Il 25 aprile si celebra il 68° Anniversario della Liberazione.
Rappresenta un giorno fondamentale per la storia d’Italia: la fine dell’occupazione ed il termine del ventennio fascista avvenuta il 25 aprile 1945.
Difendiamo la Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza.
ANPI: Milano 25 aprile “tutti in piazza per l’antifascismo e la Costituzione
Comunicato Stampa di Salvatore Chiaramonte Segretario Nazionale FPCGIL
“L’impegno preso da Nicola Zingaretti va incontro alle nostre richieste di questi anni. Il Cem di Roma va salvato perché vanno salvati tanto i servizi di eccellenza che offre quanto l’occupazione degli operatori che li offrono”, con queste parole Salvatore Chiaramonte, Segretario Nazionale dell’Fp-Cgil, commenta le dichiarazioni del Presidente della Regione Lazio in merito al trasferimento del Cem al servizio sanitario regionale.
“Ci aspettiamo a breve una convocazione delle rappresentanze sindacali territoriali per poter discutere del passaggio del servizio e di tutto il personale – conclude Chiaramonte – tanto in ruolo quanto precario, all’Asl Roma D”.
Roma, 30 aprile 2013
I segretari Generali di CGIL, CISL e UIl sono intervenuti dal palco allestito in piazza a Perugia, città simbolo del dramma che sta attraversando il mondo del lavoro. “Siamo qui per ricordare quanto c’è bisogno di lavoro” ha detto Camusso, “quello di quest’anno è un 1° maggio all’insegna della disoccupazione, ma è anche un bel giorno di festa perché dopo tanti anni di divisioni, CGIL, CISL e UIL si presentano finalmente insieme” – FOTO
» Ascolta: intervento Camusso
Lo slogan dell’iniziativa è: “PRIORITÀ LAVORO”
È previsto un corteo con concentramento alle ore 10,00 in Largo Cacciatori delle Alpi (Piazza Partigiani) e seguirà il seguente percorso: via Luigi Masi, viale Indipendenza, piazza Italia, Corso Vannucci, Piazza IV Novembre, Corso Vannucci ed arrivo in piazza IV Novembre.
Il comizio conclusivo al quale, come di consueto, interverranno i tre Segretari Generali Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti si svolgerà all’arrivo del corteo in piazza IV Novembre.
Comunicato stampa di Salvatore Chiaramonte, Segretario Nazionale Fp-Cgil
“Riteniamo fuori misura le dichiarazioni della Ministra Annamaria Cancellieri sull’ipotesi di rinvio della riforma della geografia giudiziaria, che a suo dire avrebbe effetti ‘catastrofici’. Sarebbe invece una vera catastrofe l’attuazione di una riforma improvvisata”. Con queste parole Salvatore Chiaramonte, Segretario Nazionale Fp-Cgil, replica alle dichiarazioni rilasciate dalla Ministra della Giustizia in merito al paventato rinvio del Ddl suol riordino degli uffici giudiziari.
“La Commissione Europea è di recente tornata a bacchettare l’Italia sul funzionamento della giustizia civile e sul suo riflesso sul sistema delle imprese – continua il sindacalista – ma la risposta non può essere una riforma che produce nel lungo periodo più costi sociali ed economici degli a dir poco scarsi risparmi immediati. Anche la politica se n’è accorta in maniera bipartisan. Quello che chiede l’Europa è una riforma organizzativa che consenta lo smaltimento dell’arretrato e un efficiente svolgimento delle cause, con un miglior servizio al cittadino, non il ritiro della Giustizia e dello Stato dal territorio, in alcuni casi persino da quei territori che vivono un’opprimente presenza della criminalità organizzata”.
“La proroga va fatta e va avviato un percorso di riforma che tenga in considerazione le proposte e le esigenze degli operatori. Noi stessi, con il Nuovo Ufficio per il Processo, ne abbiamo avanzate alcune che porterebbero a una giustizia efficiente in linea con le migliori esperienze europee e, a fronte di investimenti iniziali, garantirebbero risparmi futuri accelerando le cause. Il Governo abbandoni la deriva dirigista e pressappochista di questi anni e ci ascolti. Abbiamo bisogno di tutto – conclude Chiaramonte – tranne che dell’ennesima riforma mediatica. Va bene ascoltare Bruxelles. Ma si faccia, una volta tanto, una riforma per gli italiani”.
