Pubblichiamo la circolare della Direzione Centrale per le Risorse Logistiche e Strumentali in merito all’avvio della sperimentazione del sistema di messaggistica istantanea per le comunicazioni tra il personale del CNVVF
Con un emendamento al decreto Rilancio approvato in commissione Bilancio della Camera viene riconosciuto il bonus di 50 crediti nel triennio 2020-2022 di obbligo formativo per tutte le professioni sanitarie coinvolte nell’emergenza Coronavirus.
Dopo la nostra denuncia e la nostra pressione si registra un passo in avanti che cancella una palese discriminazione.
Ora ci auguriamo che l’emendamento venga confermato in fase di conversione in legge del decreto.
Rimane da chiarire la modalità di certificazione del lavoro svolto per l’ottenimento del bonus di 50 crediti Ecm nel triennio. Su questo vigileremo perché sia fatta presto chiarezza.
Siamo finalmente ai blocchi di partenza per accedere all’anticipo del TFS da parte dei Dipendenti Pubblici, nella G.U. n. 150 del 2020 è stato pubblicato il DPCM 22 aprile 2020, n. 51 Regolamento in materia di anticipo del TFS/TFR, in attuazione dell’articolo 23, comma 7, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26.
Il decreto entrato in vigore ieri, regolamenta da questa data i tempi e i modi con cui coloro che cessano dal servizio possono accedere all’anticipo del TFR/TFS. Sono interessati dalla norma i dipendenti pubblici, compreso il personale della Scuola, o degli Enti di Ricerca pubblici che sono andati o andranno in pensione con l’anticipata o di vecchiaia e coloro che hanno scelto il pensionamento con la quota 100.
Si dovrà comunque attendere la stipula di un accordo tra il Ministero del Lavoro e l’ABI, in cui sarà fissato il tasso d’interesse e le condizioni che disciplineranno il prestito. Ricordiamo che l’importo massimo erogabile è 45 mila euro. Come abbiamo già scritto in questo nostro opuscolo, per presentare l’istanza, sarà necessario inoltrare domanda all’INPS personalmente o tramite Patronato.
L’INPS rilascerà entro 90 giorni la certificazione con la quale il richiedente potrà presentare alla banca prescelta la domanda di erogazione dell’intero importo sul proprio conto corrente. L’anticipazione della banca si configura come un finanziamento che verrà estinto dall’INPS al momento della maturazione del diritto al TFR/TFS.
Nel passaggio successivo, una volta in possesso della certificazione, il richiedente dovrà inoltre presentare la domanda di anticipo TFS alla banca allegando alla stessa i seguenti documenti:
– certificazione all’anticipo TFS/TFR
– proposta di contratto di anticipo debitamente sottoscritta
– la dichiarazione sullo stato di famiglia.
Nella domanda dovrà essere indicato anche il proprio IBAN sul cui conto corrente sarà, poi, accreditato l’importo richiesto e finanziato.
Pubblichiamo la nota della direzione Centrale per la Formazione con la quale emana le linee guida del giuramento degli Allievi Vigili del Fuoco 87° corso
Pubblichiamo il protocollo firmato tra il Dipartimento dei VVF e la Guardia di Finanza
Pubblichiamo la nota di risposta dell’ Amministrazione con la quale ancora una volta evita le richieste di questa Organizzazione Sindacale
Pubblichiamo ulteriori specifiche in merito alla certificazioni sanitarie emanate dall’Ufficio Coordinamento delle Attività Sanitarie e Medicina Legale
“Questa mattina si è tenuto l’ennesimo incontro con l’Aran per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei circa duemila dipendenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ancora una volta l’incontro non ha prodotto risultati apprezzabili, come quello precedente del 29 gennaio scorso e gli altri che, come un motore che gira a vuoto, l’agenzia di rappresentanza negoziale ha convocato a partire dal 2018. Due anni senza fare alcun passo avanti”. È quanto si legge in una nota di Fp Cgil, Cisl Fp e Uilpa.
Come organizzazioni sindacali, proseguono, “abbiamo sempre avanzato proposte di merito per permettere un confronto con tutte le altre organizzazioni sindacali e chi rappresenta l’amministrazione. Perché siamo sempre convinti che per tutte le lavoratrici e i lavoratori va innanzitutto garantito il diritto al contratto di lavoro. Per questo, a due anni ormai di riunioni inconcludenti e ben consapevoli che da sole le rappresentanze sindacali di Cgil Cisl e Uil non hanno i numeri richiesti per poter sottoscrivere il contratto, ci chiediamo a chi giovi negare il contratto alle lavoratrici e ai lavoratori della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Di sicuro giova a chi, nell’amministrazione, ritiene di poter applicare gli istituti contrattuali, in mancanza di un puntuale adeguamento alle nuove situazioni legislative (e ora anche per effetto dell’emergenza covid-19), a proprio piacimento, magari modificandone gli aspetti retributivi come si è visto di recente da parte del Dipartimento affari giuridici e legislativi con l’ordine di servizio n. 6 del 27 aprile scorso”.
