Mobilità del personale nel ruolo dei vigili del fuoco non specialista – Pubblicazione graduatoria.

 
 

16.02.2016 – Mobilità del personale nel ruolo dei vigili del fuoco non specialista – Pubblicazione graduatoria.

 

 

Piacenza – Nota al Direttore Regionale Emilia Romagna VVF

09.02.2016 – Pubblichiamo la nota inviata al Direttore Regionale Emilia Romagna VV.F inerente l’organizzazione del lavoro.

 

 

Nuoro – Chiarimenti situazione Mensa.

 
 

16.02.2016 – Nuoro – Chiarimenti situazione Mensa.

 

 

Nuoro – Informativa su Riorganizzazione Numeri minimi del Comando.

 
 

16.02.2016 – Nuoro – Informativa su Riorganizzazione Numeri minimi del Comando.

 

 

Part-time pre pensionistico per i pubblici dipendenti

 
Le prime valutazioni sul part-time per i
dipendenti pubblici:

La conversione in legge del decreto “mille proroghe” ha introdotto una rilevante
novità per i pubblici dipendenti prossimi ad andare in pensione. Si illustra la
portata generale del provvedimento, riservandoci di comunicarvi  successivamente alla sua approvazione ulteriori
approfondimenti.

Il comma 3 dell’Art 2 quarties  del DL “Milleproroghe” di cui non disponiamo
il comma definitivo, modifica la specifica disciplina transitoria, di cui
all’articolo 1, comma 284, della L. 208/2015, legge di stabilità per il 2016
(relativa alla trasformazione da tempo pieno a tempo parziale del rapporto di
lavoro subordinato, per coloro che sono prossimi alla pensione).
La norma 
prevede che il decreto con cui stabilire le modalità di fruizione del
beneficio deve essere emanato  entro il
termine di 90 giorni dalla data di entrata in vigore della Legge di stabilità
2016 (in luogo dei 60 giorni previsti).
Contemporaneamente si estende l’erogazione del beneficio, oltre che ai lavoratori
iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria e alle forme sostitutive della
stessa (costituite da talune residuali tipologie di lavoratori dipendenti,
quali il Fondo Volo, il Fondo Dazio, i lavoratori dello Spettacolo e sportivi
professionisti e i giornalisti iscritti all’I.N.P.G.I.), anche ai lavoratori iscritti alle forme esclusive (lavoratori del
pubblico impiego, lavoratori dipendenti delle poste, fondo Speciale delle
Ferrovie dello Stato, tutte comunque gestite dall’I.N.P.S. dell’A.G.O.).

I pubblici dipendenti, dalla data di
conversione definitiva del Dl ed in attesa del decreto applicativo,potranno
chiedere la riduzione dell’orario di lavoro da full-time a part-time negli ultimi 3 anni di
lavoro. Oggi il limite di età è di 66 anni e 7 mesi. La nuova normativa, dà la
facoltà  ai dipendenti del pubblico
impiego di ridurre  dal 40 % fino al 60
per cento l’orario di lavoro con copertura dei contributi figurativi per la
parte di retribuzione ridotta e con il pagamento dei contributi previdenziali
(per una percentuale pari al 23-24 per cento) a carico del datore di lavoro per
la parte di lavoro non svolta fino alla concorrenza del vecchio stipendio.

Una volta approvata ed entrata in vigore,
occorreranno le disposizioni operative del Ministero del Lavoro e dell’Inps, in
quanto fra l’altro, sembra che occorra un accordo “di disponibilità” fra le
PPAA e gli interessati.

Tuttavia per poter beneficiare del part time pre
pensionistico bisogna :

Svolgere il lavoro a
tempo pieno;

maturare, il diritto
alla pensione di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018;

al momento della domanda
del part-time,  aver compiuto almeno
un’età minima di 63 anni e sette mesi;
il periodo di questo
tipo di  part-time non potrà
superare i tre anni.

L’importo del riconoscimento della
copertura pensionistica figurativa non concorrerà alla formazione del reddito
da lavoro dipendente e non sarà assoggettato a contribuzione
previdenziale. 

La pensione sarà calcolata come se il
dipendente avesse lavorato sempre a tempo pieno.
Il decreto dovrà chiarire molte cose,
innanzitutto se i richiedenti delle pubbliche amministrazioni sono inclusi nel
plafond dello stanziamento già di 60milioni per il 2016 e 120 per il 2017
inoltre non è previsto nessun turn over in applicazione di questa specifica
disposizione. 

