Cassazione: non diligente il medico che si fida dell'anamnesi del paziente. Serve una legge

Comunicato stampa Fp-Cgil Medici

Roma, 20 settembre 2013

“L’applicazione del principio della Cassazione secondo il quale il medico non deve fidarsi di quanto sostenuto in sede di anamnesi dal paziente ma condurre tutti gli accertamenti possibili in relazione alle evidenze dello stato psico-fisico del paziente, mina l’appropriatezza dei percorsi diagnostici, costringendo i sanitari a sottoporre i cittadini a un innumerevole numero di esami”, con queste parole Massimo Cozza, Segretario Nazionale dell’Fp-Cgil Medici, commenta la sentenza della Corte di Cassazione, Sez III Civ, del 12 settembre 2013, n. 20904.

“Si tratta di un ulterione mattone che completa il muro della medicina difensiva – continua Cozza – per la quale sono stati stimati oltre 10miliardi di sprechi di spesa sanitaria, a danno non solo della serenità dell’operato dei medici, che sono giudicati non diligenti se non prescrivono, ma degli stessi cittadini che si devono sottoporre alle indagini diagnostiche”.

“Chiediamo alla Ministra della Salute Beatrice Lorenzin – aggiunge il sindacalista – di rompere ogni indugio e di presentare subito una legge sulla responsabilità professionale in sanità, in base al confronto avuto con le organizzazioni sindacali mediche. Vanno definiti in modo completo tutti gli aspetti in gioco, consentendo ai medici e agli operatori sanitari di operare serenamente sulla base di norme eque, chiare e uniformi. Vanno cioè stabilite regole a garanzia dell’uniformità di trattamento dei cittadini e a tutela della professionalità dei medici, troppo spesso esposti a denunce strumentali, alimentate da poderose campagne pubblicitarie”.

“La diagnosi, fase essenziale per il processo curativo – afferma il Dottore in Diritto Riccardo Bucci in un articolo pubblicato sul sito www.fpcgil.it/medici, che riporta dettagliatamente gli eventi – secondo la sentenza della Cassazione deve quindi formarsi in base a tutti gli elementi che al solo medico risultino evidenti. E’ palese come tale interpretazione aggravi ulteriormente la posizione del medico curante. Rischia la Corte di indebolire le basi su cui poggia il rapporto fiduciario medico-paziente, elemento fondante la professione sanitaria”.
fiduciario medico-paziente, elemento fondante la professione sanitaria.

NEWS

ONAOSI, NUOVI BANDI 2013 IN FAVORE DEI CONTRIBUENTI IN CONDIZIONI DI FRAGILITA' E NON AUTOSUFFICIENZA

 

news

Al Capo del DAP sulle prestazioni di lavoro straordinario personale GOM.

Nello stesso istituto, a coloro che risultano in forza al G.O.M. viene data la possibilità di non fruire dei riposi settimanali e di poterli cumulare, mentre al resto del personale la stessa prassi è stata vietata. La FP CGIL chiede l’intervento del Capo del DAP per mettere fine alle disparità di trattamento tra i poliziotti penitenziari.

news

Interpello Nazionale anno 2013 – Precisazioni.

Come richiesto dalla FP CGIL,l’amministrazione modifica art.4 del PCD sulla mobilità ordinaria.

FP CGIL NEWS

19 settembre 2013.

