Roma, 11 marzo 2014
Al Capo di Gabinetto
del Ministro della Giustizia
Al Capo Dipartimento
dell’Organizzazione Giudiziaria
Al Direttore Generale
dell’Organizzazione Giudiziaria
del Personale dei Servizi e della formazione
Ministero della Giustizia – R O M A
Oggetto: Percorsi di formazione del personale giudiziario – Informativa
Le scriventi OO.SS. devono segnalare, ancora una volta, i gravi comportamenti di codesta Amministrazione che, in violazione alle vigenti disposizioni normative e contrattuali ed in spregio alle buone e corrette relazioni sindacali, omette l’informativa preventiva e successiva, nelle materie in cui è prevista.
In particolare, le scriventi OO.SS., chiedono di essere informate circa i percorsi di formazione, allo stato, posti in essere e autorizzati dall’Amministrazione Giudiziaria per i propri dipendenti e di conoscere, altresì, i criteri adottati per l’individuazione del personale interessato. E’ da alcuni anni che non viene comunicato il piano di formazione annuale del personale.
Le scriventi OO.SS., come sempre sostenuto e rivendicato, valutano la formazione elemento costante ed essenziale per la crescita e la valorizzazione delle professionalità della Giustizia, anche alla luce delle continue evoluzioni tecnologiche e normative che pure interessano codesta Amministrazione, per cui ritengono che sulla materia debba essere avviato un serio confronto.
Distinti saluti.
FP CGIL CISL FP UIL PA
Grieco Marra Amoroso
Comunicato stampa Fp-Cgil ed Fp-Cgil Medici
“Il richiamo all’Italia da parte del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa per la violazione del diritto fondamentale della libertà per le donne di scegliere della propria vita e del proprio corpo, con un’assistenza sanitaria adeguata, come prevede la legge 194, è solo la conferma di quanto denunciamo da tempo”.
Con una lettere inviata alla Ministra della Salute Beatrice Lorenzin, Cecilia Taranto, Segretaria Nazionale Fp-Cgil, e Massimo Cozza, Segretario Nazionale Fp-Cgil Medici, lanciano l’allarme sui medici obiettori e propongono misure a tutela della salute delle donne.
“Il Governo e le Regioni aprano subito un tavolo di confronto con i sindacati per l’effettiva attuazione della legge 194 su tutto il territorio nazionale, per garantire in ogni presidio la presenza 24 ore su 24 di un numero adeguato di medici e infermieri non obbiettori. Per tutelare le donne, bisogna tutelare i medici e gli infermieri che, non dichiarandosi obbiettori, vedono ricadere solo su di loro il lavoro per le interruzioni di gravidanza, anche con ripercussioni negative sulla propria carriera”.
“Per quanto ci riguarda avanziamo tre proposte: la direzione dei presidi nei quali si effettua l’interruzione di gravidanza sia affidata a chi non è obbiettore, prevedendo incentivi per il personale che effettua le interruzioni di gravidanza; il requisito della non obiezione sia introdotto per chi deve essere assunto o trasferito in presidi con oltre il 50% di obiettori, superando le limitazioni derivanti dal blocco del turn over; le Regioni attuino l’istituto della mobilità, previsto dalla stessa legge 194, per coprire le carenze di medici ed infermieri non obiettori”.
Roma, 18 marzo 2014
AUTOCENSIMENTO DEI COLLABORATORI E CIRCOLARE 116
Nei giorni scorsi è stata emanata la Circolare 116, relativa al trattamento delle tipologie di lavoro flessibile. Al di là dei contenuti della Circolare, ancora una volta ci troviamo di fronte ad una Amministrazione che interviene in modo formalistico su una situazione, denunciata più volte e oggetto specifico di valutazione anche da parte della Commissione istituita da Bray sulla riforma del Ministero, che coinvolge migliaia di lavoratori che da anni prestano la loro opera in modo continuativo in cicli lavorativi essenziali per l’Amministrazione. Si può dire che la Circolare, da questo punto di vista, scopre l’acqua calda: è del tutto noto che il ricorso alle collaborazioni professionali è un fatto che si produce da decenni all’interno del MIBACT (una rilevazione fatta dall’Ufficio Studi negli anni 80 ne stimava il numero in 3000 unità) e che è conseguente ad una sottovalutazione del fabbisogno professionale del Ministero. Ed incide su cicli lavorativi particolarmente rilevanti, dalla catalogazione all’implementazione dei sistemi informativi, dagli scavi al restauro. Le conseguenze della Circolare, considerato il coraggio che normalmente dimostrano i nostri dirigenti, può essere pesante sulla stipula dei nuovi contratti. Ricordiamo che in questi casi si parla certo non di consulenze milionarie (le quali paradossalmente non vengono toccate dalla norma), ma di trattamenti salariali che si aggirano mediamente sotto ai 1000 euro mensili, con tanto di partita iva. Lavori svolti sempre in assenza di tutele e soggetti alla precarizzazione strutturale. Adesso si vorrebbe nascondere la polvere sotto il tappeto.
Per questo motivo diventa assai importante l’autocensimento dei collaboratori lanciato dall’Associazione Bianchi Bandinelli, perché fa emergere la dimensione effettiva della quantità di lavoro e ne fornisce una dimensione collettiva utile a tutte le battaglie che i gruppi di collaboratori auto organizzati, le associazioni di settore, il sindacato stanno conducendo per rivendicare diritti e buona occupazione. L’adesione a questo censimento, lo sappiamo, si scontra spesso con diffidenze e paure, ma vogliamo sottolineare come il permanere di una situazione individuale sia un fatto assolutamente controproducente in quanto espone il singolo lavoratore alla variabilità delle condizioni normative in un settore oggetto continuo di interventi legislativi (l’ultimo, quello della Fornero, ha prodotto danni inenarrabili). Il censimento garantisce l’anonimato dei partecipanti ed ha uno scopo fondamentale: basti pensare agli interventi autorevoli di denuncia di questa situazione, giusto ieri è intervenuta sul tema la Presidente della Camera.
Per quanto riguarda l’Amministrazione nessuno si illuda di risolvere il problema negandolo. Lo diciamo chiaramente: se non vengono stipulati i nuovi contratti sulla base di questa Circolare vuol dire che i vecchi contratti non erano in linea, e noi forniremo a questi lavoratori ogni utile strumento di difesa legale contro quelli che considereremo veri e propri tentativi di licenziamento. Oltre a condividere tutte le forme di mobilitazione che Associazioni e gruppi vorranno mettere in atto a difesa del diritto all’occupazione ed al rispetto della propria dignità.
Vi invitiamo pertanto a contattare i collaboratori professionali presenti nelle vostre strutture e ad invitarli ad aderire al censimento: il link presso cui trovare la scheda di adesione è il seguente:
http://www.bianchibandinelli.it/documenti-e-materiali/2014-autocensimento-collaboratori-esterni/
Roma, 28 marzo 2014
FP CGIL MIBACT
Claudio Meloni
Roma, 26 marzo 2014
Al Ministro dell’Economia
e delle Finanze
Pier Carlo Padoan
Signor Ministro,
con riferimento alla nota che le scriventi segreterie nazionali Le hanno inviato nei giorni scorsi, relativa alle problematiche più rilevanti che investono il personale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, le stesse ravvisano la necessità di sottoporre alla Sua autorevole attenzione questioni, altrettanto rilevanti, che ineriscono il mondo del fisco con particolare riferimento alle Agenzie Fiscali.
Il decreto legislativo 300/99, con il quale sono state istituite le Agenzie Fiscali, assegna infatti (v. art.60) alla Sua responsabilità, l’Alta Vigilanza su tutti gli atti di carattere generale che regolano il funzionamento delle stesse Agenzie.
La strategicità per gli interessi del Paese delle funzioni svolte dalla macchina fiscale, inducono le scriventi a richiederLe, con urgenza, un incontro.
In merito si fa rilevare che:
· con la norma sulla spending review (legge 135/2012) è stata nei fatti indebolita la macchina organizzativa dell’amministrazione fiscale. Le misure contenute nella citata legge 135 , attraverso accorpamenti illogici e irrazionali (Agenzia delle Entrate con quella del Territorio e Monopoli con Agenzia delle Dogane) e altri interventi organizzativi, stanno peggiorando l’efficacia operativa delle Agenzie e quindi il contrasto all’evasione fiscale. Di conseguenza, mentre si cerca di contrastare l’evasione fiscale, le governance delle Agenzie Fiscali stanno procedendo on the job all’integrazione di due realtà organizzative totalmente diverse e incompatibili. Tutto questo ha consentito un risparmio immediato di appena 466.414 euro annui, pari cioè, agli emolumenti degli organi di gestione dell’agenzia soppressa; mentre è da escludere che si possano realizzare ulteriori risparmi dalle operazioni di razionalizzazione delle attività, trattandosi, come detto, di attività e missioni del tutto eterogenee. Insomma si sta verificando quel caos organizzativo, evidenziato per tempo dalle scriventi, che sta ingessando l’attività di strutture deputate ad una mission strategica per il Paese: la lotta all’evasione fiscale.
Dal confronto con i modelli organizzativi degli altri Paesi europei non emerge inoltre analoga tendenza all’accorpamento di entrate e territorio né, tantomeno, dei giochi alle dogane. Per questo abbiamo colto con favore quanto contenuto nella legge delega sul Fisco che, in sostanza, delega appunto il Governo ad effettuare, entro due mesi dall’approvazione della norma, un “apposito monitoraggio in ordine allo stato della incorporazione dell’Agenzia del Territorio nell’Agenzia delle Entrate e dei Monopoli nella Agenzia delle Dogane disposto dal decreto legge 6/7/2012 n.95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7/8/2012 n.135” riferendo “alle Commissioni parlamentari competenti per materia anche in relazione ad eventuali modifiche normative“.
· In tutto questo l’Agenzia delle Entrate sta portando avanti con determinazione un programma di riduzione di uffici territoriali, alcuni già chiusi, altri che chiuderanno nel 2014 per un numero totale di 58 uffici su 374 esistenti sul territorio nazionale. Le scriventi sigle hanno, da sempre, espresso la propria netta contrarietà a qualunque provvedimento di chiusura di uffici territoriali, stigmatizzando qualsiasi arretramento sul territorio sia in termini di controllo fiscale (accessi brevi, emanazione scontrini) che di servizi resi alla collettività (rilascio codici fiscali, registrazione atti immobiliari, etc.). Lo stesso risparmio, quantificato dall’Agenzia in nove milioni di euro, appare “parva materia” rispetto al disagio procurato ai cittadini utenti dei servizi resi dalle Entrate e in specie alla fascia di popolazione più anziana che ha meno familiarità con l’utilizzo dell’informatica, tanto quanto alla rinuncia al controllo fiscale dei territori interessati dalla chiusura degli uffici.
· Risulta, inoltre, non rinviabile procedere alla “stabilizzazione” del sistema di finanziamento delle Agenzie Fiscali, sistema che oggi, fortemente esposto alle contingenze annuali della finanza pubblica, oscura la tipicità delle Agenzie Fiscali rispetto alla generalità delle amministrazioni pubbliche: le Agenzie, infatti, lungi dall’essere strutture di spesa, assicurano al bilancio dello Stato e degli enti territoriali, e quindi all’intera collettività nazionale, circa l’80% delle entrate tributarie. Va ribadito inoltre come il costo del personale delle Agenzie non è semplicemente una spesa necessaria per la fornitura di servizi pubblici, ma è in sé una spesa produttiva, destinata a generare (a beneficio di tutta la collettività nazionale e dei servizi che sono chiamate a fornire le amministrazioni pubbliche) molte più risorse finanziarie di quante non ne consumino. Ciò posto è evidente che sistema di finanziamento delle Agenzie presenta una contraddizione di fondo. Da un lato, le Agenzie, sulla base di una convenzione triennale, assumono precisi obbligazioni di risultato nei confronti del proprio principal, rappresentato dall’autorità di Governo; a fronte di queste obbligazioni vengono ad esse assegnate, per il triennio di riferimento, determinate risorse finanziarie. Dall’altro lato, però, l’esigibilità di queste risorse non è affatto assicurata – come sarebbe in qualunque rapporto obbligazionario giuridicamente perfetto – ma può essere sempre revocata dalla autorità politica in relazione ai tagli disposti annualmente dalla legge di stabilità o da provvedimenti di contenimento della spesa pubblica. Una lucida considerazione dell’interesse generale dovrebbe invece portare alla conclusione che è indispensabile garantire alle Agenzie stesse risorse finanziarie certe per conseguire gli obiettivi sempre più elevati posti dall’autorità politica e dal Paese in generale. Per le ragioni evidenziate, è di vitale importanza pervenire a un sistema di finanziamento il più possibile “sganciato” dalle logiche contingenti di equilibrio della finanza pubblica, che garantisca la disponibilità delle risorse economiche in modo coerente con il carattere triennale della Convenzione, pur in presenza di un opportuno sistema di controllo strategico, di gestione e operativo. E’ evidente che il corretto funzionamento della macchina fiscale è in grado di aiutare il “sistema Paese” a risollevarsi dalla attuale e gravissima crisi finanziaria. Solo, infatti, l’allargamento della base imponibile conseguente, non solo all’adempimento spontaneo del contribuente ma anche e soprattutto ad una sempre più incisiva lotta all’evasione fiscale, può creare le condizioni concrete di riduzione delle aliquote e dunque della pressione fiscale, rilanciando in tal modo i consumi e, quindi, il sistema economico italiano.
· Non è dissimile dalle argomentazioni suesposte l’ulteriore questione che le scriventi vorrebbero avanzare in relazione ai contenuti della legge 350/2003 art.3 comma 165. Tale norma, nel caso delle Agenzie Fiscali, statuisce il pagamento al personale delle funzioni più strettamente connesse al raggiungimento degli obiettivi di Convenzione. Infatti il sistema delle agenzie Fiscali prevede, fin dalla loro istituzione, lo stretto e diretto collegamento fra la maggiore efficacia delle prestazioni erogate ovvero l’incremento della produttività e una quota del salario accessorio, così come fortemente richiesto dai cittadini. Risulta quindi incomprensibile che le attuali norme vanifichino tale sistema.
Per quanto sopra, nel reiterare la richiesta di incontro, si resta in attesa di cortese quanto urgente riscontro.
Distinti saluti.
FP CGIL CISL FP UIL PA
Salvatore Chiaramonte Paolo Bonomo Sandro Colombi
Di seguito il comunicato congiunto sull’incontro di ieri con il Segretario Generale della PCM siete pregati di rimetterlo in rete e affiggerlo sulle bacheche.
Roma, 27 marzo 2014
FP CGIL PCM
Gianni Massimiani
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COMUNICATO CONGIUNTO
Ieri mattina, alle ore 9,30, si è tenuta a Palazzo Chigi, in Sala Verde la prevista riunione con l’Amministrazione rappresentata dal Segretario generale, dal Capo del Diprus e dalla responsabile delle Relazioni Sindacali.
Il Dott. Mauro Bonaretti, ha preliminarmente dichiarato di aver risposto positivamente alla richiesta unitaria di incontro di Cigli, Uil, Usb, Snaprecom, Flp, Sipre ed Ugl ed ha lasciato alle Organizzazioni Sindacali il compito di illustrare le motivazioni della richiesta.
E al di là del non formale augurio di rito di buon lavoro, le Organizzazioni Sindacali sopracitate, hanno aperto il cahier de doleances sottolineando come il contesto generale in cui si trova ad operare quotidianamente tutto il personale della Presidenza del Consiglio (dirigenti compresi) attraversi un momento di estrema difficoltà e incertezza per il futuro.
In premessa sono risultate evidenti le mancanze dell’Amministrazione: l’azzeramento delle relazioni sindacali nel recente passato; la lentezza immotivata delle procedure (in particolare quella relativa al concorso), hanno creato inevitabilmente un clima di sospetto, di aperta sfiducia, di scollamento tra la macchina amministrativa ed i vertici del Palazzo che va però superato al più presto.
Hanno inoltre stigmatizzato, e non poteva essere altrimenti, la colpevole assenza dell’Amministrazione nel difendere la struttura e il personale dagli attacchi della Stampa, soprattutto quando si è trattato di articoli ingiustificati, falsi e tendenziosi come l’articolo di ieri mattina del SOLE 24 ORE, facendo ricadere la responsabilità dei costi della politica sulle spalle dei dipendenti.
L’ultima “sparata” è stata l’attacco contro la Protezione Civile accusata di spendere troppo, fingendo di ignorare che la maggior parte di tali spese è afferente al pagamento dei mutui contratti nel passato più o meno recente a seguito di eventi calamitosi.
Le 7 sigle hanno inoltre fatto rilevare al Segretario generale, come il numero abnorme del personale delle forze di polizia e militare in servizio presso la Pcm venga impiegato in compiti non d’istituto e sia solo il prodotto assai discutibile di sciagurate scelte politiche precedenti. Allo stesso modo – e in alcuni casi da più di un decennio! – il proliferare di strutture di missione, il ricorso eccessivo di personale in diretta collaborazione nonché a dirigenti esterni (art. 19 comma tutto), consulenti ed esperti.
Tali eccessi sono stati determinati solo da scelte esclusivamente politiche!
E infatti la consequenziale, costante alterazione dell’assetto normale del personale di ruolo ha prodotto una permanente destabilizzazione del personale stesso che dovrà in ogni caso essere affrontata nel più breve tempo possibile.
Inoltre Le OO.SS. firmatarie, hanno chiesto con fermezza che si metta in atto uno stop alle esternalizzazioni e che i servizi già esternalizzati subiscano il percorso inverso, e che si apra un tavolo di contrattazione sulla mobilità, al fine di regolarizzare un istituto mai normato e da sempre lasciato ad interpretazioni unilaterali e “sui generis.
Abbiamo evidenziato anche il tema dei fondi strutturali europei che, al di là dell’utilizzo che se ne è fatto, ha prodotto, per responsabilità dell’Amministrazione, una deprofessionalizzazione del personale, utilizzando, invece, consulenti e società esterne e in house per la loro gestione. Tutto questo ha comportato anche un danno economico in quanto una percentuale di tali fondi doveva essere impiegata per una maggiore produttività.
E’ stato chiesto, con forza, un intervento sulla SNA che non assolve più ai suoi compiti di erogare una formazione utile alla crescita professionale dei funzionari e dei dirigenti.
Tali comportamenti, al di là della loro pur discutibile legittimità, non sono opportuni, non convengono a nessuno e non hanno certo rappresentato un segnale di buona volontà da parte dei vertici dell’Amministrazione.
Ed è ora di cambiare.
Le 7 sigle, unitariamente, hanno sottolineato, ancora una volta, come un deficit permanente di organizzazione, rischia di produrre danni irreversibili alla struttura della Pcm, anche in presenza di dichiarazioni scritte ed allegate ai contratti nazionali. Infatti al CCNL del 2006/2009 è allegata una dichiarazione a verbale della Presidenza del Consiglio dei Ministri che recita testualmente:“La Presidenza del Consiglio dei Ministri assicura il proprio impegno al mantenimento ed alla tutela del diritto del personale di esercitare l’opzione prevista dall’art. 12 della legge 15 marzo 1997, n. 59, in occasione di eventuali provvedimenti normativi che incidano sugli assetti delle competenze dell’Amministrazione.” E la doppiezza dell’Amministrazione è evidente: si afferma una cosa per iscritto e il giorno dopo se ne fa un’altra a danno del personale di ruolo! (Turismo docet…)
Da ultimo, ma non per ultimo, la scandalosa inazione della Presidenza del Consiglio legata alla vicenda della pubblicazione della graduatoria del concorso annullata da una recente sentenza della magistratura. Dopo oltre tre mesi, il personale non ha avuto risposta alcuna se non incomprensibili e cavillose giustificazioni con le quali i vertici della PCM hanno risposto alle pressanti richieste delle OO.SS. .
L’intera responsabilità della vicenda, sia ben chiaro, è da imputare esclusivamente ai vertici amministrativi di allora, che non hanno inteso, all’epoca del concorso, ascoltare le organizzazioni sindacali che denunciavano la violazione dell’accordo, sui criteri, sottoscritto e sulle inevitabili quanto tragiche conseguenze per i colleghi coinvolti. Questo è chiaro e trasparente!
Nella replica il Segretario Generale ha dichiarato di condividere buona parte delle questioni sollevate UNITARIAMENTE dalle 7 OO. SS. dando assicurazioni di intervento su molti dei punti illustrati.
Per quanto riguarda la questione del concorso, il Segretario generale ha chiesto al capo del Dipartimento di calendarizzare subito degli incontri anche per discutere della richiesta avanzata dalle OO. SS. di ricercare eventuali possibili soluzioni contrattuali per tutti gli altri attori in causa.
Fin qui, le Organizzazioni Sindacali hanno mostrato notevoli doti di calma, di pacatezza e comprensione. Ma certo, tali doti non possono essere esercitate all’infinito.
Chiediamo che l’Amministrazione dia risposte, in tempi più che rapidi, sui problemi della PCM di cui abbiamo riassunto i punti principali.
Lo chiediamo con forza, e crediamo fermamente che tali risposte siano dovute ai dipendenti.
Vice Capo di Gabinetto
D.ssa FAVA
STATO MAGGIORE DIFESA
I REPARTO
Ufficio Personale Civile
Le scriventi Organizzazioni Sindacali dopo aver più volte sollecitato i competenti organi ad effettuare correzioni sui cedolini del personale che presta servizio nell’Area periferica e constatando che a tutt’oggi, nonostante le diverse segnalazioni non si sia provveduto a correggere errori che persistono nelle buste paghe, chiedono un urgente incontro.
La situazione di scorrette voci, citiamo ad esempio il MOD.CUD 2014 redditi 2013, con imputazione dei dati previdenziali, persiste dal 1 gennaio 2013, dal passaggio al MEF come ufficiale pagatore.
Risulta peraltro che per alcuni Enti sia stata data la possibilità di avere una interlocuzione territoriale diretta con il MEF, senza transitare per il BDUS, ottenendo le dovute correzioni in tempi notevolmente più brevi.
Visto il protrarsi della problematica vorremmo fosse chiarita definitivamente se la proposta delle scriventi OO.SS., creazione di punti di accesso diretti con il MEF a livello regionale possa essere attuata.
Si resta in attesa di un urgente sollecito riscontro.
Roma, 27 marzo 2014
FP CGIL CISL FP UIL PA
Noemi Manca Paolo Bonomo Sandro Colombi
Di seguito due note unitarie, la prima relativa ad una richiesta di incontro sulla società Ales, relativa ai piani di espansione di questa società conseguenti all’inserimento degli esuberi delle fondazioni lirico-sinfoniche, alle assunzioni in atto a Pompei (e non solo) e alla condizione inaccettabile del personale storico, ancora peraltro in attesa che venga retribuito il salario di produttività regolarmente contrattato. La seconda nota riguarda la costituzione virtuale del Polo Reale di Torino, che sembra più una operazione utile all’immagine del Direttore regionale che al MIBACT. Lo stesso Direttore peraltro attacca pubblicamente il sindacato, seguendo la moda del momento, accusandolo di difendere privilegi (quali?). In realtà il Polo Reale è una scatola vuota utile, a nostro avviso, all’affermazione del classico strapotere del Direttore regionale, che in questo caso arriva ad una lesione evidente dei principi di responsabilità dirigenziale dei Soprintendenti. Lo stesso DG annuncia risultati mirabolanti: 600 mila visitatori nel 2015 e concorrenza al Louvre. A noi ad esempio basterebbe si recuperasse il numero di visitatori del 2010 (ante Polo Reale), ovvero i 305.426 visitatori a fronte dei 243.693 registrati nel 2013, con il biglietto unico (dati ufficiali MIBACT). Insomma il fantomatico circuito museale perde visitatori invece di guadagnarli, con buona pace del dr. Turetta.
Roma, 27 marzo 2014
FP CGIL NAZIONALE MIBACT
Claudio Meloni