Le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl esprimono grande soddisfazione per la convocazione ricevuta da parte di ARIS, finalizzata alla ripresa del confronto per l’avvio del tavolo sul contratto collettivo nazionale (rsa). Un segnale importante, che dimostra senso di responsabilità e attenzione nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del settore.
Allo stesso tempo, però, non possiamo nascondere la profonda delusione per l’atteggiamento assunto da AIOP, che continua a sottrarsi al confronto in modo inaccettabile e irrispettoso nei confronti dei dipendenti e delle loro legittime aspettative.
Chiediamo al Presidente di AIOP di comprendere il forte disagio e il crescente malessere tra i lavoratori e le lavoratrici e di attivarsi al più presto per la riapertura del tavolo negoziale. È necessario un confronto serio e costruttivo, che porti finalmente al rinnovo di un contratto atteso da troppo tempo.
Questa apertura può rappresentare un primo passo importante, ma serve continuità, aprendo un negoziato che metta insieme le due realtà datoriali, sia per la trattativa relativa alle RSA sia per quanto riguarda il contratto Sanità Privata.
Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl ribadiscono il loro impegno a difesa dei diritti e della dignità del personale e sono pronte a mettere in campo tutte le iniziative necessarie per sollecitare una risposta concreta e responsabile da parte di AIOP.

Più che mai essenziali, unici e insostituibili, attendono ancora risposte su carenza di personale, uso sconsiderato degli straordinari, chiusura di distaccamenti, condizioni di lavoro rischiose e mancata valorizzazione economica

Roma, 26 giugno – “Sono tante le problematiche che investono il corpo nazionale dei vigili del fuoco e che, dopo anni di rivendicazioni, rimangono tutt’oggi inascoltate: l’uso spropositato degli straordinari per sopperire alla carenza di personale, la chiusura di diverse sedi, un contratto che mortifica la loro professione e la continua esposizione ai rischi”. Questo il quadro fornito dal Coordinatore nazionale dei Vigili del Fuoco della Fp Cgil, Mauro Giulianella, che prosegue: “Siamo appena all’inizio dell’estate, comincia il periodo degli incendi boschivi, periodo particolarmente complesso per il corpo. È questo il momento di dare loro risposte”.

Tra 4 anni, a causa dei numerosi pensionamenti, il corpo nazionale dei Vigili del fuoco andrà sotto di circa 15 mila unità. Per sopperire alla carenza di personale, si sta facendo un uso sconsiderato degli straordinari, estenuanti per chi lavora in quelle condizioni, e si stanno chiudendo diversi distaccamenti. Eppure sono anni che rivendichiamo una dotazione organica di 40 mila unità operative e 5 mila nel ruolo tecnico professionale”, spiega Giulianella. “Come se non bastasse – prosegue -, neppure dal punto di vista economico i vigili del fuoco ricevono il giusto riconoscimento per il lavoro che svolgono. Sono infatti stati sviliti da un rinnovo contrattuale, che ci siamo rifiutati di firmare, che penalizza i loro stipendi del 10% rispetto al costo della vita. E anche la legge delega, che avrebbe dovuto dare nuove risposte su ordinamento e crescita professionale, è in realtà ancora ferma. È infine cruciale il tema della salute e della sicurezza di chi opera ogni giorno mettendo a rischio la propria vita per aiutare le persone, spesso in ambienti e condizioni poco salutari. Il nostro obiettivo è quello di evitare loro la continua esposizione a fattori di rischio e di monitorare il loro stato di salute – spiega Giulianella -. Abbiamo chiesto che tutto il personale sia sottoposto a screening sanitari per determinare il rischio di contaminazione da PFAS, POPS e particelle tossiche e cancerogene provenienti dai fumi e dall’amianto, ma non è arrivata alcuna risposta. Non solo, i vigili del fuoco non hanno diritto all’assicurazione INAIL contro gli infortuni e le malattie professionali ma hanno accesso ad un sistema di assicurazioni private e commissioni mediche che non garantiscono lo stesso trattamento che spetta a tutti gli altri lavoratori”.

“L’Amministrazione e il Governo diano risposte concrete a coloro i quali, ogni giorno, garantiscono il soccorso al Paese. Basta annunci cui non conseguano azioni concrete. È necessario che si agisca per il bene di tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori che operano, con professionalità e coraggio, al servizio della cittadinanza”, conclude.

