AGENZIA DELLE
ENTRATE
PIANO DI CHIUSURA
UFFICI PERIFERICI
Un passo in avanti
Dopo la forte presa di posizione
unitaria, con la quale le scriventi hanno contestato il piano di razionalizzazione degli uffici
periferici illustrato dall’Agenzia nell’incontro del 12 ottobre u.s. e dopo che
le stesse sigle hanno espressamente richiesto la presenza al tavolo del
direttore dell’Agenzia, l’incontro di ieri 19.10.2015, è stato presieduto dalla
dott.ssa Rossella Orlandi.
Nel corso dell’incontro è stata
ribadita unitariamente la netta opposizione alla chiusura di ulteriori 53
uffici territoriali in primis perché, da sempre, le scriventi sono contrarie a
qualsiasi arretramento dei presidi di legalità sul territorio che, oltretutto,
creerebbe gravi disagi, prima che ai lavoratori addetti, ai cittadini
contribuenti.
In secondo luogo perché il d.l.66/2014, nel
chiedere il risparmio del 50% dei fitti passivi, non richiede espressamente la
chiusura degli uffici ma una razionalizzazione degli stessi in immobili meno
onerosi .
Invece il piano proposto
dall’Agenzia rappresenta un vero e proprio taglio lineare che insieme ad altri,
già di recente subiti, mette in crisi
l’efficienza e l’efficacia dell’azione di una Amministrazione strategica per
gli interessi dell’intero Paese e segnala pesantemente un disinvestimento della
politica nei confronti della struttura stessa nonché una forte limitazione del
presidio sul territorio.
Alla luce di quanto sopra,
unitamente ai parziali ed incompleti elementi acquisiti, su input di parte
sindacale, in merito al processo di integrazione periferica Entrate-Territorio,
è stata chiesta la sospensione del piano di chiusura, in attesa di acquisire
tutti gli utili elementi di un complessivo piano di razionalizzazione e di
integrazione che, concretamente, potrebbe delineare uno scenario
sostanzialmente diverso.
In ragione di ciò, l’incontro si è
chiuso con la sottoscrizione di un verbale di riunione con il quale l’Agenzia,
nel sospendere il piano di chiusura prospettato, si impegna ad aprire quanto
prima e non oltre la fine del mese, un confronto con le OO.SS. esteso al più
generale processo di integrazione funzionale tra le attività dell’area Entrate
e dell’area Territorio.
In tale ambito il confronto dovrà
necessariamente valutare, relativamente ai risparmi imposti dal legislatore,
tutte le possibili soluzioni che consentano la continuazione dell’operatività
degli uffici coinvolti.
Attendiamo, quindi, l’esito del
confronto prima di assumere tutte le iniziative utili a difesa dell’attuale
struttura organizzativa dell’Agenzia, dei cittadini contribuenti nonché dei
lavoratori interessati.
Roma, 20 ottobre 2015
CGIL FP CISL FP UIL PA Confsal-SALFi
Boldorini
Di Leo Silveri Cavallaro Sempreboni
Sparacino
Roma, 20 ottobre 2015
Alla Direzione Generale per le risorse,
l’organizzazione e il bilancio
Dott.ssa Mirella Ferlazzo
Dott. Gaetano Vecchio
INSOSTENIBILI ULTERIORI RITARDI NELL’ATTUAZIONE
DELLE NOTE MEF E MIN. LAVORO SU TRATTENUTA 2,5%
Risale ormai ad otto mesi fa la nota con cui il Ministero
dell’Economia e delle Finanze, seguendo quella ancora precedente del Ministero
del Lavoro e delle politiche sociali, affermava che alle retribuzioni del
personale MiSE transitato, senza soluzione di continuità, dall’IPI e dall’ICE,
già in regime di TFR, non andava applicata la trattenuta retributiva del 2,5%
prevista dal comma 3 del DPCM 20/12/1999.
