“Continua l’attacco all’interruzione volontaria di gravidanza e la campagna di disinformazione delle associazioni antiabortiste e di alcune forze politiche che, con modalità e immagini durissime, tentano di colpevolizzare le donne e attaccare la loro libertà di autodeterminazione rispetto alla maternità”. Lo affermano, in una nota congiunta, Cgil nazionale e Fp Cgil.
“La legge 194 – ricordano Cgil e Fp – nasceva proprio per rispondere a queste esigenze: abbattere la piaga dell’aborto clandestino. Inoltre, istituiva i consultori familiari che, come sappiamo, oggi sono ridotti nei numeri, negli organici e in alcuni territori addirittura inesistenti”. Per Cgil e Fp Cgil “è necessario, invece, parlare dei tassi di obiettori di coscienza – in Italia circa il 70%, con picchi del 90% in alcuni territori – che rendono di fatto inagibile questo diritto per molte donne, e del contrasto al farmaco RU486 per l’aborto farmacologico messo in atto da diverse Regioni, in aperto conflitto con le nuove linee guida del ministero della Salute”.
“Siamo impegnati e sosteniamo da sempre – sottolineano Cgil e Fp – l’importanza di una scelta libera e consapevole, in cui l’ultima parola spetta solo alle donne, la loro libertà e autodeterminazione attraverso la valorizzazione dei consultori pubblici. Per questo chiediamo al Governo e al ministero della Salute di: garantire l’assunzione di personale non obiettore per garantire la piena applicazione della 194 in tutte le Regioni e strutture, sanzionando le amministrazioni inadempienti; intervenire sulle Regioni affinché sia garantita a tutte le donne, in tempi certi, la possibilità di accedere alla Ivg farmacologica, anche in regime ambulatoriale; predisporre anche all’interno del Pnrr un progetto straordinario di investimento sui consultori pubblici, nella direzione di un loro pieno potenziamento dal punto di vista infrastrutturale e del personale, per tutte le attività che per legge sono ad essi attribuite; istituire un apposito tavolo di monitoraggio, aperto a tutti i soggetti istituzionali e sociali rappresentativi, sull’attuazione delle nuove Linee di indirizzo del ministero della Salute sul ricorso all’aborto farmacologico, nonché sulla presenza di personale obiettore di coscienza dettagliata per ogni struttura ospedaliera e ogni consultorio; garantire la piena applicazione da parte delle Regioni, delle università e delle strutture sanitarie di quanto previsto dall’art. 15 della 194, ovvero la promozione della formazione e informazione del personale sanitario e ausiliario di tutti i percorsi di supporto e assistenza alla donna”.
“La 194 difende la vita, ed è stata conquistata con la lotta e con il voto. Devono cessare tutti i comportamenti che violano questa legge e rendono inagibile nel nostro Paese questo diritto, così come più volte ammonito dall’Unione europea”, concludono Cgil e Fp Cgil.
In basso la nota di approfondimento Cgil nazionale e Fp Cgil: “Oggi come allora l’autodeterminazione delle donne passa attraverso la legge 194/78”.
In data 16 settembre, presso la sede di Anaste, a Roma, è proseguita la trattativa per la possibile definizione del nuovo CCNL Anaste a seguito della conclusione dei tavoli tecnici svoltisi nei giorni immediatamente precedenti.
Gli incontri tecnici hanno permesso di concludere l’aggiornamento normativo dell’articolato, definire nuove formulazioni degli articoli ed evidenziare le materie rispetto alle quali permangono ancora distanze tra la parte datoriale e le parti sindacali.
Pertanto in considerazione delle suddette criticità, l’incontro è stato utile per rimarcare le proposte sindacali con la finalità di allineare normativamente ed economicamente il CCNL Anaste agli altri contratti di settore.
In particolare il confronto si è concentrato sul sistema dei relazioni sindacali, gestione del lavoro part-time, diritto allo studio, aggiornamento e riqualificazione professionale, ECM, genitorialità, infortuni sul lavoro, tempi di vestizione e svestizione, riordino del sistema di classificazione e welfare contrattuale.
Considerando le distanze in merito a tali materie, la delegazione Anaste ha raccolto le proposte emerse al tavolo per riportarle alla Commissione Lavoro interna per le relative analisi e verifiche.
