“Le lavoratrici e i lavoratori delle Fabbricerie, riuniti oggi in assemblea nazionale, hanno deciso di proseguire e rafforzare il percorso di mobilitazione per il rinnovo del contratto nazionale. A quasi due anni dalla scadenza del CCNL 2021–2023, è tempo che l’Associazione Fabbricerie Italiane (AFI) torni al tavolo con una proposta economica all’altezza delle aspettative di chi, ogni giorno, garantisce la tutela e l’accessibilità di un patrimonio storico e culturale unico al mondo.”

Lo dichiarano in una nota congiunta le Segreterie nazionali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, a seguito dell’assemblea unitaria svoltasi oggi.

“L’ampia partecipazione registrata – proseguono i sindacati – è la dimostrazione che la proposta delle Fabbricerie, pari a un aumento tabellare del 6,4% è inaccettabile perché totalmente insufficiente a tutelare i salari. Dopo anni di inflazione crescente e stipendi fermi al 2023, servono risposte concrete e adeguate a tutelare il potere d’acquisto delle retribuzioni, come previsto anche dalla clausola contrattuale”.

“Le lavoratrici e i lavoratori – concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – hanno continuato a prendersi cura con professionalità e dedizione delle Fabbricerie, garantendone l’apertura e la manutenzione anche durante questa lunga attesa. Sono aumentati i visitatori, sono cresciuti gli introiti degli enti: è giunto il momento che crescano anche gli stipendi di chi assicura ogni giorno l’accoglienza e la valorizzazione di queste opere. La mobilitazione prosegue: vogliamo un giusto trattamento e un contratto che valorizzi economicamente il lavoro svolto”.

“A quasi due anni dalla scadenza del CCNL 2021-2023, dopo mesi di trattativa e una procedura di conciliazione conclusasi con il mancato accordo a causa dell’indisponibilità dell’associazione datoriale a compiere i necessari passi avanti, le lavoratrici e i lavoratori delle Fabbricerie si riuniranno domani in un’assemblea nazionale per un grande momento di partecipazione”.
Lo dichiarano le Segreterie nazionali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, sottolineando l’urgenza di una riapertura del negoziato con proposte adeguate.
“L’Associazione Nazionale delle Fabbricerie (AFI) – proseguono i sindacati – deve tornare al tavolo con una proposta economica rispondente alle aspettative di chi, ogni giorno, garantisce l’accesso e la tutela di opere che rappresentano un patrimonio dell’umanità. La proposta di incremento del 6,4% non è sufficiente: non tutela il potere d’acquisto eroso dall’inflazione e non risponde alle richieste contenute nella piattaforma unitaria, sostenute in tutte le assemblee svolte a ottobre”.
“Questo contratto – concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – deve recuperare anche parte dello scostamento registrato nel triennio precedente, come previsto dalla clausola contrattuale. Basta con risposte elusive e insufficienti: servono aumenti tabellari adeguati per tutelare realmente i salari e dare risposte concrete a chi lavora ogni giorno nelle Fabbricerie”.

Il personale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro scenderà in piazza domani per una giornata di mobilitazione indetta da FP Cgil, Uilpa e Usb PI. Al centro della protesta c’è il Decreto Legge sulla sicurezza sul lavoro, giudicato insufficiente dai sindacati nel garantire l’attrattività dell’INL e nel rispondere alle criticità che affliggono l’ente.

Il governo continua a prevedere nuove assunzioni senza affrontare il problema sempre più grave delle dimissioni e delle rinunce alla presa di servizio. Emblematico il caso del concorso per mille ispettori tecnici voluto dalla ministra del Lavoro Marina Calderone. Un fiasco perché sarà coperta meno della metà dei posti a causa della forte discrepanza tra competenze richieste e retribuzioni offerte.

