Pubblichiamo la prossima convocazione del CUG e il resoconto dell’ Amministrazione riguardo il primo incontro

Pubblichiamo la nota del Coordinamento Provinciale Fp Cgil VVF con la quale a tutela della salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. evidenzia come sia possibile che vi siano in caramento sui mezzi di soccorso materiale scaduto

Roma, 9 mag – “Fumata nera nel corso del tentativo di conciliazione dopo lo stato di agitazione di lavoratrici e lavoratori a cui si applica il Contratto della Sanità Privata Aiop e Aris. Sarà mobilitazione”: lo dichiarano, in una nota stampa, le segreterie di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl.
“Questo comparto – spiegano i sindacati – coinvolge centinaia di migliaia di addetti che svolgono un servizio pubblico, garantendo ogni giorno insieme ai colleghi del settore pubblico un diritto costituzionale, il diritto alla salute, ma lo svolgono in strutture sottoposte al regime di accreditamento dalle regioni. Lavoratrici e lavoratori che hanno visto riconosciuto un rinnovo contrattuale solo nell’ottobre del 2020, dopo 14 anni di blocco della contrattazione, e dopo numerosi scioperi e mobilitazioni del sindacato confederale. Il rinnovo del contratto della Sanità privata, peraltro, assume ancor più importanza ed urgenza in una fase storica di alta inflazione che erode il potere d’acquisto dei salari. Da parte delle due associazioni non ci sono state aperture alle nostre richieste di avviare il confronto per il rinnovo del contratto, la loro chiusura ed indifferenza nei confronti dei queste lavoratrici e lavoratori è per noi inaccettabile, così come resta grave il silenzio del Ministero della Salute e della Conferenza delle Regioni, più volte sollecitati dal sindacato confederale a farsi soggetto attivo nella vertenza. Considerato quanto esposto è stato inevitabile chiudere con un mancato accordo la procedura. Non solo confermiamo lo stato di agitazione ma annunciamo fin d’ora la mobilitazione in tutte le regioni e utilizzeremo tutti gli strumenti necessari allo sblocco di questa vertenza strategica per il comparto e per il Paese”.

Pubblichiamo in allegato gli accordi sottoscritti

  • ACCORDO DEFINITIVO DEL CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE INTEGRATIVO DEL PERSONALE DELLE AREE FUNZIONALI DELLA CORTE DEI CONTI TRIENNIO 2022-2024.
  • ACCORDO DEFINITIVO SUL WELFARE INTEGRATIVO: CRITERI GENERALI PER LE INIZIATIVE DI SOSTEGNO AL REDDITO DELLA FAMIGLIA E PER IL SUPPORTO ALL’ISTRUZIONE E PROMOZIONE DEL MERITO DEI FIGLI DEI DIPENDENTI ANNI 2022-2023.
  • ACCORDO DEFINITIVO SUL WELFARE INTEGRATIVO: INIZIATIVE DI SOSTEGNO AL REDDITO DELLA FAMIGLIA E PER IL SUPPORTO ALL’ISTRUZIONE E PROMOZIONE DEL MERITO DEI FIGLIDEI DIPENDENTI – POLIZZA SANITARIA INTEGRATIVA (ANNUALITA’ 2023-2024).

