“Nella giornata dell’8 giugno 2025, presso l’Istituto Penale per Minorenni di Treviso, tre detenuti hanno appiccato un principio d’incendio nella propria sezione, mettendo a rischio la propria vita e quella degli operatori. Solo il tempestivo e coraggioso intervento del personale di Polizia Penitenziaria, con il supporto dei colleghi della vicina Casa Circondariale, ha evitato conseguenze tragiche. Uno dei minori, in stato di intossicazione da fumo, è stato trasportato in braccio fino all’infermeria, poiché la barella non può attraversare l’unico ingresso della sezione. Due agenti, anch’essi intossicati, sono stati trasferiti d’urgenza all’ospedale di Treviso, dove sono stati sottoposti a osservazione medica. Questo gravissimo episodio non è un fatto isolato, ma rappresenta l’ennesima dimostrazione dello stato di emergenza strutturale e gestionale che coinvolge l’intero sistema penitenziario minorile italiano”.
Lo scrive in una nota Donato Nolè, Fp Cgil nazionale.
“La totale assenza di dispositivi di protezione individuale, come maschere antifumo, l’inadeguatezza delle strutture e il sovraffollamento sono elementi ricorrenti che mettono a rischio quotidianamente la vita di chi lavora e di chi è ristretto. Nonostante le promesse – spesso propagandistiche – di alcuni rappresentanti del Governo, il circuito penale minorile è oggi al collasso: istituti fatiscenti, personale insufficiente e abbandonato, minori ammassati in condizioni indegne e sempre più frequentemente coinvolti in atti autolesionistici o aggressivi. Tutto questo mentre si moltiplicano gli annunci, ma mancano gli interventi strutturali concreti. Come FP CGIL siamo indignati e stanchi di dover denunciare tragedie annunciate. È inaccettabile che ancora oggi si lavori in carceri prive delle minime condizioni di sicurezza, senza tutele, senza rispetto per la dignità di chi ogni giorno si espone in prima linea. È inaccettabile che i minori vengano rinchiusi in strutture non a norma, in condizioni che nulla hanno a che vedere con la funzione rieducativa che la Costituzione assegna alla pena”.
“Chiediamo con forza – prosegue – un intervento immediato e deciso del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, anche in considerazione della sua residenza a Treviso, affinché si ponga fine a questa vergognosa deriva. Non basta affidarsi all’abnegazione degli operatori penitenziari: servono risorse, assunzioni, dispositivi di sicurezza, strutture idonee e politiche penali minorili ispirate a criteri di legalità, tutela e reinserimento. Serve una visione strategica e non più emergenziale. Le visite istituzionali e le promesse da campagna elettorale non servono a nulla se non sono seguite da azioni concrete. Basta parole, è il momento dei fatti”.
“Si è svolto oggi, alla presenza del Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Fedriga e del Presidente del comitato di settore sanità Alparone un incontro, come richiesto da noi e da altri sindacati, per analizzare i contenuti del documento ‘Garantire il futuro del Servizio Sanitario Nazionale: Strategia delle Regioni e delle Province Autonome per il rilancio del personale del SSN’. Abbiamo apprezzato la convocazione della Conferenza delle Regioni, che segna un punto di attenzione stante la latitanza del governo e, come più volte ripetuto dai rappresentanti istituzionali, ha l’ambizione di costituire un confronto non episodico su obiettivi e strumenti per far fronte alla crisi del SSN. A fronte di un documento che ha alcuni elementi convincenti e altri meno, e sul quale abbiamo annunciato la presentazione di un nostro testo di osservazioni, abbiamo proposto alla Conferenza e alle altre organizzazioni sindacali di convergere sulla richiesta al governo di un provvedimento straordinario e urgente che incrementi il fondo sanitario nazionale con destinazione vincolata all’incremento delle retribuzioni del personale”.
Lo scrive in una nota Fp Cgil al termine dell’incontro con la Conferenza delle Regioni.