Giù le mani dalle pensioni di reversibilità

 
Alcune riflessioni:
  

L’attacco alle pensioni di reversibilità indebolisce
lo stato sociale e la solidarietà. La civiltà di un paese si misura dal grado
di copertura dei rischi sociali.

Uno dei primi impulsi alla costruzione dei sistemi
pensionistici europei fu dato dalla necessità, di fronte all’esorbitante numero
degli infortuni sul lavoro o appena post pensione, di assicurare un reddito ai
superstiti per affrancarli dall’assistenzialismo e dalla pubblica carità. Il
diritto di sopravvivenza per le vedove, figli e persone a carico divenne un
diritto soggettivo costituzionalizzato ( art. 38).

Il prelievo contributivo infatti, è determinato in
base alle aspettative di vita dei lavoratori e dei congiunti e si basa sul
sistema a ripartizione.

La legge di riforma sulle pensioni, la legge Dini del
1995, stabilì che in caso di pensione indiretta o reversibile, se il superstite
possiede altri redditi, essa viene ridotta del 25% se oltre alla pensione si ha
un reddito annuo superiore a tre volte il trattamento minimo Inps (€19.612), del
40% se ha un reddito annuo superiore a quattro volte il trattamento minimo che
per il 2016 è pari a € 26.120 e infine del 50% se ha un reddito annuo superiore
a cinque volte il trattamento minimo che per il 2016 è pari a € 32.630. Questa
riduzione non si applica in presenza di figli inabili o minori.

Mentre erano in corso tentativi per rimodulare in
senso favorevole le fasce di decurtazione, furono introdotte delle norme
limitative per la fruizione della pensione ai superstiti con le cosiddette
norme anti-badanti. Le decurtazioni, previste dalla legge 111/2011, hanno avuto
effetto dal 1 gennaio 2012 e consiste già in un taglio della pensione di
reversibilità per coloro che abbiano contratto matrimonio da meno di dieci anni
con un consorte sopra i 70 anni, o comunque più anziano di 20 anni.
Le pensioni di reversibilità, nei casi descritti,
sono tagliate del 10% per ogni anno che manca al raggiungimento dei dieci anni
di matrimonio. Se alla morte del consorte il matrimonio era valido da cinque
anni, ad esempio, la decurtazione è del 50% anche se nessun taglio, però, è
previsto in caso di presenza di figli minori, studenti o inabili.

In un disegno di legge delega del
Governo le reversibilità vengono considerate prestazioni assistenziali e non
più previdenziali. Non sono più un diritto soggettivo ma legate allo indice
Isee, per il quale conta il reddito familiare e non quello individuale; ciò
anche a prescindere dai contributi versati.

E’ un ulteriore duro colpo specie per
le donne che già subiscono una diversità previdenziale di genere destinata ad
acuirsi dai mutamenti del mercato del lavoro.

L’inoccupazione e la disoccupazione
colpisce in misura maggiore le giovani donne che si troveranno svantaggiate
ulteriormente nel futuro.
Contro questo ennesimo tentativo di
distruzione del welfare previdenziale la Cgil si è subito mobilitata per la
cancellazione di questa parte del disegno di legge in esame.

 

Pa: Cgil Cisl Uil a Madia, il governo non si nasconda e rinnovi i contratti

Comunicato Stampa Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uilpa

Pa: Cgil Cisl Uil a Madia, il governo non si nasconda
e rinnovi i contratti

Dai sindacati c’è già proposta sulla riduzione dei comparti

Roma,
28 gennaio 2016

“La ministra Madia non nasconda l’incapacità del
governo e trovi le risorse per un rinnovo dignitoso di contratti. Dopo
sei anni di attesa e a sette mesi dalla sentenza della Corte
Costituzionale è inaccettabile rimpallare le responsabilità” Così i
segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Uil Fpl, Rossana
Dettori, Giovanni Faverin, Nicola Turco e Giovanni Torluccio, in merito
alle recenti dichiarazioni della titolare del dicastero della Pubblica
amministrazione, Marianna Madia. “È noto a tutti che Cgil Cisl e Uil
hanno già presentato una proposta unitaria per passare da dodici a
quattro comparti, così come la piattaforma per i rinnovi. Su questo
siamo mobilitati da mesi a fianco dei milioni di lavoratori pubblici
abbandonati dal più grande datore di lavoro del Paese”.

