“Una straordinaria mobilitazione nazionale di CGIL, CISL e UIL a Roma ha portato in piazza centinaia di migliaia di lavoratori per lanciare un messaggio chiaro: “non c’è più tempo per aspettare, la vera emergenza del Paese è il lavoro, quello da salvaguardare e quello da creare, per garantire la democrazia del Paese”
Palloncini rossi, verdi e blu hanno colorato Piazza San Giovanni a Roma, i colori dei tre sindacati confederali che dopo 10 anni sono tornati a riempire la storica piazza romana con le parole d’ordine ‘Lavoro è Democrazia’. Non c’è più tempo per aspettare, la vera emergenza del Paese è il lavoro, quello da salvaguardare e quello da creare, per garantire la democrazia del Paese. E’ il messaggio ribadito a gran voce dai tre sindacati confederali al fianco di migliaia di lavoratrici e lavoratori giunti da tutta Italia a Roma per partecipare alla straordinaria manifestazione indetta unitariamente dalle tre Confederazioni. Una imponente mobilitazione quella che questa mattina con due cortei ha invaso le strade di Roma. I tre sindacati CGIL, CISL e UIL hanno portato il piazza tutte le categorie di lavoratori, i giovani, i pensionati giunti da tutte le parti d’Italia per far sentire la propria voce in questo momento di profondo disagio sociale.Bandiere, tamburi, fischietti e tantissimi slogan hanno accompagnano e scandito i due cortei aperti dallo striscione ‘Lavoro è Democrazia’. Giovani sindacalisti hanno animato e dato vita al famoso quadro di Pelizza da Volpedo dedicato al ‘Quarto Stato’ del 1901. ‘1.425 volte no: la storia siamo noi’ è lo slogan portato in piazza dai lavoratori della Indesit Company partiti con 4 pullman da Fabriano. 1.425 è il numero degli esuberi annunciato con il piano di ristrutturazione dal gruppo di elettrodomestici. In piazza anche le donne di CGIL, CISL e UIL che hanno rilanciato un messaggio importante contro la violenza sulle donne: ‘Sì lavoro, No violenza sulle donne’ è lo slogan dello striscione dietro al quale hanno sfilato le donne dei tre sindacati. Distribuite in piazza anche le spille rosa con su scritto ‘No violenza sul lavoro’. E in cielo un dirigibile bianco con la scritta ‘Lavoro subito’.Il Paese non può più aspettare, non è più tempo di promesse ed annunci, le imprese continuano a chiudere e cresce il numero di disoccupati e cassintegrati. I tre leader sindacali di CGIL, CISL e UIL, Camusso, Bonanni e Angeletti, concludendo dal palco allestito in Piazza San Giovanni, hanno lanciato un chiaro appello al Governo Letta. Ad incalzare il Governo la leader del sindacato di Corso d’Italia: “Per il lavoro bisogna avere il coraggio di decidere ora e non fra qualche mese”. Per Susanna Camusso “serve un cambio di passo, perchè quanto fatto in questi mesi non ci accontenta. Bisogna avere il coraggio di trovare soluzioni”. Per salvare il Paese bisogna innanzitutto risolvere le emergenze a partire dalla disoccupazione e quindi dal rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga. A tal proposito il Segretario Generale della CGIL chiede spiegazioni all’esecutivo: “dopo aver annunciato lo stanziamento per la CIG in deroga, perchè non firma i decreti attuativi e rende disponibili le risorse?”. E’ il momento, secondo Camusso, di porre fine all’accumulo di vertenze sui tavoli del Ministero dello Sviluppo economico. Dalla siderurgia, all’edilizia, tutto il tessuto produttivo del nostro Paese attende da anni provvedimenti. Un’altra emergenza che secondo Camusso non può essere rimandata è l’effettiva salvaguardia degli esodati: “spero di aver capito male quanto detto dal ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, sulla questione esodati che sarà rinviata a settembre. Questi lavoratori non possono aspettare. Si tratta di un loro diritto che chiede una risposta rapida”.Le uniche soluzioni utili a far ripartire il Paese, ribadite da Camusso dal palco, sono il lavoro e la redistribuzione del reddito. Il lavoro deve quindi tornare al centro delle scelte politiche ma, sottolinea la dirigente sindacale “non il lavoro purchè sia, ma che dia dignità, libertà e autonomia, perchè altrimenti non è a rischio solo l’economia del paese, ma anche la democrazia” ha concluso il Segretario Generale della CGIL.
