Sicurezza – Legge di Stabilità: il Governo sordo alle nostre richieste, parte la mobilitazione

 
Comunicato stampa di Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale Fp-Cgil e Daniele Tissone, Segretario Generale Silp-Cgil

Roma, 17 ottobre 2013

“Malgrado le rassicurazioni ottenute dal Ministro Gianpiero D’alia, la Legge di Stabilità contiene pesanti tagli imposti al personale del comparto sicurezza e al suo lavoro straordinario. Avevamo indicato le emergenze, le priorità da affrontare per migliorare la funzionalità dei Corpi di Polizia e chiesto il rispetto dei diritti degli operatori, evidenziato l’urgenza di una ripresa delle relazioni sindacali, dello sblocco del turn-over, del rinnovo del Contratto Nazionale, chiesto lo svincolo immediato del fermo imposto sia alle indennità accessorie e funzionali che agli automatismi stipendiali per le progressioni di carriera, il riordino delle carriere e l’avvio della previdenza complementare. Di tutto ciò non c’è traccia nelle azioni del Governo”. Questo il contenuto di una nota congiunta di Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale Fp-Cgil, e Daniele Tissone, Segretario Generale Silp-Cgil.

“L’assenza del Ministro D’Alia dal secondo tavolo di confronto – continuano i due sindacalisti – ci ha costretti a rivolgerci al Presidente del Consiglio e ai Ministri competenti, ai quali insieme a tutte le altre rappresentanze sindacali abbiamo di recente inviato due note, senza ottenere risposte. Serve una risposta politica ai problemi sollevati, il Governo Letta si assuma la responsabilità di avviare un confronto sulla drammatica situazione che sta mettendo a forte rischio il sistema di sicurezza e protezione sociale del Paese”.

“Visto questo mutismo e la mancanza di confronto, lanceremo un un percorso di mobilitazione che prevederà il coinvolgimento del personale dei Corpi  di Polizia, cominciando da un sit-in permanente davanti a Piazza Montecitorio a partire dal prossimo 28 ottobre. Iniziative – concludono Fratini e Tissone – che manterremo fino a quando non sarà dato ascolto alle rivendicazioni avanzate dal sindacato”.
 

Lavoro pubblico: da Corte Conti e Istat solo conferme, da D'alia lacrime di coccodrillo

 
Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl Uil-Pa

Roma, 29 ottobre 2013

“Lo hanno capito tutti: il lavoro pubblico ha pagato un prezzo troppo alto. Il personale delle pubbliche amministrazioni è stato utilizzato per coprire i buchi e, da ultimo, per un’operazione propagandistica e del tutto insufficiente sul cuneo fiscale. Soldi che i cittadini-lavoratori restituiranno con una maggiorazione, a causa della riduzione dei servizi e dell’aumento della tassazione locale”. Così Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, rimarcano le ragioni di una mobilitazione che porterà il personale dei settori pubblici in piazza, con uno sciopero nazionale articolato sul territorio.

“Impoverire i dipendenti a cui si chiede di modernizzare la Pa – continuano i quattro sindacalisti – è cieco e fortemente iniquo. Servono costi standard, per eliminare sprechi e garantire un’oculata gestione dei soldi pubblici. Bisogna recuperare risorse, non effettuare ulteriori tagli, migliorare i servizi a cittadini e imprese. Investire nella professionalità di chi da troppi anni è privato del diritto al contratto, assumere giovani qualificati, a partire dai vincitori di concorso non assunti, garantire il turn over.  E poi stabilizzare i precari, certificando le competenze per poi riaprire il tavolo per i rinnovi contrattuali. Le risorse ci sono, ma sono investite male e in modo non sempre limpido”.

