MI MUR

Proseguono gli incontri: progressioni economiche, Smart Working, misure di sicurezza COVID 19.

Come concordato durante l’incontro della scorsa settimana si è svolto oggi, 22 ottobre 2020, l’incontro in videoconferenza avente all’ordine del giorno il confronto su progressioni economiche orizzontali, Smart Working e l’attuazione delle misure di sicurezza nella gestione del personale connesse all’emergenza sanitaria alla luce del Dpcm 18 ottobre 2020 e del Decreto del Ministro per la pubblica amministrazione del 19 ottobre 2020.
Relativamente al primo argomento, l’amministrazione ha confermato l’impossibilità di avviare per il 2020 una ulteriore procedura di sviluppo economico a causa dei vincoli posti dalle amministrazioni di controllo. Si è tuttavia impegnata a sottoscrivere entro il 2020 un accordo per la programmazione delle progressioni con decorrenza 1/01/2021 e per il relativo stanziamento. Visto che le risorse sui fondi per l’anno 2021 saranno attribuite distintamente ai due Ministeri abbiamo richiesto per il prossimo incontro la presenza anche dei rappresentanti del MUR affinché dette procedure vengano previste in maniera
omogenea tra i due Ministeri, trattandosi del completamento di un percorso iniziato nel 2016. Nostro obiettivo è quello di garantire che il prossimo accordo coinvolga tutti coloro che non sono ancora stati destinatari di alcun passaggio dal 2016.
Sull’argomento Smart Working e misure di sicurezza per il personale l’amministrazione ha annunciato l’intenzione di emanare una circolare agli uffici per dare delle indicazioni generali sull’applicazione delle novità contenute in particolare nel decreto Ministeriale del 19 ottobre 2020.
Sul punto abbiamo proposto di sottoscrivere un apposito accordo in cui:
– definire a livello centrale la mappatura delle attività
– ridefinire il tema della dei lavoratori fragili e del personale conviventi con persone
immunodepresse per limitarne al massimo la presenza in ufficio;
– introdurre il divieto di riunioni in presenza;
– specificare la possibilità di terminare in sw la giornata in presenza;
– individuare la percentuale più elevata possibile di lavoro agile per il personale;
– affrontare il tema dei buoni pasto e delle tutele contrattuali dei lavoratori per le giornate in smart working
– introdurre ulteriori fasce temporali di flessibilità in entrata ed in uscita;
– attivare tavoli di confronto decentrati per l’attuazione delle nuove misure.
L’amministrazione non si è sottratta ad una ipotesi di confronto su questo tema, aggiornando l’incontro alla prossima settimana e richiedendo alle OO.SS. di inviare osservazioni e proposte sull’argomento.
Si è riservata tuttavia, nelle more della definizione di un accordo specifico, di emanare agli uffici una nota esplicativa sui contenuti del DM 19 ottobre 2020.
Vi terremo come sempre informati sui prossimi sviluppi.

Roma 22 ottobre 2020

FP CGIL                                                          FP CISL
Anna Andreoli/Davide Perrelli/Carmen di Santo                    Michele Cavo

“La proposta di riforma della medicina territoriale presentata dalla Fnomceo è sbagliata e non la condividiamo”. Lo afferma il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Andrea Filippi, motivando così il giudizio: “Perché il rapporto di lavoro convenzionato dei professionisti è in contrasto con qualsiasi programma serio di prossimità e di presa in carico multiprofessionale della cittadinanza”.

Una proposta, prosegue il dirigente sindacale, “venuta fuori dal cilindro della Fnomceo per adattare magicamente gli attuali rapporti di lavoro libero professionali in convenzione dei medici di medicina generale, con le profonde esigenze riorganizzative dell’assistenza territoriale; una proposta dalla quale scompare, sempre magicamente, la figura della psicologo di comunità. Microteam multiprofessionali libero professionali: un assurdo anche linguistico che rappresenta la massima frammentazione del sistema e che rischia l’ingovernabilità a danno dei cittadini”. Inoltre, continua, “grave che non si vogliano vedere i limiti della medicina generale e della specialistica ambulatoriale in convenzione, evidenziati nella drammatica situazione della pandemia in cui il rapporto privatistico degli studi dei medici convenzionati ha mostrato tutti i limiti nell’impossibilità di gestione e di coordinamento nella presa in carico precoce delle persone, ma anche nella tutela dei medici che in quanto liberi professionisti si sono ritrovati soli, senza protocolli, senza punti di riferimento e senza protezioni, abbandonati dal sistema”.

