Sono un diritto ma la legge di Stabilità non prevede risorse
Roma, 30 novembre 2015
Continua e segna un nuovo passaggio la campagna
della Fp Cgil Nazionale ‘Chiedo Asilo’, per garantire dalla nascita il
diritto all’educazione e alla cura. Dopo l’indagine
sui 900 mila bambini in Italia esclusi dal ‘diritto d’asilo’, diffusa
alla vigilia della giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza, la categoria della Cgil dei servizi pubblici
promuove per mercoledì 2 dicembre una giornata di volantinaggio davanti
agli asili su tutto il territorio nazionale.
Una giornata
scelta non a caso. Mercoledì, infatti, ricorre l’anniversario
dell’approvazione della legge sui nidi comunali del 1971. Per questo, a
distanza di 44 anni dal varo della legge, “il prossimo passaggio è –
spiega la Fp Cgil – trasformare i nidi da servizio a domanda individuale
a diritto educativo, per garantire ai bambini e alle bambine pari
opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco”.
Come
denunciato dalla Funzione Pubblica Cgil, infatti, oltre 900 mila
bambini in Italia, tra sei mesi e due anni, sono esclusi dagli asili
nido. Le ragioni sono da ricercare, sostiene la Fp, “prevalentemente nel
binomio scarsa offerta pubblica e esosa offerta privata”. In questo
binomio si inserisce la legge ‘Buona scuola’ che, tra le altre cose,
prevede la trasformazione del nido da servizio a diritto, “eppure –
denuncia la Fp Cgil – la legge di Stabilità non stanzia risorse per
realizzare questo passaggio. Al contrario, si continua a porre vincoli
per i Comuni, che impediscono l’utilizzo delle risorse necessarie
all’apertura di nuove strutture e alle assunzioni del personale
indispensabile per farle funzionare”.
Oggi l’offerta complessiva
di nidi – pubblici e privati – copre, come ha testimoniato la Fp Cgil,
una fascia di bambini da zero a due anni, pari a circa il 18% del totale
del fabbisogno (meno di 300.000 bambine e bambini) . Una percentuale
lontana dai parametri previsti dall’Unione Europea del 33% di copertura.
Per queste ragioni la Fp Cgil ha deciso questa campagna di informazione
e sensibilizzazione (sui social con l’hashtag #ChiedoAsilo) e la
giornata di volantinaggio di mercoledì, afferma, “segnerà un nuovo
passaggio per rivendicare il diritto all’asilo per tutti, partendo dal
riconoscimento dell’importanza del lavoro svolto dagli educatori e dagli
insegnanti”.
Categoria lancia campagna in occasione giornata mondiale, servono risorse in legge stabilità
Roma, 19 novembre 2015
Oltre 900 mila bambini in Italia, quelli compresi nella fascia tra
sei mesi e due anni, sono esclusi dagli asili nido. Per motivi diversi:
in parte per scelta delle famiglie ma, per la gran parte, per
l’impossibilità di potervi accedere, tra una scarsa offerta pubblica e
l’esosa richiesta privata. È quanto risulta da una elaborazione
della Fp Cgil Nazionale condotta sui dati Istat relativi all’offerta
comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima
infanzia in parallelo con le rilevazioni su natalità e fecondità della
popolazione residente.
Una elaborazione prodotta in vista della
‘Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia’ (20 novembre) e per
promuovere e accompagnare una campagna della categoria dei servizi
pubblici della Cgil sugli asili nido, dietro le parole:
#ChiedoAsilo. Dalle elaborazioni della Fp Cgil, infatti, emerge
un bacino enorme di bambini esclusi dal ‘diritto d’asilo’ e “condannati,
allo stato dei fatti, ad esserlo ancora a lungo”. La legge di
Stabilità, infatti, non prevede alcuna risorsa per finanziare il
progetto, previsto dalla legge cosiddetta ‘buona scuola’, di fare dello
0-3 non più un servizio a domanda individuale ma un diritto universale,
equiparandolo alla scuola d’infanzia.
Entrando nel dettaglio della elaborazione, la Fp Cgil rileva come nel report dell’istituto statistico (relativo al 2012),
l’offerta complessiva di asilo nido e di micro nidi per la prima
infanzia – pubblici e privati – copra una fascia di bambini da zero a
due anni pari al 17,9% (ovvero 17,9 posti ogni 100 bambini) pari a
289.851 bambine e bambini. Una percentuale lontana non solo dalla
media dei paesi scandinavi, che si aggira intorno al 50%, ma anche dalla
(passata) strategia di Lisbona che prevedeva entro il 2010 una
copertura pari al 33%.
