Pubblichiamo la circolare e i relativi allegati, emanata dalla Direzione Centrale per le Risorse Logistiche e Strumentali riguardo la revisione del modello di classificazione degli incendi di vegetazione e glia
Pubblichiamo la graduatoria finale del Corso 87° per AA.VV.F.
La strutturazione della figura dell’Infermiere di famiglia e di comunità (Ifc), all’interno del Distretto, può offrire un contributo necessario e importante al fine di garantire, attraverso la presa in carico anche domiciliare dei casi, l’individuazione precoce della malattia, la prevenzione delle complicanze, la gestione delle cronicità e non ultimo la riduzione del sovraccarico sui Pronti Soccorso e sugli Ospedali. È quanto si legge nel testo di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl consegnato nel corso dell’audizione presso la commissione Igiene e Sanità del Senato sul ddl 1346 (infermiere di famiglia), nel sottolineare la necessità che “l’Ifc sia alle dipendenze del Servizio sanitario nazionale”.
Partendo da questo assunto, fanno notare i sindacati, “non appare chiarissima la finalità del Ddl in ordine alla natura della figura che si vuole disciplinare: l’Ifc è attualmente oggetto di formazione post laurea ma, com’è noto, non è una professione sanitaria a sé”. Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl rilevano che “non essendo ad oggi la figura oggetto di accordo Stato-Regioni, ai sensi della L.43/2006 non appare chiaro come finirebbe per inserirsi l’infermiere di famiglia e di comunità istituito dal DDL nell’attuale quadro normativo che regola le professioni sanitarie e le figure di natura specialistica, col rischio di ingenerare ulteriore “confusione”.
Così come, proseguono, “desta più di una domanda quanto disciplinato dall’art. 2 comma 2 del Ddl, in quanto indica in modo non equivocabile che l’attività prevista sia da considerarsi non in continuità con quella di carattere ospedaliero, ma in alternativa, disegnando così uno scenario nel quale, a parità di patologia, sia possibile trattare pazienti o in ospedale o al domicilio. Viene da chiedersi, perciò, in un contesto in cui le strutture ospedaliere sono da tempo e in maniera assoluta dedicate alle acuzie, quali patologie possano essere trattate più appropriatamente di quanto non accada ora presso il domicilio del paziente. Questa previsione, inoltre, non risulta coerente con i contenuti del successivo art. 4 il quale, nell’attribuire le competenze all’infermiere di famiglia le fa in gran parte coincidere in termini di funzioni con quelle ora attribuite all’assistenza domiciliare”.
Quest’ultima misura, inoltre, “oltre a correre il rischio di ingenerare processi confusivi e sovrapposizioni di competenze, se messa in coerenza con la previsione di rapporti di lavoro di natura esclusivamente convenzionale, potrebbe far intravedere il rischio di un massiccio processo di dismissione della gestione diretta da parte del Ssn di queste funzioni. Quanto sopra risulta in netto contrasto con la scelta di un Ssn basato sull’integrazione e sulla continuità fra percorsi ospedalieri e percorsi territoriali e in profonda antitesi con quanto emerso durante l’emergenza Covid-19 sulla necessità di potenziare il ruolo del Distretto e delle attività in esso incluse”.
Infine, “ma prioritario in termini d’importanza” per Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, “c’è il tema della tipologia del rapporto di lavoro, convinti come siamo che la dipendenza sia la strada di gran lunga migliore e più sicura per garantire sia i cittadini che chi lavora. In questi anni abbiamo misurato con mano, e la tragedia della pandemia l’ha messo di fronte agli occhi di tutti, i danni prodotti da un sostanziale depauperamento e da una progressiva precarizzazione dell’occupazione del nostro servizio sanitario nazionale, così come quelli derivanti da un’eccessiva frammentazione dei processi organizzativi e clinici legati al sistema delle cure primarie”.
La scelta operata dal Ddl in questione, “che modificando l’articolo 3 del Dlgs 502/92 inserisce l’Infermiere di famiglia e di comunità quale ‘terzo pilastro’, dopo i Medici di Medicina Generale e i Pediatri di Libera Scelta, ma come soggetto esterno e in convenzione rispetto ai servizi a gestione diretta delle aziende sanitarie, rischia invece di decontestualizzarne l’intervento dal sistema delle cure primarie, smentendo in parte le condivisibili intenzioni riguardo il fatto che l’Infermiere di famiglia e di comunità debba agire in un contesto multiprofessionale e quale parte integrante di quel sistema.Tale scelta, se confermata, andrebbe in direzione contraria a ciò che sarebbe necessario fare in tema di riforma del sistema delle cure primarie, e cioè ricondurre ad unità, nella sua complessità, la presa in carico e la continuità assistenziale delle persone”.
