“Il primo incontro del nuovo Capo del Dap Renoldi con i sindacati del personale della Polizia Penitenziaria è stato per noi un’occasione per ribadire la nostra visione del sistema dell’esecuzione penale. Come fatto con i suoi predecessori, abbiamo dichiarato che per noi il carcere deve essere l’extrema ratio e che bisogna implementare il ricorso alle misure alternative alla detenzione. Su questo tema siamo certi di aver trovato in Renoldi un interlocutore molto attento”. Questo il commento della Fp Cgil sull’incontro che si è tenuto presso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria tra sindacati e vertici del Dap.
“Sovraffollamento di detenuti, carenza di personale, di strumentazione e di strutture adeguate, aumento dei detenuti con patologie psichiatriche e scelte sull’organizzazione del lavoro sbagliate – prosegue la Fp Cgil – hanno reso gli istituti penitenziari luoghi dove aumentano gli eventi critici e le aggressioni subite dal personale e dove è impossibile garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro e il mandato costituzionale”.
“Vogliamo un carcere dal volto umano – aggiunge il sindacato -, aperto al mondo esterno e trasparente. In cui tutto ciò che accade possa essere documentato e valutato oggettivamente, senza processi sommari in cui gli errori dei singoli vengono pagati da tutti. Per questo abbiamo proposto anche di istituire una commissione ad hoc che possa valutare dal punto di vista disciplinare caso per caso ciò che accade durante gli eventi critici. Un carcere dove chi lavora non sia costretto a turni di servizio massacranti e a coprire tre o quattro posti di servizio, in cui lo stress e le tensioni non siano all’ordine del giorno. Per fare questo servono investimenti per assumere personale, modificare le strutture, ammodernare le strumentazioni e modificare l’organizzazione del lavoro”, conclude la Fp Cgil.
DECON#I5, la vita dei Vigili del Fuoco è la nostra priorità. Questo il titolo dell’iniziativa nazionale promossa dalla Fp Cgil Vigili del Fuoco e dalla Fp Cgil Campania in programma domani (venerdì 22 aprile) a Napoli a partire dalle ore 10 presso la sede della Cgil di Napoli e Campania in via Toledo 353 e in diretta Facebook sulle pagine @fpcgilcampania.it, @fpcgilvvf e @collettiva.it. Al centro dell’iniziativa le questioni della salute e della sicurezza dei Vigili del Fuoco troppo spesso sottoposti agli effetti delle particelle tossiche e dell’amianto in ragione della loro professione.
Il programma dei lavori, con avvio previsto alle ore 10, vede i saluti del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, del direttore regionale Campania Vvf, Emanuele Franculli, e del sottosegretario al Ministero dell’Interno, Carlo Sibillia. A seguire la relazione del segretario generale della Fp Cgil Campania, Alfredo Garzi.
A introdurre il tema della giornata sarà Mauro Giulianella, coordinatore nazionale Fp Cgil Vvf, dopo il quale ci saranno gli interventi europei di Paola Panzeri, esponente EPSU, Pierfrancesco Majorino e Nikolaj Villumsen, membri del Parlamento europeo, e un intervento del sindacato britannico di Vigili del Fuoco Fbu. Seguirà poi la sessione italiana con testimonianze di Vigili del Fuoco insieme agli interventi di Daniela Nappa, sociologa e Vigile del Fuoco, e di Raffaele Cozzolino, responsabile Fp Cgil Vvf dell’Osservatorio bilaterale per le politiche sulla sicurezza sul lavoro e sanitarie. I lavori, coordinati da Nappa, saranno conclusi alle ore 12 dall’intervento del segretario nazionale della Fp Cgil, Florindo Oliverio.
“Apprezziamo che il nuovo Capo del Dap, Carlo Renoldi, abbia iniziato oggi, mettendolo tra i primi atti del suo mandato, il confronto con le organizzazioni sindacali, dichiarando la volontà di trovare obiettivi comuni per costruire insieme il carcere dei prossimi anni”. Questo il commento della Fp Cgil al termine dell’incontro che si è tenuto oggi presso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria tra il Capo del Dap e i sindacati della Dirigenza penitenziaria, delle Funzioni centrali e dei Dirigenti di Area 1.
