Al MIC

Sig. Capo di Gabinetto

prof. Lorenzo Casini

Sig. Segretario Generale

dr. Salvo Nastasi

sig. D.G. Organizzazione

dr.ssa Marina Giuseppone

Sig. Dirigente Servizio II

DG Organizzazione

dr.ssa Sara Conversano

LORO SEDI

Oggetto: Osservazioni sui DM di graduazione delle fasce dirigenziali con riferimento alle strutture di nuova istituzione e di modifica al DM Musei

Sig. Capo di Gabinetto

in relazione all’oggetto e tenuto conto di quanto emerso nel corso della riunione con la S.V. , nonché delle considerazioni che lei ha svolto in replica alle osservazioni prodotte dalle OO.SS., riteniamo di dover svolgere le seguenti considerazioni:

per quanto concerne i Decreti di graduazione delle fasce dirigenziali dobbiamo ribadire che la materia comunque necessita di un confronto preventivo ai sensi di quanto previsto dall’art. 43 del CCNL Dirigenti Funzioni Centrali 2016/2018. A tal riguardo, preso atto delle sue precisazioni, sarebbe quanto mai opportuno un confronto finalizzato alla verifica dei criteri di attribuzione delle suddette fasce alla luce delle profonde modifiche che via via sono intervenute nella struttura ministeriale, determinando una proliferazione di strutture complesse sul territorio tale da mettere in discussione il criterio principale, riferito al mero ambito territoriale di competenza degli Uffici. Questo riguarda l’insieme dei settori organizzativi del ministero, poiché la riorganizzazione ha comportato definizioni diverse dei livelli di responsabilità attribuibili a diversi soggetti; dai Soprintendenti, a cui vengono poste in capo responsabilità dirette su materie diverse e non attinenti alla specifica specializzazione, ai direttori delle DM regionali che tendono ad acquisire, unitamente ai Musei autonomi, tutto il circuito indirizzato alla fruizione. In tale contesto non possiamo non rilevare l’anomalia che si sta determinando in questo Ministero rispetto all’ampliamento esponenziale del ricorso agli incarichi fiduciari ex art. 19, comma 6, del D. Lgs. n.165/01, determinato da una serie di misure in deroga adottate solo per il ministero a cui si aggiunge l’ulteriore deroga proveniente dai criteri di attuazione del PNRR.

Occorre in sostanza, a nostro parere, affrontare in maniera sistemica tutte le questioni irrisolte che riguardano la gestione della dirigenza ministeriale: dalla revisione dei criteri di graduazione delle fasce alla riscrittura dei criteri di valutazione, dalla definizione del contratto integrativo al confronto sul piano assunzionale specifico. Problematiche che riteniamo centrali ai fini del buon funzionamento dei servizi ma che scontano sinora ritardi e sottovalutazioni rispetto ad una corretta gestione delle relazioni sindacali, la cui qualità è palesemente differente da quanto avviene nella contrattazione che riguarda il restante personale.

Ci auguriamo pertanto che la Direzione politica colga il senso delle nostre preoccupazioni e si operi per riportare a livelli adeguato il sistema dedicato di relazioni sindacali.