“Riteniamo invece che nella strutturazione dell’Infermiere di famiglia e di comunità all’interno delle attività distrettuali, sia necessario apportare modifiche atte alla creazione di una rete assistenziale e di presa in carico che coinvolga, oltre che lo stesso infermiere, anche le professioni sanitarie ostetrica, tecnico sanitarie, della riabilitazione e della prevenzione, professioni sanitarie che compiutamente rispondono all’attuale esigenza di salute sul territorio, definendone con chiarezza la piena autonomia, determinando la loro dipendenza, come quella di tutti i professionisti interessati, da direzioni delle professioni sanitarie affidati ai relativi direttori dando piena attuazione a quello che è il dettato normativo della 251/2000. Mai come in un momento delicato come questo per il paese è fondamentale che la politica sappia cogliere tutte le esigenze per meglio rispondere alla tutela della salute dei cittadini”, concludono.
Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per le Risorse Umane con la quale ha predisposto le assegnazioni per il personale dell’87° corso
Al via lo stato di agitazione del personale dell’Inps. A proclamarlo sono unitariamente Fp Cgil, Cisl Fp, Confintesa Fp e Confsal Unsa. Alla base di questa decisione “la palese violazione dell’accordo del 3 giugno” da parte dell’amministrazione, intesa siglata per affrontare la fase 2 con l’obiettivo di “coniugare i diritti dei lavoratori dell’ente con quelli della cittadinanza”.
I sindacati denunciano, infatti, come i vertici dell’Inps “abbiano disatteso quanto previsto, non convocando il tavolo di monitoraggio, né fornendo alcun dato sullo stato delle lavorazioni dei ‘prodotti covid’ e sul servizio di informazione agli utenti reso in questo periodo di emergenza, ma limitandosi ad informarci della propria volontà di aprire gli sportelli al pubblico con accesso fisico a partire dal prossimo 1° luglio”.
Una scelta che, osservano ancora, “espone al rischio le lavoratrici e i lavoratori dell’istituto, non solo dal punto di vista sanitario relativo al Coronavirus ma anche per un rischio aggressione derivante da una campagna che mira a convincere l’opinione pubblica che i lavoratori dell’Istituto non stiano lavorando sufficientemente, sebbene anche senza strumentazione dell’istituto, essi abbiano continuato a lavorare incessantemente e responsabilmente, a tutte le ore e finanche i giorni festivi, nella consapevolezza di dare risposte ai bisogni della cittadinanza in difficoltà economica”.
Ora, proseguono i sindacati, “diciamo basta. Basta a una gestione che viola gli accordi sindacali, basta a una gestione che vuole mettere a rischio la sicurezza dei propri lavoratori, basta a una gestione che non fa chiarezza sui dati, mortificando il sacrificio e l’impegno lavorativo del personale Inps. In tutto questa bagarre sui numeri, usati strumentalmente anche per attacchi politici, la parte peggiore la sta pagando chi, anche con propria strumentazione, sta facendo l’impossibile per garantire ai cittadini i servizi attraverso il proprio lavoro quotidiano: il personale Inps”. Per queste ragioni Fp Cgil, Cisl Fp, Confintesa Fp e Confsal Unsa proclamano lo stato di agitazione del personale, con assemblee in tutti i luoghi di lavoro, chiedendo allo stesso tempo un incontro urgente con il Cda dell’ente guidato da Pasquale Tridico.
La FP CGIL reputa conclusa la discussione fin qui artatamente condotta dal management e, in coerenza con le posizioni sempre assunte nella circostanza, ribadisce il proprio convinto e insopprimibile dissenso alla surreale ipotesi di trasformazione dell’ENAC in Ente Pubblico Economico sostenuta dal Presidente e dalla Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli.
Dopo aver sempre eluso il confronto più volte richiesto dalle rappresentanze sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Ente, e nell’evidente tentativo di aggirarne le note posizioni, risulta alla FP CGIL che la Ministro abbia autorizzato la vice capo di Gabinetto Di Matteo a tenere un incontro non ufficiale con le OO.SS. del personale del Comparto trasporti, volendo aprire una divisione tra le categorie di lavoratori pubblici e dei trasporti che per la Cgil non ci sono, e che non potranno mai esserci, e anzi, ringraziamo la FILT Cgil per la correttezza e la solidarietà testimoniata alle lavoratrici e lavoratori dell’Enac in lotta,che sull’argomento non hanno alcuna alcuna titolarità a partecipare al tavolo, né possono esprimere posizioni sulle istanze avanzate dalle lavoratrici e dai lavoratori della categoria del pubblico impiego, perché non li rappresentano e non possono rappresentarli per legge.
Eppure, non contenti di aver ricevuto un secco NO anche da queste – dichiaratesi ovviamente non competenti sul caso, tranne una, che si è resa invece disponibile a discuterne al tavolo politico, non sappiamo a che titolo – a quanto pare ci riprovano, e le convocano nuovamente con la stessa modalità. Incredibile ma vero!