“Vogliamo
una pubblica amministrazione con più produttività, più innovazione
organizzativa, più investimento nelle competenze”, proseguono. “A questo
serve il rinnovo di contratto. Per questo abbiamo dato maggiore impulso
alla nostra iniziativa dopo la sentenza della Corte che in agosto ha
dichiarato illegittimo il blocco dei contratti. Siamo scesi in piazza in
una grande manifestazione il 28 novembre per rivendicare un diritto
sacrosanto, per i lavoratori e per i cittadini, quello di ‘Contratto
Subito’. Sostenere, in ragione di questo percorso, che sia il sindacato a
frenare il rinnovo è paradossale”.

Per queste ragioni,
aggiungono Dettori, Faverin, Torluccio e Turco, “se il messaggio risulta
non essere ancora chiaro, sappia la ministra, che all’incontro all’Aran
del 3 febbraio, sul tema riduzione dei comparti, andremo lì pronti ad
un confronto no stop. Perché sia chiaro a tutti il fatto che il governo
tenta di coprire l’inadeguatezza delle risorse per il rinnovo dei
contratti cercando, con una manovra ardita, di attribuire a noi lo
‘stallo’ del confronto con l’Aran. Sui comparti abbiamo una proposta,
che va semplicemente condivisa e sottoscritta. Poi niente più scuse,
diretti al ‘Contratto Subito'”, concludono.

MEF – Ragionerie territoriali: rischio caos

Roma 15 febbraio 2016    
                                                                             
Abbiamo finalmente ricevuto l’informativa
“ufficiale” relativa alla “Individuazione
delle Ragionerie territoriali dello
Stato e definizione dei relativi compiti. Prime indicazioni attuative”.

Prima di entrare nel merito della
circolare,  riteniamo utile invitare   l’Amministrazione a  vigilare e controllare che il flusso delle
comunicazioni tra Amministrazione e OO.SS segua i canali ordinari, consentendo
alle informazioni di raggiungere contemporaneamente  tutte le OO.SS,   al fine
di  evitare che materie   che
rivestono primaria importanza per il funzionamento del Ministero,  siano 
utilizzate da qualche “007 in sevizio permanente”  per fini che non   hanno  niente a che vedere  né con  la tutela dei lavoratori né con il
miglioramento degli uffici operativi.

Con la circolare in esame, forse
è arrivato il momento, tanto atteso e tanto temuto, della nascita delle
Ragionerie 2.0  

Da una prima lettura della bozza
inviataci, si evince  che è in atto uno
svuotamento delle competenze e delle mansioni delle vecchie RTS, che chiameremo
Provinciali, e un contestuale aumento dei compiti svolti da quelle che potremo
chiamare RTS Regionali.

Possiamo  ipotizzare 
che sia un primo passo verso un’ulteriore riduzione degli uffici sul
territorio,  oppure che il Ministero
inizi ad utilizzare modelli organizzativi flessibili, che tutelino i dipendenti
da inutili quanto costosi trasferimenti?

Un  punto 
che necessita ulteriori   approfondimenti   riguarda 
il passaggio  di funzioni dalle
Ragionerie  Provinciali a quelle
Regionali, che di fatto si prefigura come un duplicato delle lavorazioni ,
visto ad esempio, che la figura del consegnatario diventa regionale, ma al
tempo stesso è prevista l’istituzione di un sub consegnatario provinciale che,
di fatto, gestirà i beni che prima aveva in carico come RTS provinciale e ora
li gestirà su mandato della RTS regionale.

Il rischio è che questa
riorganizzazione peggiori  il funzionamento
delle RTS, in particolare quelle con sede nel capoluogo di Regione, che  si vedranno assegnare  funzioni precedentemente di competenza  di tutte le altre  RTS. Considerato
 che tutte le Ragionerie sono carenti di personale per  il permanere del blocco
delle assunzioni e per il continuo  taglio degli organici, non
vorremmo che qualcuno ipotizzasse, visto che  le attuali dotazioni organiche sono  regionali e non più di singolo ufficio, di  spostare il personale da un ufficio all’altro
a seconda delle necessità regionali.

Alla luce di queste prime
osservazioni, riteniamo necessario  un
confronto con l’Amministrazione,  a
partire dalla prossima riunione del 17 febbraio,  al fine di trovare quel giusto equilibrio
tra
le esigenze dei lavoratori e quelle dell’utenza e  dell’Amministrazione.

