Pubblichiamo la nota unitaria delle strutture territoriali Fp Cgil VVF, Fns Cisl Uil Pa VVF e Confsal VVF in merito la richiesta degli atti sulla ricognizione effettuata dall’Amministrazione per il servizio ristorazione per le sedi del Comando di Roma per il triennio 01/05/2021 – 30/04/2024
Pubblichiamo la nomina dei Sottosegretari del Ministero dell’Interno, per il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco l’ On. Carlo Sibilia
Al Gabinetto del Ministro della Difesa
e,p.c.
Allo Stato Maggiore Difesa
Allo Stato Maggiore Marina – 1° Reparto
OGGETTO: Personale Civile M.M. – Richieste di comando verso altre Amministrazioni.
Le scriventi OO.SS. sono venute a conoscenza dei contenuti della nota M_D MSTAT0035252 del
26 u.s. a firma del Capo del 1° Reparto dello S.M.M. con la quale, facendo riferimento alla
disciplina del tema in oggetto, prevista dal comma 3 dell’art. 51 del CCNL F.C. attualmente in
vigore, si richiama l’attenzione degli Enti dipendenti a seguire le indicazioni fornite “per una
immediata e scrupolosa attuazione”.
A tal proposito, prima di entrare nel merito dell’argomento, giova rappresentare a codesto ufficio
che FP CGIL – CISL FP e UIL PA sono ancora in attesa di ricevere le Tabelle Organiche degli Enti
della predetta Forza Armata più volte richieste, come pure della conseguente apertura del tavolo di
confronto sul futuro della componente civile che opera alle dipendenze funzionali della medesima.
Per quanto concerne i contenuti della nota sopra citata, appare davvero singolare la “vision”
espressa nella circostanza dal 1° Reparto dello Stato Maggiore Marina sul governo e la gestione dei
lavoratori civili, ovvero sui diritti previsti dalle norme contrattuali e di legge.
Dal tenore dell’assunto sembra infatti trasparire la volontà di provare a far ricadere sul personale
civile funzionalmente dipendente, responsabilità che sono invece esclusivamente
dell’Amministrazione, nel tentativo di ostacolare in maniera impropria, e nient’affatto nascosta,
l’esigibilità dei diritti dei lavoratori coinvolti che, spesso, per motivi famigliari, di salute, economici
e/o logistici hanno individuato in tale soluzione – ancorché temporanea – la possibilità che gli
consentirebbe far fronte alle proprie esigenze, soprattutto in questo particolarissimo momento
storico.
Nei fatti, il contenuto della predetta nota oltre a marcare un’inaccettabile tentativo di disimpegno
dell’amministrazione dall’osservanza delle predette norme contrattuali, provoca una insopportabile
discriminazione tra il personale civile che funzionalmente dipende dalla M.M. con quello che
dipende dalle altre FF.AA..
Quanto rappresentato è solo l’ultimo di una serie di atti adottati unilateralmente dal 1° Reparto dello
SMM che crede di poter scegliere quale parte del C.C.N.L. applicare e quale parte disattendere dal
momento che appaiono palesemente violati i contenuti sanciti dal titolo II, Capo I (sistema delle
relazioni sindacali) che, in particolare, ai commi 2, 3 e 4 dell’art. 4 (informazione) impongono
all’amministrazione di trasmettere alle organizzazioni sindacali nei tempi e modi dovuti, dati ed
elementi conoscitivi al fine di consentire loro di prendere conoscenza della questione trattata e di
esaminarla, ovvero di procedere ad una valutazione approfondita del potenziale impatto delle
misure da adottare, ed esprimere osservazioni e proposte.
Il tema, estremamente delicato, non può certo essere liquidato con le direttive unilaterali diffuse dal
1° Reparto dello Stato Maggiore Marina, ma piuttosto trattato nell’ambito di un ragionamento
complessivo che chiama in causa i numeri e le reali esigenze della Marina, e che non può
prescindere dal preventivo confronto con le rappresentanze sindacali dei lavoratori.