Roma, 3 giugno 2013
Le segreterie di Cgil Cisl Uil nell’incontro svolto con il ministro della Funzione Pubblica hanno ribadito la inderogabile necessità di
discontinuità delle politiche governative nelle categorie del lavoro pubblico.
In questo quadro hanno confermato la assoluta contrarietà al provvedimento che proroga il blocco al 2014.
Quattro anni di blocco della contrattazione hanno determinato una pesante perdita del potere di acquisti delle retribuzioni e la totale negazione delle regole sindacali e della contrattazione di secondo livello.
E’ necessario far ripartire la stagione contrattuale dando anche risposte economiche al lavoro pubblico.
Per rendere concreta questa politica è necessario modificare quelle misure legislative che hanno negato la contrattazione e reso sostanzialmente nullo il sistema di relazioni sindacali.
Parimenti urgente è, dopo la positiva proroga dei contratti a tempo determinato in essere, lavorare per una soluzione urgente anche di carattere legislativo che produca il superamento definitivo del precariato.
Le organizzazioni sindacali hanno manifestato la necessità di affrontare con urgenza le tematiche relative al lavoro pubblico derivanti dai processi aperti di riforma istituzionale e dalle situazioni finanziarie di alcune amministrazioni pubbliche ad iniziare dagli enti locali.
Infine le organizzazioni sindacali ritengono necessario che questi contenuti ed i necessari provvedimenti legislativi siano previsti ed attuati così come concordati in un Protocollo che impegni tutti i datori di lavoro pubblici dando continuità al quanto definito nel maggio 2012 con il Protocollo sul lavoro pubblico.
Roma 4 giugno 2013
Occorre aprire subito un confronto sulla riorganizzazione degli enti per affrontare le difficoltà finanziarie di Regioni e Autonomie locali. E impedire ricadute negative su organici e livelli dei servizi degli oltre 8000 enti fra Regioni, Province e Comuni. E’ quanto chiedono Rossana Dettori, Giovanni Faverin e Giovanni Torluccio – segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl – in una lettera inviata questa mattina al ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi.
Cgil Cisl e Uil “esprimono profonda preoccupazione per le difficoltà che sta attraversando il sistema delle autonomie locali e delle Regioni soprattutto sul piano finanziario”. Difficoltà che “hanno una ricaduta immediata sul versante occupazionale, complicato dalle norme che modificano e che potrebbero modificare gli assetti istituzionali”.
In questo quadro, per Cgil Cisl e Uil ai processi di riforma del modello di decentramento, deve corrispondere un serio impegno comune per la riorganizzazione degli enti: il problema infatti non è solo quello dei trasferimenti dallo stato, ma quello della responsabilità locale, della lotta agli sprechi, della trasparenza, della scommessa sulle competenze dei lavoratori pubblici.
“Convinti della necessità di un intervento di riforma organica del sistema istituzionale” si legge nel documento, “riteniamo necessario valorizzare le professionalità dei dipendenti del sistema e salvaguardare i livelli occupazionali oggi messi a rischio dall’assenza un governo unitario dei processi in atto”.
Per questo i segretari generali chiedono l’apertura di “un confronto che coinvolga le rappresentanze dei diversi livelli istituzionali presso il Ministero degli Affari regionali con l’obiettivo di qualificare l’intervento delle Regioni e degli Enti locali con la necessaria attenzione alle persone e alla qualità dei servizi”.
Roma, 5 giugno 2013
Comunicato stampa congiunto
Fp-Cgil, Fp-Cisl, Uil-Pa, Flp, Confsal-Unsa, Ugl-Intesa
Dallo stato di agitazione alle mobilitazioni su tutto il territorio nazionale. I dipendenti del Ministero dei Beni culturali fanno crescere la protesta per chiedere la riorganizzazione di un settore da troppi anni lasciato alla deriva. Con conseguenze pesanti sia sulla fruizione delle eccellenze del Paese che su quello della valorizzazione delle tante professionalità che compongono i quasi 20 mila lavoratori pubblici di musei, siti archeologici, biblioteche e archivi.
Le Organizzazioni Sindacali del MIBAC hanno unitariamente indetto due giornate di mobilitazione. Il 24 giugno prossimo si terranno assemblee e iniziative negli archivi e nelle biblioteche di tutta Italia, mentre il 28 giugno sarà il turno dei siti archeologici e dei musei con manifestazioni e azioni informative aperte alla partecipazione dei cittadini.
Per le sigle sindacali lo stato di abbandono in cui versa il settore non dipende solo dalla scure dei tagli alle risorse, che pure mostra una “sconcertante miopia dei governi nazionali e locali”, ma anche da una “colossale disorganizzazione, in cui la mancanza di una visione strategica accompagnata dalla confusione di funzioni fra organi nazionali, soprintendenze e direzioni regionali, impedisce ogni possibilità di sviluppo”. Una paralisi a cui contribuisce “lo scollamento fra gli aspetti economici della gestione dei servizi e l’investimento nelle professionalità che assicurano la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale, dal settore della vigilanza a quello tecnico-scientifico”.
Con le due giornate di protesta i sindacati vogliono quindi rimettere al centro dell’attenzione i problemi di quello che “dovrebbe essere il settore trainante dell’economia nazionale”. Ma anche chiedere soluzioni concrete per il rilancio: a partire dalle “risorse per la tutela e la manutenzione di siti e strutture e dalla re-internalizzazione di servizi oggi oggetto di appalti selvaggi, sprechi enormi, sfruttamento delle professionalità e creazione di sacche di precariato strutturale. E poi c’è il capitolo delle rivendicazioni per la salvaguardia occupazionale e retributiva. I sindacati chiedono di mettere fine ai tagli agli organici e l’avvio di un processo occupazionale, nonché di garantire certezza e periodicità al pagamento del salario accessorio, a cominciare dalla immediata liquidazione degli arretrati relativi agli ultimi otto mesi. “Vogliamo fare del patrimonio culturale un volano economico. Per questo pretendiamo il rispetto dei diritti contrattuali, il mantenimento degli attuali accordi di produttività che garantiscono e finanziano l’attuale sistema delle aperture ampliate al pubblico e chiediamo più riconoscimento professionale, più formazione, più attenzione alle competenze”.
Roma, 11 giugno 2013
Roma, 12 giugno – “Una soluzione troppo italiana. Non si capisce chi e come dovrebbe scegliere i giudici onorari e ausiliari, per quale motivo si debbano utilizzare tirocinanti a titolo gratuito e in che modo verrebbero selezionati. Si continua a trattare la Giustizia come un’emergenza e non si rimette mano al sistema per modernizzarlo. Questo Dl, se le indiscrezioni di stampa venissero confermate, sarebbe solo un palliativo”. Lo affermano il segretario nazionale della Fp Cgil, Salvatore Chiaromonte, e il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, in merito all’ipotesi di un’imminente approvazione da parte del Consiglio dei ministri di un decreto legge relativo allo smaltimento delle cause arretrate.
“Il modello non convince – continuano i due dirigenti sindacali – non è accettabile che esistano processi di serie A e processi di serie B e, va da sé, cittadini di serie A e cittadini di serie B. Come sempre si punta a curare il sintomo di un male senza andare alla radice del problema. Creare un nuovo esercito di tirocinanti a titolo gratuito, salvo poi riconoscere loro un attestato valido ai fini del concorso in magistratura e del praticantato per la carriera forense, ci pare una soluzione che mortifica il lavoro e apre spazi poco trasparenti nella selezione. Allo stesso modo crediamo che non si possano richiamare in servizio giudici a riposo o nominare accademici per affrontare quella che di questo passo rimarrà un’emergenza costante. Sarebbe un sistema nel sistema, ma molto meno limpido”.
“Rinnoviamo alla Ministra Cancellieri la nostra disponibilità ad aprire una discussione. Non crediamo serva un ‘ufficio del Giudice’ ma, come formalizzato in una nostra proposta, un ‘ufficio per il processo’ che rimetta al centro il servizio ai cittadini. Vorremmo sentir parlare di dematerializzazione, informatizzazione e organizzazione delle cancellerie. Guardiamo alle migliori pratiche sperimentate in Europa perché il problema da risolvere è la durata dei processi, non solo l’arretrato”, concludono Chiaromonte e Sorrentino.
Comunicato Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa Unsa-Confsal Ugl-Intesa
Roma, 9 luglio 2013
“Positiva l’apertura del ministro Massimo Bray sulle assunzioni al Ministero dei Beni culturali, ora bisogna iniziare il percorso di riorganizzazione del Mibac, a partire dalla deroga al taglio dei posti di lavoro previsto dalla spending review”. Questo il commento di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Pa, Confsal-Unsa e Ugl-Intesa dopo l’incontro di oggi al Collegio Romano.