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Comunicato stampa di Salvatore Chiaramonte, Segretario Nazionale Fp-Cgil
“Fossi stato nel Ministro Massimo Bray avrei preso la palla al balzo e anticipato la convocazione dell’8 luglio per vedere i sindacati immediatamente, soprattutto dopo la nostra richiesta unitaria di incontro, avanzata formalmente al Mibac”. Il Segretario Nazionale della Fp-Cgil Salvatore Chiaramonte conferma in una nota il proseguimento della mobilitazione dei lavoratori del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, sottolineando come “una convocazione tempestiva avrebbe potuto evitare ulteriori disagi ai cittadini e creare i presupposti per affrontare con serietà un problema grave per l’immagine e l’economia del Paese”.
“L’impressione – continua il sindacalista – è che le organizzazioni sindacali siano tra i pochi soggetti ad aver compreso il livello di allarme. Il nostro sistema culturale è al collasso nonostante sia il primo settore su cui dovremmo investire per contrastare la crisi. Se nel 2001 lo Stato spendeva solo 2,8 miliardi di euro, lo 0,34% della spesa complessiva, oggi siamo drammaticamente scesi a 1,6 miliardi di finanziamento, lo 0,19% del bilancio statale. Un’inezia, se confrontato con la spesa dei nostri competitor e tenuto conto della vastità della nostra offerta. Tra i tagli pesa anche la riduzione dei costi per il personale, passato dai 25.000 addetti dell’organico stabilito nel 1997 ai 18.950 attualmente previsti. L’austerità ha solo accelerato un processo di abbandono già in atto”.
“I lavoratori, per senso di responsabilità, hanno escluso il Colosseo dalla mobilitazione, dopo i disagi causati ai turisti dall’iniziativa di un solo sindacato. Avremmo voluto vedere – conclude Chiaramonte – la stessa responsabilità e la stessa attenzione da parte del Governo”.
Roma, 27 giugno 2013
Comunicato stampa di Federico Bozzanca, Segretario Nazionale Fp-Cgil
“La sentenza della Consulta, che commenteremo compiutamente una volta esaminata nel dettaglio, è un risultato a nostro avviso scontato. Abbiamo sempre criticato l’uso del decreto legge, ma in questo caso era evidente l’abuso, trattandosi di un tema sensibile come l’assetto istituzionale. Dal Governo adesso ci aspettiamo un segnale di apertura. É necessario un dibattito approfondito che tenga insieme il mantenimento dei servizi d’aria vasta per i cittadini e le garanzia dell’occupazione”. Questo il primo commento di Federico Bozzanca, Segretario Nazionale Fp-Cgil, in merito alla sentenza della Corte Costituzionale sul riordino delle Province.
“Quella riforma ha avuto un intento propagandistico – prosegue il sindacalista – dovuto alla smania di dimostrare la capacità del Paese di produrre riforme strutturali. Nessuna garanzia sull’attribuzione di competenze, sulla tenuta dei servizi e sul futuro degli oltre 65mila lavoratori delle Province, abbandonati a uno stato di incertezza intollerabile, aggravato dai pesanti tagli delle ultime manovre economiche. La Corte Costituzionale, bocciando il metodo, da’ al Governo Letta la possibilità di ridiscutere nel merito una riforma priva di progettualità”.
“Siamo disposti a discutere. Non siamo affezionati all’attuale ordinamento istituzionale né crediamo sia immutabile – conclude Bozzanca – ma riteniamo che una riforma seria, oltre a prevedere iter meno sbrigativi, debba abbandonare la logica dei tagli lineari ed essere centrata sulla qualità dei servizi senza punire inutilmente chi li offre”.
Roma, 3 Luglio 2013
La Cgil e la Fp Cgil ritengono “positiva la volontà di intervenire sul funzionamento della Giustizia nel cosiddetto ‘decreto del fare'”, criticano però il merito di alcune scelte “che continuano a porre rimedio all’emergenza con provvedimenti tampone, che non riformano l’organizzazione ma introducono ancor più precarietà e incertezza nelle mansioni e funzioni degli addetti, con carichi di lavoro che rischiano di accrescersi ulteriormente per l’attuale personale”. E’ quanto si legge in una nota del sindacato di corso d’Italia e della federazione dei lavoratori dei servizi di pubblica utilità, quest’utlima oggi intervenuta nel corso di un’audizione alla commissione Giustizia della Camera.
“Un settore come quello della Giustizia, con una drammatica carenza di circa 7.000 posti in organico – affermano il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, e il segretario nazionale della Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte – avrebbe sempre più bisogno di riorganizzazione, di qualificazione e innovazione, di un corposo ricambio generazionale tramite assunzioni di giovani qualificati, non certo di un allargamento della schiera di stagisti a titolo gratuito”.
“Abbiamo da tempo presentato una proposta organica, legata alle reali condizioni dell’organizzazione giudiziaria e alla definizione di precise misure per realizzare ‘l’ufficio per il processo’, e vorremmo che il dibattito si concentrasse su misure strutturali. Allo stesso modo andrebbe discussa la frettolosa e superficiale riforma della ‘geografia giudiziaria’ – concludono Sorrentino e Chiaramonte – che entrerebbe in vigore il prossimo 13 settembre, senza alcuna seria interlocuzione con gli operatori e con le loro rappresentanze”.
Roma, 4 luglio
Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl
“Dopo la sentenza della Corte Costituzionale è necessario uscire dal caos per dare ai lavoratori della province tutele e risposte certe. A noi interessa un riordino complessivo degli enti territoriali che ne rilanci il ruolo quanto a servizi, professionalità e bisogni delle comunità locali. Un riordino che ridiscuta le funzioni degli enti locali senza svuotarne le casse e ristrutturi la spesa, salvaguardando servizi e occupazione.
Eliminando le consulenze inutili e rilanciando la contrattazione”. E’ questo il commento di Rossana Dettori, Giovanni Faverin e Giovanni Torluccio – segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl – dopo che la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della riforma delle Province contenuta nel decreto Salva Italia.
Le tre federazioni chiedono che, in seguito alla bocciatura del decreto, si pensi a “un nuovo disegno organizzativo e istituzionale che investa anche Regioni e Comuni. Il livello amministrativo provinciale va ridisegnato definendo nuove funzioni di area vasta”.
Nello specifico per Cgil, Cisl e Uil occorre una “riorganizzazione dei livelli amministrativi che elimini la frammentazione delle funzioni fra enti strumentali, enti intermedi, società collegate e punti su una dimensione territoriale in grado di integrare i servizi facendo scendere i costi. È però impensabile che ciò avvenga per decreto legge e senza dare certezze ai cittadini su servizi essenziali come edilizia scolastica, formazione professionale e centri per l’impiego, che devono aggiungersi ad ambiente, viabilità e trasporti”.
“Siamo sempre stati disponibili a ridiscutere l’assetto istituzionale”, concludono Dettori, Faverin e Torluccio “scommettendo sulle tante professionalità di cui dispongono gli enti locali. Che vuol dire valorizzazione delle competenze, formazione e riqualificazione professionale”.
Roma, 4 luglio 2013
Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl
È stato sottoscritto stamattina l’accordo tra le federazioni di categoria Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl e la Fondazione Don Carlo Gnocchi, primo passo di un percorso condiviso per uscire da una pesante situazione di crisi che aveva causato un lungo stallo nella contrattazione e preoccupazioni per il futuro di operatori e assistiti.
“L’ipotesi di intesa sottoscritta oggi è particolarmente importante” sottolineano i segretari delle tre sigle Cecilia Taranto, Daniela Volpato e Giovanni Torluccio – perché affronta la grave crisi economico finanziaria della Fondazione accompagnando il piano industriale di risanamento con l’intervento temporaneo su pochi istituti contrattuali, e scongiurando il ricorso alla messa in mobilità e cassa integrazione del personale. Inoltre, apre il negoziato per il rinnovo del CCNL, superando il veto unilaterale della Fondazione.”
