Nella giornata del 13 febbraio è proseguito il confronto sulla direttiva missioni e sul regolamento per l’attribuzione degli incarichi di PO.
Rispetto alla direttiva missioni apprezziamo i passi in avanti finora svolti. Si tratta di un documento che potrà dare un’interpretazione univoca su un tema così rilevante. Riguardo al tema del riconoscimento dei 10 km, questo sembra emergere dal documento e ci auguriamo che, una volta che la direttiva sia approvata, si effettui una verifica riguardo alla sua omogenea applicazione in tutto il territorio, sia sul riconoscimento del rimborso anche al di sotto dei 10 km, sia su tutto il resto, anche al fine di non vanificare lo sforzo finora effettuato.
Un elemento di chiarezza si rende però ancora necessario: abbiamo chiesto che tutte le convenzioni assicurative cui l’INL finora ha aderito tramite il sistema CONSIP siano messe a disposizione di tutti i lavoratori, tramite pubblicazione in apposita sezione dell’Intranet. Così, ad esempio, si potrà sapere quante sono le convenzioni cui finora INL ha aderito (non si comprende, ad es., se sia ricompresa anche un’assicurazione per il terzo trasportato e in che termini).
Sul punto, riprendiamo quanto abbiamo recentemente scritto in un precedente comunicato: è importante rendere appetibile questo Ente. A tal fine, si potrebbe fare buon uso dell’art. 34 del CCNL, che prevede la possibilità che le Amministrazioni stipulino assicurazioni in favore dei dipendenti autorizzati all’uso del proprio veicolo, per coprire quei danni che non sono compresi nell’assicurazione obbligatoria.
La discussione è poi proseguita sul regolamento di attribuzione degli incarichi di PO. In questo caso, nonostante qualche luce, permangono le ombre. Abbiamo apprezzato che l’Amministrazione si sia resa disponibile a riformulare la parte relativa alla responsabilità del procedimento, laddove si tratti di procedimento ispettivo, evidenziando che in tal caso la responsabilità ultima è in capo all’ispettore.
Abbiamo anche apprezzato la rimodulazione dei punteggi attribuiti nella procedura, tesi a ridurre il valore dell’esperienza. In proposito, abbiamo proposto di addivenire a una soluzione speculare a quella già prevista nel regolamento vigente, per cui la ripartizione del punteggio tra esperienza e titoli da un lato e colloquio dall’altro è paritaria. Riteniamo, pertanto, che il peso attribuito all’esperienza pregressa debba ulteriormente essere limato in favore del colloquio pubblico, così da rendere il tutto più equilibrato.
Totale contrarietà abbiamo espresso rispetto all’eliminazione del vincolo coniugale e/o di parentela con il dirigente della sede o con un altro responsabile all’interno della stessa sede. Questo vincolo è tuttora presente nel regolamento attuale e in alcuni casi ha anche evitato che INL finisse alla ribalta delle cronache. Andarlo a togliere non solo sarebbe un pericoloso passo indietro rispetto alla
situazione attuale, ma potrebbe poi portare gli organi competenti a doversi interessare di spiacevoli situazioni, facendo fare a INL l’ennesima figuraccia che avrebbe potuto evitare.
Stesso discorso riguarda il tema della rotazione degli incarichi. Serve a poco scrivere che l’INL favorisce la rotazione del personale; è un po’ come dire che si è a favore della pace nel mondo, una petizione di principio priva di valore, se non viene poi effettivamente applicata nella quotidianità.
Proprio per questo, riteniamo che non si possa continuare a prorogare in eterno lo status quo e occorre iniziare a garantire sul serio la rotazione, da un lato lasciando la possibilità che nuove leve si affaccino e dall’altro non disperdendo le professionalità esistenti, ma convogliandole altrove.
Occorre darsi un dies a quo e farlo in modo certo, chiaro e una volta per sempre. Per noi quella data è perlomeno dalla data di operatività effettiva dell’INL e non certamente dopo, se vogliamo davvero iniziare ad avviare un percorso di trasformazione anche culturale e non prenderci in giro.
