Pubblichiamo il resoconto dell’incontro tenutosi con L’osservatorio Bilaterale per le Politiche sulla Sicurezza sul Lavoro e Sanitarie e salute e Sicurezza.
Ancora una volta la Fp Cgil VVF ha sollecitato il rispetto e le dovute responsabilità per le donne e gli uomini del Corpo
ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 26 APRILE
Il prossimo 27 aprile siamo stati convocati dall’Amministrazione per avere ulteriori ragguagli rispetto alla situazione delle progressioni orizzontali e verticali.
Per questo, abbiamo indetto una assemblea nazionale in videoconferenza, per il 26 aprile, dalle 10 alle 12, per discutere assieme della situazione finora emersa e decidere quali ulteriori azioni intraprendere se il 27 non avremo ulteriori precise novità su entrambe le questioni, ricordando che non ci accontenteremo di promesse generiche.
Il link per partecipare lo trovate nel documento inviatoci dall’Amministrazione, che pure vi alleghiamo.
Nel frattempo, ribadiamo all’Amministrazione che quel giorno non saremo disponibili ad affrontare questioni che non riteniamo prioritarie per il personale, ma che chiediamo sin d’ora di affrontare altre questioni, che non possono essere derubricate a “varie ed eventuali”, come invece è stato fatto.
In particolare, vogliamo novità concrete sul fronte delle assunzioni e vogliamo risolvere in modo definitivo e positivo il riconoscimento dei buoni pasto al personale.
Roma, 22 aprile 2021
FP CGIL
Matteo Ariano
CISL FP
Michele Cavo
UIL PA
Bruno Di Cuia
A seguito della nota unitaria Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Confsal VVF in merito la indennità di volo ai fini pensionistici per il personale aeronavigante
Pubblichiamo la nota unitaria Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Confsal VVF in merito l’organizzazione sul settore SAPR
Pubblichiamo la nota unitaria delle strutture territoriali Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Confsal VVF in merito l’organizzazione dell’estensione dell’autogru
Pubblichiamo la nota di risposta dell’Amministrazione a seguito della richiesta unitaria Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Confsal VVF in merito i corsi Ispettori
Pubblichiamo le note del Dipartimento di Funzione Pubblica in merito le risorse economiche riguardante il triennio 2019/2021 che saranno discusse il o4 maggio 2021 per il personale non Direttivo e non Dirigente e Direttivo e Dirigenti del Comparto Vigili del Fuoco e del Soccorso Pubblico
Al MIC
Segretariato Generale
Sig. Segretario Generale
dr. Salvo Nastasi
DG Organizzazione
sig. Direttore Generale
dr.ssa Marina Giuseppone
sig. Dirigente Servizio II
dr.ssa Sara Conversano
LORO SEDI
Oggetto: Personale assegnato alle Biblioteche annesse ai Monumenti Nazionali.
Con riferimento all’oggetto, poiché sono in corso le assegnazioni provvisorie del personale in ottemperanza alla Circolare n.7/2021 di codesto Segretariato Generale, si fa presente che allo stato non risulta alcuna indicazione formale circa la necessità che il personale in forza presso questi Uffici, espunti dal DM n.34/2021 di rideterminazione degli organici del Ministero, permanga negli stessi, salvo diversa opzione volontaria dei lavoratori. Pertanto si chiede, al fine di evitare tentativi impropri di sottrazione del personale da parte degli Uffici assegnatari degli organici di che trattasi, di specificare formalmente che il personale in forza presso le Biblioteche permane presso le stesse, fatte salve le previste procedure di mobilità volontaria.
Si chiede al riguardo formale cenno di rassicurazione.
Distinti saluti
Claudio Meloni Giuseppe Nolè Valentina Di Stefano Federico Trastulli
FP CGIL Nazionale MIC CISL FP MIC UILPA MIC
Roma, li 22 aprile 2021
Al Capo D.A.P.
pres. dott. Bernardo PETRALIA
Roma
Al Vice Capo D.A.P.
cons. dott. Roberto TARTAGLIA
Roma
Al D.G.P.R.
D.A.P.
dott. Massimo PARISI
Roma
E, p.c.
