimento che dà la possibilità alle Regioni di individuare forme alternative al ticket sulla ricetta di prestazioni specialistiche ambulatoriali, a patto che garantiscano però gli stessi introiti previsti dalla Finanziaria, pari a 811 milioni di euro. Il ministro ha ribadito le ampie possibilità di manovra che sono state garantite alle Regioni dagli stanziamenti previsti nell’ultima finanziaria, sia “per finanziare i Livelli essenziali di assistenza, che per rivedere i ticket. Risorse certe per il prossimo triennio che permetteranno di migliorare la qualità dei servizi”. La Turco spiega che “quello che abbiamo fatto è stato dare alle Regioni la possibilità di trovare risorse alternative. E poi bisogna ricordare che la Finanziaria ha aumentato di 6,5 miliardi di euro le risorse destinate alla sanità pubblica, ha stanziato 3 miliardi di euro per gli investimenti in sanità e 2 miliardi per ripianare i deficit accumulati dalle Regioni ‘grazie’ alla sottostima del fondo sanitario da parte del Governo precedente”. Una Finanziaria che, ha concluso il ministro, è stata molto difficile da mettere a punto a causa “dell’eredità pesante che abbiamo ricevuto e trovato anche in sanità. Ma noi abbiamo già cominciato a fare la nostra parte”.
Comunicato n. 74 – 13 aprile 2007 – MINISTERO DELLA SALUTE
Il Consiglio dei Ministri approva il nuovo “Testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”. Turco: una riforma di “civiltà”: lavorare, senza morire e in salute
Il nuovo “Testo unico sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”, predisposto dai Ministri del Lavoro e Previdenza Sociale e della Salute e approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, rappresenta una pietra miliare nella lotta agli infortuni sul lavoro e alle morti bianche che ancora oggi presentano un tragico bilancio di oltre mille morti all’anno (i casi di morte sul lavoro sono stati 1250 nel 2006, su un totale di 1 milione di infortuni e nei primi 2 mesi del 2007 si sono verificati 144 infortuni mortali e 132.972 infortuni).
La novità maggiore dell’impianto normativo del disegno di legge, da cui scaturiranno appositi decreti delegati del Governo per la definizione di dettaglio delle norme in materia di prevenzione e lotta agli infortuni, è senza dubbio quella di aver introdotto tra i suoi obiettivi principali anche la lotta al lavoro sommerso e irregolare che è tra le cause primarie degli incidenti e degli infortuni e dove le stesse condizioni di salute dei lavoratori sono spesso scarsamente tutelate o del tutto ignorate.
Si estendono infatti i campi relativi alla salute e alla sicurezza poiché le nuove norme riguarderanno tutti i settori, tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, indipendentemente dalla qualificazione del rapporto di lavoro che li lega all’imprenditore.
“E’ una riforma di civiltà che punta a garantire che si possa lavorare senza morire e in salute in qualsiasi realtà lavorativa. Per questo – specifica il Ministro Livia Turco – oltre al lavoro subordinato, sarà finalmente tutelato con specifiche misure anche il lavoro flessibile e autonomo. Particolare attenzione – aggiunge – viene riservata ad alcune categorie di lavoratori come i giovani, gli extracomunitari, i lavoratori avviati con i cosiddetti contratti interinali, e per alcune lavorazioni in relazione alla loro pericolosità, come ad esempio quelle svolte nei cantieri. La legge responsabilizza inoltre in modo significativo le aziende che dovessero ricorrere a sub appalti, introducendo norme volte a ricondurre la responsabilità della sicurezza, e quindi degli eventuali infortuni, all’azienda appaltante e non più solo a quella sub appaltatrice. Questo aspetto è particolarmente significativo perché ben l’85% degli infortuni con esito mortale avviene proprio nell’ambito dei sub appalti dove le attuali leggi non sempre riescono a risalire alle effettive responsabilità”.
Altro aspetto centrale è rappresentato dalle cosiddette politiche “premiali” che andranno a vantaggio delle aziende che sapranno ridurre in modo consistente gli infortuni nelle proprie attività (aspetto che verrà definito con apposita successiva normativa nelle forme e negli incentivi per esempio priorità nell’assegnazione di appalti).
