La ministra Lorenzin, fino a questo momento non è riuscita a mantenere l’impegno che aveva assunto tramite i propri uffici, di convocare le OO.SS. a proposito della vertenza Croce Rossa, questo comportamento è sbagliato.
Infatti, dopo le mobilitazioni dei lavoratori e l’ordinanza del TAR Lazio è il momento da parte della politica di affrontare i problemi, non di nascondere le proprie responsabilità, abbiamo già denunciato i rischi di una riforma pagata solamente dai lavoratori in termini di certezza occupazionale e di livelli di reddito, il silenzio da parte del ministero della salute aumenta la confusione istituzionale, le preoccupazioni dei lavoratori, il conflitto.
Il comportamento a livello territoriale delle nostre controparti non sembra improntato a risolvere i problemi bensì a produrne di nuovi: vengono messi in discussione i livelli occupazionali anche per le convenzioni ancora attive, si spargono voci che parlano di fallimento della croce rossa pubblica, si lascia intendere che sia a rischio il pagamento degli stipendi.
Questo è il caso Elettolux del pubblico impiego, un vero e proprio banco di prova per una possibile ristrutturazione di segno totalmente inaccettabile.
Per questi motivi, pensiamo sia importante mantenere alta la mobilitazione con volantinaggi, presidi, campagne stampa sui media locali che raccontino la vertenza Croce Rossa anche con riferimento alle ricadute sul servizio reso ai cittadini, la riuscita del presidio nazionale indetto unitariamente, davanti al ministero della salute il giorno 9 maggio e il successivo sciopero per il quale attendiamo in questi giorni la convocazione davanti al ministero del lavoro.
Roma, 30 aprile 2014
Per FP CGIL
Salvatore Chiaramonte
Roma, 7 maggio 2014
19 MAGGIO ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE DELEGATE E DEI DELEGATI DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
“Garantire chi garantisce il rispetto dei diritti”
La FP CGIL deve nuovamente constatare un ulteriore attacco alla dignità del lavoro pubblico.
In particolare verifichiamo con sorpresa che, a seguito dei gravi fatti accaduti a Napoli, si è sviluppata una aggressione mediatica, nei riguardi degli ispettori del lavoro e, di riflesso, a tutto il personale del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali. Si è giunti quindi ad una situazione di pericolosità quotidiana nello svolgimento dell”ordinaria attività di vigilanza sul il territorio nazionale.
Difatti, a tutt’oggi, riteniamo che le iniziative intraprese dal vertice politico/amministrativo, per fronteggiare tale situazione, si siano rivelate insufficienti e certamente non hanno affievolito il clima di ostilità nei confronti degli ispettori.
E’ indispensabile ristabilire la verità dei fatti, ampiamente distorta dai mass media, per riaffermare l’importanza imprescindibile della funzione e del ruolo degli ispettori del lavoro, il cui operato è disciplinato dalla legge, per garantire la presenza dello Stato, la legalità, il contrasto al lavoro nero, gli infortuni sul lavoro e gli imprenditori onesti, contrastando chi non rispetta le leggi.
A questo riguardo va sottolineata la necessità di fronteggiare questo clima devastante con una urgente e serrata campagna mediatica, ad opera del Ministro che, forse, preso sola dalla parte politica della sua attività, non si è accorto che l’attacco è rivolto non tanto agli ispettori ma allo Stato e quindi a tutti i cittadini.
La scrivente O.S. denuncia, pertanto, il perdurare della grave situazione presso tutti gli uffici della nostra amministrazione, dove le attività istituzionali rischiano la paralisi.
La FP CGIL, in particolare, evidenzia i seguenti punti:
– il clima di incertezza che si è creato per l’annunciata, “Riorganizzazione del Ministero” che prevede solo un ennesimo ridimensionamento e la conseguente riduzione della funzionalità dei servizi. Ad oggi, infatti, non è dato conoscere il contenuto dell’ultima stesura del DPCM.
– le annose questioni riguardanti l’attività ispettiva non hanno ancora trovato alcuna risposta ed anzi si sono aggravate.
Ci sembra doveroso ricordarne qualcuna:
– La necessità di aumentare le complessive risorse per l’attività istituzionale del personale;
– La costituzione di parte civile del Ministero nei procedimenti in cui siano parti lese i funzionari dell’amministrazione;
– L’assicurazione KASCO sulle automobili utilizzate per servizio va estesa agli atti vandalici ed intimidatori. Va inoltre prevista un’assicurazione a favore del personale, effettivamente adibito ai servizi ispettivi, che copra anche i rischi fisici.