La Fp Cgil, aggiunge Filippi, “ha chiaramente evidenziato nelle proposte messe in campo nella mobilitazione recentemente avviata che per riformare l’assistenza territoriale in una prospettiva di prossimità serve una profonda revisione delle cure primarie a partire dai rapporti di lavoro dei medici che devono rientrare in un perimetro di garanzia di diritti dei cittadini e di tutela del lavoratori. Inoltre è inaccettabile che l’Ordine, che dovrebbe avere l’esclusivo mandato di garanzia della professionalità, della deontologia e dell’etica, si occupi di politiche sanitarie, peraltro con il benestare del Ministero della Salute e della politica, così maldestramente da rappresentare esclusivamente gli interessi di quella parte dei professionisti iscritti che oggi vogliono lavorare in convenzione”. Per queste ragioni, Filippi conclude: “Intervenga il Ministero della Salute Speranza per ristabilire la correttezza delle relazioni sindacali a garanzia della rappresentanza di lavoratori e cittadini, auspichiamo che la politica distingua tra interessi di parte e interessi generali e che nella discussione sulla riorganizzazione della medicina territoriale al centro ci sia la qualità della cura e non la tutela di alcune rappresentanze corporative”.

Le lavoratrici e i lavoratori di tutte le amministrazioni si mobilitano contro le scelte sbagliate del Ministro Dadone.
Il decreto del Ministero della Pa del 19 ottobre è l’ennesimo schiaffo alle lavoratrici e ai lavoratori del pubblico impiego.
Un decreto sbagliato e illusorio che peggiora le condizioni di chi lavora.
Serve un accordo quadro per dare certezza ai diritti di chi lavora da remoto.
Per questo proclamiamo lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori di tutte le amministrazioni e annunciamo iniziative di mobilitazione perché si ripristini, a tutti i livelli, un normale rapporto tra chi rappresenta le amministrazioni e le rappresentanze dei lavoratori.

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Pubblichiamo la nota unitaria delle Organizzazioni Sindacali territoriali  Fp Cgil VVF e Uil Pa VVF nella quale chiedono l’organizzazione del soccorso per la sede di Corleone, visto il perdurare dello stato di emergenza sanitaria

Pubblichiamo la nota delle organizzazioni Sindacali territoriali Fp Cgil VVF e Uil Pa VVF  con la quale chiedono un’ attenta organizzazione del lavoro nel rispetto delle lavoratrici e i lavoratori a tutela della salute, visto il perdurare dell’emergenza sanitaria