Per quanto riguarda invece le modifiche al DM Musei non possiamo che ribadire la nostra forte contrarietà ad una divisione tout court tra i sistemi di tutela e quelli di valorizzazione del patrimonio culturale. Una posizione nota che noi abbiamo assunto sin dall’inizio di questo complesso percorso riorganizzativo ma che ci sembra opportuno riaffermare anche alla luce delle spiegazioni che lei ci ha dato in relazione alla scelta di assegnare ai circuiti dell’offerta dei servizi culturali praticamente tutto il patrimonio che può essere fruibile coerentemente con i principi che hanno accompagnato le riforme. Dalle segnalazioni che ci sono pervenute appare in molti casi concretamente difficile operare questa divisione. Possiamo citare il caso della Basilica sotterranea di Porta Maggiore a Roma, che ci pare emblematico proprio perché ci risulta che non è in condizione attualmente di fruibilità da parte dei cittadini e che sono in corso attività di manutenzione e messa in sicurezza da parte della Soprintendenza romana finalizzate esattamente a garantirne una migliore fruibilità. Sottrarre questi siti alla competenze dirette della Soprintendenze rischia di interrompere percorsi di tutela senza che vi siano le condizioni per una loro fruibilità. Anche in considerazione delle ridottissime consistenze organiche che notoriamente affliggono tutti gli Uffici interessati. Si rischia di operare conseguentemente una divisione del tutto artificiale senza concrete conseguenze sul piano della valorizzazione. Pertanto apparirebbe opportuna una ulteriore riflessione sulle criticità sopra esposte verificando caso per caso, sulla base delle relazioni tecniche predisposte dagli uffici competenti, l’opportunità di tali operazioni.

Da ultimo ci permettiamo alcune considerazioni fuori tema ma che ci pare opportuno richiamare:

le attività connesse alla realizzazione del PNRR stanno comportando moltiplicazioni dei carichi di lavoro in capo ai pochi dipendenti del Ministero, come sta avvenendo per il personale della DG ABAP chiamato a duplicare i compiti ed i carichi di lavoro per disposizione del Direttore generale che è pure il Soprintendente ad interim della Soprintendenza nazionale per l’attuazione del PNRR. Anche in questo caso vogliamo richiamare la necessità che si affronti questa sfida con strumenti straordinari e non ricalcando prassi consolidate le cui conseguenze ricadono tutte sulle spalle dei lavoratori. Questo comporta un rafforzamento delle strutture ed investimenti organizzativi conseguenti, oltre naturalmente l’esigenza di reperire risorse aggiuntive per garantire quantomeno adeguati riconoscimenti agli sforzi produttivi che i lavoratori sono chiamati a compiere.

Per tale motivo e per le condizioni generali degli organici appare necessario rivedere ed implementare le previsioni occupazionali e i fabbisogni necessari al funzionamento di strutture complesse volute dalla stesso processo riorganizzativo, nonché velocizzare le procedure di reclutamento che ancora purtroppo non vedono conclusi concorsi in atto e non vedono avviati concorsi già da tempo autorizzati. Su questo tema sollecitiamo il confronto prendendo atto della disponibilità che lei ha espresso e che noi apprezziamo.

Infine ci pare del tutto urgente una convocazione, da parte del Segretario Generale, di una riunione avente all’ordine del giorno la revisione dei protocolli sicurezza alla luce delle modifiche normative in materia di accesso ai luoghi di lavoro e relative alla regolamentazione dello smart working introdotte di recente.

Distinti saluti

Claudio Meloni

FP CGIL Nazionale

pubblichiamo la nota informativa emanata dalla Direzione Centrale per la Formazione riguardo il decreto del 41° corso per Formatori Professionali

Pubblichiamo  l’informativa in merito i corsi di formazione anno accademico 2021 -22 presso l’Istituto Superiore Antincendi

Pubblichiamo la nota dell’ ONA in merito l’avviso di selezione interna riservata al Personale in servizio appartenente al CNVVF per la formazione di un elenco di idonei a ricoprire l’incarico di aspirante vice direttrice dei centri di soggiorno dell’ONA

Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per la Formazione in merito la nuova graduatoria per la convocazione al corso Capo Squadra decorrenza 2020

LO SFASCIO DELLA GIUSTIZIA
NON SARANNO I LAVORATORI A PAGARE !!!!!

Lettera aperta alle lavoratrici ed ai lavoratori della Giustizia

La condizione della Giustizia, di tutta la Giustizia, è drammatica. Tale situazione ha origine antiche perché, salvo rare eccezioni, deriva da scelte sbagliate fatte dal potere politico nel corso degli ultimi trent’anni. La carenza di personale, a cui si aggiunge il sottodimensionamento degli organici in tutti i dipartimenti, ha raggiunto livelli allarmanti in alcuni uffici giudiziari, specie del nord, nella Esecuzione Penale Interna ed Esterna e negli Archivi Notarili.

