Personale verso lo sciopero
“Il CNEL è un organo di rilevanza costituzionale investito di importantissime funzioni in materia lavoristica e contrattuale. Basti pensare all’attività di tenuta e aggiornamento dell’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro: una banca dati straordinaria e unica nel suo genere in Europa. Stranamente, però, sembra che ai vertici di questo ente non importi nulla di garantire il rispetto delle regole fissate dal contratto collettivo nazionale di lavoro nei confronti del proprio personale. Dal 1° luglio scorso, con iniziativa unilaterale, l’amministrazione ha infatti deciso di non rinnovare i contratti individuali di lavoro agile scaduti il 30 giugno. In questo modo, di fatto, il lavoro da remoto al CNEL è stato abolito a tempo indeterminato. Con decisione calata dall’alto e senza un confronto con le rappresentanze del personale, sono state affossate le clausole contrattuali che disciplinano il funzionamento e la fruizione del lavoro agile e del telelavoro. E tanti saluti alle nuove tecnologie, alla maggiore produttività e alla conciliazione vita-lavoro. Ma non finisce qui. Con un altro provvedimento, l’amministrazione ha decretato la chiusura totale dell’unica sede di lavoro per ben tre settimane consecutive ad agosto, di fatto mettendo in ferie obbligatorie tutti i dipendenti e mandando all’aria la programmazione appena effettuata dei piani-ferie individuali”.
Lo scrivono in una nota il Segretario generale Fp Cgil Federico Bozzanca e il Segretario generale Uil Pa, Sandro Colombi.
“Ad essere sinceri, non ci era mai capitato di sentire che una pubblica amministrazione possa decidere una specie di ‘serrata’ istituzionale a propria discrezione e per un tempo così lungo, come un’attività privata. Evidentemente, nessuno del vertice politico o amministrativo ha valutato l’inopportunità di una simile scelta. Come sempre più spesso purtroppo avviene nelle amministrazioni delle Funzioni Centrali – prosegue la nota – le rappresentanze sindacali si sono divise in due: quelli che abbassano la testa e quelli che vanno a testa alta. E così Fp Cgil e Uil Pa, dopo aver ricevuto mandato dall’assemblea del personale, hanno proclamato lo stato di agitazione chiedendo l’attivazione delle procedure di raffreddamento e conciliazione previste dalla legge 146/1990. Gli altri sindacati? Non pervenuti”.
“Ma stavolta le lavoratrici e i lavoratori del CNEL sono pronti ad andare fino in fondo per far valere i propri diritti e riportare la gestione del rapporto di lavoro nei confini delle regole fissate dagli accordi di contrattazione collettiva. Al CNEL la controparte datoriale tenta di forzare la mano al sindacato in materia di lavoro agile e di gestione delle ferie, stabilendo un precedente pericoloso per l’intera la Pubblica Amministrazione. Questa iniziativa deve essere fermata. Le incongrue decisioni dei vertici CNEL nei confronti del personale sono inaccettabili nella forma e nella sostanza e vanno respinte senza se e senza ma. È esattamente quello che stiamo facendo e che continueremo a fare”, concludono Bozzanca e Colombi.
Roma, 16 lug – “Si è conclusa con un verbale di mancato accordo, il 1° luglio scorso, la procedura di raffreddamento e conciliazione attivata presso il Ministero del Lavoro su richiesta delle federazioni sindacali confederali Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs nell’ambito delle trattative di rinnovo del contratto nazionale. L’Associazione datoriale non ha avanzato proposte rispetto alla seduta del 10 giugno, che ricordiamo abbiamo ritenuto irricevibile: 55 euro sul tabellare per un livello 4 full time, 5 euro di assistenza sanitaria integrativa, 200 euro di una tantum in welfare e solo un parziale miglioramento sulle tutele di malattia, ma ha rifiutato un confronto su tavoli separati tra le organizzazioni sindacali di categoria e le altre organizzazioni sindacali autonome che noi riteniamo non rappresentative del settore. Proposte ben lontane dai recenti rinnovi contrattuali siglati nel settore sociosanitario (Uneba, Cooperative Sociali, Anffas, Agidae, Valdesi), che hanno riconosciuto aumenti salariali tra il 10,4% e il 12,6%, oltre a importanti avanzamenti normativi”.
Lo dichiarano, in una nota stampa unitaria, le federazioni sindacali confederali Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs.
Le organizzazioni sindacali denunciano “l’assenza di una reale volontà negoziale da parte di Anaste, che ignora la piattaforma sindacale condivisa e mira esclusivamente ad ottenere firme per un rinnovo al ribasso, che di certo non sarà per mano di Cgil, Cisl e Uil”.
Le federazioni confederali, rigettando nuovamente le proposte, puntano il dito contro gli “aumenti irrisori che non permettono di recuperare la perdita del potere di acquisto erosa da un’inflazione a due cifre degli ultimi anni, sviliscono il lavoro di oltre 10.800 operatori del settore”.
“È inaccettabile – stigmatizzano – continuare a ignorare la dignità e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs, concludono, “hanno programmato, nelle prossime settimane, un attivo nazionale dei delegati e delegate aziendali impiegati nelle strutture Anaste nel quale si procederà ad organizzare lo sciopero nazionale”.
“Apprendiamo con un certo stupore delle dichiarazioni del ministro Zangrillo, che continua a diffondere numeri fuorvianti. I venti miliardi di euro da lui annunciati sono previsti in due leggi di Bilancio; in presenza di un’inflazione del triennio 2022-24 pari al 16% annunciare un aumento che non arriva al 7% significa di fatto impoverire di circa il 10% lavoratrici e lavoratori del pubblico impiego. I veri numeri sono questi: i rinnovi contrattuali dei trienni 2016/2018 (+3,48%) e 2019/2021 (+4,38%) sono stati superiori all’inflazione, rispettivamente al 2,1% e al 2,3%. Al contrario, quello relativo al 2022/2024 rappresenterebbe il primo Ccnl con un adeguamento economico abbondantemente al di sotto dell’inflazione registrata”.
Lo scrivono in una nota Fp Cgil e Uil Fpl, replicando alle dichiarazioni del ministro della Pubblica amministrazione.
“L’unica cosa da capire è che si tratta di misure largamente insufficienti a coprire la perdita del potere di acquisto di lavoratrici e lavoratori, la cui professionalità andrebbe valorizzata anziché svilita. Noi abbiamo scelto di lottare per i diritti, chiedendo un rinnovo contrattuale degno. Continueremo a ribadire la necessità di aumentare le risorse e non accetteremo mai l’aut aut del prendere o lasciare: non si gioca sulla pelle di chi lavora”.
“Si è conclusa oggi in ARAN la trattativa per il rinnovo del comparto autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri con la firma dell’ipotesi di CCNL 2019-2021. Siamo in presenza di un Contratto che fa pagare alla PCM una doppia penalità: oltre a essere sottoscritto con 6 anni di ritardo, è condizionato dal cambio di paradigma dell’amministrazione che vuole restringere gli spazi delle relazioni sindacali e della condivisione delle scelte finalizzate al raggiungimento del miglior benessere lavorativo, non consentendo la normazione nel contratto del lavoro agile e da remoto, al pari di tutti gli altri comparti, e che mostra di non avere interesse alla valorizzazione del personale”.
Lo si legge in una nota di Fp Cgil.
“Abbiamo chiesto fino all’ultimo ad ARAN – si prosegue – di accogliere le proposte puntuali che abbiamo presentato per riconoscere, per davvero, la specificità della Presidenza del Consiglio, valorizzando lavoratrici e lavoratori che ne fanno parte, e quelle di aggiornamento normativo già recepite in tutti gli altri CCNL. Ci siamo trovati di fronte a gravi, inspiegabili e non spiegate chiusure. Per questo oggi non abbiamo sottoscritto un’ipotesi di CCNL 2019-2021 che non risponde alle aspettative di lavoratrici e lavoratori condivise in questi anni, e procederemo nelle prossime settimane a un percorso di valutazione e consultazione con il personale della Presidenza sui contenuti nell’ipotesi di CCNL 2019-2021”, conclude Fp Cgil.
E’ Federico Bozzanca il nuovo Segretario generale della Funzione pubblica Cgil, la categoria dei servizi pubblici della Cgil. E’ stato eletto con 181 voti favorevoli e 4 contrari dall’Assemblea generale Fp Cgil riunitasi oggi a Roma, alla presenza del Segretario generale Cgil Maurizio Landini.
Succede a Serena Sorrentino.
Bozzanca, classe ’77, nato a Siracusa, ha iniziato la sua carriera sindacale in Nidil CGIL, dove si è occupato della costruzione del primo fondo interprofessionale per la formazione (Formatemp) e del vasto mondo del precariato nella Capitale. Entra nella Funzione pubblica di Roma est nel 2004, poi in segreteria regionale di Roma e Lazio, dove ha seguito anche il Ssaep (Socio Sanitario Assistenziale Educativo Privato) oltre alle autonomie locali. Nel 2011 è passato alla Funzione Pubblica Cgil, in qualità di Segretario nazionale, con delega alle funzioni locali e all’igiene ambientale.
E’ stato responsabile della contrattazione e del mercato del lavoro nei settori pubblici, nonché dei servizi pubblici locali e delle società pubbliche, per la Cgil nazionale, dove ha lavorato al progetto di costituzione della scuola di formazione sindacale.
Attualmente ha la responsabilità sui settori pubblici e quella di Coordinatore della segreteria generale della Cgil.
“Si è tenuto stamattina un incontro per la prosecuzione della trattativa per il rinnovo del Ccnl Funzioni locali 2022-24. Nell’occasione, mentre Fp Cgil e Uil Fpl hanno illustrato opzioni e soluzioni in grado di rispondere alle esigenze reali di lavoratrici e lavoratori, Aran ha presentato una proposta che si muove nell’ambito delle risorse già stanziate, e che non risolve il problema salariale: uno spostamento delle risorse dall’indennità di comparto allo stipendio tabellare e una riduzione corrispondente del fondo delle risorse decentrate oltre a qualche euro inizialmente destinato alla contrattazione decentrata. L’operazione sarebbe valsa da un massimo di 17 euro lordi per i funzionari a 11 euro lordi per gli operatori sul salario tabellare già percepito in altra forma e che rischia di avere un saldo negativo dovendo compensare i maggiori oneri riflessi. Per noi la proposta è totalmente insufficiente. Occorrono fondi certi aggiuntivi per un contratto giusto e dignitoso per tutti. Dopo un solo giro di interventi al tavolo, Aran ha interrotto bruscamente la trattativa senza preannunciare ulteriori convocazioni”.
E’ quanto fanno sapere in una nota Fp Cgil e Uil Fpl, che ribadiscono: “noi rimaniamo sempre disponibili a proseguire il confronto, ad un esame nel merito dei provvedimenti e ad un ulteriore momento di approfondimento. Nell’occasione, è opportuno ricordare che il recente decreto sulla Pubblica Amministrazione non garantisce alcun aumento certo per tutti i lavoratori, ma introduce solo una possibilità, non un obbligo, di superamento del tetto del salario accessorio. Opportunità riservata ai soli enti virtuosi e, anche tra questi, molti saranno costretti a scegliere tra nuove assunzioni e l’aumento (nella stragrande maggioranza dei casi minimo) del salario per il personale in servizio”, proseguono.
“Il governo non sta dando le risposte necessarie, per noi parte la mobilitazione”, conclude la nota.
In tante e tanti hanno animato le assemblee ed i presìdi di queste ultime due giornate di mobilitazione per una giustizia più giusta, precari e personale di ruolo per chiedere a gran voce la stabilizzazione di tutte e tutti i 12.000 precari Pnrr Giustizia, upp, tecnici di amministrazione e operatori data entry, altri profili tecnici, insieme ad un intervento serio del Governo sugli organici del Ministero della Giustizia. Ad un anno esatto dalla scadenza dei loro contratti la richiesta è semplice: il Governo deve stanziare le risorse adeguate per stabilizzare tutte e tutti e bisogna strutturare a regime l’ufficio per il processo e tutte le figure professionali Pnrr Giustizia con il contratto integrativo per dare certezza ai loro percorsi occupazionali ed evitare così anche l’aumento dei carichi di lavoro al personale a tempo indeterminato già stremato da anni di mancate assunzioni e mancata valorizzazione professionale. Solo il Governo sembra non accorgersi che la stabilizzazione del personale a tempo determinato è una necessità indifferibile per il Paese, oltreché per le lavoratrici e i lavoratori interessati, perché permetterebbe di proseguire con il già virtuoso percorso di abbattimento dell’arretrato e riduzione dei tempi della giustizia. Il segnale lanciato all’Esecutivo da questa due giorni di mobilitazione è inequivocabile: servono risorse ed impegni chiari altrimenti la mobilitazione proseguirà! Non concediamo alcun alibi di compatibilità economica al Governo Meloni alla luce degli annunciati tagli di spesa ai ministeri per dirottare risorse altrove: è sempre solo questione di scelte. Al Paese e ai cittadini serve una Giustizia migliore e uno Stato che funzioni. Alle lavoratrici e ai lavoratori serve poter lavorare senza la spada di Damocle della scadenza.
Le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl esprimono grande soddisfazione per la convocazione ricevuta da parte di ARIS, finalizzata alla ripresa del confronto per l’avvio del tavolo sul contratto collettivo nazionale (rsa). Un segnale importante, che dimostra senso di responsabilità e attenzione nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del settore.
Allo stesso tempo, però, non possiamo nascondere la profonda delusione per l’atteggiamento assunto da AIOP, che continua a sottrarsi al confronto in modo inaccettabile e irrispettoso nei confronti dei dipendenti e delle loro legittime aspettative.
Chiediamo al Presidente di AIOP di comprendere il forte disagio e il crescente malessere tra i lavoratori e le lavoratrici e di attivarsi al più presto per la riapertura del tavolo negoziale. È necessario un confronto serio e costruttivo, che porti finalmente al rinnovo di un contratto atteso da troppo tempo.
Questa apertura può rappresentare un primo passo importante, ma serve continuità, aprendo un negoziato che metta insieme le due realtà datoriali, sia per la trattativa relativa alle RSA sia per quanto riguarda il contratto Sanità Privata.
Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl ribadiscono il loro impegno a difesa dei diritti e della dignità del personale e sono pronte a mettere in campo tutte le iniziative necessarie per sollecitare una risposta concreta e responsabile da parte di AIOP.
Più che mai essenziali, unici e insostituibili, attendono ancora risposte su carenza di personale, uso sconsiderato degli straordinari, chiusura di distaccamenti, condizioni di lavoro rischiose e mancata valorizzazione economica
Roma, 26 giugno – “Sono tante le problematiche che investono il corpo nazionale dei vigili del fuoco e che, dopo anni di rivendicazioni, rimangono tutt’oggi inascoltate: l’uso spropositato degli straordinari per sopperire alla carenza di personale, la chiusura di diverse sedi, un contratto che mortifica la loro professione e la continua esposizione ai rischi”. Questo il quadro fornito dal Coordinatore nazionale dei Vigili del Fuoco della Fp Cgil, Mauro Giulianella, che prosegue: “Siamo appena all’inizio dell’estate, comincia il periodo degli incendi boschivi, periodo particolarmente complesso per il corpo. È questo il momento di dare loro risposte”.
“Tra 4 anni, a causa dei numerosi pensionamenti, il corpo nazionale dei Vigili del fuoco andrà sotto di circa 15 mila unità. Per sopperire alla carenza di personale, si sta facendo un uso sconsiderato degli straordinari, estenuanti per chi lavora in quelle condizioni, e si stanno chiudendo diversi distaccamenti. Eppure sono anni che rivendichiamo una dotazione organica di 40 mila unità operative e 5 mila nel ruolo tecnico professionale”, spiega Giulianella. “Come se non bastasse – prosegue -, neppure dal punto di vista economico i vigili del fuoco ricevono il giusto riconoscimento per il lavoro che svolgono. Sono infatti stati sviliti da un rinnovo contrattuale, che ci siamo rifiutati di firmare, che penalizza i loro stipendi del 10% rispetto al costo della vita. E anche la legge delega, che avrebbe dovuto dare nuove risposte su ordinamento e crescita professionale, è in realtà ancora ferma. È infine cruciale il tema della salute e della sicurezza di chi opera ogni giorno mettendo a rischio la propria vita per aiutare le persone, spesso in ambienti e condizioni poco salutari. Il nostro obiettivo è quello di evitare loro la continua esposizione a fattori di rischio e di monitorare il loro stato di salute – spiega Giulianella -. Abbiamo chiesto che tutto il personale sia sottoposto a screening sanitari per determinare il rischio di contaminazione da PFAS, POPS e particelle tossiche e cancerogene provenienti dai fumi e dall’amianto, ma non è arrivata alcuna risposta. Non solo, i vigili del fuoco non hanno diritto all’assicurazione INAIL contro gli infortuni e le malattie professionali ma hanno accesso ad un sistema di assicurazioni private e commissioni mediche che non garantiscono lo stesso trattamento che spetta a tutti gli altri lavoratori”.
“L’Amministrazione e il Governo diano risposte concrete a coloro i quali, ogni giorno, garantiscono il soccorso al Paese. Basta annunci cui non conseguano azioni concrete. È necessario che si agisca per il bene di tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori che operano, con professionalità e coraggio, al servizio della cittadinanza”, conclude.
“Lavoratrici e lavoratori non sono disposti a svendere competenze, dedizione e professionalità”
“Per rinnovare il contratto di professionisti che sono, con gli altri, il cuore pulsante dei servizi sanitari, servono adeguate risorse economiche” lo dichiara Andrea Filippi Segretario Nazionale Fp Cgil Medici, Veterinari e Dirigenti SSN, che continua
“nessuna organizzazione sindacale dovrebbe accettare un contratto al ribasso che umilia le retribuzioni di professionisti che hanno già gli stipendi più bassi d’Europa”.
“Anche se siamo ancora in attesa dell’Atto d’Indirizzo che dovrebbe definire le direttive e le risorse per il rinnovo del Contratto dell’Area Sanità, siamo molto preoccupati dopo la sottoscrizione da parte di alcune organizzazioni sindacali dell’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto 2022/2024 del comparto sanità, che di fatto definanzia gli aumenti contrattuali di ben 11 punti percentuali rispetto all’inflazione registrata nel triennio” precisa Filippi.
“Davanti a questo desolante scenario che mortifica ancora una volta il salario dei professionisti non possiamo che rivolgerci a tutte le lavoratrici ed a tutti i lavoratori dell’Area dei Dirigenti Medici, Veterinari, Sanitari e delle Professioni Sanitarie, ed a tutti i loro rappresentanti, perché non si pieghino ad accettare condizioni unilaterali così al ribasso”
“Da anni lamentiamo il definanziamento del SSN, il taglio al personale, il blocco del salario accessorio, il furto delle eccedenze orarie a favore di gettononisti o di improvvisati mercenari che rendono i servizi pubblici sempre meno attrattivi per chi al contrario crede nel valore sociale della professione; da anni chiamiamo tutti a raccolta in occasione di ogni legge di bilancio per chiedere le risorse necessarie a salvare il nostro SSN; quindi non capiamo perchè ora dovremmo accettare passivamente un contratto, quello 2022-2024, fortemente definanziato, per catapultarci di fretta in un contratto, quello 2025-2027, anch’esso ancora definanziato” incalza la Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN.
“Peraltro, allo stato attuale, l’avvio della trattativa dell’Area è fortemente minata dalle sperequazioni che insistono nelle retribuzioni dei professionisti, vedasi le differenze che stiamo cercando di colmare sulle indennità di specificità dei Dirigenti Sanitari e sull’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie; al contrario oggi l’aumento disposto nell’ultima legge di bilancio per l’indennità di specificità di medici e veterinari con un finanziamento aggiuntivo di 327 milioni di euro dal 2026, non è stato ancora finanziato per i Dirigenti sanitari, così come non c’è traccia alcuna del finanziamento, comunque minimo, per l’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie” chiarisce il segretario.
“Non abbiamo nessuna fretta di sottoscrivere un contratto definanziato, anche perché parte degli aumenti dello stipendio tabellare sono già presenti in busta paga, in virtù dell’anticipo predisposto dal Governo nella legge di bilancio 2024: infatti con le attuali risorse, l’aumento del tabellare probabilmente sarà inferiore ai 250 euro lordi, ma oggi ne stiamo già percependo 121, per cui la differenza reale di quanto aumenteranno le buste paga sarà veramente irrisoria; così come irrisori sono gli arretrati a tutt’oggi maturati. Insomma, non capiamo davvero perchè dovremmo accettare le condizioni unilaterali proposte dal Governo, abdicando al nostro dovere sindacale di negoziare fino alla fine, con risorse inferiori di 11 punti rispetto all’inflazione, con la metà degli aumenti tabellari già percepiti in busta paga, con pochissimi arretrati, senza indennità di specificità e di esclusività finanziate per tutti i Dirigenti, né ci convince la narrazione di anticipare il contratto 2025-2027 che, come detto è anche questo ancora definanziato”.
“L’atto di indirizzo non è ancora uscito, la trattativa non è ancora partita, margini per migliorare le condizioni economiche e normative ci sono, ora si tratta di fare sindacato per lottare per davvero per le richieste che ci arrivano dai professionisti: risorse contrattuali adeguate, sblocco del salario accessorio, finanziamento indennità di specificità e di esclusività per tutti i Dirigenti dell’Area, migliori condizioni di lavoro, più chiarezza sull’eccedenza oraria che le Aziende continuano ad utilizzare in modo discrezionale, nonostante le innovazione introdotte del ccnl 2019/2021. Il ministro Schillaci cosa dice ai colleghi? Che si devono accontentare o ci convoca e si impegna a trovare una soluzione dignitosa per la categoria?”.
Un Piano straordinario per i Servizi Pubblici che preveda 1.250.000 assunzioni da qui al 2033 per affrontare l’emergenza della desertificazione delle amministrazioni pubbliche: se non si agirà il rischio sono l’inesorabile smantellamento del sistema pubblico e la fine dell’universalità dell’accesso ai diritti. E’ la richiesta di Funzione Pubblica Cgil che oggi, in una conferenza stampa alla Camera promossa in occasione della Giornata Internazionale dei Servizi pubblici, ha presentato un Piano straordinario per l’occupazione pubblica che si inscrive nella più generale Agenda Europea dei servizi pubblici promossa dalla federazione europea dei sindacati dei servizi pubblici-Epsu.
L’UE deve assumere la priorità politica di destinare risorse al rafforzamento dell’infrastruttura sociale dei Paesi membri: non è la spesa per le armi che deve essere scomputata dalle regole del patto di stabilità, ma quella per la sanità, l’assistenza, per le amministrazioni locali e per quelle centrali, per tutta la pubblica amministrazione.
Il personale impiegato nella Pubblica Amministrazione (escluso il comparto Istruzione e Ricerca) che avrà raggiunto i requisiti pensionistici nel 2029 supera in Italia le 400.000 unità, nel 2033 le 700.000. Per compensare il turnover e garantire l’efficacia dei servizi pubblici il Piano di Fp Cgil prevede (al 2033) 510.000 assunzioni in sanità, 370.000 nelle Funzioni locali, 190.000 nelle Funzioni centrali e 180.000 nel regime di diritto pubblico e comparto autonomo.
Negli ultimi 10 anni (dal 2015 al 2024) la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche, in Italia, è cresciuta meno (14%) della metà di quanto spendono in media i Paesi europei (31,8%), sotto a Francia (24,9%), Germania (40,8%), Spagna (36,1%) e Regno Unito (26%). Dal 2000 al 2020 i dipendenti pubblici nel nostro Paese sono diminuiti di circa 200.000 unità, portandoci ai livelli più bassi dei Paesi europei per numero di dipendenti in ragione della popolazione e per età media del personale (50 anni). L’Italia, infatti, continua a mantenere un primato negativo in termini di rapporto occupati sul totale della popolazione residente: nel 2021 eravamo fermi al 5,7% a fronte dell’8,3% della Francia, del 6,1% della Germania, del 7,3% della Spagna e dell’8,1% del Regno Unito.
Fp Cgil sollecita un cambio di paradigma: non è dalle risorse disponibili che si deve partire per individuare i LEP (Livelli essenziali di prestazioni) e i relativi fabbisogni standard, ma dai diritti che devono essere garantiti e dalle dotazioni organiche necessarie ad assicurare la migliore efficienza dei servizi alla popolazione. La fuga del personale sanitario dagli ospedali, dei dipendenti dalle amministrazioni, soprattutto locali, di tutte le persone che, pur avendo vinto un concorso pubblico, rinunciano ad assumere l’incarico perché i salari sono troppo bassi per poter vivere e immaginare un futuro professionale e di vita, sono il frutto di decenni di mancati investimenti nel lavoro pubblico. Il rafforzamento dei servizi pubblici passa anche dalla valorizzazione professionale ed economica del personale, contrastando la fuga dal lavoro pubblico, salvaguardando il potere di acquisto delle retribuzioni e migliorando le condizioni di lavoro.
Nel corso della conferenza stampa Andrea Malpassi, Area politiche internazionali ed europee CGIL Nazionale, ha evidenziato: “la Cgil in Europa è impegnata da oltre due anni per un movimento sindacale europeo che contrasti le politiche di austerità, per escludere le spese sociali dal patto di stabilità, e rafforzare e realizzare gli impegni del Pilastro Europeo dei diritti sociali. E invece questo è stato fatto solo per le spese militari: un tradimento della stessa natura dell’Europa”.
Giordana Pallone, Segretaria nazionale Fp Cgil, ha osservato che “la FP CGIL continuerà la sua mobilitazione per un programma comune di investimenti che rovesci il paradigma dell’austerità e i processi di privatizzazione, e assuma come priorità il rafforzamento dei servizi pubblici e la centralità del lavoro. La riduzione della spesa pubblica la pagano i cittadini cui progressivamente si nega l’universalità dell’accesso ai servizi, e le lavoratrici e i lavoratori che vedono peggiorare le loro condizioni di lavoro. La battaglia per un Piano di azione per i servizi pubblici è per i diritti delle persone, contro le disuguaglianze e per garantire un giusto salario a chi opera tutti i giorni per lo sviluppo del Paese. Abbiamo bisogno di aumentare la spesa pubblica per un Piano straordinario per l’occupazione pubblica, non per le armi”.
All’iniziativa sono altresì intervenuti Andrea Russo Fp Cgil Nazionale, Serena Sorrentino Segretaria generale Fp Cgil, i parlamentari Arturo Scotto, Marco Sarracino, Franco Mari, Tino Magni, Elisa Pirro.
Lunedì 23 giugno alle ore 16.00, presso la Sala Berlinguer della Camera dei Deputati (ingresso da Via degli Uffici del Vicario, 21), si svolgerà una conferenza stampa promossa dalla Funzione Pubblica Cgil in occasione della Giornata internazionale dei servizi pubblici.
Per l’occasione, Fp Cgil presenterà un Piano di Azione italiano per i servizi pubblici, evidenziando le priorità di intervento che il Governo dovrebbe adottare per potenziare le pubbliche amministrazioni in Italia, con l’obiettivo di garantire i diritti fondamentali alla cittadinanza.
Il Piano si iscrive nella più generale Agenda Europea dei servizi pubblici promossa dalla federazione europea dei sindacati dei servizi pubblici – EPSU.
Un Piano nato dalla convinzione che il futuro dell’Europa passi da un programma comune di investimenti, capace di rovesciare le politiche di austerità e i processi di esternalizzazione e privatizzazione, e di mettere al centro delle politiche comunitarie il rafforzamento dei servizi pubblici, dell’infrastruttura sociale di tutti i paesi e il lavoro pubblico, assicurando un giusto salario a chi, tutti i giorni, è impegnato a promuovere lo sviluppo del paese e garantire i diritti fondamentali delle persone.
Il confronto tra Italia e Paesi europei certifica quanto la necessità di un piano di investimenti nei servizi pubblici assuma nel nostro Paese i tratti di un’emergenza da affrontare immediatamente: negli ultimi 10 anni (dal 2015 al 2024) la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche, in Italia, è cresciuta meno (14%) della metà di quanto spendono in media i Paesi europei (31,8%), sotto a Francia (24,9%), Germania (40,8%), Spagna (36,1%) e Regno Unito (26%).
Tra l’altro, l’Italia continua a mantenere un primato negativo in termini di rapporto occupati sul totale della popolazione residente: nel 2021 eravamo fermi al 5,7% a fronte dell’8,3% della Francia, del 6,1% della Germania, del 7,3% della Spagna e dell’8,1% del Regno Unito.
All’iniziativa parteciperanno Serena Sorrentino, Segretaria generale FP CGIL nazionale, Giordana Pallone segretaria FP CGIL nazionale, Andrea Malpassi Area delle politiche internazionali ed europee della CGIL nazionale e Andrea Russo FP CGIL nazionale, insieme a diversi deputati e senatori e rappresentanti delle istituzioni.
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