– L’adeguamento dell’indennità chilometrica alle tariffe ACI;
– La revisione del regolamento delle trasferte, che preveda l’anticipo sulle spese di missione, senza che “l’ispettore” copra “le spese di lavoro” aspettando mesi per la restituzione;
– La revisione dell’accordo nazionale sull’orario di lavoro. Infatti, svariati dirigenti territoriali, hanno arbitrariamente derogato dall’accordo stesso, adottando una diversa articolazione dell’orario di lavoro senza un confronto con le rappresentanze sindacali;
– La necessità della copertura assicurativa per l’attività svolta,
– Banche dati facilmente accessibili;
– Mobilità interna del personale etc. etc.
Inoltre, poiché dopo i fatti di Napoli, si sono susseguiti ulteriori episodi di violenza ed intimidazione nei confronti degli ispettori del lavoro, rendendo ancora più attuale una seria valutazione dei rischi connessi all’attività ispettiva, riteniamo opportuno che:
– Nel Documento di Valutazione del Rischio (DVR) delle DTL, oltre al rischio da stress correlato, va inserito un capitolo sul rischio di aggressione, superando l’impostazione che, ai fini della sicurezza, considera gli ispettori del lavoro alla stregua di normali impiegati;
– Conseguentemente, nei protocolli sanitari utilizzati dai medici competenti vanno inserite tutte quelle indagini sanitarie e psicologiche atte ad evidenziare la presenza di stati di ansia, panico, ecc. direttamente ricollegabili alla attività svolta;
– Deve essere previsto un piano formativo, per il personale effettivamente addetto all’attività ispettiva, finalizzato alla capacità di “raffreddamento dei conflitti”. Infatti riteniamo che l’ispettore debba essere dotato degli strumenti dialettici che gli consentano di valutare e gestire le reazioni dei datori di lavoro sottoposti a verifica.
Pertanto la FP CGIL, considerato che risulta necessario dare al più presto risposte concrete ai lavoratori e che sia ripristinato un clima di corrette relazioni sindacali, troppo spesso improntate ad atteggiamenti unilaterali da parte dell’Amministrazione sia centrale che territoriale, indice una giornata di mobilitazione su tutto il territorio nazionale ed in tutti i posti di lavoro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e un’assemblea delle delegate e dei delegati da tenersi il 19 maggio 2014 presso una sede dell’Amministrazione Centrale del Ministero.
Il Segretario nazionale FP CGIL
Salvatore Chiaramonte
07.05.2014 – Convocazione incontro – Servizio Cinofilo – Servizio Elisoccorso.
07.05.2014 – Convocazione riunione – Modifiche Decreto legislativo 217/05.
07.05.2014 – Assunzione Personale Laureato – Nota unitaria Direttivi Dirigenti.
07.05.2014 – Rimini:mobilità del personale
07.05.2014 – Concorso a Capo reparto 1.1.2010 – Decreto modalità di effettuazione esame finale del corso di formazione.
07.05.2014 – Parma: Comunicato stampa unitario sulla grave situazione degli automezzi.
ABOLIZIONE DELL’OBBLIGO D’ISCRIZIONE ALLE CAMERE DI COMMERCIO
ECCO IL NUOVO PROCLAMA, TARGATO RENZI/MADIA…E IL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO…CHI L’HA VISTO?
Il Governo Renzi è pronto a “smantellare” il Registro delle Imprese, unica anagrafe a livello europeo telematizzata e Fonte dati di interesse nazionale dalla quale tutte le PA attingono “GRATUITAMENTE” dati per l’esercizio di pubbliche funzioni, mentre i privati, a costi bassissimi, attingono informazioni indispensabili, aggiornate e attendibili per le loro relazioni commerciali (dati anagrafici, statistiche di mercato, solvibilità o procedure concorsuali). Vi sono ben 6 milioni di imprese registrate.
L’iscrizione al Registro delle imprese è previsto e regolato dal Codice Civile (art. 2188 e seguenti), attribuisce “efficacia giuridica”, ciò significa che alcuni tipi di società e atti non “esistono” fino a che non vengono iscritti.
Renzi vuole abolire l’anagrafe/identità delle imprese, ma perché dal momento che è utile, funziona in maniera efficiente, efficace ed economica? Il Registro è la memoria, indispensabile per costruire la storia delle imprese, non può essere lasciata al caso o alla volontarietà.
E le altre funzioni? Regolazione del mercato, Credito e Supporto all’innovazione e alla digitalizzazione!