“La Corte dei Conti e l’Istat certificano quello che noi diciamo da anni. Il lavoro pubblico ha pagato il costo della crisi, mentre la spesa pubblica è cresciuta di 200 miliardi di euro in 10 anni, il costo del lavoro pubblico sceso sensibilmente, insieme al valore reale dei salari, e i dipendenti sono diminuiti di 370mila unità. Con lo sciopero – concludono Dettori, Faveri, Torluccio e Attili – lo spiegheremo al Paese, perché il nemico pubblico numero uno è evidentemente un altro, è la spesa che non produce né servizi né stimoli all’economia, ma solo rendite. La spesa che nessuno osa toccare”.
 

Tagli lineari alla sanità, uno schiaffo per medici, operatori e cittadini. È accanimento

 
Comunicato stampa congiunto Fp-Cgil, Fp-Cgil Medici

 
Roma, 21 ottobre 2013
 
“La riduzione del finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale c’è e vale 1,1 miliardi di euro (540 milioni nel 2015, 610 dal 2016). E’ contenuta, al netto di auspicabili modifiche del testo definitivo, nel comma 21 dell’art.11 della Legge di Stabilità. Di questo importo, 800 milioni di euro vengono recuperati dalla retribuzione accessoria dei lavoratori della sanità, prima congelata fino al 31-12-2013, adesso fino al 2014, ma con la novità della decurtazione permanente a partire dal 2015. Si tratta di un vero e proprio taglio lineare che colpisce tutto il pubblico impiego e in primo luogo i medici e gli operatori dell’Ssn. Negli ospedali e nei servizi territoriali i cittadini non si curano da soli”. Questo il contenuto di una nota congiunta di Cecilia Taranto, Segretaria Nazionale Fp-Cgil, e Massimo Cozza, Segretario Nazionale Fp-Cgil Medici.

“Si elimina per sempre – aggiungono i due sindacalisti – la possibilità di utilizzare queste risorse per la valorizzazione professionale e la produttività a livello di contrattazione decentrata. Uno schiaffo che si aggiunge a quelli ricevuti con il blocco dei contratti, il congelamento della retribuzione individuale anche per il prossimo anno, l’inasprimento del blocco del turn over, la mancanza di risorse per i precari e l’allontanamento della liquidazione con il diritto posticipato, anche di 4 anni, dal momento in cui si lascia per maturazione dei requisiti. Ma è soprattutto un fatto che smentisce le rassicurazioni del Presidente del Consiglio Enrico Letta e di autorevoli esponenti del Governo”.

“Ci batteremo con tutti gli strumenti sindacali utili, a partire dallo sciopero di 4 ore proclamato da Cgil, Cisl e Uil, affinché il Parlamento ponga fine a una stagione di accanimento contro chi è impegnato a offrire servizi di pubblica utilità. Alla Ministra Beatrice Lorenzin, che parla di ulteriori 7 miliardi di risparmi, ricordiamo che già oggi la nostra spesa è sottodimensionata e che, se esistono sprechi o possibilità di recuperare risorse grazie alle nuove tecnologie, questi importi vanno utilizzati per migliorare i servizi. La Ministra lo ricorda sempre: questo è un Paese che invecchia – concludono Taranto e Cozza – e che avrà sempre più bisogno di tutelare la salute”.


 

Con lo "scivolo" verso la pensione dei militari: cresce l'iniquità del sistema previdenziale, crescono le disuguaglianze.

 
Abbiamo più volte e in più sedi espresso un giudizio molto critico sulla legge “Di Paola” di revisione dello strumento militare, soprattutto perché abbiamo considerato tale legge non in grado di produrre alcuna vera riorganizzazione, per mettere in efficienza il “servizio difesa”, eliminare sprechi e spese improduttive e rimuovere privilegi.

Gli schemi di decreto che dovrebbero attuare la legge confermano e rafforzano il nostro giudizio negativo.

In questo senso, l’istituto dell’esenzione del personale militare dal servizio nel decennio antecedente il limite di età per la pensione – il cosiddetto “scivolo” – stabilisce per legge trattamenti che determinano un aumento del livello – già grave – di disuguaglianza e ingiustizia nella determinazione del diritto alla pensione, messo in discussione dai ripetuti interventi sul sistema previdenziale, ultimo quello della “riforma” Fornero.

