13.03.2005 – In allegato la nota con cui CGIL CISL CONFSAL e CONAPO VVF chiedono al Comandante il ripristino delle relazioni sindacali e la riapertura del confronto sulle varie tematiche territoriali.
Mercoledi 11 u.s. il nuovo Direttore Generale, Dott. Cioffi, ha incontrato tutte le OO.SS. .
Si è presentato ed ha chiesto, come era logico aspettarsi, un po’ di tempo per rendersi conto di quello che è l’Inps e dei meccanismi che muovono questa complessa macchina.
Ha tenuto a precisare che il suo obiettivo, cosi come quello del Presidente, è di rilanciare l’Istituto e renderlo ancora piu efficiente ed efficace nelle risposte al cittadino, guardando con particolare attenzione alla qualità dei servizi e lavorando e ragionando scevro da qualsiasi considerazione su appartenenza politico/sindacale o provenienza (Inps/Inpdap/Enpals) della dirigenza e del personale.
Per quanto ci riguarda gli obiettivi non possono che essere condivisibili.
Obiettivi che trovano, peraltro, già le linee tracciate negli ultimi due accordi di programma sottoscritti da CGIL insieme a CISL e UIL(dove reperire le risorse, i passaggi, gli impegni da assumere, la formazione, ecc ecc., e tutto con lo scopo di migliorare i servizi), così come è sicuramente condivisibile, visto che lo stiamo chiedendo da anni,la volontà, espressa dal Direttore Generale, di rafforzare il perimetro dell’Ente rispetto ai servizi e alle attività ora esercitate a cominciare con lo scongiurare il depotenziamento dei servizi di vigilanza ispettiva svolti dall’INPS.
Sulla promessa di obiettività valuteremo l’operato del Direttore nei fatti.
Per la CGIL è imprescindibile che ci si muova con trasparenza, guardando al merito, creando un sistema serio di valutazione della dirigenza e dei titolari di posizione organizzativa e coinvolgendo il personale nelle scelte organizzative.
Vanno, inoltre, da subito, eliminate le sacche di clientelismo e le rendite di posizione a cominciare dalla direzione generale, ad esempio, con la gestione delle risorse per turni/ turni notturni e straordinari.
L’INPS del futuro noi la immaginiamo come un’azienda dinamica e agile in grado di rispondere immediatamente alla domanda di “stato sociale” del Paese e in grado di anticipare le problematiche senza, come succede spesso oggi, esser costretta a lavorare sull’emergenza.
Questo si ottiene investendo anche e soprattutto nelle risorse umane in termini di nuove assunzioni, riconoscimento delle professionalità acquisite e formazione vera.
Durante l’incontro non poteva mancare l’ennesimo stucchevole show dell’USB che ha, come al solito, accusato le altre OO.SS. di connivenza con la dirigenza (!).
Noi non ci stiamo al gioco al massacro e abbiamo invitato il rappresentate USB a denunciare, provandoli, con nome e cognome eventuali atteggiamenti di pressione da parte della dirigenza nei confronti dei lavoratori e non a sparare indiscriminatamente nel mucchio.
Roma 13/3/2015
il Coordinatore Nazionale FP CGIL INPS
Oreste Ciarrocchi
13.03.2015 – Dando seguito alla pubblicazione del 9 marzo u.s., medesimo oggetto, in allegato gli elenchi relativi ai Capi Squadra non specialisti e specialisti portuali che avranno titolo al trasferimento, ferme restando, per i soli portuali, condizioni tali da assicurare, secondo la Diezione Centrale Emergenza, il soccorso tecnico urgente e la piena funizonlità dei nuclei.
Anche questo mese inseriamo il Report, predisposto dal ministero del lavoro su garanzia Giovani. La data è del del 6 marzo, e si può subito notare come, a fronte di un incremento delle iscrizioni di 10.000 unità, assolutamente il linea con i periodi precedenti, si dice di essere arrivati a una percentuale del 78,8% del bacino di riferimento, contro il 71,9% del mese precedente.
Come si è arrivati a un risultato del genere?
Ricostruiamo qualche paesaggio.
Nel report del 9 gennaio, a fronte di 364.535 giovani registrati era scritto: rappresentano, ad oggi, il 21,2% del cosiddetto “bacino potenziale”, costituito da 1 milione e 723 mila giovani NEET (disoccupati e inattivi ma disponibili a lavorare) stimati dalla Rilevazione, per poi diventare il 22,8% nel successivo rapporto del 23 gennaio.
E’ il 13 febbraio che cambia tutto, con l’introduzione del seguente ragionamento: “Le risorse disponibili e la spesa massima assegnata a ciascuna misura ammissibile consentirà nel biennio di raggiungere 560.000 giovani Neet, che costituiscono il bacino di riferimento sul quale confrontare l’andamento del programma e il tasso di copertura regionale“.
Si è passati dal bacino potenziale al bacino di riferimento.
Lo scopo di questo nuovo linguaggio, sembra essere, con tutta evidenza quello di “capitalizzare” tutte le assunzioni che si realizzeranno nei prossimi mesi come risultato specifico della “garanzia giovani”, sminuendo il ruolo che in queste, eventualmente, avranno i forti incentivi economici che si sono messi in campo (vedi il nostro commento del 17 febbraio su queste pagine). Abbassare la platea/bacino, da “potenziale” a “riferimento”, della qualità indicata (il dato su cui oggi si lavora è pari al 32% di quello iniziale) significa costruire le condizioni per poter dire (alla fine del programma) che il risultato è stato pienamente raggiunto, anche a fronte di un numero di avviamenti al lavoro molto basso.
E l’enfasi con cui si parla in questo numero di un 15,3% di soggetti a cui è stata “proposta una misura” lascia prefigurare questo esito.
Vedremo nelle prossime settimane. Oltre al report potete consultare il Decreto Direttoriale 10/SegrDG/2015 che adotta la metodologia di definizione del sistema per la profilazione degli iscritti al programma garanzia giovani e al relativo portale.
Come vedete il sistema punta ad attribuire a ciascun utente preso in carico dal Piano Garanzia Giovani un coefficiente di svantaggio. Si tratta di un indice della probabilità di non essere occupato e di arrivare a trovarsi nella condizione di Neet. Questo coefficiente iniziale serve ad assicurare la costruzione di un percorso individuale coerente con le caratteristiche personali, formative e professionali dell’utente.
Il coefficiente di svantaggio è calcolato sulla base di alcune caratteristiche dell’individuo (età, genere, percorso formativo, esperienza lavorativa, ecc.) e del territorio di residenza (profilo del sistema produttivo locale, tasso di disoccupazione regionale o provinciale, ecc.).
La metodologia di calcolo è stata sperimentata nel periodo compreso tra il 1 maggio 2014, data di avvio del Programma Garanzia Giovani, e il 31 gennaio 2015 e aggiornata a partire dal 1 febbraio 2015.
“Testo dell’accordo con cui è stato stipulato il contratto d’assicurazione sanitaria tra il Fonfo Integrativo di Assistenza Sanitaria per i Dipendenti dei servizi Ambientali – FASDA – e la compagnia assicuratrice UNISALUTE. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sull’attività del fondo questo è il collegamento.”
/linkres.php?obj=/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/28120
Al Capo di Gabinetto
dott Melillo
Al Capo dipartimento dell’OG
dott. Barbuto
Al Direttore Generale dell’OG
dott. Fargnoli
Il decreto-legge del 12 settembre 2014, n. 132, convertito il 10 novembre 2014 in legge n. 162 recante: «Misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell’arretrato in materia di processo civile.», in vigore dall’11 novembre 2014, ha apportato significative riforme al processo di esecuzione implementando l’attività degli addetti agli UNEP.
E’ a questo punto necessario, al fine di consentire il buon esito della riforma, valorizzare l’apporto di tutte le figure professionali ed impedire una organizzazione dei servizi che, in violazione alla vigente normativa sottragga, anche quando le esigenze lo richiedano, le attività di esecuzione agli ufficiali giudiziari, con una indebita sottrazione del reddito attribuitogli dalla legge. Si invita codesta Amministrazione a fornire precise direttive ai Capi degli uffici in merito ad una organizzazione dei servizi che disponga, laddove la specificità della situazione locale lo richieda, l’equa ripartizione delle attività di esecuzione tra gli ufficiali giudiziari e funzionari UNEP in ottemperanza al disposto normativo ed al CCI vigente.
Le scriventi restano in attesa di solleciti riscontri.
FP CGIL
Nicoletta Grieco |
CISL FP
Eugenio Marra |
UIL PA
Domenico Amoroso |
Inaccettabile lo stallo della politica sul sistema penitenziaria!
Gent.mo Ministro
L’istituzione penitenziaria versa da tempo in una pesante e non più sostenibile crisi che ha investito inesorabilmente il sistema dell’esecuzione penale nella sua complessità, una crisi che parte da lontano a causa di politiche scellerate e incapacità organizzative e gestionali che hanno inciso pesantemente sugli aspetti operativi, professionali e culturali del sistema stesso determinando pesanti ricadute sull’agito professionale del personale di polizia Penitenziaria e del comparto ministeri, e sui cittadini.
La condanna della Corte europea di Strasburgo al nostro Paese per trattamento inumano e degradante, dimostra in modo lampante quanto sia notevole il terreno perso sui temi della legalità e dei diritti delle persone e del mondo del lavoro e che servono una serie di riforme strutturali per riconsegnare legalità e senso di umanità al sistema nella sua interezza.
Il progetto di riorganizzazione del Ministero della Giustizia, presentato alle organizzazioni sindacali lo scorso anno e l’impegno da Lei mostrato fin dal primo incontro, ad avviare un intervento incisivo dal punto di vista organizzativo e culturale, finalizzato a riqualificare l’intero sistema dell’esecuzione della pena, detentivo ed extramurario, aveva ingenerato nel personale di Polizia Penitenziaria e del Comparto Ministeri aspettative che, per quanto ad oggi constatiamo, rischiano di essere deluse e dubbi ad oggi non ancora fugati.
Benché alcuni punti del nuovo DPCM di riorganizzazione proposto evidenziassero aspetti da noi non condivisi appieno e sui quali abbiamo abbondantemente rappresentato modifiche da apportare, la visione di un cambiamento organizzativo e culturale che lo stesso intende fornire all’istituzione dell’esecuzione penale ci aveva fatto ben sperare nel superamento del pantano istituzionale in cui versa il sistema e, quindi, anche in virtù degli ultimi interventi normativi, di un nuovo modo di intendere l’esecuzione della pena, ove l’aspetto meramente detentivo risulti l’ultima ratio.
Se da una parte l’idea di preservare la specificità della giustizia minorile e di dare nuovo slancio e giusta dignità al settore dell’esecuzione penale esterna con la creazione di un nuovo dipartimento, dando finalmente corpo al sistema della probation nel rispetto delle Raccomandazioni Europee, aveva fatto sperare in un cambio di passo politico verso un sistema della pena più moderno ed europeo, dall’altra la mancanza di risposte ai dubbi da noi sollevati ha creato un clima di incertezza e di delusione negli operatori che non riescono a capire quali siano le intenzioni del governo e quale sarà il suo destino lavorativo.
Ad oggi constatiamo che l’annunciato D.P.C.M. non ha ancora ricevuto il via libera del Consiglio dei Ministri; un inspiegabile ritardo istituzionale che graverà sicuramente sulla riorganizzazione del sistema dell’esecuzione penale esterna, in quanto esso inciderà pesantemente sulla elaborazione dei successivi decreti attuativi che dovranno essere discussi con le organizzazioni sindacali.
Abbiamo l’impressione, e speriamo di essere smentiti, che il progetto si sia impantanato e che la politica non riesca a dare gambe alle idee che aveva enunciato. In altro modo non sarebbero spiegabili gli innumerevoli ritardi che si stanno accumulando e che purtroppo danno motivo alla governance del DAP di giustificare il perdurare del proprio immobilismo.
Non solo, a questo colpevole ritardo va aggiunto quello legato alle nomine dei vertici del Dap, che per sette mesi è rimasto privo di un Capo Dipartimento ed oggi non ha ancora ufficializzato la nomina di un Vice Capo, benché annunciata da tempo.
Stessa sorte, ovviamente, stanno subendo le nomine relative alla Giustizia Minorile, che da quasi un anno è senza un capo dipartimento effettivo e che da un mese è privo anche del direttore generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari.
Considerate altresì la delicatezza e la complessità del contesto di riferimento, pare del tutto evidente sottolineare che ulteriori ritardi non siano accettabili in quanto ulteriormente deleteri al contesto stesso.
E’ la FP CGIL che oggi chiede a Lei e al Governo, signor Ministro, “di cambiare decisamente passo”, come invero capita spesso di sentir affermare al Presidente del Consiglio, ovvero di smetterla con la politica degli annunci che hanno fin qui prodotto solo danni al Paese, errori gravi di cui tuttora stiamo pagando le conseguenze.
Occorre pertanto procedere celermente all’emanazione del citato D.P.C.M., alla nomina dei vertici e in particolare del Vice Capo Dap, peraltro già annunciata e resa pubblica, per ridare speranza ai lavoratori e nuova spinta e motivazioni al settore, nonché aprire in tempi brevi il confronto con le organizzazioni sindacali sui decreti attuativi.
Distinti saluti,
Roma, 10 marzo 2015
Il Segretario Nazionale FPCGIL
Salvatore Chiaramonte
Inaccettabile lo stallo della politica sul sistema penitenziaria!
Gent.mo Ministro
L’istituzione penitenziaria versa da tempo in una pesante e non più sostenibile crisi che ha investito inesorabilmente il sistema dell’esecuzione penale nella sua complessità, una crisi che parte da lontano a causa di politiche scellerate e incapacità organizzative e gestionali che hanno inciso pesantemente sugli aspetti operativi, professionali e culturali del sistema stesso determinando pesanti ricadute sull’agito professionale del personale di polizia Penitenziaria e del comparto ministeri, e sui cittadini.
La condanna della Corte europea di Strasburgo al nostro Paese per trattamento inumano e degradante, dimostra in modo lampante quanto sia notevole il terreno perso sui temi della legalità e dei diritti delle persone e del mondo del lavoro e che servono una serie di riforme strutturali per riconsegnare legalità e senso di umanità al sistema nella sua interezza.
Il progetto di riorganizzazione del Ministero della Giustizia, presentato alle organizzazioni sindacali lo scorso anno e l’impegno da Lei mostrato fin dal primo incontro, ad avviare un intervento incisivo dal punto di vista organizzativo e culturale, finalizzato a riqualificare l’intero sistema dell’esecuzione della pena, detentivo ed extramurario, aveva ingenerato nel personale di Polizia Penitenziaria e del Comparto Ministeri aspettative che, per quanto ad oggi constatiamo, rischiano di essere deluse e dubbi ad oggi non ancora fugati.
Benché alcuni punti del nuovo DPCM di riorganizzazione proposto evidenziassero aspetti da noi non condivisi appieno e sui quali abbiamo abbondantemente rappresentato modifiche da apportare, la visione di un cambiamento organizzativo e culturale che lo stesso intende fornire all’istituzione dell’esecuzione penale ci aveva fatto ben sperare nel superamento del pantano istituzionale in cui versa il sistema e, quindi, anche in virtù degli ultimi interventi normativi, di un nuovo modo di intendere l’esecuzione della pena, ove l’aspetto meramente detentivo risulti l’ultima ratio.
Se da una parte l’idea di preservare la specificità della giustizia minorile e di dare nuovo slancio e giusta dignità al settore dell’esecuzione penale esterna con la creazione di un nuovo dipartimento, dando finalmente corpo al sistema della probation nel rispetto delle Raccomandazioni Europee, aveva fatto sperare in un cambio di passo politico verso un sistema della pena più moderno ed europeo, dall’altra la mancanza di risposte ai dubbi da noi sollevati ha creato un clima di incertezza e di delusione negli operatori che non riescono a capire quali siano le intenzioni del governo e quale sarà il suo destino lavorativo.
Ad oggi constatiamo che l’annunciato D.P.C.M. non ha ancora ricevuto il via libera del Consiglio dei Ministri; un inspiegabile ritardo istituzionale che graverà sicuramente sulla riorganizzazione del sistema dell’esecuzione penale esterna, in quanto esso inciderà pesantemente sulla elaborazione dei successivi decreti attuativi che dovranno essere discussi con le organizzazioni sindacali.
Abbiamo l’impressione, e speriamo di essere smentiti, che il progetto si sia impantanato e che la politica non riesca a dare gambe alle idee che aveva enunciato. In altro modo non sarebbero spiegabili gli innumerevoli ritardi che si stanno accumulando e che purtroppo danno motivo alla governance del DAP di giustificare il perdurare del proprio immobilismo.
Non solo, a questo colpevole ritardo va aggiunto quello legato alle nomine dei vertici del Dap, che per sette mesi è rimasto privo di un Capo Dipartimento ed oggi non ha ancora ufficializzato la nomina di un Vice Capo, benché annunciata da tempo.
Stessa sorte, ovviamente, stanno subendo le nomine relative alla Giustizia Minorile, che da quasi un anno è senza un capo dipartimento effettivo e che da un mese è privo anche del direttore generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari.
Considerate altresì la delicatezza e la complessità del contesto di riferimento, pare del tutto evidente sottolineare che ulteriori ritardi non siano accettabili in quanto ulteriormente deleteri al contesto stesso.
E’ la FP CGIL che oggi chiede a Lei e al Governo, signor Ministro, “di cambiare decisamente passo”, come invero capita spesso di sentir affermare al Presidente del Consiglio, ovvero di smetterla con la politica degli annunci che hanno fin qui prodotto solo danni al Paese, errori gravi di cui tuttora stiamo pagando le conseguenze.
Occorre pertanto procedere celermente all’emanazione del citato D.P.C.M., alla nomina dei vertici e in particolare del Vice Capo Dap, peraltro già annunciata e resa pubblica, per ridare speranza ai lavoratori e nuova spinta e motivazioni al settore, nonché aprire in tempi brevi il confronto con le organizzazioni sindacali sui decreti attuativi.
Distinti saluti,
Roma, 10 marzo 2015
Il Segretario Nazionale FPCGIL
Salvatore Chiaramonte
“Vi segnaliamo due accordi sottoscritti unitariamente in Lombardia. Il primo con l’Assessore alla Famiglia, Volontariato e Solidarietà Sociale sul tema delle linee d’indirizzo per i piani di zona 2015-2017 e sul riparto delle risorse del Fondo Nazionale Politiche Sociali 2014. Il secondo firmato con l’ANCI, sul nuovo ISEE”.
11.03.2015 – In allegato il bollettino di marzo del 2015 della zona Asia Pacifico del Public Services International nel quale viene pubblicizzato il convegno tenuto nello scorso giugno a Tokyo che ha trattato il tema dei diritti sindacali in quella zona del mondo. Diritti che, a tutt’oggi, rimangono negati ai lavoratori del soccorso.
Il parlamento europeo ha votato il 10 marzo 2015 a favore di una risoluzione non legislativa per chiedere che siano migliorate le politiche per raggiungere la parità tra uomini e donne. La risoluzione, presentata dall’eurodeputato socialista belga Marc Tarabella, è stata approvata con 441 voti a favore, 205 contrari e 52 astensioni. Fa riferimento alla situazione nel 2013 e mette in evidenza alcune sfide per il futuro, tra cui la riduzione del divario retributivo, il miglioramento dell’equilibrio tra lavoro e vita privata, la necessità di un congedo di paternità retribuito di almeno dieci giorni e la lotta contro la violenza sulle donne.
La parte più controversa della risoluzione riguarda i diritti alla salute sessuale e riproduttiva.
Nella risoluzione il Parlamento chiede che siano migliorate le politiche per raggiungere la parità tra donne e uomini. Nonostante i progressi ottenuti per colmare la disuguaglianza di genere, molto resta ancora da fare per ridurre il divario retributivo, applicare le pari opportunità alle carriere professionali, migliorare l’equilibrio lavoro/vita, compresi il congedo di maternità e paternità, e proteggere i diritti alla contraccezione e all’aborto.
Ogni anno il Parlamento europeo approva una risoluzione che valuta i progressi compiuti verso il raggiungimento della parità tra donne e uomini. (11.3.2015)
La Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC), l’Internazionale dell’Educazione (EI) e l’Internazionale dei Servizi Pubblici (PSI), aventi status consultivo presso il Comitato economico e sociale delle Nazioni Unite, hanno presentato una dichiarazione perla 59^ sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne, 9 -20 marzo 2015, New York: Pechino +20 – Attuazione della Piattaforma d’Azione di Pechino