Alla Direttrice Ufficio IV Relazioni Sindacali D A P
dott.ssa Ida DEL GROSSO
Roma
Oggetto : personale del Corpo di Polizia Penitenziaria. Sistema disciplinare ””.
OSSERVAZIONI FP CGIL
Egregi,
la legge di riforma della Polizia Penitenziaria, 395/90 ed i suoi decreti applicativi, è stata una delle ultime riforme di un periodo che ha visto profondi cambiamenti nell’organizzazione dello Stato delle Pubbliche Amministrazioni ed in particolare delle Forze di Polizia, in senso democratico ed in uno spirito di abbandono degli ordinamenti militari propri dei regimi e il proiettare dei Corpi di Polizia, in ossequio ad uno spirito europeistico verso un ordinamento civile.
In tale ottica di rinnovazione democratica, la nascita del Corpo di Polizia Penitenziaria adeguava il proprio ordinamento e regolamenti al nuovo principio, improntato finalmente non solo sui doveri, impostazione tipica militare, ma sui diritti e doveri, del proprio personale il quale finalmente si vedeva riconosciuto il titolo “di Lavoratori”.
Tra il sistema dei diritti e dei doveri particolare attenzione veniva posta alla riscrittura e cristallizzazione del sistema disciplinare che fino a quel momento non garantiva alcuna tutela per i lavoratori né un sostanziale diritto di difesa e ancor meno di pregiudizio, obbiettività e terzietà nel giudizio del procedimento, tantomeno un sano e giusto contraddittorio nelle varie fasi.
Il D.lg. 449/92, in materia racchiude in sé tutta una serie di previsioni che vanno in tale ottica, ma in fase applicativa e nelle procedure ed interpretazioni della periferia e delle commissioni di disciplina la portata della innovativa norma del settore nei fatti è stata in buona parte disattesa, irrigidita ed ignorata per alcuni versi.
I principi fondamentali enunciati nell’impianto normativo erano: il diritto di difesa, la terzietà di coloro che erano chiamati al giudizio, la garanzia delle procedure formali nel procedimento stesso che vedeva nelle sue previsioni normative ed in particolare attraverso il rinvio dell’articolo 24, 5° comma del 449/92 e per quanto il decreto legislativo 449/92, non disciplinava in modo specifico in applicazione del testo unico per i dipendenti civili dello stato D.P.R 3/57, in particolare titolo VII (art. dal 78 al 123), non più applicabile per i pubblici dipendenti perché le previsioni sono state riportate nelle ipotesi contrattuali ma applicabili per la Polizia Penitenziaria, perché la materia non ha una regolamentazione contrattuale.
Conseguenza della nuova norma, anche disciplinata e spiegata da alcune note e circolari emanate dal DAP, nei tempi immediatamente successivi, era l’attenersi alle procedure di rilevazione delle infrazioni di esclusiva competenza del superiore che ne rileva la commissione e quindi l’abbandono o meglio il divieto di ricorrere alla vecchia prassi “dell’ordine di redigere rapporto disciplinare nei confronti di…. “ spesso attuata dai comandanti e direttori; della rilevazione di addebiti disciplinari in tempi successivi alla conoscenza dei fatti, spesso anche di settimane e mesi; dalla modalità di redazione del rapporto, a pena di nullità, che deve essere esclusivamente un atto diretto all’autorità competente ad infliggere la sanzione e non deve riportare alcuna altra considerazione, tipicizzazione o proposta di sanzione e non deve contenere o essere accompagnata da alcuna considerazione valutazione o commento del Comandante del Reparto; non deve essere inserita in raccolte di istituto (registri disciplinari) onde evitare “schedari di pregiudizi” atteso che il rilievo può portare, come porta spesso ad una sanzione minore o addirittura ad un proscioglimento.
Cosa non ultima, che la fase istruttoria e decisionale deve essere effettuata da persona diversa dai comandanti e direttori degli istituti ove l’incolpato effettua servizio ad eccezione della sola censura, la quale per la natura blanda della sanzione, la competenza istruttoria e decisionale è di competenza esclusiva del solo direttore dell’istituto.
Infine sottolineava l’importanza delle modalità di contestazione e i tempi massimo del procedimento ed in particolare di quelle previsioni perentorie dei tempi massimi del procedimento o dei tempi imposti dall’articolo 120 del citato T.U. 3/57, tempi spesso ignorati e seppur eccepiti rinviati ad eventuali e dispendiosi ricorsi ai TAR o al Capo dello Stato.
Previsioni queste, poste dal legislatore e dallo spirito della riforma a garanzia dei lavoratori rispetto ai punti di caduta che il vecchio sistema aveva, ove la pressione dei comandanti sul procedimento disciplinare era un grave punto di caduta, figura, quella del comandante, a cui il nuovo impianto disciplinare sottrae ogni possibilità di intromissione, gestione o interferenza a pena di decadenza.
In tutta contrarietà rileviamo che, sul territorio, questi principi e disposizioni sono molto spesso disattesi: i rapporti vengono spesso ordinati dai comandanti o direttori, di prassi addirittura con ordini
scritti, contengono o sono accompagnati da valutazioni e considerazioni di coloro che lo hanno redatto, dei Comandanti e quando di competenza dei Provveditori spesso anche dai direttori che si lasciano a considerazioni e valutazioni non dovute. Spesso e prima ancora dell’avvio dell’azione disciplinare che parte con la contestazione degli addebiti da parte dell’autorità competente ad infliggere la sanzione, sono accompagnati da atti di vera e propria istruttoria del tutto illegittimi fatti dai comandanti, raccolti in un registro disciplinari “schedatura” di cui è come già detto, ne è stato vietato l’uso con specifiche disposizioni, ignorati nei tempi e modi di svolgimento delle procedure, così come previste dal D.Lg 449/92 e dal D.P.R. 3/57.
Un quadro possibilmente compromesso, disomogeneo e spesso lasciato alla personale interpretazione di Comandanti, Direttori e Provveditori, che ci induce a dover richiede un intervento di opportuna rivisitazione della materia anche previo indagine di verifica sul territorio di quanto anzidetto, avviando così una serie di lavori e tavoli tecnici, con relativa discussione con le Parti sociali, al fine di restituire la sacrosanta dignità e tutela al lavoratore eventualmente coinvolto in un’inchiesta disciplinare, a garanzia dei principi fondamentali enunciati nei vari orientamenti giurisprudenziali e ricorsi stragiudiziali.
Con sensi di distinta stima e gratitudine
Il Coordinatore Nazionale
FP CGIL Polizia Penitenziaria
Stefano BRANCHI
Per il sindacato, “ci sono questioni che non possono essere rimandate ulteriormente e per chiudere il contratto i Poliziotti Penitenziari pretendono risposte sull’istituzione della previdenza complementare, sull’indennità per chi lavora all’interno delle carceri, sull’aumento della retribuzione del lavoro straordinario, sulla possibilità di scegliere i rappresentanti sindacali tramite le Rsu, sulle discriminazioni di genere e sulle molestie sessuali, sul contrasto allo stress correlato al lavoro. Il tutto oltre ad un aumento adeguato della retribuzione tabellare, almeno superiore al precedente rinnovo. La volontà di chiudere celermente non sia una scusa per rimandare ulteriormente le questioni che abbiamo indicato nella nostra proposta, come dice il Ministro: i Poliziotti hanno bisogno di risposte concrete”, conclude la Fp Cgil.
Al Ministro della Salute
On.le Roberto Speranza
Signor Ministro,
mentre prosegue senza soluzione di continuità la lotta al virus e al contenimento del contagio da SARS-CoV-2/COVID-19 con l’obiettivo di salvaguardare la salute e la sicurezza della collettività e liberare il paese dalla morsa devastante della pandemia, un nuovo passo nelle relazioni tra governo e parti sociali sembra ormai avviato significativamente anche nell’ambito delle amministrazioni pubbliche, grazie al “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” sottoscritto il 10 marzo scorso dal presidente Draghi e i segretari generali di CGIL CISL UIL.