“Lavoratrici e lavoratori non sono disposti a svendere competenze, dedizione e professionalità”

“Per rinnovare il contratto di professionisti che sono, con gli altri, il cuore pulsante dei servizi sanitari,  servono adeguate risorse economiche” lo dichiara Andrea Filippi Segretario Nazionale Fp Cgil Medici, Veterinari e Dirigenti SSN, che continua

“nessuna organizzazione sindacale dovrebbe accettare un contratto al ribasso che umilia le retribuzioni di professionisti che hanno già gli stipendi più bassi d’Europa”.

“Anche se siamo ancora in attesa dell’Atto d’Indirizzo che dovrebbe definire le direttive e le risorse per il rinnovo del Contratto dell’Area Sanità, siamo molto preoccupati dopo la  sottoscrizione da parte di alcune organizzazioni sindacali dell’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto 2022/2024 del comparto sanità, che di fatto definanzia gli aumenti contrattuali di ben 11 punti percentuali rispetto all’inflazione registrata nel triennio” precisa Filippi.

“Davanti a questo desolante scenario che mortifica ancora una volta il salario dei professionisti non possiamo che rivolgerci a tutte le lavoratrici ed a tutti i lavoratori dell’Area dei Dirigenti Medici, Veterinari, Sanitari e delle Professioni Sanitarie, ed a tutti i loro rappresentanti, perché non si pieghino ad accettare condizioni unilaterali così al ribasso”

“Da anni lamentiamo il definanziamento del SSN, il taglio al personale, il blocco del salario accessorio, il furto delle eccedenze orarie a favore di gettononisti o di improvvisati mercenari che rendono i servizi pubblici sempre meno attrattivi per chi al contrario crede nel valore sociale della professione; da anni chiamiamo tutti a raccolta in occasione di ogni legge di bilancio per chiedere le risorse necessarie a salvare il nostro SSN; quindi non capiamo perchè ora dovremmo accettare passivamente un contratto, quello 2022-2024,  fortemente definanziato, per catapultarci di fretta in un contratto, quello 2025-2027, anch’esso ancora definanziato” incalza la Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN.

“Peraltro, allo stato attuale, l’avvio della trattativa dell’Area è fortemente minata dalle sperequazioni che insistono nelle retribuzioni dei professionisti, vedasi le differenze che stiamo cercando di colmare sulle indennità di specificità dei Dirigenti Sanitari e sull’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie; al contrario oggi l’aumento disposto nell’ultima legge di bilancio  per l’indennità di specificità di medici e veterinari con un finanziamento aggiuntivo di 327 milioni di euro dal 2026, non è stato ancora finanziato per i Dirigenti sanitari, così come non c’è traccia alcuna del finanziamento, comunque minimo, per l’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie” chiarisce il segretario.

“Non abbiamo nessuna fretta di sottoscrivere un contratto definanziato, anche perché parte degli aumenti dello stipendio tabellare sono già presenti in busta paga, in virtù dell’anticipo predisposto dal Governo nella legge di bilancio 2024: infatti con le attuali risorse, l’aumento del tabellare probabilmente sarà inferiore ai 250 euro lordi, ma oggi ne stiamo già percependo 121, per cui la differenza reale di quanto aumenteranno le buste paga sarà veramente irrisoria; così come irrisori sono gli arretrati a tutt’oggi maturati.  Insomma, non capiamo davvero perchè dovremmo accettare le condizioni unilaterali proposte dal Governo, abdicando al nostro dovere sindacale di negoziare fino alla fine, con risorse inferiori di 11 punti rispetto all’inflazione, con la metà degli aumenti tabellari già percepiti in busta paga, con pochissimi arretrati, senza indennità di specificità e di esclusività finanziate per tutti i Dirigenti, né ci convince la narrazione di anticipare il contratto 2025-2027 che, come detto è anche questo ancora definanziato”.

“L’atto di indirizzo non è ancora uscito, la trattativa non è ancora partita, margini per migliorare le condizioni economiche e normative ci sono, ora si tratta di fare sindacato per lottare per davvero per le richieste che ci arrivano dai professionisti: risorse contrattuali  adeguate, sblocco del salario accessorio, finanziamento indennità di specificità e di esclusività per tutti i Dirigenti dell’Area, migliori condizioni di lavoro, più chiarezza sull’eccedenza oraria che le Aziende continuano ad utilizzare in modo discrezionale, nonostante le innovazione introdotte del ccnl 2019/2021. Il ministro Schillaci cosa dice ai colleghi? Che si devono accontentare o ci convoca e si impegna a trovare una soluzione dignitosa per la categoria?”.

Un Piano straordinario per i Servizi Pubblici che preveda 1.250.000 assunzioni da qui al 2033 per affrontare l’emergenza della desertificazione delle amministrazioni pubbliche: se non si agirà il rischio sono l’inesorabile smantellamento del sistema pubblico e la fine dell’universalità dell’accesso ai diritti. E’ la richiesta di Funzione Pubblica Cgil che oggi, in una conferenza stampa alla Camera promossa in occasione della Giornata Internazionale dei Servizi pubblici, ha presentato un Piano straordinario per l’occupazione pubblica che si inscrive nella più generale Agenda Europea dei servizi pubblici promossa dalla federazione europea dei sindacati dei servizi pubblici-Epsu.
L’UE deve assumere la priorità politica di destinare risorse al rafforzamento dell’infrastruttura sociale dei Paesi membri: non è la spesa per le armi che deve essere scomputata dalle regole del patto di stabilità, ma quella per la sanità, l’assistenza, per le amministrazioni locali e per quelle centrali, per tutta la pubblica amministrazione.
Il personale impiegato nella Pubblica Amministrazione (escluso il comparto Istruzione e Ricerca) che avrà raggiunto i requisiti pensionistici nel 2029 supera in Italia le 400.000 unità, nel 2033 le 700.000. Per compensare il turnover e garantire l’efficacia dei servizi pubblici il Piano di Fp Cgil prevede (al 2033) 510.000 assunzioni in sanità, 370.000 nelle Funzioni locali, 190.000 nelle Funzioni centrali e 180.000 nel regime di diritto pubblico e comparto autonomo.
Negli ultimi 10 anni (dal 2015 al 2024) la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche, in Italia, è cresciuta meno (14%) della metà di quanto spendono in media i Paesi europei (31,8%), sotto a Francia (24,9%), Germania (40,8%), Spagna (36,1%) e Regno Unito (26%). Dal 2000 al 2020 i dipendenti pubblici nel nostro Paese sono diminuiti di circa 200.000 unità, portandoci ai livelli più bassi dei Paesi europei per numero di dipendenti in ragione della popolazione e per età media del personale (50 anni). L’Italia, infatti, continua a mantenere un primato negativo in termini di rapporto occupati sul totale della popolazione residente: nel 2021 eravamo fermi al 5,7% a fronte dell’8,3% della Francia, del 6,1% della Germania, del 7,3% della Spagna e dell’8,1% del Regno Unito.
Fp Cgil sollecita un cambio di paradigma: non è dalle risorse disponibili che si deve partire per individuare i LEP (Livelli essenziali di prestazioni) e i relativi fabbisogni standard, ma dai diritti che devono essere garantiti e dalle dotazioni organiche necessarie ad assicurare la migliore efficienza dei servizi alla popolazione. La fuga del personale sanitario dagli ospedali, dei dipendenti dalle amministrazioni, soprattutto locali, di tutte le persone che, pur avendo vinto un concorso pubblico, rinunciano ad assumere l’incarico perché i salari sono troppo bassi per poter vivere e immaginare un futuro professionale e di vita, sono il frutto di decenni di mancati investimenti nel lavoro pubblico. Il rafforzamento dei servizi pubblici passa anche dalla valorizzazione professionale ed economica del personale, contrastando la fuga dal lavoro pubblico, salvaguardando il potere di acquisto delle retribuzioni e migliorando le condizioni di lavoro.
Nel corso della conferenza stampa Andrea Malpassi, Area politiche internazionali ed europee CGIL Nazionale, ha evidenziato: “la Cgil in Europa è impegnata da oltre due anni per un movimento sindacale europeo che contrasti le politiche di austerità, per escludere le spese sociali dal patto di stabilità, e rafforzare e realizzare gli impegni del Pilastro Europeo dei diritti sociali. E invece questo è stato fatto solo per le spese militari: un tradimento della stessa natura dell’Europa”.
Giordana Pallone, Segretaria nazionale Fp Cgil, ha osservato che “la FP CGIL continuerà la sua mobilitazione per un programma comune di investimenti che rovesci il paradigma dell’austerità e i processi di privatizzazione, e assuma come priorità il rafforzamento dei servizi pubblici e la centralità del lavoro. La riduzione della spesa pubblica la pagano i cittadini cui progressivamente si nega l’universalità dell’accesso ai servizi, e le lavoratrici e i lavoratori che vedono peggiorare le loro condizioni di lavoro. La battaglia per un Piano di azione per i servizi pubblici è per i diritti delle persone, contro le disuguaglianze e per garantire un giusto salario a chi opera tutti i giorni per lo sviluppo del Paese. Abbiamo bisogno di aumentare la spesa pubblica per un Piano straordinario per l’occupazione pubblica, non per le armi”.
All’iniziativa sono altresì intervenuti Andrea Russo Fp Cgil Nazionale, Serena Sorrentino Segretaria generale Fp Cgil, i parlamentari Arturo Scotto, Marco Sarracino, Franco Mari, Tino Magni, Elisa Pirro.

Lunedì 23 giugno alle ore 16.00, presso la Sala Berlinguer della Camera dei Deputati (ingresso da Via degli Uffici del Vicario, 21), si svolgerà una conferenza stampa promossa dalla Funzione Pubblica Cgil in occasione della Giornata internazionale dei servizi pubblici.

Per l’occasione, Fp Cgil presenterà un Piano di Azione italiano per i servizi pubblici, evidenziando le priorità di intervento che il Governo dovrebbe adottare per potenziare le pubbliche amministrazioni in Italia, con l’obiettivo di garantire i diritti fondamentali alla cittadinanza.
Il Piano si iscrive nella più generale Agenda Europea dei servizi pubblici promossa dalla federazione europea dei sindacati dei servizi pubblici – EPSU.
Un Piano nato dalla convinzione che il futuro dell’Europa passi da un programma comune di investimenti, capace di rovesciare le politiche di austerità e i processi di esternalizzazione e privatizzazione, e di mettere al centro delle politiche comunitarie il rafforzamento dei servizi pubblici, dell’infrastruttura sociale di tutti i paesi e il lavoro pubblico, assicurando un giusto salario a chi, tutti i giorni, è impegnato a promuovere lo sviluppo del paese e garantire i diritti fondamentali delle persone.
Il confronto tra Italia e Paesi europei certifica quanto la necessità di un piano di investimenti nei servizi pubblici assuma nel nostro Paese i tratti di un’emergenza da affrontare immediatamente: negli ultimi 10 anni (dal 2015 al 2024) la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche, in Italia, è cresciuta meno (14%) della metà di quanto spendono in media i Paesi europei (31,8%), sotto a Francia (24,9%), Germania (40,8%), Spagna (36,1%) e Regno Unito (26%).
Tra l’altro, l’Italia continua a mantenere un primato negativo in termini di rapporto occupati sul totale della popolazione residente: nel 2021 eravamo fermi al 5,7% a fronte dell’8,3% della Francia, del 6,1% della Germania, del 7,3% della Spagna e dell’8,1% del Regno Unito.
All’iniziativa parteciperanno Serena Sorrentino, Segretaria generale FP CGIL nazionale, Giordana Pallone segretaria FP CGIL nazionale, Andrea Malpassi Area delle politiche internazionali ed europee della CGIL nazionale e Andrea Russo FP CGIL nazionale, insieme a diversi deputati e senatori e rappresentanti delle istituzioni.
La FP CGIL e la UIL FPL esprimono profondo sconcerto e indignazione per quanto accaduto oggi al tavolo della trattativa per il rinnovo del CCNL della Sanità Pubblica 2022-2024. Con amarezza abbiamo preso atto che Nursing Up, sindacato che fino a ieri condivideva le nostre stesse critiche al contratto, definendolo svilente e al ribasso, ha improvvisamente cambiato rotta, scegliendo di firmare un testo che non valorizza né il lavoro né il sacrificio dei 580.000 professionisti del comparto.
Le nostre Organizzazioni sindacali, al contrario, per l’ennesima volta non hanno abbassato la testa. Con responsabilità e fermezza, abbiamo ribadito ad ARAN la nostra indisponibilità a sottoscrivere un rinnovo contrattuale che non garantisce diritti esigibili, tutele concrete e, soprattutto, un adeguato riconoscimento economico e che quindi non valorizza il personale sanitario e socio-sanitario. Al contrario, chi firma accetta supinamente di certificare la programmata riduzione del potere di acquisto della lavoratrici e dei lavoratori della sanità.
Ancora una volta il Governo, con la complicità di Cisl Fp, Fials, Nursind e Nursing Up, ha deciso di voltare le spalle a chi ogni giorno, con competenza e dedizione, garantisce il diritto alla salute all’intera collettività.
Chi oggi ha firmato si assume una responsabilità pesante: quella di aver legittimato un contratto debole e lontano dai bisogni reali di chi lavora nella sanità. La FP CGIL e la UIL FPL, al contrario, continueranno a scegliere sempre la coerenza, la trasparenza e il rispetto del mandato ricevuto dalle lavoratrici e dai lavoratori che ci hanno dato o rinnovato la loro fiducia. Non ci fermeremo. Anzi, continueremo a batterci, dentro e fuori i tavoli, per un contratto vero, giusto e dignitoso, intensificando la mobilitazione.

“Abbiamo letto con stupore le dichiarazioni del presidente di Aiop Gabriele Pellissero durante la presentazione del rapporto annuale del Centro Studi Aiop, occasione nella quale ha fatto un chiaro riferimento al ‘potere d’acquisto delle famiglie’ e spesa privata. Peccato che il presidente di Aiop non abbia mostrato la stessa attenzione nell’evidenziare il collegamento tra potere d’acquisto delle famiglie e contratti. Ricordiamo infatti che ai dipendenti delle strutture Aiop viene negato il rinnovo del contratto: di fatto, il potere d’acquisto di lavoratrici e lavoratori Aiop è fermo in un caso a 13 anni fa e in un altro a 7 anni fa (a seconda dei contratti). Per loro non vale il discorso del potere d’acquisto?”.

Lo scrive in una nota la Segretaria nazionale Fp Cgil Barbara Francavilla.

“Pellissero iniziasse ad occuparsi dei dipendenti della sanità privata e delle rsa, parliamo di oltre 200mila persone: sicuramente potrebbe rappresentare un interessante contributo per far ripartire il pil in Italia. Allo stesso modo – prosegue – riteniamo che le contestuali affermazioni del sottosegretario alla Salute Gemmato avrebbero dovuto tener conto che questi soggetti privati ai quali lui stesso fa riferimento (“sanità privata accreditata è alleato per risolvere alcune criticità del Ssn”) e ai quali nelle diverse regioni è affidata buona parte del servizio sanitario nazionale, non rinnovano i contratti e non vogliono nemmeno aprire i tavoli di confronto. Chiusura totale. La verità è solo una: è necessaria una presa di posizione chiara che preveda un vincolo per gli accreditamenti nelle diverse regioni al contratto applicato e al suo rinnovo. E’ ora di finirla con questo atteggiamento silenzioso: bisogna assumersi una responsabilità nei confronti di chi viene pagato con soldi pubblici ma si determina regole a parte. Ministero e Conferenza delle Regioni devono contrastare chi agisce con questa logica. Serve responsabilità nei confronti di cittadine cittadini, di lavoratrici e lavoratori, di un intero Paese”.

“Le organizzazioni sindacali FP CGIL e UILPA comunicano ufficialmente lo stato di agitazione dei lavoratori dell’Agenzia Industrie Difesa. Questa decisione è stata presa a seguito della persistente mancanza di trasparenza riguardo ai piani industriali dei singoli stabilimenti, nonché per le gravi problematiche irrisolte che si protraggono da anni e anche nell’ultima richiesta sollevata nella nota ufficiale del 19 maggio 2025 e rimasta lettera morta”.
Lo si legge in una nota di Fp Cgil e Uil Pa.
“Nel dettaglio, ecco alcune motivazioni: mancanza di Trasparenza. La totale assenza di chiarezza sui piani industriali e sulle strategie operative degli stabilimenti rappresenta una violazione dei principi di trasparenza e partecipazione. Disagio del Personale: i lavoratori continuano a soffrire disagi significativi, che non sono stati affrontati nonostante le ripetute segnalazioni. Mancato riconoscimento aumenti indennità di amministrazione: senza alcuna giustificazione legittima a nostro avviso, si decide di escludere il personale dal riconoscimento dei nuovi incrementi dell’indennità di amministrazione, nonché degli arretrati dei precedenti. Stabilizzazione degli Apprendisti: la mancanza di garanzie per la stabilizzazione dei lavoratori apprendisti è una questione che necessita di un intervento immediato”.
“Le lavoratrici ed i lavoratori – prosegue la nota – sono giustamente preoccupati per il loro futuro ed hanno bisogno di risposte, in mancanza delle quali sarebbe più che comprensibile la richiesta che già circola ormai da mesi a questa parte di rientrare a pieno titolo all’interno del Ministero della Difesa. Le organizzazioni sindacali FP Cgil e UIL Pa ribadiscono la loro disponibilità al dialogo, ma sottolineano la necessità di un intervento urgente da parte dell’Agenzia e dalla parte Politica per risolvere le problematiche sollevate, in mancanza del quale si attiveranno tutte le iniziative e gli strumenti di mobilitazione consone al raggiungimento degli obiettivi dichiarati”.
Decreto carceri: Fp Cgil, una legge per pochi “eletti”
Ogni giorno registriamo disordini, aggressioni e vere e proprie sommosse nelle carceri italiane. Questo trend, iniziato durante la pandemia, persiste da oltre cinque anni senza soluzioni efficaci. Anzi, la violenza è sempre più dilagante e nessuna delle misure finora adottate è riuscita a invertire la rotta. L’amministrazione penitenziaria è riuscita a riprendere il controllo in istituti come Avellino e Pescara, dove, a seguito di episodi gravi, sono stati assegnati direttori e comandanti adeguati e stabili, e si è proceduto al rafforzamento dell’organico della polizia penitenziaria. È invece incomprensibile – e inaccettabile – che in altre realtà, come Terni, Spoleto, Prato e Messina, solo per citarne alcune, da anni vengono segnalate situazioni di pericolosità, organico insufficiente e mancanza di direttore e/o comandante. Si rimane inascoltati fino a quando non si registrano gravi disordini o ferimenti. Solo a quel punto si ricorre al G.I.O. per ripristinare l’ordine, con rischi assurdi per il personale, ingenti danni materiali e ulteriore riduzione degli spazi detentivi. La domanda sorge spontanea: perché non si interviene in anticipo, in quei contesti in cui la percezione dell’imminente caos è diffusa e denunciata da tutti, ma ignorata dai vertici?”.
Lo scrive in una nota Donato Nolè, Fp Cgil nazionale.
“La soluzione ‘di routine’ adottata, il trasferimento dei detenuti facinorosi in altre sedi, senza particolari provvedimenti a loro carico, non solo è insufficiente, ma elude il problema reale. Di fatto, pare abrogato l’art. 14-bis dell’ordinamento penitenziario. Sarà difficile affrontare l’estate in queste condizioni. Di prassi – aggiunge – l’estate è da sempre il periodo più difficile, non solo per le condizioni climatiche, dove gli istituti costruiti in cemento armato e ferro diventano luoghi roventi con spazi sempre più ridotti, ma anche per la sospensione delle poche attività, come quelle didattiche. In questa realtà surreale per chi lavora negli istituti, dove l’orario di lavoro è soltanto un rigo scritto nel contratto e vengono annullati tutti i diritti, quali ferie e riposi settimanali, la priorità per la maggioranza delle organizzazioni sindacali rappresentative e firmatarie del contratto è la rivisitazione dell’Accordo Quadro Nazionale!”.
Secondo Nolè, “si continua con provvedimenti casuali: un giorno si rafforza Trapani, un altro si conferma la missione nella sezione giovani adulti di Bologna; spesso si bandiscono ricognizioni presso il Dap, dove pare ci sia un sovraorganico di oltre 1.000 unità. È di oggi la notizia dell’incremento con invio in servizio di missione (forfettaria) ruolo ispettori presso la Casa Circondariale di Cuneo, realtà questa rimasta invisibile per anni, che da poco ha visto assegnarsi 10 unità del ruolo ispettori. Se erano necessari ulteriori 2 ispettori, perché non sono stati assegnati con la messa a ruolo dei neo ispettori? Facciamo appello al nuovo Capo Dap, affinché le priorità del Dipartimento tornino ad essere le carceri e le condizioni di lavoro della polizia penitenziaria sempre più in fuga dai Reparti”, conclude la nota.

“Nel pomeriggio della giornata di oggi abbiamo sottoscritto definitivamente all’ARAN l’ultima sequenza contrattuale ad integrazione del CCNL Funzioni Centrali 2019-2021, questa per ENAC, ANSV ed ANSFISA. Confermiamo il nostro giudizio espresso in sede di sottoscrizione della preintesa sul medesimo testo lo scorso 25 novembre, ora però le amministrazioni interessate devono procedere subito a dare piena applicazione alle disposizioni della sequenza contrattuale, dal nuovo ordinamento professionale, con particolare riguardo alla salvaguardia delle particolari specificità di alcune figure professionali che svolgono funzioni ispettive e richiedono elevate conoscenze delle materie oggetto dell’attività istituzionale dei tre enti, alla strutturazione attraverso la contrattazione integrativa di tutti gli strumenti previsti dal CCNL Funzioni Centrali 2019-2021, dagli incarichi di tipo professionale e organizzativo alle specifiche responsabilità, oltre all’attribuzione dei differenziali stipendiali sia per il personale in servizio che per i neoassunti”.

Lo scrive in una nota il Segretario nazionale Fp Cgil, Florindo Oliverio.

“Rileviamo tuttavia l’anomalia di aver sottoscritto un contratto, quello 2022-2024, senza aver concluso prima l’iter di tutte le code contrattuali, lasciando le lavoratrici ed i lavoratori di ENAC, ANSV ed ANSFISA tra le incertezze applicative e con differenze di trattamento tra personale dello stesso Comparto, il tutto per la fretta delle organizzazioni sindacali firmatarie di chiudere le trattative ed aderire alla proposta irricevibile del Governo di riconoscere solo un terzo dell’inflazione maturata durante lo stesso periodo. Noi invece continuiamo la nostra azione al fianco di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle Funzioni Centrali, senza lasciare indietro nessuno”, conclude Oliverio.

I sindacati: “Proposta insoddisfacente, serve un rinnovo dignitoso del contratto per oltre 10mila lavoratori”

Le organizzazioni sindacali di categoria Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs hanno proclamato lo stato di agitazione nazionale di tutto il personale impiegato nelle strutture aderenti ad ANASTE, l’Associazione Nazionale Strutture Territoriali e per la Terza Età, o che comunque applicano il Ccnl.

La decisione è stata assunta a seguito dell’ultimo incontro tra le parti, svoltosi il 10 giugno, nel quale ANASTE ha avanzato una proposta di rinnovo contrattuale giudicata insoddisfacente dalle organizzazioni sindacali. L’offerta prevede un incremento retributivo di 55 euro sul tabellare per il livello 4 full time, da riparametrare sugli altri livelli, un contributo di 5 euro per l’assistenza sanitaria integrativa, una una tantum da 200 euro sotto forma di welfare aziendale e il pagamento al 75% del terzo e quarto evento di malattia.

Per le organizzazioni sindacali si tratta di una proposta del tutto inadeguata e insufficiente, che non riconosce la professionalità e l’impegno quotidiano dei circa 10.800 lavoratori coinvolti. Una proposta tanto più inaccettabile se confrontata con i rinnovi contrattuali già sottoscritti nel settore sociosanitario, come quelli di Uneba, Cooperative Sociali, Valdesi, Anffas e Agidae, che hanno previsto aumenti economici tra il 10,4% e il 12,6% sul tabellare, oltre a significativi miglioramenti normativi.

Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs ricordano inoltre che da tempo è stato rivendicato il miglioramento del trattamento di malattia, con la corresponsione del 100% della retribuzione, senza che vi sia stata alcuna apertura da parte della controparte.

Il rifiuto di ANASTE di sottoscrivere un rinnovo contrattuale in linea con i principali Ccnl del comparto sociosanitario determina una forte preoccupazione per lo stato del confronto negoziale.

Le organizzazioni sindacali denunciano il rischio di un ulteriore esodo del personale, già oggi sottoposto a carichi di lavoro gravosi, con conseguenze pesanti sulla qualità dell’assistenza erogata agli utenti, perlopiù soggetti fragili e non autosufficienti.

Conseguentemente alla proclamazione dello stato di agitazione, è stata formalizzata la richiesta di avvio delle procedure di raffreddamento e conciliazione previste dalla Legge 146/90 e successive modificazioni.

“Bene la bozza elaborata dalle Regioni in merito alla riforma delle cure primarie: dall’organizzazione dell’assistenza territoriale, ai rapporti di lavoro, fino alla formazione le proposte elaborate vanno nella direzione giusta”: è quanto si legge in una nota del Coordinamento Nazionale Fp Cgil mmg.

“Peró occorre più coraggio, è necessario elaborare un progetto solido e coerente che rilanci il valore sociale dei medici di medicina generale – si legge ancora – sin dalla formazione e che con il contratto consolidi l’alleanza tra i cittadini ed i professionisti, superando la mistificazione del rapporto fiduciario degli studi privati convenzionati, come unica garanzia di qualità della presa in carico, e ancor più abolendo il sistema cottimista di remunerazione a quota capitaria, in favore di una retribuzione oraria”.
“Per questo – prosegue la nota – serve una riforma strutturale che non penalizzi i cittadini e non riversi sui medici di famiglia le responsabilità di un sistema che fa acqua per le inadempienze delle Istituzioni e per le resistenze corporative. La riforma deve essere inserita in un programma di investimento per la tutela della salute come bene primario delle comunità, non come strategia di controllo dei professionisti e di risparmio sui servizi”.
“Non possiamo far ricadere sui medici di medicina generale le responsabilità di una politica sanitaria miope e fallimentare, mutilata gravemente da lunghi anni di tagli lineari e precarizzazione, perchè questo inasprisce il conflitto invece di potenziare l’alleanza terapeutica. In particolare, quella che nella bozza di riforma è impropriamente definita assistenza ‘medico-generica’, ha bisogno da parte della politica del riconoscimento organizzativo, economico, culturale e politico, che i cittadini e la struttura sociale del paese da sempre intrinsecamente riconosce ai Medici di Medicina generale quali garanti della cura e della salute delle persone”, prosegue il Coordinamento Fp Cgil Mmg.
“Nessun ulteriore indugio nel trasformare l’attuale modello formativo dei Medici di Medicina Generale da corso di formazione, formalmente gestito dalle Regioni, ma di fatto subappaltato alle maggiori corporazioni mediche, in vere specializzazione universitarie. È  il momento di reclutare i nuovi Medici di Medicina Generale nella dirigenza come dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale. Vanno contestualmente riconosciuti titoli abilitanti a quelli che già esercitano la professione, introducendo anche per i neoassunti la possibilità di optare, su base volontaria, per il  contratto collettivo nazionale della dirigenza medica. Così come è necessario introdurre l’equipollenza con altre specializzazioni, a partire da quella di Medicina di Comunità e delle Cure Primarie, le nostre sono proposte chiare e lineari sulle quali chiediamo un confronto con il Ministero della Salute e le  Regioni” continua il Coordinamento.
“Fermamente contrari a qualsiasi forma di accreditamento: in ogni caso nessun accordo fra enti privati e gruppi di medici che siano alternativi all’offerta pubblica dei servizi. Chiediamo invece un rapporto di lavoro stabile e definito con le Aziende, che attraverso il  contratto collettivo nazionale, permetta l’avvio delle Case di Comunità, e contestualmente assicuri ai professionisti sia quelle tutele e quei diritti che sinora il rapporto in convenzione ci nega, sia il necessario  supporto organizzativo e logistico che consenta di far lavorare con serenità i medici di famiglia, nell’interesse generale della collettività e nel rispetto della Costituzione”, conclude la nota.
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