Lettera unitaria alla Unioncamere e per conoscenza al Ministro Madia, Ministro Guidi e Presidente Commissione di Garanzia sciopero nei servizi pubblici, Dott. Alesse –
Ai delegati ed eletti RSU Fp Cgil
MINISTERO DELLA DIFESA
16 luglio 2014
Lo Stato Maggiore Aeronautica ci ha convocato, in data 23 luglio, alle ore 15.00, l’ordine del giorno è il seguente:
– Progetto di riordino Enti Aeronautica Militare 2014-2016;
– Linee guida impiego del personale civile in servizio negli Enti A.M.;
– Varie ed eventuali.
La riunione è di particolare importanza, il riordino degli Enti di Forza Armata, avrà ripercussioni sul personale civile operante in quei settori, e noi dovremo vigilare affinché la tutela dei lavoratori coinvolti non venga meno.
La programmazione di riordino ha carattere triennale, sarà nostra cura tenervi informati di quanto verrà espresso in quella sede e di quanto verrà esposto circa le linee guida di impiego del personale civile, in vista della programmata emanazione del regolamento applicativo della legge delega di revisione dello strumento militare, con il quale dovrebbero essere distinte le funzioni tra personale civile e militare.
Cari saluti
FPCGIL DIFESA
Noemi Manca
CORTE DEI CONTI
Si è svolto ieri l’incontro con il Segretario Generale per la redistribuzione del Fondo Unico di Amministrazione 2014. che prevede una consistenza di 2.561.338,00 euro.
Il Segretario ha illustrato le tabelle relative alla redistribuzione, sottolineando il leggero incremento delle risorse a disposizione per la contrattazione integrativa e rappresentando il sistema di redistribuzione proposto dall’Amministrazione.
Nel nostro intervento abbiamo preso atto delle somme a disposizione ma abbiamo soprattutto constatato che l’impianto generale di assegnazione delle risorse ricalca quello del 2013, in particolare per quanto riguarda l’erogazione del premio di produttività individuale che prevede l’attribuzione di una quota fissa (650,00 euro lordi) a un 30% del personale. Nel ribadire la nostra posizione contraria a tale ipotesi e riconfermato la proposta che la quota sia da considerarsi come tetto massimo al fine di ricomprendere tutti i lavoratori, abbiamo chiesto che il sistema di valutazione venga discusso e condiviso con le OO.SS. per garantire la massima trasparenza e obiettività della valutazione stessa.
Inoltre abbiamo sottolineato la necessità che i progetti diretti a migliorare la qualità dei servizi fossero chiari negli obiettivi da raggiungere, nella definizione dei tempi e nel numero degli addetti, prevedendo la possibilità per tutti i lavoratori di poter aderire volontariamente ai progetti stessi.
L’Amministrazione, nel prendere atto delle osservazione delle OO.SS. ( che hanno denotato un carattere comune sugli aspetti generali)si è riservata di farci pervenire entro breve tempo, un testo di ipotesi di accordo.
Roma, 16 luglio 2014.
p. la FP–CGIL
Fabrizio Spinetti
A TUTTI I LAVORATORI
NON CI TORNANO I CONTI
Come è noto, l’ipotesi di armonizzazione delle retribuzioni discussa in sede di tavolo nazionale (parametro unico di distribuzione dell’incentivo e riconoscimento di un’anticipazione mensile dei trattamenti incentivanti, differenziata in ragione dell’inquadramento economico, con decorrenza dall’1/12/2013) avrebbe prodotto, a partire dall’anno in corso, pesanti tagli alle retribuzioni per oltre 1/3 dei lavoratori dell’Istituto (8.000 lavoratori Inps, 3.500 lavoratori ex Inpdap, 100 lavoratori ex Enpals).
Da qui, l’idea di inserire nell’ipotesi di CCNI 2013 una clausola (l’art. 8) volta a preservare le retribuzioni in godimento e a consentire il contemporaneo avvio di un graduale processo di armonizzazione/consolidamento delle retribuzioni, a partire da quelle (v. accordo di programma 2014-2016) riconosciute ai lavoratori delle aree A e B.
In sintesi quindi, a fronte di ipotesi di armonizzazione che, come ricordato, avrebbero condotto ad una riduzione dei livelli retributivi in godimento, proprio in forza dell’art. 8 dell’ipotesi di CCNI 2013, tutti i lavoratori dell’Istituto (Inps, ex Inpdap ed ex Enpals) si vedranno quanto meno riconoscere i medesimi importi di incentivo loro corrisposti nel corso dell’anno 2012; soglia che, in alcuni casi, considerato l’ammontare dell’incentivo ordinario e speciale a tutt’oggi mediamente corrisposto a tutti i lavoratori dell’Istituto in conto 2013 (circa 6.000,00 € pro-capite), è stata già raggiunta.
In particolare, i lavoratori ex INPDAP inquadrati nelle posizioni da A1 a B3, hanno già percepito, in conto 2013 (vedi cedolini relativi ai mesi di maggio-agosto-novembre 2013 e febbraio 2014), gli importi di incentivo loro erogati nel corso del 2012. Tali lavoratori, quindi, hanno di fatto già ricevuto i saldi relativi all’incentivo 2013.
Ciò che si fatica a comprendere è la motivazione per la quale, secondo le informazioni che in queste ore è stato possibile raccogliere, nessun acconto verrebbe erogato ai lavoratori ex Inpdap inquadrati nelle posizioni C1, C2 e C3. Secondo i nostri calcoli, infatti, rispetto al 2012, nei confronti di tali lavoratori, dovrebbero essere ancora erogate, in conto 2013, le seguenti quote di salario accessorio:
· C1 e C2: circa 450,00 €
· C3: circa 1.000,00 €
Le scriventi OO.SS. chiedono pertanto che, ove la notizia dovesse rispondere al vero, il tema venga discusso all’interno di un apposito tavolo di confronto da convocare con la massima urgenza.
Roma, 15 luglio 2014
FP CGIL/INPS
Oreste CIARROCCHI |
CISL FP/INPS
Andrea NARDELLA |
UIL PA/INPS
Sergio CERVO |
16.07.2014 – Bari: Fuel-card Q8 – Nota al Comandante.
18 giugno 2014 – La rivoluzione, come categoria politica che qualifica un cambiamento radicale negli assetti istituzionali e/o amministrativi, non può essere usata per la riforma della P.A. che il Governo si appresta a varare.
I motivi sui quali fondo questo mio giudizio sono molteplici. Eccone alcuni.
– E’ un progetto che non intercetta minimamente quel bisogno di “cambiamento radicale” delle pubbliche amministrazioni che i cittadini e gli stessi lavoratori pubblici invocano da anni. Non si accenna minimamente a funzioni, diritti di cittadinanza, prestazioni, livelli di assistenza, tempi di attesa, sovrapposizioni di competenze, individuazione dei centri di responsabilità, partecipazione dei cittadini, coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori. Una riforma che ambisca ad essere una vera rivoluzione non può risolversi in una ossessiva ricerca di una serie di misure ad effetto.
“L’idea di uno Stato amico”, così come definisce la sua riforma la stessa Ministra Madia, si può realizzare solo se ai cittadini si propone un progetto complessivo di cambiamento che li renda partecipi di un percorso di reale avvicinamento ai loro bisogni. Con questa riforma (quando il Paese e le parti sociali avranno finalmente il piacere di leggerne il testo ufficiale, non le tante anticipazioni informali) non cambia nulla: nulla per chi ancora oggi si sente rispondere da un CUP che le prenotazioni per una tal prestazione sanitaria sono sospese (e per questo è costretto a rivolgersi al privato); nulla per chi lo scorso anno non ha trovato (e continuerà a non trovare) posto negli asili e nelle scuole dell’infanzia pubbliche; nulla per chi, di fronte ad uno sportello di un ufficio, è costretto a regole burocratiche che gli impongono, ad esempio, la riproduzione cartacea di atti e certificati redatti da un’altra pubblica amministrazione.
– Questa idea di riforma è il frutto di una ormai abusata visione della pubblica amministrazione quale punto esclusivo delle sue stesse disfunzioni.
Un grande, e in verità nemmeno così originale, atto di deresponsabilizzazione della politica rispetto alle sue scelte. Un anno zero che, dimentico dei processi involutivi messi in atto dagli ultimi tre governi, prova a lanciare al Paese un messaggio chiaro: se la P.A. va male è solo colpa della P.A. e delle lavoratrici e dei lavoratori che la “popolano”.
Nessun accenno al ruolo distruttivo che la politica ha avuto in termini di invasione e di appropriazione stessa della “cosa pubblica”. Anzi, questa proposta di riforma, ricomincia il giro da dove tutto ebbe inizio vent’anni fa.
“Trovare il giusto equilibrio fra le esigenze di autonomia della P.A. e il bisogno di esercitare la responsabilità politica”, così come lo stesso sottosegretario Rughetti definisce l’intervento sulla dirigenza, era la motivazione attorno alla quale si costruì il più becero e dannoso degli interventi: quello spoil system che è costato allo Stato miliardi di euro in quelle nomine e corruttele che hanno contribuito in maniera determinante al riaffacciarsi di una nuova “mani pulite”.
Un progetto “rivoluzionario” avrebbe dovuto sperimentarsi in direzione contraria (e ostinata): definire una nuova cesura, un nuovo confine fra politica e amministrazione; alla prima la responsabilità di scelta, alla seconda il dovere di realizzare quelle scelte.
Così non è e non sarà: l’aumento del livello di discrezionalità della politica nella scelta dei dirigenti pubblici accorcia quella distanza di garanzia, la sovrappone, la rende parte di un’unica pericolosa filiera nella quale viene ulteriormente indebolito il processo di separazione delle singole responsabilità.
– L’ipotesi di riforma della quale si parla è l’ennesima riproposizione di una idea punitiva (si, punitiva) nei confronti del lavoro pubblico.
La Ministra Madia può raccontarla come meglio crede, ma stando alle anticipazioni, continuano ad essere presenti linee di intervento che si risolvono tutte o quasi tutte in scelte “contro” e non “per”.
Demansionamenti, mobilità a prescindere, taglio del salario, risoluzioni unilaterali del rapporto di lavoro e molto altro sono semplicemente scelte “contro”.
Con alcune aggravanti che nemmeno nei tempi bui del “fannullonismo” erano stati immaginati: il ricatto concreto, (o ti demansioni, guadagnando meno, o ti sposto da….Firenze a Pistoia, da Milano a Bergamo o da Napoli ad Avellino, a fare cosa non è dato sapersi); il ricatto morale (non vorrai mica avere lo stesso stipendio se il PIL va male?); il ricatto politico (tu dirigente non ti “adegui” alle richieste di quel sindaco o amministratore? quella è la porta).
– E infine questa riforma, essendo frutto di un processo poco ortodosso sotto il profilo della democrazia ( 39.000 mail su 3,5 milioni di lavoratrici e lavoratori pubblici – l’1% dell’intera forza lavoro, con un terzo che chiede solo il rinnovo del contratto – non dovrebbero essere nemmeno accostate alla parola “consultazione”), realizza una compressione dei diritti e delle libertà civili senza precedenti.
Il taglio del 50% dei permessi per le attività sindacali aziendali è pericolosissimo e profondamente sbagliato: il permesso sindacale è quello strumento che permette di far vivere la democrazia in un luogo di lavoro, che realizza la partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici all’organizzazione di un servizio ed al suo miglioramento in termini di erogazione di prestazione e che fa interpretare un luogo della pubblica amministrazione come una porzione del territorio cittadino che lo circonda, non come un luogo di sospensione dei diritti.
Il Governo Renzi, sempre alle prese con il bisogno di un consenso immediato, spendibile in ogni edizione di un Tg, con questo intervento riporta il mondo del lavoro pubblico ad un livello ancor più basso di quanto fosse negli anni che precedettero lo Statuto dei Lavoratori. A che serve tutto ciò? A risparmiare qualche centinaia di migliaia di euro, scaricando il costo della partecipazione sulle lavoratrici e sui lavoratori? E, per una forza che ama definirsi progressista, può esistere un prezzario della democrazia?
Leggeremo attentamente i testi quando il Governo (…della velocità nel fare) li renderà noti.
Ma se le anticipazioni di questa perenne vigilia fossero confermate diciamo che siamo di fronte all’ennesima riforma “pavida”, “punitiva” e niente affatto “rivoluzionaria”: tutto il contrario, insomma, di ciò che servirebbe e di ciò che il nostro progetto di riforma intende realizzare.
Rossana Dettori Segretaria Generale FpCgil
Roma, 11 giugno 2014
Al centro del documento presentato oggi alla stampa dai sindacati, l’idea che la Pubblica amministrazione abbia bisogno di un cambiamento vero. “Non dell’ennesima riforma di facciata, ma di una riorganizzazione profonda che punti all’eccellenza e faccia del settore pubblico il presupposto dello sviluppo economico e sociale del Paese”.
“Oggi la percezione diffusa è quella di una presenza massiccia della sfera pubblica in termini di spesa e quindi di tasse, che però non si traduce in un ritorno in termini di servizi” avvertono Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa. “E in mezzo a tante riforme tentate o annunciate, è mancata una visione complessiva sulle funzioni e sui compiti della pubblica amministrazione che vogliamo”.
“Una riforma della Pubblica amministrazione che voglia essere il motore di un Paese avanzato deve definire gli orizzonti strategici: quale sanità, quali servizi sociali, quale giustizia, quale valorizzazione dei beni culturali, quale istruzione, quale ricerca, quali politiche del lavoro deve essere in grado di realizzare” si legge ancora nel documento. E su queste linee occorre riorganizzare il modello di welfare: “A partire dai contratti di lavoro, ma anche dalla semplificazione amministrativa e normativa, dalla costruzione delle reti territoriali e dei punti di accesso unificato per cittadini e imprese, dalla razionalizzazione che taglia la spesa cattiva e innova i servizi. E poi dall’investimento nelle competenze, da una diversa gestione degli organici, dagli strumenti della flessibilità che migliorano la produttività e i servizi, dalla valutazione che premia i risultati, da un modello più avanzato di dirigenza responsabile, meno dirigenti, nuove assunzioni per favorire l’ingresso dei giovani nella P.A. ed il pensionamento dei dipendenti che svolgono mansioni usuranti.”
E’ questa la controproposta unitaria che le quattro categorie del pubblico impiego porteranno al governo domani, in particolare al ministro per la Pa Marianna Madia, che li ha convocati a Palazzo Vidoni.
Vi alleghiamo la bozza di DPCM di riorganizzazione della giustizia e una richiesta unitaria di incontro con il Capo di Gabinetto.
FP CGIL NAZIONALE
Nicoletta Grieco
Roma, 15 Luglio 2014
Alla Direzione Centrale
Pianificazione, Sistemi,
Risorse Organizzazione
Agenzia del Demanio
dg.pianificazionesistemirisorse@agenziademanio.it
Oggetto: Indagine Stress da lavoro correlato
“… è fondamentale motivare i lavoratori a collaborare, anche se già informati della valutazione in corso; la diffidenza ad esporsi nell’ambiente di lavoro è nota, per cui è necessario guadagnarsi preventivamente la fiducia per ottenere risultati affidabili…”
(cit. da ISPESL – La valutazione dello stress lavoro – correlato. Proposta metodologica)
E’ noto che nell’ambito delle attività di valutazione del rischio e del rilevamento del benessere organizzativo, l’Agenzia ha attivato una nuova indagine a mezzo di focus group su un campione ristretto di lavoratori.
Nel 2011 a seguito di accurata sessione informativa venne chiesta al personale la compilazione di un questionario in forma anonima, come suggerito dall’ISPESL nel documento di “Valutazione dello stress lavoro-correlato – Proposta metodologica”. L’esito dell’indagine non divenne oggetto di informativa come prevede il CCNL in materia di salute e sicurezza nel luogo di lavoro e, a quanto è dato sapere in via informale, le risultanze non vennero considerate nella stesura del documento di valutazione del rischio.
Come citato dal manuale ISPESL è fondamentale motivare i lavoratori a collaborare e, al fine di superare la diffidenza ad esporsi nell’ambiente di lavoro, diventa necessario guadagnarsi preventivamente la loro fiducia.
In considerazione della consistenza esigua della popolazione aziendale -circa mille dipendenti- a parere della Scrivente si può e si deve adottare una metodologia di rilevazione che favorisca la più ampia partecipazione a questa indagine.
Mentre l’Agenzia legittimamente propone a tutto il personale il sondaggio di gradimento della nuova intranet aziendale limita al tempo stesso l’adesione alla rilevazione dello stress lavoro correlato: come FP CGIL, evidenziamo che lo stesso strumento di indagine – questionario telematico – può, in forma anonima, garantire la libertà di espressione e di rilevazione su un campione ampio e rappresentativo dei dipendenti in linea con le indicazioni dell’ISPESL.
L’Agenzia, invece, ritiene di poter ottenere una rappresentazione realistica della percezione dello stress lavorativo e l’emersione di eventi sentinella chiedendo a tre o quattro colleghi per ogni Direzione regionale -individuati dal vertice territoriale seguendo un paio di criteri decisi unilateralmente dal Centro- di “raccontare” la vita demaniale davanti ai superiori gerarchici appositamente riuniti?
Chiedere, semplificando, a un collega di esporsi davanti ai superiori sostenendo di aver subito pressioni dal proprio responsabile è a dir poco insostenibile: non rispetta né la presunta vittima né il presunto autore delle eventuali molestie psicologiche.
L’idea di questa Organizzazione è che si sia voluto applicare lo strumento che garantisca all’Agenzia di poter dire, con artificiosa sicurezza, “I ragazzi stanno tutti bene” e che consenta il minimo scostamento marginale nei target di classificazione del rischio.
Chiediamo, quindi, all’Agenzia di discutere un progetto di rilevazione dello stress lavoro-correlato che superi il primo approccio fin qui svolto con i “gruppi di discussione” attivando una ulteriore sessione con la maggior partecipazione possibile del personale, al fine, anche, dell’aggiornamento fedele e trasparente del documento di valutazione dei rischi.
Distinti saluti.
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Il Coordinatore Nazionale Fp CgilAgenzie FiscaliLuciano Boldorini
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Alleghiamo lo stato di agitazione proclamato in PCM, per le problematiche che finora non hanno avuto soluzione, nonostante le tante promesse… e con particolare riguardo alla soppressione delle sedi della SNA di Acireale, Bologna e Reggio Calabria.
Roma, 15 luglio 2014
FP CGIL NAZIONALE PCM
Gianni Massimiani