Fatte salve le valutazioni di natura legale che riguarderanno in ogni caso l’eventuale condotta antisindacale fin qui tenuta dal management dell’ENAC e dal Ministro nella vicenda, consideriamo inaccettabile l’irriguardosa modalità di relazione imposta al confronto sindacale dal Presidente Zaccheo e dalla Ministro De Micheli, a dispetto delle prerogative sindacali e della legittima rappresentanza degli interessi dei lavoratori tutelati dalla FP CGIL, che non intendono accettare alcuna ipotesi di riforma e/o di trasformazione dell’ENAC così come la si vorrebbe loro imporre dall’attuale Presidente e Ministro.
Se la Ministro De Micheli si ostinerà a non recedere dal proprio modus operandi, e a non convocare le organizzazioni sindacali del pubblico impiego, essendo contraria alla trasformazione dell’Enac in EPE la FP CGIL è pronta a trasformare lo Stato di agitazione in essere in SCIOPERO delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ENAC.
Non esistono solo i giochi di palazzo, va riaffermato il rispetto delle regole sulla Rappresentanza e sule prerogative sindacali e, soprattutto, la volontà di mantenere il carattere pubblicistico dell’unico Ente che si occupa di Aviazione Civile!
Rivendichiamo corrette relazioni sindacali.
Tante le richieste di incontro avanzate dalla Fp Cgil VVF all’Amministrazione, tutte su aspetti che riguardano importanti questioni legate al personale del Corpo.
Nonostante abbiamo dimostrato appartenenza e capacità di analisi proponendo anche soluzioni all’Amministrazione nei momenti più complicati legati al Covid-19 quest’ultima si ostina a negare le corrette relazioni sindacali discutendo, attraverso il sentito sindacale, di questioni che non rientrano tra le priorità del Corpo e che rispondono ad esigenze organizzative ed economiche di una sola parte del personale, direttivi e direttivi aggiunti.
Pari dignità e pari trattamento, questo è quello che chiediamo
“Basta con le generalizzazioni sull’utilizzo dello smart working nel lavoro pubblico. Pronti al contrario a fare una discussione di merito con l’obiettivo di garantire le tutele del lavoro e la qualità dei servizi ai cittadini”. Così, in estrema sintesi, Serena Sorrentino, segretario generale della Fp Cgil, risponde a Pietro Ichino su Twitter replicando alle nuove osservazioni critiche del giuslavorista sul ricorso allo smart working nella Pa.
Ichino, riprendendo le parole del ministro della Pa, Fabiana Dadone, pone il tema della produttività dei pubblici in riferimento al ricorso allo smart working. “Le attività eseguibili in modalità agile – replica Sorrentino – sono molte e le stesse possono anche essere svolte in presenza. Ve ne sono altre che invece non sono ‘smartabili’. Come Fp Cgil abbiamo fornito un primo elenco non esaustivo. La sua discussione è generica”. E aggiunge: “Le pubbliche amministrazioni sono tante e svolgono servizi molto diversi, generalizzare sottende un’idea retriva del lavoro pubblico: ripetitivo, senza professionalità, che va controllato perché tende ad essere improduttivo. La verità è il contrario. Serve dare valore”.
Sulla tema valore al lavoro pubblico, Sorrentino prosegue: “La valorizzazione professionale e la qualità dei servizi sono legati a formazione continua, strumenti di valorizzazione professionale e apprezzamento dell’attività, benessere organizzativo. L’innovazione lega tutte e tre le leve. Nella pandemia ci sono più di 8 milioni di lavoratori che hanno svolto la prestazione in modo agile non per scelte ma per decreto. Di questi il pubblico è la componente minore. Occorre poi escludere la sanità, le forze dell’ordine, la polizia locala e tutti i lavoratori in presenza”.
Per questa ragione, Sorrentino sostiene: “A ben ben guardare, quindi, considerando anche che il settore della conoscenza è stato coinvolto dalla didattica a distanza, l’idea del ministro Dadone di fare il bilancio per regolamentare meglio il lavoro agile è fondata. Inoltre sono emersi nella gestione di questa modalità in emergenza problemi di natura contrattuale e di tutela della salute psicofisica dei lavoratori che hanno necessità di essere regolati dalla contrattazione. La Cgil è pronta a fare questa discussione sul merito e con l’obbiettivo di garantire tutele del lavoro e qualità del servizio per i cittadini. Chi oggi utilizza elementi pretestuosi per riprendere la polemica sulla scarsa produttività del lavoro pubblico specula per avere visibilità”. Al contrario, conclude Sorrentino, “bisogna ringraziare tutte le lavoratrici e lavoratori, pubblici e privati che ci hanno salvato nell’emergenza e sono la cura per l’economia del paese”.
Pubblichiamo la circolare emanata dalla Direzione Centrale per l’Emergenza, il Soccorso tecnico e l’Antincendio Boschivo riguardo il settore Cinofilo
Pubblichiamo la nota unitaria delle organizzazioni sindacali Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Uil Pa VVF regionali nella quale chiedono al nuovo Direttore Regionale una partecipazione sindacale
Pubblichiamo la nota del Coordinamento territoriale Fp Cgil VVF con la quale evidenzia ancora una volta la mancata attenzione per la salute e sicurezza del personale