Si tratta di Rivoluzione o “Taglio lineare semplice da realizzare” che si traduce in un risparmio di circa 110 euro all’anno per la maggior parte delle imprese a fronte di una perdita certa di servizi al territorio, alle imprese stesse e alle altre Pubbliche Amministrazioni.
Il Governo Renzi inizia a “rivoluzionare” la pubblica amministrazione” punendo” le imprese e la loro interfaccia pubblica più efficiente come confermano le diverse ricerche più recenti.
Riteniamo che le OO.SS., insieme agli 8000 dipendenti pubblici e ai 4000 dipendenti dell’indotto del sistema camerale, che hanno raggiunto negli anni elevati livelli di professionalità, abbiano il diritto e la capacità di formulare proposte sulle riforme e la riorganizzazione del sistema camerale.
Lotta agli sprechi e alla gestione improduttiva delle risorse, al cumulo degli incarichi e alle consulenze, alla privatizzazione di funzioni fondamentali: questi devono essere i punti salienti della riforma se vogliamo lo sviluppo e il miglioramento del paese!!!
FP CGIL Lombardia FPS CISL Lombardia UIL Lombardia FPL
Maví Gardella Mauro Ongaro Salvatore Maisto
Coordinamento FP CGIL FP CISL UIL FPL Camere di Commercio Lombardia
Questa è una storia rappresentativa di come in Italia i pesi e le misure siano doppie, le tutele non siano uguali per tutti e le istituzioni si autoconservino a danno dei lavoratori e dei cittadini.
Un collega dell’Ufficio Territoriale di Ferrara, addetto alla tassazione degli atti pubblici, nello svolgere il proprio lavoro, utilizza, nel rispetto delle norme, due procedure “semplificate” che permettono di guadagnar tempo, risparmiare denaro e mantenere un rapporto di collaborazione con l’utenza esterna.
La prima è una procedura da sempre esistente negli Uffici, il cosiddetto “avviso bonario”, che consiste in una liquidazione informale, non necessaria, una sorta di “assistenza” data al contribuente che non è in grado di liquidare autonomamente l’imposta dovuta.
La seconda, nel caso di atti pubblici trasmessi in via telematica dal notaio, si concretizza in un invio al sistema informatico della liquidazione corretta, e permette al notaio di regolarizzare liquidazioni errate senza passare attraverso la notifica di un inutile e dispendioso avviso di liquidazione (in termini monetari e di tempo) .
Queste procedure sono adottate anche dagli altri colleghi che operano nello stesso settore e i superiori dell’Ufficio (capo team e Direttore) le hanno da sempre autorizzate.
Nel 2009 è sottoposto ad un controllo dell’Audit, che, invece di svolgere il proprio compito, cioè effettuare rilievi ai dirigenti nel caso di comportamenti inidonei, fa una segnalazione all’Ufficio disciplina. Ne consegue che lui, e solo lui, viene colpito da un procedimento disciplinare per avere utilizzato indebitamente queste procedure. La sanzione irrogata è di € 39 euro, pari allo stipendio lordo di due ore di lavoro. Questa “piccola” sanzione gli preclude- fra l’altro- l’inserimento in graduatoria per il passaggio di fascia economica e l’impossibilità di partecipare a interpelli per ricoprire incarichi di responsabilità.
La consapevolezza di aver subito un sopruso non giustificato da nulla, spinge il funzionario a ricorrere al giudice, nonostante il rischio di pagare, per le spese legali, una somma anche 100 volte superiore a quanto richiesto dall’Amministrazione.
Il caso finisce pure sulla stampa, per iniziativa di quell’utenza – i notai – che era la prima beneficiaria della procedura contestata.
Alla fine il Giudice dà ragione al funzionario: nessuna violazione può essergli addebitata, mentre l’Amministrazione che si dimostra “irragionevole” deve pagare le spese di lite, aumentate del 50%.
Quella ingiusta sanzione di € 39,00 è costata 5.000,00 euro alle casse erariali, cioè a tutti noi.
Ma non è questa la fine della storia.
L’Amministrazione impugna la sentenza e per il secondo grado di giudizio si fa assistere dall’Avvocatura dello Stato.
Ora si deve attendere che un altro Tribunale italiano si occupi di questo collega e della sanzione di € 39,00.
Il finale non è ancora scritto, ma si possono già trarre molti insegnamenti:
· L’amministrazione parla di proficuità ed economicità della propria azione, ma se ne dimentica quando si tratta di punire i propri dipendenti.