Alla luce di tale approfondimento le parti hanno stabilito di proseguire il confronto in data 24 ottobre, sempre presso la sede dell’Associazione.
“L’Autorità di bacino del Distretto dell’Appennino meridionale non ha ancora ricevuto i fondi per stabilizzare il personale precario già in possesso dei requisiti richiesti dalla legge Madia per la stabilizzazione”. Ad affermarlo sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa che hanno convocato a riguardo per domani un sit-in dei dipendenti dell’Autorità di bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, davanti alle Prefetture di Caserta e Bari.
“Stiamo parlando – proseguono – di uno dei Distretti idrografici italiani più complessi e estesi del territorio italiano, bagnato da ben tre mari, il Tirreno, lo Ionio e l’Adriatico, e nel quale ricadono, con porzioni di territorio diversificate, ben sette Regioni: Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Lazio, Molise e Abruzzo. Parliamo, quindi, di una delle più importanti Autorità di bacino distrettuali italiane. Le nuove Autorità di bacino distrettuali, istituite nel 2018, sono gli enti pubblici italiani deputati alla gestione di due temi ambientali cardine per il benessere sociale, la sicurezza dei cittadini e lo sviluppo economico: l’acqua e la difesa del territorio dal rischio idrogeologico E lo fanno nel quadro d’insieme che vede operare l’intera filiera che va dalle decisioni della Comunità europea, alle leggi e agli enti nazionali, fino alle leggi regionali e ai gestori del Sistema Idrico Integrato: l’acqua, bene primario e insostituibile, si può gestire correttamente solo così, considerato anche un contesto ambientale (la grave siccità di quest’anno è lì a testimoniarlo) oggi fortemente connotato dall’urgenza di efficaci azioni di contrasto e di adattamento ai cambiamenti climatici in atto”.
Per l’Autorità dell’Appennino Meridionale, aggiungono, “parliamo di diciassette lavoratori precari altamente specializzati, già in servizio presso l’Autorità da molti anni, per la realizzazione della missione istituzionale dell’Ente, ma lo Stato non ha ancora posto in bilancio le risorse economiche necessarie alla loro stabilizzazione, con la conseguenza che se da un lato i lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro, dall’altro l’Autorità potrebbe trovarsi improvvisamente sguarnita di forza lavoro determinante. È bene anche ribadire che la problematica cade in un contesto più generale che vede le dotazioni organiche definite nel 2018 dai DPCM attuativi per tutte le nuove Autorità distrettuali ancora ben lontane dall’essere riempite, in molti casi ancora ferme al 50% circa delle dotazioni organiche provvisorie richiamate: in questo quadro la stabilizzazione dei lavoratori già operanti diventa una priorità assoluta”. Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, “considerata l’importanza e l’urgenza di mantenere la continuità e potenziare le azioni di questi enti pubblici così importanti, e con un organico relativamente piccolo (circa 800 dipendenti in tutta Italia), chiedono con forza al Governo le risorse economiche necessarie alla stabilizzazione del personale precario e al riempimento delle dotazioni organiche individuate dai decreti attuativi della Presidenza del Consiglio nel 2018”, concludono.
“La conferma della rappresentatività non ci basta: la Funzione Pubblica CGIL punta a rendere il Corpo di Polizia Penitenziaria parte attiva del rinnovamento necessario nel mondo penitenziario”.
Con questo obiettivo si sono concluse ieri 15 settembre a Roma le due giornate di lavori del coordinamento nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria che ha reso possibile il confronto tra i Coordinatori regionali della Polizia Penitenziaria con il Coordinatore nazionale Mirko Manna, ma anche con i più importanti rappresentanti delle altre realtà del settore penitenziario: Carla Ciavarella per i Dirigenti penitenziari, Paola Fuselli per l’Esecuzione Penale Esterna, Roberto Mascagni per le Funzioni Centrali.
I lavori sono stati aperti dal Responsabile Nazionale Sistema Penitenziario Massimiliano Prestini e sono stati conclusi dall’intervento del Segretario Nazionale Funzione Pubblica CGIL Florindo Oliverio (Responsabile dei settori ministeri, sicurezza e soccorso, organi costituzionali) che hanno sottolineato l’importanza che la Funzione Pubblica CGIL ha voluto riconoscere al Corpo di Polizia Penitenziaria nella strategia complessiva del sindacato di migliorare le condizioni dei lavoratori, ma anche nella certezza che solo attraverso l’individuazione di obbiettivi comuni a tutti i comparti,
il sistema penitenziario potrà superare la profonda crisi che sta attraversando.