“Occorre ricostruire unità di visione e di intenti tra tutte le figure professionali che lavorano in carcere – prosegue la Fp Cgil -, dando un segnale di discontinuità con il passato e garantendo pari dignità, tutele e considerazione a tutti i lavoratori. Per fare questo il primo segnale di discontinuità con il passato deve essere evidenziato nelle politiche assunzionali, che devono essere implementate fino a colmare le gravi carenze negli organici che si registrano ad oggi, e nella possibilità di garantire adeguate progressioni in carriera, temi che richiedono una presenza costante del Capo dipartimento ai futuri tavoli di confronto che si terranno al Ministero della Giustizia”
“Tra le priorità da affrontare nell’immediato – aggiunge il sindacato – abbiamo segnalato anche la necessità di dare un quadro normativo di riferimento e un riconoscimento retributivo adeguato alla Dirigenza penitenziaria, aprendo finalmente il tavolo negoziale che possa portare alla definizione del primo contratto di lavoro. Tenendo conto anche della vacanza contrattuale che si protrae da 17 anni per colpa di scelte politiche scellerate, e l’urgenza di valorizzare il personale delle funzioni centrali, garantendo il turn over, risorse per la formazione, la rivisitazione dei profili professionali, la possibilità di progredire fino a una dirigenza di filiera e dando maggior chiarezza sul futuro, anche in considerazione della creazione del nuovo dipartimento del Ministero della Giustizia che si occuperà della gestione dei dati statistici”, conclude la Fp Cgil.
“Ci avremmo scommesso finisse così”. È il commento del segretario generale della Fp Cgil Veneto, Ivan Bernini, e del segretario nazionale della Fp Cgil, Michele Vannini, riferendosi alla scelta della Regione Veneto di ripresentare la delibera sull’operatore socio sanitario, sospesa dal Tar e dal Consiglio di Stato, dopo il ricorso presentato dagli ordini professionali infermieristici del Veneto. Da un lato, osservano i due dirigenti sindacali, “la Regione Veneto spinta e sollecitata in particolare dai datori di lavoro privati e gestori di strutture residenziali ad accelerare il percorso in ragione della carenza di infermieri e dalle difficoltà dei bilanci, dall’altro gli Ordini delle Professioni Infermieristiche che inizialmente si sono opposti e che ora, non si capisce per quale motivo, producono una curiosa inversione di centottanta gradi in prossimità del giudizio”.
Il tutto però, rilevano Bernini e Vannini, “senza considerare due aspetti: il primo che gli ordini non sono soggetti contrattuali e hanno avvallato un’interlocuzione con l’Assessorato unilaterale che ha escluso i sindacati confederali nei confronti dei quali, in fase di approvazione della delibera, c’era stata richiesta esplicita di supporto, in vista della prosecuzione di un percorso diverso; il secondo che anziché rivendicare, come noi abbiamo fatto, un processo nazionale di aggiornamento verso l’alto di tutti i profili professionali, e non solo dell’operatore socio sanitario, hanno preferito attestarsi su una posizione difensiva che alla fine ha portato a questo risultato. Inspiegabilmente dando un avvallo pieno, dopo aver impugnato la precedente delibera, senza che sostanzialmente venissero apportate modifiche significative. Un capolavoro”.
Una scelta, proseguono, “‘tampone’ che consentirà alle strutture, soprattutto quelle private, di poter operare con meno infermieri e con minori costi e che, grazie agli Opi, balcanizzerà ulteriormente i rapporti tra lavoratori. Tra infermieri che si sentono esautorati del loro ruolo e operatori socio sanitari che pur sentendosi in parte gratificati dalla possibilità di un avanzamento nel loro ruolo professionale sono preoccupati del fatto che, mancando un profilo nazionale univoco e aggiornato, stante la latitanza della Conferenza delle regioni, avranno più responsabilità non codificate dal contratto e senza alcun avanzamento economico”.