 

CGIL
FP Nazionale 
Luciano Boldorini

 

 

News

 
Trasmissione schemi dei DM "Riorganizzazione del MIBACT"
 

 
Purtroppo siamo stati facili profeti, nel nostro
comunicato del 21 dicembre scorso, a prevedere un ulteriore scossone al MIBACT
causati dalla famosa normetta buttata nel calderone della legge di stabilità
2016.

 Siamo in presenza di un vero e proprio blitz
normativo che modifica radicalmente il precedente assetto appena riformato e
propone una nuova riorganizzazione di tutto il ciclo delle tutela.

L’operazione, formalmente giustificata dal
doversi uniformare alla legge Madia, nella parte che disciplina il silenzio
assenso e la nuova conferenza dei servizi, in realtà comporta due ordini di
valutazioni:

la prima è che questo adattamento alla legge
Madia non è altro che una resa anticipata e senza condizioni ai successivi
passaggi previsti, in primis la famosa riorganizzazione dell’apparato
periferico dello Stato con a capo gli Uffici Territoriali dello Stato guidati
dai prefetti tanto cari al nostro Presidente del Consiglio. Non ci può venire a
dire che il silenzio assenso e la nuova conferenza dei servizi, che dovrà
uniformare i criteri di presenza del rappresentante unico dello Stato,
designato di volta in volta dal prefetto competente per territorio possa essere
la sola causa di un tale sommovimento organizzativo.
C’erano altri strumenti
per identificare una procedura uniforme nel rilascio dei pareri, anche la famosa
conferenza dei soprintendenti, ad esempio. Quindi un problema che poteva essere
benissimo risolto per via organizzativa senza mettere mano di nuovo ad una
struttura appena riformata ed ancora del tutto in mezzo al guado della
confusione organizzativa. Inoltre, considerato l’impatto deleterio della norma
sul silenzio assenso, ci chiediamo quale potrà essere l’autorevolezza di una
amministrazione nella valutazione di un prefetto incardinato in un territorio
dove certamente l’operato del Ministero, soprattutto in materia di vincoli
paesaggistici,  cozza quasi sempre con
interessi localistici. La bozza proposta, non solo accorpa le
Soprintendenze, ma ne modifica i compiti e ne aggiunge di nuovi ai Poli
Museali. In particolare, in modo del tutto inopinato e inconferente, toglie
alle Commissioni Regionali il compito di concedere i beni culturali pubblici, e
lo attribuisce (per la quasi totalità dei beni) ai direttori dei Poli
Museali.  A chi saranno concessi i beni?
Tutto ciò mentre nei CDA entrano ‘esperti del patrimonio culturale’ (come
chiederebbe la norma) quali ex amministratori delegati di aziende, su tutto il
territorio nazionale.

In sostanza si coglie la
palla al balzo per infilare questa norma al volo. Senza passaggi parlamentari.
Senza pareri del Consiglio di Stato. Tutto per gestire il nostro patrimonio da
parte di soggetti di nomina politica e non per concorso.

 

La seconda valutazione è sull’impianto delle
riforma: siamo ad un cambiamento radicale nelle politiche di tutela, un
cambiamento che evidenzia in tutto e per tutto l’indebolimento ormai
insopportabile delle sue funzioni e competenze. L’idea delle Soprintendenze
miste ci pare in questo contesto, ove i Soprintendenti sono già, insieme ad
Archivi e Biblioteche, l’anello debole del modello organizzativo tarato sui
Musei e sulla valorizzazione separata nella gestione dalla tutela, una
operazione esiziale. Quindi si rischia semplicemente di creare strutture
acefale, senza un ragionamento consolidato sull’impianto organizzativo.
L’operazione del resto scopre le sue vere finalità nella sottrazione di 10
dirigenze alla tutela ed il loro riversamento sui nuovi siti autonomi. Una
operazione dal nostro punto di vista censurabile anche sotto il profilo
applicativo della normetta in stabilità. Non ci pare di cogliere in quelle
quattro righe scritte in croce una delega ad istituire nuovi uffici che non
siano quelli derivanti da accorpamenti. Invece il nodo cruciale diventa proprio
l’istituzione di questi nuovi 10 siti dotati di autonomia e alcune operazioni
gridano vendetta proprio per le implicazioni che propongono. Ci chiediamo ad
esempio quale finalità abbia l’istituzione dell’autonomia sul Parco
archeologico dell’Appia Antica o sull’area Flegrea. Strutture del tutto prive
di ogni dimensione organizzativa e spesso senza alcuna possibilità di introiti.
Sull’area dell’Appia antica sappiamo tutti quali sono gli appetiti e conosciamo
la strenua battaglia che i funzionari della Soprintendenza hanno fatto e stanno
facendo contro la speculazione edilizia e anche la proposta della società
Autostrade di farne una fondazione.
Con questa operazione i funzionari addetti
alla tutela vengono tagliati fuori e si mette in piedi il grazioso meccanismo
della selezione internazionale dove tra i requisiti certamente non entra la conoscenza
delle norme e delle leggi che regolano il diritto amministrativo italiano ma le
cosiddette capacità manageriali di cui stiamo verificando purtroppo in molti
casi il segno. 