L’accordo adotta un approccio consono alla struttura per poli della Fondazione Don Gnocchi, tracciando le linee di indirizzo che guideranno l’elaborazione di accordi temporanei da sottoscrivere a livello territoriale, per affrontare in modo equo e mirato la situazione tenendo conto delle diverse realtà aziendali e delle norme di accreditamento regionali. Accordi con cui si potranno disciplinare, nel rispetto delle relazioni sindacali, materie come l’orario di lavoro settimanale, che potrà essere riprogrammato e aumentato fino a due ore, e la quantificazione delle ferie in modo da ottimizzare i servizi agli assistiti, mantenendo un limite minimo di garanzia per i lavoratori di 26 giorni di ferie.
Se da queste due misure deriveranno economie aggiuntive rispetto a quelle investite nel piano di rientro, tramite gli accordi territoriali sarà possibile concordare incentivi al personale, previa valutazione tra le parti a livello nazionale dell’andamento del piano industriale. Inoltre si potranno prevedere incentivi al pensionamento per chi ha maturato o maturerà i requisiti previsti dalla legge.
Nel caso in cui dovessero sorgere difficoltà nel definire gli accordi temporanei, le parti a livello nazionale interverranno per favorirne la sottoscrizione entro il termine del 31 ottobre 2013. Trascorso il periodo di validità di questi accordi, che è di 36 mesi, la loro efficacia cesserà automaticamente. Tuttavia, se una o più strutture dovessero centrare il risanamento prima della scadenza, gli interventi saranno rimodulati localmente tenendo conto dell’andamento complessivo della Fondazione.
Per le competenze relative al triennio 2010/2012, l’accordo generale di stamane riconosce ai lavoratori della Fondazione una “una tantum” di 400 euro medi che sarà versata in due rate, la prima a dicembre e la seconda entro il primo semestre 2014.
Infine, il CCNL vigente verrà integrato con il contratto di apprendistato, che le parti definiranno entro il mese di luglio, e la valorizzazione dell’indennità di turno notturno e festivo a partire da novembre 2013 con effetto sulla turnazione di ottobre.
Roma, 5 luglio 2013
Conclusa l’Assemblea Nazionale delle donne della CGIL nel corso della quale le delegate e le dirigenti sindacali sono tornate a confrontarsi sui temi del lavoro, della rappresentanza e del welfare. Per la Confederazione è fondamentale estendere e valorizzare la contrattazione di genere se si vogliono affrontare le tante esigenze delle lavoratrici: dalla conciliazione tra vita e lavoro, alla questione della salute, al riconoscimento delle professionalità, al recupero del divario nelle retribuzioni.
Oltre 600 tra delegate e dirigenti sindacali si sono incontrate oggi a Roma per l’Assemblea Nazionale delle donne del sindacato di Corso d’Italia, proseguendo così quel percorso di analisi e riflessione iniziato più di un anno fa con la prima assemblea ‘Le donne cambiano…’ e continuato, nei mesi successivi, nei territori e nelle categorie attraverso assemblee, seminari e dibattiti. A distanza di un anno le donne della CGIL hanno valutato insieme il cammino percorso fino ad oggi e hanno provato a trarne le prime conclusioni.
Negli oltre 30 interventi, che si sono susseguiti nel corso della giornata, tanti i riferimenti al mondo del lavoro sconquassato dalla crisi economica e all’interno del quale sono proprio le donne a pagare le conseguenze più drammatiche, intrappolate tra la disoccupazione, che ha superato il 13%, e la precarietà, oltre il 50% dei contratti atipici è ‘riservato’ alle donne. Inoltre, i tagli alle politiche sociali non hanno fatto altro che rafforzare quel sistema di welfare familistico che grava esclusivamente sulle figure femminili. Occore quindi “guardare al lavoro e alla contrattazione con gli occhi delle donne” ha affermato il Segretario Confederale della CGIL, Vera Lamonica, nella sua relazione che ha introdotto i lavori dell’assemblea. Non si supera una crisi così profonda, secondo Lamonica, se “non si riparte da obiettivi di sviluppo che abbiano il lavoro al centro”. Ogni lavoratrice in più, ha spiegato la dirigente sindacale “è contemporaneamente: una misura di politica economica, perché accresce la domanda; di politica sociale, perché è la prima forma di contrasto alla povertà; di politiche di eguaglianza e pari opportunità perché costruisce una dimensione non discriminatoria delle relazioni sociali e familiari”.