Premesso quanto sopra, e considerata la volontà manifestata ancora una volta dallo SMM nel non
voler garantire una corretta modalità di relazioni sindacali con le scriventi OO.SS., nelle more
dell’organizzazione di un apposito momento di confronto tra le parti che con la presente si sollecita,
si chiede di favorire la sospensione delle direttive unilateralmente impartite con la nota in questione.
Qualora però, rispetto alla disponibilità manifestata dal sindacato anche in questa sede, non
pervengano nei prossimi giorni i segnali auspicati, le scriventi organizzazioni sindacali si riterranno
libere di ricorrere a tutte le iniziative che reputeranno utili a tutela dei diritti delle lavoratrici e dei
lavoratori civili nei confronti dell’amministrazione della M.M..
Si resta in attesa di cortese urgente riscontro.
Distinti saluti
FP CGIL CISL FP UIL PA
Quinti Ferri Cilento
De Cesaris Volpi
INVALIDITA’ CIVILE: TANTO RUMORE PER NULLA
Ieri si è svolto l’incontro con l’Amministrazione, dopo richiesta sindacale unitaria in merito
alla bozza di messaggio relativa all’accertamento dell’Invalidità Civile.
La FP CGIL, in quanto sindacato confederale, nella sua azione sindacale a tutela dei lavoratori
dell’Istituto naturalmente guarda sempre anche al servizio alla cittadinanza e alla sua qualità,
ed è per questo che da tempo avevamo evidenziato le criticità nel settore dell’Invalidità
Civile. Criticità che partono da lontano e che oggi risultano aggravate anche dall’incidenza
della pandemia. Da oltre 30 anni l’INPS non assume medici e infermieri e si ricorre a
centinaia di medici convenzionati 25 ore a settimana in tutte le strutture. Quando negli anni
passati ci si evidenziava che l’età media del personale medico era la più alta dell’Istituto e noi
chiedevamo con forza di bandire subito concorsi, paventando il rischio di disfunzioni e/o di
esternalizzazioni del servizio, la risposta era il silenzio. Ci si ricorda, ora, di assumere medici e
si ipotizzano anche assunzioni straordinarie: ben vengano, ma sappiamo benissimo che né le
assunzioni, né gli ipotizzati comandi relativi alle figure sanitarie arriveranno domani.
Dalla generica bozza di messaggio – che così come articolata ci appare alquanto punitiva in
modo ingiusto verso tutto il personale dei CML e sembra quasi voler scaricare sui territori
responsabilità che loro non hanno, a nostro parere – si evince che già dal mese di ottobre
2020 sarebbero state attivate iniziative per affrontare le criticità con piani di rientro, ma non
sappiamo se intanto sia mai stato effettuato un monitoraggio della situazione, si sia fatto
altro o se sia questo solo un modo per rispondere alle sollecitazioni, ad esempio del CIV, sul
punto.
Come FP CGIL abbiamo chiesto, ieri, di conoscere quali disposizioni siano state date alle
strutture per analizzare i punti di caduta, che non hanno portato al risultato atteso. Inoltre,
consapevoli che la situazione non è omogenea su tutto il territorio nazionale, contestiamo gli
interventi individuati (ad es. apertura obbligatoria dei CML nella giornata di sabato) come
forma generale e diffusa per tutto il territorio nazionale, e chiediamo di avere i dati per
singola struttura e un coinvolgimento delle OO.SS. sul piano di rientro che si dovrà attuare,
evidenziando le attività da aggredire e gli obiettivi da raggiungere con i relativi step . E’ anche
necessario analizzare le cause di queste criticità che risultano, secondo i dati esposti
dall’Amministrazione, concentrate solo in alcuni territori, molti dei quali operano in CIC
(quindi forse occorre anche un’analisi delle convenzioni con le Regioni). Altro aspetto
importante che non ci sembra sia stato analizzato è la diversità di funzionamento delle
commissioni su accertamento documentale, per esportare le buone pratiche e dare così una
spinta positiva a tutte le istanze giacenti.
Una delle soluzioni ipotizzate è quella di un piano di sussidiarietà come accade per i legali,
coinvolgendo il personale di CML della stessa o di altre Regioni, senza però dirci null’altro.
