PROTOCOLLO INDICAZIONI PER LA PREVENZIONE ED IL CONTENIMENTO DELL’EMERGENZA
In considerazione dell’avvio della cd. Fase 2 per le Pubbliche Amministrazioni, ed in coerenza con le Linee guida già approvate dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS), assieme all’Amministrazione abbiamo sottoscritto un Protocollo di indicazione per la prevenzione ed il contenimento dell’emergenza.
Ovviamente, al pari di quello per gli operatori sanitari, si tratta di un documento dinamico che andrà implementato e rivisto anche a seguito dell’enorme produzione normativa messa in atto dal legislatore per far fronte al mutare delle condizioni legate all’emergenza epidemiologica, ma che fornisce una cornice ampia e dettagliata che andrà riempita ed adattata alle peculiarità delle varie Strutture, anche avuto riguardo alla diversa disciplina eventualmente disposta dalle Autorità locali in considerazione del diverso grado di contagio.
Da qui l’esigenza di prevedere, oltre alle figure della prevenzione aziendale (medico competente, RSPP, RLS), il coinvolgimento Organizzazioni sindacali territoriali e delle Rappresentanze Sindacali Unitarie.
Questi dovranno, infatti, confrontarsi con il Responsabile di Struttura sulle misure organizzative adottate con particolare riferimento all’individuazione e alle modalità di svolgimento delle attività indifferibili da rendersi in presenza.
Tra gli aspetti maggiormente qualificanti del Protocollo, oltre a quello appena illustrato sull’approccio partecipato ed integrato, segnaliamo quello relativo alla volontarietà al rientro. Una previsione, quest’ultima, che avuto riguardo alle esigenze organizzative dell’amministrazione per le attività da rendere di presenza, ci permette di rispondere al meglio anche alle istanze di quanti hanno avuto particolari problemi rispetto alla quarantena forzata presso la propria abitazione.
Altro elemento importante è quello posto a salvaguardia dei colleghi che versano in condizioni di maggiore fragilità (immunodepressi, 104, coniugi o congiunti conviventi con disabilità grave, ecc…), che hanno speciali esigenze di cura dei figli (perché minori considerata la chiusura dei servizi educativi, affetti da disabilità grave riconosciuta anche con legge 104, ecc…), e che utilizzino mezzi pubblici per coprire lunghe distanze. Infatti, nello stabilire la presenza del personale negli uffici nei soli casi in cui sia indispensabile per lo svolgimento di attività indifferibili, quindi incompatibili con il lavoro da remoto, raccomandando sempre e comunque l’adozione di piani di turnazione e rotazione, si dovrà tenere necessariamente da conto delle situazioni di cui sopra.
Di notevole importanza, inoltre, la necessità di dotare tutto il personale di apposite mascherine chirurgiche in caso di utilizzo di spazi comuni, così come raccomandato dall’Inail in tutte le Linee guida
emanate. E’ di tutta evidenza che nei predetti spazi rientrano tutti quelli sottoposti al passaggio di più persone, pertanto le mascherine andranno assegnate a tutto il personale chiamato a rientrare in servizio con l’indicazione di utilizzarle nei casi previsti (condivisione spazi comuni, contatto con utenza).
Inoltre, sempre a garanzia della salute e sicurezza dei colleghi, che deve necessariamente passare per una corretta ed uniforme attuazione delle linee guida contenute nel protocollo e nei successivi documenti tecnici che verranno predisposti dalle Strutture Centrali competenti, che forniranno più puntuali indicazioni di carattere tecnico, organizzativo e procedurale (per tutte le figure professionali, comprese quelle che dovranno svolgere attività esterna come funzionari di vigilanza, assistenti sociali, Professionisti Contarp, ctr o addetti alla verifica), abbiamo previsto che a livello centrale l‘Amministrazione e le OO.SS. nazionali effettuino un periodico monitoraggio sull’attuazione delle sopra indicate linee guida.
Particolare attenzione l’abbiamo dedicata alla necessità di sottoporre i colleghi a tampone e/o screening sierologici, richiesta dalle scriventi avanzata tempo fa e che è oggetto di apposite convenzioni con i vari servizi sanitari regionali.
Il momento è talmente delicato che non possiamo e non vogliamo permetterci che possano esserci fughe in avanti o, ancora peggio, distorte attuazioni delle indicazioni fornite.
Siamo convinti, infatti, che solamente attraverso la partecipazione consapevole ed attiva si può cercare di tutelare concretamente la salute e la sicurezza dei lavoratori, pur consapevoli delle enormi responsabilità che ne conseguono.
Certo, sarebbe molto più facile “disertare” e scaricare su altri ogni responsabilità, ma sarebbe da ignavi, mentre noi siamo da sempre presenti al fianco dei lavoratori. Gli stessi che non abbiamo mai abbandonato in tutti questi mesi di enorme difficoltà.
A tal proposito, con lo stesso spirito e con la stessa responsabilità dimostrata per la rapida definizione del Protocollo, chiediamo che si dia seguito con altrettanta celerità al confronto per discutere tutti gli istituti spettanti in modalità di “lavoro agile per emergenza” così come più volte richiesto dalle scriventi. Non sfuggirà, infatti, l’impatto economico che una simile modalità ha avuto sulle retribuzioni dei colleghi, che nonostante ciò hanno continuato a garantire coperture lavorative ben oltre il normale orario di lavoro.
Analogamente, si rinnova la richiesta di procedere celermente alla riduzione dei tassi di interesse applicati su Mutui e Prestiti, così come già avvenuto in altri Enti similari che, ricordiamo, hanno già dato
seguito alle predette richieste, dando al proprio personale quel meritato riconoscimento che in Inail stenta a concretizzarsi.
A. Mercanti M. Molinari F. Savarese P. Romano
L’adesione al Protocollo sicurezza rappresenta una condizione estremamente importante per la
gestione della cosiddetta fase 2. Non è stato un passaggio semplice e lo stesso atto presenta alcuni
limiti in particolare per quel che riguarda i settori della tutela per i quali occorre un approfondi –
mento specifico, anche alla luce delle linee guida licenziate dall’ICR e singolarmente in prima battuta
dimenticate nelle premesse del documento. Approfondimento che abbiamo già unitariamente
richiesto.
A questo si deve aggiungere, in questo caso come effetto positivo del confronto, il carattere di gradualità
delle riaperture che in qualche modo fa giustizia di alcune pretese velleitarie, provenienti da
alcuni territori.
Il confronto si è dipanato su due giorni e dobbiamo dire che l’inizio non era stato dei più promettenti.
In particolare mancavano elementi essenziali quali appunto gli elenchi che contenevano la programmazione
delle aperture e alcune garanzie in ordine alla fornitura dei dpi necessari. Per fortuna,
dopo un intervento assai opportuno del Segretario Generale, il confronto si è incanalato su
adeguati binari e questo ci ha consentito di arrivare ad una soluzione soddisfacente.
Premesso questo va sempre sottolineato che questa intesa è uno strumento che si accompagna a
quello più generale sottoscritto unitariamente con la Ministra Dadone il 3 aprile scorso, e va ricordato
che solo la sottoscrizione di quel Protocollo ha consentito l’attivazione dei confronti specifici
all’interno delle Amministrazioni centrali ed ai vari livelli di contrattazione, producendo un atto che
consente il riavvio delle attività in un settore delicato come quello dei Beni Culturali, con la finalità
di garantire la maggiore tranquillità possibile a chi poi dovrà gestire direttamente la ripartenza.
L’ulteriore specificazione riguarda gli elenchi consegnati che riguardano la programmazione delle
riaperture: sono indicazioni che provengono dai Dirigenti interessati che vanno puntualmente verificate
in sede di contrattazione locale, e non hanno certamente carattere prescrittivo. Laddove le misure
previste non risultino adottate si deve chiedere immediatamente lo slittamento delle date annunciate
e in caso di resistenze vanno attivate tutte le procedure previste di denuncia e segnalazione
immediata delle inadempienze. In questo contesto il Protocollo dota di tutti gli strumenti previsti
dalla normativa contrattuale ed in materia di sicurezza i livelli di contrattazione decentrata e
prevede fasi di monitoraggio e verifica da parte del tavolo nazionale.
Per quanto riguarda i DPI ci è stato garantito che venerdì saranno consegnati dalla Protezione Civile
ai Segretariati Regionali nelle misure indicate nell’elenco. Anche questo va verificato tempestivamente.
Sono ancora numerose le questioni sul tappeto, che riguardano la capacità di governo di questa
fase complessa dei tavoli contrattuali, dalla gestione delle forme di lavoro a distanza e dei diritti
contrattuali e sociali connessi, ai tentativi da qualche parte già in atto di stravolgere gli orari con atti
unilaterali fino alla definizione delle problematiche relative al salario accessorio dei lavoratori.
Accanto a queste restano sul tappeto i nodi complicati derivanti dall’attuazione dell’ultima riorganizzazione:
nuova rimodulazione degli organici, attuazione ed incremento del piano assunzioni, mobilità,
passaggi orizzontali e passaggi tra le aree.
Sono tutti temi fondamentali che ci vedranno impegnati a partire dai prossimi giorni, come al solito
in prima fila al servizio dei lavoratori.
In allegato vi inviamo il testo definitivo del Protocollo, gli elenchi relativi alla programmazione delle
riaperture di Archivi, Biblioteche e Musei e l’elenco contenente il numero dei Dpi assegnati a ciascuna
Regione, restando a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.
Claudio Meloni
FP CGIL NAZIONALE
GESTIONE DELLA FASE 2: CALMA E GESSO!
Come avevamo richiesto in più occasioni all’Amministrazione, sin dallo scorso 21 aprile e successivamente ribadito con nota del 5 maggio, si è tenuto oggi il previsto incontro sulla cosiddetta “Fase 2” declinata in ambito INPS.
L’Istituto ha innanzitutto rappresentato la volontà, in applicazione delle norme che attualmente regolano l’esecuzione delle prestazioni lavorative nel pubblico impiego, di mantenere alta la percentuale di personale in smart-working, ma ritiene anche necessario avviare la discussione sull’ampliamento delle attività indifferibili che vanno svolte in sede, tema quest’ultimo affrontato dalla direttiva n.3/2020 del Ministro della Pubblica Amministrazione e non interpretabile in termini esclusivamente “produttivistici”.
Da parte nostra abbiamo ribadito la necessità che ci venga sottoposto, come già accaduto in altre amministrazioni pubbliche, un documento quale base di discussione sul quale aprire un confronto, ricordando che le misure concernenti la salute e sicurezza sono oggetto di contrattazione e che il quadro normativo continua a prevedere il lavoro agile come modalità ordinaria di lavoro per i dipendenti pubblici.
Questo vuol dire che, come avevamo già chiesto, si deve arrivare alla sigla di un protocollo d’intesa che individui le misure di sicurezza da assumere e che disciplini organicamente il lavoro agile anche nella fase emergenziale, sancendo i principi che devono essere rispettati su tutto il territorio nazionale e garantendo la partecipazione sindacale a tutti i livelli di RSU.
In questo momento così difficile per il Paese, con l’Istituto in prima linea nell’erogazione di prestazioni a sostegno del reddito di famiglie, lavoratori e imprese, riaprire al pubblico in modalità fisica le sedi dell’INPS (ricordiamo che il nostro Ente non è mai stato chiuso in questi mesi, ma ha semplicemente modificato la modalità di relazione con il pubblico, da fisica in modalità remota, senza che ciò abbia inciso negativamente sulla produzione e sul rapporto con l’utenza), sia pure solo su alcuni servizi come da taluno prospettato, potrebbe non solo generare rischi di ordine pubblico fuori ed all’interno dei nostri uffici mettendo a repentaglio l’incolumità fisica dei colleghi e degli utenti, ma potrebbe creare anche occasioni di contagio in assenza di ferree misure igienico-sanitarie. Per questo diciamo: calma e gesso!
Non poniamo in essere decisioni avventate di cui ci si potrebbe pentire e che potrebbero ulteriormente sovraesporre l’INPS e i suoi dipendenti.
Al termine della riunione sono stati velocemente affrontati altri argomenti accantonati nei precedenti incontri e sui quali attendevamo un risposta:
• in merito alla corresponsione dei buoni pasto per chi lavora da remoto, colleghi in smart-working ed in regime di telelavoro domiciliare, l’Amministrazione, raccogliendo le nostre sollecitazioni, ci ha anticipato che a breve uscirà un messaggio per il loro riconoscimento con decorrenza 11 marzo 2020;
• sul tema delle assegnazioni temporanee, argomento sul quale avevamo in precedenza sollecitato l’Amministrazione a dare una risposta ai colleghi che avevano già presentato domanda con le causali in passato accolte, ci è stato riferito che, fino al perdurare dell’emergenza sanitaria in atto, stante lo svolgimento dell’attività lavorativa da remoto, non si adotteranno nuovi provvedimenti;
• sulla richiesta di interpretare in senso orientato favorevolmente al lavoratore la disciplina della sospensione dei piani di ammortamento dei mutui edilizi al personale per la nuova causale introdotta dal relativo regolamento (vedi nostro comunicato del 13 maggio) l’Amministrazione ha dichiarato di essersi uniformata alle indicazioni degli organi di controllo interno per cui se lo scenario cambia, e sono recepite le “controdeduzioni” presentate, le domande potrebbero essere riesaminate;
• confermata a maggio l’erogazione, rapportata al numero di giorni di lavoro, dei 100,00 € previsti dall’art.63 del “Decreto Cura Italia” per i colleghi che nel mese di marzo hanno svolto attività lavorativa con presenza fisica in ufficio;
• sul “congelamento” del credito e del debito orario, maturati dal personale prima dell’emergenza COVID-19, è stata confermata l’indicazione di differire al periodo post emergenza sanitaria, rispettivamente, la fruizione ed il recupero;
• confermata la soluzione a breve della problematica relativa all’erogazione periodica dell’indennità per i funzionari addetti al contenzioso dell’invalidità civile (corresponsione mensile come recita il CCNI);
• infine, a seguito della nostra richiesta, formulata dopo la sottoscrizione dell’ipotesi di CCNI 2019 per le aree A, B e C, l’Amministrazione ha confermato che con la retribuzione di giugno procederà all’erogazione di un pre-saldo dell’incentivo 2019.
Roma, 14 maggio 2020
FP CGIL
Matteo ARIANO
Antonella TREVISANI
CISL FP
Paolo
SCILINGUO
UIL PA
Sergio CERVO
CONFINTESA/FP
Francesco VIOLA
CONFSAL-UNSA
CIARALDI
PEPPETTI
GESTIONE FASE EMERGENZIALE
SICUREZZA E SMART WORKING
In data 12 maggio è proseguito il confronto con la delegazione di parte pubblica relativamente al tema della sicurezza dei lavoratori e delle misure organizzative da adottare per la gestione dell’attività lavorativa.
L’amministrazione ha in primo luogo ribadito di voler proseguire con la modalità “agile” anche nelle prossime settimane, quantomeno fino al termine della fase emergenziale attualmente fissato per il 31 luglio p.v.
Ci è stata inoltre rappresentata la possibilità di autorizzare eccezionalmente la presenza in ufficio di alcune unità di personale esclusivamente nell’ambito delle cd attività indifferibili (ad es. consultazione archivi cartacei e particolari esigenze di coordinamento) e solo su base volontaria.
Sul versante sicurezza il DG ci ha comunicato che è in via di definizione un documento che, recependo le linee guida dettate recentemente dall’INAIL ed in attesa delle ulteriori indicazioni che dovrebbero essere disposte dal Dipartimento della Funzione Pubblica nei prossimi giorni, valuti tutti gli interventi da porre in essere per garantire la sicurezza di tutti i lavoratori. Documento che, come richiesto, verrà condiviso con le RSU, le OO.SS., gli RLS ed il medico competente.
Abbiamo inoltre richiesto l’aggiornamento di tutti i DVR tenuto conto che, ad oggi, ci risulta che alcune Direzioni Generali non abbiano ancora provveduto.
In merito ai temi trattati queste OO.SS. hanno chiesto un’accelerazione sull’opportunità, già condivisa dall’Amministrazione, di definire un protocollo d’intesa con le scriventi che, guardando ad una futura e graduale ripresa dell’attività in presenza, dia indicazioni chiare ed univoche a tutti i CDR per regolamentare in modo più puntuale la gestione del lavoro agile e per scongiurare inutili rischi per il personale.
Abbiamo poi riproposto con forza il problema della mancata erogazione dei buoni pasto sul quale l’amministrazione si è resa disponibile ad aprire un
confronto con le OO.SS. solo al termine degli approfondimenti attualmente in atto.
Sul punto abbiamo ribadito la precedente richiesta di prevedere l’attribuzione dei buoni pasto fin dall’avvio della fase emergenziale tenuto conto che l’attività svolta dal personale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali non può essere definito smart working ma normale attività che vede lo svolgimento delle attività lavorative dalla “sede casa” anziché dalla “sede istituzionale”. Tanto è vero che i lavoratori devono rendersi disponibili per l’intero orario di lavoro e non portare a compimento un progetto come prevederebbe lo smart working, con sole 3 ore di reperibilità giornaliera.
A margine dell’incontro si è avviato il confronto per valutare ulteriori possibili soluzioni per la destinazione dei sussidi (provvidenze) al personale. L’amministrazione dopo aver ascoltato alcune nostre prime riflessioni, si è impegnata a formulare alcune proposte prima del prossimo incontro.
Al termine dell’incontro abbiamo inoltre richiesto all’amministrazione di verificare la correttezza dei dati riportati negli allegati al FRD 2019 e di riaprire una discussione sulle indennità nazionali.
Per i motivi sopra esposti, queste OO.SS., hanno chiesto la presenza del Segretario Generale in quanto la struttura da lui diretta ha fra i suoi compiti quello di coordinamento delle Direzioni Generali in maniera di farsi garante dell’uniformità di comportamenti. Inoltre la presenza del Segretario Generale è quanto mai necessaria alla luce dell’ipotesi di riorganizzazione che coinvolge sia il Ministero che l’ANPAL, considerato anche quanto previsto dal CCNL vigente. Da ultimo, è stato chiesto di fornire indicazione in merito all’erogazione del “bonus” previsto dall’art. 63 del DL 18/2020, per le giornate di presenza svolte dal personale addetto ai presidi.
FP CGIL
Giuseppe Palumbo Francesca Valentini
CISL FP
Michele Cavo Marco Sozzi
UIL PA
Bruno Di Cuia Orlando Grimaldi
RIAPERTURA DEI LUOGHI DELLA CULTURA:
ALTRA RIUNIONE INTERLOCUTORIA
Oggi le OO. SS. del MiBACT hanno incontrato l’Amministrazione e alcuni Dirigenti Generali per verificare lo stato della situazione che dovrebbe preludere alla riapertura dei siti culturali afferenti al nostro Ministero. Nella riunione di ieri, dopo aver ascoltato le misure finora preventivate e gli studi di fattibilità condotti dai Direttori Generali competenti, avevamo ribadito che pretendiamo la previsione e l’applicazione di alcune misure che riteniamo urgenti e ineludibili. Con la riunione odierna è stato stilato un Protocollo sulla sicurezza dei siti, dei lavoratori e degli utenti; uno strumento in grado di monitorare le misure previste sui singoli luoghi ed esercitare il previsto controllo. Ci sono state fornite indicazioni anche sugli Istituti che cominceranno a riaprire dal prossimo 18 maggio nei tre settori coinvolti (Archivi, Biblioteche, Musei). Adesso attendiamo di ricevere i materiali, compreso l’elenco delle progressive aperture, e verificarne la congruità per poter apporre la nostra firma nel più breve tempo possibile. In assenza di quanto da noi richiesto saremo pronti ad attivare ogni forma di contrasto, anche giudiziale, ad iniziative di singoli dirigenti che non tengano conto delle misure di tutela della salute. Con l’occasione abbiamo ribadito la necessità di attivare tavoli di confronto sia rispetto al problema – soprattutto nei grandi centri – dei sistemi di trasporto per raggiungere i luoghi di lavoro (che implicano tempi di percorrenza assurdi) sia della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, in quanto molti lavoratori sono in primo luogo genitori e devono occuparsi in prima persona della cura dei figli unitamente alla prestazione lavorativa da svolgersi in lavoro agile. Vi terremo costantemente informati su tutte le novità relative alla riapertura dei siti, alla erogazione dei servizi all’utenza e ai problemi di gestione organizzativa ad esse connessi.
FP CGIL CISL FP UIL PA FLP CONFSAL UNSA
Meloni Nolè – Di Stefano Trastulli Satolli Urbino
Proclamazione sciopero nazionale Sanità Privata e RSA 18 giugno 2020
come anticipato con la precedente nota del 11.5, a fronte del verbale di mancata conciliazione abbiamo inviato ad Aiop ed Aris, oltre che alla commissione di garanzia, la proclamazione dello sciopero nazionale per il personale del comparto della sanità privata e rsa per il prossimo 18 giugno 2020 come da nota allegata a firma dei Segretari Generali.
Convinte che gli innumerevoli anni di attesa per il rinnovo del contratto della sanità privata e delle rsa siano espressione di un atteggiamento vile e vergognoso da parte dei datori di lavoro, è fondamentale che vengano definite tutte le iniziative compatibili con le misure consentite, a livello aziendale, territoriale e regionale, necessarie a sostenere la mobilitazione sino allo sciopero.
Vi chiediamo di darci riscontro del calendario delle iniziative unitarie che concorderete, per le quali vi confermiamo sin da ora la piena disponibilità a partecipare.
Con successiva nota, anche alla luce dell’evoluzione delle direttive legate all’emergenza sanitaria, vi comunicheremo le modalità organizzative di effettuazione dello sciopero.
FP CGIL CISL FP UIL FPL
Francavilla Barbara Ferruzzi Marianna Buccarello Rossella
UN’OCCASIONE PERSA!
Venerdì 8 maggio 2020 è apparso sulla rete intranet dell’Istituto il messaggio Hermes n.1927 che, nel dettare le indicazioni di carattere procedurale in ordine alla gestione accentrata delle domande di sospensione dei mutui edilizi e dei prestiti al personale ex art.59 del DPR n.509/1979 per la causale degli eventi di eccezionale gravità dichiarati tali dalle autorità competenti, ha stabilito il principio della irrilevanza degli effetti della riduzione del reddito da lavoro del dipendente INPS, ai fini della riduzione del reddito da lavoro del nucleo familiare, quale requisito per accedere alla sospensione del piano di ammortamento del mutuo e del prestito.
Il principio, ribadito nel corpo dello stesso messaggio nel punto in cui si afferma che “il reddito da lavoro del dipendente non costituisce presupposto ai fini della sospensione”, appare in evidente contrasto con il dettato dei regolamenti sui mutui e sui prestiti al personale (determine n.54 e n.55 adottate dall’Organo munito dei poteri del CdA lo scorso 8 aprile) che fanno entrambi riferimento alla riduzione del reddito da lavoro del nucleo familiare del lavoratore, nucleo nel quale, fino a prova contraria, è ricompreso a tutti gli effetti il collega: diversamente, si arriverebbe al paradosso che il collega single non accederebbe mai all’istituto della sospensione del prestito o del mutuo in quanto l’Amministrazione assume come irrilevante la diminuzione di reddito che la lavoratrice o il lavoratore dell’INPS, individualmente, abbia subito in questi mesi. Una diminuzione dimostrabile, e questo evidentemente “preoccupa” l’Amministrazione, con il raffronto dei cedolini dei primi quattro mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.
A rafforzare la convinzione che la posizione assunta, per via interpretativa, dall’Amministrazione non sia corretta vi è il dato inconfutabile che il regolamento sui mutui edilizi al personale, nella versione definita con il Verbale di accordo concordato tra le parti, organizzazioni sindacali ed Amministrazione lo scorso 31 marzo, non contemplava “la riduzione del reddito da lavoro del nucleo familiare del mutuatario” quale presupposto per accedere alla sospensione del relativo piano di ammortamento, requisito successivamente inserito in sede di gestione presidenziale.
Ci saremmo aspettati un’interpretazione della disciplina regolamentare di mutui e prestiti orientata in senso favorevole al personale, principio che era alla base del Verbale d’accordo citato, come invece escludere il reddito da lavoro del dipendente dell’INPS dalla valutazione del reddito da lavoro del nucleo familiare appare non solo scorretto, ma soprattutto incurante degli effetti economici che l’emergenza epidemiologica in atto ha prodotto anche sul reddito da lavoro individuale di migliaia di colleghi impossibilitati in questi mesi ad accedere ad istituti diventati fondamentali per integrare il reddito familiare, colleghi, è bene non dimenticarlo, che si sono fatti carico di spese aggiuntive, basti pensare all’acquisto di pacchetti aggiuntivi di connessione a internet oppure in alcuni casi a quello
di dotazioni informatiche, di cui l’Amministrazione si è gratuitamente avvalsa in questa fase di smart working emergenziale.
Un’occasione persa dall’Istituto, un’occasione che si sarebbe potuta tradurre in un’opportunità per il personale. Pertanto, chiediamo l’abolizione delle clausole limitative su esposte ed il ripristino di quanto concordato con il Verbale di accordo del 31 marzo scorso.
Roma, 13 maggio 2020
FP CGIL
Matteo ARIANO
Antonella
TREVISANI
CISL FP
Paolo
SCILINGUO
UIL PA
Sergio CERVO
CONFINTESA/FP
Francesco VIOLA
CONFSAL-UNSA
CIARALDI
PEPPETTI
Dirigenza Penitenziaria e Area 1 – Riunione con il Vice Capo del Dap
Lunedì 11 maggio si è svolta la riunione in oggetto in cui il nuovo Vice Capo del Dap, dott. Roberto
Tartaglia, ha voluto incontrare le organizzazioni sindacali rappresentative del personale della Carriera
Dirigenziale Penitenziaria e della Dirigenza Area 1 per un colloquio di reciproca conoscenza.
Nel suo intervento la Fp Cgil, dopo aver dato il benvenuto al dott. Tartaglia ed essersi congratulata
per il prestigioso incarico che gli é stato conferito, ha fatto un quadro della situazione che i dirigenti
stanno vivendo in questo drammatico momento. Per tutti gli operatori penitenziari lavorare in situazioni
di emergenza è attività ordinaria, sicuramente invece è straordinaria l’attuale emergenza
che vede tutti noi (nessuno escluso!) insieme ai medici e agli infermieri dei presidi sanitari, confrontarsi
ed affrontare una sfida consapevoli che la stessa sarà durevole e ci impegnerà per lungo tempo
ancora. Il rischio contagio condizionerà il nostro modo di lavorare ed imporrà nuove regole per
la gestione della vita detentiva come di fatto sta già avvenendo. Come Dirigenti abbiamo progressivamente
adottato tutte le misure di prevenzione dal contagio che sono state impartite, le abbiamo
adattate ai nostri contesti e abbiamo lavorato in sinergia con i presidi sanitari locali in una sforzo di
mediazione e coordinamento, consapevoli dei rischi elevati che stiamo affrontando. Andremo
avanti come abbiamo fatto sempre, con i comandanti dei reparti responsabili della sicurezza interna,
con i funzionari dell’area trattamentale, con i funzionari contabili, con gli assistenti amministrativi
con tutto il personale di polizia penitenziaria nell’impegno quotidiano, accompagnati dal rischio
contagio. La pandemia ha ovviamente acuito le critiche sul nostro sistema penitenziario e anche
inconsueti interlocutori (oltre quelli tradizionalmente noti) hanno voluto esprimere proprie valutazioni
e proporre soluzioni “nuove” anche apodittiche, fino ad invocare il commissariamento dell’intera
amministrazione. Noi auspichiamo che l’emergenza, che di fatto, sta già diventato ordinaria gestione
all’interno degli istituti, possa essere una utile occasione per ripensare a largo spettro ad
un’azione di ammodernamento del sistema di esecuzione penale non solo in termini organizzativi
(come avvenuto nel 2015), ma in una composita riforma che coinvolga tutto il personale dell’ amministrazione
penitenziaria, il cui ruolo è sconosciuto alla maggioranza del nostro paese. Ci siamo
resi conto di come il decreto Cura Italia del 17 marzo 2020 avesse in una delle sue prime stesure
omesso di riconoscere un aumento del monte ore straordinario ai dirigenti penitenziari impegnati
nella gestione dell’emergenza, che peraltro proprio in quei giorni aveva prodotto tensione all’interno
degli istituti in alcuni casi trasformatasi in rivolte che hanno prodotto vittime. Tali dimenticanze
non sono casuali, ma al contrario sono frutto di una assenza di conoscenza del mondo penitenziario
e della sua complessità. Anche il Ministro, i Sottosegretari, il Capo Dipartimento hanno dovuto
nel corso del Loro mandato apprendere come la questione carcere non possa essere risolta con
soluzioni tampone ovvero semplificate. I problemi complessi vanno risolti con soluzione articolate e
composite, che devono tenere conto di molte esigenze che spesso possono anche apparire tra
loro contrapposte. Desideriamo che da questo periodo di disagio per la presenza di un nemico invisibile
fuori e dentro il carcere, nasca un’opportunità concreta di rinascita, di ammodernamento,
che prenda atto dell’evoluzione del sistema penitenziario disciplinato da la legge 395 del 1990. Negli
ultimi 30 anni troppe, parziali, spesso disorganiche, disposizioni (molte di rango inferiore) hanno
prodotto discrasie che hanno inficiato l’efficacia dell’azione penitenziaria e indebolito le funzione
del personale che opera all’interno degli istituti. Occorre dare avvio ad un progetto di riforma che
porti ad una dirigenza unica alla quale possano accedere le dirigenze dei diversi ruoli professionali
ai quali poi affidare la direzione e quindi l’indirizzo manageriale degli istituti di pena e degli uffici
provveditoriali e dipartimentali. Vanno ridefiniti anche i compiti dei provveditorati regionali che devono
essere davvero il centro di governo dei distretti regionali in grado di realizzare progetti mettendo
in campo risorse contestualizzate ai bisogni delle strutture di loro responsabilità anche con
maggiore autonomia – rispetto a quanto fino ad oggi hanno mostrato – dal Dipartimento, che dovrebbe
a sua volta svolgere un ruolo d’indirizzo, di guida sui principi generali della gestione
dell’esecuzione penale in carcere. Bisogna progettare insieme ai territori concrete possibilità deflattive
che consentano di non continuare a vedere nel carcere l’unica possibile soluzione all’espiazione
della pena, non per tutti almeno. L’emergenza ha consentito l’emanazione di provvedimenti
deflattivi che insieme ad altri (ad es, la liberazione anticipata speciale), potrebbero aiutarci a ridurre
il numero delle presenze in carcere consentendo agli operatori penitenziari tutti di svolgere con
maggiore efficacia l’attività trattamentale rieducativa in sicurezza. Non abbiamo bisogno di commissariamento,
ma solo di una gestione ordinata e consapevole in grado di colmare progressivamente
le carenze di personale in TUTTI i ruoli di cui si compone questa amministrazione – dai funzionari
contabili, ai funzionari giuridici, alla polizia penitenziaria, ai Dirigenti Penitenziari e di Area 1.
Una rivisitazione innovata dei compiti assegnati a tutto il personale e un reale concreto alleggerimento
delle procedure amministrative, non solo attraverso l’informatizzazione. Soprattutto, abbiamo
bisogno di un contratto collettivo nazionale di lavoro, da sempre auspicato per la Dirigenza Penitenziaria,
ma ancora oggi non realizzato.
Dopo aver ascoltato gli interventi delle organizzazioni sindacali, il vice capo del Dap ha ringraziato
per le informazioni ricevute e ha ribadito la sua vicinanza a tutto il personale dell’amministrazione.
Fp Cgil nazionale
Massimiliano Prestini
L’ATTIVITA’ DI VIGILANZA NELLA “FASE 2”
La graduale ripresa delle attività produttive postula una necessaria riflessione in ordine
alla ripartenza degli accertamenti ispettivi in un contesto nel quale vi sono, peraltro,
due aspetti di cui non può non tenersi conto.
Anzitutto, il mutato scenario socioeconomico che rende necessario un cambio di
passo nell’approccio ispettivo, valorizzando l’aspetto qualitativo ed il contrasto nei
confronti dei macro-fenomeni di illegalità che, specialmente in un momento difficile
quale l’attuale, possono acuirsi con particolare serietà.
In questa prospettiva, oltre allo svolgimento dell’ordinaria attività di vigilanza relativa
alle aziende che non hanno mai cessato la propria attività produttiva, diventa essenziale,
in considerazione dell’aumento esponenziale del ricorso agli ammortizzatori sociali
ed alle forme di sostegno al reddito, un impegno per impedire, attraverso l’individuazione
di indici di comportamenti distorsivi, sia gli abusi a danno della collettività,
sia il “dumping” socioeconomico che lede irreversibilmente la retribuzione e la contribuzione
dei lavoratori.
Quanto sopra, anche alla luce della circostanza che con l’approssimarsi della stagione
estiva ed il massiccio uso di lavoratori stagionali (normalmente immigrati) per le “raccolte”,
sarà di fondamentale importanza intervenire al fine di debellare quelle forme di
illegalità che spesso, sconfinando in un vero e proprio sfruttamento nei confronti di lavoratori
più deboli, integrano fattispecie costituenti reato. Peraltro, lo svolgimento di
dette attività all’aperto garantisce maggiore tutela agli ispettori coinvolti.
In sostanza, chiediamo l’impiego del personale ispettivo per avversare i “furbi”, lanciando
un segnale di equità sociale.
Considerata anche la recente riattivazione delle commissioni regionali di programmazione
della vigilanza, appare utile un loro coinvolgimento, al fine di garantire il coordinamento
e la sinergia con le altre Amministrazioni (segnatamente: INL e INAIL), ma
anche per tener conto delle specificità presenti nelle diverse realtà territoriali. In quella
stessa sede, è importante/opportuno concordare anche un raccordo con le Prefetture,
per individuare le aziende che hanno chiesto di riaprire contemporaneamente
fruendo di ammortizzatori sociali.
Dovrà essere rafforzata la sinergia con la vigilanza documentale al fine di individuare,
in una fase preliminare, importanti elementi di valutazione per evidenziare aziende
che possiedono forti elementi di irregolarità; inviare, successivamente, una verifica
ispettiva ove sia necessario un supporto della stessa.
La seconda, ma non meno importante, condizione è rappresentata dalla garanzia
che gli accertamenti siano svolti in sicurezza. Questo significa fornire DPI idonei,
verificare, tramite un intervento diretto del medico competente, che il personale ispettivo
sia nelle condizioni di riprendere l’attività, effettuare attività di formazione
sull’impiego e lo smaltimento dei DPI, focalizzare il target su obiettivi che non mettano
a rischio la salute del personale di vigilanza.
Da ultimo, dovrà prestarsi particolare attenzione alle modalità di definizione delle pratiche
già assegnate sia per quelle in fase istruttoria, sia per quelle concluse ma non
notificate. Per queste ultime sarà necessario coordinare la ripresa dell’attività di notifica
con l’aggiornamento delle procedure e della modulistica implementata dalle modifiche
legislative intercorse nel periodo dell’emergenza, fissando modalità operativa che
garantiscano il personale.
Vista l’importanza degli argomenti, chiediamo l’apertura urgente di una discussione
nell’ambito dei prossimi incontri del tavolo nazionale.
Roma, 11 maggio 2020
FP CGIL/INPS
Matteo ARIANO
Antonella TREVISANI
CISL FP/INPS
Paolo SCILINGUO
RIAPERTURA DEI LUOGHI DELLA CULTURA: SERVE LA SICUREZZA PER LAVORATORI E CITTADINI
Nonostante gli annunci e le comunicazioni che il Ministro Franceschini in questi giorni ha diffuso in
Parlamento, a tutt’oggi non è ancora stato definito un protocollo univoco per il territorio nazionale
che regolamenti la riapertura in sicurezza di Musei, Archivi, Biblioteche, Parchi e Aree
archeologiche. L’assenza di indicazioni puntuali e l’approssimarsi della data individuata dallo
stesso Ministro per la ripresa delle attività ordinarie, espongono il personale e i visitatori/utenti ai
rischi che ben conosciamo.
Occorre tenere presente che le direttive di carattere generale lasciano margini di iniziativa ai
Dirigenti locali i quali, come abbiamo avuto modo di verificare nei mesi scorsi, assumono talora
iniziative azzardate e certamente non sufficienti a garantire la necessaria tutela della salute di
cittadini e visitatori.
Urge pertanto che il tavolo di confronto fra l’Amministrazione e le OO.SS. finalmente convocato per
il 12 maggio pv. dopo molte sollecitazioni della parte sindacale, conduca, con spirito di
collaborazione costruttiva, nei tempi più rapidi possibili ad una condivisione delle misure di
prevenzione, per arrivare, in piena sicurezza e con la necessaria gradualità, alla sospirata e
invocata ripresa delle normali attività anche dei luoghi della cultura.
Roma, 8 maggio 2020
FP CGIL CISL FP UIL PA FLP CONFSAL UNSA
Meloni Nolè/ Di Stefano Trastulli Satolli Urbino
Roma, 08 maggio 2020
Vice capo D.A.P.
Dott. Roberto Tartaglia
Roma
Al Direttore generale del personale e delle risorse A.P.
Dott. Massimo Parisi
Roma
E, p.c.
All’Ufficio relazioni sindacali – D.A.P.
Dott.ssa Ida DEL GROSSO
Roma
Oggetto: corso vice sovrintendente
Egregio,
purtroppo, ad oggi, ancora non sono note le modalità e le date di svolgimento del corso
di formazione per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del Corpo di Polizia
Penitenziaria, per i vincitori dell’aliquota B del bando di concorso.
Consapevoli della difficoltà oggettiva nell’organizzare un corso di formazione all’interno
delle scuole in questo periodo di emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del
COVID-19, chiediamo quantomeno che ci vengano fornite indicazioni riguardanti sia i
tempi di definizione dello svolgimento corso, sia la mobilità prevista, così da poter rassicurare
il personale vincitore del concorso.
Riteniamo ad ogni modo che la possibilità che il corso venga effettuato a distanza attraverso
piattaforme online sia il modo più indicato poiché concerta la necessità di rispettare
le linee guida per la prevenzione del contagio da COVID-19 e la necessità di formare
in tempi brevi i sovrintendenti, ruolo oltremodo in sofferenza.
In attesa di un celere e urgente riscontro, si porgono cordiali saluti.
Il Coordinatore Nazionale
FP CGIL Polizia Penitenziaria
Stefano BRANCHI