Peraltro, continuano Bernini e Vannini, “le stesse dichiarazioni dell’assessore veneta alla Salute, Manuela Lanzarin, che parla di necessità in ragione della carenza infermieristica, ci paiono confermare gli aspetti che fin dal principio, come Fp Cgil, avevamo rimarcato all’indomani della delibera: una scelta dettata dall’assenza di programmazione formativa che mirava solo ad una operazione di riduzione dei costi contrattuali e di rincorsa all’emergenza, a scapito dei lavoratori, senza un vero progetto di prospettiva che intervenisse sul pieno riconoscimento di funzioni avanzate della figura infermieristica e di rideterminazione di tutti i profili professionali che operano nell’ambito del comparto ‘Salute’. Non quindi un profilo per volta a seconda delle convenienze ma tutti”.
Come Fp Cgil, ribadiscono, “abbiamo già chiesto alla regione Veneto un incontro con tutte le organizzazioni sindacali per affrontare il tema. Alla Conferenza delle regioni, che da mesi sollecitiamo unitariamente affinché avvii un confronto mai partito su una revisione nazionale, coerente e omogenea del profilo dell’operatore sociosanitario, faremo presente che, anche su questo, la pazienza è finita. Il tema va anche riportato alla sua dimensione contrattuale. Decidono i contratti inquadramenti giuridici ed economici sulla base dei profili professionali e dell’organizzazione del lavoro”.
“Una cosa per noi è certa – puntualizzano i due dirigenti sindacali della Fp Cgil -: non pensino le aziende, pubbliche e private, di poter fare a meno di infermieri dove c’è n’è bisogno, assegnando compiti e funzioni ad altri. Non pensino le aziende di poter sfruttare gli operatori socio sanitari assegnandoli responsabilità a invarianza retributiva. Il progetto, abbastanza evidente, di affrontare la riorganizzazione del servizio socio sanitario nazionale in occasione del Pnrr passando per una ulteriore contrazione del costo del lavoro e per la potenziale cessione di ulteriori pezzi di attività al privato troverà la nostra ferma opposizione a tutti i livelli”.
“Se è vero, come afferma la Regione Veneto, che il percorso di operatore socio sanitario con funzioni complementari è previsto da un accordo Stato-Regioni del 16 gennaio 2003, è altrettanto vero che coloro che si sono assunti la responsabilità di definirne l’accordo allora, debbono assumersi la responsabilità di codificarlo come proposta nell’ambito del comitato di settore sanità ed enti locali del prossimo contratto di lavoro, aprendo coerentemente una strada che poi potrà essere seguita nel rinnovo dei contratti privati e del terzo settore. E di farlo omogeneamente per tutto il Paese e non per parti”, concludono Bernini e Vannini.
🟥 𝗘𝗹𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 #Rsu22 𝗮𝗹 𝗠𝗜𝗡𝗜𝗦𝗧𝗘𝗥𝗢 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗨𝗟𝗧𝗨𝗥𝗔, 𝗹𝗮 𝗙𝗣 𝗖𝗚𝗜𝗟 𝘁𝗼𝗿𝗻𝗮 𝗮𝗱 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗣𝗥𝗜𝗠𝗢 𝗦𝗜𝗡𝗗𝗔𝗖𝗔𝗧𝗢
Una straordinaria partecipazione al voto, con una percentuale dell’81% sul totale degli aventi diritto, ha avvalorato la significativa affermazione della Fp Cgil al Ministero della Cultura. I dati finali dello scrutinio consegnano alla nostra Organizzazione una percentuale del 29% sui voti validi, a fronte del 26,6% ottenuto dalla Uil e al 21,2% di consensi andati alla Cisl.