Attraverso la negoziazione territoriale e sociale, e con il protagonismo di tutte le categorie, si possono ottenere i primi risultati sul tema della genitorialità che “non può rimanere nel recinto delle sole donne”. La tutela della maternità deve essere “universale, come diritto di cittadinanza”. Secondo la CGIL per dare risposta alle tante esigenze delle lavoratrici è fondamentale estendere e valorizzare la contrattazione di genere, solo così si può affrontare la questione della conciliazione tra vita e lavoro, la questione della salute, del riconoscimento delle professionalità, del recupero del divario nelle retribuzioni, dell’innovazione nella contrattazione dei salari di produttività e del ruolo centrale della formazione.
Le conclusioni sono state affidate al Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso che interrogandosi sul significato di democrazia, ha affermato: “il metro di misura della democrazia non sono solo le forme con cui si partecipa ma quale trattamento c’è per le donne di quel paese”. Ampia riflessione, inoltre, è stata dedicata dalla leader della CGIL al significato di pari opportunità che insieme alla conciliazione, sostiene “non ci bastano più, non sono un modello di cambiamento se intese come omologazione”, così avverte Camusso “diventano un ghetto”. Riferendosi al part-time la leader della CGIL, ha proseguito dicendo: “la riduzione dell’orario è diventata una gabbia perchè così la società era certa che avremmo potuto fare il lavoro di cura. Da elemento di libertà è diventato un vincolo e un modo costruito dalle imprese per determinare orari scomodi e vite difficili”. Per il Segretario Generale della CGIL con “l’agire quotidiano” si può determinare “un cambiamento della realtà” e quindi del mondo del lavoro, del welfare e della contrattazione. Il sindacato deve essere in grado di raccogliere due grandi sfide: quella della formazione e quella della rappresentanza.
Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl
“Per l’ennesima volta si interviene su un tema delicato come l’assetto istituzionale con un colpo di mano e senza un disegno organico. Speriamo che il Parlamento ponga rimedio a questa mancanza. Non vorremmo che anche in questo caso si arrivasse a un provvedimento mediatico, più utile a mostrare piglio riformista che a mettere in atto cambiamenti profondi. Siamo disponibili ad affrontare un percorso di riforma del nostro assetto istituzionale, purché alle rassicurazioni del Presidente Letta sulle garanzie per i lavoratori e i servizi ai cittadini, che pure apprezziamo, seguano impegni precisi. Si esca dalla logica ottusa dei tagli lineari forsennati e si attivi in tempi rapidissimi una cabina di regia che veda protagonisti le Regioni, gli Enti Locali e i sindacati”.
Con una nota congiunta Rossana Dettori, Giovanni Faverin e Giovanni Torluccio – segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl – commentano l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Ddl costituzionale per l’abolizione delle Province.
“Uscendo dai facili trionfalismi – aggiungono i tre sindacalisti – va detto chiaramente che questo testo, di per sé, non risolve alcun problema né genera risparmi consistenti, sempre che non si intenda eliminare servizi necessari ai cittadini come edilizia scolastica, manutenzione stradale, formazione professionale, centri per l’impiego, ambiente, viabilità e trasporti”.
“Una volta assicurata la sussistenza di servizi di area vasta efficienti, garantita la copertura economica e l’occupazione – concludono Dettori, Faverin e Torluccio – la discussione può essere affrontata. Anzi, aspettiamo da anni un Governo in grado di affrontarla con serietà”.