Nelle due giornate, il Coordinatore Nazionale Mirko Manna ha delineato le strategie future per il rilancio della FP CGIL Polizia Penitenziaria che vedono al centro la formazione dei rappresentanti sindacali per rendere ancora più incisiva la tutela dei lavoratori del Corpo. Nelle prossime strategie del sindacato di polizia penitenziaria c’è anche la determinazione di non concedere più alibi all’amministrazione penitenziaria riguardo ai mancati riconoscimenti dei contratti, delle regole di garanzia e dei diritti degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria.
Fabrizio Rossetti, Segretario Nazionale Funzione Pubblica CGIL (Responsabile delle politiche dell’organizzazione, tesseramento, convenzioni e assistenza legale), ha portato i saluti e l’appoggio del Segretario Generale della Funzione Pubblica CGIL Serena Sorrentino, impegnata a Bologna in altri lavori sindacali.
“Le lavoratrici e i lavoratori delle Rsa sono in piena emergenza salariale, a fronte di contratti fermi da anni e per effetto della crescita dell’inflazione. Le associazioni datoriali ARIS e AIOP aprano le trattative per il contratto delle RSA ARIS/AIOP atteso da più di due anni”. Così in una nota Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl replicano alle recenti dichiarazioni dei presidenti di Aris e Aiop, Virginio Beber e Barbara Cittadini, sull’impossibilità per le RSA in tutta Italia di far fronte agli aumenti determinati dal caro energia e che rischia di mettere a rischio il mantenimento delle strutture e la loro sostenibilità.
“Pur consapevoli delle difficoltà che il sistema sta affrontando – osservano i sindacati -, riteniamo però che nelle loro dichiarazioni manchi un pezzo importante, ovvero le lavoratrici e i lavoratori che lavorano in queste strutture. Crediamo che il caro energia sia uno degli aspetti della drammatica crisi che sta investendo il nostro paese, che impatta pesantemente sugli individui e le famiglie ma anche sulle imprese e quindi anche sulle strutture residenziali, ma ricordiamo ai due presidenti che c’è un emergenza che devono affrontare e che mette a rischio l’esistenza e la qualità delle cure nel settore delle Rsa: quella salariale, che investe migliaia di lavoratori e lavoratrici, i cui salari sono fermi da 14 anni e che sta diventando vera e propria emergenza a fronte di un’inflazione che sta letteralmente azzerando i risparmi e gli stipendi di tutto il personale”.
La crescita dell’inflazione all’8,5%, aggiungono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, “sta colpendo i prezzi di beni alimentari e di consumo, riducendo la capacità di spesa di queste lavoratrici e lavoratori che, con i contratti fermi nel peggiore dei casi al 2005 o nel migliore nel 2012, con stipendi che superano per alcune categorie di poco i 1.000 euro, sono ancora più drammaticamente colpiti dagli effetti del caro energia. Le lavoratrici e i lavoratori devono, come i loro datori di lavoro, far fronte agli aumenti dei costi alimentari ed energetici; non è una situazione sostenibile perché non hanno più capacità di spesa, ma di questo i due presidenti se ne dimenticano oramai da tempo, anche prima di questa crisi, opponendo di fatto un fermo rifiuto all’apertura del tavolo di trattativa per la definizione del nuovo contratto nazionale di lavoro”.
Per questo Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl chiedono “ancora una volta ad ARIS e AIOP di aprire le trattative per il contratto delle RSA ARIS/AIOP che aspettiamo da più di due anni, con l’obiettivo di garantire salari adeguati e diritti, giuste tutele normative al personale, per contrastare insieme il dumping contrattuale e i contratti pirata. Vogliamo un contratto che riconosca diritti e professionalità necessari a garantire il mantenimento di un’assistenza adeguata e delle strutture; per arrivare a questo occorre che le due associazioni si fermino e comprendano che ciò dovrà accadere a partire da come loro garantiscono al proprio personale come poter continuare a recarsi al lavoro e come provvedere alla propria sopravvivenza. La nostra non è dietrologia, c’è troppo silenzio da parte delle due associazioni nei confronti dei lavoratori che, è bene ricordare, sono coloro che hanno permesso di mantenere aperte le loro strutture durante la pandemia e tuttora lo garantiscono, con estreme difficoltà soprattutto economiche”, concludono.
