“Ribadiamo con ancora più decisione che per chiudere le trattative del rinnovo contrattuale 2022-2024 di Medici, Veterinari e Dirigenti Sanitari, è necessario prima chiarire il nodo delle risorse destinate all’indennità di specificità dei professionisti, finanziate per medici e veterinari a regime dal 2026 già dalla legge di bilancio 2024, aumentate in quella in discussione attualmente, ma ancora non equamente finanziate per tutti i Dirigenti Sanitari dell’Area”. Lo evidenzia Andrea Filippi, Segretario Nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN.

“Il contratto di categoria che stiamo negoziando in questi giorni – osserva – è una leva fondamentale per sanare, con la legge di bilancio, questa grave ingiustizia che mina l’unità dei professionisti. Inoltre, dal primo incontro in ARAN, la Fp Cgil ha proposto di inserire già in questo contratto, senza ulteriori attese, le risorse precedentemente finanziate a regime dal 2026 per l’aumento dell’indennità di specificità, anche per ridurre gli effetti del definanziamento del contratto 2022-24 che, ricordiamolo, è di ben 10 punti percentuali rispetto all’inflazione del triennio; si sta parlando di circa 180 euro lordi al mese in più, contro i 92 ad oggi previsti per l’aumento del tabellare, al netto degli anticipi già percepiti in busta paga”.

“Anche la cabina di regia del Ministero della Salute, nell’incontro avuto la settimana scorsa, ci ha dato ragione aggiunge Filippi – assumendo sia l’impegno a sanare con la legge di bilancio l’ingiustizia della indennità dei Dirigenti Sanitari sia ad erogare da gennaio queste risorse in busta paga. Infatti il Capo Gabinetto del Ministero, Marco Mattei, coadiuvato dall’ufficio legale, ci ha confermato che non è necessario congelare queste risorse per 2 anni fino al prossimo contratto, ma possono essere erogate da subito con autorizzazione del Mef. In altri termini, è solo un problema politico, non tecnico”.

“Davvero non capiamo – prosegue -perchè dovremmo sottoscrivere di fretta un contratto che perpetuerebbe gravi problemi che invece la legge di bilancio, ormai alle porte, può risolvere. Non stiamo chiedendo di dilatare i tempi della trattativa, ma di attendere la legge di bilancio nel mese di dicembre; questo può fare la differenza tra firmare un contratto definanziato e divisivo ed un contratto dignitoso ed almeno equo. D’altra parte il contratto a tutt’oggi non ha risolto nessuno dei temi economici e normativi utili a migliorare le condizioni di lavoro dei professionisti. Siamo solo al terzo incontro e non abbiamo neanche risolto il problema di come distribuire equamente le poche risorse finanziate per il rinnovo; sulla parte normativa, che pure avrebbe bisogno di pochi ma importanti interventi, ancora non ci è stato proposto nulla di rilevante”.

“È questo il momento di fare una vertenza per ottenere risorse eque anche per i dirigenti sanitari sin da questo contratto; rimandarla a dopo la firma è un segnale di debolezza sindacale che avalla le scelte sbagliate del Governo e non garantisce nulla a lavoratrici e lavoratori. Speriamo che nessuno abbia intenzione di far precipitare i tempi della sottoscrizione, senza aver prima risolto, in tempi rapidi, questi nodi cruciali”, conclude Filippi.

Aumento sfiora il 6% ma inflazione nel triennio è al 16%, si perdono 10 punti

“Non abbiamo firmato il contratto 2022-24 delle funzioni locali perché la proposta è inaccettabile. Meno del 6% di aumento non basta perché l’inflazione in quel triennio era al 16%. Vuol dire che, quando sarà reale l’aumento, le lavoratrici e i lavoratori troveranno il 10% in meno in busta paga. Perderanno 10 punti”.

Lo dichiara la segretaria nazionale Fp Cgil Tatiana Cazzaniga, in relazione al contratto funzioni locali 2022-24.