Roma, 5 luglio 2013
Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa
E’ stato firmato questa mattina il protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Economia e della Finanze e i sindacati per dare il via ad un positivo processo di razionalizzazione organizzativa anche nel dicastero finanziario.
Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa esprimono soddisfazione per un accordo che finalmente avalla uno dei principi da sempre sostenuti dalle stesse organizzazioni Sindacali e cioè che i tagli di budget devono riguardare solo le spese improduttive ed i costi ingiustificati, superando quella logica dei tagli lineari a risorse e organici che ha causato fin troppi danni alla funzionalità della Pubblica Amministrazione: “Ora anche per gli altri enti centrali non ci sono più scuse. La lotta agli sprechi e l’obbligo di rivedere voce per voce l’utilizzo dei soldi pubblici vanno estesi a tutte le amministrazioni pubbliche: ministeri, agenzie, enti pubblici non economici devono cambiare il modo di gestire, organizzare e produrre servizi pubblici. E devono farlo con il coinvolgimento dei lavoratori e delle parti sociali”.
“Quello firmato oggi – spiegano le tre categorie del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil – è un protocollo politico che impegna il Mef a verificare i flussi di spesa interni e ad individuare i capitoli di bilancio da cui ricavare risorse aggiuntive da destinare ai contratti dei lavoratori. Una volta conclusa la verifica, con il pieno coinvolgimento dei sindacati, si procederà alla quantificazione dei risparmi e poi alla contrattazione per l’erogazione al personale delle risorse ricavate”.
Si aggiunge quindi un tassello importante al modello su cui i sindacati hanno scommesso con determinazione: “Sostenere le retribuzioni anche attraverso l’eliminazione degli sperperi e il taglio di consulenze e spesa improduttiva, che gravano pesantemente sui bilanci degli enti pubblici. Questo modello di riorganizzazione è destinato a produrre benefici per tutti, cittadini utenti e operatori: si tratta di una operazione che consentirà di conseguire un duplice obiettivo, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il riconoscimento della professionalità dei lavoratori del pubblico impiego”.
Roma, 9 luglio 2013
Comunicato Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa Unsa-Confsal Ugl-Intesa
“Positiva l’apertura del ministro Massimo Bray sulle assunzioni al Ministero dei Beni culturali, ora bisogna iniziare il percorso di riorganizzazione del Mibac, a partire dalla deroga al taglio dei posti di lavoro previsto dalla spending review”. Questo il commento di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Pa, Confsal-Unsa e Ugl-Intesa dopo l’incontro di oggi al Collegio Romano.
All’incontro, che ha seguito la grande mobilitazione degli operatori del Mibac, – scrivono i sindacati in una nota – “Bray ha infatti riconosciuto la grave carenza degli organici, così come la necessità di investire nella formazione e nella qualificazione continua dei lavoratori. Apprezziamo l’impegno assunto dal ministro a portare al Mef la proposta di riaprire le graduatorie degli idonei e procedere a colmare progressivamente le attuali carenze di personale. Ma chiediamo un atto di coraggio politico, che sia conseguente e corrispondente alle gravi preoccupazioni che il Ministro stesso ci ha esposto circa il futuro dl Mibac, e che consenta la ripresa di una adeguata politica occupazionale e di riconoscimento professionale”.
Nei giorni scorsi, Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Pa, Confsal-Unsa e Ugl-Intesa avevano accolto positivamente “l’assunzione di responsabilità sul pagamento degli arretrati del salario accessorio, in particolare delle indennità di turno”, ma ora invitano a guardare avanti: “E’ indispensabile iniziare un percorso serio di riorganizzazione del ministero. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto la disponibilità di Bray ad avviare un tavolo tecnico sulle tante questioni aperte. A partire dal riordino dei livelli territoriali del Mibac, direzioni e sovrintendenze, ma anche sul piano dei rapporti tra istituzioni pubbliche e soggetti privati: troppi i soldi spesi in consulenze e appalti e troppo carente l’integrazione tra i soggetti che concorrono alla tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale”.
“E’ su questo che aspettiamo risposte concrete” concludono i sindacati. “Per rilanciare il settore, anche in chiave di sviluppo turistico, occorre investire nei servizi e nelle professionalità: organici, formazione, informatizzazione, comunicazione. L’incontro di oggi è un punto di partenza. Ora bisogna passare dalle parole ai fatti”.
Roma, 9 luglio 2013
Comunicato stampa Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Pa e Fialp-Cisal
Roma, 18 luglio 2013
Salario accessorio senza brutte sorprese per gli operatori della Croce Rossa Italiana: ieri sera i sindacati di categoria di Cgil Cisl Uil e Cisal hanno infatti sottoscritto con l’ente l’accordo sul contratto integrativo per gli anni 2012 e 2013.
Un risultato tanto più soddisfacente perché tutt’altro che scontato. Rispetto alla proposta iniziale della parte datoriale, infatti, il fondo destinato alla contrattazione integrativa è stato aumentato in misura tale da garantire per il 2012 un valore medio pro capite della retribuzione accessoria sostanzialmente agli stessi livelli del 2011, sia per il personale a tempo determinato che per quello a tempo indeterminato. Merito della ferma presa di posizione dei sindacati – sottolineano Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Pa e Fialp-Cisal – che ha convinto i vertici della Croce rossa a reintrodurre nella costituzione del fondo le quote relative alle convenzioni di cui alla legge 449/97, vale a dire gli introiti derivanti da accordi di servizio o sponsorizzazione con enti pubblici e privati.
Stessa quota di risorse – fatte salve le verifiche da effettuare su cessazioni dal servizio e introito delle convenzioni – si prevede anche per il 2013, con in più una novità positiva per gli autisti soccorritori ai quali verrà estesa l’indennità. In questo modo, anche il personale a tempo determinato potrà accedere ad una parte rilevante del sistema indennitario in vigore nell’Ente.
Accolta infine da parte della CRI un’altra importante richiesta avanzata dai sindacati: lo statuto della Croce rossa, nella nuova veste giuridica di associazione di diritto privato sarà modificato nelle parti che riguardano la determinazione del CCNL di riferimento e i fabbisogni di personale, inserendo su entrambi gli argomenti la previsione per legge di tavoli di confronto sindacale. Sempre riguardo al processo di riordino, il presidente della CRI si è impegnato a convocare i sindacati per un incontro specifico all’inizio di settembre.
Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa
Roma, 25 luglio 2013
“Apprezziamo le parole del premier Enrico Letta sui lavoratori dell’Agenzia delle Entrate. Giusto il richiamo ai valori della Costituzione, difesi dall’Agenzia. Ma sia coerente: cancelli i tagli lineari, visto che le Entrate producono introiti e andrebbero semmai potenziate, non certo ridotte nella loro capacità di recupero di risorse preziosissime. La cosiddetta spending review ha già cancellato troppi uffici sul territorio, si inverta la rotta e si evitino ulteriori chiusure”. Questa il contenuto di una nota congiunta di Fp-Cgil, Fp-Cisl e Uil-Pa in seguito alla visita del Presidente del Consiglio Enrico Letta alla sede centrale del Fisco, dove si è tenuto un incontro con i lavoratori durante il quale hanno preso la parola solo gli esponenti del Governo.
“L’attenzione e il riconoscimento che il Premier ha richiamato deve tradursi in atti concreti” rimarcano i sindacati. “La lotta all’evasione e alle frodi fiscali e contributive deve essere sostenuta da misure di potenziamento delle strutture e di valorizzazione dei lavoratori. Non chiediamo risorse da finanziare con nuove tasse, ma lo stop ai tagli lineari. E poi il rilancio della contrattazione, per sostenere retribuzioni ed efficacia dei servizi e delle attività, senza dimenticare la formazione e la crescita professionale dei lavoratori”.
“L’Agenzia delle Entrate rappresenta un bacino occupazionale ad altissimo valore aggiunto, vista l’alta qualificazione delle risorse umane e l’introito che il recupero dell’evasione porta alle finanze dello Stato”, concludono Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Pa. “Per questo, dopo le 855 nuove assunzioni di quest’anno, ci batteremo affinché ci siano altre immissioni in servizio e non si riduca ulteriormente la presenza sul territorio”.