“Abbiamo ribadito che per rendere nuovamente attrattivo il lavoro in sanità serve rilanciare i salari, rinnovando adeguatamente i contratti di lavoro del personale pubblico e privato del comparto e della dirigenza e che serve l’eliminazione reale e concreta dei vincoli su assunzioni, per abbassare i carichi di lavoro e garantire qualità dell’assistenza, così come è necessario sbloccare le retribuzioni accessorie e valorizzare tutte le professioni. Abbiamo, su questi temi, riscontrato diverse convergenze durante la riunione nel corso della quale abbiamo anche proposto di tematizzare il prosieguo del confronto attraverso l’istituzione di tre tavoli su personale del comparto, dirigenza e riordino delle professioni sanitarie. E’ ora che l’esecutivo batta un colpo, con azioni concrete – prosegue la nota -. Da parte nostra, nelle more della prosecuzione del confronto iniziato oggi, intensificheremo la mobilitazione perché il disinteresse dimostrato fino ad oggi dal governo nei confronti di lavoratrici e lavoratori della sanità, che in Italia prendono tra gli stipendi più bassi d’Europa, non è più tollerabile. Oggi abbiamo registrato la condivisione su alcune priorità. Ma è tempo di interventi concreti perché un intero sistema è a rischio collasso, e con sé il diritto alla salute sancito solennemente dall’articolo 32 della Costituzione”.
“Si è concluso oggi presso l’ARAN l’incontro programmato sul rinnovo del contratto della sanità pubblica. L’esito è stato ancora una volta deludente: il Governo resta del tutto indisponibile a prendersi carico della necessità di stanziare le risorse aggiuntive necessarie per sbloccare la trattativa”.
Lo si legge in una nota di Fp Cgil.
“Le attuali risorse, già definite dalle Leggi di Bilancio, sono com’è noto largamente insufficienti a garantire il mantenimento del potere d’acquisto del personale sanitario, già messo a dura prova da anni di tagli e carichi crescenti. Restano inoltre intatti i pesanti vincoli alle risorse per la contrattazione integrativa. In presenza di un documento della Conferenza delle Regioni che – quanto meno – si interroga sulla necessità di porre argine all’emorragia di personale e di vocazioni verso le professioni sanitarie registriamo la totale assenza del Ministro della Salute che, evidentemente, ritiene che quanto succede sui contratti della sanità pubblica e, di conseguenza, dentro le aziende sanitarie non sia affar suo”.
“Le richieste sindacali di chi ha scelto di non accontentarsi di quanto stabilito unilateralmente dal Governo sono rimaste quindi senza risposte concrete e resta, per noi della Fp Cgil, l’indisponibilità a cedere all’imposizione che le parti datoriali intendono produrre sulla testa delle lavoratrici e dei lavoratori anche attraverso un testo che risolve molti problemi alle aziende ma nessuno a chi lavora. Senza ulteriori risorse non c’è sviluppo professionale possibile, non c’è aumento delle indennità possibile, non c’è contrattazione decentrata praticabile, non c’è diritto alla mensa, non si possono migliorare le condizioni di lavoro. A fronte di una sanità pubblica in affanno e di operatori sottopagati e sottoposti a pressioni continue, la chiusura che i datori di lavoro continuano a mantenere rappresenta un grave segnale di disinteresse politico. Valuteremo come intensificare una mobilitazione che non si è mai interrotta anche grazie al sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori che sono stanchi di essere presi in giro da Governo e datori di lavoro. Servono risposte immediate e risorse vere per dare dignità al lavoro nella sanità pubblica e garantire servizi adeguati alle cittadine e ai cittadini”, conclude la nota.
INTERSINDACALE DEI DIRIGENTI MEDICI, VETERINARI E SANITARI
IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE NEL VUOTO ASSOLUTO!
L’Intersindacale dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari (Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, Fvm, Uil Fpl Medici e Veterinari) scrive ai Ministeri competenti, alle Regioni e alle Commissioni sanità di Camera e Senato per denunciare l’ostinato immobilismo delle Istituzioni responsabili di fronte alla crisi del SSN, mancano risorse per i servizi, per il personale, per la formazione e per i contratti, ma intanto si finanzia il privato e si esternalizzano i servizi.
A chi vuole far credere ai cittadini che la crisi della sanità sia dovuta a mancanza di disponibilità di spesa del Governo vogliamo ricordare che il finanziamento necessario per l’indennità di specificità sanitaria (dovuto e promesso!) e il finanziamento delle specializzazioni sanitarie ammontano solo a circa 70 mln (40+30).
Ma pochissimi sanno che il nuovo sistema dispensativo di farmaci ad alto costo e ad alto monitoraggio, che fino a pochi mesi fa era in distribuzione diretta (quindi senza nessun onere a carico dello Stato) e per il tramite dei servizi farmaceutici delle ASL di residenza, d’ora in poi avverrà per il tramite delle farmacie con il cosiddetto “sistema distributivo per conto delle Regioni (DPC)”.
Questo nuovo modello di dispensazione costerà alle casse dello Stato la consistente cifra stimata in circa 600 milioni in più. Quindi, quando vuole, il Governo è capace di trovare le risorse per elargire a qualche lobby. I contratti di lavoro del personale sanitario del triennio 2022/24 invece sono scaduti da dicembre 2024 senza mai essere stati negoziati.
Per non parlare poi della diagnostica periferica affidata alle farmacie di comunità (programma attuativo della farmacia dei servizi) incentivata con il dichiarato intento di alleggerire il carico di lavoro dei laboratori di analisi pubblici dotati di attrezzature decisamente più affidabili (anche grazie ai fondi del PNRR) a scapito della qualità della diagnosi, con l’aumento della spesa inappropriata indotta, ma a vantaggio ancora una volta delle tasche dei privati farmacisti titolari.
A conferma di questa pericolosa deriva verso il privato dell’assistenza territoriale, secondo la Corte dei Conti vi è un forte ritardo nella spesa prevista dalla Missione 6 del PNRR per investimenti in strutture, digitalizzazione e assistenza territoriale, come previsto da DM77/2022.
Insomma, si tratta di un vero e proprio attentato al SSN che non può più resistere senza l’adeguamento, sempre promesso e mai realizzato, delle risorse e la soluzione ai problemi evidenziati.
Lo abbiamo più volte dichiarato e torniamo a evidenziarlo con forza.
La partita in gioco è molto importante e delicata, la tensione tra i professionisti e all’interno della stessa società civile cresce in modo esponenziale.
Governo e Regioni devono trovare al più presto soluzioni adeguate in assenza delle quali il Servizio Sanitario Nazionale si svuoterà ulteriormente delle professionalità necessarie e si azzererà a breve il nostro welfare, la tutela delle fasce più fragili della popolazione nonché il diritto alla salute contemplato dalla nostra Costituzione.
Il Parlamento vigili!
È in corso lo sciopero nazionale di 24 ore proclamato da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl per il rinnovo del contratto della sanità privata Aiop e Aris e per l’apertura della trattativa per un contratto unico delle RSA. Una mobilitazione che sta coinvolgendo in tutta Italia decine di migliaia di lavoratrici, lavoratori e professionisti durante l’intero arco della giornata, con presidi davanti alle sedi delle Regioni e delle associazioni datoriali. “Abbiamo chiesto a tutte le Regioni di inserire, nelle regole per l’accreditamento, un vincolo che preveda il rinnovo periodico dei contratti, sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, in linea con i tempi di rinnovo del settore pubblico”. Lo dichiarano in una nota i segretari nazionali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, Barbara Francavilla, Roberto Chierchia e Ciro Chietti.
“Al netto degli altissimi contingenti precettati per garantire i servizi essenziali – specificano -, l’adesione è stata comunque massiccia e diffusa in tutte le Regioni e ha visto anche la partecipazione e il sostegno di tanti pazienti e familiari, che hanno riconosciuto nelle nostre rivendicazioni una battaglia che riguarda anche loro. Perché dove ci sono salari bassi e diritti negati, ci sono meno servizi e meno tutele per le persone più fragili”.