“Abbiamo ottenuto qualcosa, certo: cento milioni di euro. Ma li hanno inseriti dal 2028! E intanto come si farà? Lavoratrici e lavoratori – osserva – non possono aspettare il 2028 per pagare le bollette della luce e del gas, il mutuo, l’affitto. Quelle risorse servono adesso in un comparto, quello degli enti locali, che da tempo attende la valorizzazione dovuta, che da tempo sta aspettando di trovare la soluzione del problema di un giusto salario. Noi siamo coerenti e questo contratto non lo possiamo firmare: chiediamo alla nostra controparte, al ministro, di mettere più risorse economiche nel Fondo, di anticiparlo e di renderlo possibile per tutti. Cento milioni di euro non sono ancora sufficienti, e sono solo per i Comuni. Noi li vogliamo per le lavoratrici e i lavoratori immediatamente, non tra due anni”.

“Se c’è una ragione per cui i giovani non partecipano ai concorsi o lasciano le amministrazioni dopo 1\2 anni dall’assunzione è perché è basso lo stipendio rispetto alle responsabilità che una lavoratrice o un lavoratore dei Comuni, delle Province, delle Regioni, delle Camere di commercio, Asp, sostiene tutti i giorni nella propria attività. E’ assolutamente necessario, inoltre, trovare una soluzione ai percorsi di valorizzazione e di carriera che oggi in questi enti non si possono realizzare perché mancano le risorse economiche”.

 

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Area

Ex posizione economica

Stipendio

IVC 2022–2024

Anticipo CCNL 2022–2024

Aumento proposto CCNL 2022–2024

Differenza da percepire

Arretrato anno 2024

Arretrato anno 2025

Arretrati se il CCNL fosse sottoscritto il 31.12.2025

FUNZIONARI ED ELEVATE QUALIFICAZIONI D7 2.699,18 13,50 103,95 144,11 40,16 522,08 522,08 1.044,16
D6 2.569,18 12,85 98,95 144,11 45,17 587,15 587,15 1.174,29
D5 2.403,29 12,02 92,55 144,11 51,56 670,23 670,23 1.340,46
D4 2.304,22 11,52 88,70 144,11 55,41 720,28 720,28 1.440,56
D3 2.212,81 11,06 85,16 144,11 58,95 766,32 766,32 1.532,65
D2 2.025,66 10,13 78,00 144,11 66,11 859,42 859,42 1.718,83
D1 1.934,36 9,67 74,46 144,11 69,65 905,46 905,46 1.810,93
ISTRUTTORI C6 2.054,58 10,27 79,08 132,81 53,73 698,50 698,50 1.397,01
C5 1.997,48 10,00 77,00 132,81 55,81 725,53 725,53 1.451,06
C4 1.929,26 9,65 74,31 132,81 58,50 760,56 760,56 1.521,13
C3 1.872,48 9,36 72,07 132,81 60,74 789,59 789,59 1.579,19
C2 1.823,88 9,12 70,22 132,81 62,59 813,62 813,62 1.627,24
C1 1.782,74 8,91 68,61 132,81 64,20 834,64 834,64 1.669,28
OPERATORI ESPERTI B8 1.860,20 9,30 71,61 118,17 46,56 605,28 605,28 1.210,56
B7 1.820,36 9,10 70,07 118,17 48,10 625,30 625,30 1.250,60
B6 1.754,66 8,77 67,53 118,17 50,64 658,33 658,33 1.316,67
B5 1.724,36 8,62 66,37 118,17 51,80 673,35 673,35 1.346,70
B4 1.697,03 8,49 65,37 118,17 52,80 686,36 686,36 1.372,72
B3 1.672,74 8,36 64,37 118,17 53,80 699,37 699,37 1.398,75
B2 1.611,31 8,06 62,06 118,17 56,11 729,40 729,40 1.458,81
B1 1.586,21 7,93 61,06 118,17 57,11 742,42 742,42 1.484,83
OPERATORI A6 1.659,66 8,20 63,14 113,51 50,37 654,81 654,81 1.309,62
A5 1.631,99 8,06 62,06 113,51 51,45 668,82 668,82 1.337,65
A4 1.600,63 7,90 60,83 113,51 52,68 684,84 684,84 1.369,68
A3 1.574,35 7,77 59,83 113,51 53,68 697,85 697,85 1.395,71
A2 1.543,52 7,62 58,67 113,51 54,84 712,87 712,87 1.425,74
A1 1.523,61 7,52 57,90 113,51 55,61 722,88 722,88 1.445,76

 

 

“Grande adesione allo sciopero nazionale di oggi: abbiamo registrato un’ampia partecipazione ai presìdi organizzati su tutto il territorio nazionale. La nostra richiesta è chiara: vogliamo un contratto dignitoso che riconosca professionalità, diritti e qualità del servizio a tutela non solo di lavoratrici e lavoratori, ma anche delle persone fragili assistite quotidianamente”.