In un caso e nell’altro, continuano i sindacati, “resta la responsabilità dell’amministrazione ai cui comportamenti va addebitato lo stallo e il blocco del rinnovo contrattuale, lasciando lavoratrici e lavoratori nell’incertezza dei propri diritti e in balia delle pratiche, non sempre cristalline. Ma anche alle organizzazioni sindacali che insieme hanno la maggiore rappresentatività è richiesto un segnale di responsabilità. Dobbiamo isolare le vertenze aperte con l’amministrazione, che riguardano l’applicazione degli istituti contrattuali vigenti, dalle vicende relative al rinnovo del Ccnl, che attengono agli istituti contrattuali da applicare nel futuro”.
Per Fp Cgil, Cisl Fp e Uilpa, “un nuovo Ccnl è ormai urgente nell’interesse dei lavoratori che non vanno strumentalizzati ma tutelati e messi in condizione di lavorare al meglio delle loro possibilità, valorizzando la loro professionalità, l’esperienza, la competenza e il merito. Occorre aggiornare la disciplina degli istituti del rapporto di lavoro, introdurre nuove forme partecipative per migliorare le relazioni sindacali, adeguare i tabellari retributivi e gli istituti normo–economici, stabilizzando nel tabellare stesso la parte fissa e continuativa del trattamento economico accessorio. Tutti elementi che possono contribuire a mettere fine al lungo blocco contrattuale, creando un quadro di nuove certezze per i lavoratori e le lavoratrici”.
“Anche oggi come nella riunione precedente, abbiamo dovuto ascoltare interventi su tematiche che nulla hanno a che vedere con quelli che vanno trattati in Aran, con il conseguente intervento del Presidente nel ricordare che le eventuali vertenze con l’Amministrazione debbono essere risolte in altra sede. Noi non siamo per un Contratto a tutti i costi, certo, siamo per un buon contratto come nostro costume e nostra abitudine. Ma per ottenere un buon Contratto è necessario sedersi, nella sede opportuna, entrare sul merito, negoziare e contrattare. Per questo crediamo che sia necessario lavorare tutti costruttivamente per definire un buon contratto, favorendo la ricerca delle migliori soluzioni”, concludono.
Lo scorso 18 luglio si è svolto un workshop, organizzato daa EPSU in collaborazione con Syndex, dal titolo “Influenza dei lavoratori sulle esternalizzazioni, sulle procedure di gara e trasferimento dei contratti di lavoro: attenzione al gap!”
Durante il seminario sono state analizzate diverse situazioni in Europa in cui si è potuto procedere alla rimunicipalizzazione dei servizi, con una descrizione approfondita del quadro legale europeo e una discussione con i rappresentanti sindacali europei su come organizzare campagne, anche in collaborazione con la cittadinanza e sensibilizzando la politica.
in allegato alcune slides che sono state presentate durante il workshop, tradotte in italiano, un articolo di Epsu e una scheda riassuntiva del seminario.
Al seguente link https://futureispublic.org/wp-content/uploads/2019/11/TNI_the-future-ispublic_online.pdf potrete anche scaricare una pubblicazione ‘Future is public’, elaborata da una rete globale di organizzazioni guidate dall’Istituto Transnazionale e che comprende EPSU, PSI e singoli affiliati che hanno lavorato insieme per monitorare gli sviluppi dell’insourcing. Questa ricerca è stata pubblicata a maggio e ha trovato 1400 esempi di rimunicipalizzazione in 1400 città in 58 paesi.
Buon lavoro e buona lettura!
p. L’ufficio internazionale
Nicoletta Grieco
La Fp Cgil del Trentino ha voluto raccogliere le opinioni dei protagonisti di questo smart working, i lavoratori pubblici, per comprendere rischi e opportunità di una modalità di lavoro ormai molto utilizzata in alcune parti d’Europa e del mondo. E per farlo li ha sottoposti un questionario, a cui hanno partecipato 1.220 dipendenti provinciali, pari al 38,3% del totale degli smart-workers.
Orario e carico di lavoro
Ciò che è emerso con chiarezza dai questionari è che, in questi mesi di smart-working l’orario e il carico di lavoro sono per lo più rimasti invariati. Si è evidenziata, dunque, una complessiva tenuta dei livelli medi delle prestazioni e quindi della produttività. Circa l’80% degli intervistati infatti dichiara di aver mantenuto gli stessi ritmi.
Stress
Ci si divide invece sul tema dello stress per la conciliazione vita-lavoro. Per il 46%, infatti, lo stress in modalità smart-working è diminuito, per il 23,4% (comunque una fetta consistente) è invece aumentato. C’è da dire che la chiusura di scuole, asili e strutture per anziani e disabili ha comportato un aumento del lavoro di cura. E a rimanere coinvolte, in questo caso, sono state soprattutto le donne, dovendosi dividere tra video-conferenza, compiti dei figli e faccende di casa. L’emergenza Covid-19 ha esasperato gli squilibri familiari che vedono la donna come mamma e casalinga, oltre che con contratti ‘meno ricchi’, precari e part-time. Sono state infatti molte le donne indotte a lasciare il proprio lavoro in questi mesi.
Difficoltà
L’82,1% degli intervistati dichiara di non aver auto difficoltà ad accedere allo smart-working. La Pa del Trentino è dunque riuscita a dare una risposta tempestiva ed efficace al cambio di abitudini imposto dall’emergenza. Tra le difficoltà riscontrare emerge comunque l’assenza di strumenti informatici, infatti il 67,3% dichiara di aver lavorato con strumentazioni proprie.
Post-emergenza
L’87,9% degli intervistati utilizzerebbe la modalità dello smart working anche dopo l’emergenza. Tra le ragioni emerge soprattutto il vantaggio di evitare gli spostamenti (40,3%) e la gestione dei figli (17,2%).
Smart working, sì o no?
In generale, comunque, ben il 93% dei dipendenti intervistati si dichiara soddisfatto dell’esperienza in smart-working. Un dato inequivocabile.
Conclusioni
Questa fase di emergenza ha dimostrato che la semplificazione e l’innovazione della Pa – impensabili fino a pochi mesi fa – sono invece possibili. Lo possono essere se si compie uno sforzo culturale che riponga fiducia nelle persone che lavorano per la Pa e che non ragioni, al contrario, in una logica denigratoria e punitiva. Il cambiamento è possibile ma non può procedere senza una solida partecipazione sindacale che individui le regole per organizzare al meglio il lavoro ed eliminare i punti di criticità. È la contrattazione collettiva lo strumento con cui regolare orario di lavoro, formazione, valutazione delle prestazioni, disconnessione e molto altro. Dunque il verdetto è chiaro: con la giusta organizzazione, si può fare.
“La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della delegazione sindacale che partecipa al procedimento negoziale per la definizione del contratto 2019-2021 per il personale della carriera dirigenziale penitenziaria rappresenta un importante risultato che premia il nostro impegno nel settore”. Questo il commento della Fp Cgil, che aggiunge: “Incessante è stato il nostro impegno per ottenere il primo contratto di lavoro per una categoria, quella del personale della carriera dirigenziale penitenziaria, che, con enormi sacrifici, grande professionalità e scarsi riconoscimenti, ha lavorato costantemente per garantire il mandato che la Costituzione attribuisce al sistema dell’esecuzione penale e attendeva da 14 anni un momento del genere”.
Un risultato, quindi, prosegue la Fp Cgil, “che abbiamo cercato con forza, ultimo il nostro appello al Ministro Bonafede in una lettera del 23 giugno scorso dopo i contatti con il Ministero della Pa e dell’Economia e delle Finanze, e che vogliamo condividere con molti dirigenti che, soprattutto nell’ultimo periodo, si sono iscritti al nostro sindacato e hanno sostenuto la nostra battaglia per vedere riconosciuto un diritto normativamente acquisito nel 2006, ma mai reso esigibile”.
Si tratta, infine, aggiunge il sindacato, “di una risposta concreta da parte del Governo, dopo i cambi ai vertici del Dap e i drammatici momenti di forte isolamento subiti e superati brillantemente dai dirigenti dell’amministrazione penitenziaria e della giustizia minorile e di comunità durante l’emergenza epidemiologica, che riteniamo un primo passo per il riconoscimento del grande impegno profuso negli anni da questi dirigenti e per una reale valorizzazione della loro professionalità. Si tratta, infatti, di circa 300 unità che gestiscono circa 45.000 dipendenti, tra personale di Polizia Penitenziaria e delle Funzioni Centrali, e oltre 100.000 utenti, tra detenuti e affidati. Ora ci aspettiamo l’atto di indirizzo del Governo e la convocazione per l’apertura del tavolo di confronto per la definizione di questo primo contratto di lavoro“, conclude la Fp Cgil.
Si è svolto ieri (martedì 30 giugno) l’atteso incontro per la prosecuzione del confronto per il rinnovo dell’area della dirigenza delle funzioni locali.