Pertanto siamo di fronte ad una vera e propria
sottrazione di importantissime aree archeologiche alla tutela, altro che il
rafforzamento dei presidi sul territorio, come il trionfale comunicato
ministeriale stile Istituto Luce vuol far credere. Il tutto tra i peana del
Consiglio Superiore, sempre più orpello nelle mani del Ministro, e degli
illustri archeologi che ne fanno parte. E non basta più al Ministro rifugiarsi
sotto il comodo ombrello della spending review per giustificare le sue scelte
al risparmio. Il ministero è stato falcidiato dalla spending review e avrebbe
potuto invece richiedere l’implementazione dell’organico dirigenziale,
dimostrando dati alla mano che non esiste in nessuna altra amministrazione
pubblica un numero così esiguo in rapporto alla dimensione organizzativa.
Invece si procede con blitz normativi e la completa assenza di un dibattito
politico parlamentare sulle scelte adottate e non si ha il coraggio di chiedere
revisioni ad una politica sbagliata, fatta di tagli orizzontali che con la vera
spending review c’entra ben poco.

Una operazione analoga la si fa accorpando le
Soprintendenze archivistiche con quelle neo istituite bibliografiche: in questo
caso abbiamo una decisione conseguente alla norma che assegna allo Stato
competenze in materia di tutela del patrimonio archivistico e bibliografico
prima esercitate da province e regioni. Una norma di cui non si era valutato
minimamente l’impatto organizzativo e adesso si tenta di metterci una pezza con
questa invenzione organizzativa, anch’essa artificiale nei risvolti
organizzativi e nella duplice dipendenza dalle rispettive direzioni generali.
Una operazione che, alle attuali condizioni dell’organico previste dal DM 7
agosto,  rischia di non produrre altri
effetti se non quello di sovraccaricare oltremisura il poco personale assegnato
a  questi settori.

Infine c’è una revisione ed una integrazione di
siti e aree in diversi Poli Museali sui quali ci riserviamo, anche alla luce
delle osservazioni che ci perverranno, ulteriori approfondimenti-

Restano da comprendere e verificare tutte le
conseguenze sul personale, che sta già vivendo una fase di profonda incertezza.

Ci chiediamo al riguardo che senso possa avere emanare adesso un bando di
mobilità volontaria quando non sono ancora chiari i riferimenti agli organici a
seguito di questa nuova riforma. Dal nostro punto di vista l’Amministrazione
avrebbe dovuto ampliare i tempi previsti per le modifiche agli organici  e invece si parte senza che ai lavoratori
vengano assicurate le necessarie certezze sulle destinazioni.

 

Insomma fiocco viola per la tutela del nostro
patrimonio culturale, ormai giunta ad uno dei punti più bassi della sua
gloriosa storia.

 

Noi abbiamo avuto formale richiesta di produrre
nostre osservazioni su questo nuovo impianto di riforma e graziosamente ci è
stato concesso il termine di domani per produrle. Noi pensiamo di inviare
questo comunicato e non ci eserciteremo in stilismi inutili e che sicuramente
non produrranno alcuna modifica sostanziale alle scelte adottate. Ci
eserciteremo invece in una azione di contrasto capillare ad un progetto di riforma
che riteniamo profondamente sbagliato e non ci lasceremo rinchiudere in un
recinto corporativo che non rappresenta certo la nostra idea di sindacato
generale.