Al Ministro della Giustizia
On. Alfonso Bonafede

Egregio Ministro,
qualche giorno fa le agenzie di stampa hanno riferito la notizia del rinvio a giudizio di due dirigenti penitenziarie, una direttrice di un istituto della capitale e l’altra direttrice di uno degli Uffici della Direzione generale detenuti incaricata del coordinamento delle relazioni tra le REMS ed il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria.
Sulla vicenda specifica confidiamo nel lavoro della magistratura e nella possibilità che si chiarisca l’intera vicenda anche in relazione agli ambiti di responsabilità attribuiti alle due dirigenti
penitenziarie.
Si tratta di una vicenda questa che si aggiunge ad altre dolorose storie che molto spesso trovano nel dirigente penitenziario il capro espiatorio privilegiato. La responsabilità oggettiva quale culpa in vigilando si estende fino ad ipotizzare che il dirigente possa vedere e prevedere oltre ogni limite il verificarsi degli eventi.
Una figura professionale, quella del dirigente penitenziario, introdotta già nella riforma del 1845 che poneva a capo dell’istituto di pena un direttore al quale era attribuita la totalità dei poteri di gestione degli istituti e quindi su di lui, per questa ragione, gravava una grande responsabilità.
Nella riforma del 1975 è la legge ordinamentale che declina tutte le responsabilità attribuite al Direttore dell’istituto penitenziario, alle quali si aggiungono quelle derivanti, dalle norme sulla contabilità generale dello Stato, quelle relative alla sicurezza dei luoghi di lavoro, della salubrità ed igiene degli ambienti, delle condizioni detentive, della gestione del personale.
Si tratta di una figura dirigenziale a tutto tondo che solo nel 2005 con la legge che istituisce la dirigenza penitenziaria trova una sua prima definizione normativa. Nel 2006 il decreto legislativo che detta la disciplina ordinamentale della carriera dirigenziale penitenziaria lascia il lavoro a metà.
Il rinvio agli accordi negoziali per la definizione degli aspetti giuridici ed economici del rapporto d’impiego del personale della carriera dirigenziale ad oggi non è stato mai attuato.
La dirigenza penitenziaria quindi è una e forse l’unica delle dirigenze di diritto pubblico che non ha ancora ottenuto una disciplina organica del rapporto di lavoro.
Il procedimento negoziale sino ad oggi mai avviato lascia nel limbo circa 286 dirigenti. Con l’organico insufficiente (da 23 anni non viene bandito un concorso pubblico per le nuove assunzioni) a coprire le sedi penitenziarie presenti nel territorio nazionale, molti di questi dirigenti sono assegnati d’ufficio alla direzione di due e a volte anche tre istituti penitenziari contemporaneamente senza alcuna tutela e retribuzione aggiuntiva.
L’assenza di contratto si protrae da 14 anni.
La mancata definizione del perimetro contrattuale in grado di disciplinare la cornice giuridica del ruolo della dirigenza penitenziaria ha eroso il sistema delle tutele di questi lavoratori dirigenti impegnati in prima linea nella gestione della esecuzione delle pene.
La stagione negoziale non va più rinviata, lo scorso 4 giugno con un DPCM, il Dipartimento della Funzione Pubblica ha individuato la delegazione sindacale che partecipa al procedimento negoziale per la definizione dell’accordo relativo al triennio normativo ed economico 2019/2021, riguardante il personale della carriera dirigenziale penitenziaria, non possiamo far cadere nel vuoto questa opportunità.
Non è più sufficiente la modalità tradizionalmente adottata di negoziare la concessione di alcuni “bonus” a margine della contrattazione riservata al comparto sicurezza per la dirigenza della Polizia di Stato. Non è più tempo di analogie contrattuali con le altre dirigenze del comparto sicurezza.
E’ necessario un riconoscimento specifico del ruolo di una categoria di dirigenza che da sempre assicura nel rispetto delle garanzie costituzionali l’esecuzione delle pene detentive assumendosi la responsabilità delle scelte che assume nell’ambito della sicurezza, del trattamento riservato alle persone ristrette e della gestione amministrativo contabile degli istituti penitenziari.
Per quanto sopra esposto la Fp CGIL le chiede di sollecitare al Ministro per la Pubblica Amministrazione l’avvio delle procedure negoziali per la definizione dell’accordo relativo al triennio normativo ed economico 2019/2021, riguardante il personale della carriera dirigenziale penitenziaria,e contestualmente di convocare un incontro con le organizzazioni sindacali rappresentative del suddetto personale per discutere delle principali criticità del settore.
Distinti saluti.

La coordinatrice nazionale Fp Cgil                                Il Segretario nazionale Fp Cgil
Carla Ciavarella                                                              Florindo Oliverio

Roma, li 21 ottobre 2020

Alle delegate/Ai delegati FP CGIL Polizia Penitenziaria

Alle iscritte/Agli iscritti FP CGIL Polizia Penitenziaria

LORO SEDI

COMUNICATO

Esito incontro D.A.P. e D.G.M.C. – Organizzazioni Sindacali
“Protocollo per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro in ordine all’emergenza sanitaria da COVID 19”.
Si è appena conclusa e definita la discussione tra il D.A.P. (dott. Massimo PARISI) , il D.G.M.C. (dott. Giuseppe CACCIAPUOTI e dott. Cosimo DELLISANTI) e le Organizzazioni Sindacali della Polizia Penitenziaria sul protocollo in argomento.
La FP CGIL ha ritenuto necessario evidenziare alcune osservazioni sulla bozza partecipata, al fine di avere rassicurazioni che vadano concretamente a tutelare le lavoratrici ed i lavoratori in questa fase emergenziale così preoccupante ed in continua evoluzione.
Se da un lato appare doveroso stipulare un chiaro e lineare protocollo d’intesa, offrendo kl nostro consueto contributo istituzionale, non possiamo tralasciare quelle che sono le precarietà ed affanni che si verificano nelle varie articolazioni del Paese, con relative difficoltà che si riversano oggettivamente sugli addetti ai lavori.
Detto ciò, come parte sindacale abbiamo focalizzato e sottolineato i seguenti punti, chiedendo all’Amministrazione Centrale un maggior approfondimento analitico:
• coordinamento sinergico tra le AA.SS.LL. territoriali, nonché Autorità sanitarie regionali, e i PP.RR.AA.PP. / CC.GG.MM./ UU.II.EE.PP.EE / Direzioni Istituti Penitenziari (visto le serie problematiche che si stanno registrando anche alla luce delle attività di screening e sugli stati di “isolamento fiduciario”);
• adeguati approvvigionamenti D.P.I.
• flessibilità orario di lavoro, con particolare attenzione alle esigenze dei lavoratori genitori;
• aggiornamenti dei Documenti Valutazione Rischio negli II.PP.
• sensibilizzare (in modo capillare) le articolazioni periferiche regionali, al fine di promuovere il confronto con le Parti Sociali rispetto al giusto e scrupoloso adattamento del protocollo sin qui argomentato.
• la questione del rilevamento temperatura (presso i locali block house/portineria) merita di essere affrontata e definita in maniera inequivocabile e precisa. Sosteniamo, così come rappresentato dalla Parte Pubblica, l’acquisto dei termoscanner. Non si può pensare di aggravare il carico di lavoro dei poliziotti penitenziari, che tra l’altro non godono di opportune competenze tecniche, atteso che vi sia la presenza di Operatori Socio Sanitari.
La Parte Pubblica si è impegnata di rivisitare la bozza, apportando i correttivi anti dagli spunti di riflessione recepiti nell’incontro da parte delle Organizzazioni Sindacali e vi sarà un nuovo aggiornamento (probabilmente venerdì 23 ottobre prossimo venturo, massimo lunedì 26) per la stipula definitiva.
Vi aggiorneremo sugli sviluppi.
Fraterni saluti.

p. / FP CGIL Polizia Penitenziaria
Giuseppe MEROLA

Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per la Formazione con la quale convoca il personale per l’aggiornamento e il corso SAF Basico

Lavoratori Stato si mobilitano, serve innovazione, lavoro agile e contrattazione per migliorare i servizi pubblici

“Contro le scelte sbagliate del Ministro Dadone, contro un decreto che rappresenta l’ennesimo schiaffo alle lavoratrici e ai lavoratori delle amministrazioni centrali dello stato, i lavoratori delle Funzioni Centrali si mobilitano”. Ad affermarlo sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa in merito al decreto del Ministro della Pubblica Amministrazione del 19 ottobre che definiscono “sbagliato e illusorio”, rilanciando sui temi: “Innovazione, lavoro agile e contrattazione per migliorare i servizi pubblici”.

Secondo i sindacati il decreto è “sbagliato perché scarica sui lavoratori le responsabilità di anni di mancati investimenti in innovazione tecnologica e organizzativa, in formazione, in valorizzazione delle competenze, in digitalizzazione; illusorio perché cerca di risolvere per via legislativa i numerosi problemi organizzativi che ancora non trovano soluzione da otto mesi”. In più, osservano Fp Cgil, Cisl Fp  e Uil Pa, “il decreto è la risposta più arrogante alla disponibilità responsabile delle organizzazioni sindacali che chiedono di regolamentare il lavoro agile con gli strumenti della partecipazione e della contrattazione, peggiorando le condizioni di chi lavora”.

Per queste ragioni i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil “proclamano lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto delle Funzioni Centrali e annunciano iniziative di mobilitazione presso il Ministero per la pubblica amministrazione perché si ripristini, a tutti i livelli, un normale rapporto tra chi rappresenta le amministrazioni e le rappresentanze dei lavoratori. Non sfugge, infatti, che tale comportamento della ministra assume un significato politico ancor più grave perché all’immediata vigilia dell’apertura dei negoziati per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro 2019/2021”, concludono.

Pubblichiamo la nota in merito alla richiesta di chiarimento sulle mansioni che deve svolgere il personale inquadrato nel ruolo di Ispettore Informatico.

Lavoratori calati di un quarto in dieci anni, serve piano occupazione

Basta attacchi al lavoro pubblico, il vero danno non è imputabile allo smart working. Invece di prendersela con le lavoratrici e i lavoratori, Ance dovrebbe sostenere con noi la battaglia per assunzioni straordinarie di profili tecnici all’interno delle pubbliche amministrazioni. Figure letteralmente crollate negli anni: geometri, architetti, ingegneri, istruttori tecnici e figure tecnico dirigenziali, sono progressivamente scomparsi, al punto tale da registrare un calo degli addetti sul fabbisogno pari a un quarto del necessario”. Così la Fp Cgil replica alle affermazioni del presidente di Ance, Gabriele Buia, sostenendo che: “La via perché si raggiunga maggiore efficienza nella Pa, vessata da anni di tagli, nelle risorse e nel personale, passa dall’assunzione di personale tecnico e qualificato”.

La Fp Cgil infatti, alla luce dei dati relativi al conto annuale dello Stato, che certificano rispetto ai comuni un decremento complessivo dell’occupazione del 18,02% tra il 2009 e il 2018, passando da 396 mila addetti a 325 mila, ha analizzato l’andamento dell’occupazione relativa al personale degli uffici tecnici comunali di sette tra le maggiori città italiane. Dall’analisi condotta dal sindacato su Bari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma e Torino emerge che negli uffici tecnici l’occupazione registra una carenza di personale, rispetto al fabbisogno previsto, pari al 24,07%, mancano cioè per questi comuni 1.326 addetti su una dotazione di fabbisogno del personale pari a 5.509. Figure scomparse negli anni e che hanno avuto riflessi pesanti sulle funzioni svolte, in particolare l’attività progettuale quelle che più ne ha sofferto.

Vediamo nel dettaglio le città prese in esame. Bari ha una carenza di personale tecnico rispetto al fabbisogno del -27,72%, Firenze del -48,98%, Genova del -10,09%, Milano del -14,56%, Napoli del -32,38%, Roma del -5,51% e, infine, Torino del -32,69%. Il totale di queste sette città campione registra un personale in servizio di 4.183 e una carenza di 1.326 (-24,07%). Dati, relativi a questi enti, frutto di una mole di personale tecnico fuoriuscito nel corso degli ultimi 10 anni pari a 2.216, perdendo quindi in media il 34,63% degli addetti in questi settori e che diventa ancora più grave per provincia e città metropolitane.

Alla luce di questi dati, la Fp Cgil osserva: “Non è possibile imputare responsabilità ai lavoratori, non è tollerabile prendersela con loro che non fanno la manutenzione se alla prima pioggia si apre una voragine nelle strade. Sappiamo bene che il tema delle infrastrutture materiali e immateriali è il vero grande tema della competitività del paese ma per cambiare ci vogliono investimenti e assunzioni. Gli uffici tecnici risentono di una enorme emorragia di personale. La soluzione, e ci aspettiamo che Ance ci sostenga in questa battaglia, è in nuove assunzioni, soprattutto in questi settori tecnici, che possono contribuire al rilancio del paese”, conclude.

Daniele è un agente di polizia penitenziaria del carcere di Bologna. Ci ha raccontato che lo scorso anno un suo amico e collega si è tolto la vita. Nonostante aumentino i casi di suicidio e di aggressione, per la polizia penitenziaria ancora oggi non è prevista un’assistenza psicologica.
Ancora oggi, troppo spesso, l’assistenza psicologica è considerata un tabù, nella migliore delle ipotesi un optional irrilevante. Eppure in ambienti come quello del carcere, così duri e complessi, una buona assistenza psicologica può fare la differenza.
“Noi crediamo – spiega la Fp – che a tutto il personale di polizia penitenziaria che lavora negli istituti debba essere garantita un’assistenza psicologica completamente gratuita”.
Per questo, e per rivendicare altri diritti per gli uomini e le donne della polizia penitenziaria, abbiamo lanciato la campagna #StareBeneDentro.
Sei un poliziotto penitenziario? Aiutaci a difendere i tuoi diritti, rispondi alle domande del questionario (che rimarrà assolutamente anonimo).
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