Abbiamo nuovamente contestato la graduazione degli incarichi, anche perché rischia di rappresentare una pericolosa ipoteca sulla successiva contrattazione, che dovrà occuparsene.
Infine, abbiamo chiesto che un minimo di trasparenza vi sia anche rispetto all’attribuzione dei team. In tal caso, senza immaginare procedure particolarmente pesanti, basterebbe prevedere che nel momento in cui il dirigente intende procedere all’attribuzione di uno o più team, lo comunichi al personale mediante un interpello interno alla sede, dando un termine per la presentazione delle domande, che sarà lui stesso a vagliare, tramite curriculum o eventuale colloquio. Questo consentirebbe almeno di dare pari opportunità e trasparenza.
Il terzo argomento all’ordine del giorno è stata la presentazione della direttiva sugli incentivi per le funzioni tecniche. Quanto al metodo, abbiamo contestato che la direttiva possa essere oggetto di sola informativa; in senso opposto va un recentissimo parere ANAC, il quale prevede che ai sensi dell’art. 1, comma 4, lett. b) del codice dei contratti pubblici, l’attribuzione degli incentivi debba avvenire secondo modalità previste dalla contrattazione collettiva.
Ad ogni modo, l’Amministrazione ha chiarito che finora non ha stanziato le relative somme e che il personale interessato per ora sarebbe comunque di pochissime unità. Si è però impegnata ad avviare un processo di coinvolgimento di varie unità. In proposito, abbiamo evidenziato come possa essere utile incrociare questa fase con quella relativa ai profili di ruolo, che pure dovremo andare a discutere, così come sarà importante avviare un’attività di formazione su questo tema, così da avere personale pronto a occuparsi di una materia così complessa e delicata e garantire ampia partecipazione.
Abbiamo poi chiesto che le OO.SS. ricevano un prospetto a consuntivo per conoscere il totale delle somme ripartite e il numero di unità destinatarie, al fine di verificare che vi sia stata una omogenea ripartizione degli incentivi tra gli addetti.
Infine, un inciso: la normativa in materia prevede che con il 20% delle somme accantonate l’ente acquisti beni e tecnologie per l’efficientamento informatico e l’implementazione delle banche dati. Ora, considerato che le somme per tali finalità sono già accantonate e utilizzate da INL (e su questo stendiamo una coperta pietosa), crediamo che possano essere meglio utilizzate secondo quanto dispone il successivo comma 7 dell’art. 45 del codice dei contratti pubblici: “Una parte delle risorse di cui al comma 5 è in ogni caso utilizzata:
per attività di formazione per l’incremento delle competenze digitali dei dipendenti nella realizzazione degli interventi;
per la specializzazione del personale che svolge funzioni tecniche;
per la copertura degli oneri di assicurazione obbligatoria del personale”.
Questo darebbe un vero segnale di inversione di tendenza e magari, a differenza di quanto accade con i fondi del decreto incentivi al personale ispettivo destinati all’acquisto di beni strumentali, potremmo anche sapere come sono stati effettivamente spesi.
|
Coordinatore nazionale FP CGIL – INL |
|
Matteo Ariano |
Pubblichiamo il comunicato delle Strutture territoriali Fp Cgil VVF, Fns Cisl,Uil Pa VVF, Confsal VVF e Conapo con il quale evidenziano come le ripetute criticità, alle quali non si è avuta ancora alcuna risposta vedranno le lavoratrici e I lavoratori impegnati in iniziative di lotta
La Segreteria territoriale Fp Cgil chiede l’ incontro per discutere l’argomento ferie
Pubblichiamo il Decreto sui criteri di mobilità interna del personale amministrativo non dirigenziale.
p.la FP CGIL Nazionale
Susanna di Folco
In seguito all’evento critico verificatosi questa mattina al Carcere di Civitavecchia, dove un detenuto ha causato esplosioni lanciando bombolette incendiarie e barricandosi in cella, vogliamo esprimere la nostra vicinanza e i migliori auguri di pronta guarigione al nostro rappresentante CGIL, colpito direttamente dall’incidente.