“Nonostante le attese di queste settimane, non è ancora arrivato il via libera, da parte del MEF, per la sottoscrizione definitiva del nuovo CCNL Sanità Pubblica. Un ritardo ingiustificato e incomprensibile che sta danneggiando le lavoratrici, i lavoratori e i professionisti di un intero comparto”. Lo scrivono, in una nota stampa, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli e Michelangelo Librandi, Segretari Generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, riferendosi alla ratifica definitiva del contratto, specificando: “La pre-intesa è stata sottoscritta presso l’Aran il 15 giugno scorso, inviata al MEF entro i dieci giorni previsti. Pertanto, a termini di legge, il Mef, avrebbe dovuto richiedere eventuali chiarimenti entro gli ulteriori venti giorni, consentendo al Consiglio dei Ministri di autorizzare la trasmissione del testo alla Corte dei Conti per la verifica finale e procedere alla sottoscrizione definitiva del contratto. Seguendo questo iter le firme definitive sarebbero potute giungere già a fine luglio”.
“Se è incomprensibile da un punto di vista tecnico un ritardo di oltre sessanta giorni, questa fase di stallo è grave e ingiustificabile se pensiamo alla situazione di difficoltà che stanno vivendo, in queste settimane, milioni di famiglie italiane a causa dell’inflazione e del caro bollette. Alle donne e agli uomini della sanità pubblica italiana è stato chiesto, in questi anni, di rispondere ad un’emergenza sanitaria senza precedenti, è ora di riconoscere loro salario, diritti, tutele e indennità che abbiamo conquistato, nero su bianco, nel contratto firmato con le controparti lo scorso giugno”, concludono Sorrentino, Petriccioli e Librandi.
“L’emendamento al Dl Aiuti bis approvato in commissione bilancio e finanze del Senato, che prevede un trattamento economico accessorio ulteriore per i vertici di forze di polizia, forze armate e ministeri in deroga al limite di legge esistente per tutti i dipendenti della PA fissato in 240mila euro l’anno, è una scelta incomprensibile vista la condizione sociale del paese”. Lo affermano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa.
“È offensivo per chi in queste ore non riesce a mettere insieme pranzo e cena per la propria famiglia, per chi va in cassa integrazione e non ha alcun sostegno per l’emergenza inflazione e bollette vedere che gli alti vertici dell’amministrazione pubblica vedono elevarsi la propria retribuzione oltre i 240 mila euro”.
Le federazioni di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa chiedono “un intervento del presidente Draghi e del governo ancora in carica per cancellare un emendamento odioso e inserire nella legge di Bilancio, che dovrà presentare in Europa nelle prossime ore, le risorse per sostenere le lavoratrici e i lavoratori in questa ennesima crisi economica, per rinnovare i contratti di lavoro 2022/2024 delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici e allineare le loro retribuzioni a quelle dei colleghi europei e utili a tutelare il potere d’acquisto dall’inflazione superiore all’8 per cento. Così come chiediamo risorse per un piano straordinario di assunzioni per evitare la chiusura di uffici pubblici ormai al collasso”, concludono.
“Nel giro di pochi giorni si sono verificati due incidenti gravissimi che hanno riguardato due cantonieri della Provincia di Lucca, uno purtroppo deceduto e l’altro in gravissime condizioni, e un cantoniere dipendente della Provincia di Macerata, anche lui trasportato in ospedale”. Così in una nota la Fp Cgil Nazionale nell’esprimere “cordoglio e vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti e alle loro colleghe e colleghi”.
“Le mansioni di un cantoniere – aggiunge il sindacato – riguardano la manutenzione di un numero definito di Km di strade provinciali che nel tempo, sono numericamente aumentati a causa di mancate assunzioni. Questo costringe le lavoratrici e i lavoratori a fare grandi tratti per poter coprire e manutenere tutto il segmento assegnato, aumentando per loro il rischio di incidenti stradali, oppure ad installare i piccoli cantieri necessari alla manutenzione di buche o sfalcio dell’erba con un numero esiguo di persone, non sufficienti a segnalare pericoli e prevenire incidenti. Per questo da tempo chiediamo che si riapra la discussione sulle funzioni delle province e si ripristino risorse adeguate, si assuma personale e sia garantita la sicurezza sul lavoro”, conclude la Fp Cgil.
Appuntamento in piazza Santi Apostoli dalle ore 9 per assunzioni, risorse e tutele
‘Quale futuro per i Vigili del Fuoco?’. Dietro queste parole i Vigili del Fuoco scenderanno in piazza a Roma mercoledì 14 settembre in piazza Santi Apostoli a partire dalle ore 9 nella manifestazione promossa da Fp Cgil Vvf, Fns Cisl e Confsal Vvf. Tra le rivendicazioni al centro della manifestazione, la richiesta di interventi sul fronte assunzioni, risorse e tutele.
“Il corpo più amato dagli italiani è in assoluta emergenza – fanno sapere i rappresentanti sindacali nazionali Mauro Giulianella (Fp Cgil Vvf), Massimo Vespia (Fns Cisl) e Franco Giancarlo (Confsal Vvf) -. Siamo pochi, scarsamente considerati, non adeguatamente pagati, senza nessuna tutela, non abbiamo l’Inail. Servono risposte, soprattutto sul fronte delle assunzioni, per la cittadinanza. C’è bisogno di portare da subito il corpo dai 33 mila operativi attualmente disponibili a 40 mila unità e portare il personale tecnico professionale da 2 mila a 5 mila unità”. Un grido di allarme che i sindacati maggioritari del corpo dei Vigili del Fuoco porteranno in piazza Santi Apostoli a Roma mercoledì 14 settembre.
Giuseppe Visone, medico all’Ospedale Cardarelli di Napoli, e Federica Clemente, precaria all’ufficio del processo al Tribunale di Foggia. Sono i due lavoratori della Fp Cgil intervenuti all’iniziativa della Cgil del 7 settembre a Bari dietro le parole ‘Per l’unità e la crescita del Paese’. Guarda i loro interventi.
Giuseppe Visone
Federica Clemente
Il corpo dei Vigili del Fuoco è in assoluta emergenza. Sono pochi, scarsamente considerati, non adeguatamente pagati e con nessuna tutela. Servono risposte, soprattutto sul fronte delle assunzioni, per dare risposte alla cittadinanza. C’è bisogno di portare da subito il corpo dai 33 mila operativi attualmente disponibili a 40 mila unità e portare il personale tecnico professionale da 2 mila a 5 mila unità. È in estrema sintesi la rivendicazione unitaria di Fp Cgil Vvf, Fns Cisl e Confsal Vvf, in rappresentanza della maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori del corpo, oggi in conferenza stampa alla Camera, per interrogare le forze politiche che tra pochi giorni entreranno in Parlamento. Un grido di allarme, quello dei sindacati maggioritari del corpo dei Vigili del Fuoco, che si riverserà in piazza il 14 settembre a Roma a Santi Apostoli dietro le parole ‘Quale futuro per i Vigili del Fuoco?’ a partire dalle ore 9.
OCCUPAZIONE – Tra le questioni esposte oggi dai tre rappresentanti sindacali nazionali, Mauro Giulianella (Fp Cgil Vvf), Massimo Vespia (Fns Cisl) e Franco Giancarlo (Confsal Vvf), le condizioni di lavoro estenuanti, condizionate da un cambiamento climatico che ha portato gli interventi dei Vigili del Fuoco negli ultimi 3 anni da 700 mila a circa 1 milione. Una vera e propria esplosione senza un adeguato incremento di organico, lamentano i sindacati. A garantire questa grande mole di lavoro, a fronte di una dotazione organica teorica di 39.500 unità, sono solo 35 mila gli operatori disponibili e in servizio nel Corpo di cui, circa 33 mila operative e 2 mila del Ruolo Tecnico Professionale. Una carenza di 4.500 tra lavoratrici e lavoratori che si fa sentire. Serve un incremento occupazionale attraverso uno stanziamento economico specifico tale da garantire un vero potenziamento: 40.000 unità operative e 5.000 unità del ruolo tecnico professionale. Servirà inoltre, l’autorizzazione anticipata per l’assunzione del turnover di almeno un biennio.