Per converso, quindi, questi 290 mila ‘fortunati’ bambini rappresentano una piccola quota parte:
sono, infatti, oltre 908 mila, stima la Fp Cgil, quelli esclusi,
ovviamente per ragioni diverse ma che per la gran parte hanno a che fare
con il binomio scarsa offerta ed esose rette nel privato. “Una mole
enorme di bambine e bambini ai quali non viene garantito loro un diritto
che gli spetta e che, al momento, non possono usufruire del servizio,
per la carenza di strutture pubbliche o per i costi enormi delle
private”, afferma il segretario nazionale della Fp Cgil, Federico
Bozzanca, aggiungendo che “questo dato rimarrà tale senza che ci siano
fatti concreti, oltre la retorica dei mille asili in mille giorni”
Totale posti disponibili – Il dato di circa 290 mila bambini,
compresi tra sei mesi e due anni, è il frutto dei 146.647 iscritti agli
asili comunali, di 45.058 ad asili nido comunali con gestione affidata a
terzi, di 29.932 in asili nido privati con riserva di posti, di 13.581
bambine e bambini che usufruiscono di contributi alle famiglie per la
frequenza ad asili nido pubblici o privati, compresi i voucher.
Il totale in questo caso è pari a 193.160 coperti dall’offerta finanziata complessivamente dal publico. A questo numero vanno aggiunti
i 96.691 che si ritrovano in strutture totalmente private, senza alcun contributo quindi pubblico ma a carico totale delle famiglie, che porta
il numero complessivo a 289.851 (qui il grafico:
https://infogr.am/bambini_esclusi_asili_nido). Una mole di bambine e bambini divisi tra
le 3.656 strutture a titolarità pubblica e le 5.214 a titolarità privata, per un totale di asili nido e micro nidi pari a 8.870.
Totale esclusi dal ‘diritto d’asilo’ – La stima di oltre 900 mila
bambini senza ‘diritto d’asilo’, fatta sugli ultimi dati Istat
disponibili, si rileva dal totale delle nascita dal 2010 ai primi due
mesi del 2012, in modo tale da avere il numero complessivo di bambini
(dai sei mesi ai due anni) potenzialmente disponibili all’asilo a
partire dall’anno 2012/2013. Si sommano quindi i 561.944 nati nel 2010, i
546.585 nati nel 2011 e la stima dei nati nei primi due mesi del 2012,
pari a 89.587.
Per un totale pari a 1.198.116 ai quali vanno sottratti i 289.851
che, tra pubblico e privato, ‘godono’ di un posto al nido. Si arriva
così a 908.535 bambine e bambini fuori dal circuito, senza quindi asilo. (qui il grafico:
https://infogr.am/bambini_con_diritto_asilo)
La buona scuola e la legge di Stabilità – Oltre 900 mila bambini
depredati da un vero e proprio diritto. La buona scuola, infatti,
afferma la Funzione Pubblica Cgil, “ha inglobato il disegno di legge
Puglisi, finalizzato ad inserire in un sistema integrato di educazione e
istruzione nidi e scuole dell’infanzia per fare dei primi, come lo sono
i secondi, un diritto universale e non più un servizio (non
obbligatorio né gratuito) a domanda individuale”. Ma, aggiunge Bozzanca,
“questo progetto ha bisogno, oltre ad uno specifico decreto attuativo,
di risorse, di ingenti risorse, che la legge di Stabilità però non
prevede”.
Obiettivi, tra nodo risorse e personale – La spesa pubblica per
le strutture attualmente esistenti, quella cioè in carico ai comuni, si
aggira intorno a 1,3 miliardi di euro, che sale a 1,6 contemplando anche
la quota degli utenti per le strutture private. Il tutto per un
servizio che va da una copertura del 24,8% dell’Emilia Romagna al 2%
della Campania, per una media (solo per quanto riguarda il ruolo
pubblico) dell’11,9%. L’offerta al momento, da quella a vario titolo
pubblica a quella totalmente privata, conta (come visto) 8.870
strutture.
Per raggiungere il livello previsto dalla strategia di Lisbona
dovremmo incrementare le strutture di 1.700 unità, per poter garantire
il diritto all’asilo a circa 100 mila bambini e raggiungere quindi il
livello di 33 posti disponibili ogni 100 bambini. Per questo, fa sapere
la Fp Cgil, servirebbe assumere almeno 20 mila lavoratori.