Tale istituto è la punta iniqua di un iceberg di privilegi e guarentigie riconosciute alla sola categoria dei militari (di ogni corpo e grado): si va, infatti, dalla promozione al grado successivo il giorno precedente al pensionamento, alle abbondanti riserve in tutti i concorsi pubblici, dal 30 al 50%, all’indennità “di campagna” riconosciuta anche a militari mai effettivamente impegnati in missioni o missioni militari ed erogata anche dopo la conclusione della campagna stessa, ecc. ecc.

Questi trattamenti paiono a noi il frutto dell’attività di pressione e di vera e propria lobbying che da sempre svolgono i corpi militari nel nostro ordinamento, e di certo non rispondono ad esigenze di equità e di efficienza del servizio difesa, il tutto con insopportabili carichi per la spesa pubblica e con effetti certamente drammatici sull’opinione pubblica e sul giudizio di lavoratrici e lavoratori, di esodati, di pensionati e di giovani disoccupati e precari.

Giudizio negativo che, unito alla non condivisione delle scelte costosissime di riarmo dei governi (F35 e non solo), rischia di privare del giusto riconoscimento del Paese il ruolo delicato e difficile svolto dai militari italiani nelle missioni all’estero.

Si ponga mano quindi ai punti dei decreti attuativi che abbiamo segnalato, ripristinando inoltre criteri di equità di trattamento di militari e civili coinvolti nei processi di riorganizzazione, riduzione del personale e riallocazione delle risorse che pure riteniamo necessari.

Si proceda ad ammodernare una amministrazione che deve tornare ad essere strategica per il paese, adeguandola alle necessità attuali in tema di difesa e mantenimento della pace.

Si faccia rimuovendo, invece che aumentando, diseguaglianze (a partire dall’accesso alla pensione) cancellando insopportabili privilegi e riconoscendo imprescindibili diritti.

La Segretaria Nazionale CGIL  Vera Lamonica
Il  Segretario Nazionale FP CGIL Salvatore Chiaramonte
 
Roma, 6 novembre 2013

 

 
 
COMUNICATO – UN MANAGER A POMPEI: CI RISIAMO

E stato appena approvato il Decreto Valore Cultura e immediatamente sono scoppiate le polemiche sui criteri di nomina del Direttore Generale di progetto.
Sul “Mattino” è apparsa, assai sponsorizzata, la candidatura di un banchiere, Giuseppe Scognamiglio, vice presidente UNICREDIT.
Voi vi chiederete cosa c’entri un banchiere con Pompei, la stessa domanda ce la facciamo anche noi, ma questo è semplicemente la logica conseguenza della scelta di uno strumento commissariale, quale è la Direzione generale di progetto. I meccanismi sono sempre i soliti: si individuano sovrastrutture burocratiche che possono operare in deroga e intorno a questo si affannano i criteri di scelta del responsabile da parte della politica, con qualche “aiutino” da parte di media interessati.
Il Ministro Bray, nella riunione del 16 ottobre, ha difeso la scelta della Direzione generale di progetto motivandola con la necessità di dotarsi di strumenti idonei a garantire il pieno ed efficace utilizzo dei fondi europei nei termini previsti. Ovvero è prevalsa l’idea che solo con strumenti eccezionali si possa garantire il funzionamento, in questo caso la messa in sicurezza, di un sito tra i più prestigiosi a livello mondiale. Ragionamento che porta qualcuno dritto filato a pensare che un banchiere possa essere la soluzione più idonea per la cabina di comando.
Con tutto rispetto per l’onestà intellettuale del Ministro e per la supposta competenza del banchiere, proprio non ci siamo.
Ci auguriamo semplicemente che la vicenda di Pompei possa risparmiare a noi e all’opinione pubblica l’ennesimo balletto sul titanic, una ulteriore sperimentazione organizzativa con tanto di battaglia su chi dovrà gestire una nuova struttura tutta da inventare.
Noi abbiamo posto, già da molto tempo, un problema di riorganizzazione della Soprintendenza e da questo punto di vista abbiamo accolto con favore la sua ritrovata autonomia.
Ci ritroviamo invece una Soprintendenza allo stato emarginata da un progetto serio di lavoro su cui si inserisce una nuova struttura in un contesto in cui già operano diversi livelli istituzionali. Con il rischio concreto di causare solo sovrapposizioni burocratiche e ulteriori, inammissibili, ritardi.
Per questo noi pensiamo che una nomina del genere non possa che rispondere al principio della competenza specifica e speriamo vivamente che il Ministro sappia in ogni caso respingere pressioni finalizzate alla mera politicizzazione dell’operazione Grande Pompei.
Così come auspichiamo una dovuta riflessione sull’obbligo di superamento di questa logica dell’emergenza che tanti danni ha causato anche nel recente passato: Pompei non ha bisogno di  banchieri e nemmeno di commissari, ma solo di ritrovare la sua identità produttiva, il suo progetto di lavoro, investendo nell’occupazione qualificata e legando le sue prospettive di rilancio a quelle del territorio, finora del tutto estraniato dai possibili benefici che il livello di fruizione del sito potrebbe assicurare.
Roma, 11 novembre 2013
 