Naturalmente, le soluzioni immaginate dovranno a nostro parere essere organizzate sulla
base della volontarietà e dell’incentivazione del personale da coinvolgere.
Siamo quindi più che disponibili ad andare avanti, ma in modo organico, aprendo subito un
tavolo di confronto che analizzi le criticità, condivida il piano di rientro e le soluzioni
organizzative adeguate, nel pieno rispetto delle relazioni sindacali, ricordando ancora una
volta che variazioni all’attuale organizzazione del lavoro nelle strutture dei CML possono
richiedere, a nostro parere, anche la revisione dei protocolli di sicurezza.
Restiamo contrari a soluzioni generalizzate, quale specchietto per le allodole per il mondo
esterno all’Istituto, mentre siamo più che disponibili a dare un contributo per affrontare e
risolvere le criticità nell’interesse dei cittadini più deboli a cui occorre garantire servizi,
attraverso un percorso condiviso con le OO.SS.
Roma, 29 aprile 2021
Per i medici FP CGIL INPS Coordinatrice nazionaleFP CGIL INPS Per la FP CGIL Nazionale
Francesco Reali Antonella Trevisani Matteo Ariano
CCNI 2020 DIRIGENTI
La FP CGIL torna a sottoscrivere il CCNI 2020 per i dirigenti, pur evidenziando con una nostra
nota quali sono i punti che ci lasciano insoddisfatti.
Consideriamo comunque il CCNI 2020 un buon risultato raggiunto anche grazie al contributo
della nostra Organizzazione.
Dall’incremento del Fondo (+ 6,5% rispetto al 2019) alla fissazione al 70% della soglia minima
di raggiungimento degli obiettivi per poter accedere alla retribuzione di risultato, dal
nuovo criterio lineare per “fasce” per la retribuzione derivante da valutazione allo spostamento
di risorse verso le strutture territoriali: abbiamo visti realizzati alcuni dei nostri
obiettivi.
Abbiamo considerato un risultato importante anche la nota congiunta sul ripristino
dell’indennità di nuova sistemazione. Una necessità sempre più sentita, visto il ricorso alle
rotazioni integrali dei dirigenti con cadenze sempre più ravvicinate e sempre meno comprensibili.
Per quanto concerne i coefficienti di ponderazione, invece, graduati in base alle diverse posizioni
dirigenziali ricoperte e applicati alle procedure di valutazione, avremmo voluto una
maggiore articolazione e differenziazione sia sul territorio, che nella Direzione Generale.
In particolare, avremmo voluto che il riconoscimento tangibile dello sforzo fatto dalle sedi
nell’anno della pandemia fosse più significativo e coerente con le tante belle parole profuse
dal vertice dell’Istituto.
Per il CCNI 2021, di cui auspichiamo l’immediato avvio del confronto così da poter introdurre
innovazioni concrete in corso d’anno, ci poniamo l’obiettivo di inserire anche criteri
per i percorsi di carriera, ispirati alla massima trasparenza e coerenti con gli orientamenti
del recente PNRR.
Riteniamo, infine, che l’avvio del confronto sul CCNI del 2021 si debba accompagnare ad
una attenta riflessione sugli esiti della sperimentazione in atto del nuovo modello organizzativo,
che possa assicurare il necessario coinvolgimento di tutti i soggetti impegnati, per
non disperdere professionalità e non mortificare la grande adesione ideale e il grande senso
di appartenenza che caratterizza funzionari e dirigenti del nostro Istituto.
Roma, 29 aprile 2021
Per i dirigenti Coordinatrice nazionale FPCGIL INPS Per la FP CGIL Nazionale
Fabrizio Ottavi Antonella Trevisani Matteo Ariano
“Appare in contraddizione promuovere la flessibilità di definizione delle percentuali dello smart working in base alle esigenze delle amministrazioni con l’introduzione di limiti individuati per decreto, quando in queste ore Aran apre la strada alla contrattualizzazione”. Così la Fp Cgil commenta quanto previsto, come riporta il ministro della Pa, Renato Brunetta, nel decreto legge proroghe approvato oggi in Cdm in tema di smart working.
