Al Capo del Dipartimento A.P.
Pres. Bernardo Petralia

e, p.c.

Al Direttore dell’Ufficio Relazioni Sindacali
Dott.ssa Ida Del Grosso
R o m a

Alle Segreterie regionali e territoriali FP CGIL

Oggetto: linee guida del Ministero degli interni per la gestione delle rivolte all’interno degli istituti di
pena

Questa O.S. su sollecitazione dei propri iscritti, ravvisa l’opportunità di portare alla SUA attenzione
alcune considerazioni ed una richiesta di chiarimenti in merito al contenuto del documento elaborato
dal Ministero degli interni e trasmesso anche al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria,
ai Provveditorati regionali ed alle Direzioni degli istituti penitenziari.

Quel documento ha suscitato forti perplessità relativamente alla declinazione delle linee operative
da adottare nel caso in cui, eccezionalmente si renda necessario l’intervento delle altre Forze di
polizia dall’esterno per ristabilire l’ordine e la sicurezza interna negli istituti penitenziari.

Le linee guida sembrano obbligare la nostra Amministrazione ad appiattirsi sul terreno della pubblica
sicurezza come se avessimo nel frattempo dimenticato che il ricorso all’ausilio di altre Forze di
Polizia resta un evento estremo da invocare solo quando tutte le altre strade di dialogo, mediazione,
depotenziamento dei rivoltosi non abbia avuto esito positivo.

E’ certamente comprensibile da parte dell’Autorità di pubblica sicurezza fornire la cornice delle regole
di ingaggio e illustrarle nel perimetro del testo Unico del 1981, tuttavia per la parte penitenziaria
occorre precisare e chiarire meglio gli ambiti di competenza e di responsabilità per evitare parziali
o peggio errate interpretazioni nel momento in cui (in via eccezionale) debbano essere adottate.

Nel nostro Ordinamento penitenziario gli articoli che seguono definiscono con estrema chiarezza le
prerogative assegnate al Direttore di istituto penitenziario:
l’art. 2 del DPR 300 del 2000 stabilisce che…” il Direttore assicura il mantenimento della sicurezza
e del rispetto delle regole avvalendosi del personale penitenziario secondo le rispettive competenze…”
e l’art .93 dello stesso decreto dove è chiaramente stabilito che “ Qualora si verifichino disordini
collettivi con manifestazioni di violenza o tali da far ritenere che possano degenerare in manifestazioni di violenza , il direttore dell’istituto che non sia in grado di intervenire efficacemente con il personale a disposizione , richiede al prefetto l’intervento delle Forze di polizia e delle altre Forze eventualmente poste a sua disposizione ai sensi dell’art 13 della legge 1 aprile 1981 , 121 , informandone immediatamente il magistrato di sorveglianza il provveditore regionale e il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria”.

A nostro avviso, la richiesta dell’intervento delle Forze di polizia dovrebbe essere invocato per assicurare la messa in sicurezza dell’area antistante l’istituto penitenziario. In questo caso non può e
non deve sussistere alcuna interferenza tra le attività di competenza dell’autorità preposta all’ordine
pubblico e che si svolgono all’esterno del muro di cinta, da quelle che invece vengono attuate all’interno ad opera della polizia penitenziaria per ristabilire l’ordine all’interno dell’istituto e che sono autorizzate dal Direttore dell’Istituto penitenziario.

Nel caso in cui Il Direttore (e SOLO lui) interfacciandosi con il Questore, all’esito di una valutazione
in merito alla situazione di pericolo interna, autorizza l’intervento delle Forze dell’ordine nella
struttura penitenziaria, la linea di comando relativa alle azioni da compire per ripristinare la sicurezza
interna al carcere è trasferita dal Direttore dell’istituto al Questore e per il tempo strettamente
necessario. Il Questore in questo ambito si potrà avvalere anche delle risorse di polizia penitenziaria
interne e del contributo attivo del comandante di reparto, (che in quel perimetro specifico riveste
la qualifica di ufficiale di PS).