Questo grave episodio sottolinea ancora una volta l’urgente necessità di rivedere e potenziare le misure di sicurezza a tutela del personale penitenziario. Fortunatamente la professionalità del Personale di Polizia è riuscito ripristinare l’ordine e la sicurezza senza ulteriori feriti.
Mirko Manna, Coordinatore Nazionale Comparto Sicurezza FP CGIL, insieme a Ciro Di Domenico, Coordinatore Regionale del Lazio, lanciano un appello al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo, chiedendo una convocazione immediata di un tavolo di confronto. L’obiettivo è discutere e implementare soluzioni efficaci per prevenire futuri eventi critici, garantendo così un ambiente di lavoro sicuro per il personale, non basta un manuale se poi non si dispongono corsi di formazioni e circolari attuative.
La FP CGIL Polizia Penitenziaria ribadisce l’importanza di un impegno concreto da parte di tutte le istituzioni per affrontare con serietà le criticità del sistema carcerario, con la sicurezza dei lavoratori come prioritaria e non più procrastinabile.
Civitavecchia, 10 febbraio 2024
Pubblichiamo il comunicato stampa della Segreteria Fp Cgil territoriale e del Coordinamento nazionale Fp Cgil VVF con il quale confermano la sede di Menaggio come disagiata, una vittoria per i lavoratori e la cittadinanza
In data 9 febbraio 2024 a Roma è proseguita la trattativa relativa al rinnovo del CCNL tra ANFFAS le OO.SS Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl.
Il negoziato nell’ambito della rivisitazione della parte normativa del CCNL si è concentrato sul sistema di classificazione, l’esigibilità delle progressioni di carriera, la rivisitazione dell’obbligo
di residenza in struttura e il cambio di gestione.
Su queste materie si è convenuto di proseguire il confronto nell’incontro previsto per il 20 febbraio prossimo sulla scorta di una proposta che formuleremo nei prossimi giorni.
Le parti, pur persistendo un importante distanza sulla proposta economica di parte datoriale, hanno ribadito la volontà di procedere celermente con l’obiettivo di verificare se esistano le
condizioni per arrivare ad una sintesi utile alla sottoscrizione della pre-intesa.
Sarà nostra cura continuare a tenervi tempestivamente informati sull’andamento del percorso di rinnovo del CCNL.
FP CGIL CISL FP UIL FPL
M. Vannini F. Berardi P.Bardoscia
Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per la Formazione in merito l’invio della procedura di selezione per 18 posti di specialista di aeromobile VVF per le esigenze dei reparti volo del CNVVF e l’invio a visita medica per coloro risultati idonei nella selezione precedente
“Questa mattina si è svolta l’udienza davanti al GIP di Viterbo per la convalida dell’arresto di due donne che erano state individuate e tradotte l’altro ieri nel carcere di Civitavecchia dopo aver tentato di introdurre sostanze stupefacenti nel carcere viterbese durante i colloqui con i propri rispettivi familiari reclusi. Il GIP ha ha disposto per entrambe la convalida dell’arresto e il divieto di dimora nel comune di Viterbo. Una delle arrestate ha chiesto il patteggiamento della pena per anni 2 mesi 10 e 12.000 euro di multa. Mentre l’altra ha chiesto il giudizio abbreviato.”