Una situazione che stride con le dichiarazioni di intenti sull’obiettivo di rafforzare la vigilanza in materia di lavoro e sicurezza. Chiediamo che all’Istituto sia consentito di utilizzare una quota del proprio bilancio per sostenere il personale, introducendo misure di welfare integrativo e un sistema indennitario, a partire dall’indennità ispettiva.

Da mesi attendiamo un confronto con la ministra Calderone, che continua a evitare un incontro più volte richiesto.

La mobilitazione del 25 novembre prevede un presidio davanti alla sede del Ministero del Lavoro in via Veneto, a Roma, mentre in tutto il Paese si terranno assemblee, sit-in e incontri con i prefetti. A questi ultimi sarà consegnato un documento da trasmettere al Governo, in cui si sollecita la presidente del Consiglio e la ministra competente ad adottare misure concrete per rafforzare l’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

La denuncia della Cgil: introdotta una ridottissima riduzione dei tempi di pagamento che però cancella automaticamente la detassazione prevista fino a 50.000 euro

Uno sconto che in realtà diventa l’ennesima penalizzazione per le lavoratrici e i lavoratori pubblici. Una vera e propria beffa contenuta nelle pieghe della legge di bilancio che sottrae oltre 22,6 milioni di euro prelevati direttamente dai Tfs/Tfr (le liquidazioni) delle persone che vanno in pensione.

“E’ iniziata in queste ore la consultazione di lavoratrici e lavoratori delle Funzioni locali sulle previsioni del contratto 2022-2024: Fp Cgil ha infatti deciso di restituire ai circa 400 mila lavoratori e lavoratrici di Comuni, Province, Regioni, Camere di Commercio, Asp, il diritto a un autentico esercizio di democrazia partecipativa sul testo dell’accordo”.
Lo annuncia Funzione Pubblica Cgil in una nota.
“Lavoratrici e lavoratori del comparto – prosegue Fp Cgil – potranno esprimersi su un contratto che, lo ricordiamo, prevede aumenti inferiori al 6% per un triennio in cui l’inflazione è schizzata al 16%: un contratto che, di fatto, impoverisce i lavoratori, le lavoratrici e le loro famiglie. Firmare un accordo che fa perdere 10 punti di potere d’acquisto, che vuol dire avere più difficoltà di prima a pagare per esempio l’affitto, il mutuo, la spesa, avrebbe significato tradire la nostra missione e la nostra coerenza. Valori che, per noi, sono imprescindibili e non negoziabili”.
Alla consultazione si potrà votare nei luoghi di lavoro, su tutto il territorio nazionale, per esprimere liberamente e nella massima riservatezza la propria opinione. La nostra è una scelta di democrazia diretta e uno strumento di prosecuzione della vertenza, perché noi non ci fermiamo: continueremo a chiedere risorse, assunzioni, valorizzazione del personale e a difendere la dignità del lavoro pubblico. E il 12 dicembre saremo in piazza per lo sciopero generale promosso dalla Cgil”, conclude la nota.

“Siamo amareggiati e indignati per i 137.370 professionisti dell’Area Sanità che si sia deciso di interrompere precocemente, in solo 3 sedute, la trattativa per il rinnovo del CCNL 2022-24”: lo afferma Andrea Filippi, Segretario Nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, in merito alla sottoscrizione della preintesa del CCNL 2022-2024 avvenuta oggi presso l’ARAN.
“È preoccupante che, a fronte della fuga dai servizi sanitari ospedalieri e territoriali dei professionisti in cerca di rispetto del valore sociale della loro professione e di migliori condizioni di lavoro per migliorare la qualità delle cure offerte alla cittadinanza, si risponda con un contratto definanziato che non affronta temi centrali per l’organizzazione dei servizi. Tanti i punti negativi che non possono essere accettati da chi nel recente passato era un ‘eroe’ e oggi è maltrattato e squalificato:  risorse contrattuali che impoveriscono le buste paga di ben 10 punti percentuali, con una perdita di 537 euro lordi medi mensili rispetto all’inflazione, un aumento tabellare di soli 92 euro lordi al netto dell’anticipo,  aumenti contrattuali degli incarichi, maggiori per le posizioni apicali ed in extramoenia, rispetto a quelle più basse da sempre sacrificate come quelle dei giovani e dei neoassunti,  indennità di specificità, seppur già finanziata da gennaio 2026, congelata fino al prossimo contratto e ancora non adeguatamente finanziata per i Dirigenti sanitari, mancato finanziamento dell’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie che attende da anni una soluzione. Con la firma di oggi si chiude una trattativa  che mortifica professionalmente ed economicamente le  lavoratrici ed i lavoratori della salute”.
“Per questo – prosegue – noi non lo abbiamo firmato e siamo pronti a radicalizzare la nostra vertenza coinvolgendo, con la sciopero generale del 12 dicembre, anche i Dirigenti Medici, Veterinari, Sanitari e delle Professioni Sanitarie che non accettano un contratto imposto dal Governo, firmato passivamente senza nessuna negoziazione. Si potevano trattare per tutta la legge di bilancio ancora in discussione alle Camere,  per ottenere le risorse aggiuntive per l’indennità di specificità già finanziate dal 2026, che mancano per i Dirigenti Sanitari e che anche per medici e veterinari potevano essere erogate da subito in busta paga. Stiamo parlando di 3000 euro l’anno in più che avrebbero dato ossigeno ai salari, poteva essere un minimo segnale di equità e di rispetto per i professionisti che, invece,  dovranno aspettare il prossimo contratto, mentre in tanti abbandonano il SSN”.
“Siamo sconcertati per la precipitazione di una sottoscrizione frettolosa utile solo alla propaganda del Governo, ma siamo pronti a ripartire da subito con lo sciopero del 12 dicembre contro la legge di bilancio e con la consultazione su tutte le Aziende del Servizio Sanitario Nazionale”, conclude Filippi.

Sacrificate attività strategiche come ispezioni di bordo, monitoraggio e vigilanza su spettro radioelettrico. Rischio esternalizzazione
“Le sedi territoriali del Ministero delle Imprese e del Made in Italy da troppo tempo affrontano una situazione insostenibile: la carenza diffusa di personale rende difficile persino svolgere le attività minime con conseguenti ritardi, inefficienze, aggravi economici e carichi di lavoro pesanti. L’Amministrazione centrale e la politica ignorano la realtà, trattando questi uffici come luoghi di esclusiva propaganda. Sono state introdotte attività di supporto alle nuove ‘Case del Made in Italy’ con incarichi spesso privi di reale utilità. Il progetto, pur avendo la onorevole missione di avvicinare il Ministero ai territori, viene attuato senza personale formato o motivato, chiedendo a chi svolge funzioni fondamentali di occuparsi di compiti non propri, sacrificando attività strategiche e di sicurezza, storicamente del Ministero, tra le quali ispezioni di bordo su navi mercantili, pescherecci, passeggeri e naviglio internazionale, controlli e monitoraggio dello spettro radioelettrico, protezione delle frequenze aeroportuali e dei servizi pubblici essenziali (forze dell’ordine, aeronautica, protezione civile, VV.FF., sanità, ecc.); sorveglianza del mercato e sicurezza dei prodotti (marchio CE, dispositivi radio, prodotti elettronici, D.Lgs. 128/2016), verifica impianti di telefonia mobile e interventi su stazioni radiobase, monitoraggio e gestione dei fondi per l’editoria locale. Il rischio è che si riduca l’attività a un insieme di ‘compitini’ formali invece di valorizzare le professionalità e migliorare l’efficacia del servizio, disperdendo forze, energie e competenze preziose finendo banalmente nell’assistere a feste e inaugurazioni di luoghi senza reale identità”.
Lo si legge in una nota di Funzione Pubblica Cgil.
“Come Fp Cgil avevamo segnalato il rischio di un progressivo indebolimento delle strutture e di una perdita di attività e competenze in favore delle Case del Made in Italy. Nonostante le iniziali rassicurazioni e promesse di valorizzazione i fatti confermano le nostre preoccupazioni. È evidente il disinteresse, mentre si punta chiaramente a esternalizzare le attività. Pensiamo, per esempio, a quanto previsto nel testo trasmesso al Senato della Repubblica del disegno di legge n. 1624 ‘valorizzazione risorse mare’, che spinge l’attività e il servizio di ispezioni di bordo sulle navi all’estero a società accreditate, frutto delle pressioni di chi quel servizio non lo vuole più svolto dal Ministero temendo la terzietà e la fermezza con cui è oggi garantito dal personale rimasto in servizio. Inoltre – prosegue la nota – diverse sedi versano in condizioni precarie: emblematico il caso di Napoli, con piani inagibili e ponteggi su piazza Garibaldi, o di Salerno, recentemente chiusa”.
“Nonostante queste criticità, il personale garantisce con senso di responsabilità, impegno e professionalità la propria presenza sul territorio. Altro che ‘Case del Made in Italy’, esclusive vetrine di facciata a fronte di chi garantisce davvero il funzionamento dell’apparato e continua a operare con risorse limitate e riconoscimenti insufficienti. Anche per queste ragioni il 12 dicembre prenderemo parte allo sciopero generale perché serve cambiare la legge di bilancio, investire risorse non in armi ma nei servizi pubblici per i cittadini assumendo personale”, conclude Fp Cgil.
Una collaborazione sostenuta anche dall’emergenza umanitaria che vede coinvolta Medici Senza Frontiere in numerosi teatri operativi

Roma, 14 nov – Italian Resuscitation Council, Medici Senza Frontiere e Fp Cgil hanno promosso, per il 17 e 18 novembre prossimi, un corso ALS (Advanced Life support) nella sede Spazio Pubblico (Roma) di Fp Cgil per il personale di MSF.
Nel luglio scorso, infatti, il contatto tra IRC, Medici Senza Frontiere e Fp Cgil ha prodotto una collaborazione senza precedenti, con l’obiettivo comune: fare qualcosa di utile e concreto per chi è presente nei luoghi più difficili del mondo.

Lo si legge in una nota di Fp Cgil.

Grazie a questa iniziativa, promossa grazie alla volontà della presidente del Comitato formativo di IRC Samantha di Marco, 20 professionisti di Medici Senza Frontiere potranno essere formati da medici e infermieri esperti di Italian Resuscitation Council con le ultime linee guida sulla rianimazione cardiopolmonare in uno spazio moderno e tecnologico che la Fp Cgil nazionale e Fp Cgil Roma e Lazio hanno messo a disposizione gratuitamente, occupandosi anche dell’organizzazione logistica del corso, con l’impegno di Formazione e Partecipazione e l’esperienza del Centro di formazione nazionale IRC della Fp Cgil che già da tempo organizza corsi gratuiti di rianimazione cardiopolmonare (adulto e pediatrico) per il personale sanitario italiano di aziende pubbliche e private.

“Come Fp Cgil siamo da tempo impegnati nella battaglia per la stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati con contratti a tempo determinato nei progetti del PNRR. Uno strumento nato per rafforzare l’efficienza della Pubblica Amministrazione si è trasformato, purtroppo, in un meccanismo che alimenta nuova precarietà nel lavoro pubblico. Nell’ambito della Giustizia Amministrativa (Consiglio di Stato e TT.AA.RR.) operano circa centosessanta lavoratrici e lavoratori nell’Ufficio per il Processo, i cui contratti a tempo determinato scadranno il 30 giugno 2026. Secondo le norme attuali, solo novanta di loro potranno essere stabilizzati. Noi riteniamo invece che la stabilizzazione debba riguardare tutte e tutti, affinché possano continuare a svolgere le attività essenziali per il buon funzionamento dell’Ufficio per il Processo”.
Lo si legge in una nota di Fp Cgil.
“Nei giorni scorsi abbiamo organizzato tre assemblee molto partecipate: a Milano per le sedi del nord, a Roma per quelle del centro e a Salerno per il sud. Da questi momenti di confronto è maturata la decisione di promuovere, nella giornata di domani venerdì 14 novembre, iniziative presso le prefetture delle città in cui questi lavoratori sono incardinati: Milano, Venezia, Roma, Napoli, Salerno, Catania e Palermo. Delegazioni composte dalle segreterie territoriali e da rappresentanze dei lavoratori precari consegneranno ai Prefetti un documento, con richiesta di trasmissione al Governo nazionale, per ribadire che come Fp Cgil solleciteremo la presentazione di un emendamento alla legge di bilancio volto alla stabilizzazione di tutti i lavoratori precari PNRR della Giustizia Amministrativa. La nostra priorità è evitare che competenze e professionalità già acquisite vengano disperse. Occorre invece valorizzarle, consentendo a questi lavoratori di continuare a dare il proprio contributo all’interno dell’Ufficio per il Processo, anche attraverso un pieno inserimento nelle famiglie professionali esistenti. Noi, da sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, stiamo facendo la nostra parte: il Governo Meloni cosa intende fare?”, conclude la nota.

“Questo Accordo Collettivo nazionale mantiene intatte tutte le criticità del precedente e per certi versi le peggiora nella direzione imprenditoriale di una professione che invece è il cuore valoriale dell’impegno sociale a garanzia di salute dei cittadini”: lo si legge in una nota di Fp Cgil in rappresentanza dei medici di medicina generale “che sentono il peso del degrado verso cui si sta portando questa nobile professione. La conferma la troviamo nell’ostinata, medioevale e antistorica remunerazione a quota capitaria che persevera nell’errore di trasformare il rapporto medico-paziente in professionista-cliente, così come l’apertura all’ingresso delle società di servizi e delle cooperative nelle AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali), preludio all’affidare loro la gestione delle case della comunità come ulteriore deriva del SSN verso il privato più agguerrito. Addirittura si arriva all’assurdo di consentire ai medici di medicina generale di svolgere attività in favore dei fondi integrativi privati, rappresentazione plastica del progressivo ritorno alle mutue assicurative. La completa rinuncia alla lotta sindacale per salvare il SSN pubblico e universale conquistato con la legge 833 del 1978. Tutto poi a danno degli stessi professionisti che al contrario chiedono più tutele, più supporto e più risorse per svolgere al meglio il proprio lavoro”, prosegue la Fp Cgil.

“E invece con questo accordo si introduce un ruolo unico imposto in modo da opprimere ulteriormente i medici di medicina generale, già soffocati da burocrazia crescente, caricandoli di sempre più compiti e mansioni, ma lasciandoli orfani delle tutele del contratto nazionale della dirigenza medica, e che costringerà i colleghi più giovani a ulteriori oneri in termini di attività oraria, carico e complessità professionale, senza offrire loro  una corrispondente valorizzazione contrattuale”.
“Tutto questo per un aumento economico, che manco a dirlo, come per tutti i dipendenti pubblici è al di sotto di ben 10 punti percentuali rispetto all’inflazione registrata nel triennio di riferimento. Non ci è chiaro se chi ha firmato questa trappola normativa dall’esca economica avvelenata sia del tutto consapevole del danno arrecato ai colleghi, di certo però si dovrà assumere la responsabilità di una deriva professionale voluta dalla politica, non certo dalla maggioranza dei Medici di Medicina Generale che non si sentono rappresentati in questo ACN”, conclude la nota.
‘Non parteciperemo all’incontro di oggi, la nostra mobilitazione prosegue in tutto il Paese’
“Con un tempismo che lascia sgomenti la capo di gabinetto del ministro della Giustizia ha convocato per oggi pomeriggio le organizzazioni sindacali per discutere delle prove selettive per decidere chi lasciare a casa, dal prossimo 1° luglio 2026, dei 12 mila tra operatori data entry, funzionari tecnici e funzionari addetti all’ufficio per il processo assunti a partire dal febbraio 2022 grazie ai finanziamenti europei del PNRR. Come Funzione Pubblica CGIL non parteciperemo all’incontro perché preferiamo continuare il nostro impegno confrontandoci con i parlamentari, le rappresentanze della magistratura e degli avvocati, far crescere nell’opinione pubblica la consapevolezza che per migliorare la giustizia del nostro Paese bisogna rafforzare la capacità di dare risposte in tempi rapidi. Oggi a Salerno, domani a Firenze, così come nei prossimi giorni e settimane”.
Lo si legge in una nota del Segretario nazionale Fp Cgil Florindo Oliverio.
“Perché la legge sia davvero uguale per tutti – prosegue – bisogna che le sentenze siano giuste e rapide e il lavoro dei magistrati possa trovare nell’organizzazione giudiziaria un valido supporto fatto di lavoratrici e lavoratori motivati, consapevoli, professionalmente preparati e riconosciuti. Accettare di discutere oggi di criteri selettivi per ridurre gli attuali organici di almeno 6 mila unità significa accompagnare la giustizia al suo funerale. Noi preferiamo lavorare perché in questi giorni si possano convincere i parlamentari di tutte le forze politiche che nella prossima legge di bilancio ci siano le risorse che il Governo e il ministro Nordio non hanno voluto mettere per stabilizzare tutti i 12 mila precari alla scadenza dei loro contratti il 30 giugno prossimo”.
“Se la stabilizzazione di tutte e tutti è davvero l’obiettivo condiviso di amministrazione e di tutti i sindacati, ci aspettiamo che l’incontro di oggi non discuta di alcun criterio selettivo ma inchiodi il ministro alle sue responsabilità. La Funzione Pubblica Cgil non ha dubbi sul da che parte stare. Stiamo dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori che dopo quattro anni da precari per lo Stato chiedono di poterci rimanere. Stiamo dalla parte dei cittadini che vogliono una giustizia che funzioni davvero perché sia uguale per tutti e non più uguale per qualcuno”, conclude la nota.
“Il prosieguo del confronto al Ministero della Salute è un  passo avanti, ma il tempo non è una variabile indipendente. Gli oltre 250.000 lavoratori e lavoratrici della Sanità Privata, che attendono il rinnovo del contratto da oltre 8 anni, sono stanchi di attendere il recupero del proprio potere d’acquisto: questi tavoli dovranno fornire a breve garanzie concrete per lo sblocco della situazione, per riconoscere adeguamenti normativi ed economici per chi lavora nelle sedi ospedaliere e nelle strutture socio-assistenziali della Sanità Privata, pur svolgendo a tutti gli effetti un servizio pubblico per la popolazione”. Lo scrivono in una nota Federico Bozzanca, Roberto Chierchia e Rita Longobardi, Segretari Generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
“Abbiamo chiesto – prosegue la nota dei sindacati – che il ddl Bilancio recepisca il vincolo di condizionalità all’applicazione del Ccnl sottoscritto dalle Organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, nell’ambito dell’adeguamento dei Drg. Infine, abbiamo ottenuto la convocazione per il 25 novembre, alla presenza della Conferenza delle Regioni, di un tavolo finalizzato a definire le modalità di accreditamento in funzione del rinnovo del contratto. Contestualmente, il Ministero della Salute si è impegnato ad avviare un tavolo insieme al Ministero del Lavoro per affrontare la vertenza per il rinnovo del contratto delle RSA, problema segnalato come prioritario visto il blocco che, per le lavoratrici, i lavoratori e i professionisti di questo delicato settore, perdura da oltre 13 anni. Parliamo di operatori che si fanno carico delle persone più fragili della nostra società e anche loro hanno il diritto di vedersi riconosciuto un pieno adeguamento economico e normativo”, concludono.
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