· Nonostante le norme stabiliscano la responsabilità dei dirigenti, questi non rispondono delle loro scelte sbagliate….ci sarebbe stato questo appello in secondo grado se le spese di lite fossero state a carico del dirigente e non delle casse erariali?
· La sproporzione delle forze in campo fra lavoratore e amministrazione è tale che qualsiasi decisione, anche la più ingiusta ed arrogante, è spesso subita senza reazione. Il funzionario di cui si è parlato dovrà nuovamente rivolgersi ad un avvocato, a proprie spese, mentre dall’altra parte, a difesa del diritto di punire, si trova una delle storiche istituzioni nazionali.
· I mali della giustizia italiana, a causa dei quali siamo stati criticati e condannati dall’Europa, nascono anche da queste dissennate scelte dell’Amministrazione Pubblica, che gonfia il contenzioso del Lavoro riempiendo le aule dei tribunali di processi assurdi e inutili.
Il nostro Presidente del Consiglio ha lanciato in questi giorni la sua proposta di riforma della Pubblica Amministrazione. Sull’insieme delle misure che si intendono adottare avremo modo di esercitarci nei prossimi giorni quando i provvedimenti verranno sfrondati dagli effetti annuncio e ci confronteremo nel merito di proposte strutturate.
Nelle more ci preme però sottolineare alcuni aspetti della pirotecnica conferenza del Premier, quelli che ci riguardano più da vicino.
Ovvero l’idea dei manager nei beni culturali, in particolare. Che si traduce nella idea consolidata che i nostri siti culturali sono delle “macchine per far soldi”, così come graziosamente il Presidente Renzi ha definito in particolare gli Uffizi, evidentemente afflitto ancora dalla sindrome da Sindaco di Firenze, di quando regolarmente tuonava contro le Soprintendenze, definite strutture ottocentesche..
È proprio di questi giorni, singolarmente coincidente, l’inchiesta televisiva di “Servizio Pubblico” sugli Uffizi che ha disvelato, a chi non conosceva, l’intreccio perverso tra la società concessionaria (Civita) e la Direzione degli Uffizi e le conseguenze che tale intreccio causa sulla gestione dell’offerta museale di un sito che conta ufficialmente 2 milioni e mezzo di visitatori annui. Un panorama assolutamente vergognoso, non abbiamo remora alcuna a dirlo, nel quale i prezzi del biglietto lievitano per effetto di un circuito in cui ne beneficiano tutti, tranne gli utenti che comprano a prezzi maggiorati del 150% il biglietto, né tantomeno lo Stato, che incassa solo una parte di quei proventi.
L’altra conseguenza è la compresenza di numeri spropositati di visitatori con evidente riflesso sulle condizioni di climatizzazione del patrimonio (e che patrimonio!) ivi custodito.
Di contro, abbiamo assistito a dichiarazioni imbarazzate ed imbarazzanti della Soprintendente e dell’Assessore alla Cultura del comune di Firenze.
La prima domanda che sorge spontanea è: macchina per far soldi per chi?
La seconda riflessione, più articolata, riguarda la filosofia che viene propagandata ultimamente. Addirittura qualche giornalista in vena polemica ha scritto che la valorizzazione viene prima della tutela, per la nostra Costituzione. Quindi non sono le politiche profondamente sbagliate di questi anni, con tutti i tagli che ne sono derivati al disastrato bilancio di ministero, non sono gli intrecci tra la politica e l’amministrazione che hanno fatto scorrerie da spoil system. Nemmeno la profonda arretratezza organizzativa. L’unico vero colpevole è l’esercizio della tutela, che impedirebbe burocraticamente la valorizzazione delle “macchinette per far soldi”.
Se queste sono le premesse per la riforma del ministero proprio non ci siamo, signor Ministro. Il nostro patrimonio non è una slot machine, l’obbligo della sua tutela è primario, non ci fate scomodare monsieur de Lapalisse.
Solo la valorizzazione diffusa dello stesso può generare circuiti economici virtuosi. I privati possono investire, guadagnare, ma non speculare sui siti ad alta densità di partecipazione.
Per tornare a Firenze sono mesi che i nostri territoriali denunciano questa situazione: per fare un solo esempio ricordiamo la vicenda delle visite guidate al Corridoio Vasariano, che costano agli utenti ben 34 euro (17 per i cosiddetti gratuiti). Abbiamo dimostrato che valorizzando le competenze del nostro personale siamo in grado di offrire un servizio che in parte può garantire una offerta a prezzi abbordabili. Per tutta risposta ci hanno dato questa possibilità in orari da dopolavoro. Di conseguenza abbiamo personale straformato che viene utilizzato solo nelle funzioni strette di vigilanza e il concessionario a farla da padrone.