 Strana sparizione davvero strana proprio in considerazione del fatto che sarebbe avvenuta all’interno del carcere di Pavia. Pare che all’interno di questa cassaforte ci fossero circa 5 mila euro in contanti e la stessa si trovava incassata nel muro e chi l’ha divelto conosceva perfettamente la strada per arrivarci e come eludere i sistemi di sorveglianza. In queste ore gli inquirenti stanno esaminando le immagini del circuito di videosorveglianza interno e le indagini sono coordinate dal procuratore capo di Pavia Gustavo Cioppa.
 nuovo Garante per i Detenuti per la Regione Sicilia.
E’ scaduto ieri il mandato come Garante dei Diritti di Detenuti per la Regione Sicilia. Il nome di Salvo Fleres sembra sempre meno probabile. Infatti il Sottosegretario alla Giustizia Berretta   ha proposto il nome di  Rita Bernardini, affermando l’alto profilo professionale nonché la grande conoscenza del mondo penitenziario. 
 Soppressione Tribunali minori: iniziano i problemi delle traduzioni della Polizia Penitenziaria 
Traduzioni in Tribunale della Polizia Penitenziaria. Dopo la soppressione del Tribunale di Cerignola in base al Decreto che prevede la chiusura dei Tribunali minori, iniziano i problemi per la Polizia Penitenziaria.
In attesa di nuovi sviluppi sulla vicenda che sta interessando la sede distaccata del Tribunale di Cerignola, con la sospensiva del Tar fino al 3 Ottobre, stamane si sono ravvisati i primi disguidi.
Infatti, con un certo imbarazzo i presenti in sede hanno potuto notare un furgone della Polizia Penitenziaria, con all’interno un detenuto che doveva sostenere un processo stamane, fermo nel piazzale del Tribunale cerignolano. In sostanza, a detta degli agenti provenienti dalla Campania, a loro era stato riferito che la sede di svolgimento era qui a Cerignola, mentre i processi penali sono stati spostati nella sede di Foggia da lunedì 16 settembre (e con la sospensione del Tar, mancando i fascicoli nel capoluogo, quasi certamente saranno tutti rinviati).
Dopo alcuni minuti di imbarazzo, la cellula è ripartita alla volta di Foggia. Inoltre, gli avvocati presenti hanno reso nota la possibilità, nei prossimi giorni, di un nuovo blitz degli ufficiali di Foggia per tentare nuovamente, così come accaduto venerdì scorso, di portare via i fascicoli dal plesso di Cerignola. Per tali ragioni, il presidio permanente degli avvocati prosegue almeno fino al 3 ottobre, data di scadenza della proroga del Tar, con la speranza di avere nuovi positivi sviluppi sulla vicenda. lanotiziaweb.it
 PROSSIMI LICENZIAMENTI PER GLI PSICOLOGI PENITENZIARI.
L’ormai legge svuota carceri sta provocando una diminuizione del numero degli psicologi penitenziari ex articolo 80 legge 354/1975.   Sostanzialmente tale legge prevede che uno psicologo a convenzione non può restare nello stesso istituto penitenziario per più di quattro anni, e una volta sola. Ovviamente tutto ciò si traduce in un’inevitabile danno per i detenuti i quali, quindi, si vedono privati del diritto ad essere  seguiti con continuità nel loro percorso riabilitativo.
Aggravato, il tutto, dalla continua riduzione delle ore dedicate al rapporto con i detenuti e dalla carenza, in alcuni casi, e dalla mancanza, in altri, di qualsiasi strutturazione del servizio di psicologia penitenziaria.
 Inoltre, alcuni Provveditorati regionali hanno bandito, ogni forma di selezione per realizzare nuove graduatorie, senza tener conto del protocollo d’intesa firmato tra ministero della Giustizia, l’Associazione unitaria psicologi italiani e il Consiglio nazionale nel quale veniva assunto l’esplicito impegno a ‘non disperdere le professionalità createsi e non vanificare le legittime aspettative di futura stabilizzazione degli operatori oggi legati all’Amministrazione penitenziaria con convenzioni di durata annuale.  Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio nazionale degli psicologi, formula esplicita richiesta al ministro Cancellieri di ritirare la circolare, sospendere gli avvisi di selezione in attesa, tra l’altro, di definire la sorte di 39 psicologi penitenziari vincitori di concorso e che ancora non sono stati messi in grado di iniziare la loro attività.

Redazione CGIL Polizia Penitenziaria

news

Furto e mobilitazione presso la cc di Pavia.

Sulla mobilità aveva ragione la FP CGIL a non concordare con il piano proposto dall’amministrazione.Purtroppo, alcuni sindacati che oggi lamentano il mancato invio di personale nella sede di Pavia, al tavolo nazionale hanno dato la possibilità all’amministrazione di far partire quel piano, che non prevedeva incrementi per l’istituto di Pavia. Vi invitiamo a leggere il verbale della riunione, che si trova sul nostro sito, per poter verificare chi ha avuto un comportamento coerente e chi
invece al tavolo nazionale dice cose diverse da quelle che dice sul territorio.