Invece a tutt’oggi il personale interessato subisce ancora la
summenzionata trattenuta, destinata invece esclusivamente ai dipendenti
transitati dal TFS al TFR (comma 2) o assunti dal 2001 (comma 4).
Categorie nelle quali non rientrano né i dipendenti ex IPI né quelli
ex ICE, come evidenziato, oltre che dalla nota del MiSE, dai pareri chiari ed
inequivocabili del Ministero del Lavoro e del Ragioniere dello Stato: “Si
ritengono inapplicabili, ai casi di specie, sia i commi 2 e 3 dell’articolo 1
del citato DPCM 20 dicembre 1999, considerato che i dipendenti dell’ex IPI
godevano del trattamento di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del Codice
Civile, ed i dipendenti dell’ex ICE non erano iscritti
alla gestione INPDAP per i trattamenti di fine servizio, sia il successivo
comma 4, la cui interpretazione letterale ne esclude l’estensione al personale
in parola che, alla data di entrata in vigore del DPCM del 1999, risultava già
in servizio, ancorché non alle dipendenze dell’amministrazione statale”.
Né si comprendono le voci circa difficoltà tecniche relative alla
risoluzione di questioni di carattere previdenziale, atteso che la trattenuta
di cui al comma 3 è di carattere meramente retributivo e non ha riflesso né
sulle prestazioni previdenziali, né sul TFR (vedi commi 2 e 3 del DPCM).
La situazione non può proseguire oltre, non è possibile continuare a
sottrarre quote stipendiali ai dipendenti interessati, in barba alle vigenti
disposizioni normative (che peraltro assicurano la retribuzione percepita negli
enti di provenienza al momento del passaggio al MiSE), né ritardare
ulteriormente la restituzione delle quote già trattenute.
Adesso si attende soluzione: dopo aver più volte diffidato
l’Amministrazione a proseguire le trattenute, da ultimo in una nota del 21
aprile scorso, la pazienza è finita.
Ed è appena il caso di
ricordare che quando si è trattato di stornare quote dal cedolino per un
ricalcolo della retribuzione a scapito dei lavoratori, l’Amministrazione ha
proceduto velocemente, senza ritardi di sorta e, ancora peggio, senza avvisare
i lavoratori.
Queste OOSS chiedono all’Amministrazione di interrompere la trattenuta
in oggetto e di restituire tutto quanto dovuto in occasione della prossima
elaborazione utile dei cedolini stipendiali. In mancanza di tali provvedimenti,
sarà valutato il ricorso alle vie legali, con aggravio di interessi e spese a
carico dell’Amministrazione e, quindi, a danno dell’Erario, con le connesse
responsabilità del caso.
FP CGIL MISE CISL
FP MISE UILPA MISE
Luciano BOLDORINI Carlo FILACCHIONI Caterina LA BOCCETTA
Roma,
20 ottobre 2015
Direttore Generale per le Risorse, l’Organizzazione e il Bilancio –
Dott.ssa Mirella FERLAZZO
Direttore Generale per le Attività
Territoriali
Dott. Pietro CELI
LORO SEDI
RICHIESTA DI INCONTRO SU PROSPETTIVE DI ATTIVITA’
DEL MINISTERO PER IL GIUBILEO
Le scriventi OO.SS. apprendono in questi giorni, in via informale, di
servizi che il Ministero intenderebbe assicurare, tramite le proprie strutture
centrali e/o periferiche, per gli eventi collegati all’imminente Giubileo della
Misericordia a Roma.
In considerazione dell’impatto che una simile iniziativa potrà avere
sul normale corso dell’attività lavorativa dei dipendenti eventualmente
interessati, sia in termini di carichi di lavoro e quindi di modalità di
esecuzione, sia con riguardo ai compensi riconosciuti, queste OO.SS. chiedono
uno specifico, urgente incontro per avere una informativa preventiva e
dettagliata su tutti gli aspetti connessi.
FP CGIL MISE CISL
FP MISE UILPA MISE
Luciano BOLDORINI Carlo FILACCHIONI Caterina LA BOCCETTA
Roma,
20 ottobre 2015
Direttore Generale per le Risorse, l’Organizzazione e il Bilancio –
Dott.ssa Mirella FERLAZZO
Direttore Generale per le Attività
Territoriali
Dott. Pietro CELI
LORO SEDI
REGOLAMENTAZIONE DELL’ISTITUTO DI REPERIBILITA’
PRESSO GLI ISPETTORATI TERRITORIALI
Le scriventi OO.SS., in riferimento all’introduzione dell’istituto
della reperibilità di recente riproposto presso gli Ispettorati Territoriali,
evidenziano la necessità di un tavolo centrale per un confronto con
l’Amministrazione e l’adozione di regole comuni e condivise per tutto il
territorio nazionale.
Ferma restando l’esigenza di una specifica trattazione per alcune zone
particolari, ritengono, infatti, che l’autonomia locale nell’adozione di
modalità e regole del servizio, non giovi a garantire uniformità nella
efficacia delle prestazioni rese all’utenza, né pari opportunità nel
trattamento del personale addetto.
L’istituto della reperibilità è di fondamentale importanza per la
collettività e riconosce il rilievo sociale del ruolo del MISE con i suoi
Ispettorati Territoriali, che da sempre assicurano sicurezza nel volo e
certezza nei collegamenti radioelettrici, oltre a garantire opera di vigilanza
in settori di grande rilievo socioeconomico. Tutto questo, va sottolineato, è
reso possibile solo grazie all’impegno volontario, individuale del personale,
nonostante le circostanze già fortemente penalizzate da retribuzioni bloccate
da anni, oltre che dalla recente minacciata riduzione della parte variabile del
FUA.
Le scriventi OO.SS. restano, pertanto, in attesa di urgente
convocazione sul tema.
FP CGIL MISE CISL
FP MISE UILPA MISE
Luciano BOLDORINI Carlo FILACCHIONI Caterina LA BOCCETTA
Una relazione pubblicata in
data odierna dalla Corte dei conti europea rivela che i fondi dell’UE per la
prevenzione di incendi boschivi e la ricostituzione di foreste danneggiate da
calamità naturali e incendi non sono stati gestiti in modo sufficientemente
buono. La Commissione europea e gli Stati membri non sono in grado di
dimostrare che i risultati previsti dei fondi sono stati raggiunti in modo
efficiente, dichiara la Corte.
Lotta contro gli incendi boschivi
Una relazione pubblicata in data odierna dalla Corte dei conti europea
rivela che i fondi dell’UE per la prevenzione di incendi boschivi e la
ricostituzione di foreste danneggiate da calamità naturali e incendi non sono
stati gestiti in modo sufficientemente buono. La Commissione europea e gli
Stati membri non sono in grado di dimostrare che i risultati previsti dei fondi
sono stati raggiunti in modo efficiente, dichiara la Corte.
“È importante che i fondi dell’UE siano destinati
solo a quelle misure capaci di portare vantaggi chiari e visibili all’UE e ai
suoi cittadini”, ha commentato Nikolaos Milionis, Membro della
Corte responsabile della relazione. “La Commissione e gli Stati membri non sono
stati in grado di valutare adeguatamente l’impatto degli interventi preventivi,
in quanto l’efficacia di questi non era stata misurata. La Corte ha formulato
delle raccomandazioni su come migliorare la situazione nel corso dell’attuale
periodo di finanziamento 2014-2020.”
Nell’UE, le foreste e i terreni boschivi occupano una superficie
totale di circa 180 milioni di ettari, che rappresenta circa il 42,4 % di tutta
la superficie dell’UE ed eccede la superficie utilizzata a fini agricoli. Le
foreste servono fini economici, sociali e ambientali, e la loro importanza
socio-economica è elevata: la produzione e la lavorazione del legno
contribuiscono allo sviluppo rurale e creano milioni di posti di lavoro, spesso
in imprese rurali di piccole e medie dimensioni.