Il Patto riconosce l’importanza di funzione e ruolo delle organizzazioni di rappresentanza proprio per favorire quel processo di miglioramento della qualità dei servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche verso la cittadinanza e il sistema delle imprese, utile a traguardare gli obiettivi che dovranno trovare realizzazione attraverso il prossimo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
In tale ottica e contesto richiamiamo la Sua attenzione sulla necessità di favorire, per il ruolo politico che ricopre da Ministro e per l’attenzione verso le prerogative delle organizzazioni sindacali che le riconosciamo, l’affermazione presso il Ministero della Salute di un modello di relazioni sindacali utile a consentire l’avvio di un confronto reale, e promuovere la partecipazione democratica delle lavoratrici e dei lavoratori ai processi decisionali dell’amministrazione, nel rispetto delle reciproche prerogative ma anche in applicazione precisa e puntuale delle norme contrattuali che disciplinano i rapporti tra le parti.
Da troppi anni, infatti, continuiamo a registrare nella condotta dalla dirigenza politica incaricata, una intollerabile modalità di gestione del ministero che non prevede il reale coinvolgimento delle rappresentanze sindacali dei lavoratori e della dirigenza, che non ammette discussione e tanto meno dissenso, e che risulta totalmente irrispettosa delle prerogative sindacali, dei diritti e dei bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori, anche della dirigenza amministrativa.
Seppure in costanza di un comprensibile aumento delle attività e delle funzioni garantite dal Ministero della Salute per effetto della pandemia, va in ogni caso riconosciuto e tenuto in debita considerazione il grande senso di responsabilità e forte spirito di appartenenza dimostrato dalle lavoratrici e dai lavoratori in presenza o in lavoro agile. Anche per questo riteniamo ingiustificabile che la governance del ministero continui ormai da anni a distinguersi per la pressoché totale assenza di attenzione e di politiche rivolte al personale in servizio negli uffici e sedi del dicastero.
Che dovrebbero riguardare l’assunzione di professionalità tecniche amministrative delle aree funzionali, alle quali trasmettere per tempo il prezioso know how acquisito dalle lavoratrici e dai lavoratori nel corso della propria carriera, che rischia invece di andare disperso per effetto dell’alto numero di pensionamenti raggiunti soprattutto in questi ultimi anni; ma anche la valorizzazione del personale dipendente, lo sviluppo giuridico ed economico delle alte professionalità presenti, l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dei processi organizzativi e lavorativi, oltre a molto altro ancora.
Questioni per noi irrinunciabili, da affrontare prima possibile, che invero quasi mai hanno trovato spazio nell’agenda di una dirigenza politica che nell’ultimo ventennio ha sempre mostrato di essere concentrata esclusivamente su attività e dinamiche politiche e organizzative finalizzate a raggiungere altri scopi, ritenuti evidentemente più attrattivi.
Sulla dirigenza del ministero, in particolare, occorrerà avviare una discussione sulle richieste da tempo rappresentate e non ancora affrontate, con riferimento al superamento delle sperequazioni in atto tra le varie figure professionali, ottenibile, se del caso, anche attraverso l’adozione di corretti strumenti normativi, ovvero anche con il rifinanziamento dell’articolo 7 e la sua concreta stabilizzazione, alla luce dello squilibrio provocato tra i dirigenti sanitari medici di struttura complessa e i dirigenti amministrativi di II^ fascia; come pure ridefinire il fondo di risultato, in considerazione del suo sdoppiamento previsto a far data dall’anno 2019.
Ma servirà anche ridefinire le posizioni cosiddette variabili della dirigenza medica, per eliminare le differenze che allo stato intercorrono tra dirigenti medici/veterinari e dirigenti chimici/farmacisti/biologi e psicologi, e tra i dirigenti sanitari entrati nei ruoli del Ministero in anni diversi, causa tecnicismi e interpretazioni che hanno prodotto guasti e alimentato il contenzioso amministrativo, e riaprire il tavolo di confronto sull’orario dei dirigenti sanitari, e la sospensione della applicazione della circolare emessa dall’amministrazione per la definizione del vincolo dell’orario stabilito per i servizi che prevedono turnazioni.
La forzata equiparazione della dirigenza ministeriale con quella operante nelle aziende del Servizio Sanitario Nazionale, introdotta con l’ultimo rinnovo contrattuale della dirigenza delle Funzioni Centrali per inseguire illusoriamente una equiparazione dei trattamenti economici nella loro composizione formale (era infatti evidente agli scriventi che l’equiparazione non avrebbe potuto spingersi fino al riconoscimento dell’indennità di esclusività sbandierata dai sindacati autonomi dei medici), ha messo in discussione le caratteristiche proprie della dirigenza ministeriale costringendoci ora, in prossimità
dell’avvio di una nuova stagione di rinnovi contrattuali, a chiederle la disponibilità a un confronto di merito per comprendere se davvero si ritiene che l’organizzazione ministeriale debba essere assimilata a quella di un’azienda ospedaliera.
Per fare ciò, signor Ministro, occorre un approccio dinamico, costruttivo e realmente partecipativo alle relazioni sindacali. Oggi più che mai serve al Ministero della Salute mettere in pratica i principi e le direttive contenute nel “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”, che impone il raggiungimento di obiettivi precisi nell’ambito di un disegno riformatore della P.A. che non può essere eluso o, peggio, disatteso.
Per questo Le chiediamo una disponibilità ad incontrarci nei tempi e nei modi che riterrà necessario adottare.
Con viva cordialità
FP CGIL CISL FP UIL PA
F. Oliverio A. Marinelli A. Silvestri
A tutte le lavoratrici ed i lavoratori
del Ministero della Cultura
Cara/o collega,
si è svolta oggi una riunione in videoconferenza tra Amministrazione e OO.SS sui seguenti
temi.
VERIFICA DEL PIANO DI VALORIZZAZIONE 2020
È stato definito il protocollo di verifica sul Piano di valorizzazione 2020. A fronte di un
impegno di spesa di € 5 milioni, sono stati utilizzati € 2.838.000 circa che corrispondono al
57% dell’importo stanziato. Risultato importante nonostante il periodo limitato di tempo nel
quale si sono potute organizzare le iniziative di valorizzazione, in presenza e in remoto;
purtroppo la chiusura dei luoghi della cultura a causa dell’emergenza Covid-19 ha inciso in
maniera determinate sull’utilizzo delle risorse. Motivo per cui per il 2021 abbiamo proceduto
già da diversi mesi alla sottoscrizione del Piano di valorizzazione, così da dare massimo
spazio temporale per l’utilizzo delle risorse nei prossimi mesi.
Dovremo però lavorare, sia con la DG Bilancio che con la parte politica per poter continuare
ad utilizzare le economie di quanto stanziato anche per le annualità successive, operazione
che per ora non è possibile fare per meccanismi di carattere contabile.
Rimane sempre il problema del ritardo con cui gli istituti rispondono al monitoraggio, ritardo
che impatta poi sui tempi di erogazione dei pagamenti. Alla luce dell’accordo sottoscritto
comunque, la DG Bilancio provvederà ai decreti di riparto per il relativo pagamento che,
verosimilmente, potrebbe arrivare nei prossimi mesi.
STABILIZZAZIONE DEL PERSONALE IN DISTACCO
Nelle prossime ore sarà firmato in presenza il protocollo d’intesa relativo alla stabilizzazione
del personale in distacco che prevede che il personale assegnato organicamente presso un
Istituto del Ministero (“sede di organica assegnazione”), che si trovi in posizione di
assegnazione temporanea presso un diverso Istituto del Ministero (“sede di effettivo
servizio”) ovvero distacco, può essere trasferito a domanda in via definitiva presso
quest’ultimo, nel limite della dotazione organica ad esso riferita relativa al profilo rivestito
nell’ambito della medesima area di appartenenza. Alla procedura non può partecipare il
personale di nuova assunzione con vincolo triennale di permanenza nella prima sede, ivi
incluso il personale coinvolto nelle procedure per i passaggi di Area A-B1 e B-C1. In
previsione della futura revisione degli organici sarà possibile procedere a nuove eventuali
stabilizzazioni.
La procedura sarà attivata a breve con apposita circolare da parte della DG-OR.
Domani, nel primo pomeriggio, è previsto l’incontro con il Ministro Franceschini di cui vi
daremo conto con un apposito comunicato.
Cordiali saluti.
Roma, 22 aprile 2021.
FP CGIL CISL FP UIL PA
Claudio Meloni Giuseppe Nolè-Valentina Di Stefano Federico Trastulli