Lo si legge in una nota di Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs a proposito dello sciopero nazionale di lavoratrici e lavoratori Anaste.
“Lavoratrici e lavoratori del comparto socio-sanitario e socio-assistenziale a cui si applica il Ccnl Anaste oggi hanno incrociato le braccia per protestare contro il rinnovo contrattuale peggiorativo sottoscritto da Anaste con sigle non rappresentative. E’ ora di dire basta con le disuguaglianze tra addetti che operano nello stesso settore socio-sanitario assistenziale. Non possiamo né dobbiamo permettere disuguaglianze tra gli stessi operatori solo perché sono alle dipendenze di strutture che applicano contratti meno tutelanti”, hanno osservato le organizzazioni sindacali.
La mobilitazione, infatti, nasce dalla chiusura dell’associazione datoriale e dal rifiuto di riconoscere salari e tutele in linea con gli altri contratti del settore.
Presìdi e manifestazioni si sono tenuti in molte regioni italiane tra le quali Lazio, Marche, Veneto, Lombardia, Umbria, Sicilia, Toscana, Piemonte, Calabria, Liguria, Campania, Emilia Romagna.
La mobilitazione proseguirà finché non si raggiungerà l’obiettivo di avere un contratto giusto, equo per dare valore a lavoratrici e lavoratori nel segno della dignità, poiché non può esistere qualità dell’assistenza senza dignità del lavoro! E per noi ‘stesso lavoro, stessi salari, stessi diritti’, non è solo uno slogan, ma un obiettivo da raggiungere, soprattutto a tutela del lavoro di cura!”.

Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Fiadel: “Serve subito il rinnovo del CCNL unico di settore”

Roma, 31 ott – “Indetta per mercoledì 10 dicembre la seconda azione di sciopero nazionale nel settore dell’igiene ambientale, con presidi e manifestazioni in tutto il Paese”. Lo rendono noto Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel, che spiegano: “Dopo oltre dieci mesi dalla scadenza del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dell’igiene ambientale, le lavoratrici e i lavoratori del settore tornano a mobilitarsi. Nonostante la grande adesione allo sciopero e ai presìdi del 17 ottobre scorso, Utilitalia, Cisambiente Confindustria, Assoambiente e le Centrali cooperative continuano a mantenere una posizione di chiusura, rinviando il confronto e bloccando il rinnovo contrattuale. Per questo, accogliendo il mandato espresso dal Coordinamento nazionale unitario delle delegate e dei delegati del 27 ottobre, abbiamo deciso di rilanciare la mobilitazione. Dal 3 novembre saranno interrotte le relazioni sindacali a tutti i livelli. Rivendichiamo un contratto che garantisca salari adeguati, sicurezza sul lavoro, valorizzazione professionale, welfare contrattuale e tutele reali per tutte e tutti, compresi i lavoratori degli appalti e degli impianti, troppo spesso invisibili. Ci meraviglia il silenzio assordante delle proprietà delle imprese, sia pubbliche che privata, che continuano a non esprimere una parola di responsabilità sociale verso lavoratrici e lavoratori che, con professionalità e sacrificio, assicurano ogni giorno un servizio pubblico essenziale per la collettività. Non accettiamo che il CCNL venga svuotato delle sue funzioni, né che salute e sicurezza vengano considerate un costo da comprimere. Dopo anni di rincari e precarietà, è necessario un rinnovo che migliori concretamente le condizioni di chi lavora”.

Il messaggio dei sindacati è netto: “O si rinnova il contratto per migliorare la vita di chi lavora, oppure la mobilitazione continuerà senza sosta, in ogni azienda e in ogni territorio”.