Fino a quando, questa situazione?
Roma, 5 maggio 2014
FP CGIL MIBACT
Claudio Meloni
La mancata apertura di Colosseo e Uffizi per il primo maggio ha scatenato, come era facilmente prevedibile, i media. Ma se l’atteggiamento dei media è criticabile anche se comprensibile, ed in ogni caso, a nostro avviso, va sempre difeso il diritto alla informazione libera, siamo rimasti a dir poco stupiti dalle critiche del Ministro. Stupiti perchè, al di fuori di queste due pur significative eccezioni, la giornata di apertura straordinaria ci risulta sia andata molto bene e in questi casi andrebbero, a nostro modesto avviso, rivendicati i risultati.
Abbiamo deciso di verificare il perchè delle mancate aperture, ci pareva anche a noi singolare questa mancata adesione. Ebbene, per quanto riguarda gli Uffizi ci risulta che l’Amministrazione si sia presentata al tavolo senza la proposta di apertura degli Uffizi per carenza di adesioni dovuta all’impegno dei lavoratori nell’apertura straordinaria prevista per la serata del 30 aprile.
Il Colosseo: 30 addetti alla vigilanza, alcuni in part time, in un sito che di media fa 20.000 visitatori al giorno è che è aperto ogni giorno con a volte 7 addetti per turno. Con l’apertura garantita per 362 giorni l’anno, comprese iniziative straordinarie serali, come ad esempio le aperture serali di giovedì sabato per l’iniziativa “La luna al Colosseo”. Eccole le motivazioni signor Ministro e ci pare assai singolare che lei pensi solo ad attaccare i sindacati che responsabilmente hanno collaborato alla riuscita di una iniziativa sulla quale hanno espresso, come lei sa, preliminarmente forti perplessità di varia natura.
Non si può pretendere la botte piena e la moglie ubriaca, ci si perdoni la citazione abusata di un detto popolare. Sono anni che ci sgoliamo chiedendo investimenti straordinari nell’occupazione e nell’innovazione tecnoclogica dei sistemi di sorveglianza. Per tutta risposta ci siamo ritrovati tagli al costo del lavoro, a cui si sopperisce con assunzioni estemporanee in Ales, e tagli al bilancio che continuano imperterriti anche con il suo Governo.
Pertanto ai lavoratori del Colosseo e degli Uffizi va in particolare la nostra solidarietà ed il nostro ringraziamento per l’impegno che consente, a queste condizioni, la fruizione al limite delle possibilità per questi siti.
Abbiamo scritto proprio ieri delle storture organizzative che determinano il vero impoverimento dell’offerta dei nostri servizi. E nel caso degli Uffizi quanto denunciato pubblicamente in questi giorni avrebbe dovuto quanto meno consigliare una certa prudenza nonché, si spera, gli opportuni controlli.
A questo aggiungiamo oggi che non c’è vera offerta culturale se non si colma il divario tra la potenzialità di fruizione dell’intero patrimonio e la polarizzazione dei flussi solo in determinati siti (Colosseo, Uffizi e Pompei) le cui condizioni organizzative reggono a malapena l’ordinario, è l’ordinario ammonta a 10 miloni complessivi di visitatori annui. Questa politica non genera ampliamento nell’offerta e sottopone il patrimonio custodito in questi siti, e i lavoratori addetti, a livelli inaccettabili di stress continuo.
Infine il Ministro ci dice che queste mancate aperture non devono succedere più. Lo prendiamo in parola, se vuol dire che finalmente si avviano gli opportuni investimenti organizzativi.
Ma se una mancata apertura diviene motivo, oggettivamente strumentale, di attacco alle rappresentanze dei lavoratori, di ulteriore depotenziamento del sistema di relazioni sindacali e di destrutturazione di un sistema della contrattazione collettiva che, facendo accordi dove i lavoratori spendono realmente la propria produttività, ha garantito il mantenimento del livello di offerta pur in presenza dei noti fattori di declino strutturale dei servizi, allora ci regoleremo di conseguenza.
Abbiamo molto apprezzato le aperture e la disponibilità al dialogo dimostrata dal ministro Franceschini, ci auguriamo vivamente che il confronto venga inteso come una opportunità democratica, non vorremmo fare solo chiacchiere. Quelle se le porta via il vento.
Roma, 6 maggio 2014
FP CGIL MIBACT
Claudio Meloni