Una notizia, aggiunge il sindacato, “uscita mentre con l’Aran le organizzazioni sindacali avviavano il confronto per il rinnovo contrattuale delle lavoratrici e dei lavoratori delle Funzioni Centrali, cui seguiranno gli avvii delle trattative per tutti gli altri contratti pubblici, e il presidente Naddeo comunicava che proprio lo smart working dovrà essere parte centrale del nuovo testo contrattuale”.
Per la Fp Cgil, “Brunetta riconosce che è sbagliato imporre per legge soglie minime o massime di lavoratori che le amministrazioni potranno mettere in lavoro da remoto, perché limiterebbe la flessibilità organizzativa di cui le amministrazioni pubbliche, molto diverse tra loro, hanno bisogno. Però poi impone una soglia al ribasso del 15%, mentre la ministra Dadone prima di lui l’aveva posta al 60%. Sarebbe meglio, visto che si sta parlando di norme a regime, quindi superata l’emergenza e comunque dal 31 dicembre 2021 in avanti, non mettere immediatamente un intralcio sul percorso della contrattazione appena avviato. Altrimenti il ministro commette un ulteriore autogol rispetto alla volontà dichiarata di voler chiudere i contratti pubblici in fretta”, conclude.
“Le risorse destinate ai Vigili del Fuoco nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono deludenti. La modesta, ma comunque apprezzata, misura degli interventi economici che hanno riguardato il Corpo dimostra una palese insufficienza dell’Amministrazione”. Ad affermarlo sono Fp Cgil Vvf, Fns Cisl e Confsal Vvf in un documento inviato al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, e ai vertici del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.
Un documento dove i sindacati offrono un contributo per migliorare la qualità del servizio istituzionale offerto dal Corpo e sul quale rivendicano un confronto. Nel merito del testo, Fp Cgil Vvf, Fns Cisl e Confsal Vvf avanzano misure specifiche, che vanno dalle dotazioni tecniche a quelle legate al tema della salute e della sicurezza del personale passando per questioni di carattere organizzativo.
“Siamo convinti – scrivono Mauro Giulianella (Fp Cgil Vvf), Massimo Vespia (Fns Cisl) e Franco Giancarlo (Confsal Vvf) – che procedere con l’acquisto dei veicoli elettrici, ibridi e a gas, come previsto dal Pnrr, sia solo il primo passo per rilanciare le attività del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, tuttavia, siamo altresì convinti che serviranno ulteriori risorse per migliorare importanti settori o per garantire maggiore tutela della salute e della sicurezza del personale e nel contempo aumentare la risposta del soccorso pubblico per il Paese”, concludono.
L’Amministrazione ha già deciso unilateralmente, sbagliando, la distribuzione dei 165 milioni di euro, ora vuole discutere frettolosamente quella degli specialisti, presentando un accordo irricevibile e mortificante
Pubblichiamo la nota unitaria delle Strutture Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Confsal VVF
In allegato, la Dichiarazione dell’EPSU sulla funzione ed il ruolo dei lavoratori della Cultura nello sviluppo della democrazia e sulla situazione di di grave crisi in cui versano i settori legati alle attività culturali a seguito della crisi Covid.
Un documento che è conseguente alla dichiarazione comune FP CGIL, CGT Culture e PCS Culture Group del 27 ottobre 2020, che ha avviato una riflessione sulla qualità delle politiche culturali in atto nei rispettivi Paesi e che apre ad una visione internazionale basata su punti di significativa convergenza sulla funzione dei servizi pubblici alla Cultura come perno essenziale per un nuovo modello di sviluppo e per un rinnovato patto di coesione sociale a livello europeo.
La Dichiarazione EPSU fa una sintesi delle riflessioni provenienti da vari Paesi Europei e propone una piattaforma rivendicativa che sarà un utilissimo strumento per tutte le iniziative di mobilitazione e di dialogo sociale che si adotteranno a livello nazionale ed a quello europeo.