Verranno inserite inoltre misure di semplificazione (accorpamento e semplificazione degli adempimenti delle scadenze fiscali e contributive), specie per le piccole e per le medie imprese, e sarà previsto il miglioramento del collegamento delle reti informatiche di Enti ed Istituzioni.
Nel Testo approvato verrà anche valorizzato il ruolo della bilateralità tra datore di lavoro e organizzazioni sindacali nella definizione degli aspetti organizzativi e in materia di piani per la sicurezza, anche quale necessario supporto ai datori di lavoro per l’adempimento degli obblighi di sicurezza per il miglioramento delle tutele negli ambienti di lavoro e un ruolo fondamentale sarà affidato alla formazione come strumento di prevenzione e di tutela.
E’ infatti previsto l’inserimento della materia della salute e sicurezza sul lavoro nei programmi scolastici e universitari nei percorsi di formazione finalizzati alla sensibilizzazione e alla informazione dei giovani.
“Una riforma – ha sottolineato il Ministro Turco – che interverrà tra i lavoratori e le lavoratrici per la promozione della salute, non solo nei luoghi di lavoro, ma anche rispetto alle condizioni di vita dei cittadini e delle cittadine”.
COMUNICATO STAMPA del 3 luglio 2007
A due mesi di distanza dallo sciopero del 4 maggio dei dirigenti del Servizio sanitario nazionale, nessuna delle criticità lamentate appare avviata a soluzione.
Le violazioni del contratto di lavoro e lo scippo dei fondi contrattuali operato da alcune Regioni, il silenzio sul tema del precariato medico e sanitario, il mancato avvio del rinnovo del contratto di lavoro, l’assenza di riferimenti nel Dpef alla necessità riconosciuta dallo stesso Ministro della salute di rivalutare l’indennità di esclusività di rapporto, rendono insostenibile la situazione dei dirigenti all’interno del Servizio sanitario nazionale.
Per di più se il Governo, il Parlamento e il Ministro della salute non riusciranno a garantire il diritto di esercitare la libera professione dopo il termine del 31 luglio stabilito dalla legge Bersani, i dirigenti medici, veterinari e sanitari del Ssn si vedranno costretti a proclamare nuove iniziative sindacali.
A poco meno di un mese dalla scadenza, l’Intersindacale – che riunisce trenta sigle in rappresentanza dei 130 mila dirigenti del Ssn – esprime profondo sconcerto e irritazione per la lentezza dell’iter legislativo del disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri che regolamenta la libera professione, all’esame della Commissione Igiene e Sanità del Senato.
A questo punto è necessaria una piena assunzione di responsabilità delle Istituzioni per approvare nei tempi utili un provvedimento legislativo che eviti vuoti normativi forieri di gravi danni materiali e professionali per la dirigenza del Ssn e garantisca l’esigibilità di un diritto degli operatori e dei cittadini. Su questo tema è in gioco la credibilità del Ministro della salute, chiamato a difendere con maggiore impegno un suo provvedimento e l’affidabilità della maggioranza di Governo.
Le organizzazioni sindacali della dirigenza del Ssn, consapevoli dello stato di insoddisfazione della categoria, affidano agli organismi direttivi l’individuazione di un piano di iniziative da adottare anche in deroga all’accordo sui servizi pubblici essenziali, preannunciando sin da ora il ricorso ad un contenzioso di massa in difesa delle condizioni di lavoro e di diritti normativi e contrattuali.
ANAAO ASSOMED-ANPO-AUPI- CIMO-ASMD (UGL Medici – SNAMI Dirigenza Medica – Unione Medica) -CIVEMP (SIVEMP-SIMET) – FEDIR SANITA’- FEDERAZIONE CISL MEDICI-FEDERAZIONE MEDICI aderente UIL FPL (AMCO-COAS-NUOVA ASCOTI-SMI-UMI-UMUS-FAPAS-SPES-UIL FPL MEDICI) – FESMED (ACOI-ANMCO-AOGOI-SUMI-SEDI-FEMEPA-ANMDO) – FP CGIL MEDICI-SIDIRSS-SDS SNABI-SINAFO-UMSPED (AAROI-AIPAC-SNR)