Una grande affermazione ottenuta grazie all’impegno straordinario delle nostre delegate e dei nostri delegati, a cui va il nostro grande ringraziamento per l’impegno e la generosità dimostrati. E lo stesso ringraziamento va alle lavoratrici e ai lavoratori per la grande partecipazione democratica e per il sostegno dato alle nostre proposte.
Questo risultato ci consente di guardare con fiducia alla nuova stagione contrattuale e di affrontare con determinazione le sfide che propone. Un risultato grande come la passione che ci mettiamo ogni giorno per rappresentare al meglio gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi pubblici della Cultura.
Sottoscritto oggi, per il triennio 2022/2024, il primo contratto collettivo nazionale per le lavoratrici e i lavoratori delle aree del Comitato Olimpico Nazionale Italiano ricompresi nel contingente speciale ad esaurimento istituito dalla legge di bilancio 2022. “Un risultato importante, quello ottenuto oggi, che ha consentito di raggiungere tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati all’inizio della trattativa”, così Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Cisal Fialp commentano la firma del contratto.
“In linea con il recente rinnovo dei contratti collettivi nazionali di Sport e Salute Spa e del Comparto delle Funzioni Centrali – specificano i sindacati – le parti hanno inteso lavorare con l’obiettivo di ampliare le tutele normative ed economiche per il personale, valorizzarne la professionalità ed innalzarne, attraverso un deciso rafforzamento del sistema delle relazioni sindacali, i livelli di partecipazione e di coinvolgimento in una fase che vede il CONI interessato da profondi processi di riassetto organizzativo e funzionale”.
“Il testo del nuovo contratto -proseguono i sindacati- prevede un incremento delle retribuzioni fisse, favorisce e valorizza il raggiungimento degli obiettivi produttivi pianificati attraverso un significativo incremento delle risorse destinate alla performance organizzativa e individuale, introduce un sistema indennitario collegato al presidio dei nodi organizzativi funzionali al perseguimento dei fini istituzionali del Comitato e moltiplica le opportunità di crescita professionale. Nel corso dell’incontro -concludono Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Cisal Fialp- è stato anche sottoscritto il primo contratto collettivo nazionale relativo ai dirigenti e ai quadri ceduti al CONI dalla Sport e Salute Spa”.
Dall’analisi dei dati elettorali RSU 2022 dei settori pubblici emerge, con grande nettezza e tanta soddisfazione per il grande lavoro dei 24.754 candidate e candidati, che siamo il sindacato più votato.
Una crescita considerevole nel comparto delle funzioni locali, dove il dato elettorale del 2022 ci consegna un record di preferenze e un distacco dalle altre organizzazioni che si allarga ulteriormente, e una crescita altrettanto storica nelle funzioni centrali.
E’ riconfermato, in termini di percentuali e preferenze, il consenso registrato nel comparto Sanità nel 2018, anche se il dato non può essere considerato ancora definitivo poiché si dovrà procedere nelle prossime settimane a nuove votazioni in quelle aziende nelle quali non si è raggiunto il quorum.
E’ stata una grande prova democratica in termini di partecipazione nella quale abbiamo sempre creduto.
La nostra è stata una campagna elettorale fatta di confronto con le lavoratrici e i lavoratori, sui programmi, sui risultati conseguiti con la contrattazione, sulle vertenze intraprese, dalle stabilizzazioni alla valorizzazione professionale.
Cresce la CGIL, e questo è sicuramente merito della fiducia delle lavoratrici e lavoratori.
“A trattative ancora aperte per i rinnovi dei contratti nazionali dei settori pubblici, già scaduti, apprendiamo dalla lettura del Def che i prossimi contratti dovrebbero essere finanziati dalla revisione della spesa pubblica”. È quanto si legge in una nota congiunta di Cgil nazionale, Flc Cgil, Fp Cgil.
Per la Cgil e le categorie dei lavoratori della conoscenza e del pubblico impiego “a fronte di un’inflazione sempre più elevata e del blocco della contrattazione, durato dieci anni, che rende difficoltoso il pieno recupero del potere d’acquisto anche con gli ultimi rinnovi, questa impostazione programmatica appare una beffa per quel mondo del lavoro che quotidianamente garantisce servizi e diritti fondamentali ai cittadini”.