Buon lavoro
Claudio Meloni Nicoletta Grieco
Standing Committee on National Admnistration EPSU / Head of International Department FPCGIL
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Dichiarazione dei Comitati NEA e LRG di Epsu
(Amministrazioni Centrali ed Enti Locali)
I lavoratori dell’arte e della cultura sono essenziali per una società più giusta.
1. Le arti e la cultura sono tra i settori più colpiti dalla pandemia di Covid-19, e molti lavoratori sono stati spinti dalla precarietà alla povertà ed è stato messo in pericolo il futuro sviluppo di molte città.
2. All’interno dei servizi culturali e creativi, più di un terzo di tutti i lavoratori sono autonomi o freelance rispetto al 14% dell’occupazione totale dell’UE.
Molto spesso, i salari minimi o di sussistenza non si applicano a questi lavoratori, molti di loro se licenziati non hanno fonti alternative di reddito o di assicurazione e malattia, alcuni paesi si affidano sempre più a lavoratori volontari con ancora meno diritti, nessuna formazione e nessuna retribuzione.
3. Luoghi culturali, cinema, teatri, biblioteche rimangono chiusi al pubblico in molti paesi insieme alla cancellazione di spettacoli, festival e mostre; molti luoghi o centri culturali non saranno in grado di recuperare dopo mesi di
chiusura. Per quanto creative e utili possano essere le alternative online, non possono sostituire gli spettacoli dal vivo e portano con sé molte sfide, non ultimo in termini di accessibilità ai servizi culturali pubblici per tutti.
4. Scioperi, proteste e occupazioni di centri culturali o teatri hanno avuto luogo in Francia, Spagna, Regno Unito, Belgio. I sindacati interessati chiedono innanzitutto la sicurezza dei lavoratori, il mantenimento della piena retribuzione e della protezione sociale per i lavoratori che non possono lavorare, la difesa dei posti di lavoro; l’estensione dei contratti collettivi del settore pubblico ai lavoratori da parte delle autorità pubbliche; la riapertura dei luoghi di cultura sulla base di un dialogo effettivo con i sindacati e nel pieno rispetto delle misure sanitarie per la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini.
5. In una dichiarazione congiunta dello scorso ottobre, i settori culturali dei lavoratori affiliati all’EPSU in Francia (CGT-Cultura), in Italia (FP-CGIL) e nel Regno Unito (PCS) hanno esposto quanto il settore artistico e culturale sia
stato duramente colpito dalla pandemia. La dichiarazione ha riaffermato il ruolo primario delle politiche e delle infrastrutture culturali pubbliche nelle democrazie sociali ed economiche e ha chiesto all’UE di garantire che la
cultura faccia parte dei piani di ripresa dalla pandemia. Ha denunciato le misure di austerità degli ultimi decenni che hanno favorito il consumismo culturale attraverso la privatizzazione e la commercializzazione dei servizi
culturali, a scapito di un vero servizio culturale pubblico per tutti. Nei tre paesi, le riduzioni nei bilanci nazionali della cultura sono state tre volte superiori a quelle di altri settori. Il disimpegno delle autorità pubbliche si è
tradotto in un declino dell’accesso democratico alle arti, alla cultura e al patrimonio, nell’indebolimento dei diritti dei lavoratori, nell’aumento del lavoro precario, nella perdita di posti di lavoro e nelle privatizzazioni.
6. I settori dell’Epsu dei governi centrali, regionali e locali esprimono il loro sostegno ai lavoratori dell’arte pubblica e della cultura e la loro solidarietà con le proteste in corso. La protezione dei lavoratori e la lotta contro la
perdita di posti di lavoro rimangono le principali preoccupazioni di Epsu. I sindacati e i comitati aziendali devono essere consultati sui piani delle autorità pubbliche per riaprire i luoghi e i centri culturali con sufficienti
dispositivi di protezione personale gratuiti, gel antibatterico e altre misure igieniche, così come un numero sufficiente di personale e il rispetto delle distanze fisiche.