 

Roma, 20 gennaio 2016

Claudio Meloni

FP CGIL Mibact

 
 
 
 
 

Fp Cgil, aggredito delegato all'ospedale Maggiore di Bologna


Comunicato Stampa Fp Cgil Nazionale

I delegati Fp Cgil aggrediti nella stanza sindacale
dal segretario provinciale della FIALS

Roma, 29 gennaio 2016

Durante l’orario dedicato ad incontrare le
lavoratrici e i lavoratori dell’ospedale Maggiore di Bologna, il
Segretario provinciale della Fials, sindacato autonomo della Sanità, ha
aggredito i  rappresentanti Fp Cgil dell’azienda ospedaliera.

Un’aggressione
squadrista, fatta con metodi fascisti, da personaggi dai quali, vista
la particolare rilevanza del ruolo rivestito, ci si aspetterebbe ben
altro, in primis il rispetto dei luoghi sindacali, oltre che delle
persone.

La gravità dell’aggressione, infatti, è accentuata anche
dal fatto che è avvenuta in uno spazio da tutti (eccetto qualcuno)
considerato inviolabile: la stanza sindacale (in questo caso della Fp
Cgil)

Uno dei due compagni aggrediti è dovuto ricorrere alle cure
dei sanitari del pronto soccorso dello stesso ospedale, mentre i
Carabinieri, accorsi sul luogo dell’aggressione, hanno esperito le
attività necessarie.

Fials nazionale prenda immediatamente le
distanze da questo episodio e condanni pubblicamente il comportamento
del suo dirigete sindacale.

L’Azienda sanitaria, invece,
intervenga immediatamente per ripristinare un clima di normalità e,
soprattutto, di rispetto delle regole e delle corrette relazioni, non
più e non tanto, di quelle sindacali, ma di quelle di civiltà. In un
luogo pubblico, quale un ospedale, non è accettabile il verificarsi di
queste situazioni.

Ai compagni coinvolti in questo gravissimo episodio va tutta la solidarietà della Fp Cgil e della Cgil tutta.

 

Pa: Fp Cgil, primi a denunciare assenteismo, ma serve rinnovo contratti

Roma,
16 gennaio 

“Primi e inflessibili a denunciare e a dissociarci dai
casi di assenteismo ingiustificato, vorremmo però che il premier Renzi
applicasse la stessa solerzia nel rinnovo dei contratti pubblici. È la
contrattazione il luogo dove affrontare questi temi, non l’ennesimo
intervento legislativo”. Ad affermarlo è il segretario generale della Fp
Cgil, Rossana Dettori, in merio alle parole del presidente del
Consiglio, Matteo Renzi, sui licenziamenti nella Pa.

“Leggeremo
il provvedimento annunciato – aggiunge la dirigente sindacale -,
augurandoci che, nel rispetto del garantismo, preveda procedure giuste
ed eque: viviamo pur sempre in uno stato di diritto. Non possiamo però
non notare come il premier parli di 48 ore per il licenziamento mentre i
lavoratori pubblici, quella ‘stragrandissima maggioranza’ di onesti che
lui cita, attendano da oltre sei anni i rinnovi, per non parlare di una
sentenza della Consulta che denuncia l’illegittimità del blocco, e che
di certo non meritano gli spicci previsti nella legge di Stabilità”,
conclude Dettori.

 

News

 
Parere chiesto da Agenzia del demanio riguardante l'applicazione articolo 97 Cost relativamente assunzioni del personale nei pubblici uffici
 

  Roma, 12 Febbraio 2016

 

Agenzia
del demanio
Normativa
relazioni Sindacali

 

 

          

Oggetto: Acquisizione parere
in merito alla disciplina alla quale sono sottoposti i rapporti di lavoro dei
dipendenti dell’Ente, con particolare riguardo all’applicazione dell’articolo
97 Cost relativamente assunzioni del personale nei pubblici uffici.

 

    

Nell’apprendere
che l’Agenzia ha chiesto al Prof. Sabino Cassese un parere in merito alla
tematica in oggetto si chiede di conoscere, oltre al contenuto del parere
stesso, i motivi dell’urgenza impellente a sostegno della richiesta.

Ferma restando l’indiscussa
autorevolezza del prof. Cassese questa Organizzazione è interessata ad essere
informata dei motivi che hanno spinto l’Agenzia, fatta salva eventuale altra
documentazione non trasmessa a questa Organizzazione, a non rivolgersi alle
Strutture istituzionali competenti al rilascio di pareri sulla materia.

In attesa di riscontro si
porgono distinti saluti.

 

    

 

 

Il
Coordinatore nazionale
Ag.
Fiscali

                    Luciano Boldorini

 

 
 
 
 
 
 
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