PROTEZIONE CIVILE – Ammodernare il Sistema di Protezione Civile, individuando la cornice di intervento di ogni singolo Ente e Corpo che ne fa parte, con una revisione più moderna dell’articolo 10 del Codice di Protezione Civile del 2018, facendo dei Vigili del Fuoco il traino principale di questo processo. La richiesta di Fp Cgil Vvf, Fns Cisl e Confsal Vvf è di garantire al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco di partecipare alla stesura dei piani di emergenza comunali, dell’unione dei comuni, provinciali e regionali quale organo di collegamento degli amministratori territoriali per tutti gli aspetti riguardanti gli scenari emergenziali ipotizzabili.
TUTELE – La salute e la vita dei professionisti del soccorso dipende anche dalla riduzione dei carichi di lavoro, troppo elevati rispetto al numero. I Vigili del fuoco non hanno l’assicurazione Inail, non hanno un elenco di malattie professionali riconosciute, così come non hanno una adeguata procedura per il riconoscimento delle cause di servizio e dei rimborsi spesa per infortunio. Inaccettabile per il sindacato una condizione di lavoro incerta e precaria come questa. Non esistono statistiche sulle malattie che colpiscono i Vigili del Fuoco durante la loro attività lavorativa e dopo essere andati in pensione.
PREVIDENZA – Fp Cgil Vvf, Fns Cisl e Confsal Vvf richiedono la riduzione del percorso legato ai 6 scatti stipendiali, già finanziati dalla legge di bilancio 2022, così da dare garanzie al personale in procinto di andare in quiescenza. Chiedono, inoltre, anche l’avvio della previdenza complementare attraverso il fondo Perseo Sirio già utilizzato nella Pa. Risorse economiche serviranno per la riapertura della legge delega necessaria per un correttivo ordinamentale utile a semplificare il lavoro e la carriera delle donne e degli uomini dei Vigili del Fuoco. Il rilancio delle attività di soccorso tecnico urgente dovrà riconoscere il valore della professionalità acquisita alle figure di responsabilità come ad esempio quella dei capo squadra, unici responsabili dell’intervento.
ORGANIZZAZIONE – Bisognerà prevedere, secondo Fp Cgil Vvf, Fns Cisl e Confsal Vvf, così come già avviene in altri Corpi dello Stato, il vertice unico superando la dicotomia Capo del Corpo/Capo Dipartimento. La nomina a Prefetto di un Dirigente Generale proveniente dalla carriera tecnica del Corpo è la nostra richiesta, il Capo Dipartimento dovrà essere un Vigile del Fuoco. Sarà inoltre necessario prevedere, come avviene in tutte le Amministrazione Pubbliche, l’istituzione di un unico comparto di contrattazione per i Dirigenti e uno per il restante personale, ponendo fine a questa divisione interna che vede oggi il personale direttivo nel comparto di contrattazione dei Dirigenti completamente fuori dal soccorso e dalle responsabilità insite al ruolo che ricoprono.
CONTRATTO – Il rinnovo del contratto 2022/2024, scaduto già da 8 mesi, deve trovare la sua conclusione prima della scadenza del triennio. Basta a vacanze contrattuali irrisorie, il personale aspetta risposte, questo è il momento per darne.
Facendo seguito alla ns nota n° prot. 610/2022, del 04 Agosto u.s., con la quale avevamo segnalato la mancata corresponsione della c.d. una tantum, relativa al rinnovo contrattuale per il comparto sicurezza per il triennio 2019-2021, ad oggi, nonostante sono trascorsi più di tre mesi dalla data di pubblicazione in gazzetta ufficiale, anche nell’importo stipendiale del mese di settembre, visibile nel portale NoiPa, si
registra l’assenza dell’accredito dell’una tantum, dell’adeguamento stipendiale, quello economico dello straordinario e della presenza
dell’indennità 41 bis.
A tal riguardo si ribadisce che, i Poliziotti, come il resto della popolazione Italiana, stanno attraversando un momento poco
favorevole per quanto concerne l’aspetto economico, generato dal continuo trend di crescita costante delle risorse energetiche, per cui è
necessario un intervento della S.V. affinché vi siano i margini per sollecitare l’emissione di un cedolino straordinario per il corrente mese di settembre o al massimo nel mese di ottobre, consentendo così l’atteso adeguamento economico stipendiale e la corresponsione della
c.d. una tantum da 350 euro, in modo tale d’aggredire la crisi economica che sta colpendo le famiglie del Personale.