7. Le arti e la cultura non sono una merce, ci tengono in vita, connessi al mondo, alimentano la nostra immaginazione, portano la speranza di emancipazione, danno senso alla solidarietà e all’esercizio della nostra libertà e della nostra umanità. Svolgono un ruolo essenziale nella guarigione e nella risposta al trauma, alla salute mentale e agli impatti dell’isolamento della pandemia. Saranno fondamentali per il recupero dalla pandemia e la
co-creazione di una società più giusta.
8. La libertà di espressione artistica e il rispetto dei diritti culturali sono unacomponente chiave delle culture europee. La rinascita del nazionalismo e i valori conservatori religiosi e tradizionali stanno sempre più limitando e censurando le opere d’arte e le espressioni sulla base della moralità pubblica. I bersagli sono più spesso donne, artisti razziali e LGBTQ+. Questo è inaccettabile e rappresenta un pericolo per la diversità culturale e la
democrazia dell’Europa.
9. La dimensione economica della cultura è di fondamentale importanza per molte città o addirittura paesi; nel Regno Unito l’Arts Council ha scoperto che, in tempi normali, ogni sterlina investita nelle arti restituisce 9 sterline
all’economia. Secondo le stime prudenti di Eurostat (che non includono i lavoratori che hanno un secondo lavoro nel settore), l’occupazione nei servizi culturali e artistici ammonta al 3,7% dell’occupazione totale dell’UE,
con Estonia, Malta, Lussemburgo, Finlandia, Slovenia e Paesi Bassi ben al di sopra della media UE.
10. Ciò significa che è in gioco lo sviluppo futuro di molte città, soprattutto di medie dimensioni, che dagli anni ’80 hanno fatto dell’arte e della cultura e del turismo il fulcro della rigenerazione urbana. Città come Venezia,
Avignone, Tallinn, Porto o Barcellona appaiono particolarmente esposte e probabilmente gli effetti si riverbereranno per molti mesi se non anni. Dati i forti legami tra arte, cultura, innovazione e scambi transfrontalieri, è in gioco il futuro di una società aperta e democratica.
EPSU chiede ai governi di:
– Applicare l’accesso universale ed equo alla democrazia culturale basata sul principio della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani secondo il quale la cultura è per molti, non per pochi;
– investire in servizi culturali pubblici trasformati e rafforzati e nella creazione artistica, che siano sostenibili, liberi da interferenze politiche e focalizzati verso e con i cittadini, le comunità locali e i territori, con tutte le loro differenze e il loro potenziale di creatività;
– garantire, nei negoziati con le parti sociali, un’occupazione stabile e a tempo pieno e condizioni salariali e lavorative decenti, al fine di fermare il lavoro precario, il dumping sociale, la privatizzazione e lo sfruttamento
dei lavoratori, non da ultimo nelle aziende esternalizzate;
– consultare i sindacati e i comitati aziendali su come organizzare al meglio la riapertura dei luoghi di cultura pubblici che garantisca la sicurezza dei lavoratori e del pubblico; il risarcimento dei lavoratori chenon possono esercitare il loro diritto al lavoro deve garantire una vita dignitosa;
– al fine di rispecchiare il suo peso economico nell’economia, destinare almeno il 3% dei piani di bilancio nazionali per la ripresa e la resilienza2 alla cultura e alle arti, comprese ulteriori assunzioni nei servizi culturali
pubblici; un ulteriore 2% dovrebbe essere destinato al ruolo sociale e democratico essenziale delle arti e della cultura in un’Europa postCOVID.
– cambiare i criteri/incentivi per assegnare i fondi pubblici in base al lavoro con le comunità locali, i cittadini, le scuole e i servizi sociali;
– cooperare con altri settori per sviluppare nuove forme di servizi di welfare nei campi dell’educazione, della salute mentale e fisica, dell’ambiente, del turismo, per rendere più visibile il contributo della cultura e dell’arte al benessere e alla coesione sociale;
– progettare formati digitali online tenendo conto degli obiettivi di salute pubblica come strumento per migliorare, non sostituire, le prestazioni dal vivo in formati più piccoli.
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