Anche se le citate linee guida rimandano poi, per la declinazione di dettaglio, agli accordi operativi
che verranno presi nelle sedi dei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza, auspichiamo che
LEI signor Presidente, in qualità di Capo dell’Amministrazione penitenziaria, fornisca utili e formali
chiarimenti in linea con la cornice normativa sopra ricordata, rammentando le prerogative che la
legge in via esclusiva assegna al Direttore di istituto penitenziario e che l’ingresso in carcere di altre
Forze di Polizia è solo una scelta estrema da adottare dopo aver tentato tutte le modalità operative
che lo stesso Direttore può disporre. Tali chiarimenti dovrebbero essere trasmessi a tutti i
Provveditorati ed alle Direzioni degli istituti penitenziari al fine di non lasciare spazio ad errate e
parziali interpretazioni.

Questo perché l’ingresso in carcere di altre Forze di polizia non rappresenta una vittoria per la polizia
penitenziaria ma una sconfitta dell’intero sistema dell’esecuzione penale, anche se è giustificato
e reso necessario dalla messa in pericolo della sicurezza del carcere e del territorio circostante.
Pertanto non comprendiamo ed anzi ci preoccupano, i toni trionfalistici con i quali alcuni dirigenti di
polizia penitenziaria hanno salutato queste linee guida.

L’esecuzione penale non è parte del sistema di polizia e non potrà esserlo mai in ossequio alle Regole
penitenziarie europee che nella racc. n. 71 ribadiscono che: “Gli istituti penitenziari devono
essere posti sotto la responsabilità di autorità pubbliche ed essere separati dall’esercito, dalla polizia
e dai servizi di indagine penale”.

Le incoerenze normative che si sono stratificate nel corso degli ultimi anni devono essere armonizzate attraverso un percorso legislativo armonico e coeso e che deve riguardare la riforma di tutte le categorie professionali che operano a diverso titolo all’interno del sistema dell’esecuzione penale.
Tale percorso è necessario e non più rinviabile se vogliamo mantenere l’esecuzione penale nel solco
del mandato costituzionale e nel perimetro di legittimità tracciato dall’Unione Europea.

Per questo obiettivo la nostra O.S. conferma e rinnova la disponibilità a partecipare attivamente ai
lavori di riforma ed ammodernamento dell’organizzazione dell’Amministrazione penitenziaria per
aggiornare il regolamento professionale di tutti i ruoli del personale (non solo dei dirigenti di polizia
penitenziaria che si stanno avvantaggiando dell’effetto trascinamento delle altre forze di Polizia)
che opera negli istituti.

Confidiamo in uno suo cortese riscontro e quindi in una immediata rilettura ordinata del testo oggetto
della presente nota da condividere con tutti i dirigenti penitenziari, i dirigenti polizia penitenziaria
e tutto il personale dell’Amministrazione.

 

la coordinatrice nazionale Fp Cgil                                       Il segretario nazionale Fp Cgil
Carla Ciavarella                                                                       Florindo Oliverio

 

 

 

Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per le Risorse Umane in merito alle promozioni a ruolo aperto, secondo l’ordine di ruolo, alla data del 31 dicembre 2019, del personale Direttivo, non Dirigente, e non Direttivo che espleta funzioni operative, operative specialistiche e funzioni tecnico-professionali;

 

salute

La Sanità sarà uno dei temi forti del nuovo Governo, a causa del perdurare della pandemia, della necessità di accelerare il piano vaccinale e di riformare il nostro Servizio Sociosanitario Nazionale. Ma quali dovrebbe essere le priorità dell’agenda sanità del futuro Governo? Facciamo il punto.

SERVIZIO SOCIOSANITARIO NAZIONALE

Ai primissimi posti c’è il tema dell’assunzione stabile di personale nel Servizio Sociosanitario Nazionale. La pandemia si è abbattuta su un sistema fiaccato da anni di tagli lineari, che ha reagito in maniera più che proporzionale alle proprie forze, esclusivamente grazie all’abnegazione e alla professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori.

Se vogliamo pensare ad un potenziamento che guardi al futuro, anche per non ritrovarci di nuovo a gestire situazioni come queste, non si può continuare ad assumere personale precario, a termine, in somministrazione. Anche perché a queste condizioni si rischia di non trovarne quanto serve.

È altrettanto urgente una riforma serie dei sistemi di reclutamento, che li velocizzi rendendoli compatibili con l’emergenza.

RECOVERY PLAN

Come abbiamo evidenziato nel nostro New Deal per la Salute, occorre un piano di riforma del Ssn che superi una visione centrata sugli ospedali, per arrivare ad una visione di servizi attivi verso i cittadini. Non il cittadino verso il servizio sociosanitario per ottenere prestazioni, ma un processo inverso volto alla promozione della salute, alla prevenzione, alla presa in carico.

I 20 miliardi messi a disposizione dal Recovery Plan per lo sviluppo di una rete territoriale di prestazioni e servizi, che parta dalla casa come primo luogo di cura fino ad arrivare alla rete ospedaliera, rappresentano sicuramente un passo nella giusta direzione ma rischiano di essere insufficienti. D’altronde, a monte della pandemia, venivamo da 37 miliardi di tagli al Ssn in un decennio (la maggior parte dei quali sul personale).

PIANO VACCINALE

Servono più dosi. Il nostro paese dovrebbe farsi parte attiva all’interno dell’Unione europea perché Ema valuti ulteriori produttori.

Guardiamo con una qualche diffidenza alle iniziative di singole regioni che puntano a muoversi in proprio per aumentare gli approvvigionamenti, perché questo rischia di far venir meno il piano vaccinale come provvedimento nazionale e rischia di produrre ulteriori differenziazioni tra i territori.

Dal punto di vista organizzativo siamo sempre lì: serve personale stabile. Il modello Arcuri ci convince sempre meno, e con esso il fatto che per potenziare il piano vaccinale si utilizzino 15 mila professionisti attraverso un rapporto di somministrazione.

Infine, la pandemia ha evidenziato – se ce n’era bisogno – l’importanza strategica della ricerca scientifica per lo sviluppo, ma anche per la capacità di resilienza di un paese. Su questo è necessario rivedere nelle fondamenta il piano di investimenti degli istituti di ricerca ad iniziare dagli IRCSS, anche in termini di personale.

CONTRASTO ALLA PANDEMIA

Per quanto riguarda l’azione di contrasto alla pandemia e il sistema a zone colorate, i dati ci dimostrano un progressivo miglioramento, coi limiti connessi al fatto che questa misura ambisce a contemperare contenimento dei contagi e necessità di non spegnere il paese.

Una gestione come questa comporta la necessità di maggiore presidio, di indicatori chiari e non interpretabili e tanta informazione per evitare che i cittadini vadano in confusione.

AUTONOMIA REGIONALE SANITARIA

La pandemia ha reso evidente a chiunque ciò che non funziona dell’attuale sistema di divisione (e sovrapposizione) dei poteri. Il sistema delle autonomie ha dimostrato, nel corso della crisi, una fin troppo spiccata tendenza ad agire in maniera disarticolata. È evitabile, quindi, ogni ulteriore passo nella direzione di autonomie a geometria variabile che non hanno funzionato o, nella migliore delle ipotesi, hanno prodotto diseguaglianze che non costituiscono una ricchezza ma un ostacolo.

LA RIFORMA DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE E DELLA MEDICINA GENERALE

Non è più rinviabile una riorganizzazione complessiva dell’assistenza territoriale, anche attraverso una riforma profonda e strutturale della Medicina Generale e delle Cure Primarie che dovrebbero essere il primo punto vera nella presa in carico della cittadinanza in un sistema organizzato, e che invece ancora oggi rappresentano il vero punto di fragilità e discontinuità.

Nessuno mette in discussione il lavoro che, in particolar modo in fase pandemia, i medici della medicina generale hanno svolto. Ma riteniamo che il modello del libero professionista convenzionato sia vecchio e largamente migliorabile.

Bisogna avere coraggio: è il momento di scelte radicali.

Pubblichiamo il decreto concernete il corso di formazione dell’89° corso AA.VV.F. in modifica al decreto DCF n° 116 dell’8 ottobre 2020

Pubblichiamo i decreti della Direzione Centrale per la Formazione concernenti il corso di formazione per 1 unità Ispettore Logistico-Gestionale e per n. 1 unità Ispettore Tecnico-Scientifico.

A seguito delle molteplici richieste per i settori Cinofili e Smzt pubblichiamo la nota di convocazione da parte dell’Amministrazione

Classificazione del personale, apicali e formazione
professionale certificata.

Questo pomeriggio, anche alla presenza di alcuni segretari di importanti Federazioni Sportive, abbiamo come da calendario avviato un primo confronto sul tema della revisione del sistema di classificazione del personale, degli apicali e della formazione.

Abbiamo scelto di ripartire dall’allegato verbale di incontro del 16 gennaio 2018; verbale all’interno del quale si dava conto delle diverse tematiche che erano state oggetto di confronto tra le OO.SS. e la delegazione di parte datoriale, tra le quali il sistema di valutazione, lo sviluppo professionale, i passaggi di area, i trattamenti economici, la classificazione del personale e la formazione certificata quale leva strategica per aumentare/orientare la conoscenza e le professionalità del personale agli obiettivi della società e delle FSN.

Nel corso dell’odierno incontro, visti gli sfidanti obiettivi che il legislatore ha posto alla società e alle FSN, abbiamo ribadito alla delegazione di parte datoriale la necessità di non far passare altro tempo e di affrontare nel merito le problematiche aperte. Obiettivo di tale impegno deve essere quello di innescare un reale processo di cambiamento rivolto a risolvere il problema degli ostacoli che oggi impediscono al personale inquadrato nelle posizioni apicali delle aree di accedere a sviluppi di carriera e, più in generale, ad ammodernare, rendendolo più motivante ed inclusivo, il complessivo impianto del sistema di classificazione. Come puntualmente fatto rilevare oggi al tavolo, necessitano volontà di innovare per crescere ed investimenti sulla valorizzazione delle professionalità presenti in Sport e Salute e nelle FSN.

Le scriventi OO.SS. hanno ribadito che la leva della formazione professionale certificata è la chiave di volta per legare/connettere le esigenze della società e delle FSN, ossia, il raggiungimento degli obiettivi quali  quantitativi fissati dal legislatore, alle sentite esigenze di crescita professionale e motivazionale manifestateci dai colleghi.

Per tenere insieme il sistema e farlo evolvere abbiamo rappresentato all’Amministrazione l’esigenza indifferibile di inquadrare gli obiettivi societari, lo sviluppo professionale, le declaratorie, i livelli economici, il sistema di valutazione, la formazione professionale certificata, la trasparenza, la motivazione, l’inclusione, il benessere organizzativo, le risorse economiche, COME UN INSIEME ORGANICO, sul quale agire a 360°.

Questa è la strada maestra che le OO.SS. hanno indicato alla delegazione di parte datoriale nella convinzione che sia adesso il tempo di raccogliere questa sfida!
Sui temi e sugli argomenti sopra citati, che saranno ulteriormente approfonditi martedì 16/2 p.v., abbiamo con favore registrato la condivisione della delegazione di Sport e Salute e delle Federazioni Sportive Nazionali.

A conclusione dell’incontro abbiamo nuovamente sollecitato l’Amministrazione ad onorare l’impegno che si era assunta in merito all’attivazione delle domande per i benefici assistenziali, il bonus internet, la premialità per il Cura Italia, provvedendo quanto prima al loro pagamento. L’Amministrazione ci ha confermato che a breve saranno avviate le procedure semplificate.

Vi terremo costantemente informati degli ulteriori sviluppi.

 

FP CGIL       CISLFP    UILPA       CISALFIALP         UGL        UBS
QUINTI        BRUNI      LIBERATI  CAROLA PALLADINO   FOFI

 

Pubblichiamo le note  di convocazione in merito  le mobilità Capo Squadra, Capo Reparto specialisti, assegnazione “leggi speciali” e per i trasferimenti per esigenze di servizio ex art 42 d.P.R. n.64 del 2012

Pubblichiamo il resoconto dell’incontro del Tavolo Tecnico per la Formazione tenutosi in data 04 febbraio 2021,  riguardo la convocazione la discussione, estensione ADR e modulo formativo CFBT

PIANO ORGANIZZATIVO PER IL LAVORO AGILE (POLA)

GLI ESITI DEL CONFRONTO CON LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI

Si è svolto il 3 febbraio scorso l’incontro tra rappresentanze sindacali e amministrazione in ordine all’approvazione del Piano organizzativo per il lavoro agile (P.O.L.A.). Per l’amministrazione erano presenti il Segretario generale e il Direttore generale del personale.

Come è certamente noto il Pola trae fondamento dall’art. 263 del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 2020, il quale stabilisce che le amministrazioni pubbliche, entro il 31 gennaio di ciascun anno (a partire dal 2021), redigono, sentite le organizzazioni sindacali, il Piano organizzativo del lavoro agile (POLA), quale sezione del Piano della performance.

L’obiettivo del Pola è quello di definire le modalità attuative del lavoro agile a regime, cioè dopo la fase emergenziale e prevede che almeno il 60% dei dipendenti, in relazione alle attività che possono essere svolte da remoto, possa svolgere la propria prestazione lavorativa in modalità agile.

La discussione si è incentrata sulla bozza di documento precedentemente inviata in visione alle organizzazioni sindacali. Nel corso della riunione CGIL CISL e UIL hanno espresso il loro apprezzamento per l’importanza che l’amministrazione ha riconosciuto allo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche, alla digitalizzazione dei processi lavorativi, all’utilizzo del Desktop virtuale e di tutti gli altri strumenti informatici che hanno consentito e consentiranno ai lavoratori del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di lavorare da remoto assicurando piena funzionalità all’amministrazione, mantenendo i più elevati livelli di efficienza e di produttività come già dimostrato durante tutta la fase emergenziale.

Tuttavia il sindacato confederale non ha mancato di evidenziare alcuni aspetti della bozza che non hanno convinto fino in fondo. In particolare CGIL CISL e UIL hanno chiesto di dare maggiore rilievo alla formazione della dirigenza ritenendo necessaria l’implementazione di uno specifico percorso formativo sulla gestione delle risorse umane e sull’organizzazione del lavoro in costanza di prestazione lavorativa in modalità agile; Sempre sulla formazione CGIL CISL e UIL hanno altresì chiesto di ampliare l’offerta formativa per il personale di area II e di area I. Abbiamo altresì chiesto di assicurare al personale che svolge attività smartabile che la prestazione lavorativa in modalità agile non venga messa in discussione dal dirigente dell’unità organizzativa o del reparto.

In ordine alla prospettata rivisitazione degli spazi dei luoghi di lavoro CGIL CISL e UIL hanno manifestato netta contrarietà alla dematerializzazione della postazione di lavoro e all’utilizzo di open space. Infine ma non perché meno importante le scriventi oo.ss. hanno contestato il documento redatto dall’amministrazione nella parte in cui afferma che il 90% del personale potrà continuare a lavorare (solo!) uno/due giorni a settimana in modalità agile. Per CGIL CISL e UIL, considerando l’esperienza maturata durante tutto il periodo emergenziale, esperienza che ha permesso all’intera amministrazione di operare a pieno regime, questa limitazione è assolutamente inaccettabile e per tale motivo hanno chiesto di ampliare il numero di giornate di possibile utilizzo o di espungerla dal documento e rimandarne la definizione ad un successivo confronto. Le stesse sigle sindacali hanno rappresentato all’amministrazione che lo smart working presso il MLPS è divenuto una realtà strutturale dell’organizzazione del lavoro interna e che per tale motivo non può essere mortificata da scelte al ribasso, scelte poco coraggiose che contrastano con gli attuali modelli organizzativi e con i più moderni orientamenti del mondo del lavoro pubblico e privato.

Concluso il confronto sul Pola, a margine della riunione, l’amministrazione ha comunicato che le graduatorie delle progressioni economiche sono state firmate lo scorso 31 dicembre e inviate all’UCB in data 7 gennaio 2021.

Quanto all’annunciata riorganizzazione interna, per la quale CGIL CISL e UIL lo scorso 29 gennaio avevano avanzato una ulteriore richiesta di confronto, l’amministrazione ha comunicato che lo schema di DPCM ha avuto l’assenso delle amministrazioni concertanti ma allo stato, anche a causa della intervenuta crisi di governo, non ha ancora superato il vaglio del Consiglio dei Ministri.

Restiamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.

Cordiali saluti a tutti.

Roma, 8 febbraio 2021

 

 

    FP CGIL                                           CISL FP                                       UIL PA
Giuseppe Palumbo                              Michele Cavo                         Bruno Di Cuia
Francesca Valentini                               Marco Sozzi                         Orlando Grimaldi

Autonomie Locali, focus con oltre 650 delegate e delegati delle funzioni locali della FP CGIL per discutere le priorità di un pezzo fondamentale della pubblica amministrazione, gli enti territoriali, il livello di maggiore prossimità nella filiera di servizi fondamentali per le comunità: dal sociale all’educativo, dalla sicurezza urbana ai demografici, alla gestione delle attività tecniche e procedurali che riguardano gli appalti pubblici, di opere e servizi.

Temi centrali sono stati il piano straordinario per l’occupazione, un piano straordinario di assunzioni per superare le gravi carenze di personale nei servizi pubblici sempre più oberato da carichi di lavoro al limite della sostenibilità e dal progressivo incremento dell’età media, nel solo settore dei comuni e province sono oltre 12 mila i lavoratori ultreasessantacinquenni al 2019.

Turn over predittivo più che selettivo, saper leggere il cambiamento di competenze e funzioni e adeguare gli organici, questa una vera rivoluzione per la definizione dei fabbisogni della Pa.

Sappiamo che nelle autonomie locali c’è un vuoto di quasi 75 mila unità, ma ciò che occorre è selezionare non solo competenze giuridiche ma funzionali alla programmazione dei servizi: sociali, gestionali, nuove frontiere digitali, sostenibilità ambientale e rigenerazione urbana, sicurezza urbana sempre più orientata alla dimensione sociale che di mera vigilanza.

Oggi la domanda di innovazione è si digitale ma soprattutto organizzativa, su questo abbiamo molta strada da fare, non basta qualche pc e lo smart working, occorre ragionare di una nuova cittadinanza.

Il valore delle competenze e delle politiche contrattuali devono essere orientate a questo cambiamento epocale, valorizzando le persone: lavoratori e cittadini, serve la riconquista degli spazi di contrattazione decentrata, limitati dalle controriforme dei decenni precedenti, quanto il tema, attraverso la contrattazione, ad ogni livello, della revisione complessiva del sistema di classificazione e delle carriere e attraverso essa la della valorizzazione dell’apporto professionale, delle competenze richieste, del ruolo decisivo della formazione continua e dell’esperienza. Il tutto orientato ai bisogni di comunità. Una Pa intelligente e reagente, dinamica ed efficacia.

Oggi bisogna cogliere l’opportunità, che a partire dal Recovery Plan, del ruolo degli investimenti pubblici per l’uscita dalla crisi pandemica e cambiare la pubblica amministrazione con un’attenzione al ripensamento delle funzioni e delle competenze fino alla revisione dei procedimenti amministrativi per una vera sburocratizzazione, a partire da quelli più prossimi al cittadino.

Sappiamo che il comparto delle Funzioni locali negli ultimi anni è stato interessato da profondi cambiamenti sia sul piano istituzionale, sia sul piano economico che però hanno provocato un forte indebolimento nella loro capacità di  fornire servizi fondamentali ed universali al cittadino e alle comunità territoriali, mentre per il sistema delle Regioni un aumento di competenze in virtù di un regime di sussidiarietà che alla luce di un bilancio a vent’anni dalla legge 3/2001 ( riforma del Titolo V) e della pandemia, meritano una riflessione puntuale e approfondita sulla riforma degli assetti istituzionali .

Decine di interventi hanno spaziato nel grande ventaglio di lavori e professioni che operano nel settore delle funzioni locali: polizia locale, settore educativo, servizi sociali, tecnici, demografici, legali, centri per l’impiego, servizi amministrativi e molto altro dimostrando che le lavoratrici ed i lavoratori sono pronti al cambiamento ma chiedono diritti, giusta valorizzazione professionale, riforma delle carriere.

Il rilancio del paese si può fare con il lavoro pubblico, coinvolgendo tutta la filiera istituzionale, rilanciando il decentramento amministrativo senza incorrere nella segregazione legislativa territoriale e ridando centralità al territorio come prima articolazione della vita pubblica, della relazione con le istanze sociali, culturali e l’animazione economica, con la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, attraverso il contratto e la contrattazione ed un grande progetto di riforma.

Bisogna rivedere il TU degli enti locali, si è discusso di un nuovo rapporto ed equilibrio tra stato e regioni, di aggiornamento della regolazione e della concorrenza nel settore dei servizi pubblici locali riportando nel perimetro pubblico tutte quelle attività essenziali esternalizzate e regolando in maniera più giusta e sostenibile la relazione tra pubblico-privato nelle aree in cui le Autonomie Locali sovraintendono servizi a rilevanza economica e settori dell’assistenza, tra il 2018 e 2019, sempre guardando a comuni e province, il tasso di gestione diretta dei servizi è passato dal 66% al 60% percentuale di indebolimento del perimetro pubblico dei servizi essenziali che continuerà a ridursi se non si provvede a reinvestire nei comuni, province, aree metropolitane e regioni potenziandone personale e nuove competenze.

Dott.ssa Barbara Fabbrini
Capo Dipartimento dell’organizzazione Giudiziaria

Dott. Renato Romano
Direttore Generale degli Archivi Notarili

e per conoscenza

On. Vittorio Ferraresi
Sottosegretario alla Giustizia

Dott. Raffaele Piccirillo
Capo di Gabinetto

Con nota del 14 gennaio scorso le scriventi organizzazioni sindacali hanno chiesto a codeste
Amministrazioni, a seguito delle iniziative poste in essere dall’Amministrazione Penitenziaria, prima, e dalla Giustizia Minorile, poi, ed in ragione della specificità delle attività svolte negli uffici centrali e periferici che hanno imposto la piena ripresa delle attività a partire dal mese di maggio con un ricorso
minimale allo smart working, di definire, “oltre alla mera ricognizione rispetto alla volontà di adesione da parte dei lavoratori, le necessarie priorità, riferite alle specifiche condizioni di esposizione al rischio in ambito lavorativo, coerenti con quelle definite nel Piano Nazionale predisposto dalle Autorità competenti in relazione ai lavoratori addetti ai servizi essenziali, in particolare nella individuazione delle tempistiche previste per tali specificità”, ferma restando la volontà del lavoratore di aderire alla vaccinazione (allegato 1).
Orbene, la Corte di Appello di Milano, il 5 febbraio scorso, ha comunicato ai capi degli uffici giudiziari del distretto nonchè alle organizzazioni sindacali che “a seguito di interlocuzioni con gli organi competenti della Regione Lombardia…. il personale degli Uffici giudiziari è stato inserito nella somministrazione prioritaria prevista dal Piano Vaccini fase 2” e si è riservata “di fornire, appena disponibili, “indicazioni circa i tempi e le modalità logistiche di somministrazione” (allegato 2).
Le Scriventi Organizzazioni Sindacali, che apprezzano il comportamento della Corte di Appello di Milano, chiedono di conoscere, fermo restando il principio di volontarietà, se e quali iniziative codeste
amministrazioni hanno posto in essere a seguito della citata richiesta del 14 gennaio scorso.

Roma, 8 febbraio 2021

FP CGIL        CISL FP       UIL PA
Russo             Marra         Amoroso

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