La penuria di risorse materiali ed una informatizzazione, che rimane incompiuta nonostante gli ingenti investimenti, sono una ulteriore piaga che non accenna a guarire. Anche le prossime assunzioni (solo a tempo determinato) previste dal PNRR, NB per la sola amministrazione giudiziaria (addetti all’ufficio per il processo), paradossalmente, da notizie apprese anche dai mezzi di informazione e dai capi degli uffici, poiché mancano comunicazioni ufficiali, rischiano di peggiorare la situazione in quanto non sottrarranno ma scaricheranno ulteriore lavoro sulle cancellerie a partire dalle udienze e dalle esecuzioni civili e penali che si moltiplicheranno. Tra le scelte politiche sbagliate emblematica da ultimo è quella che concerne il possesso del Green Pass negli uffici giudiziari e nelle strutture penitenziarie, inspiegabilmente imposto a magistrati, anche onorari e lavoratori, ma non all’utenza (avvocati, periti, testimoni ecc.) che affolla uffici ed istituti nonostante la pandemia ancora in atto.

La situazione sopra descritta è stata però aggravata dalla sciatta gestione del personale posta in essere dai vertici dell’organizzazione giudiziaria (tutti magistrati sprovvisti di competenze gestionali ed organizzative) i quali hanno sistematicamente violato le relazioni sindacali disapplicando gli accordi che essi stessi avevano sottoscritto (ad es accordo 26.4.2017, recepito del DM 9.11.2017, accordo mobilità 15.7.2020, Contratto Collettivo Nazionale Integrativo con particolare riferimento alla contrattazione sul salario accessorio prevista obbligatoriamente ogni anno e che viceversa si tiene con anni di ritardo) e norme di legge approvate dal Parlamento (ad es. artt. 21 quater L. 132/2015, 492 bis CPC, 57 D.L.vo 165/2001). Questi comportamenti hanno pregiudicato l’efficienza degli uffici, che continua a peggiorare, e soprattutto hanno danneggiato i lavoratori perché, mentre venivano operate legittimamente migliaia di assunzioni, non venivano attivate le procedure per le progressioni giuridiche, dentro e tra le aree (cd riqualificazione), per le progressioni economiche (le due progressioni effettuate hanno riguardato pochi fortunati), per la mobilità, per il pagamento di un salario accessorio degno di questo nome, che per tale motivo è pagato con anni di ritardo. Tali comportamenti inoltre hanno immotivatamente esclusi i lavoratori dalla digitalizzazione delle procedure e dalla ricerca telematica dei beni da pignorare (ufficiali giudiziari).

La Fp Cgil la Cisl Fp e la Uilpa hanno con più note richiamato l’amministrazione al rispetto degli impegni presi e ad attuare nel più breve tempo possibile gli accordi sottoscritti ma, purtroppo,
anche la Ministra ed il sottosegretario con delega al personale non hanno risposto alle nostre richieste, dimostrando così il totale disinteresse e il poco rispetto che nutrono nei confronti dei dipendenti.

Per queste ragioni abbiamo dichiarato la mobilitazione dei lavoratori della Giustizia che, pertanto, trova piena giustificazione e proseguirà con quattro assemblee che si terranno il 13 ottobre a Milano, Napoli e presso gli Archivi Notarili (assemblea nazionale in call conference) ed il 14 ottobre a Roma.

Queste iniziative rappresentano solo l’inizio di un percorso che vedrà il sindacato confederale impegnato con ulteriori azioni, anche giudiziarie, ad assicurare il rispetto di quanto concordato e di quanto previsto dal legislatore: non è più tollerabile che nel Ministero della Giustizia si continuino a disapplicare impunemente le norme di legge e di contratto in danno dei cittadini e, in particolare, in danno delle lavoratrici e dei lavoratori.