Nell’UE, la superficie forestale incendiata ogni anno è stata in media
di 480 000 ettari negli ultimi 30 anni. Oltre il 95 % di questi incendi è
causato da persone, volontariamente o per negligenza. Circa l’85 % della
superficie totale colpita da incendi boschivi si trova nella regione
mediterranea e in Portogallo. Gli incendi boschivi hanno recentemente bruciato
vaste aree in Portogallo nel 2003 e 2005, in Spagna nel 2006 e in Grecia nel
2007. Le foreste gravemente colpite sono messe a dura prova per ritornare alle
condizioni antecedenti gli incendi, specialmente per quanto riguarda la
biodiversità.
Nella relazione speciale (24/2014), intitolata “Il sostegno dell’UE
alla prevenzione di danni a foreste causati da incendi e calamità naturali e
alla ricostituzione del potenziale forestale è gestito bene?”, la Corte valuta
se il sostegno FEASR (misura 226) per la ricostituzione del potenziale
forestale e la realizzazione di interventi preventivi sia stato ben gestito e
se la Commissione e gli Stati membri siano in grado di dimostrare che il
sostegno ha conseguito gli obiettivi previsti in maniera efficiente.
L’audit ha interessato sia la Commissione che cinque Stati membri:
Austria, Francia (Aquitania), Italia (Basilicata), Slovacchia e Spagna
(Andalusia), che rappresentano oltre l’85 % della spesa totale nel quadro della
misura 226. La maggior parte del sostegno (80 %) ha riguardato interventi
preventivi, soprattutto contro gli incendi.
La gestione del sostegno allo sviluppo rurale per la ricostituzione del
potenziale forestale e la realizzazione di interventi preventivi è condivisa
tra la Commissione e gli Stati membri. Gli Stati membri elaborano programmi di
sviluppo rurale a livello nazionale o regionale e li attuano una volta che
questi sono stati approvati dalla Commissione.-2020.”
Comunicato Stampa
ANAAO ASSOMED – CIMO – AAROI-EMAC – FP CGIL MEDICI –
FVM – FASSID – CISL MEDICI – FESMED – ANPO-ASCOTI-
FIALS MEDICI – UIL
MEDICI
“Basta tagliare la sanità!”
Stato di agitazione di tutti i Sindacati
Roma, 20 ottobre 2015
Le Organizzazioni sindacali ANAAO ASSOMED – CIMO
– AAROI-EMAC – FP CGIL MEDICI – FVM – FASSID – CISL MEDICI – FESMED –
ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI – UIL MEDICI , comunicano, come già fatto da
Fimmg, Snami, Fimp e Sumai, al Presidente del Consiglio, al Ministro
della Salute e alle Regioni lo stato di agitazione delle categorie
professionali che rappresentano.
L’unità sindacale testimonia
una comune preoccupazione per le future sorti del SSN, le cui previsioni
sono rese allarmanti dagli ultimi provvedimenti del Governo. Tra i
quali, l’ulteriore proroga del blocco contrattuale in atto già da 6
anni, mascherata sotto le mentite spoglie di un finto finanziamento da
pochi spiccioli, appare un’elemosina che conferma la mancanza di
rispetto verso il lavoro sul quale si basa la Sanità Pubblica.
Le
Organizzazioni sindacali denunciano che, nonostante tutti i tentativi
di interlocuzione, l’atteggiamento di Governo e Regioni rimane quello di
un mancato coinvolgimento nelle scelte dei medici che, a fronte di una
collaborazione costantemente offerta, sono stati ripagati con
limitazione delle competenze, impoverimento numerico e retributivo,
espulsione dai processi decisionali, 7 anni di blocco dei contratti,
disoccupazione, precarietà ed emigrazione dei giovani colleghi,
intollerabile confusione e assenza di programmazione nell’accesso alla
formazione pre e post laurea, mancanza di attenzione al problema della
responsabilità professionale, decretazioni che fissano obblighi
burocratici che aumentano il carico di lavoro a danno dello spazio
clinico e sottraggono tempo all’ascolto nel rapporto fiduciario medico
paziente.