Lo afferma Ciro Di Domenico, Coordinatore regionale per la FP CGIL Polizia Penitenziaria: “In data 07 02 2024 il Reparto di Polizia Penitenziaria della casa circondariale di Viterbo unitamente al Nucleo cinofilo di Roma, durante un servizio di contrasto all’introduzione di sostanze stupefacenti all’interno del carcere viterbese, ha arrestato due donne che si erano recate nell’istituto di pena della Tuscia per sostenere il colloquio visivo con i propri familiari reclusi. Le donne, segnalate dal cane antidroga ‘Kenya’, sono state perquisite e trovate in possesso di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. La prima, moglie di un detenuto, aveva occultato nelle parti intime un involucro contenente 15 grammi di hashish, 15 grammi di cocaina e 15 grammi di sostanza da taglio. L’altra donna, madre di un altro detenuto, aveva occultato all’interno delle parti intime un involucro contenente 100 grammi di sostanza stupefacente di tipo hashish. Le due donne su disposizione del pm di turno della Procura della Repubblica di Viterbo, il Sostituto Procuratore dott. Flavio Serracchiani, sono state immediatamente associate alla casa circondariale di Civitavecchia nel Reparto femminile. Nei confronti di una delle due, i Carabinieri competenti per territorio, avuta la notizia dell’arresto, hanno effettuato una perquisizione presso l’abitazione della signora e hanno rinvenuto circa 2 kg di hashish e 60 grammi circa di cocaina, bilancini di precisione, un libro mastro con la contabilità dello spaccio e 8 telefoni cellulari, ponendo tutto sotto sequestro e arrestando il genero della donna.”
Mirko Manna della FP CGIL Nazionale: “L’introduzione di sostanze stupefacenti sono una grave minaccia per la sicurezza delle carceri e minano alle fondamenta i tentativi di recupero dei detenuti nella società. Dietro il traffico di stupefacenti e telefonini, ruotano giri di affari per milioni di euro con conseguente gestione di potere fondamentale per stabilire le gerarchie all’interno e al di fuori delle carceri. Abbiamo chiesto più volte il potenziamento delle Unità cinofile del Corpo di Polizia Penitenziaria che hanno sempre dato prova di efficienza ed efficacia. Si tratta di una specializzazione che andrebbe potenziata e resa più pervasiva su tutto il territorio nazionale e non solo in attività sporadiche per colpa delle poche unità in servizio.”
“La notizia di oggi del sequestro di droga e degli arresti nel carcere di Viterbo – conclude Manna – testimoniano l’attenzione e la determinazione della Polizia Penitenziaria in ogni singolo aspetto nella gestione delle carceri a dispetto delle carenze d’organico e ai pochi mezzi a disposizione. A loro, va la conferma dei nostri quotidiani ringraziamenti per l’ottimo lavoro svolto”.
Viterbo, 9 febbraio 2024
Al Direttore Generale
Dott. Vincenzo Caridi
Al Direttore Centrale Risorse Umane
Dott. Giuseppe Conte
Al Direttore Centrale Tecnologia, Informatica e Innovazione
Dott. Massimiliano D’Angelo
per il tramite del Dirigente Area Relazioni Sindacali
Dott. Salvatore Ponticelli
OGGETTO: Richiesta attivazione cambio profilo
Lo abbiamo detto di fronte al Direttore Generale in occasione del confronto del 30 novembre, l’abbiamo ribadito alla Commissaria Micaela Gelera e, ancora, in sede di definizione del Piano triennale dei Fabbisogni: la coperta è corta, i pensionamenti all’orizzonte sono tanti e l’INPS ha necessità di assumere se non vuole pregiudicare l’imprescindibile servizio fornito alla cittadinanza. È un dato di fatto che l’Amministrazione non può ignorare, è un’esigenza che investe tutte le professionalità, sempre che si tenga al rapporto con la cittadinanza.
Tra i vari ruoli in grave sofferenza c’è sicuramente quello del personale addetto al Supporto Tecnologico Territoriale, incardinato dal 2022 nella DCTII. Mentre l’Istituto, infatti, sta correndo a passo spedito verso una piena digitalizzazione dei servizi, mentre la macchina organizzativa dell’INPS ha metabolizzato ampi processi di cambiamento con il lavoro agile, la prima linea rispetto alla risoluzione delle criticità informatiche resta appannaggio degli ex GAI, cui sono ancora oggi affidati compiti territoriali essenziali: dalla rilevazione del fabbisogno di dotazioni informatiche al supporto di secondo livello sui malfunzionamenti non risolvibili dall’help desk, sino al sostegno ai colleghi per ogni difficoltà sui sistemi.