I dati di questo report, osserva ancora il segretario nazionale
della Fp, “non solo dimostrano come sia lontanissimo l’obiettivo di
mille asili in mille giorni ma sono soprattutto il risultato di una
‘collisione’ tra il blocco del turn over e i tagli agli enti locali. Un
binomio che ha generato un arretramento dell’offerta che rischia di
mettere in crisi un servizio, anche laddove è sempre stato un fiore
all’occhiello in ambio internazionale”.
In attesa quindi che vengano erogate risorse, per rendere esigibile
il diritto all’asilo per i bambini, secondo Bozzanca, “serve dare una
risposta al profondo disagio delle lavoratrici e dei lavoratori che in
questi anni hanno sofferto di bassi salari, di scarsa attenzione alla
tutela della salute e di nessuna formazione. Senza contare la stretta
prodotta dall’allungamento dell’età pensionabile e il blocco del turn
over, che per un verso tiene fuori nuovi lavoratori e per l’altro ha
fatto crescere il precariato. Oltre le promesse che possono funzionare
per fare un bel titolo, quindi, come era il mille asili in mille giorni,
servono fatti concreti, a partire da un finanziamento in legge di
Stabilità che possa dare una prima risposta a tutti i soggetti, ai
bambini, ai lavoratori e alle intere comunità”, conclude.
Categoria lancia campagna in occasione giornata mondiale, servono risorse in legge stabilità
Roma, 19 novembre 2015
Oltre 900 mila bambini in Italia, quelli compresi nella fascia tra
sei mesi e due anni, sono esclusi dagli asili nido. Per motivi diversi:
in parte per scelta delle famiglie ma, per la gran parte, per
l’impossibilità di potervi accedere, tra una scarsa offerta pubblica e
l’esosa richiesta privata. È quanto risulta da una elaborazione
della Fp Cgil Nazionale condotta sui dati Istat relativi all’offerta
comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima
infanzia in parallelo con le rilevazioni su natalità e fecondità della
popolazione residente.
Una elaborazione prodotta in vista della
‘Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia’ (20 novembre) e per
promuovere e accompagnare una campagna della categoria dei servizi
pubblici della Cgil sugli asili nido, dietro le parole:
#ChiedoAsilo. Dalle elaborazioni della Fp Cgil, infatti, emerge
un bacino enorme di bambini esclusi dal ‘diritto d’asilo’ e “condannati,
allo stato dei fatti, ad esserlo ancora a lungo”. La legge di
Stabilità, infatti, non prevede alcuna risorsa per finanziare il
progetto, previsto dalla legge cosiddetta ‘buona scuola’, di fare dello
0-3 non più un servizio a domanda individuale ma un diritto universale,
equiparandolo alla scuola d’infanzia.
Entrando nel dettaglio della elaborazione, la Fp Cgil rileva come nel report dell’istituto statistico (relativo al 2012),
l’offerta complessiva di asilo nido e di micro nidi per la prima
infanzia – pubblici e privati – copra una fascia di bambini da zero a
due anni pari al 17,9% (ovvero 17,9 posti ogni 100 bambini) pari a
289.851 bambine e bambini. Una percentuale lontana non solo dalla
media dei paesi scandinavi, che si aggira intorno al 50%, ma anche dalla
(passata) strategia di Lisbona che prevedeva entro il 2010 una
copertura pari al 33%.
Per converso, quindi, questi 290 mila ‘fortunati’ bambini rappresentano una piccola quota parte:
sono, infatti, oltre 908 mila, stima la Fp Cgil, quelli esclusi,
ovviamente per ragioni diverse ma che per la gran parte hanno a che fare
con il binomio scarsa offerta ed esose rette nel privato. “Una mole
enorme di bambine e bambini ai quali non viene garantito loro un diritto
che gli spetta e che, al momento, non possono usufruire del servizio,
per la carenza di strutture pubbliche o per i costi enormi delle
private”, afferma il segretario nazionale della Fp Cgil, Federico
Bozzanca, aggiungendo che “questo dato rimarrà tale senza che ci siano
fatti concreti, oltre la retorica dei mille asili in mille giorni”
Totale posti disponibili – Il dato di circa 290 mila bambini,
compresi tra sei mesi e due anni, è il frutto dei 146.647 iscritti agli
asili comunali, di 45.058 ad asili nido comunali con gestione affidata a
terzi, di 29.932 in asili nido privati con riserva di posti, di 13.581
bambine e bambini che usufruiscono di contributi alle famiglie per la
frequenza ad asili nido pubblici o privati, compresi i voucher.
Il totale in questo caso è pari a 193.160 coperti dall’offerta finanziata complessivamente dal publico. A questo numero vanno aggiunti
i 96.691 che si ritrovano in strutture totalmente private, senza alcun contributo quindi pubblico ma a carico totale delle famiglie, che porta
il numero complessivo a 289.851 (qui il grafico:
https://infogr.am/bambini_esclusi_asili_nido). Una mole di bambine e bambini divisi tra
le 3.656 strutture a titolarità pubblica e le 5.214 a titolarità privata, per un totale di asili nido e micro nidi pari a 8.870.
Totale esclusi dal ‘diritto d’asilo’ – La stima di oltre 900 mila
bambini senza ‘diritto d’asilo’, fatta sugli ultimi dati Istat
disponibili, si rileva dal totale delle nascita dal 2010 ai primi due
mesi del 2012, in modo tale da avere il numero complessivo di bambini
(dai sei mesi ai due anni) potenzialmente disponibili all’asilo a
partire dall’anno 2012/2013. Si sommano quindi i 561.944 nati nel 2010, i
546.585 nati nel 2011 e la stima dei nati nei primi due mesi del 2012,
pari a 89.587.
Per un totale pari a 1.198.116 ai quali vanno sottratti i 289.851
che, tra pubblico e privato, ‘godono’ di un posto al nido. Si arriva
così a 908.535 bambine e bambini fuori dal circuito, senza quindi asilo. (qui il grafico:
https://infogr.am/bambini_con_diritto_asilo)
La buona scuola e la legge di Stabilità – Oltre 900 mila bambini
depredati da un vero e proprio diritto. La buona scuola, infatti,
afferma la Funzione Pubblica Cgil, “ha inglobato il disegno di legge
Puglisi, finalizzato ad inserire in un sistema integrato di educazione e
istruzione nidi e scuole dell’infanzia per fare dei primi, come lo sono
i secondi, un diritto universale e non più un servizio (non
obbligatorio né gratuito) a domanda individuale”. Ma, aggiunge Bozzanca,
“questo progetto ha bisogno, oltre ad uno specifico decreto attuativo,
di risorse, di ingenti risorse, che la legge di Stabilità però non
prevede”.
Obiettivi, tra nodo risorse e personale – La spesa pubblica per
le strutture attualmente esistenti, quella cioè in carico ai comuni, si
aggira intorno a 1,3 miliardi di euro, che sale a 1,6 contemplando anche
la quota degli utenti per le strutture private. Il tutto per un
servizio che va da una copertura del 24,8% dell’Emilia Romagna al 2%
della Campania, per una media (solo per quanto riguarda il ruolo
pubblico) dell’11,9%. L’offerta al momento, da quella a vario titolo
pubblica a quella totalmente privata, conta (come visto) 8.870
strutture.
Per raggiungere il livello previsto dalla strategia di Lisbona
dovremmo incrementare le strutture di 1.700 unità, per poter garantire
il diritto all’asilo a circa 100 mila bambini e raggiungere quindi il
livello di 33 posti disponibili ogni 100 bambini. Per questo, fa sapere
la Fp Cgil, servirebbe assumere almeno 20 mila lavoratori.
I dati di questo report, osserva ancora il segretario nazionale
della Fp, “non solo dimostrano come sia lontanissimo l’obiettivo di
mille asili in mille giorni ma sono soprattutto il risultato di una
‘collisione’ tra il blocco del turn over e i tagli agli enti locali. Un
binomio che ha generato un arretramento dell’offerta che rischia di
mettere in crisi un servizio, anche laddove è sempre stato un fiore
all’occhiello in ambio internazionale”.
In attesa quindi che vengano erogate risorse, per rendere esigibile
il diritto all’asilo per i bambini, secondo Bozzanca, “serve dare una
risposta al profondo disagio delle lavoratrici e dei lavoratori che in
questi anni hanno sofferto di bassi salari, di scarsa attenzione alla
tutela della salute e di nessuna formazione. Senza contare la stretta
prodotta dall’allungamento dell’età pensionabile e il blocco del turn
over, che per un verso tiene fuori nuovi lavoratori e per l’altro ha
fatto crescere il precariato. Oltre le promesse che possono funzionare
per fare un bel titolo, quindi, come era il mille asili in mille giorni,
servono fatti concreti, a partire da un finanziamento in legge di
Stabilità che possa dare una prima risposta a tutti i soggetti, ai
bambini, ai lavoratori e alle intere comunità”, conclude.
Roma, 29 aprile 2015
La Fp Cgil nell’unirsi ai sentimenti di solidarietà e di sincere condoglianze, fa proprio l’appello di PSI che invita tutte le organizzazioni sindacali affiliate ad offrire un proprio contributo economico che verrà utilizzato per rafforzare gli interventi d’urgenza già in corso e per la necessaria ricostruzione di un Paese letteralmente sepolto da questo immane dramma.
Come Funzione Pubblica Cgil Nazionale la Segretaria Generale Rossana Dettori, invita a concorrere, anche con poche centinaia di euro, a questa grande operazione di solidarietà e di aiuto accreditando ciò che deciderete di destinare al seguente iban : IT50V0103003206000001103630 evidenziando la seguente causale ” Fondo per gli aiuti PSI per il Nepal 2015″
Sarà cura della Funzione Pubblica Cgil Nazionale, una volta terminata la sottoscrizione (entro il 10 maggio massimo) versare al citato fondo la somma totale della sottoscrizione di tutta la Funzione Pubblica.
Negli ultimi anni è tornato di attualità il grande tema, conteso e controverso, dei diritti del lavoro. Diritti che mutano, nella loro effettiva esigibilità, in rapporto alle condizioni di lavoro, ai settori produttivi, in rapporto ai Paesi di provenienza delle lavoratrici e dei lavoratori.
Milioni di donne e uomini, non solo sono ancora senza quei diritti fondamentali scaturenti dal rapporto di lavoro, ma anche di quelli di cittadinanza che, molto spesso, sono strettamente correlati all’attività lavorativa, alla tipologia del rapporto di lavoro posseduto.
Per questo la CGIL crede che l’estensione dei diritti debba continuare ad essere il tema centrale della sua azione sindacale, sia essa di proposta che di lotta. Il lavoro, quello tradizionale che cambia e quello nuovo che si affaccia, si intreccia inevitabilmente, da un lato con le tutele – quelle che devono essere offerte come politica attiva per a coesione sociale – dall’altro con l’affermazione dei diritti.
Non a caso la CGIL definisce inscindibili, nella persona, i diritti di chi lavora e quelli di cittadinanza. Ma questi valori devono essere sistematicamente tradotti in interventi particolari: sia nei contratti nazionali e nella contrattazione integrativa, sia in un’azione diretta ad attribuire loro il carattere dell’universalità.
Oggi la sfida è estendere al nuovo mondo delle lavoratrici e dei lavoratori le tutele e i diritti che gli altri hanno conquistato con sacrifici e a volte durissimi scontri nel corso di interi decenni, nei tempi passati.
Unitamente a questo c’è la quotidiana difesa ed esigibilità dei diritti dentro i luoghi di lavoro, dove il ruolo dei comitati degli iscritti della CGIL e delle RSU resta fondamentale.
La delegata o il delegato RSU, il militante sindacale sono, in molti casi, il primo terminale che la lavoratrice e il lavoratore incontrano quando hanno un problema, una legittima aspettativa da soddisfare, un diritto da rendere esigibile, una difficoltà che non può essere affrontata da soli. Sulle RSU e, dunque, sulle delegate e sui delegati, vanno quindi ad indirizzarsi una molteplicità di domande e di bisogni, sia di natura collettiva che individuale. Domande e bisogni cui occorre far fronte, ed insieme domande e bisogni che consentono all’organizzazione sindacale, attraverso rappresentanti validati dal voto dei lavoratori, di avviare rapporti, di consolidare rapporti esistenti, di continuare a tessere quel filo sottile e delicato ma decisivo che ben simboleggia la complessità della società e del mondo del lavoro attuale: il rapporto tra sindacato e lavoratori, fra battaglia collettiva e tutela individuale che da oltre un secolo caratterizza la CGIL. La complessità, tuttavia, richiede strumenti adeguati per affrontarla, la ricchezza e la vastità delle domande – che vanno interloquite, lette ed interpretate – richiedono una cassetta degli attrezzi sempre più adeguata, diffusa e fruibile.
L’applicazione ABC DEI DIRITTI ha questa ambizione: fornire strumenti, allargare la conoscenza, in qualche misura “democratizzarla” riguardo a tematiche fortemente specialistiche, favorire l’attività di tutela delle RSU e del sindacato nei luoghi di lavoro, dare una mano al consolidamento di un processo di sviluppo della partecipazione e della democrazia nel lavoro e del lavoro sul quale abbiamo investito e continueremo ad investire.
La Segretaria Generale Fp Cgil
Rossana Dettori
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In data odierna si è svolta l’ennesima
riunione al DAP per discutere della bozza di accordo sul FESI 2017 presentata
dalla parte pubblica. Nel suo intervento la FP CGIL ha riconosciuto
all’amministrazione di aver recepito gran parte delle richieste avanzate dalla
nostra organizzazione nelle precedenti riunioni – soprattutto sulla necessità
di tornare ad un incentivo mensile per quanto previsto alle lettere A1 e A2,
confermando anche la consistenza economica dell’incentivo stesso -, ma ha
precisato da subito che per arrivare ad una sottoscrizione dell’accordo, che
tutti auspichiamo avvenga nel minor tempo possibile, sarebbero state necessarie
ulteriori modifiche.
Come prima cosa si è chiesto di aumentare i fondi destinati
alla contrattazione decentrata, poiché la somma proposta dalla parte pubblica
rischia di svilire eccessivamente un livello di confronto che la FP CGIL
ritiene fondamentale. Subito dopo ha chiesto di abolire il riferimento che lega
la retribuzione dell’incentivo previsto alla lettera A3 al giudizio complessivo
di fine anno, ribadendo che tale strumento è spesso usato come mezzo di
ritorsione nei confronti del personale e quindi deve essere rivisto.
Si è
subito dopo evidenziato che nei posti di servizio previsti nella tabella A non
sono previste alcune figure fondamentali per il regolare svolgimento del
servizio d’istituto come i preposti, i responsabili e la sorveglianza generale.
Abbiamo poi chiesto di inserire alla lettera C2 una dicitura che impedisca che
l’incentivazione prevista per i coordinatori dei nuclei traduzioni possa
spingere gli stessi a far viaggiare il personale sotto scorta, cosa che deve
essere assolutamente vietata.
Per concludere abbiamo ribadito la necessità di
prevedere all’articolo 6 la possibilità di dirimere anche le controversie
relative all’accordo nazionale e di abolire l’incentivo previsto per il
personale che presta servizio a Pianosa poiché, da quanto ci risulta,
l’istituto è chiuso e non ci è stata comunicata ufficialmente mobilità di
personale verso quella sede.
La parte pubblica ha ascoltato tutte le richieste
delle organizzazioni sindacali e si è impegnata a presentare una nuova proposta
da discutere in data 14 febbraio 2017.
Roma, 31 gennaio 2017
Il Coordinatore Nazionale Fp Cgil
Polizia Penitenziaria
Massimiliano Prestini
Roma, 12 aprile
Abrogati di
fatto i Tribunali per i Minorenni e le Procure
della Repubblica presso il Tribunale per i
Minorenni, che diventano sezioni specializzate
distrettuali e perdono la loro autonomia. È
quanto prevede, secondo la Cgil e la Fp
Cgil, il disegno di legge delega di
riforma del processo civile. Un testo approvato
alla Camera che, secondo il sindacato di corso
d’Italia, contiene “gravi problematiche connesse
al rispetto dell’autonomia e della
specializzazione del settore minorile”.
“Il
provvedimento appare ancora una volta come un
semplice taglio lineare invece di una riforma
sostanziale”, sostengono confederazione e
categoria. “Rispetto alla proposta
originaria del Governo, che sul tema istituiva
il Tribunale per la Famiglia e per i Minori
accorpando le competenze prima divise tra
Tribunale ordinario e Tribunale specializzato
nella materia – spiegano – il testo licenziato a
Montecitorio rischia “di mantenere lo
status quo e, con la perdita di autonomia, di
provocare la disarticolazione del sistema dei
Tribunali per i Minorenni, considerato
un’eccellenza in Europa”.
Oltre all’abrogazione di fatto dei Tribunali per
i Minorenni e delle Procure della Repubblica
presso questi, per Cgil e Fp Cgil “c’è un tema
legato alla ‘esclusività’, che può causare danni
ingenti relativamente all’azione inquirente”.
Nel merito: “Il
Procuratore aggiunto presso la sezione
specializzata distrettuale di fatto dipende dal
Procuratore capo del Tribunale e, in
considerazione dello stato degli uffici
giudiziari, non si può avere la certezza che sia
adibito solo ad azioni inquirenti relative a
minori”. Inoltre, continua la Cgil, “la
creazione della gerarchia nell’ambito del
Tribunale Ordinario e della Procura presso il
Tribunale non garantisce che i giudici adibiti
in via esclusiva alla sezione specializzata
distrettuale siano effettivamente giudici
specializzati. E dunque non si compie affatto il
disegno originario che tendeva ad accorpare le
materie relative alla famiglia ed ai minorenni
in un unico Tribunale specializzato e autonomo”.
La previsione, quindi, è che
“se questa riforma andasse in porto, insieme
alla riorganizzazione del Dipartimento per la
Giustizia Minorile e di Comunità, privo al
momento di investimenti adeguati, si
rischierebbe di portare al collasso l’intero
sistema della giustizia minorile”.
Il sindacato sottolinea poi come “sino ad oggi
non ci siano state le giuste interlocuzioni
istituzionali sulla gestione del sistema di
giustizia minorile”. Un blocco che va di pari
passo col tema generale del personale: “Non si è
aperto il tavolo sulla riqualificazione per
avviare le procedure di cui alla legge 132, né
si è più parlato dell’emendamento che avrebbe
sanato la situazione delle figure professionali
rimaste escluse”. Così come, concludono Cgil e
Fp Cgil, “sulla questione precari della
giustizia non è ancora uscito il secondo decreto
di riparto dei posti rimasti disponibili per
l’ufficio per il processo né si è ancora aperto
l’annunciato tavolo con la Conferenza delle
Regioni per gli esclusi. Ad oggi alcuni impegni
presi dal Ministro Orlando sono ancora pendenti
ma l’interlocuzione è ferma”.
Roma, 13 gennaio 2016
“Scioperi a scacchiera e iniziative regionali e
territoriali per il contratto e la riorganizzazione dei settori
pubblici”, questa la decisione degli esecutivi unitari di oggi di
Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl e Uil-Pa che ha riunito le segreterie nazionali e
i segretari regionali delle categorie.
Dopo la grande
manifestazione di novembre e di fronte all’ennesimo passo falso del
governo sulla legge di stabilità, Rossana Dettori, Giovanni Faverin,
Giovanni Torluccio e Nicola Turco – segretari generali delle federazioni
del pubblico impiego di Cgil Cisl e Uil – rilanciano l’iniziativa: “Un
contratto vero e investimenti nella formazione, nell’innovazione, nelle
competenze per lo sviluppo del paese. Ma anche risoluzione delle
vertenze territoriali, dove le ricadute di anni di cattiva gestione,
continui tagli e soppressioni, immobilismo organizzativo hanno prodotto
un drammatico abbassamento della qualità dei servizi alle comunità”.
“Sensibilizzeremo
cittadini e imprese, e coinvolgeremo le istituzioni e gli
amministratori locali attraverso un’agenda di mobilitazioni coordinate a
livello nazionale, che riguarderà tutti i territori e le regioni.
Quella per il contratto è una battaglia per riorganizzare sanità,
legalità, sicurezza, welfare, servizi socio-assistenziali.. con meno
costi e più qualità. Una battaglia che tiene insieme gli interessi di
chi lavora al servizio delle comunità e di chi fruisce dei servizi”.
“Il
Paese è bloccato. Servono strumenti e non proclami. Per questo
porteremo domani agli esecutivi unitari delle confederazioni la proposta
per un modello innovativo di relazioni sindacali anche per il pubblico
impiego, che liberi la contrattazione e la renda volano
dell’innovazione: professionalità, produttività, valutazione e
investimenti nel capitale umano”.
“Non ci fermeremo finché
lavoratori e cittadini non avranno le risposte che meritano. E metteremo
in atto tutte le forme di pressione, con un fitto calendario di
scioperi e mobilitazioni regionali e territoriali, per il rinnovo dei
contratti e la dignità del lavoro pubblico”.
Apprendiamo dalla nota denominata “Evento
sismico sede
L’Aquila” pubblicata sulla Intranet in
data 30 gennaio, circa la
sicurezza della sede della Corte dei conti
abruzzese,
l’adeguamento sismico dell’edificio e la
conferma delle
rassicurazioni date al personale.
E’ con grande senso di responsabilità e
preoccupazione per i
colleghi, che la CGIL ha segnalato all’Amministrazione
il disagio
manifestato con una nota, a firma della
Rsu, a seguito di
un’assemblea che ha coinvolto tutto il
personale (che si allega).
L’intendimento del nostro intervento (nota
allegata) è stato di
porre l’attenzione su una situazione
delicata e meritevole di
immediata considerazione.
E ci siamo riusciti.
Alleghiamo, inoltre, una rassegna stampa
sull’emergenza eventi
sismici a L’Aquila.
Roma, 31 gennaio 2017
FP CGIL Corte dei conti
Il 27 e 28 gennaio, a
Trieste, il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia e il Parco
culturale di San Giovanni, nell’area del ex manicomio, sono state le
sedi di un appassionato confronto tra i protagonisti della battaglia
per il superamento degli OPG: amministratori, politici, giuristi,
magistrati, associazioni, cittadini, operatori dei Dipartimenti di
Salute Mentale e delle REMS. …leggi tutto
StopOPG 10 e 11 febbraio in Sicilia per chiudere l’ Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, visitare le Rems di Naso e Caltagirone, nel pomeriggio dell’11 dibattito pubblico …leggi tutto
Viaggio attraverso le Rems (Presentato in occasione dell’anniversario della chiusura degli OPG, 27-28 gennaio 2017 – Trieste)
Roma,
31 gennaio 2017
Al
Capo Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria
Dott.
Gioacchino Natoli
Al
Direttore Generale dell’Organizzazione Generale
Dott.ssa
Barbara Fabbrini
Al
Capo del Gabinetto
Dott.
Giovanni Melillo
OGGETTO: Richiesta
proroga formazione su piattaforma e-learning. Art. 21 quater della L.
132/2015.
Visto
che l’espletamento delle prove concorsuali per la riqualificazione dei
cancellieri e degli
ufficiali
giudiziari, ai sensi della legge di cui in oggetto, sono previste non prima
della metà del
prossimo
mese di marzo, la scrivente chiede la possibilità di prorogare la formazione
e-learning,
oltre
la data del 31 gennaio, dei lavoratori della regione Abruzzo e di tutte le
regioni limitrofe
colpite
dalla gravità degli eventi sismici e naturali che si sono verificati.
Confidando
in un positivo riscontro si inviano distinti saluti.
La
Coordinatrice Nazionale
FP CGIL
Ministero
della Giustizia DOG
Amina D’Orazio
27 – 28 gennaio 2017 stopOPG a Trieste – Chiudono gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, oltre le Rems: lavorare per la Salute Mentale …leggi tutto
Si conclude a Trieste la storia degli Opg
Il viaggio di stopOpg per visitare le Rems: Report della tappa in Friuli Venezia Giulia a AURISINA (Trieste) 12 dicembre …leggi tutto
La pagina speciale con i Report delle tappe del viaggio di Stopopg nelle REMS
Il 23 dicembre stopOPG ha visitato l’Opg a Montelupo Fiorentino …leggi
Senza OPG, dopo un successo quali prospettive? di Pietro Pellegrini …leggi tutto
Sostieni il viaggio di stopOPG nelle Rems: con una SOTTOSCRIZIONE tramite BONIFICO BANCARIO … leggi
31.01.2017 – Diario della prova preselettiva del concorso pubblico a 250 posti di Vigile del Fuoco.
COMUNICATO STAMPA FP CGIL, CISL FP E UIL PA
Incontro sindacati – Ministero su questione riconoscimento professionalità e riqualificazione personale
Roma, 10 maggio 2016
“Sulla riqualificazione del personale della
giustizia arriva finalmente una prima, seppur parziale, risposta”. È
quanto fanno sapere Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa al termine del confronto
oggi con il Ministero della Giustizia, rappresentato dal sottosegretario
Gennaro Migliore, con al centro il tema della questione del
riconoscimento della professionalità acquisita e della riqualificazione
del personale.
Un vertice frutto della mobilitazione messa in
campo dai sindacati, con assemblee in tutti gli uffici giudiziari, “che
porta ad una prima risposta, a partire dall’avvio entro le prossime due
settimane di un confronto tecnico con l’obiettivo, sul quale lo stesso
Ministero si è impegnato, di chiudere entro l’estate”. Secondo Fp Cgil,
Cisl Fp e Uil Pa, con gli impegni assunti dal dicastero di via Arenula,
“si registra un primo passo capace di dare il via ad un percorso
virtuoso che coinvolga tutto il personale della giustizia”.
I
sindacati rimangono in ogni caso vigili sul tema: “I lavoratori della
giustizia – affermano – sono rimasti gli unici dell’intero comparto
Stato a non avere mai avuto una progressione in carriera. Meritano
attenzione e rispetto anche, e soprattutto, perché non può esserci
alcuna riforma della giustizia senza tener conto delle persone che ci
lavorano. Per questo verificheremo il rispetto degli impegni presi,
senza tollerare alcun ritardo. Ragione per la quale la mobilitazione
messa in campo in questi giorni rimarrà in piedi fino al raggiungimento
di risultati concreti”, concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa.