“Non possiamo rimanere in silenzio di fronte ad un intervento che si proclama come un riconoscimento degli specializzandi, ma che è in realtà un’offesa che vogliamo rimandare al mittente. 397 euro non possono essere considerati una proposta neanche parzialmente accettabile. È un’elemosina, sintomo di disinteresse istituzionale e di politiche miopi che sviliscono il valore reale di chi ogni giorno, con sacrificio e dedizione, garantisce il funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale e il diritto universale alla salute”. Lo dichiara la Funzione Pubblica Cgil dei Dirigenti Sanitari in riferimento all’emendamento alla Legge di Bilancio presentato da Fratelli d’Italia e approvato nella notte.

“Gli specializzandi d’area sanitaria non sono stagisti o apprendisti. Sono professionisti formati, che partecipano attivamente alla gestione clinica e diagnostica, spesso assumendo responsabilità paragonabili a quelle degli strutturati. Le risorse economiche ci sono e i risparmi generati dai contratti di formazione specialistica non assegnati, stimati in decine di milioni di euro, ne sono la prova. Non reinvestire queste risorse per garantire un trattamento retributivo equo agli specializzandi di tutta l’area sanitaria significa tradire il mandato istituzionale di promuovere equità e giustizia sociale. La Legge parla chiaro: ogni professionista in formazione specialistica ha diritto a un trattamento proporzionato alle proprie competenze e responsabilità. Ignorare la normativa non è solo un errore amministrativo, ma una scelta politica che colpisce una delle categorie più vulnerabili e sottovalutate del nostro sistema sanitario – afferma il sindacato e prosegue -. A rendere ancora più complesso il quadro, emergono proposte di modifica delle norme sui requisiti per accedere alla dirigenza sanitaria che mettono in discussione il valore della specializzazione come strumento di garanzia della professionalità e della qualità dei servizi. Una deregolamentazione che allontana i criteri di merito e competenza non può essere la risposta ai problemi strutturali del sistema.

Questo è un momento cruciale in cui le istituzioni hanno l’opportunità di dimostrare se davvero vogliono investire nel futuro della sanità pubblica o se intendono perpetuare un sistema che premia pochi e ignora il lavoro silenzioso ma fondamentale degli specializzandi. Gli specializzandi meritano molto più di un riconoscimento simbolico. Meritano una retribuzione che rifletta il loro ruolo centrale nella sanità pubblica e che sia in linea con il valore del loro lavoro.Chiediamo l’apertura immediata di un confronto con le istituzioni che si spinge ben oltre le rivendicazioni economiche: riguarda il modello di sanità pubblica che vogliamo costruire. Ora più che mai, è necessario un impegno concreto per costruire un sistema sanitario che sia all’altezza delle sfide del presente e del futuro”, conclude la Fp Cgil.

Il 6 novembre scorso è stata raggiunta da alcune organizzazioni sindacali un’intesa separata relativa al CCNL 2022-2024 Funzioni Centrali con una maggioranza appena superiore al minimo necessario previsto dalla legge. Fp Cgil, Uil Pa e Usb PI non condividono il testo del contratto sottoscritto da poco più del 50% delle sigle rappresentative. Questo contratto determina una perdita del potere di acquisto dei salari di oltre il 10%, a fronte di un’inflazione che nel triennio 2022/24 ha raggiunto il 16.5%.

Fp Cgil, Uil Pa e Usb Pi hanno dunque deciso di restituire agli oltre 190mila dipendenti delle Funzioni Centrali il diritto ad un autentico esercizio di democrazia partecipativa sul testo dell’accordo: da oggi, lunedì 16 dicembre alle 17:30 e fino a sabato 21 dicembre alle 16:00, tutte le lavoratrici e i lavoratori del comparto, indipendentemente dall’appartenenza sindacale, potranno votare online collegandosi al sito votofc.org oppure inquadrando il QR code presente su tutti i materiali informativi, per esprimere liberamente e nella massima riservatezza la propria opinione rispetto ai contenuti della pre-intesa firmata all’ARAN il 6 novembre. Una scelta di democrazia diretta e uno strumento di prosecuzione della vertenza.

“Ci troviamo davanti ad una situazione Kafkiana, un CCNL che riduce il salario reale con l’avallo di alcune organizzazioni sindacali, un paradosso che viene accettato dai firmatari dell’intesa separata come un dato di fatto a cui non è possibile avere alcuna reazione perché così ha deciso il datore di lavoro, che per noi è il Governo. Sindacati che dicono di sì ad un Governo che non ha mai fatto alcuna trattativa né confronto (né prima di avviare il tavolo in Aran né durante) e che ad un certo punto per esigenze politiche del Governo hanno assecondato la rottura. Nei settori privati, i firmatari dell’intesa che taglia 10 punti di recupero dell’inflazione per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni, hanno scioperato e manifestato arrivando ad accordi ben superiori al 6% che le stesse giudicano accettabile per le Funzioni Centrali. Se non avessero firmato la preintesa il 6 novembre, con il Parlamento che sta ancora discutendo la manovra e il Governo che può ancora intervenire, le risorse per migliorare il contratto si potevano ancora trovare. Aderendo alla “chiamata” hanno impedito che si potessero recuperare altre risorse dando l’alibi al Governo di avere il 53% ed è per questo che chiediamo ai dipendenti delle funzioni centrali di esprimersi. Preoccupa che ci sia qualche sigla che si definisce “sindacale” che ritiene inutile il pronunciamento di lavoratrici e lavoratori. Arrendersi senza neanche lottare rafforza le scelte unilaterali della controparte”, commenta Serena Sorrentino, Segretaria Generale Fp Cgil.

“Quando la politica invade il campo della contrattazione avvengono cose come quelle che si sono verificate all’ARAN il 6 novembre scorso. Eravamo stati convocati per proseguire la trattativa sul rinnovo del CCNL Funzioni Centrali e ci siamo ritrovati con le spalle al muro davanti a un testo “prendere o lasciare” che aveva l’appoggio del 53% del tavolo sindacale. Una maggioranza risicata messa insieme solo per raggiungere un duplice obiettivo politico: contenere i costi dei rinnovi contrattuali e abbassare il livello della contrattazione nel settore pubblico. Noi non condividiamo niente di tutto questo. Il 6 novembre è stato firmato un contratto al ribasso e per questo pensiamo che sia giusto e necessario chiedere ai lavoratori di dire che cosa ne pensano. Siamo convinti che ci siano ancora ampi margini per restituire alla contrattazione il suo vero ruolo, trovando risorse alternative per finanziare gli aumenti ben oltre il misero 5,78% offerto dal Governo grazie alle proposte che abbiamo fatto all’ARAN e che erano contenute anche nella piattaforma consegnata a Zangrillo. Una piattaforma che – è bene non dimenticarlo mai – a suo tempo era stata firmata unitariamente da CGIL CISL e UIL”. Queste le parole di Sandro Colombi, Segretario Generale UIL PA.

“La trattativa per il rinnovo del CCNL delle Funzioni Centrali è stata sin dall’inizio chiaramente incanalata verso un contratto a perdere. Per questo USB PI, dopo aver tentato durante la contrattazione di porre sul tavolo il tema della inadeguatezza delle risorse stanziate per gli aumenti contrattuali, senza trovare riscontro da parte di ARAN, ha deciso di abbandonare il tavolo di trattativa l’8 ottobre. Un gesto forte, che voleva al contempo lanciare un segnale al Governo e costringerlo a mettere nella disponibilità della trattativa il tema delle risorse, per restituire dignità ad una contrattazione svuotata di contenuto. Il Governo non ha voluto ascoltare né le nostre richieste né la voce delle lavoratrici e dei lavoratori scesi in piazza durante lo sciopero del 31 ottobre. La decisione di non sottoscrivere la pre-intesa il 6 novembre è stata l’inevitabile conseguenza di questo atteggiamento di netta chiusura. Oggi diamo voce ai lavoratori e alle lavoratrici per esprimere la loro valutazione su un rinnovo contrattuale che determina la perdita netta di oltre il 10% del potere di acquisto dei salari. Un grande momento di democrazia che, siamo certi, non verrà compromesso dai tentativi di boicottaggio messi in atto dalle organizzazioni sindacali firmatarie”, conclude Daniela Mencarelli, USB Pubblico Impiego.

 

Il 6 novembre scorso è stata raggiunta da alcune organizzazioni sindacali un’intesa separata relativa al CCNL 2022-2024 Funzioni Centrali.

Fp Cgil, Uil Pa e Usb PI non condividono il testo del contratto sottoscritto solo dal 53% delle sigle rappresentative. Tale contratto permette di recuperare appena il 6% di un’inflazione che nel 2022/24 ha raggiunto il 16.5%.

Nei settori privati gli aumenti sono molto più consistenti rispetto a quello previsto per le Funzioni Centrali. Con questo contratto dovevamo adeguare i salari al costo della vita, reperire risorse e sbloccare la contrattazione decentrata e per la valorizzazione professionale.

Di fronte a un contratto a perdere riteniamo necessario far esprimere le lavoratrici e i lavoratori. È una scelta di democrazia diretta e uno strumento di prosecuzione della vertenza.

Occorre mandare al Governo un forte e chiaro messaggio di dissenso.

Non chiediamo la luna. Chiediamo un giusto contratto.

Andiamo tutti a votare e votiamo NO!

CLICCA QUI PER VOTARE

Si vota dalle 17:30 di lunedì 16 dicembre fino alle 16:00 di sabato 21 sulla piattaforma votofc.org

“Le lavoratrici e i lavoratori premiano Fp Cgil alle elezioni Rsu 2024: abbiamo raggiunto il 38% con 23mila voti, 1282 eletti nelle rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) e 349 in quelle specifiche sui temi della sicurezza, salute e ambiente (Rlssa). Doppiamo le altre liste e siamo onorati di essere il punto di riferimento, soprattutto per la sicurezza, in un comparto così ‘essenziale’”.
E’ il commento di Fp Cgil ai risultati definitivi delle elezioni per le Rsu e le Rlssa per il comparto dell’Igiene Ambientale tenutesi in tutte le aziende italiane lo scorso 3 e 4 dicembre.
“Questo voto ha dimostrato che la nostra battaglia per rinnovare Rsu e Rlssa nel comparto era giusta. Il risultato ottenuto dà ancora più forza alle nostre rivendicazioni su salute e sicurezza e dimostra che le nostre proposte per il rinnovo del contratto hanno convinto i lavoratori. La Fp Cgil si conferma dunque il primo sindacato in Italia nel settore dell’Igiene Ambientale. Consolidiamo il nostro primato anche per aver posto al centro il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza delle lavoratrici e di lavoratori, gli investimenti nelle tecnologie e nell’innovazione, la difesa dell’ambiente e della qualità dei servizi ai cittadini, la tutela delle condizioni di lavoro negli appalti è una scelta che ha pagato. Le lavoratrici e i lavoratori hanno riconosciuto il nostro impegno nel migliorare le condizioni di lavoro in questo comparto e, allo stesso tempo, nello sviluppo di un settore cruciale: per Fp Cgil, infatti, è importante puntare sulla valorizzazione di tutta la filiera del ciclo integrato dei rifiuti nell’ambito della vertenza più generale sulle politiche industriali nel nostro Paese. Noi ci battiamo per i diritti, la dignità del lavoro e il giusto salario, e non ci fermeremo. Ripartiamo da questo straordinario risultato, a difesa delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Igiene Ambientale. Ringraziamo tutti i nostri candidati e auguriamo il meglio ai neo eletti”, conclude la Fp Cgil.
“Esprimiamo sgomento e preoccupazione per la decisione, assunta da diversi Paesi europei comprese le autorità italiane, di sospendere l’esame delle domande di protezione internazionale dei cittadini siriani, sia quelle già presentate in passato, sia quelle presentate a seguito della recentissima caduta del governo di Assad. Una decisione che si pone al di là di qualsiasi limite accettabile dalla normativa nazionale, europea e internazionale sul diritto di asilo, che la priva completamente di autorità e di senso e mette spudoratamente a nudo il vero volto delle politiche italiane ed europee in materia di asilo: strumentalizzare i corpi e i vissuti di migliaia e migliaia di rifugiati ad uso e consumo di una politica retriva e autoritaria specialmente coi più deboli”.
E’ quanto si legge in una nota di Fp Cgil.
“In particolare, i diversi provvedimenti che il governo adotta, a partire dal decreto Cutro per finire ora con la decisione sulle domande di protezione di cittadini siriani, snaturano la funzione stessa delle Commissioni territoriali per il Riconoscimento della Protezione Internazionale e della Commissione Nazionale per il Diritto di Asilo, e mortificano il lavoro e la professionalità dei funzionari impiegati in queste strutture”, continua la nota.
“Rimarchiamo con convinzione il nostro sgomento per quanto si sta verificando, consapevoli del fatto che nessun atto calato dall’alto da un qualsiasi livello politico possa fare cessare un rifugiato di essere tale e di poter accedere ai propri diritti fondamentali”, conclude Fp Cgil.
Roma, 11 dic – “La proposta di emendamento alla legge di Bilancio che elimina il blocco del turnover al 75% per gli enti locali è un passo avanti importante che premia le battaglie di Fp Cgil. Da tempo, infatti, denunciamo la grave carenza di organico delle amministrazioni locali e l’assenza di investimenti per la valorizzazione di lavoratrici e lavoratori del settore, ai quali viene chiesto di fare sempre di più per sopperire alla mancanza di personale. Una tendenza che ha anche gravemente penalizzato i cittadini, in particolare i più fragili, in termini di servizi erogati. Auspichiamo che questa proposta possa essere approvata”.
Lo dice in una nota la segretaria nazionale Fp Cgil, Tatiana Cazzaniga.

“La conferma del turnover al 100% è, comunque – osserva -, un primo passo che non può bastare: rilanciamo la nostra richiesta di un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni dei precari per rispondere in modo efficace a una domanda di servizi che aumenta sempre di più. Inoltre siamo convinti della necessità di prorogare le graduatorie per ricostruire gli organici degli enti e non disperdere professionalità. Altro che tagli alle risorse, bisogna tornare ad investire sul personale perché i diritti di cittadinanza sono strettamente collegati alla qualità della pubblica amministrazione, e le amministrazioni locali rappresentano il primo livello di prossimità per i cittadini. Talvolta l’unico. Quindi, avanti con la conferma del turnover al 100% ma le nostre rivendicazioni non si fermeranno di certo qui: il lavoro negli enti locali deve tornare ad essere attrattivo con i fatti concreti, non servono gli slogan”, conclude Cazzaniga.

Ascolta l’intervento di Mauro Giulianella, Coordinatore nazionale FP CGIL Vigili del Fuoco, durante il saluto al nuovo Capo Dipartimento e al nuovo Capo del Corpo dei Vigili del Fuoco.

 

Dal 2 al 6 Dicembre prosegue la mobilitazione dell’Intersindacale

Da oggi 2 al 6 dicembre 2024, ma con la possibilità che avvengano anche nella settimana successiva, in tutta Italia si terranno assemblee sindacali che coinvolgeranno le Aziende Sanitarie Pubbliche di ogni Regione. Questi incontri, che avranno luogo in orario di lavoro come consente la normativa vigente, proseguono la mobilitazione dell’Intersindacale dei Dirigenti medici, veterinari e sanitari, composta da AAROI-EMAC, FASSID, FP CGIL Medici e Dirigenti SSN, FVM e UIL FPL Medici e Veterinari.

Nella conferenza unitaria del 13 novembre svoltasi a Roma, l’Intersindacale ha individuato alcuni temi prioritari per il rilancio del SSN, temi che hanno come matrice comune la valorizzazione dei dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale e che saranno affrontati nelle Assemblee anche alla luce dell’iter della Legge di Bilancio 2025.

Gli Esecutivi Nazionali delle Sigle dell’Intersindacale hanno unanimemente ritenuto insufficienti le risorse stanziate dal Governo per riportare la sanità pubblica italiana ai livelli di investimento dei paesi UE, nonostante le promesse di svolta radicale rispetto al passato, ancorché sembri scongiurato un emendamento che invece di un incremento vero dell’indennità che distingue i sanitari dagli altri dirigenti della PA ne proponeva una defiscalizzazione una tantum per aumentarla in maniera fittizia, snaturando le dinamiche retributive degli stipendi e complicando i prossimi rinnovi contrattuali.

Inoltre, resta ancora in sospeso il CCNL per il triennio 2022-2024 in scadenza, per il quale si attende con palese irritazione da Governo e Regioni l’atto di indirizzo per avviarne la trattativa, necessaria a completare e a perfezionare le innovazioni normative ottenute con il CCNL 2019-2021.

All’Ordine del giorno delle Assemblee verranno affrontati – oltre alle specifiche criticità aziendali e regionali – i seguenti temi di cui l’Intersindacale intende continuare a farsi portavoce nei confronti delle forze politiche affinché non solo con la Legge di Bilancio, ma anche con interventi legislativi specifici successivi, siano adeguatamente valorizzati i professionisti del SSN Pubblico, fondamentali per il diritto alla salute della popolazione, che solo una sanità pubblica equa, universale, solidale, integrata e multiprofessionale può continuare a garantire:

  • Migliori condizioni di lavoro per migliorare la qualità delle cure, investendo su prevenzione, diagnosi, percorsi terapeutici e riabilitativi

  • Completamento in tutte le Aziende dell’applicazione ancora non del tutto avvenuta delle innovazioni normative che il CCNL vigente ha introdotto per valorizzare anche economicamente il lavoro dei dirigenti medici, veterinari e sanitari

  • Nuove risorse vincolate all’assunzione di nuovo personale con regolari concorsi pubblici

  • Maggiori risorse per i prossimi rinnovi dei contratti di lavoro, e adeguate risorse extracontrattuali per l’incremento dell’Indennità di specificità medica, veterinaria e sanitaria

  • Maggiori stanziamenti economici e percorsi riformativi più organici e strutturali per la formazione specialistica dei Medici, Veterinari, Farmacisti, Psicologi, Biologi, Fisici e Chimici.

La mobilitazione dell’Intersindacale continuerà nel 2025 allargando la partecipazione alle forze sociali e all’associazionismo che rappresenta i cittadini e i malati per porre costantemente all’attenzione del Governo e delle Regioni le difficoltà che colpiscono lavoratori e cittadini, per garantire un SSN efficiente e sostenibile per il futuro.

“Da qui al 2030, nel Mezzogiorno, nella pubblica amministrazione andranno in pensione quasi 90.000 addetti delle amministrazioni territoriali, 85.000 nel settore sanitario e circa 40.000 nel settore dello Stato. Se applicassimo un tasso di moltiplicazione della domanda di personale prevista dall’attuazione al 100% delle misure del Pnrr che hanno un impatto sui servizi pubblici, dalla giustizia amministrativa, alla sanità, al sociale fino agli asili nido, avremmo bisogno di reclutare da oggi al 2030 375.000 unità per compensare il turn over e garantire in più il potenziamento dei servizi ai cittadini. Intanto, però, il governo non finanzia un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni dei precari per rispondere alla domanda di servizi che aumenta, ma riduce anche il turnover al 75%. A ciò si aggiunga un definanziamento progressivo sia del Fondo Sanitario nazionale che del Fondo nazionale per le politiche sociali. Dunque, siccome si sta programmando la riduzione degli investimenti ordinari, il rischio è che questa grande mobilitazione di investimenti pubblici nel Mezzogiorno attivati dal Pnrr e dai fondi di Coesione anziché aumentare la capacità amministrativa, la qualità e la diffusività, oltre che l’appropriatezza, dei servizi, potrebbe addirittura essere compromessa”. Lo ha detto la Segretaria Generale Fp Cgil Serena Sorrentino intervenendo, a Roma, alla presentazione del 51esimo Rapporto Svimez sul Mezzogiorno.
“Rischiamo di arrivare da qui al 2026 e verificare che, per esempio – ha osservato -, abbiamo costruito una serie di case di comunità, ospedali di comunità o asili nido che non potremmo utilizzare perché manca il personale, o di dover delegare ai privati la gestione dei servizi aumentando le diseconomie. Serve un cambio nella politica economica, fiscale, sociale che scommetta sul mezzogiorno che vede nella manovra tagli ai fondi per il sud e alle autonomie locali. Anche per questo sciopereremo il 29 novembre e continueremo a promuovere l’abrogazione del ddl sull’autonomia differenziata che snatura il principio di sussidiarietà, mina la solidarietà fiscale, mette a rischio l’universalità dei diritti e smantella il sistema amministrativo”.

“Nel corso dell’incontro convocato dal Ministro della salute che si è svolto stamane abbiamo confermato il giudizio negativo della nostra organizzazione sull’impianto della legge di bilancio, in particolare sul capitolo Salute, sia per la parte generale che per quanto riguarda le misure relative al personale pubblico e privato, del comparto come della dirigenza”.

Lo hanno detto il Segretario nazionale Fp Cgil Michele Vannini e il Segretario nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN Andrea Filippi al termine dell’incontro con il ministro Schillaci.

“Abbiamo sottolineato come, al di là della propaganda, sia evidente come il disegno di legge di bilancio 2025 non metta al centro né il rilancio del Servizio Sanitario Nazionale né tanto meno un adeguato riconoscimento per chi lavora in sanità. Abbiamo chiesto, quindi, di modificare le priorità della legge, mettendo a disposizione da subito risorse aggiuntive per consentire di chiudere il contratto 22/24 del comparto che al momento dispone di quantità del tutto insufficienti per impedire che si riduca il potere d’acquisto reale delle retribuzioni dei sanitari e per garantire migliori condizioni di lavoro, sollecitando altresì l’emanazione dell’atto di indirizzo per il contratto della dirigenza”.

“Abbiamo chiesto – hanno proseguito Vannini e Filippi – l’eliminazione dei vincoli che impediscono la contrattazione di secondo livello e la messa in opera di quel piano straordinario di assunzioni che rivendichiamo da tempo e di cui, solo poche ore prima della pubblicazione del disegno di legge, lo stesso Ministro affermava l’assoluta necessità. Abbiamo chiesto che le risorse ingenti che questa legge di bilancio si prepara a destinare all’incremento del finanziamento della sanità privata non si riducano all’ennesima sovvenzione a fondo perduto, ma siano vincolate in quota parte al rinnovo dei contratti per le lavoratrici e i lavoratori che in quelle strutture operano, con contratti in qualche caso scaduti da più anni. Abbiamo chiesto, infine, di porre fine alla discriminazione che la normativa attuale pone a danno della professione ostetrica prevedendo l’equiparazione della loro indennità a quella della professione infermieristica, così come di sanare la sperequazione prevista dal disegno di legge a danno dei dirigenti sanitari non medici in merito al finanziamento della loro indennità di specificità”.

“Il Ministro, che non ha presenziato a tutto l’incontro e che non ha concluso la riunione, non ha sostanzialmente introdotto alcuna novità sul capitolo sanità. Quindi – hanno osservato – non capiamo le ragioni di questa convocazione, forse per accontentare qualche richiesta fatta da altre organizzazioni che evidentemente si accontentano di dire che hanno fatto una riunione senza che si produca nessun cambiamento”.

Secondo Vannini e Filippi, “a chiusura di un incontro in cui le voci critiche, anche se con accenti diversi, hanno prevalso sugli apprezzamenti nei confronti dei provvedimenti in discussione, il rappresentante del ministero ha sostanzialmente ammesso di non avere margini per poter intervenire sui saldi che riguardano la sanità, affermando di poter limitare la propria azione a un emendamento che, a saldi invariati, corregga un paio di inesattezze contenute nel disegno di legge originale. Confermiamo ancora di più le ragioni che ci hanno portato alla proclamazione delle sciopero generale in programma per il prossimo venerdì 29 novembre”.

“Anche gli Specialisti Ambulatoriali Interni (Medici, Veterinari, Biologi, Chimici, Psicologi) sostengono convintamente lo Sciopero Generale del prossimo 29 novembre”. Lo dichiara il Coordinamento Nazionale Fp Cgil SAI. 

“La legge di bilancio del governo Meloni – si legge in una nota – è uno schiaffo alla sanità pubblica che subisce gravi tagli. La tutela della salute dei cittadini è il principale obiettivo che ogni governo deve perseguire per garantire stesse possibilità di cure a tutti, nessuno escluso. Impoverire gli investimenti per la tutela della salute di tutti penalizza tutti e destruttura le fondamenta del paese. Inoltre, la mancanza di fondi per nuove assunzioni, per ammodernare le strutture ospedaliere e la rete territoriale delle cure di prossimità rende tutti più fragili ed indifesi, sia gli operatori che i cittadini bisognosi di cure”.

“Per gli Specialisti Ambulatoriali Interni poi nessuna attenzione: sono da sempre la categoria di operatori della sanità pubblica della quale ci si dimentica sempre, considerandola avulsa alla rete della sanità pubblica nazionale, dimenticando che, al contrario, operano in tutti i servizi sanitari: nei distretti territoriali, nei dipartimenti di prevenzione, nelle case della salute, nei consultori, nei dipartimenti di salute mentale, nelle case circondariali e persino negli ospedali dove spesso colmano le gravi carenze di personale nei pronto soccorso, nelle sale operatorie, nelle terapie intensive, nei laboratori, nelle direzioni sanitarie”.

“Oggi, nonostante la pandemia abbia dimostrato l’importanza strategica dell’assistenza territoriale – si legge ancora nella nota -, i professionisti convenzionati rimangono i più trascurati dal sistema. Assistiamo ad una continua mortificazione del nostro ruolo, sia nell’integrazione dei servizi, sia per le tutele contrattuali: ad oggi infatti, la maggior parte delle Regioni non ha ancora applicato l’accordo collettivo che regolamenta i nostri contratti. La cura della salute è l’obiettivo di tutti gli operatori della sanità pubblica, per questo riteniamo che anche il contratto dei professionisti che ci lavorano debba essere uno solo, per Specialisti Ambulatoriali Interni, per i Medici di Medicina Generale e per i Dirigenti SSN, stessi diritti e stesse tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, per una migliore tutela della salute delle persone”.

“Il 29 novembre – conclude la nota del Coordinamento – sosteniamo lo sciopero generale per la difesa della salute di tutte e tutti”.

“Auguri al Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, neoeletto presidente dell’Anci. Siamo sicuri che Manfredi, il cui corso istituzionale è ben noto, saprà guidare un’associazione così importante in un momento in cui le riforme istituzionali e le politiche generali rendono ancora più cruciale il ruolo delle amministrazioni di prossimità nella tutela delle nostre comunità”.

Lo afferma in una nota la Segretaria generale Fp Cgil, Serena Sorrentino.

“Auspichiamo di poter avere a breve un primo confronto su temi quali l’occupazione, la contrattazione e la fiscalità a sostegno delle politiche locali. Nel frattempo formulo i più cordiali auguri di buon lavoro”, conclude.

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