Come spesso accade, a una ridefinizione del ruolo che aumenta le attribuzioni non corrisponde però un incremento del personale destinato alle stesse attività: la possibilità per quei colleghi che svolgono queste attività di cambiare profilo da amministrativo a informatico risulta da troppo tempo congelata; stesso si dica sulle assunzioni, ancora ferme al palo. A zero immissioni non corrisponde un saldo neutrale, stante l’uscita di lavoratrici e lavoratori dotati di competenze e professionalità rodate nel tempo.
Tutto questo, lo ribadiamo, non è soltanto una spada di Damocle sull’efficienza dell’Istituto, perché anche non decidere è una scelta. È in stridente contrasto con la linea adottata da INPS: si progetta l’automazione nell’erogazione delle prestazioni ma non si pensa a chi, parallelamente e pragmaticamente, configura e predispone gli strumenti di lavoro. I colleghi sono sempre di meno.
Questo importante servizio di secondo livello deve essere presidiato da personale in possesso di conoscenze specifiche e senso di appartenenza all’Istituto, stante anche i rapporti con amministrazioni esterne. Sarebbe un azzardo e un salto nel buio anche solo ipotizzare di poterlo appaltare all’esterno.
Se si vuole dare un segnale di attenzione, la via è una, e la presente istanza va in questa direzione: nell’attesa di un concorso specifico, chiediamo l’apertura di un bando per cambio profilo, una mobilità orizzontale che consenta ai colleghi interessati di potersi mettere alla prova in un nuovo ruolo.
In attesa di riscontro,
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Nel pomeriggio dell’8 febbraio abbiamo discusso della bozza di Decreto Direttoriale riguardante le missioni del personale. Alcuni punti sono ancora da discutere, intanto abbiamo notato che nella bozza presentata è stata accolta la nostra richiesta di considerare il tempo di viaggio anche per il personale incaricato di recarsi presso altri uffici dell’ambito interregionale (ad es. il personale informatico).
Il principale punto di discussione riguarda la riconoscibilità dell’indennità chilometrica anche per i percorsi inferiori a 10 km nell’ambito della vigilanza ispettiva. Si tratta di un elemento fondamentale, considerando che un eventuale mancato riconoscimento determinerebbe di certo un mancato uso dell’auto in queste tratte. Abbiamo apprezzato la disponibilità dell’INL a risolvere il problema. Una prima ipotesi che abbiamo lanciato riguarda l’uso dell’autonomia di cui INL dispone in questo ambito, la stessa che ha consentito finora l’emanazione di un decreto Direttoriale per disporre l’aumento del rimborso chilometrico. Si potrebbe, quindi, emanare un decreto Direttoriale per disporre il rimborso delle spese anche per attività di vigilanza nell’ambito dei 10 km. Sarebbe questa la strada maestra da imboccare, per risolvere rapidamente e definitivamente il tema, dando anche un importante segnale verso i lavoratori.
Nostra ulteriore proposta in merito riguarda l’ampliamento dei casi in cui si prevede il rimborso dei chilometri percorsi all’interno del Comune, aggiungendovi non solo le frazioni – non presenti in tutti i Comuni – ma anche le diverse località come zone industriali, zone artigianali o di sviluppo industriale, località agricole, marittime, etc.
La discussione sul punto non è ancora conclusa, ma nei prossimi giorni l’Amministrazione si è impegnata ad inviare un’ulteriore bozza.
Si è poi avviato il confronto sul regolamento per l’attribuzione degli incarichi di PO. In merito, abbiamo evidenziato le prime osservazioni, riservandoci di farne ulteriori nel prossimo incontro, che si terrà il 13. Anzitutto, abbiamo evidenziato a monte il cortocircuito che rischia di prodursi con un numero così elevato (e maldistribuito) di incarichi di coordinamento a vario titolo: circa 900 posizioni di coordinamento che attingeranno tutte dal FRD o verranno pagate male o rischiano di depauperarlo a scapito del resto dei lavoratori. Sarebbe pertanto utile ragionare su una riduzione di tutti questi incarichi, in particolare nelle realtà medio grandi, per poterli pagare meglio.
A tal proposito, abbiamo contestato la graduazione delle PO in tre fasce economiche, ritenendo che ne debba esistere una sola, in quanto la responsabilità del processo è la medesima per tutti. Chiediamo anche non formule poco chiare e fluttuanti, ma cifre intellegibili per tutti, da definire ovviamente in sede di contrattazione FRD, ricordando che il CCNL prevede che l’indennità debba essere corrisposta per tredici mensilità.
Non è ancora chiaro, inoltre, il rapporto tra responsabili di team e responsabili di processo da un lato, e responsabili di processo ed Elevate Professionalità dall’altro, e questo è fondamentale per la funzionalità dell’intera struttura ed evitare possibili rischi di conflittualità.
Rispetto ai compiti del responsabile di processo, se da un lato accogliamo con favore la presenza di attività più chiare rispetto al passato, dall’altro abbiamo evidenziato che responsabile del procedimento ispettivo può essere solo l’ispettore che ha svolto l’attività e redatto gli atti conclusivi, per cui non può attribuirsi questo incarico al responsabile di processo, come invece fa il documento.
Riguardo alla procedura di conferimento, riteniamo che sia stato dato eccessivo peso all’anzianità di servizio e all’anzianità nella posizione di responsabilità, potendo retroagire addirittura agli ultimi venti anni! Questo avrà l’effetto di cristallizzare le situazioni attuali, attribuendo 30 punti su 50 già solo in base all’anzianità e non è per noi accettabile. E’ necessario, pertanto, riequilibrare il rapporto tra colloquio, requisiti culturali ed esperienza, trovando un equilibrio corrispondente a quello presente nel regolamento tuttora vigente, quindi riducendo di molto il peso dell’esperienza e aumentando quello del colloquio e anche dei requisiti culturali.
Ulteriore questione è quella dell’anzianità di servizio minima per poter accedere alle posizioni organizzative. Se l’INL fosse in una situazione rosea di certo il termine minimo di cinque anni potrebbe essere soddisfacente ma, considerando che molti uffici – in particolare quelli più piccoli – rischiano di non avere personale, occorre valutare una riduzione a due o tre anni di anzianità minima.
Dulcis in fundo, c’è il tema della rotazione degli incarichi; su questo, la nostra posizione è nota da anni: riteniamo che debba essere data a tutti coloro che lo vogliano la possibilità di mettersi in gioco, senza creare posizioni di rendita solo per alcuni. Dall’altra parte, non riteniamo neanche corretto congedare coloro che per tanto tempo hanno messo a disposizione dell’Ufficio la propria professionalità e maturato competenze. Per questo, riteniamo che debba essere previsto un termine massimo alla durata di questi incarichi, considerando però anche il pregresso. Coloro che abbiano maturato il termine massimo, potranno – a nostro parere – candidarsi per una PO diversa all’interno dello stesso ufficio ovvero per la medesima PO ma in un ufficio diverso.
Infine, riteniamo che debba essere sempre posta la massima attenzione sui conflitti di interesse o su vincoli parentali o coniugali con dirigenti o altri titolari di PO e che questo requisito debba essere mantenuto e verificato.
Il 13 febbraio, oltre a proseguire la discussione su direttiva missioni e regolamento per le PO, verrà avviata anche la discussione sul regolamento per gli incentivi al personale che – a vario titolo – si occupa di appalti, come avevamo chiesto.
|
Coordinatore nazionale FP CGIL – INL |
|
Matteo Ariano |
Fp Cgil Medici commenta la firma dell’Accordo collettivo nazionale per la medicina generale 2019/2021: “nessuna novità, né maggiori tutele per i professionisti. Solo un accordo-ponte, fotocopia dei precedenti”
Roma, 9 feb – “È necessario un profondo cambiamento del rapporto di lavoro che per prima cosa dovrebbe liberarci, anche con l’Accordo collettivo nazionale, dalla spada di Damocle della quota capitaria. È ormai chiaro a tutti come sia necessario superare il rapporto libero professionale, che frammenta il sistema”: così il coordinamento nazionale Fp Cgil Medici di Medicina Generale commenta l’Accordo sottoscritto dalle altre organizzazioni sindacali di categoria.
“E invece, nulla di tutto ciò si intravede nell’Accordo. E’ mancato persino il coraggio di cancellare il riferimento alle ‘tre ore’ di lavoro quotidiano, da sempre tallone d’Achille della nostra categoria, che spesso viene additata come la parte debole dell’assistenza territoriale puntando il dito sui professionisti e non invece sul modello organizzativo e sui mancati investimenti. Nessuna innovazione organizzativa né contrattuale, solo una parziale restituzione degli arretrati”.
Secondo Fp Cgil “ancora una volta si svendono le tutele per un piatto di lenticchie. Aumenta al contrario da 1.000 a 1.200 il cosiddetto rapporto ottimale di assistiti da prendere in carico con la possibilità di estenderlo fino 1.890 per ogni medico e con la previsione per i colleghi in pensione di tornare al lavoro come sostituti. Queste operazioni servono solo a nascondere la smisurata carenza di professionisti, causata negli anni dalla perdita di attrattività per i giovani medici di una professione che avrebbe dovuto essere il fulcro della garanzia di salute della cittadinanza. È un accordo che appesantisce i carichi di lavoro, invece di migliorarne le condizioni. Si arriva addirittura a ribadire la responsabilità dei medici di medicina generale negli accessi impropri nei pronto soccorso dimenticando il vero problema delle liste di attesa per le prestazioni specialistiche”.
“Inoltre – prosegue il coordinamento nazionale Fp Cgil Medici di Medicina Generale, che nell’occasione ha rilanciato il proprio Manifesto pubblicato al link https://www.fpcgil.it/wp-content/uploads/2023/06/Manifesto-Medicina-Generale_190623-1.pdf – nell’Acn vengono introdotti elementi che favoriscono la regionalizzazione e la privatizzazione, ma viene ignorato il problema delle prestazioni erogate da anni per l’INAIL e mai contrattualizzate, cosi come la conciliazione dei tempi di vita-lavoro diventa argomento di eventuale tavolo tecnico e non articolo di contratto, antistorico peraltro che questo riguardi solo le colleghe, come ad intendere che il prendersi cura dei propri cari sia compito e prerogativa solo femminile”.
“Insomma – conclude la nota – l’unico elemento ad emergere è l’abissale distanza tra la fatica quotidiana dei medici di medicina generale e chi li rappresenta con una visione antiquata e frammentata del sistema che favorisce solo i tagli dei servizi a vantaggio di interessi privati. Oggi abbiamo perso l’occasione di cambiare il sistema e il rapporto di lavoro, migliorando tutele e diritti dei professionisti. Chi ha firmato dovrà spiegare alle lavoratrici ed ai lavoratori i motivi di scelte che non modificano nulla o addirittura peggiorano le attuali condizioni di lavoro. Soprattutto, dovrà chiarire quale progetto di medicina generale stanno proponendo se quella che entra a pieno titolo nell’integrazione del sistema salute o al contrario quella che rimane una monade che fa lavorare in condizioni non ottimali i professionisti il cui unico obiettivo è curare al meglio i pazienti”.