Il futuro del SSN non dipende solo dal finanziamento,
ma da modelli di governance innovativi e da equilibri istituzionali
capaci di superare l’attuale impianto regionale e produrre i cambiamenti
necessari alla sostenibilità del SSN e al miglioramento
dell’assistenza. Ma, soprattutto, dipende dal ruolo e dalle conseguenti
responsabilità da assegnare ai medici, dal valore che si attribuisce al
lavoro dei professionisti, dal recupero di politiche nazionali che
garantiscano una omogenea esigibilità del diritto alla tutela della
salute in tutto il paese.
La situazione è, infatti, diventata
insostenibile anche, e soprattutto per i cittadini, a danno dei quali le
politiche governative, che considerano sempre la sanità come un costo
da abbattere, e mai come un settore meritevole di investimenti, sia
socio-sanitari che finanziari, tendenti al rafforzamento di una garanzia
nazionale del diritto alla salute, l’unico che la Costituzione
definisce fondamentale, stanno realizzando una drastica riduzione dei
livelli reali di assistenza e dell’effettivo accesso alle cure. Si
taglia anche la prevenzione primaria e la sicurezza alimentare aldilà
dell’enfasi di Expo.
I medici sono sempre stati e restano
disponibili a fare la loro parte per risolvere i problemi del SSN, e non
certo ad esserne additati come la causa, ma chiedono di diventare
interlocutori istituzionali della politica regionale e nazionale.
Trascorsi i termini previsti dalla legge per eventuali procedure di
raffreddamento e conciliazione, sarà messa in atto ogni legittima forma
di protesta, fino ad individuare e a comunicare le date e le modalità
di iniziative di sciopero nazionale unitario.
20.10.2015 – Circolare ricognitiva per l’individuazione di personale disponibile a prestare servizio nei Presidi antincendio presso gli Organi Costituzionali.
Su questo link le tabelle di equiparazione dei tre DDL presentati circa la rivisitazione della protezione
civile in discussione in Parlamento.
Le audizioni sono state
ultimate.
La deputata Raffaella Mariani è
la relatrice del provvedimento.
Essendo tre i DDL si tratta ora
di individuare il testo base sul quale poi inizierà la discussione e l’iter
parlamentare.
La Consulta unitamente alla
Confederazione CGIL sta predisponendo degli emendamenti che saranno al più
presto pubblicati che verteranno sui seguenti punti:
1. Nuovo
linguaggio e chiara codificazione
2. Nessuna
cessione di funzioni a terzi
3. Protocollo
normativo intersettoriale e istituzione nuovo profilo professionale nazionale
di PC
4. Volontariato e Permesso di esonero
5. Continuità economica e produttiva
6. Livelli
minimi del servizio
7. La carta dei servizi di
PC e sanzioni
8. Bacini
territoriali ottimali
9. Dipendenza
Funzionale
10. Coinvolgimento
del CNVVF e del SSN
11. Istituzione
“servizio PC” presso i Ministeri
12. NUE112
13. Formazione
continua in tutta la PA e Formazione obbligatoria
14. Enti,
componenti e strutture
15. Commissione Grandi Rischi
16. Decreti Presidenza Consiglio Ministri
17. Segreto
di Stato e decreti omnibus
18. Contabilità
Unica
19. Fase
della ricostruzione
20. Monopolio
e centri di competenza
21. UE:
contributo del SNPC
Protezione civile, De Pin
(Misto): ombre su sicurezza area Vesuvio, stop intesa con Ingv
18 maggio 2015 13:26
“Il sistema di controllo e
monitoraggio vulcanico dei Campi Flegrei è troppo farraginoso. Oltre ad avere
molte zone d’ombra. Inammissibili in un’area ad alto rischio e popolosa come
questa”. A denunciarlo è Paola De Pin, senatrice del gruppo Misto. Nel mirino
di De Pin in particolare la collaborazione, rinnovata fino al 2020, tra
l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e il dipartimento della
Protezione civile, con il primo destinatario di finanziamenti pubblici per il
monitoraggio e la messa a punto degli scenari di rischio vulcanico e il secondo
impegnato a redigere piani d’emergenza da trasmettere alla popolazione. “Al di
là dell’assenza di una commissione di controllo esterna a Ingv per la gestione
dei fondi – incalza la senatrice in un’interrogazione ad hoc rivolta al
presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro dell’Istruzione, Stefania
Giannini – esiste il problema serio della modesta credibilità scientifica dei
pareri espressi dall’Istituto”. Il caso del ricercatore Giuseppe Mastrolorenzo
è emblematico. Lo studioso, sotto l’attuale presidenza Gresta dell’Ingv, ha
subito un provvedimento disciplinare con tanto di decurtazione dello stipendio
per avere espresso pareri di rischio in dissenso dagli altri
collaboratori.
Galeotta la lettera riservata
del dicembre 2013, con cui l’allora numero uno della Protezione civile, Franco
Gabrielli, chiedeva al presidente dell’Istituto che fossero smentite
pubblicamente le opinioni dello studioso ma che sarebbe stata utilizzata per
avallare proprio la ‘punizione’ di Mastrolorenzo: “Un provvedimento
inopportuno – evidenzia la senatrice – E anche illegale, se finalizzato a
limitare la libertà di studio e di espressione di un ricercatore. E’ evidente –
continua De Pin – che, allo stato attuale, l’intera macchina non funziona. Cosa
aspettano Renzi e il ministro Giannini a fare piazza pulita del connubio Invg –
Dipartimento di Protezione civile, in modo da affidare un finanziamento
costante all’Istituto, restituendo ai ricercatori la possibilità di fare libera
ricerca in un altrettanto libero contraddittorio scientifico?”. La senatrice
del gruppo Misto, però, vuole vederci chiaro anche sul piano di ricerca
denominato “Progetto sistema” per il quale la Regione Campania avrebbe
stanziato 3 milioni di euro per la sezione Ingv di Napoli: “Parte del
finanziamento potrebbero confluire, se non è già accaduto, nelle casse
dell’amministrazione centrale e della presidenza dell’Istituto di vulcanologia.
Ma non si comprende per quale utilizzo. Senza contare che dell’intera
operazione sono all’oscuro molti dirigenti di ricerca vulcanologica. Mi auguro
– conclude – che il governo intervenga al più presto, bloccando in via
cautelativa tali finanziamenti. Lo deve ai cittadini e, in particolare, agli
abitanti dell’area flegrea”.
Al via il numero
unico 112 per le emergenze anche a Roma. La commissione consultiva voluta dal
ministro dell’Interno Angelino Alfano inserita nel Dipartimento della pubblica
sicurezza ha deciso oggi che, in occasione del Giubileo straordinario della
misericordia indetto dal Santo padre a partire dall’8 dicembre 2015, sarà
attivo il numero unico per le emergenze 112.
Il numero di
emergenza raggrupperà tutte le attività già svolte dalle sale operative di
Polizia di Stato, Carabinieri, Vigili del Fuoco e Pronto soccorso medico.
L’attuazione del
servizio unico di emergenza partirà il 1° novembre prossimo su Roma;
successivamente sarà estesa su tutto il territorio del Lazio.
Auspichiamo che il NUE 112
presto diventi l’orecchio e la voce dell’arcipelago PC.
http://www.poliziadistato.it/articolo/view/38628/