“Finora – sottolineano Cgil, Flc, Fp – la revisione della spesa nel nostro Paese si è realizzata attraverso due leve: il blocco della contrattazione e il blocco del turn over. Poche altre misure hanno consentito risparmi evidenti”. “Queste politiche – proseguono – hanno prodotto, per diversi anni, un arretramento nelle retribuzioni medie, già inferiori rispetto a quelle di altri Paesi europei, nonché una riduzione dell’occupazione stabile, ormai da cinque anni sotto i tre milioni di dipendenti con delle gravi emorragie in alcuni comparti”. “Riproporre queste stesse misure in una fase di emergenza occupazionale e salariale significa – avvertono Cgil, Flc, Fp – colpire, ancora una volta, il mondo del lavoro pubblico con le conseguenti ripercussioni sul sistema dei servizi”.
“Abbiamo sperato e continuiamo a sperare – aggiungono Cgil e le due categorie – che l’occasione del Pnrr possa rappresentare l’opportunità di rafforzare il sistema dei servizi pubblici. Ciò significa utilizzare nel migliore dei modi le risorse messe a disposizione per gli obiettivi del piano, ma anche un investimento strutturale che non dovrà contrapporre occupazione e valorizzazione del personale”. “Per questo occorre modificare, nel corso del confronto con il Governo, tale impostazione che riteniamo negativa non solo per i lavoratori pubblici, ma – concludono Cgil, Flc, Fp – per le reali possibilità di crescita del Paese”.
“Si sono concluse ieri, 7 aprile, le tre giornate di voto per eleggere le Rsu dei settori pubblici. La Flc e la Fp hanno mobilitato oltre 43mila candidate e candidati nell’istruzione, nella ricerca, nell’università e nell’Afam, nelle funzioni centrali e funzioni locali, e nella sanità”. È quanto fanno sapere, in una nota congiunta, Cgil nazionale, Flc Cgil e Fp Cgil.
“Circa 2,5 milioni di lavoratrici e lavoratori – proseguono Cgil, Flc, Fp – chiamati ad eleggere i loro delegati in migliaia di posti di lavoro nonostante la difficile fase storica segnata dalla pandemia, dalle incertezze sul contesto internazionale e l’emergenza economica e sociale che si sta determinando in queste settimane, hanno dimostrato, ancora una volta, con un’affluenza altissima, quanto sia importante partecipare e far sentire la propria voce attraverso il voto democratico”.
Per Cgil, Flc, Fp “la partecipazione, l’azione collettiva nei luoghi di lavoro sono gli strumenti per poter contare, per migliorare le proprie condizioni di lavoro e innalzare il livello qualitativo dei servizi pubblici e della conoscenza, per riconquistare diritti e contribuire a costruire un futuro migliore per sé e per gli altri. Per questo – aggiungono – rivendichiamo l’estensione delle Rsu anche in tutti i settori privati e una legge sulla rappresentanza per contrastare il dumping e rafforzare partecipazione e democrazia in ogni luogo di lavoro”.
“Il voto di questi giorni – sottolineano Cgil, Flc, Fp – riporta l’attenzione sulla necessità di investire nei settori della conoscenza, che lavorano con e per il futuro, e nei settori pubblici per i quali rimane forte l’esigenza di misure straordinarie per l’occupazione e per potenziare la qualità del lavoro e dei servizi”.
“Dai primi dati la Cgil si conferma il sindacato più votato nei settori pubblici e della conoscenza. Un grande grazie – concludono Cgil, Flc, Fp – va a tutte le candidate e a tutti i candidati che si sono messi in gioco e che hanno deciso di investire tempo, energie e intelligenza per rendere più forte, attraverso l’azione della rappresentanza, il ruolo dei lavoratori e delle lavoratrici”.