Fp Cgil Fp Cisl e Uilpa sono state e saranno comunque pronte a sedersi al tavolo delle trattative per sottoscrivere accordi e trovare le possibili soluzioni ai problemi, specie in un momento così difficile e complicato, a condizione che la nostra voglia di cambiare, di innovare e di risolvere le questioni sul tappeto sia condivisa da una Amministrazione al momento dimostratasi inerte e refrattaria al cambiamento.

ORA BASTA !!!!!

Roma, 7 ottobre 2021

   FP CGIL                    CISL FP                 UIL PA
Russo / Prestini          Marra                 Amoroso

A seguito dell’Incontro con il Sottosegretario On. Carlo Sibilia in merito la ricostruzione della sede del Comando pubblichiamo il resoconto

Pubblichiamo il comunicato stampa unitario delle strutture regionali Fp Cgil VVf, Fns Cisl, Uil Pa VVF e Confsal VVF in merito l’andamento della campagna boschiva appena conclusasi

Si è tenuto ieri pomeriggio, presso la sede dell’AIOP nazionale un primo incontro con la commissione istituita destinata ai lavori delle RSA. Abbiamo registrato e preso atto della situazione da loro descritta rispetto alle difficoltà affrontate in questo periodo a livello nazionale, che coinvolgono il personale e gli aspetti organizzativi ed economici del settore.

Abbiamo con forza ribadito e rivendicato gli impegni presi alla firma della pre-intesa il 10 giugno 2020 a seguito della firma del contratto ARIS-AIOP dove le parti avevano un incontro programmato per il 13 luglio a cui AIOP non si è presentata: gli impegni prevedevano un negoziato le cui parti dovevano e devono necessariamente essere ARIS, AIOP, CGIL, CISL e UIL e sottolineato come per noi non sia possibile considerare lavori separati.

Impegno che le stesse parti datoriali avevano condiviso è per noi necessario perché si tracci un percorso di rinnovo contrattuale, invitando a superare qualsiasi situazione nell’interesse delle tante lavoratrici e lavoratori che da anni, troppi attendono la riapertura di questo negoziato. Ribadendo che per noi il contratto RSA è uno e nuovo ed esclude eventuali altri “contratti” in uso dalla parte datoriale.
Attenderemo pertanto si facciano le opportune valutazioni per riaggiornarci.