“Sono 6 anni che il contratto della sanità privata è bloccato e 13 anni per quello delle RSA. Sono i contratti della vergogna! Non è più accettabile che l’apertura dei tavoli venga continuamente rinviata da Aiop e Aris con il pretesto della mancata copertura integrale da parte di Governo e Regioni. Il lavoro di queste persone è un servizio pubblico a tutti gli effetti e come tale deve essere riconosciuto e retribuito, superando la logica datoriale per cui gli utili sono privati e i costi devono invece essere sostenuti dalla collettività”, proseguono i sindacati.
“Il silenzio delle Istituzioni è assordante. Dal Ministero della Salute, alla Conferenza delle Regioni non arrivano segnali e da Aris ed Aiop alcuna apertura. Una totale indifferenza rispetto alle condizioni in cui operano quotidianamente centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, di professioniste e professionisti della sanità privata, a riprova di quanto poco contino per istituzioni e controparti le istanze che provengono dai luoghi di lavoro e dagli operatori”, aggiungono Francavilla, Chierchia e Chietti.
“I numeri parlano chiaro: questa mobilitazione non si fermerà e proseguirà per tutta la giornata. Continueremo a promuovere azioni di pressione già dai prossimi giorni, coinvolgeremo gli Ispettorati territoriali per verificare nelle Aziende il rispetto dei contratti collettivi, dei carichi di lavoro e dei profili professionali nelle strutture accreditate. La nostra battaglia è per il riconoscimento pieno della dignità professionale, per salari giusti e per un’assistenza di qualità ai cittadini. Il contratto non è un favore ma un diritto sacrosanto e ci aspettiamo nel breve una convocazione di tutte le parti interessate”, concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
“Le dichiarazioni del ministro Zangrillo sono irrispettose nei confronti di chi lavora nelle funzioni locali. Il Ministro farebbe bene a misurare le sue affermazioni”. Lo scrivono in una nota Fp Cgil e Uil Fpl.
“Rispediamo al mittente le accuse. La norma contenuta nel Dl Pa non è finanziata e sarà inapplicabile nella maggioranza degli enti locali creando disparità inaccettabile tra lavoratori dello stesso comparto che lavorano in enti diversi. Lavoratrici e lavoratori delle funzioni locali, anche nelle recenti elezioni Rsu, hanno confermato ed ampliato la fiducia in Cgil e Uil, confermando la condivisione delle nostre posizioni sul contratto. La responsabilità dello stallo è del ministro: metta risorse aggiuntive e il contratto si sblocca, altrimenti noi continueremo la mobilitazione”.
“C’è un solo responsabile dell’attuale situazione ed è il Governo, che ha scelto di non riconoscere un salario adeguato ai lavoratori pubblici. Il Ministro ci convochi e accetti il confronto anziché continuare con le dichiarazioni”, conclude la nota.
“Il 22 maggio le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata e delle RSA scioperano in tutta Italia per ottenere il rinnovo del contratto nazionale della sanità privata Aiop e Aris, bloccato da 6 anni e per il contratto unico delle RSA fermo da 13 anni. Lo sciopero è stato proclamato a seguito del fallimento del tentativo di conciliazione presso il Ministero del Lavoro e dopo mesi di rinvii e silenzi inaccettabili.”
Lo dichiarano in una nota congiunta i segretari nazionali di FP CGIL, CISL FP e UIL FPL, Barbara Francavilla, Roberto Chierchia e Ciro Chietti.
“Le lavoratrici e i lavoratori che operano nelle strutture sanitarie private accreditate e nelle RSA svolgono un servizio pubblico essenziale, garantendo ogni giorno cure, assistenza e professionalità alle persone più fragili. Eppure – aggiungono – restano con un contratto bloccato, senza adeguamenti retributivi, senza tutele aggiornate. Aiop e Aris continuano a vincolare l’avvio del negoziato alla copertura integrale dei costi da parte del Governo e delle Regioni. Una pretesa assurda, perché la negoziazione di un contratto è in capo alle associazioni datoriali che rappresentano le strutture private che agiscono per conto del servizio pubblico e che non possono scaricare completamente il rischio d’impresa sulle lavoratrici e sui lavoratori e sulla collettività.”
“Il silenzio delle istituzioni è preoccupante. Dal Ministero della Salute, dalla Conferenza delle Regioni e da Aiop e Aris non arriva alcun segnale. Nessuna apertura, nessun impegno. In questo contesto, è amaro constatare anche che Aiop, proprio nei giorni in cui si terrà lo sciopero nazionale, non ascolterà le richieste che verranno avanzate nelle centinaia di manifestazioni organizzate in tutta Italia – molte delle quali proprio davanti alle loro sedi – perché ha scelto di svolgere la propria Assemblea Generale ad Atene, in piena coincidenza con lo sciopero nazionale del 22 maggio. E anche un po’ beffardo, dimostrando con ció scarso interesse nei confronti delle condizioni reali delle lavoratrici e dei lavoratori che ogni giorno garantiscono, con professionalità e dedizione, cure e assistenza ai cittadini ma che da anni aspettano il loro contratto. Le lavoratrici e i lavoratori della sanità privata, con la mobilitazione, ribadiranno ad Aiop ed Aris che per migliorare salari e diritti devono essere trovati i fondi necessari, così come sono stati reperiti per riunire all’estero la rappresentanza datoriale all’ombra del Partenone. Ci troviamo ancora una volta davanti a un segnale chiaro di distanza da parte di chi dovrebbe, al contrario, impegnarsi per riaprire il confronto per i due contratti attesi.”
“Il contratto è un diritto e va rinnovato con il confronto, non possiamo tollerare questi silenzi e le fughe. Il 22 maggio sarà una giornata di mobilitazione in tutte le regioni italiane per rivendicare rispetto e dignità per oltre 200 mila lavoratrici e lavoratori. E nei giorni che precedono lo sciopero e anche i giorni successivi– concludono Francavilla, Chierchia e Chietti – continueremo con assemblee nei luoghi di lavoro, presìdi e richieste agli Ispettorati Territoriali del Lavoro affinché si verifichi che le strutture accreditate rispettino i contratti collettivi, le condizioni di lavoro e i requisiti professionali del personale. Difendere chi lavora significa difendere anche la qualità dei servizi sanitari e socio-assistenziali offerti ai cittadini.”
“Abbiamo depositato i primi ricorsi contro l’esclusione delle nostre organizzazioni rappresentative dai tavoli dopo la non sottoscrizione del CCNL Funzioni Centrali 2022-2024”, dichiarano FP CGIL e UIL PA.
“I due ministeri coinvolti in prima istanza sono il Ministero della Cultura ed il Ministero dell’Istruzione, due amministrazioni – specificano i sindacati – in cui le nostre sigle sindacali rappresentano ben oltre il 50% del personale. Non coinvolgerci nei tavoli di confronto, crea un vulnus democratico”.
“Fin dalle prime ore abbiamo contestato queste decisioni che sono incompatibili con il sistema di norme che regolano la contrattazione collettiva nel pubblico impiego. Proseguiremo questa azione anche nei confronti delle restanti amministrazioni, perché difendiamo la nostra decisione di non sottoscrivere un CCNL che taglia gli stipendi dei dipendenti pubblici del 10% ma continuando ad esercitare la nostra azione sindacale all’interno delle amministrazioni, rappresentando decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori ed essendo organizzazioni molto rappresentative”, concludo Fp Cgil e Uil Pa.
“L’incremento per il personale dipendente dei ministeri riportato su alcuni organi di stampa, per come è stato calcolato, costerebbe 500 milioni di euro, altro che i 190 stanziati dal DL PA 2025, da distribuire tra Ministeri e Presidenza del Consiglio dei ministri, sia per il personale del comparto che per i dirigenti. Saremmo ben contenti se il Ministro Zangrillo avesse messo a disposizione quelle risorse per la tornata contrattuale 2022-2024 delle Funzioni centrali, ma non è stato così e ora venirci a raccontare che i funzionari del Ministero della giustizia arriverebbero a prendere fino a 480€ al mese in più, che sarebbero pari a 3 volte l’aumento del contratto a perdere sottoscritto da alcune organizzazioni sindacali, è una bufala bella e buona”.
Lo scrive in una nota il segretario nazionale Fp Cgil, Florindo Oliverio.
“Le nostre rivendicazioni sul punto sono chiare: bisogna completare il percorso di riallineamento delle indennità di amministrazione (una quota specifica del salario accessorio) a quelle delle Agenzie fiscali. Ricordiamo che il maggiore valore delle indennità di amministrazione delle agenzie fiscali fu frutto della contrattazione integrativa che raddoppiò i valori iniziali spostando risorse dal fondo unico di amministrazione. Per questo – prosegue la nota – chiediamo oggi di scorporare il 50% di quei valori a carico dei fondi di contrattazione integrativa per liberare risorse per la valorizzazione professionale. Infine chiediamo di autorizzare gli enti pubblici non economici ad effettuare i medesimi incrementi con risorse a valere sui propri bilanci”
“Solo con il CCNL 2019/2021 vi furono le tabelle di allineamento all’interno dei soli ministeri di questa indennità ma subito dopo è ripartita la disparità di trattamento con disposizioni spot di questo o quel ministro per i ‘suoi’ dipendenti. Anche per questo, per evitare ulteriori e nuove disparità, non è più rinviabile il definitivo superamento del tetto ai fondi di contrattazione integrativa del 2017 che fissano il valore dei fondi al 2016, ben 9 anni fa”, conclude Oliverio.
UNA SCELTA DOLOROSA MA GIUSTA!
Se non siamo presenti al nuovo tavolo di contrattazione della Polizia penitenziaria è perché ci siamo rifiutati di firmare un contratto inaccettabile!
Gli stipendi si impoveriscono. E noi non possiamo accettare che passi il messaggio che pur lavorando ci si possa impoverire!
Noi facciamo sindacato Per Davvero. Scegli la FP CGIL.



“Il 22 maggio le lavoratrici e i lavoratori della Sanità Privata e delle RSA si fermeranno per una giornata di sciopero nazionale. Dopo il fallimento del tentativo di conciliazione, le associazioni datoriali AIOP e ARIS non hanno fatto alcun passo in avanti e continuano a subordinare l’apertura delle trattative per il rinnovo contrattuale alla garanzia di una copertura integrale dei costi da parte di Ministero e Regioni. Un silenzio assordante e una posizione inaccettabile, che lascia oltre 200mila professionisti del settore senza contratto da 6 e 13 anni”.
Lo dichiarano in una nota congiunta i segretari nazionali di FP CGIL, CISL FP e UIL FPL, Barbara Francavilla, Roberto Chierchia e Ciro Chietti, annunciando la mobilitazione per lo sblocco del CCNL Sanità Privata e per l’avvio della trattativa del contratto unico delle RSA.
“Il lavoro svolto nelle strutture sanitarie private accreditate è a tutti gli effetti un servizio pubblico che integra il Servizio Sanitario Nazionale, come sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Per questo chiediamo regole chiare e vincolanti per l’accreditamento: chi riceve fondi pubblici deve garantire salari dignitosi, il rispetto dei diritti e dotazioni organiche adeguate, esattamente come avviene nella sanità pubblica. È necessario che tutte le Regioni facciano la loro parte ed inseriscano questi criteri come obbligo per mantenere gli accreditamenti ed è per questo che chiediamo che la Conferenza delle Regioni intervenga in modo deciso per imporre il vincolo, congiuntamente al Ministero della Salute per fermare quella che è una corsa al ribasso dei costi che le aziende esercitano sulla pelle viva delle lavoratrici e dei lavoratori. Non permetteremo che il diritto al contratto resti ostaggio di logiche economiche che scaricano il rischio d’impresa sui lavoratori e sulla collettività”, proseguono Francavilla, Chierchia e Chietti.
“In vista dello sciopero del 22 maggio – aggiungono – intensificheremo le mobilitazioni sui territori, con assemblee nei luoghi di lavoro, presìdi e iniziative pubbliche. Chiederemo inoltre agli Ispettorati Territoriali del Lavoro di avviare verifiche sul rispetto dei contratti collettivi nelle strutture accreditate, sulle condizioni di lavoro e sull’impiego corretto delle qualifiche professionali. È una battaglia di civiltà per chi lavora, ma anche per garantire ai cittadini la qualità dei servizi di cura e assistenza”.
“Non ci fermeremo – concludono – finché non verranno sbloccati i rinnovi dei contratti e riconosciuta la piena dignità lavorativa e professionale a chi ogni giorno garantisce un diritto fondamentale come la salute”.
La Funzione Pubblica CGIL esprime forte preoccupazione e totale contrarietà in merito alla riorganizzazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) che sta interessando i territori dell’Emilia Romagna e delle Marche.
Denunciamo con fermezza la totale assenza di una chiara finalità strategica in questa riorganizzazione, che è stata imposta dai vertici nazionali dell’Agenzia senza nessun confronto con le rappresentanze del personale ad alcun livello né tantomeno con le istituzioni territoriali e le associazioni degli operatori doganali e commerciali del territorio. Un’altra azione di governo motivata unicamente da logiche di risparmio economico scaricate, ancora una volta, sulle spalle dei lavoratori e sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini e alle imprese.
Alla vigilia della riorganizzazione che avrà decorrenza primo Maggio constatiamo che l‘assenza di indicazioni e disposizioni operative chiare rischia di generare una pericolosa paralisi organizzativa con effetti sulla erogazione dei servizi Doganali con gravi ripercussioni sul tessuto economico e sociale dei nostri territori.
In questo contesto la Direzione interregionale Emila Romagna/Marche ha chiesto ai propri dipendenti di presentarsi al lavoro domani 1° Maggio, festa dei lavoratori, presso le proprie sedi di servizio per svolgere regolarmente l’attività lavorativa.
Tale richiesta sarebbe scaturita a valle delle evidenti difficoltà operative di mettere a terra una riorganizzazione delle sedi e dei servizi dell’amministrazione, senza alcun confronto preventivo né di livello nazionale con le organizzazioni sindacali, né con con i livelli territoriali interessati attraverso le medesime organizzazioni sindacali o le RSU appena rinnovate nella tornata elettorale dello scorso 14, 15 e 16 aprile.
È inaccettabile che un processo di riorganizzazione di tale portata sia stato avviato senza alcun coinvolgimento dei diretti interessati, la Funzione Pubblica CGIL ribadisce con forza che le lavoratrici e i lavoratori sono la vera risorsa di qualsiasi amministrazione pubblica e che ogni cambiamento organizzativo deve necessariamente passare attraverso un confronto costruttivo e trasparente con chi quotidianamente garantisce il funzionamento della macchina amministrativa.
La Funzione Pubblica CGIL si mobiliterà con tutte le proprie forze per tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ADM e per garantire la continuità e la qualità dei servizi doganali in Emilia Romagna e nelle Marche chiedendo con urgenza un incontro con i vertici dell’ADM per fare chiarezza sulle reali intenzioni dell’amministrazione e per avviare un confronto serio e costruttivo che tenga conto delle esigenze dei lavoratori e del territorio.
Fp Cgil Nazionale – Florindo Oliverio
Fp Cgil Emila Romagna – Stefania Bollati
Fp Cgil Marche – Matteo Pintucci
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