p.la FP CGIL Nazionale
Susanna Di Folco

Roma, 8 mag – Dopo la passerella dei ministri del 24 aprile, finalmente oggi hanno potuto dire la loro le organizzazioni sindacali delle donne e degli uomini in divisa. Si sono riuniti a Palazzo Vidoni, in tre incontri separati, le rappresentanze dei Corpi di Polizia a Ordinamento Civile (Polizia di Stato e Penitenziaria), i Corpi di Polizia a Ordinamento Militare (Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza), le Forze Armate (Esercito, Marina e Aeronautica).
Per tutti e tre i tavoli le rappresentanze di area Cgil – Funzione Pubblica CGIL, Silp, Silf e Siam – hanno ribadito che le risorse messe a bilancio dal governo non sono sufficienti a dare un salario dignitoso ai lavoratori della sicurezza e della difesa.
“Mentre l’Istat certifica che per il solo 2022 l’inflazione è stata dell’8,7 per cento, il governo ha stabilito un aumento degli stipendi dello 0,3 per cento”, dichiarano Florindo Oliverio (Fp Cgil), Pietro Colapietro (Silp), Francesco Zavattolo (Silf) e Paolo Melis (Siam), “e rispetto all’inflazione complessiva di oltre il 17 per cento nel triennio 2022/2024, il governo non stanzia più del 5,8 per cento. Con queste premesse – scrivono ancora – non ci sono le condizioni per fare il contratto. Il governo vanta una attenzione nei confronti di poliziotti e militari che non corrisponde a verità. E’ solo dall’investimento sui salari che si può capire che valore dà davvero alle donne e agli uomini in divisa. Il resto sono solo parole”.
“Vedremo nei prossimi incontri se e quante risorse saranno messe a disposizione del contratto. Se rimangono quelle che sono oggi saremo costretti a mobilitare le lavoratrici e i lavoratori”, concludono.

Si è svolto oggi pomeriggio il primo confronto sindacale tra i nuovi vertici dell’Amministrazione e le rappresentanze delle lavoratrici e dei lavoratori INPS.

Il Presidente, Gabriele Fava, ha aperto l’incontro, evidenziando come sia un obiettivo della sua presidenza lavorare alla definizione di un percorso comune, condiviso con le sigle sindacali, che abbia come stella polare il benessere dei lavoratori e quello del paese. Anche la Direttrice Generale, Valeria Vittimberga, ha promesso il coinvolgimento delle organizzazioni, riconoscendo “un valore altissimo all’azione di chi esercita la rappresentanza”. Prima di presentare l’intero Consiglio d’Amministrazione, che ha partecipato all’incontro, Vittimberga ha annunciato la volontà di sospendere da subito lo Smart Friday: a giudizio della DG la misura non ha portato benefici economici e semmai ha leso i lavoratori dei servizi che operano in INPS (pulizia, vigilanza, mensa). Era un elemento che per primi sottolineammo al tavolo.

Come FP CGIL abbiamo salutato i nuovi vertici augurando loro un buon lavoro e auspicando un confronto vero, costante e stabile sulle tante problematiche che riguardano la vita dell’Istituto: è interesse di tutte le parti avere un INPS che sappia dare risposte tanto agli utenti esterni quanto agli utenti interni.

In tal senso abbiamo indicato quello che per noi è un decalogo da sviluppare insieme, segnando le principali criticità su cui misureremo l’impegno dell’Amministrazione.

  • Deroga al fondo. Da tempo ribadiamo la nostra posizione sul tetto al Fondo imposto dal d.l. 75/2017. Lo abbiamo espresso ai tavoli, lo abbiamo scritto nei comunicati, lo abbiamo messo perfino nelle note a verbale del contratto integrativo. È una cappa che soffoca qualsiasi progettualità della nostra Amministrazione. Perfino l’ARAN si è resa conto di quanto tale disposizione sia anacronistica, con un’intervista rilasciata al Messaggero lo scorso 2 aprile dal presidente Naddeo. È essenziale che INPS ottenga il superamento della disciplina vigente, la cui applicazione limita tutte le categorie professionali.

Il riferimento non è solo alle sofferenze del comparto: pensiamo al personale medico che ha subito, negli anni, una riduzione del proprio potere d’acquisto e che non ha avuto alcuna prospettiva di crescita, malgrado l’aumento esponenziale dei carichi di lavoro. Si rischia l’impoverimento delle colleghe e dei colleghi, quell’impoverimento che peraltro sta già minando la capacità attrattiva dell’Istituto di reclutare nuove risorse in alcune aree del paese.

  • Tutela dei servizi. L’ente previdenziale ha una caratura nazionale e la difficoltà di reperire risorse nel Nord del Paese non può essere un onere rovesciato sulla cittadinanza. Negli ultimi cinque anni sono entrate più di 8.000 persone e nonostante questo registriamo, su scala nazionale, un delta negativo di circa 3.000 dipendenti. È essenziale procedere celermente con un nuovo ciclo di assunzioni, in armonia con quanto indicato nel piano dei fabbisogni, prevedendo concorsi regionali o macro-regionali per garantire un’efficiente allocazione delle risorse. Non è possibile appigliarsi a soluzioni palliative: il meta-processo può spostare la lavorazione delle istanze, ma non risolve i problemi della consulenza sui territori, consulenza che richiede prossimità (cioè presenza fisica) e competenze avanzate proprio per l’eterogeneità di casi che INPS affronta.

  • Tutela dei diritti. Se assicurare una presenza qualificata su tutto il territorio è l’obiettivo finale, esso non può essere raggiunto limitando le tutele riconosciute dal Legislatore alle colleghe e ai colleghi. Il riconoscimento delle assegnazioni temporanee nei casi previsti dalla normativa – con particolare riferimento alla tutela della genitorialità e alle l. 104 – non può essere trascurato o rimesso alla volontà del singolo dirigente. In tal senso, ancora una volta, chiediamo la correzione del messaggio 861/2024 per i fragili.

  • Tutela della sicurezza. Solo negli ultimi due mesi a Napoli, a Salerno e a Firenze abbiamo assistito ad alcune intemperanze (eufemismo) da parte dell’utenza nei confronti di chi presta servizio allo sportello. Sappiamo di svolgere un ruolo delicato, ma al di là di una formazione specifica per la gestione delle relazioni con l’esterno, e in particolare dei momenti di tensione che possono crearsi, è indispensabile potenziare il servizio di vigilanza, anche solo per l’effetto deterrenza assolto.

  • Tutela della professionalità. L’Istituto è il principale hub delle prestazioni emergenziali: se la pandemia è stata affrontata grosso modo da 24mila dipendenti, ogni alluvione, ogni terremoto crea una mole di istanze che INPS è chiamata a gestire. Ciclicamente. Con un personale a ranghi ridotti, gli sforzi compiuti quotidianamente dalle sedi sono evidenti. È quindi essenziale, a nostro avviso, procedere lungo due direttrici: riconoscere la professionalità dei dipendenti tramite le progressioni e costituire la Quarta Area per realizzare un approdo “sfidante” anche nei confronti di chi, sul territorio, opera con enormi assunzioni di responsabilità. Questo si può fare se vengono garantite le risorse, se si interagisce con ARAN non già per limitare ma per superare quel tetto del 50% alle progressioni annue che non ha riscontri nella contrattazione ma che corrisponde a una direttiva ministeriale la cui adozione desta ancora perplessità, sembrando ispirata a una logica di risparmio di carattere punitivo. Una parte del personale che durante la l’emergenza epidemiologica ha rischiato la propria salute al front-end e ha offerto consulenze su consulenze attende ancora un passaggio. Non è possibile tradire le loro aspettative.

  • Ridare forza alla Vigilanza. Con le novità normative sul personale ispettivo (frutto del d.l. n.19 del 2 marzo 2024) è fondamentale attivare un confronto serrato per ridare dignità a una famiglia professionale strategica per il futuro. In tal senso è essenziale attivare una ricognizione capillare delle carenze d’organico della nuova famiglia, sede per sede, per stimare con esattezza le necessità di ogni territorio anche a fronte dei pensionamenti previsti e, nelle more di un nuovo concorso, consentire un’immediata mobilità da cambio-profilo a tutto il personale interessato.
    Parimenti va redatto un piano di formazione specifico che consenta di qualificare al meglio i nuovi operatori; vanno, infine, creati dei meccanismi di feedback tra ispettivi e avvocature per monitorare la tenuta in giudizio dei verbali. Sono passaggi cruciali che, a nostro avviso, solo una Direzione Vigilanza può affrontare quale cabina di regia.

  • Lavoro agile. Abbiamo dato atto alla precedente Amministrazione di essere stata promotrice di una profonda revisione dei processi. L’equilibrio raggiunto va tutelato e perfezionato con l’adozione di un identico sistema retributivo dell’attività svolta. L’ARAN, con un orientamento sugli enti locali, ha aperto alla possibilità di riconoscere il buono pasto in regime di lavoro agile: sta alle singole Amministrazioni definire un regolamento che consenta l’accesso al ticket. È una richiesta che abbiamo reiterato più volte: oggi chi lavora da remoto non solo allevia i costi sostenuti dall’Amministrazione in termini di utenze (luce, gas, ecc…), ma viene perfino penalizzato dalla mancata erogazione del buono pasto. Su questo chiediamo una nuova sensibilità ai vertici, proprio nella logica d’innovazione richiamata nelle prime uscite pubbliche.

  • Percorsi trasparenti. Con riferimento al corpo dirigente dell’Istituto dobbiamo superare il principio per cui la persona giusta al posto giusto è giusto che se ne vada. La rotazione degli incarichi su una scala temporale così ridotta è fortemente limitante, perché non appena si sviluppa la piena padronanza di una materia i meccanismi auto-imposti dell’INPS determinano la ricollocazione dell’interessata/o e l’assolvimento di un nuovo ruolo. Questo impianto, così concepito, è un punto di debolezza. Ciò che invece è necessario costruire è un meccanismo di riconoscimento professionale chiaro e trasparente: perché i dirigenti dell’Istituto devono poter progettare il proprio percorso professionale senza trovare limiti od ostacoli che hanno una natura più relazionale che funzionale. Analogamente riteniamo vada dato atto e merito alle tante dirigenti che quotidianamente assolvono una funzione centrale per l’Ente, ma che nei percorsi di crescita vengono quasi sempre poco premiate. Il tetto di cristallo è visibile: ogni volta che sale il livello di responsabilità si riducono il numero degli accessi per le colleghe. Non è accettabile.

  • Ritornando sui medici, e detto del fondo, resta il tema dell’anomalia INPS: unico ente nel settore pubblico a non aver regolamentato l’attività intramoenia e la relativa indennità di esclusività, un elemento che ha portato negli anni a un notevole danno economico per tutta la categoria.

Con riferimento ai professionisti – avvocati, tecnici, attuari – che svolgono attività specialistiche in ragione dell’iscrizione agli albi professionali, di là dalla la revisione dei criteri per l’attribuzione del secondo livello in itinere, occorre con urgenza procedere alla totale revisione del sistema di valutazione della produttività, una revisione che tenga conto delle peculiarità dell’attività svolta. Il sistema in uso risulta fondato per il 70% su indicatori desunti dal cruscotto gestionale, che non utilizza tuttavia indicatori specificamente riferiti all’attività professionale, per il restante 30% alla valutazione discrezionale (prima del dirigente, ora del coordinatore), disancorata da ogni criterio oggettivo e verificabile. Così facendo, nonostante l’enorme mole di lavoro affrontata, ogni anno numerosi uffici risultino ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi di performance.

  • Adempiere al dettato contrattuale. Qui il riferimento è ai progetti locali, la cui adozione passa necessariamente per le RSU. L’art. 50 c. 4 del contratto collettivo è in tal senso chiaro. Esso recita testualmente: “Una quota non inferiore al 20% delle risorse destinate ai trattamenti economici di cui al comma 2, lettere a), b) e c) è riservata alla contrattazione integrativa di sede di cui all’art. 7 (Contrattazione collettiva integrativa: soggetti, livelli e materie), comma 7”. Per la parte normativa, in attesa del nuovo integrativo, resta vigente la precedente formulazione, come peraltro anticipato dalla stessa bozza del CCNI in discussione: nulla osta, lo ribadiamo ancora una volta, alla convocazione immediata dei tavoli di contrattazione territoriali. Ne chiediamo l’immediata attivazione.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Pubblichiamo la nota unitaria delle Strutture territoriali FpCgilVVF, FnsCisl, UilPaVVF riguardo la convocazione del personale in regime di infortunio

A seguito dell’informativa della Direzione Centrale per la Formazione  in merito la ricognizione per la selezione per il 10° Corso nazionale per formatori di patenti di guida terrestri  pubblichiamo l’informativa sulla proroga dei termini per la  presentazione dei requisiti.

Pubblichiamo in allegato il testo sull’Accordo sull’utilizzazione del Fondo Risorse decentrate Anno 2022.

p.la FP CGIL
Felicia Russo

Pubblichiamo la nota di convocazione riguardo lo schema di decreto del Ministro dell’interno concernente la ridefinizione degli incarichi di funzione ai dirigenti e il relativo resoconto del Coordinamento Fp Cgil VVF

Intanto Mimit e Mic festeggiano 150 anni dalla nascita di Marconi: “un paradosso”

Roma, 8 mag – “In questi ultimi giorni il ministero delle Imprese e del made in Italy e il ministero della Cultura hanno collaborato ai festeggiamenti per i centocinquant’anni dalla nascita di Guglielmo Marconi, allestendo nei locali del MIMIT una cerimonia alla presenza della stampa e di numerosi invitati. Evento annunciato, tra l’altro, con l’emanazione di un francobollo commemorativo. Quel che però nessuno ha raccontato è che i macchinari utilizzati da Marconi, per esempio la famosa ‘cabina radiotelegrafica’ del panfilo Elettra, da cui effettuò numerosi dei suoi esperimenti di radiofonia, sono conservati nel museo storico della Comunicazione, collocato nei sotterranei della sede del Mimit di viale America a Roma, chiuso da un anno e mezzo circa”.
Lo scrivono in una nota Luca Giovinazzo (coordinatore nazionale Fp Cgil Mimit) e Valeria Giunta (Fp MiC).
“All’interno del Museo – ricordano – sono conservati oltre 3.000 cimeli di vario genere e valore inestimabile: telefoni, telegrafi, radio e televisioni; una ricostruzione di un antico Ufficio Postale del Ducato di Parma; raccolta delle buche e cassette per la posta anche militare e delle due guerre; comunicazioni di ogni tipo, manoscritti, quotidiani, carte geografiche e corrispondenza persino degli Antichi Stati italiani. E ancora opere di Meucci, la macchina Enigma, la Sala dell’Elaboratore Olivetti ‘Elea 9003’, una grandissima collezione filatelica iniziata nel secolo scorso da Emilio Diena che comprende circa 1 milione di pezzi tra francobolli, 90.000 pezzi marcofilia, bozzetti, prove di colore e bollettini illustrativi. Il museo è dichiarato di ‘interesse culturale’ e sotto tutela della soprintendenza, alla quale, come Fp Cgil, abbiamo chiesto di intervenire perché da quasi due anni permane un problema serio di tutela e di conseguente valorizzazione. Così come la biblioteca adiacente o quella nello stabile di viale Boston, autentiche miniere culturali per ricercatori e studenti di tutto il mondo, inutilizzate per l’imbarazzante motivazione della chiusura”.
“Al Museo risultano esserci problemi di infiltrazioni (oltretutto deleterie per la conservazione del materiale), ma il paradosso più grande sono le problematiche all’impianto elettrico che ne impediscono l’apertura al pubblico. Il personale che ci lavora da tempo, con dedizione e professionalità, è costretto a concentrare lo sforzo sulla esclusiva fruizione dello stesso in rete”.
“Ciò che ci preoccupa, inoltre – concludono Giovinazzo e Giunta – è il continuo silenzio dei due ministeri. Dopo più di 9 mesi dal sopralluogo della soprintendenza, non comprendiamo come sia possibile che ancora non siano state pubblicate le prescrizioni, mentre davanti alla stampa si finge che tutto funzioni perfettamente”.

 

(Foto Carlo Dani-CC-BY-SA-4.0)

Pubblichiamo la nota del Coordinamento Regionale Fp Cgil VVF con la quale ribadisce la necessità di nuove sedi e di assegnazione di personale sia operativo che amministrativo a garanzia di un’ adeguata risposta al soccorso alla cittadinanza

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