 
 
Documento approvato dall'assemblea provinciale dei quadri delegati ed Rsu Cgil Difesa Taranto
 

 

I contenuti di questo documento sono frutto di una elaborazione a livello territoriale e nazionale  iniziata da oltre dieci anni e sostenuta dai lavoratori nelle numerosissime iniziative tenutesi in questo territorio.
Iniziative alle quali hanno sempre aderito, sulla nostra piattaforma le forze sociali, economiche nonché tutte le rappresentanze istituzionali.
Tali iniziative, vista la particolarità di questo territorio rispetto agli insediamenti della difesa, culminarono anche in scioperi congiunti con i lavoratori dell’appalto, scioperi la cui adesione dei dipendenti del solo Arsenale di Taranto, superava l’85%.

Roma, 19 settembre 2013

 

 
 

Agenzia Chiusura Uffici Territoriali – Richiesta incontro Unitaria

All’Agenzia delle Entrate e del Territorio
Direzione Centrale del Personale
Ufficio Relazioni sindacali

Via Giorgione 159 – 00147 Roma

 
 

Le scriventi OO.S. a seguito dell’informativa ricevuta telematicamente lo scorso 16 settembre, relativa alla chiusura di ulteriori uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate, chiedono un urgente incontro su tale tema.

In attesa di un positivo riscontro si inviano cordiali saluti.

   
CGIL FP       CISL FP        UIL PA           SALFI  


 

Lettera unitaria ai Gruppi Parlamentari

Roma, 16 settembre 2013
 
Gruppo Parlamentare

  

Onorevoli Deputati/Senatori,
 
siamo a manifestare, unitariamente, la nostra grave preoccupazione riguardo alla riforma della geografia giudiziaria e a ribadire le profonde perplessità già espresse al Ministro e purtroppo mai superate.
 
Che l’efficienza dell’amministrazione giudiziaria sia un elemento chiave per il rilancio economico del sistema Italia, oltre che per restituire ai cittadini e alle imprese nei territori il senso di una presenza forte dello Stato al loro fianco, è un’opinione condivisa ormai da tutti. Così come la riduzione dei tempi della giustizia costituisce, oggi, per il Paese una priorità evidente, indicata anche da numerosi osservatori internazionali.
 
Dobbiamo, però, considerare che guardare a questo obiettivo con un approccio limitato che non tenga conto dei fattori di complessità propri di questo settore sarebbe riduttivo ed errato. 
 
Una vera riforma della geografia giudiziaria impone, infatti, un approccio globale alla questione. Occorre sì affrontare il problema da un punto di vista normativo, ma, ancor prima, da quello ordinamentale e organizzativo. E ciò al fine di rendere possibile, in una fase in cui le risorse umane e strumentali sono limitate, una riforma della Giustizia che colmi le gravi carenze strutturali fin qui accumulate.
 
E’ una posizione che come federazioni di categoria sosteniamo da tempo, e con essa la necessità di intervenire con una riorganizzazione a tutto campo: della rete, delle procedure, degli strumenti, delle competenze. 
 
Tuttavia, nel disegno di riforma così com’è (d.lgs. 155/2012), sono molti gli elementi che ci fanno temere che esso non solo non permetterà di aggredire le cause strutturali dei ritardi e delle inefficienze che appesantiscono la giustizia italiana, ma addirittura che esso rischia di gettare il Ministero della Giustizia in un caos organizzativo che il Paese non può permettersi. 
 
E’ nostra ferma convinzione che per un vero rilancio dell’amministrazione giudiziaria occorra un disegno organico che tenga insieme modernizzazione tecnica e procedurale, riorganizzazione logistica e valorizzazione delle professionalità del personale.
Fattore quest’ultimo che riteniamo assolutamente centrale per la qualità del servizio, ma che negli anni recenti è stato fortemente penalizzato, tra condizioni di lavoro spesso disagiate, problemi nella corresponsione regolare di somme e benefici dovuti, gravi scoperture di organico e relazioni sindacali con i vertici amministrativi del dicastero quanto meno carenti.
 
Gli interventi a colpi di tagli lineari che hanno caratterizzato fin qui l’approccio alla “riforma” dei servizi pubblici, compresa la Giustizia, non hanno fatto che aggravare la situazione.

E’ senz’altro necessario revisionare la geografia giudiziaria, tuttavia riteniamo che così come è stato fatto, in maniera frettolosa e senza tener conto di fattori fondamentali come orografia, infrastrutture e edilizia preesistente,  porterà risparmi fittizi ed esigui,  a fronte dei costi economici e sociali molto più grandi che ne deriveranno per le comunità territoriali che vedranno così, in molti casi, lo Stato allontanarsi da loro e dalla loro domanda di coesione e sviluppo nella legalità. 
 
Al contrario, un vero efficientamento del sistema giustizia dovrebbe puntare a snellire e velocizzare le procedure grazie alla digitalizzazione, elaborare e implementare in tutti gli uffici programmi efficaci per il controllo di gestione, rinforzare organici carenti con piani mirati per un reclutamento adeguatoriorganizzare gli uffici mettendo al centro il servizio e individuare nuove funzioni da affidare al personale non togato in modo da valorizzarne le professionalità.
E dovrebbe puntare a rendere sindacati e lavoratori interessati pienamente partecipi di questo sforzo di rilancio organizzativo, attraverso il confronto aperto e leale a tutti i livelli.
 
La grande mobilitazione dei lavoratori della Giustizia, che si incrocia con le tante mobilitazioni in atto in queste ore a difesa dei presidi di legalità, non è dunque una difesa corporativa, né un’avversione di principio al cambiamento; del resto, i problemi organizzativi e logistici che sono sorti dappertutto in Italia nell’imminenza dell’entrata in vigore dei provvedimenti di chiusura testimoniano la fondatezza delle nostre preoccupazioni. E’ invece una chiara richiesta di governare il cambiamento in maniera responsabile e condivisa. 
 
La ragione del rinvio funzionale da noi richiesto (in base all’art. 8 dello stesso d.lgs. 155/2012 e alle “specifiche ragioni organizzative o funzionali”) sta appunto nell’esigenza indifferibile di considerare più approfonditamente gli effetti delle nuove misure e l’urgenza di correggere il tiro. A questo scopo l’allarme lanciato dai lavoratori pubblici con le tante iniziative di protesta, è accompagnato dalla nostra ferma intenzione di offrire un apporto costruttivo, coerente e concreto, nell’elaborazione di un nuovo progetto di riorganizzazione dell’amministrazione giudiziaria che metta al centro il servizio e le persone.
 
Per questo chiediamo un incontro urgente, finalizzato ad analizzare le criticità riscontrate e ad aprire un confronto sulle prospettive di una riforma vera del sistema. Un incontro che consenta di iniziare a progettare, insieme con i responsabili politici e amministrativi, un percorso certo in grado di portare miglioramenti duraturi nel funzionamento del sistema Giustizia e nella qualità della sua azione.
 
Distinti saluti,
 
Rossana Dettori                    Giovanni Faverin                      Benedetto Attili
    (Fp-Cgil)                              (Cisl-Fp)                                   (Uil-Pa)

 

Lettera unitaria al Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri

Roma, 16 settembre 2013
 
On. Anna Maria Cancellieri
Ministro della Giustizia

Signor Ministro, 

ci rivolgiamo a Lei unitariamente per manifestare la nostra grave preoccupazione riguardo alla riforma della geografia giudiziaria e per ribadire le profonde perplessità già espresse e purtroppo non superate in occasione dell’ultimo incontro.
 
Che l’efficienza dell’amministrazione giudiziaria sia un elemento chiave per il rilancio economico del sistema Italia, oltre che per restituire ai cittadini e alle imprese nei territori il senso di una presenza forte dello Stato al loro fianco, è un’opinione condivisa ormai da tutti. Così come la riduzione dei tempi della giustizia costituisce, oggi, per il Paese una priorità evidente, indicata anche da numerosi osservatori internazionali.
 
Dobbiamo, però, considerare che guardare a questo obiettivo con un approccio limitato che non tenga conto dei fattori di complessità propri di questo settore sarebbe riduttivo ed errato. 
 
Una vera riforma della geografia giudiziaria impone, infatti, un approccio globale alla questione. Occorre sì affrontare il problema da un punto di vista normativo, ma, ancor prima, da quello ordinamentale e organizzativo. E ciò al fine di rendere possibile, in una fase in cui le risorse umane e strumentali sono limitate, una riforma della Giustizia che colmi le gravi carenze strutturali fin qui accumulate.
 
E’ una posizione che come federazioni di categoria sosteniamo da tempo, e con essa la necessità di intervenire con una riorganizzazione a tutto campo: della rete, delle procedure, degli strumenti, delle competenze. 
 
Tuttavia, nel disegno di riforma così com’è, sono molti gli elementi che ci fanno temere che esso non solo non permetterà di aggredire le cause strutturali dei ritardi e delle inefficienze che appesantiscono la giustizia italiana, ma addirittura si rischia di gettare il Ministero della Giustizia in un caos organizzativo che il Paese non può permettersi. 
 
E’ nostra ferma convinzione che per un vero rilancio dell’amministrazione giudiziaria occorra un disegno organico che tenga insieme modernizzazione tecnica e procedurale, riorganizzazione logistica e valorizzazione delle professionalità del personale.
Fattore quest’ultimo che riteniamo assolutamente centrale per la qualità del servizio, ma che negli anni recenti è stato fortemente penalizzato, tra condizioni di lavoro spesso disagiate, problemi nella corresponsione regolare di somme e benefici dovuti, gravi scoperture di organico e relazioni sindacali con i vertici amministrativi del dicastero gravemente carenti.
 
Gli interventi a colpi di tagli lineari che hanno caratterizzato fin qui l’approccio alla “riforma” dei servizi pubblici, compresa la Giustizia, non hanno fatto che aggravare la situazione.
E’ senz’altro necessario revisionare la geografia giudiziaria, tuttavia riteniamo che così come è stato fatto, in maniera frettolosa e senza tener conto di fattori fondamentali come orografia, infrastrutture e edilizia preesistente,  porterà risparmi fittizi ed esigui,  a fronte dei costi economici e sociali molto più grandi che ne deriveranno per le comunità territoriali che vedranno così, in molti casi, lo Stato allontanarsi da loro e dalla loro domanda di coesione e sviluppo nella legalità.
 
Al contrario, un vero efficientamento del sistema giustizia dovrebbe puntare a snellire e velocizzare le procedure grazie alla digitalizzazione, elaborare e implementare in tutti gli uffici programmi efficaci per il controllo di gestione, rinforzare organici carenti con piani mirati per un reclutamento adeguatoriorganizzare gli uffici mettendo al centro il servizio e individuare nuove funzioni da affidare al personale non togato in modo da valorizzarne le professionalità.
E dovrebbe puntare a rendere sindacati e lavoratori interessati pienamente partecipi di questo sforzo di rilancio organizzativo, attraverso il confronto aperto e leale a tutti i livelli.
 
La grande mobilitazione dei lavoratori della Giustizia, che si incrocia con le tante mobilitazioni in atto in queste ore a difesa dei presidi di legalità, non è dunque una difesa corporativa, né un’avversione di principio al cambiamento; del resto, i problemi organizzativi e logistici che sono sorti dappertutto in Italia nell’imminenza dell’entrata in vigore dei provvedimenti di chiusura testimoniano la fondatezza delle nostre preoccupazioni. E’ invece una chiara richiesta di governare il cambiamento in maniera responsabile e condivisa. 
 
La ragione del rinvio funzionale da noi richiesto (in base all’art. 8 del D.L.vo 155/2012 e alle “specifiche ragioni organizzative o funzionali”) sta appunto nell’esigenza indifferibile di considerare più approfonditamente gli effetti delle nuove misure e l’urgenza di correggere il tiro. A questo scopo l’allarme lanciato dai lavoratori pubblici con le tante iniziative di protesta, è accompagnato dalla nostra ferma intenzione di offrire un apporto costruttivo, coerente e concreto, nell’elaborazione di un nuovo progetto di riorganizzazione dell’amministrazione giudiziaria che metta al centro il servizio e le persone.
 
Per questo le chiediamo un incontro urgente, anche alla luce della sua intenzione di monitorare disagi e disservizi. Incontro che, però, riteniamo indispensabile che avvenga prima che possano prodursi ricadute dannose non solo per i lavoratori della Giustizia ma anche per i cittadini e per le imprese. E che consenta di esaminare prima le criticità del piano attuale e iniziare a progettare, insieme con i responsabili politici e amministrativi, un percorso certo in grado di portare miglioramenti duraturi nel funzionamento del sistema Giustizia e nella qualità della sua azione.
 
Distinti saluti,
 
Rossana Dettori                   Giovanni Faverin                   Benedetto Attili
    (Fp-Cgil)                             (Cisl-Fp)                               (Uil-Pa)

 

 

 
 

Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa

 

   
Geografia giudiziaria, Cgil Cisl Uil: domani mobilitazione in tutta Italia
basta riforme improvvisate scaricate su lavoratori e cittadini

 

Roma, 19 settembre 2013

“Domani i lavoratori della Giustizia si mobiliteranno in tutta Italia contro la revisione della geografia giudiziaria e presidieranno in segno di protesta il Ministero di Via Arenula a partire dalle ore 11. Una mobilitazione a tutela del loro diritto a un lavoro dignitoso, in difesa dei cittadini e del sistema giustizia. E per chiedere una vera riorganizzazione del comparto che valorizzi le professionalità e migliori i servizi a persone e imprese”. Questo il contenuto di una nota congiunta di Fp-Cgil, Fp-Cisl e Uil-Pa in merito al riordino della geografia giudiziaria.

“Le lavoratrici e i lavoratori della giustizia sono stanchi di subire riforme improvvisate – continua la nota unitaria – che al di là del riscontro mediatico non fanno altro che indebolire la presenza dello Stato sul territorio e i presidi di legalità. Ai lavoratori della giustizia viene poi riservato un trattamento incomprensibilmente punitivo: quelli trasferiti, anche a 90 km di distanza e in situazioni di disagio negli spostamenti, non hanno diritto, a differenza dei magistrati, a nessun tipo di indennità. Uno smacco, visto che il blocco dei salari ha colpito esclusivamente loro. E visto che oltretutto non percepiscono il salario accessorio dal 2010”.

“Domani, nelle piazze e di fronte ai tribunali – conclude la nota di Fp-Cgil, Fp-Cisl e Uil-Pa – con la nostra mobilitazione chiederemo un intervento immediato, come già fatto in precedenza, non da ultimo con una richiesta di incontro urgente recapitata alla Ministra Anna Maria Cancellieri. Richiesta che non ha ricevuto risposta alcuna”.  
 
 
 

 
 

Definizione O.d.G. dell'incontro del 26 settembre – Nota unitaria

 

 
 
INCONTRO CON IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO SEN. ROBERTA PINOTTI
 

 
 
Nella giornata di ieri, come preannunciato, si è svolto l’incontro al Gabinetto del Ministro con il sottosegretario Sen. Roberta Pinotti.
Cgil Cisl e Uil, dopo aver ascoltato l’introduzione del Sottosegretario, hanno riproposto al tavolo politico alcune questioni sollevate nell’ultimo incontro con il Ministro e che non hanno trovato soluzione negli schemi di decreti legislativi approvati in Consiglio dei Ministri, in prima lettura, in data 8.8.2013.
Cgil Cisl e Uil, pertanto, hanno chiesto l’immediata apertura di una serie di tavoli di confronto sulle seguenti materie:
Con il livello politico
In particolare, per ciò che concerne le modifiche da apportare agli schemi di decreti legislativi, appare necessario:
 
estensione al personale civile dell’esonero anticipato cosi come previsto ed approvato per il personale militare;abrogazione dall’art.2259 ter, della dicitura “ordine di priorità” ed inversione degli ultimi due punti (mobilità verso altre Pp.Aa. e trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale);abrogazione dall”art.1805 bis della dicitura “strutturale” (ad ogni unità di personale militare che transita nei ruoli civili ci sia il trasferimento della sua intera quota di F.E.S.I. che transita nel F.U.A. Difesa);abrogazione della parola “tendenziale” dall’art.15 del C.O.M., che definisce le funzioni del personale militare e civile, anche in precisione di tutte le riorganizzazioni previste. Definizione della tabella di equiparazione
Con il livello tecnico
a)  mobilità volontaria interna (necessità di un Accordo tra Amministrazione e Organizzazioni sindacali);
b)  applicazione del protocollo d’intesa sulla sanità militare (quantificazione delle risorse recuperate);
c)  confronto sulla distribuzione delle dotazioni organiche a seguito del dpcm 22.1.2013;
d)  riorganizzazione dell’Amministrazione;
e)  pensionamenti personale in soprannumero con legge pre-Fornero (spending review);
f)   pagamento delle prestazioni già rese nel 2013 (turni e reperibilità);
g)  definitiva soluzione delle problematiche ancora presenti nella gestione del cedolino unico.

Si è trattato evidentemente di un incontro interlocutorio, ora però attendiamo con urgenza l’apertura dei citati tavoli, e quindi le convocazioni dell’Amministrazione.
Vi terremo informati degli sviluppi.
 
   FP CGIL                    CISL FP                          UIL PA
Noemi Manca           Paolo Bonomo                Sandro Colombi

 
 
« Pagina precedentePagina successiva »
X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto