“Questo Accordo Collettivo nazionale mantiene intatte tutte le criticità del precedente e per certi versi le peggiora nella direzione imprenditoriale di una professione che invece è il cuore valoriale dell’impegno sociale a garanzia di salute dei cittadini”: lo si legge in una nota di Fp Cgil in rappresentanza dei medici di medicina generale “che sentono il peso del degrado verso cui si sta portando questa nobile professione. La conferma la troviamo nell’ostinata, medioevale e antistorica remunerazione a quota capitaria che persevera nell’errore di trasformare il rapporto medico-paziente in professionista-cliente, così come l’apertura all’ingresso delle società di servizi e delle cooperative nelle AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali), preludio all’affidare loro la gestione delle case della comunità come ulteriore deriva del SSN verso il privato più agguerrito. Addirittura si arriva all’assurdo di consentire ai medici di medicina generale di svolgere attività in favore dei fondi integrativi privati, rappresentazione plastica del progressivo ritorno alle mutue assicurative. La completa rinuncia alla lotta sindacale per salvare il SSN pubblico e universale conquistato con la legge 833 del 1978. Tutto poi a danno degli stessi professionisti che al contrario chiedono più tutele, più supporto e più risorse per svolgere al meglio il proprio lavoro”, prosegue la Fp Cgil.

“E invece con questo accordo si introduce un ruolo unico imposto in modo da opprimere ulteriormente i medici di medicina generale, già soffocati da burocrazia crescente, caricandoli di sempre più compiti e mansioni, ma lasciandoli orfani delle tutele del contratto nazionale della dirigenza medica, e che costringerà i colleghi più giovani a ulteriori oneri in termini di attività oraria, carico e complessità professionale, senza offrire loro  una corrispondente valorizzazione contrattuale”.
“Tutto questo per un aumento economico, che manco a dirlo, come per tutti i dipendenti pubblici è al di sotto di ben 10 punti percentuali rispetto all’inflazione registrata nel triennio di riferimento. Non ci è chiaro se chi ha firmato questa trappola normativa dall’esca economica avvelenata sia del tutto consapevole del danno arrecato ai colleghi, di certo però si dovrà assumere la responsabilità di una deriva professionale voluta dalla politica, non certo dalla maggioranza dei Medici di Medicina Generale che non si sentono rappresentati in questo ACN”, conclude la nota.
‘Non parteciperemo all’incontro di oggi, la nostra mobilitazione prosegue in tutto il Paese’
“Con un tempismo che lascia sgomenti la capo di gabinetto del ministro della Giustizia ha convocato per oggi pomeriggio le organizzazioni sindacali per discutere delle prove selettive per decidere chi lasciare a casa, dal prossimo 1° luglio 2026, dei 12 mila tra operatori data entry, funzionari tecnici e funzionari addetti all’ufficio per il processo assunti a partire dal febbraio 2022 grazie ai finanziamenti europei del PNRR. Come Funzione Pubblica CGIL non parteciperemo all’incontro perché preferiamo continuare il nostro impegno confrontandoci con i parlamentari, le rappresentanze della magistratura e degli avvocati, far crescere nell’opinione pubblica la consapevolezza che per migliorare la giustizia del nostro Paese bisogna rafforzare la capacità di dare risposte in tempi rapidi. Oggi a Salerno, domani a Firenze, così come nei prossimi giorni e settimane”.
Lo si legge in una nota del Segretario nazionale Fp Cgil Florindo Oliverio.
“Perché la legge sia davvero uguale per tutti – prosegue – bisogna che le sentenze siano giuste e rapide e il lavoro dei magistrati possa trovare nell’organizzazione giudiziaria un valido supporto fatto di lavoratrici e lavoratori motivati, consapevoli, professionalmente preparati e riconosciuti. Accettare di discutere oggi di criteri selettivi per ridurre gli attuali organici di almeno 6 mila unità significa accompagnare la giustizia al suo funerale. Noi preferiamo lavorare perché in questi giorni si possano convincere i parlamentari di tutte le forze politiche che nella prossima legge di bilancio ci siano le risorse che il Governo e il ministro Nordio non hanno voluto mettere per stabilizzare tutti i 12 mila precari alla scadenza dei loro contratti il 30 giugno prossimo”.
“Se la stabilizzazione di tutte e tutti è davvero l’obiettivo condiviso di amministrazione e di tutti i sindacati, ci aspettiamo che l’incontro di oggi non discuta di alcun criterio selettivo ma inchiodi il ministro alle sue responsabilità. La Funzione Pubblica Cgil non ha dubbi sul da che parte stare. Stiamo dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori che dopo quattro anni da precari per lo Stato chiedono di poterci rimanere. Stiamo dalla parte dei cittadini che vogliono una giustizia che funzioni davvero perché sia uguale per tutti e non più uguale per qualcuno”, conclude la nota.
“Il prosieguo del confronto al Ministero della Salute è un  passo avanti, ma il tempo non è una variabile indipendente. Gli oltre 250.000 lavoratori e lavoratrici della Sanità Privata, che attendono il rinnovo del contratto da oltre 8 anni, sono stanchi di attendere il recupero del proprio potere d’acquisto: questi tavoli dovranno fornire a breve garanzie concrete per lo sblocco della situazione, per riconoscere adeguamenti normativi ed economici per chi lavora nelle sedi ospedaliere e nelle strutture socio-assistenziali della Sanità Privata, pur svolgendo a tutti gli effetti un servizio pubblico per la popolazione”. Lo scrivono in una nota Federico Bozzanca, Roberto Chierchia e Rita Longobardi, Segretari Generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
“Abbiamo chiesto – prosegue la nota dei sindacati – che il ddl Bilancio recepisca il vincolo di condizionalità all’applicazione del Ccnl sottoscritto dalle Organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, nell’ambito dell’adeguamento dei Drg. Infine, abbiamo ottenuto la convocazione per il 25 novembre, alla presenza della Conferenza delle Regioni, di un tavolo finalizzato a definire le modalità di accreditamento in funzione del rinnovo del contratto. Contestualmente, il Ministero della Salute si è impegnato ad avviare un tavolo insieme al Ministero del Lavoro per affrontare la vertenza per il rinnovo del contratto delle RSA, problema segnalato come prioritario visto il blocco che, per le lavoratrici, i lavoratori e i professionisti di questo delicato settore, perdura da oltre 13 anni. Parliamo di operatori che si fanno carico delle persone più fragili della nostra società e anche loro hanno il diritto di vedersi riconosciuto un pieno adeguamento economico e normativo”, concludono.
consultori
“Non acceleriamo la sottoscrizione del contratto senza aver prima risolto il problema della disparità grave di finanziamento per l’indennità di specificità dei Dirigenti Sanitari, rispetto a medici e veterinari”: è la proposta che la Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN ribadisce al Governo e al tavolo delle trattative in corso per il rinnovo del Ccnl 2022-24.
“Ci riferiamo al fatto che l’indennità di specificità è stata finanziata, nella precedente legge di bilancio per medici e veterinari a regime dal 2026, ma non allo stesso modo per i dirigenti sanitari. Risorse che sono state ulteriormente aumentate per medici e veterinari nella finanziaria in discussione attualmente, ma sempre in maniera iniqua a danno dei Dirigenti Sanitari”.
“Questa grave sperequazione – prosegue il sindacato – riguarda psicologi, biologi, farmacisti, chimici, fisici e Dirigenti delle professioni sanitarie che ogni giorno, al fianco e in collaborazione con i colleghi medici e veterinari, contribuiscono con specifiche e infungibili attività professionali a garantire la salute di tutte e tutti. Non capiamo perché differenziare il trattamento economico di questi professionisti; è inaccettabile che si vogliano differenziare gli aumenti economici per lavoratori appartenenti alla medesima area contrattuale. Forse si vuole far credere che queste linee di attività e i dirigenti che ne hanno la responsabilità siano meno importanti e strategiche di quelle mediche e veterinarie?”.
“E’ una grave ed inaccettabile ingiustizia, che mina l’unita’ dei professionisti e divide il sistema di cura”, denuncia ancora la Fp Cgil. “Queste scelte realizzano inevitabilmente un modello di sanità errato, medicocentrico, incentrato solo sull’emergenza e sugli ospedali, sulla prestazione invece che sulla presa in carico globale della persona, che rende insostenibili i servizi pubblici e favorisce il privato, più che investire sulla salute e sulla prevenzione, in palese contrasto con quello che ci chiedono l’Organizzazione Mondiale di Sanità, il PNRR e il DM77″.
“Chiudere il rinnovo contrattuale adesso che il tavolo è appena al terzo incontro significherebbe non solo abdicare a una contrattazione accurata e ponderata sulle parti economiche e normative, ma sancire la volontaria rinuncia a quelle stesse richieste di equità che le Organizzazioni sindacali hanno avanzato e che il Ministero ha positivamente accolto nell’incontro avuto la settimana scorsa. Rinnoviamo quindi l’appello al tavolo a non precipitare la sottoscrizione del CCNL prima della definizione delle risorse con la legge di bilancio. Fare una vertenza dopo la firma non serve a nulla: lottiamo prima compatti e poi, alla luce dei risultati ottenuti, decideremo casomai se firmare”, conclude la nota.

“Ribadiamo con ancora più decisione che per chiudere le trattative del rinnovo contrattuale 2022-2024 di Medici, Veterinari e Dirigenti Sanitari, è necessario prima chiarire il nodo delle risorse destinate all’indennità di specificità dei professionisti, finanziate per medici e veterinari a regime dal 2026 già dalla legge di bilancio 2024, aumentate in quella in discussione attualmente, ma ancora non equamente finanziate per tutti i Dirigenti Sanitari dell’Area”. Lo evidenzia Andrea Filippi, Segretario Nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN.

“Il contratto di categoria che stiamo negoziando in questi giorni – osserva – è una leva fondamentale per sanare, con la legge di bilancio, questa grave ingiustizia che mina l’unità dei professionisti. Inoltre, dal primo incontro in ARAN, la Fp Cgil ha proposto di inserire già in questo contratto, senza ulteriori attese, le risorse precedentemente finanziate a regime dal 2026 per l’aumento dell’indennità di specificità, anche per ridurre gli effetti del definanziamento del contratto 2022-24 che, ricordiamolo, è di ben 10 punti percentuali rispetto all’inflazione del triennio; si sta parlando di circa 180 euro lordi al mese in più, contro i 92 ad oggi previsti per l’aumento del tabellare, al netto degli anticipi già percepiti in busta paga”.

“Anche la cabina di regia del Ministero della Salute, nell’incontro avuto la settimana scorsa, ci ha dato ragione aggiunge Filippi – assumendo sia l’impegno a sanare con la legge di bilancio l’ingiustizia della indennità dei Dirigenti Sanitari sia ad erogare da gennaio queste risorse in busta paga. Infatti il Capo Gabinetto del Ministero, Marco Mattei, coadiuvato dall’ufficio legale, ci ha confermato che non è necessario congelare queste risorse per 2 anni fino al prossimo contratto, ma possono essere erogate da subito con autorizzazione del Mef. In altri termini, è solo un problema politico, non tecnico”.

“Davvero non capiamo – prosegue -perchè dovremmo sottoscrivere di fretta un contratto che perpetuerebbe gravi problemi che invece la legge di bilancio, ormai alle porte, può risolvere. Non stiamo chiedendo di dilatare i tempi della trattativa, ma di attendere la legge di bilancio nel mese di dicembre; questo può fare la differenza tra firmare un contratto definanziato e divisivo ed un contratto dignitoso ed almeno equo. D’altra parte il contratto a tutt’oggi non ha risolto nessuno dei temi economici e normativi utili a migliorare le condizioni di lavoro dei professionisti. Siamo solo al terzo incontro e non abbiamo neanche risolto il problema di come distribuire equamente le poche risorse finanziate per il rinnovo; sulla parte normativa, che pure avrebbe bisogno di pochi ma importanti interventi, ancora non ci è stato proposto nulla di rilevante”.

“È questo il momento di fare una vertenza per ottenere risorse eque anche per i dirigenti sanitari sin da questo contratto; rimandarla a dopo la firma è un segnale di debolezza sindacale che avalla le scelte sbagliate del Governo e non garantisce nulla a lavoratrici e lavoratori. Speriamo che nessuno abbia intenzione di far precipitare i tempi della sottoscrizione, senza aver prima risolto, in tempi rapidi, questi nodi cruciali”, conclude Filippi.

Aumento sfiora il 6% ma inflazione nel triennio è al 16%, si perdono 10 punti

“Non abbiamo firmato il contratto 2022-24 delle funzioni locali perché la proposta è inaccettabile. Meno del 6% di aumento non basta perché l’inflazione in quel triennio era al 16%. Vuol dire che, quando sarà reale l’aumento, le lavoratrici e i lavoratori troveranno il 10% in meno in busta paga. Perderanno 10 punti”.

Lo dichiara la segretaria nazionale Fp Cgil Tatiana Cazzaniga, in relazione al contratto funzioni locali 2022-24.

“Abbiamo ottenuto qualcosa, certo: cento milioni di euro. Ma li hanno inseriti dal 2028! E intanto come si farà? Lavoratrici e lavoratori – osserva – non possono aspettare il 2028 per pagare le bollette della luce e del gas, il mutuo, l’affitto. Quelle risorse servono adesso in un comparto, quello degli enti locali, che da tempo attende la valorizzazione dovuta, che da tempo sta aspettando di trovare la soluzione del problema di un giusto salario. Noi siamo coerenti e questo contratto non lo possiamo firmare: chiediamo alla nostra controparte, al ministro, di mettere più risorse economiche nel Fondo, di anticiparlo e di renderlo possibile per tutti. Cento milioni di euro non sono ancora sufficienti, e sono solo per i Comuni. Noi li vogliamo per le lavoratrici e i lavoratori immediatamente, non tra due anni”.

“Se c’è una ragione per cui i giovani non partecipano ai concorsi o lasciano le amministrazioni dopo 1\2 anni dall’assunzione è perché è basso lo stipendio rispetto alle responsabilità che una lavoratrice o un lavoratore dei Comuni, delle Province, delle Regioni, delle Camere di commercio, Asp, sostiene tutti i giorni nella propria attività. E’ assolutamente necessario, inoltre, trovare una soluzione ai percorsi di valorizzazione e di carriera che oggi in questi enti non si possono realizzare perché mancano le risorse economiche”.

 

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Area

Ex posizione economica

Stipendio

IVC 2022–2024

Anticipo CCNL 2022–2024

Aumento proposto CCNL 2022–2024

Differenza da percepire

Arretrato anno 2024

Arretrato anno 2025

Arretrati se il CCNL fosse sottoscritto il 31.12.2025

FUNZIONARI ED ELEVATE QUALIFICAZIONI D7 2.699,18 13,50 103,95 144,11 40,16 522,08 522,08 1.044,16
D6 2.569,18 12,85 98,95 144,11 45,17 587,15 587,15 1.174,29
D5 2.403,29 12,02 92,55 144,11 51,56 670,23 670,23 1.340,46
D4 2.304,22 11,52 88,70 144,11 55,41 720,28 720,28 1.440,56
D3 2.212,81 11,06 85,16 144,11 58,95 766,32 766,32 1.532,65
D2 2.025,66 10,13 78,00 144,11 66,11 859,42 859,42 1.718,83
D1 1.934,36 9,67 74,46 144,11 69,65 905,46 905,46 1.810,93
ISTRUTTORI C6 2.054,58 10,27 79,08 132,81 53,73 698,50 698,50 1.397,01
C5 1.997,48 10,00 77,00 132,81 55,81 725,53 725,53 1.451,06
C4 1.929,26 9,65 74,31 132,81 58,50 760,56 760,56 1.521,13
C3 1.872,48 9,36 72,07 132,81 60,74 789,59 789,59 1.579,19
C2 1.823,88 9,12 70,22 132,81 62,59 813,62 813,62 1.627,24
C1 1.782,74 8,91 68,61 132,81 64,20 834,64 834,64 1.669,28
OPERATORI ESPERTI B8 1.860,20 9,30 71,61 118,17 46,56 605,28 605,28 1.210,56
B7 1.820,36 9,10 70,07 118,17 48,10 625,30 625,30 1.250,60
B6 1.754,66 8,77 67,53 118,17 50,64 658,33 658,33 1.316,67
B5 1.724,36 8,62 66,37 118,17 51,80 673,35 673,35 1.346,70
B4 1.697,03 8,49 65,37 118,17 52,80 686,36 686,36 1.372,72
B3 1.672,74 8,36 64,37 118,17 53,80 699,37 699,37 1.398,75
B2 1.611,31 8,06 62,06 118,17 56,11 729,40 729,40 1.458,81
B1 1.586,21 7,93 61,06 118,17 57,11 742,42 742,42 1.484,83
OPERATORI A6 1.659,66 8,20 63,14 113,51 50,37 654,81 654,81 1.309,62
A5 1.631,99 8,06 62,06 113,51 51,45 668,82 668,82 1.337,65
A4 1.600,63 7,90 60,83 113,51 52,68 684,84 684,84 1.369,68
A3 1.574,35 7,77 59,83 113,51 53,68 697,85 697,85 1.395,71
A2 1.543,52 7,62 58,67 113,51 54,84 712,87 712,87 1.425,74
A1 1.523,61 7,52 57,90 113,51 55,61 722,88 722,88 1.445,76

 

 

“Grande adesione allo sciopero nazionale di oggi: abbiamo registrato un’ampia partecipazione ai presìdi organizzati su tutto il territorio nazionale. La nostra richiesta è chiara: vogliamo un contratto dignitoso che riconosca professionalità, diritti e qualità del servizio a tutela non solo di lavoratrici e lavoratori, ma anche delle persone fragili assistite quotidianamente”.

Lo si legge in una nota di Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs a proposito dello sciopero nazionale di lavoratrici e lavoratori Anaste.
“Lavoratrici e lavoratori del comparto socio-sanitario e socio-assistenziale a cui si applica il Ccnl Anaste oggi hanno incrociato le braccia per protestare contro il rinnovo contrattuale peggiorativo sottoscritto da Anaste con sigle non rappresentative. E’ ora di dire basta con le disuguaglianze tra addetti che operano nello stesso settore socio-sanitario assistenziale. Non possiamo né dobbiamo permettere disuguaglianze tra gli stessi operatori solo perché sono alle dipendenze di strutture che applicano contratti meno tutelanti”, hanno osservato le organizzazioni sindacali.
La mobilitazione, infatti, nasce dalla chiusura dell’associazione datoriale e dal rifiuto di riconoscere salari e tutele in linea con gli altri contratti del settore.
Presìdi e manifestazioni si sono tenuti in molte regioni italiane tra le quali Lazio, Marche, Veneto, Lombardia, Umbria, Sicilia, Toscana, Piemonte, Calabria, Liguria, Campania, Emilia Romagna.
La mobilitazione proseguirà finché non si raggiungerà l’obiettivo di avere un contratto giusto, equo per dare valore a lavoratrici e lavoratori nel segno della dignità, poiché non può esistere qualità dell’assistenza senza dignità del lavoro! E per noi ‘stesso lavoro, stessi salari, stessi diritti’, non è solo uno slogan, ma un obiettivo da raggiungere, soprattutto a tutela del lavoro di cura!”.

Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Fiadel: “Serve subito il rinnovo del CCNL unico di settore”

Roma, 31 ott – “Indetta per mercoledì 10 dicembre la seconda azione di sciopero nazionale nel settore dell’igiene ambientale, con presidi e manifestazioni in tutto il Paese”. Lo rendono noto Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel, che spiegano: “Dopo oltre dieci mesi dalla scadenza del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dell’igiene ambientale, le lavoratrici e i lavoratori del settore tornano a mobilitarsi. Nonostante la grande adesione allo sciopero e ai presìdi del 17 ottobre scorso, Utilitalia, Cisambiente Confindustria, Assoambiente e le Centrali cooperative continuano a mantenere una posizione di chiusura, rinviando il confronto e bloccando il rinnovo contrattuale. Per questo, accogliendo il mandato espresso dal Coordinamento nazionale unitario delle delegate e dei delegati del 27 ottobre, abbiamo deciso di rilanciare la mobilitazione. Dal 3 novembre saranno interrotte le relazioni sindacali a tutti i livelli. Rivendichiamo un contratto che garantisca salari adeguati, sicurezza sul lavoro, valorizzazione professionale, welfare contrattuale e tutele reali per tutte e tutti, compresi i lavoratori degli appalti e degli impianti, troppo spesso invisibili. Ci meraviglia il silenzio assordante delle proprietà delle imprese, sia pubbliche che privata, che continuano a non esprimere una parola di responsabilità sociale verso lavoratrici e lavoratori che, con professionalità e sacrificio, assicurano ogni giorno un servizio pubblico essenziale per la collettività. Non accettiamo che il CCNL venga svuotato delle sue funzioni, né che salute e sicurezza vengano considerate un costo da comprimere. Dopo anni di rincari e precarietà, è necessario un rinnovo che migliori concretamente le condizioni di chi lavora”.

Il messaggio dei sindacati è netto: “O si rinnova il contratto per migliorare la vita di chi lavora, oppure la mobilitazione continuerà senza sosta, in ogni azienda e in ogni territorio”.

Venerdì 31 ottobre 2025 le lavoratrici e i lavoratori del comparto socio-sanitario e socio-assistenziale a cui si applica il Ccnl Anaste incroceranno le braccia contro il rinnovo contrattuale peggiorativo sottoscritto da Anaste con sigle non rappresentative.  La mobilitazione, proclamata da Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs, nasce dalla chiusura dell’associazione datoriale e dal rifiuto di riconoscere salari e tutele in linea con gli altri contratti del settore.
“Non possiamo né dobbiamo permettere disuguaglianze tra gli stessi operatori del socio-sanitario solo perché hanno la sfortuna di lavorare per una associazione datoriale rispetto ad un’altra”, dichiarano le organizzazioni sindacali. “Per fare solo qualche esempio – proseguono – ad oggi gli OSS percepiscono tra i 1.200 e 1.300 euro annui in meno rispetto ai colleghi impiegati in strutture che applicano i Ccnl Coop Sociali ed Uneba, gli educatori tra 1.300 e 1.500 euro circa, gli addetti alle pulizie tra i 1.500 e i 2.000 euro. Per non parlare del periodo di comporto di malattia, peggiorativo rispetto a quanto previsto sempre dai Ccnl Uneba e Cooperative Sociali”.
Presidi e manifestazioni si terranno su tutto il territorio nazionale: a Roma dalle ore 9.00 alle ore 10.00 in via dei Gracchi 137, in Emilia Romagna di fronte al Palazzo della Giunta Regionale a Bologna (ore 10.00), in Lombardia davanti alla Casa Famiglia Affori 15/19 a Milano (dalle ore 10.30 alle ore 12.30), in Umbria con un presidio a Terni, strada di Collerolletta 4 (ore 13.00), in Toscana nei pressi della RSA Villa Gisella a Firenze (ore 10.00), in Piemonte di fronte la RSA Valgioie a Torino (dalle ore 10.30), in Liguria di fronte la sede Anaste (via Cesarea 9) a Genova (ore 9.00), in Veneto sotto la prefettura a Rovigo (ore 10.30), in Campania presso la Prefettura di Avellino (10.30-12.30), in Sicilia sotto l’assessorato alla salute a Palermo, in Calabria nei pressi della Casa Protetta Madonna del Rosario a Lamezia Terme, nelle Marche presso l’istituto Paolo Ricci Srl Civitanova Marche (dalle ore 10.00 alle ore 12.00).
Con la mobilitazione le organizzazioni sindacali chiedono un contratto dignitoso, che riconosca professionalità, diritti e qualità del servizio a tutela non solo dei lavoratori, ma anche delle persone fragili assistite quotidianamente.

“Confermiamo il giudizio su un testo contrattuale che continua nella sequela di contratti imposti dal Governo che per la prima volta nella storia della contrattazione pubblica non recuperano il potere d’acquisto perso dalle lavoratrici e dai lavoratori pubblici nel triennio di riferimento. Anche il contratto dell’Area della dirigenza delle funzioni centrali 2022-2024 determinerà infatti un taglio netto di oltre il 10% delle retribuzioni dei dipendenti pubblici rispetto all’inflazione maturata nello stesso periodo”.

Così Florindo Oliverio, segretario nazionale Fp Cgil, commenta la sottoscrizione definitiva del contratto avvenuta senza la firma della Fp Cgil.

“All’esito della revisione degli organi di controllo – prosegue – saltano inoltre le norme proposte da Aran che pure avevamo giudicato sbagliate in relazione alla possibilità di prorogare temporaneamente gli incarichi per i dirigenti ad esclusivo uso e consumo dell’amministrazione: la toppa che era stata messa era peggio del buco. Abbiamo sempre sostenuto invece la necessità di tutelare realmente il diritto all’incarico anche prevedendo un meccanismo di salvaguardia delle retribuzioni dove le amministrazioni sono inadempienti. Confermiamo quindi le nostre valutazioni su un dettato contrattuale che non affronta in maniera adeguata i temi rimasti ancora sul tavolo: dall’esigibilità del diritto all’incarico per i dirigenti al superamento dei due livelli di professionalità per i professionisti, così come il tema dell’accesso allo smart working, dell’indennità di esclusività e dell’attività libero-professionale per i medici Inps, o ancora la priorità per l’assegnazione all’incarico dei dirigenti sanitari di seconda fascia per la direzione di strutture complesse”.

“Rivendichiamo in ogni caso che con la nostra azione al tavolo negoziale abbiamo portato a casa un aumento maggiore degli stipendi rispetto alla parte variabile e un aumento maggiorato degli stipendi dei professionisti di primo livello in continuità con il contratto precedente. Dopo l’accordo separato sul contratto del personale non dirigente si conferma la stessa modalità anche per dirigenti, medici e professionisti delle funzioni centrali: non c’è alcuna intenzione da parte del Governo di raggiungere un accordo che produca risultati positivi per il personale, c’è solo la richiesta di aderire ad una proposta unilaterale”, conclude Oliverio.

“È stato sottoscritto oggi in Aran il CCNL 2019-2021 del comparto autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Noi di Fp Cgil non lo abbiamo firmato. Siamo in presenza di un contratto che arriva con un inaccettabile ritardo, fortemente condizionato dalla volontà dell’amministrazione di restringere gli spazi delle relazioni sindacali e della condivisione delle scelte finalizzate al raggiungimento del miglior benessere lavorativo, e che mostra di non avere interesse alla valorizzazione del personale”.
Lo si legge in una nota di Fp Cgil.
“Lavoratrici e lavoratori della PCM hanno compreso bene quanto siano state gravi e pericolose le chiusure dell’amministrazione, i cui effetti sono già sotto i loro occhi con i provvedimenti unilaterali assunti in materia di lavoro agile in alcuni Dipartimenti, e lo hanno dimostrato partecipando in modo straordinario alla consultazione sul CCNL che la Fp Cgil ha proposto, nel mese di settembre, a tutto il personale cui si applicano le disposizioni del Contratto. Circostanza in cui hanno confermato una netta contrarietà alla sottoscrizione di un testo che non riconosce la specificità della PCM, non valorizza il personale che ne fa parte e non migliora le loro condizioni di vita e di lavoro. La Fp Cgil continuerà a battersi perché lavoratrici e lavoratori della Presidenza del Consiglio dei ministri abbiano le risposte che chiedono”, conclude la nota.
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