All’incontro, che ha seguito la grande mobilitazione degli operatori del Mibac, – scrivono i sindacati in una nota – “Bray ha infatti riconosciuto la grave carenza degli organici, così come la necessità di investire nella formazione e nella qualificazione continua dei lavoratori. Apprezziamo l’impegno assunto dal ministro a portare al Mef la proposta di riaprire le graduatorie degli idonei e procedere a colmare progressivamente le attuali carenze di personale. Ma chiediamo un atto di coraggio politico, che sia conseguente e corrispondente alle gravi preoccupazioni che il Ministro stesso ci ha esposto circa il futuro dl Mibac, e che consenta la ripresa di una adeguata politica occupazionale e di riconoscimento professionale”.
Nei giorni scorsi, Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Pa, Confsal-Unsa e Ugl-Intesa avevano accolto positivamente “l’assunzione di responsabilità sul pagamento degli arretrati del salario accessorio, in particolare delle indennità di turno”, ma ora invitano a guardare avanti: “E’ indispensabile iniziare un percorso serio di riorganizzazione del ministero. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto la disponibilità di Bray ad avviare un tavolo tecnico sulle tante questioni aperte. A partire dal riordino dei livelli territoriali del Mibac, direzioni e sovrintendenze, ma anche sul piano dei rapporti tra istituzioni pubbliche e soggetti privati: troppi i soldi spesi in consulenze e appalti e troppo carente l’integrazione tra i soggetti che concorrono alla tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale”.
“E’ su questo che aspettiamo risposte concrete” concludono i sindacati. “Per rilanciare il settore, anche in chiave di sviluppo turistico, occorre investire nei servizi e nelle professionalità: organici, formazione, informatizzazione, comunicazione. L’incontro di oggi è un punto di partenza. Ora bisogna passare dalle parole ai fatti”.
Comunicato stampa di Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale Fp-Cgil
“Il Dl preannunciato dalla Ministra della Giustizia Anna Maria Cancellieri è un segnale incoraggiante. Si intravede finalmente l’intenzione di realizzare politiche strutturali sul sistema penitenziario, a cui chiediamo seguano impegni concreti sulla definizione del cosiddetto Piano carceri”. Con queste parole il Segretario Nazionale dell’Fp-Cgil Fabrizio Fratini accoglie la possibile imminente approvazione nel Consiglio dei Ministri del Dl sulle carceri, sottolineando come “creare nei prossimi 3 anni e mezzo circa 11mila nuovi posti detentivi è impraticabile a fronte di una carenza di organico di circa 8000 agenti, sui 45.000 previsti. Il primo passo dovrebbe essere quantomeno lo sblocco del turn over per evitare che questa carenza cresca. Ma servono nuove assunzioni”.
“La risposta – continua Fratini – non può essere la realizzazione di strutture leggere o la riapertura di carceri chiuse e obsolete in alcune isole. Si rischia di spendere male le poche risorse a disposizione. Da anni sosteniamo la necessità di estendere il più funzionale ed economico ‘modello Trento’. Un nuovo carcere ottenuto con costi molto contenuti dalla Provincia Autonoma, a cui in cambio della spesa è stato ceduto il vecchio penitenziario della città nel quale verrà creata una cittadella giudiziaria perfettamente funzionante”.
“Le misure deflattive servono ma non bastano. Bisogna ridare equilibrio al sistema sanzionatorio, potenziare le misure alternative, investire di più nel recupero sociale dei condannati anche attraverso il lavoro. Bisogna offrire opportunità di reinserimento e di cura anche come risposta al problema della tossicodipendenza, perché il carcere non è la risposta al problema della droga, né il luogo adatto a curare. In tal senso – conclude il sindacalista – va interpretata la nostra adesione e promozione della campagna “#3leggi per la democrazia e i diritti”, tre leggi di iniziativa popolare per la dignità in carcere, la modifica della legge Fini-Giovanardi e l’introduzione del reato di tortura. Fossi nella Ministra le leggerei”.
Roma, 14 giugno 2013
Comunicato stampa Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa
“Il parere delle Commissioni Lavoro e Affari Costituzionali della Camera sullo schema di Dpr che contiene le norme sulla contrattazione nel pubblico impiego fissa principi importanti e richiama il Governo alla ripresa immediata della trattativa. Peccato che, nel riconoscere la giustezza delle nostre richieste sul rinnovo dei contratti, le commissioni abbiano comunque espresso parere positivo sul blocco, non riconoscendo di fatto alle lavoratrici e ai lavoratori quello che viene definito un loro diritto”. Questo il contenuto di una nota congiunta di Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili – segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa – all’indomani del parere espresso dalle Commissioni I e XI della Camera dei Deputati.