Venerdì 31 ottobre 2025 le lavoratrici e i lavoratori del comparto socio-sanitario e socio-assistenziale a cui si applica il Ccnl Anaste incroceranno le braccia contro il rinnovo contrattuale peggiorativo sottoscritto da Anaste con sigle non rappresentative.  La mobilitazione, proclamata da Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs, nasce dalla chiusura dell’associazione datoriale e dal rifiuto di riconoscere salari e tutele in linea con gli altri contratti del settore.
“Non possiamo né dobbiamo permettere disuguaglianze tra gli stessi operatori del socio-sanitario solo perché hanno la sfortuna di lavorare per una associazione datoriale rispetto ad un’altra”, dichiarano le organizzazioni sindacali. “Per fare solo qualche esempio – proseguono – ad oggi gli OSS percepiscono tra i 1.200 e 1.300 euro annui in meno rispetto ai colleghi impiegati in strutture che applicano i Ccnl Coop Sociali ed Uneba, gli educatori tra 1.300 e 1.500 euro circa, gli addetti alle pulizie tra i 1.500 e i 2.000 euro. Per non parlare del periodo di comporto di malattia, peggiorativo rispetto a quanto previsto sempre dai Ccnl Uneba e Cooperative Sociali”.
Presidi e manifestazioni si terranno su tutto il territorio nazionale: a Roma dalle ore 9.00 alle ore 10.00 in via dei Gracchi 137, in Emilia Romagna di fronte al Palazzo della Giunta Regionale a Bologna (ore 10.00), in Lombardia davanti alla Casa Famiglia Affori 15/19 a Milano (dalle ore 10.30 alle ore 12.30), in Umbria con un presidio a Terni, strada di Collerolletta 4 (ore 13.00), in Toscana nei pressi della RSA Villa Gisella a Firenze (ore 10.00), in Piemonte di fronte la RSA Valgioie a Torino (dalle ore 10.30), in Liguria di fronte la sede Anaste (via Cesarea 9) a Genova (ore 9.00), in Veneto sotto la prefettura a Rovigo (ore 10.30), in Campania presso la Prefettura di Avellino (10.30-12.30), in Sicilia sotto l’assessorato alla salute a Palermo, in Calabria nei pressi della Casa Protetta Madonna del Rosario a Lamezia Terme, nelle Marche presso l’istituto Paolo Ricci Srl Civitanova Marche (dalle ore 10.00 alle ore 12.00).
Con la mobilitazione le organizzazioni sindacali chiedono un contratto dignitoso, che riconosca professionalità, diritti e qualità del servizio a tutela non solo dei lavoratori, ma anche delle persone fragili assistite quotidianamente.

“Confermiamo il giudizio su un testo contrattuale che continua nella sequela di contratti imposti dal Governo che per la prima volta nella storia della contrattazione pubblica non recuperano il potere d’acquisto perso dalle lavoratrici e dai lavoratori pubblici nel triennio di riferimento. Anche il contratto dell’Area della dirigenza delle funzioni centrali 2022-2024 determinerà infatti un taglio netto di oltre il 10% delle retribuzioni dei dipendenti pubblici rispetto all’inflazione maturata nello stesso periodo”.

Così Florindo Oliverio, segretario nazionale Fp Cgil, commenta la sottoscrizione definitiva del contratto avvenuta senza la firma della Fp Cgil.

“All’esito della revisione degli organi di controllo – prosegue – saltano inoltre le norme proposte da Aran che pure avevamo giudicato sbagliate in relazione alla possibilità di prorogare temporaneamente gli incarichi per i dirigenti ad esclusivo uso e consumo dell’amministrazione: la toppa che era stata messa era peggio del buco. Abbiamo sempre sostenuto invece la necessità di tutelare realmente il diritto all’incarico anche prevedendo un meccanismo di salvaguardia delle retribuzioni dove le amministrazioni sono inadempienti. Confermiamo quindi le nostre valutazioni su un dettato contrattuale che non affronta in maniera adeguata i temi rimasti ancora sul tavolo: dall’esigibilità del diritto all’incarico per i dirigenti al superamento dei due livelli di professionalità per i professionisti, così come il tema dell’accesso allo smart working, dell’indennità di esclusività e dell’attività libero-professionale per i medici Inps, o ancora la priorità per l’assegnazione all’incarico dei dirigenti sanitari di seconda fascia per la direzione di strutture complesse”.

“Rivendichiamo in ogni caso che con la nostra azione al tavolo negoziale abbiamo portato a casa un aumento maggiore degli stipendi rispetto alla parte variabile e un aumento maggiorato degli stipendi dei professionisti di primo livello in continuità con il contratto precedente. Dopo l’accordo separato sul contratto del personale non dirigente si conferma la stessa modalità anche per dirigenti, medici e professionisti delle funzioni centrali: non c’è alcuna intenzione da parte del Governo di raggiungere un accordo che produca risultati positivi per il personale, c’è solo la richiesta di aderire ad una proposta unilaterale”, conclude Oliverio.

“È stato sottoscritto oggi in Aran il CCNL 2019-2021 del comparto autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Noi di Fp Cgil non lo abbiamo firmato. Siamo in presenza di un contratto che arriva con un inaccettabile ritardo, fortemente condizionato dalla volontà dell’amministrazione di restringere gli spazi delle relazioni sindacali e della condivisione delle scelte finalizzate al raggiungimento del miglior benessere lavorativo, e che mostra di non avere interesse alla valorizzazione del personale”.
Lo si legge in una nota di Fp Cgil.
“Lavoratrici e lavoratori della PCM hanno compreso bene quanto siano state gravi e pericolose le chiusure dell’amministrazione, i cui effetti sono già sotto i loro occhi con i provvedimenti unilaterali assunti in materia di lavoro agile in alcuni Dipartimenti, e lo hanno dimostrato partecipando in modo straordinario alla consultazione sul CCNL che la Fp Cgil ha proposto, nel mese di settembre, a tutto il personale cui si applicano le disposizioni del Contratto. Circostanza in cui hanno confermato una netta contrarietà alla sottoscrizione di un testo che non riconosce la specificità della PCM, non valorizza il personale che ne fa parte e non migliora le loro condizioni di vita e di lavoro. La Fp Cgil continuerà a battersi perché lavoratrici e lavoratori della Presidenza del Consiglio dei ministri abbiano le risposte che chiedono”, conclude la nota.
“Il ministro Zangrillo riferisce di aver colto un imbarazzo nei rappresentanti della Cgil ai tavoli contrattuali? Appare incomprensibile dove possa aver percepito questa sensazione, visto che lui ai tavoli non partecipa! Da parte nostra tranquillizziamo ‘il ministro che non c’è’: difendere i diritti e la dignità dei lavoratori pubblici è la nostra missione, altro che fonte di imbarazzo. Le lavoratrici e I lavoratori dei servizi pubblici sono indignati rispetto a incrementi economici distantissimi dai tassi di inflazione registrati nel triennio contrattuale. Questi rinnovi tagliano le retribuzioni del 10%. E’ così che il ministro della Pubblica amministrazione valorizza il personale della Pa? Passando alla storia come il ministro che promuove un contratto che taglia le retribuzioni reali dei lavoratori pubblici?”.
Così una nota di Fp Cgil.​
“L’Italia risulta agli ultimi posti in Europa non solo per il numero di dipendenti pubblici in rapporto alla popolazione, ma anche per la spesa che riserva ai loro stipendi. Spendiamo per le retribuzioni dei dipendenti il 76% in meno della Francia, il 66% in meno della Germania e il 52% in meno del Regno Unito. Questi sono numeri imbarazzanti sui quali bisognerebbe agire con interventi concreti, garantendo organici adeguati e contratti dignitosi per valorizzare lavoratrici e lavoratori e assicurare servizi efficienti ai cittadini”.

“La perdita media mensile è di 172 euro rispetto al costo della vita”

“Oggi è stato firmato un contratto che mortifica le lavoratrici e i lavoratori della sanità pubblica e, per la prima volta, li impoverisce. Siamo in presenza di un contratto al ribasso che porta ad una perdita media mensile di 172 euro rispetto al costo della vita”. Così la Funzione Pubblica Cgil commenta il rinnovo del Ccnl sanità 2022-2024.

Un taglio del 10% all’aumento di stipendio dei professionisti della sanità. Mentre il costo della vita, infatti, è balzato al +16%, i salari aumentano appena del 5,7%. È la prima volta che un contratto fa perdere potere d’acquisto alle lavoratrici e ai lavoratori ed è un peggioramento per noi inaccettabile. Un arretramento anche in termini normativi – fa sapere la Fp Cgil – : mentre il Governo mantiene il tetto sul salario accessorio e sulle assunzioni, il contratto peggiora i carichi di lavoro dando mano libera alle aziende sulla pronta disponibilità, blocca di fatto differenziali economici e incarichi per mancanza di risorse, non risolve problemi come quello della mensa e della retribuzione spettante nei giorni di ferie”.

“Il ruolo del sindacato è quello di battersi affinché si ottengano condizioni di lavoro migliorative per le lavoratrici e i lavoratori ed una retribuzione adeguata al costo della vita. Quello che è stato firmato è un peggioramento annunciato delle condizioni di lavoro oltre che delle retribuzioni di chi ogni giorno si dedica con professionalità alla cura e all’assistenza delle cittadine e dei cittadini”, conclude la Funzione Pubblica Cgil.

 

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Dopo l’ennesimo tavolo di trattativa per il rinnovo del CCNL Fabbricerie 2024-2026 durante il quale si è discussa la proposta economica avanzata dall’associazione datoriale, FP CGIL, CISL FP e UIL FPL hanno proclamato lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle Fabbricerie.

In questi giorni è in corso una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro per informare, discutere e confrontarsi con tutto il personale sulla proposta economica presentata a quasi due anni dalla scadenza del contratto: una proposta caratterizzata da un incremento tabellare fermo al 5,2% e con risorse per la contrattazione decentrata e altre voci pari a un complessivo 3,2%.

Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno espresso alla controparte la non ricevibilità della proposta inviata, insufficiente a compensare lo scostamento tra aumento retributivo e fiammata inflattiva del triennio precedente, tutelare il potere di acquisto delle retribuzioni di lavoratrici e lavoratori e riconoscerne il valore professionale, di chi quotidianamente ha cura e rende accessibili a un sempre più crescente numero di visitatori monumenti e luoghi unici al mondo.

Le lavoratrici e i lavoratori delle fabbricerie già nei primi incontri svolti in importanti Opere (Orvieto, Pisa, Firenze…), con una grande partecipazione, stanno confermando la richiesta economica di tutelare le loro retribuzioni, vedendosi riconosciuti aumenti tabellari adeguati alla crescita dei prezzi di questi anni, consapevoli che per le Fabbricerie il boom turistico di questi ultimi anni consentirebbe di ridurre di molto la distanza tra quanto proposto e il 14,7% dato dagli indici IPCA diffusi da ISTAT per il periodo da considerare.

Polizia Locale manovra
“Dalle anticipazioni sulla Legge di Bilancio 2026 emerge che non ci sarà nulla per la Polizia Locale: nessun riconoscimento del lavoro usurante (anzi, si profila un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile) e nessuna nuova risorsa per i salari, né per il rinnovo contrattuale né per lo sblocco del tetto previsto dall’art. 23 del D.Lgs. 75/2017, neppure utilizzando le risorse dell’art. 208 del Codice della Strada. Per questo la Polizia Locale dovrà essere presente alla manifestazione nazionale della CGIL di sabato 25 ottobre con l’obiettivo di difendere la dignità, il salario, la previdenza e i diritti della Polizia Locale”. Lo si legge in una nota della Funzione Pubblica CGIL.
“E se dal testo ufficiale della Legge di Bilancio 2026 verranno confermate misure penalizzanti e nessuna risposta concreta, si renderà inevitabile una nuova e più ampia mobilitazione. Lavoratrici e lavoratori della Polizia Locale sono stanchi di promesse non mantenute, di riforme dell’ordinamento che non arrivano mai all’approvazione e di leggi di bilancio che, anziché dare risposte, finiscono per penalizzarli ulteriormente. Per queste ragioni la partecipazione alla manifestazione della CGIL indetta per il 25 ottobre ha anche l’obiettivo di rivendicare diritti e tutele per lavoratrici e lavoratori della Polizia Locale”.
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