FP CGIL NAZIONALE
Claudio Meloni
 


 
 
 

EPSU: Il fallimento dell'austerità

Grecia austerità

Il documento presentato al Consiglio europeo del 25 ottobre

L’iniziativa ‘1000 posti di lavoro contro l’austerità’ ha prodotto, per il Consiglio europeo del 25-26 ottobre,un documento, preparato da EPSU e dalla CES, da titolo L’austerità e le alternative: #1 il fallimento dell’austerità.

Il testo, preparato da Ronald Janssen, capo del dipartimento economico della Confederazione Europea dei Sindacati, dimostra che la politica di austerità prodotta e sostenuta dalla Commissione europea ed imposta ed accettata da molti governi nazionali, è un totale fallimento. La verità dice che ci sono oggi 26 milioni di europei senza un lavoro, 10 milioni in più che all’inizio della crisi. In più il lavoro è sempre più precario, sono aumentate le diseuguaglianze e la povertà. Purtroppo la Commissione, assieme alla Banca Centrale Europea, continua con le sue politiche.
 
L’austerità senza limiti

I sostenitori dell’austerità dicono che in fondo la cura non è stata così grave. Ma dal 2009 al 2014 i tagli alla spesa pubblica, nella sola zona euro, sono stati, in media, del 7% del PIL, in pratica 700 miliardi di euro in meno all’economia europea. In Spagna, Irlanda e Portogallo  l’austerità è significata un taglio del PIL rispettivamente del 12, 14 e 16%. In Grecia è significato un taglio del 26%, un quarto del PIL. Sono numeri storici. “Essi testimoniano il fatto che ciò che sta accadendo in Europa è un dubbio esperimentoin cui una politica di contrazione fiscale viene applicata su vasta scala e in modo coordinato attraverso grandi parti d’Europa.”