“In primo luogo – spiegano i segretari delle quattro categorie del lavoro pubblico – si conferma un problema di legittimità costituzionale rispetto al blocco dei contratti dei dipendenti pubblici. Il parere richiama esplicitamente gli articoli 3 (pari dignità dei lavoratori pubblici e privati), 36 (diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro), 39 (diritti sindacali) e 97 (buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione). E definisce non ipotizzabile un ulteriore allungamento temporale del blocco oltre il 2014”.
“Le commissioni parlamentari, e questa ci sembra la parte più interessante del pronunciamento, impegnano il Governo a riprendere subito la contrattazione collettiva. L’esecutivo riapra subito il tavolo sui contratti. I lavoratori – concludono Dettori, Faverin, Torluccio e Attili – hanno diritto a un rinnovo del contratto di lavoro, tanto della sua parte normativa quanto di quella economica”.
Roma, 20 giugno 2013
Il tema del lavoro deve tornare al centro delle scelte politiche ed economiche perchè ‘Lavoro è Democrazia’. I sindacati confederali ne sono convinti e il 22 giugno lo ribadiranno in occasione della manifestazione nazionale che si terrà a Roma in Piazza San Giovanni. Intanto, in tutta Italia, si stanno svolgendo numerose iniziative unitarie a livello territoriale, regionale e di categoria in preparazione della mobilitazione nazionale, così come deciso dagli organismi direttivi di CGIL CISL e UIL. Secondo i sindacati non c’è più tempo per aspettare, bisogna frenare la caduta libera dell’economia del nostro Paese. La manifestazione del 22 giugno rappresenta per CGIL, CISL e UIL un ulteriore momento per invocare provvedimenti “urgenti” e “indispensabili” che possano favorire gli investimenti, la redistribuzione del reddito e la ripresa dei consumi, per questo hanno deciso di promuovere un percorso di mobilitazione unitaria.
Per uscire dalla recessione e per tornare a crescere, CGIL, CISL e UIL rivendicano innanzitutto misure adeguate per affrontare l’emergenza disoccupazione a partire dal finanziamento degli ammortizzatori in deroga (almeno per tutto il 2013) e l’effettiva salvaguardia degli esodati. E’ necessario provvedere all’immediata riduzione delle tasse per i lavoratori dipendenti, i pensionati e le imprese che faranno assunzioni nel prossimo biennio, e al rilacio di politiche anticicliche, prevedendo la possibilità per i Comuni, che hanno risorse, di fare investimenti e di avviare i cantieri già deliberati fuori dal Patto di Stabilità. I sindacati chiedono, inoltre, la riduzione dei costi della politica, perchè spiegano è “la condizione per buone istituzioni e buona politica” e l’ammodernamento e la semplificazione della Pubblica Amministrazione, che dovrà realizzarsi “non attraverso tagli lineari, ma con la riorganizzazione e l’efficacia del suo funzionamento, con il contenimento della legislazione concorrente ed eliminando tutte le formalità che rallentano le decisioni”. É fondamentale, per sostenere la crescita, investire nella scuola pubblica, nell’università, nella ricerca pubblica e nell’innovazione e prorogare i contratti precari nella Pubblica Amministrazione e nella Scuola in scadenza. Tra le ‘ricette’ indicate da CGIL, CISL e UIL per far ripartire la crescita: la definizione di una politica industriale che sappia rilanciare le produzioni, valorizzando le imprese che investono in innovazione e ricerca e che salvaguardano l’occupazione e le competenze, individuare uno strumento di contrasto alla povertà e il finanziamento della non autosufficienza, correggere le iniquità della legge Fornero sulle pensioni. Infine, applicare la riforma dell’IMU esonerando solo i possessori di un’unica abitazione, con un tetto riferito al valore dell’immobile.
Per sostenere queste rivendicazioni CGIL, CISL e UIL saranno in piazza San Giovanni, sabato 22 giugno, la manifestazione sarà conclusa dagli interventi dei Segretari Generali delle tre Confederazioni Camusso, Bonanni e Angeletti.