La segretaria nazionale Sanità privata
Barbara Francavilla

Il nostro resoconto sul quarto incontro, insieme al comunicato unitario

È proseguito nella giornata di oggi il confronto per il rinnovo del CCNL sanità pubblica, giunto al quarto incontro.
Aran nella giornata di ieri ha inviato alle OO.SS. due files contenenti la riproposizione aggiornata di due blocchi di articoli che erano già stati presentati in due incontri precedenti (il primo su parti delle relazioni sindacali e parti del rapporto di lavoro, il secondo su mobilità, tipologie flessibili del rapporto di lavoro e lavoro agile) e che sono stati, seppur con modalità diverse e separate, oggetto di invio di osservazioni e proposte ad Aran da parte di tutte le organizzazioni sindacali titolate a partecipare alla trattativa.
Parliamo di modalità diverse perché, ad esempio, come Cgil-Cisl-Uil abbiamo scelto di interagire solo con il primo documento, quello più corposo per dimensioni e titoli trattati, così da spingere le parti datoriali a fornire risposte alle nostre sollecitazioni; altri hanno lavorato su entrambi i blocchi di parziali modifiche proposte, altri ancora – che oggi curiosamente si spingono a rivendicare risultati significativi – hanno pensato non fosse possibile formulare proposte al di fuori dei (pochi) temi ritenuti da Aran meritevoli di modifica.
Per le considerazioni generali vi rimandiamo alla nota unitaria; da lì si evince con chiarezza quanto siano al momento insoddisfacenti le risposte che Aran ha fornito, certo per i contenuti, ma ancor prima per l’approccio che può sembrare si stia tentando di dare al negoziato.
Più nel dettaglio delle nostre valutazioni, vale la pena di sottolineare come, nel nostro intervento, abbiamo teso a chiarire come – per molti motivi che sono davanti agli occhi di tutti, e che non sono ascrivibili solamente agli esiti della pandemia – la trattativa per il rinnovo di questo contratto non si possa considerare una trattativa standard. E come non sia accettabile per noi l’ipotesi – che i testi di risposta di Aran sembrano adombrare – di fare passare un messaggio per cui al tavolo una parte abbia potere decisionale maggiore dell’altra.
Nel merito, abbiamo richiamato le controparti al rispetto degli impegni assunti dal Governo col Patto per l’innovazione e la coesione sociale del marzo scorso, a partire dai continui richiami che nel testo ci sono ad un rinnovato valore e ruolo delle relazioni sindacali, valutando del tutto incongruo l’approccio sul tema tenuto fino ad ora dalle controparti. Stesso dicasi per l’approccio del tutto ristrettivo adottato anche sugli altri temi, dall’orario di lavoro e istituti collegati, ai permessi e diritti individuali.
Per non parlare delle necessità, che resta inalterata, di acquisire finalmente una proposta datoriale sul tema della revisione del sistema di classificazione, posto che – almeno per Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – la proposta è nota ad Aran, alle Regioni e a migliaia di lavoratrici e lavoratori che l’hanno discussa a approvata nelle assemblee.
Abbiamo quindi sottolineato, unitamente a Cisl e Uil, la necessità di cambiare passo.
Questo nostro approccio ha trovato d’accordo tutte le altre organizzazioni sindacali, a parte una che si è dichiarata fondamentalmente soddisfatta delle risposte dell’Aran.
Questa larga maggioranza di opinioni sindacali consonanti, ha evidentemente convinto il presidente Naddeo sulla necessità di produrre almeno un cambio di metodo; da qui la proposta di ripristinare le trattative in presenza considerando evidentemente quella modalità come più utile ad entrare finalmente in una trattativa più produttiva; condividendo questa proposta abbiamo però sottolineato come questo – stanti le attuali regole volte alla limitazione del contagio – non possa risolversi in una riduzione della possibilità di partecipare per le varie delegazioni sindacali. Da qui l’impegno comune a verificare, in vista dei prossimi incontri, la modalità migliore in grado di contemperare entrambe le esigenze.
Ovviamente vi terremo informati sui prossimi sviluppi.

All’iniziativa promossa da Fp e Spi ‘L’assistenza si costruisce insieme. I protagonisti del SSSN dialogano’ irrompono le parole del ministro della Salute Speranza sull’ipotesi del passaggio alla dipendenza dei medici di medicina generale come tema per ‘alimentare lo scontro’. Sorrentino replica: ‘Al contrario: vogliamo sanare la frattura’. D’Amato, Boldrini e Filippi commentano.

Ipotizzare un passaggio dei medici di medicina generale alla dipendenza, nell’ambito di una complessiva riforma della medicina generale, non vuol dire perseguire lo scontro, ma al contrario rappresenta la volontà di sanare una frattura già in essere. Serena Sorrentino, segretaria generale della Fp Cgil, replica così al ministro della Salute, Roberto Speranza. Un botta e risposta a distanza: da una parte la dirigente sindacale nel corso del suo intervento all’iniziativa, promossa dalla categoria insieme allo Spi Cgil, ‘L’assistenza si costruisce insieme. I protagonisti del SSSN dialogano’, dall’altra il titolare della Salute che, a margine 78esimo Congresso nazionale della Federazione italiana medici di famiglia, è intervenuto sull’ipotesi di un passaggio alla dipendenza per i medici di famiglia, sostenendo che ‘chi oggi pone il tema della dipendenza lo fa per alimentare lo scontro’.

“Non vogliamo lo scontro, al contrario: vogliamo sanare la frattura”, ha affermato Sorrentino dal palco dei Frentani a Roma, aggiungendo: “La divisione è quella che c’è oggi tra convenzionati e dipendenti, noi al contrario lavoriamo per l’integrazione. Andiamo in direzione completamente opposta, noi vogliamo sanare la frattura che si è determinata. Perché è solo una delle tante: convenzionati sono i medici di medicina generale ma lo sono anche gli specialisti ambulatoriali. Quindi se casa della comunità significa prossimità della salute nel territorio, multiprofessionalità e multidisciplinarietà, dobbiamo mettere al centro una discussione seria sui tanti regimi che compongono il sistema salute e che oggi, contrapponendo interessi professionali, rompono la catena del valore della cura tra convenzionati e strutturati. Ci sono tanti modi per poter integrare la medicina generale nelle case di comunità e noi siamo pronti a discutere”.

Sullo stesso tema anche l’assessore alla Sanità e integrazione socio-sanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ospite dell’iniziativa Fp e Spi: “Noi dobbiamo ragionare di un modello nuovo – ha detto D’Amato -, abbiamo bisogno di vino nuovo in otri nuove. Puntare sulle giovani generazioni che devono avere un’opzione e consentire loro di essere dipendenti del servizio sanitario nazionale. Questo ci consente di dare delle risposte ai fabbisogni che abbiamo e che saranno sempre maggiori. Non possiamo uscire dalla pandemia come ci siamo entrati”.

Al dibattito anche Paola Boldrini, vicepresidente della commissione Igiene e Sanità del Senato, che ha affermato sul tema della dipendenza: “Per superare le difficoltà che abbiamo registrato nella pandemia prevediamo nel tempo di cambiare il sistema, migliorando la loro formazione e andando in una transizione verso la dipendenza. Questo non vuol dire che siamo contro i medici di medicina generale, al contrario: proprio per aiutarli devono essere in rete con il sistema sanitario nazionale”. Per il futuro quindi l’idea è che vadano “inseriti tout court nel sistema sanitario nazionale perché possano usufruire delle prerogative che questo gli può dare”.

Infine l’opinione di Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn: “Stiamo cercando di superare una frammentazione che già esiste, questa divisione fra convenzione e dipendenza, anche per mettere in valore le condizioni di lavoro, con le tutele e i diritti, che servono per lavorare bene, per il bene della cittadinanza. E questo non è secondario, è il cuore del problema”.


Rivedi in basso l’intervento integrale di Serena Sorrentino

“Non vogliamo lo scontro. Al contrario: vogliamo sanare la frattura”. Così la segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, nel corso del suo intervento all’iniziativa, promossa dalla categoria insieme allo Spi Cgil, ‘L’assistenza si costruisce insieme. I protagonisti del SSSN dialogano’, replica alle parole del ministro della Salute, Roberto Speranza, che oggi, al 78esimo Congresso nazionale della Federazione italiana medici di famiglia, è intervenuto sull’ipotesi di un passaggio alla dipendenza per i medici di famiglia, sostenendo che ‘chi oggi pone il tema della dipendenza lo fa per alimentare lo scontro’.

“La divisione – ha aggiunto – è quella che c’è oggi tra convenzionati e dipendenti, noi al contrario lavoriamo per l’integrazione. Andiamo in direzione completamente opposta, noi vogliamo sanare la frattura che si è determinata. Perché è solo una delle tante: convenzionati sono i medici di medicina generale ma lo sono anche gli specialisti ambulatoriali. Quindi se casa della comunità significa prossimità della salute nel territorio, multiprofessionalità e multidisciplinarietà, dobbiamo mettere al centro una discussione seria sui tanti regimi che compongono il sistema salute e che oggi, contrapponendo interessi professionali, rompono la catena del valore della cura tra convenzionati e strutturati. Ci sono tanti modi per poter integrare la medicina generale nelle case di comunità e noi siamo pronti a discutere”, ha concluso Sorrentino.

Rivedi in basso l’intervento integrale di Serena Sorrentino

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