Il prezzo sociale ed economico dell’austerità

I sostenitori dell’austerità sostengono che funziona e che i disavanzi in Europa sono già scesi del 7% del PIL nel 2010 al di sotto del 4 % del PIL nel 2012 .Considerando la quantità totale di tagli fiscali che doveva essere effettuato al fine di raggiungere questo risultato, questo non può essere visto come un successo . In effetti, i governi hanno dovuto tagliare le spese e aumentare le tasse per la somma di 7 % del PIL, per raggiungere questo obiettivo di riduzione del deficit al 3% per l’area dell’euro .
A livello di singoli Stati membri, si può osservare lo stesso fenomeno. Mentre il Portogallo ha perso il 16% del PIL fuori della sua economia, il deficit è sceso solo del 5 % .In Spagna,una contrazione fiscale del 12% ha comportato una diminuzione del 3% nel deficit, mentre in Grecia, le cifre corrispondenti sono 26% e 9 %. Nel Regno Unito, per ridurre il deficit del 5% ,i  tagli sono stati nell’ordine del 10 % del PIL.
La ragione di questo è semplice. Si è spinto troppo e in particolare quando l’attività economica è debole; i tagli al deficit portano ad una grande caduta dell’attività economica. Tuttavia, una economia debole significa una caduta dell’occupazione mentre aumentano le spese per gli ammortizzatori sociali.
Alla fine, il prezzo che l’Europa sta pagando per l’austerità è enorme, un prolungato rallentamento dell’economia , con enormi perdite di posti di lavoro. Cinque anni dopo il 2009, l’attività economica nell’area dell’euro sarà ancora molto al di sotto del livello pre-crisi. In Spagna , Portogallo e Italia, l’attività nel 2014 sarà tra l’ 8 % al 10 %  al di sotto del livello pre crisi. Sotto il peso dell austerità, l’economia greca è semplicemente crollata e l’attività economica si è ridotta di un quarto dal 2008 con una disoccupazione che esplode al 26 % della popolazione attiva.Questi non sono i risultati di cui vantarsi.
Sì,il disavanzo è stato ridotto  ma il prezzo pagato è troppo alto, mentre gli obiettivi per il deficit non sono stati raggiunti. Inoltre,le stesse politiche produrranno gli stessi risultati. Se la strategia di austerità dovesse continuare e se si pensasse di ridurre il deficit dal 4 % al di sotto del 3 % e poi vicino allo zero,” ci sarà un fortissimo malessere sociale ed economico”.

L’austerità è autolesionista

Nonostante (o meglio, proprio per) le politiche di austerità, i debiti pubblici e incidenza del debito pubblico sono semplicemente continuati a crescere. Nelle economie in difficoltà finanziarie dove l’austerità è stata massiccia (Grecia, Spagna, Irlanda), i debiti pubblici sono esplosi.
La colpa è dell’austerità. Le dosi massicce di tagli fiscali portano al collasso economico  non solo in termini reali (in attività e posti di lavoro), ma anche in termini nominali (bassa inflazione) con caduta o stagnazione del PIL nominale in diverse economie.

Il “a lungo termine” comincia ora

C’è chi dice che  tutte queste battute d’arresto sono solo temporanee. Una volta che la riduzione del deficit sarà sufficentemente strutturale i tagli non saranno più necessari e la crescita riprenderà.
Gli economisti tendono a fare distinzione tra il lungo termine e il  breve termine. Una costruzione teorica. In primo luogo, il’ breve termine’ può richiedere un tempo molto lungo, a volte anche un decennio.  Secondo, l’ austerità  induce un crollo dell’economia ed  influisce negativamente sul potenziale futuro della crescita. La conseguenza è che, anche nel lungo termine,gli effetti positivi attesi dall’ austerità non si concretizzeranno e lo faranno in modo insufficiente.
Diversi meccanismi sono all’opera qui : una recessione prolungata aumenta il numero di disoccupati di lunga durata, creando una coorte di lavoratori demotivati staccati dal mercato del lavoro (‘effetto capitale umano ‘). Una crisi duratura si traduce anche  in un aumento della percentuale di contratti precari ( agenzia del lavoro, lavoro a tempo determinato ). Infine, recessione significa business e il settore pubblico taglia sugli investimenti , riducendo in tal modo l’azione di economia di capitale e tenendo indietro l’ innovazione. Un esempio è come l’ austerità stia infliggendo danni attraverso il canale degli investimenti pubblici. La spesa pubblica per investimenti è crollato, dal 2,9% del PIL in Europa nel 2009 ad appena il 2,2% in 2013. E questa è in realtà solo la punta di un iceberg. Sono stati fatti tagli alla sanità ed all’educazione. E come si può costruire una economia competitiva tagliando le spese per l’educazione e gli inventimenti nazionali sul futuro?

In azione

All’inizio della crisi economica l’ EPSU  ha evidenziato la necessità di intervenire in settori chiave per contrastare la recessione provocata dalla crisi finanziaria.

a)  La radice della crisi stava nel settore finanziario e quindi non poteva essere utilizzato per giustificare gli attacchi al settore pubblico e alle lavoratrici ed ai lavoratori;

b) Necessità di maggiori investimenti in servizi pubblici e infrastrutture come parte della strategia di ripresa economica;

c) il sistema finanziario ha bisogno di riforme a livello globale, ed un elemento chiave è  la  tassa sulle transazioni finanziarie;

d) Ripartizione degli oneri piuttosto significa tassazione equa e progressiva e l’azione per affrontare i paradisi fiscali;

e) lotta all’evasione fiscale;

f) la politica economica europea ha bisogno di riforme , con modifiche al Patto di stabilità e crescita e il ruolo della Banca centrale europea;

g) Mantenere il potere d’acquisto dei salari è un fattore importante nel sostenere la domanda;

h) lo sviluppo sostenibile ha bisogno di essere parte delle soluzioni a lungo termine della crisi ;

i) bisogno di contrastare l’ideologia che ci sia bisogno di più privatizzazioni e liberalizzazioni e di aumentare i partenariati pubblico-privati come parte della soluzione.

Da allora l’ EPSU ha continuato a chiedere misure per rilanciare l’ economia europea e di fornire ulteriori fonti di reddito per i servizi pubblici, in particolare attraverso una tassa sulle transazioni finanziarie  e attraverso l‘azione per recuperare  mille milardi di euro all’anno persi  per la frode fiscale e i paradisi fiscali.

 
 

Portogallo austerità
 

 

 
 
Giustizia: domani in Piazza del Pantheon sit-in dei tirocinanti cassintegrati e in mobilità

Comunicato stampa congiunto Fp-Cgil Uil-Pa

Roma, 22 ottobre 2013

La Fp-Cgil e la Ui-Pa sostengono la mobilitazione indetta dall’Unione Precari della Giustizia e saranno presenti al sit-in che si terrà domattina a partire dalla 10:00 in Piazza del Pantheon. “Oltre 3400 tra cassintegrati, disoccupati e persone in mobilità che a tutti gli effetti fanno parte del sistema giustizia ma a cui non viene riconosciuto alcuno status. Sosteniamo la loro battaglia – si legge in una nota congiunta – e da tempo proponiamo soluzioni. Il loro contributo può essere indirizzato allo smaltimento dell’arretrato. Ma di certo non è possibile lasciarli al loro destino, privi di un contratto e di qualsiasi forma di riconoscimento”. 

nota congiunta con proposte sui tirocinanti della giustizia.  
        
PRESIDIO 23 ottobre 2013 Roma – Piazza del Pantheon 
  

 
 

Cimitero dei feti a Firenze: scelta raccapricciante e inutile la legge prevede già il diritto di sepoltura

 
Comunicato stampa di Cecilia Taranto e Concetta Basile, Segretarie Nazionali Fp-Cgil

Roma, 29 ottobre 2013

“Pensavamo di aver archiviato il problema. E invece spunta sempre qualcuno che pur di fare la sua crociata specula sulla sofferenza delle persone. Ad approvare il provvedimento di istituzione del mini-cimitero per i feti, i bimbi mai nati, questa volta è il Comune di Firenze amministrato dal Sindaco Matteo Renzi”. Con queste parole Cecilia Taranto e Concetta Basile, Segretarie Nazionali Fp-Cgil, commentano la notizia apparsa su alcuni organi della stampa locale fiorentina in merito all’approvazione del nuovo regolamento di polizia mortuaria.

“La riteniamo una scelta raccapricciante e totalmente inutile. La legge prevede già la possibilità di sepoltura. Inserire in un provvedimento comunale, anche se ammorbidito rispetto alla precedente versione che aveva scateno accese polemiche, un apposito riferimento a un’area adibita a questo fine, vuol dire fare una forzatura su un tema sensibile. Da oggi ogni Comune deciderà autonomamente se un feto è una persona a prescindere dalle leggi dello Stato? Pensiamo – concludono le due sindacaliste – che sia opportuno rispettare il dolore e la volontà delle famiglie, in particolare delle donne, senza alimentare inutilmente scontri dal sapore oscurantista”.
 

Precari Pa: D'alia confuso sui numeri, le stabilizzazioni hanno funzionato. Dimostrare il contrario con dati poco chiari non gli fa onore

 
Comunicato stampa di Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale Fp-Cgil

Roma, 24 ottobre 2013

“Cercare di dimostrare che le stabilizzazioni sono fallite, utilizzando dati non omogenei, non fa onore al Ministro Gianpiero D’alia. Il problema è troppo serio per cercare di cavarsela con un gioco di prestigio”. Con queste parole Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale Fp-Cgil, risponde alle dichiarazioni rilasciate oggi alla Camera dal Ministro della Funzione Pubblica.

“Utilizzare un arco di tempo lungo 10 anni, senza cioè isolare l’unico periodo in cui le stabilizzazioni si sono davvero fatte, è del tutto inutile e fuorviante. Se il Ministro non li ha – aggiunge il sindacalista – glieli forniamo noi: tra il 2007 e il 2009 nelle pubbliche amministrazioni si è passati da 112mila a 92 mila tempi determinati (20mila in meno), da 4mila a 2mila lavoratori in formazione (2mila in meno), da 24mila a 20mila lavoratori socialmente utili (4mila in meno), da 81mila a 48mila contratti di collaborazione (33mila in meno). Mentre il precariato complessivamente inteso si riduceva di 60mila unità, in quegli stessi anni si sono stabilizzati oltre 50mila contratti e, se l’ex Ministro Brunetta non avesse interrotto così bruscamente quel percorso, altri 39mila lavoratrici e lavoratori avrebbero avuto i requisiti per essere stabilizzati negli anni successivi. Tra questi requisiti, quei lavoratori rispettavano quello concorsuale, che garantiva il rispetto del dettato costituzionale”.

“E’ evidente la difficoltà di D’alia. Ha promesso soluzioni e oggi non ha una risposta né per i vincitori di concorso, né per i precari. Né tanto meno per chi, e sono molti, ha vinto un concorso ma lavora da precario, e da anni, nelle pubbliche amministrazioni. Capiamo l’imbarazzo ma non la strumentalità di certe affermazioni. In questa vicenda – conclude Fratini – di fallimenti ne vediamo tanti altri”.

Sicurezza: A partire dal 28 ottobre (il presidio giornaliero si svolgerà dalle ore 10 alle 18) e fino al 31 ottobre p.v. in Piazza Montecitorio.

 
lunedì 28 p.v. inizierà la fase di mobilitazione a sostegno delle nostre proposte avanzate in sede di confronto ministeriale.
 
I recenti provvedimenti adottati dal governo nel d.l. 101, e la legge di stabilità, rendono ancora più difficile e complicata la situazione delle lavoratrici e dei lavoratori che quotidianamente, con grandi sacrifici, con professionalità e abnegazione, hanno garantito e stanno garantendo un servizio fondamentale per i cittadini.

A partire dal 28 ottobre (il presidio giornaliero si svolgerà dalle ore 10 alle 18) e fino al 31 ottobre p.v. in piazza Montecitorio.

Per sensibilizzare le istituzioni, le forze politiche, la cittadinanza, e di riconquistare un tavolo di confronto in tempi brevi.
       
Fabrizio Fratini   Segretario Nazionale Fp-Cgil 
Daniele Tissone Segretario Generale Silp Cgil  

Iniziativa: Il precariato nel lavoro pubblico mette in pericolo i servizi ai cittadini

 
 

 

Legge di Stabilità: CGIL, il documento consegnato in Parlamento

Consegnato dalla leader della CGIL, Susanna Camusso, in occasione dell’audizione sulla legge di stabilità presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato, il documento con tutte le proposte di modifica della manovra finanziaria che CGIL, CISL, UIL chiedono di cambiare in Parlamento nel segno dell’equità…continua  

 
 
« Pagina precedentePagina successiva »
X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto