Al Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
Cons. Roberto ALESSE
Al Direttore Operativo per il Coordinamento delle Strutture di Vertice
Dott. Paolo LO SURDO
Al Direttore del Personale
Dott. Simone D’ECCLESIS
Al Direttore della Direzione Organizzazione e Digital Transformation
Dott. Stefano SARACCHI
OGGETTO: Riunione OPI – Osservazioni su progetto di riorganizzazione ADM
Con riferimento alla documentazione presentata in sede di OPI relativa alla proposta di riorganizzazione degli Uffici periferici dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli si riportano le seguenti osservazioni di sintesi FPCGIL–CISLFP– UILPA.
PREMESSA
Si ritiene utile precisare che le scriventi OO.SS., come già rappresentato in altre occasioni, ritengono oggi necessaria tale riorganizzazione – attuativa delle previsioni di una norma del 2012 – per superare le difformità strutturali tra uffici Doganali e uffici dei Monopoli. Si ritiene pertanto importante non perdere l’occasione per dare una risposta adeguata alle difficoltà operative degli uffici, volta a migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti in uno spirito di benessere organizzativo a cui deve tendere la Pubblica Amministrazione.
Entrando nel merito della proposta si deve constatare, dalla lettura dei documenti presentati, che il modello che si vorrebbe costruire sembrerebbe – al di là dei contenuti condivisibili della Relazione presentata lo scorso 10 gennaio dal Direttore dell’Agenzia – avere uno sbocco che produrrebbe una riduzione se non il superamento delle funzioni di “prossimità” verso l’utenza ed il tessuto economico dei territori, prediligendo una forma tesa all’accentramento di alcuni processi lavorativi presso le DT.
Tale impostazione infatti porta come conseguenza il declassamento di alcuni Uffici Doganali con il trasferimento alle DT di attività e funzioni, nella maggior parte nel settore delle autorizzazioni, che storicamente e per importanza strategica hanno sempre qualificato il ruolo dei servizi doganali per l’economia territoriale oltre che di presidio della legalità in materia tributaria ed extratributaria.
Le scriventi OO.SS. ritengono invece che tali funzioni debbano essere mantenute sui territori e nelle province per garantire maggiore efficacia di presidio e di risposta all’utenza rispetto alle necessità economiche degli operatori in campo di Accise, Giochi e Dogane.
RIORGANIZZAZIONE DELLE DIREZIONI TERRITORIALI
La proposta di riorganizzazione delle DT non prende in considerazione la revisione dell’attuale assetto delle competenze territoriali delle DT.
Non si riscontra nessuna ipotesi di divisione delle Direzioni Interregionali con particolare riferimento al Veneto con il Friuli V. Giulia, alla Liguria con il Piemonte e all’Emilia Romagna con le Marche, ipotesi di riorganizzazione più volte richiesta dalle scriventi OO.SS..
Ad avviso delle scriventi, proprio per il rilievo economico dei territori di riferimento, sarebbe invece più funzionale una rivisitazione delle competenze territoriali delle Direzioni Interregionali sopra menzionate al fine di poter meglio rispondere all’organizzazione degli Uffici, del Territorio e degli Utenti.
Con la costituzione di 2 o 3 nuove Direzioni Regionali (Piemonte e Valle D’Aosta, Friuli V. Giulia e Marche), si costituirebbero Direzioni Territoriali più rispondenti ai carichi di lavoro, alla gestione del personale in servizio, al monitoraggio degli immobili e delle spese di gestione.
UFFICIO AFFARI GENERALI
La divisione strutturale dell’Ufficio Affari Generali è condivisibile in quanto l’accorpamento precedente, specie in DT molto grandi, creava evidenti problematiche con un appesantimento di tutte le attività. Nell’ottica del “passaggio” di molte attività degli Uffici dei Monopoli all’interno delle DT si ritiene positivo che venga prevista la suddivisione dei due settori.
AUDIT
Rispetto alla ricostituzione dei Servizi AUDIT all’interno delle Direzioni Territoriali si auspica che tale riassetto, previ necessari approfondimenti, sia principalmente orientato verso una attività di audit di processo e non a funzioni ispettive di carattere repressivo. In tale ottica si ritiene che la competenza della parte di audit volta ad approfondire fenomeni di irregolarità debba rimanere nell’alveo delle competenze dell’Audit Nazionale.
Si aggiunge che tale attività debba essere incardinata alle dirette dipendenze dei Direttori Territoriali e non nell’ambito dell’Ufficio Tecnico. Inoltre, nel passaggio delle competenze è indispensabile che non si perdano le professionalità che dal 2019 hanno effettuato sui territori le attività di Audit per conto della Direzione Nazionale.
DIRETTORE AGGIUNTO
Nella documentazione presentata dobbiamo constatare che nessuna menzione viene specificata rispetto alla figura del Direttore Aggiunto identificandone funzioni, ubicazione e competenze. Come nessun cenno viene fatto, considerato che rimangono in essere, nella proposta, le DT interregionali, se continueranno a sussistere le doppie sedi o se si intende superato tale contesto.
UFFICIO CONTENZIOSO
Nel nuovo assetto organizzativo non si intravede una competenza complessiva dei contesti di contenzioso di competenza regionale, che potrebbe restare lasciando agli Uffici locali le competenze di primo grado, mentre alle DT le competenze di secondo grado e i contenziosi del personale.
UFFICI ANTIFRODE
All’interno delle Direzioni Territoriali sono stati creati gli Uffici Antifrode per ogni Regione.
In primis si ritiene porre all’attenzione che in nessun documento messo a nostra disposizione – che dunque si richiede – è definita la struttura degli Uffici Antifrode Regionali.
Appare tra l’altro del tutto evidente come, ad avviso delle scriventi, in alcune Regioni creare una struttura Antifrode Regionale dirigenziale ad hoc (dove già è difficile garantire l’apertura di un Ufficio Doganale per carenze di organico ovvero rispetto ai carichi di lavoro antifrode) sia una scelta non comprensibile, in particolare quando di contro si sceglie invece di declassare Uffici provinciali che hanno un ruolo strategico sul territorio economico di competenza.
Inoltre non risulta assolutamente chiara la struttura gerarchica delle competenze tra Direzione Centrale e Uffici Regionali Antifrode rispetto a quelle che attualmente sono le strutture Antifrode dislocate nei singoli Uffici delle Dogane.
Si rappresentano in proposito forti perplessità rispetto all’accentramento delle attività a livello regionale, controproducente in termini di presidio dei territori, di tempestività ed efficacia degli interventi e, dunque, in generale di operatività dei servizi.
Tali perplessità fanno riferimento in particolare alle attività degli Uffici territoriali di confine terrestre, aeroportuale e portuale (dove spesso sono presenti professionalità esperte del settore e punti di riferimento delle Forze di Polizia e delle locali Procure della Repubblica) che necessitano di tempistiche di intervento molto brevi, considerato il complesso delle normative anche UE in materia, i vincoli del Codice di procedura penale e la celerità di esecuzione delle direttive impartite dalla corrispondente Direzione Centrale.
La creazione di soli “punti di contatto” (di cui tra l’altro nulla è stato specificato nei documenti ricevuti in termini di dipendenza, competenze ed organico) avrebbe la conseguenza di comprimere un ruolo ed una funzione strategici nei singoli Uffici, anche di supporto alle attività in linea oltre che di demotivazione professionale di dipendenti altamente specializzati nel settore.
Inoltre non è chiara la modalità di organizzazione degli interventi rispetto al livello regionale che, in molti territori, avrebbero una competenza su Uffici distanti decine di KM se non in alcuni casi di centinaia di KM.
Ad avviso delle scriventi sarebbe utile mantenere l’attuale struttura Antifrode anche all’interno degli Uffici ADM per garantire il presidio di legalità sul territorio e la capacità di azione e di intervento immediati, specie nelle realtà di confine marittimo, aereo e terrestre con un maggior riconoscimento delle specificità del settore e di incremento delle risorse a disposizione e migliorando, semmai, l’interfaccia tra la Direzione Centrale Antifrode e gli Uffici Antifrode provinciali nonchè ottimizzando gli aspetti organizzativi in capo alle DT con particolare riferimento alla materia di competenza EPPO e DDA e di coordinamento e supporto delle strutture provinciali in capo all’Ufficio Antifrode Regionale.
In ultimo, ma non di minore importanza, non si comprende la motivazione che porta a non intervenire in questo processo organizzativo nella omogeneizzazione delle strutture dei Laboratori Chimici lasciando solo una parte di questi con gestione autonoma in capo a Dirigenti, mentre altri dipendenti dagli Uffici Antifrode.
Tale disomogeneità, specie per Laboratori regionali importanti (ad esempio Lazio e Abruzzo o Puglia Molise e Basilicata) si ritiene possa essere superata con l’istituzione anche nelle altre DT di Laboratori Chimici indipendenti e alle dipendenze del Direttore Interregionale come già avviene in 5 DT.
TRASFERIMENTO ATTIVITA’ IN DT
Rispetto all’assetto organizzativo delle DT sembrano evidenti alcune contraddizioni (seppur solo dedotte perché purtroppo non meglio specificate nelle declaratorie consegnate alle OO.SS.) riferibili alle procedure ed ai processi lavorativi che dagli uffici provinciali o dei Monopoli passerebbero alle Direzioni Regionali o Interregionali.
Infatti non risulta dalla documentazione come avvenga il passaggio di tali competenze e con quali processi esse possano essere espletate nel nuovo assetto.
Un tale rivisitazione dei processi lavorativi dovrebbe avere infatti lo scopo di rendere disponibili maggiori risorse negli UADM accentrando alcune attività nelle DT.
Tuttavia il processo sarebbe possibile solo se fosse stato fornito alle OO.SS. il dato sui carichi di lavoro in particolare relativi a quelle competenze trasferite dagli uffici provinciali e, di conseguenza, il numero di risorse necessarie nelle DT per poter far fronte ai nuovi e maggiori carichi di lavoro.
Diversamente avremmo un passaggio di competenze sono formale che, dalla lettura dei soli documenti consegnati, vedrebbe comunque impiegato lo stesso personale degli UADM nelle attività spostate in DT. Quelle attività in effetti dovrebbero inevitabilmente essere prestate dai dipendenti delle DT rispetto alle diverse province con un ulteriore aggravio di lavoro dovuto proprio all’interfaccia che si dovrà costituire tra gli uffici tecnici delle DT e gli UADM con un rischio anche di “duplicazione” delle istruttorie. Ciò in quanto alcune attività – che secondo il nuovo assetto organizzativo saranno istruite in DT – dovranno poi essere seguite dagli UADM e tornare infine alle DT per l’esito dell’istruttoria.
UFFICI ADM
La proposta presentata sulla organizzazione degli UADM prevede la soppressione di tutti gli Uffici dei Monopoli e la chiusura o meglio declassamento di alcuni Uffici delle Dogane.
In premessa si fa rilevare che nella proposta non risulta chiaro come le competenze degli Uffici dei Monopoli vengano suddivise tra DT e UADM; in effetti non si comprende come saranno garantite le funzioni ex Monopoli in province in cui sono previsti i nuovi UADM, ma dove non risulta presente nessuna unità organizzativa ex Monopoli.
Si ribadiscono in ogni caso fortissime perplessità circa il declassamento degli Uffici delle Dogane in quanto, a parere delle scriventi, alcuni risultano in tutta evidenza essere presidi importanti di territori di sicuro rilievo economico.
Al riguardo si rappresenta che non si identificano nella proposta consegnata i criteri di graduazione presi in considerazione per l’individuazione degli Uffici da declassare ovvero da mantenere, rispetto ai quali saltano all’occhio diverse contraddizioni.
Inoltre a parere delle scriventi OO.SS. in questa fase sarebbe stato utile individuare alcune situazioni di “specialità” di Uffici ADM per il loro ruolo strategico in termini economici nazionali, di presidio e di contrasto alle violazioni tributarie e extratributarie, anche alla luce delle future sfide che vede l’istituzione della Dogana Europea e il nuovo dislocamento delle operazioni che richiedono una struttura in alcuni Uffici in particolare qualificata ed efficiente.
Si fa riferimento ai grandi Uffici di confine terrestre, marittimo e aereo che meritano a nostro avviso uno specifico riconoscimento e una visione organizzativa omogenea che ne valorizzi la specificità e il ruolo strategico anche per il tessuto economico di riferimento (vedi i Porti di Genova – Trieste e Napoli, gli Aeroporti di Roma, Milano e Venezia, i valichi terrestri di Ponte Chiasso e Domodossola verso la Svizzera).
Dalla lettura degli schemi presentati inoltre non risulta chiaro il concetto di “ufficio locale” e “ufficio territoriale” in quanto rispetto alle attuali competenze degli uffici non si riscontrano criteri omogenei di assegnazione di tali nuove attribuzioni. Tra l’altro segnaliamo che alcune siti lavorativi non vengono menzionati in nessun documento (ad esempio gli Aeroporti di Forlì o di Rimini).
In ultimo non risulta chiaro quali saranno le nuove competenze degli Uffici delle Dogane che saranno declassati a Uffici locali o territoriali.
Ad avviso delle scriventi laddove si intende procedere al declassamento dell’Ufficio va da sé che si debba pensare che una serie di attività di questi uffici vengano meno perché andranno in capo all’UADM che li assorbe. Purtroppo non è chiaro come avvenga tale processo, in che termini e con quali risorse umane. Ciò posto si anticipa che non sarebbe condivisibile se si fosse pensato di far gestire Uffici, attualmente di carattere dirigenziale, lasciando tutte le attuali funzioni in capo ad una POER o una PO.
Proprio sull’argomento delle POER e delle PO, che le norme ed i contratti rimettono alla discussione tra le Parti, è evidente che oggi la individuazione del loro numero (dopo la scelta già avvenuta sulle Direzioni Centrali) debba essere frutto di discussione ad ampio raggio ed in maniera più completa,
come già da noi segnalato durante le fasi di confronto sull’argomento, quindi a maggior ragione è necessario aprire quanto prima la trattativa su tali istituti.
ASPETTI LOGISTICI
Si fa notare come nella proposta presentata non vi sia nessun riferimento rispetto al fattore logistico strutturale che si creerebbe a fronte della nuova organizzazione delle strutture territoriali.
Nello specifico non si comprende in primis cosa accadrà con la chiusura degli Uffici dei Monopoli e con la divisione delle competenze tra DT e UADM, anche perché tale operazione avrà ricadute sulla possibile “mobilità di personale”.
In sintesi non si comprende se le strutture che ospiteranno il nuovo assetto organizzativo saranno in grado di avere spazi e capienze necessari alla luce delle nuove competenze e se l’Amministrazione si sia già attivata per verificare le esigenze strutturali necessarie.
CONSIDERAZIONI FINALI
Ad avviso delle scriventi, in considerazione della grande occasione che abbiamo nel riorganizzare le attività creando una maggiore omogenizzazione delle stesse tra settori strutturalmente diversi, è necessario che la fase attuativa del nuovo assetto organizzativo, che auspichiamo possa essere modificato anche accogliendo le osservazioni che si sono riportate, si attui in tempi adeguati senza operazioni frettolose ma che accompagnino l’intero processo di riorganizzazione.
Al riguardo riteniamo necessario che il nuovo assetto si possa mettere in atto solo a seguito delle nuove assunzioni mediante i concorsi previsti nel 2024 (564 unità di Funzionari) e a seguito di un processo di Formazione di tutto il personale sulle nuove procedure attivate a fronte della riorganizzazione.
Ma tali evidenze, ad avviso delle scriventi, portano alla necessità di scegliere la sopracitata opzione di una “attivazione graduale” della riorganizzazione, che potrebbe essere utilmente sostenuta con la predisposizione di una “fase sperimentale” da attivare, ad esempio, in una Direzione Regionale ed in una Direzione interregionale.
Infine riteniamo di assoluta priorità che la riorganizzazione sia accompagnata da un parallelo processo di valorizzazione del personale che parta nell’immediato con la risoluzione della vertenza sul salario accessorio collegato alle Convenzioni e oggi non distribuito ai dipendenti.
Sull’argomento è necessario un impegno diretto e forte da parte dell’Agenzia che porti, unitamente al MEF, al superamento della problematica per poter redistribuire parte dei fondi già accantonati in bilancio di Agenzia e le quote, pari a circa 40 milioni di euro, che di anno in anno vengono destinati al personale delle Dogane e dei Monopoli.
FP CGIL – CISL FP e UIL PA si riservano di approfondire ulteriori aspetti e proposte durante l’incontro dell’OPI del 30 gennaio, con l’auspicio che sia quella una fase ancora interlocutoria che possa chiarire alcuni dubbi e possa meglio evidenziare modalità di miglioramento per una successiva proposta più completa.
FP CGIL CISL FP UIL PA
Iervolino De Caro Procopio
Al Direttore Generale
Dott. Vincenzo Caridi
Al Direttore Centrale Risorse Umane
Dott. Giuseppe Conte
per il tramite del Dirigente Area Relazioni Sindacali
Dott. Salvatore Ponticelli
OGGETTO: Richiesta firma digitale ATPO Da più parti la scrivente organizzazione riceve segnalazioni in merito alla mancata assegnazione della firma digitale ai funzionari ATPO (dediti all’accertamento tecnico preventivo obbligatorio).
La fornitura di tali dispositivi risulterebbe bloccata da oltre un anno, con la conseguenza che le colleghe e i colleghi incaricati di tali adempimenti non riescono neppure a costituirsi in giudizio, stante l’impossibilità di utilizzare gli strumenti tipici del processo telematico.
Tale criticità mina l’attività lavorativa in sé, intesa come l’insieme degli adempimenti che l’Istituto è tenuto a porre in essere, ed è in contraddizione con quanto l’INPS ha rappresentato nel recente passato.
Con il messaggio 1498 del 2022, infatti, l’ente precisava che – nella prospettiva di garantire l’efficienza della macchina amministrativa – si rendeva necessario garantire sempre la costituzione in giudizio dell’Istituto, individuando tra le risorse 1 funzionario ogni 700 giudizi pendenti.
Questa regola è oggi abbondantemente derogata, specie in alcuni ambiti territoriali, e il blocco nell’attribuzione della firma digitale ai colleghi di nuova nomina non fa che rendere meno funzionale la macchina organizzativa. Si chiede, pertanto, un intervento risolutivo nell’interesse della cittadinanza e per tutelare l’utente interno dal rischio di stress correlato.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Si è tenuto il 25 gennaio scorso l’incontro richiesto dai Coordinamenti Nazionali Difesa di Fp Cgil Cisl Fp e Uil Pa unitamente a Nidil Cgil Felsa Cisl e UilTemp, in rappresentanza dei lavoratori somministrati.
Il sindacato confederale ha rappresentato la necessità di tutelare i livelli occupazionali di tutti gli insediamenti produttivi, compresi quelli dei lavoratori somministrati e degli apprendisti.
Il sindacato confederale ha evidenziato che le relazioni sindacali costituiscono uno strumento essenziale per superare le ombre ma, spesso, in alcuni stabilimenti, i comportamenti di chi ne ha la responsabilità non è in linea con gli obiettivi dell’agenzia, in particolare:
– È necessario dare continuità ai rapporti di lavoro precari, anche attraverso la valorizzazione delle preziose competenze acquisite all’interno delle procedure concorsuali.
Sull’argomento l’amministrazione ha precisato che tale richiesta è stata già inoltrata ma è stata respinta dalla Funzione Pubblica perché esplicitamente esclusa dalla c.d Legge Madia. Ma per Cgil, Cisl e Uil, accanto ad una più generale iniziativa per correggere questa stortura è possibile introdurre un sistema di punteggi premianti delle specifiche esperienze in Aid;
– È altresì indispensabile la costituzione di un bacino di riferimento dei lavoratori somministrati dove le future agenzie assegnatarie dovranno poter attingere per garantire la continuità lavorativa;
– L’amministrazione ha poi smentito le voci, definendole completamente infondate, di un disimpegno di Aid per lo stabilimento di Firenze;
– In riferimento alla grave condizione denunciata dai lavoratori di Baiano, dove un’attività tipica dello stabilimento come la produzione di munizioni, è stata affidata dal SGD/DNA ad una società svizzera all’insaputa dell’Aid, la Direzione ha condiviso la grave incongruenza a cui è necessario porre rimedio;
– L’Amministrazione ha comunicato che per i concorsi già banditi per 75 Assistenti e 15 Funzionari, le prove si svolgeranno a Foligno nel mese di marzo e non saranno previste prove preselettive;
– L’Aid i riferimento agi apprendisti che rischiano di non vedersi prorogato il loro contratto, ha garantito il massimo impegno per garantire la prosecuzione del contratto;
L’incontro si è svolto in un clima cordiale e con il reciproco impegno di calendarizzare incontri periodici trimestrali per monitorare il piano industriale e i fabbisogni occupazionali, compresi i lavoratori in somministrazione.
FP CGIL NIDIL CGIL CISL FP FELSA CISL UIL PA – UILTEMP
M. Campochiaro- G.Cillis M.Ferri E. Fabrizi C. Cilento- M.Sacchetta
Pubblichiamo la nota di convocazione del Tavolo tecnico per la formazione all’ordine del giorno la bozza della circolare formatori elisoccorritori
Al Sottosegretario alla Difesa O.le Matteo Perego di Cremnago
All’Ufficio di Gabinetto
Al Direttore Generale di Persociv
OGGETTO: Progressioni verticali in deroga e Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO) 2024-2026 del Ministero della difesa.
In riferimento all’informativa del 18 gennaio u.s., sull’estratto del Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO) 2024-2026 del Ministero della Difesa, le scriventi OO.SS. rilevano che il numero delle progressioni verticali in deroga ai sensi del CCNL FC 2019/21 appare largamente insufficiente per i posti dell’area dei Funzionari.
In particolare Fp Cgil Cisl Fp e Uil Pa rilevano che accanto alla progressione di tutti gli Operatori dalla prima alla seconda area, riservare solo 100 posti nell’area dei funzionari lascerebbe non utilizzate le risorse aggiuntive per circa 4 milioni di euro.
Peraltro una limitazione a sole 100 unità non appare neppure sorretta dalla necessità di garantire il 50% dell’accesso dall’esterno tenuto conto che l’Aran, prima con il Dipartimento della Funzione pubblica e con il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato (CFL 208) e poi in modo isolato (CFL 209), ha formulato un orientamento netto.
L’orientamento CFL 209, infatti, con l’obiettivo di chiarire il precedente CFL 208 si conclude in modo chiarissimo, affermando che, “in conclusione:
– se gli Enti decidono di stanziare le risorse ai sensi del comma 612 della L. n. 234 del 30 dicembre 2021 (Legge di Bilancio 2022) tutte le risorse stanziate sono destinate a progressioni verticali in deroga;
– se decidono di stanziare, in aggiunta alle prime, ordinarie risorse destinate ad assunzioni (nel rispetto dei limiti previsti dalla legge per le assunzioni di personale), dovranno garantire in misura adeguata l’accesso dall’esterno (almeno 50% dei posti finanziati con tali risorse)”.
Pertanto, secondo il citato orientamento delle Funzioni Locali, che trova medesima applicazione alle Funzioni Centrali, se le amministrazioni utilizzano esclusivamente le risorse aggiuntive“in misura non superiore allo 0.55% del m.s. dell’anno 2018, relativo al personale destinatario del presente CCNL”, non devono preoccuparsi di riservare il 50% dei posti all’accesso dall’esterno.
Tanto premesso, le scriventi OO.SS. nelle more dell’incontro richiesto sull’argomento, invitano con urgenza a modificare i posti disponibili alle progressioni verticali in deroga nel limite delle specifiche risorse aggiuntive disponibili.
Distinti saluti
FP CGIL CISL FP UIL PA
Marco Campochiaro Massimo Ferri Carmela Cilento
Roberto De Cesaris Franco Volpi
Pubblichiamo la nota unitaria delle Strutture territoriali Fp Cgil VVF, Fns Cisl, Uil Pa VVF, Conapo riguardo la richiesta per il riconoscimento delle attività effettuate dal personale del ruolo Ispettore Antincendio
Roma – In risposta alla recente sentenza n. 10 del 2024 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 18 della legge sull’ordinamento penitenziario, il Coordinatore Nazionale Comparto Sicurezza della FP CGIL, Mirko Manna, chiede misure urgenti di intervento per le implicazioni che tale decisione comporta per il personale di Polizia Penitenziaria e per la dignità delle persone coinvolte.
Manna afferma: “Questa sentenza, pur riconoscendo un aspetto importante dei diritti umani dei detenuti, impone al nostro personale compiti che non rientrano tra le competenze specifiche e che dovrebbero prevedere percorsi di formazione e sostegno di professionisti specializzati che svolgano in equipe queste mansioni, a tutela sia dei detenuti che dei poliziotti a cui compete la sicurezza e sorveglianza e che in questo particolare ambito di responsabilità non possono essere lasciati soli.
Il controllo uditivo dei rapporti sessuali in carcere è un’attività che va oltre le responsabilità professionali degli agenti, creando situazioni di disagio psicologico.”
Mirko Manna sottolinea l’urgenza di esplorare alternative alla detenzione tradizionale: “Dobbiamo orientarci verso soluzioni che favoriscano il reinserimento dei detenuti nella società, riducendo il sovraffollamento carcerario e il carico sul nostro personale. Le pene alternative e i programmi di reinserimento sociale sono strumenti essenziali in questo processo.”
In conclusione, Manna invoca un intervento urgente da parte delle autorità competenti: “Chiediamo al Ministro Nordio e al Presidente Russo di agire rapidamente per sviluppare soluzioni che tutelino la dignità di tutte le persone coinvolte, bilanciando i diritti dei detenuti con le esigenze di sicurezza e ordine all’interno del sistema penitenziario.”
La FP CGIL Polizia Penitenziaria si impegna a lavorare attivamente con tutte le parti interessate per promuovere un approccio equilibrato e umano alla detenzione, rispettoso dei diritti e della dignità di tutti.
Roma, 27 gennaio 2024
Con la riunione di oggi al MIT, sono stati attivati importanti istituti contrattuali che assumono, da una parte, rilevanza economica, dall’altra, individuano risposte alle professionalità diffuse dei lavoratori. Un risultato dovuto alla determinazione delle OO.SS. e all’agenda che le stesse hanno saputo definire in accordo con l’amministrazione.
DIFFERENZIALI ECONOMICI (ex progressioni economiche orizzontali)
Sono state stanziate risorse che permetteranno l’attribuzione di 2.130 differenziali economici, a seguito di procedura comparativa del personale di I, II e III area. I criteri (previsti dal CCNL 2019/21) riguardano le valutazioni del triennio (max 40 punti), l’esperienza maturata (max 40 punti) e i titoli di studio (max 20 punti). Nell’accordo contrattuale di oggi abbiamo determinato le condizioni di attribuzione dei punteggi, tenendo conto, in particolare, di tutto quel personale che, da molto tempo, non ha conseguito progressioni orizzontali. Il relativo bando verrà pubblicato dopo che le operazioni di progressioni verticali in deroga saranno completate.
POSIZIONI ORGANIZZATIVE
Dopo circa 25 anni saranno attivate 539 Posizioni Organizzative per remunerare compiti di coordinamento di Unità Organizzative non dirigenziali, nonché funzioni che attengono ad attività particolari di natura trasversale e che richiedano maggiore professionalità e responsabilità (posizione di tipo A), oppure un elevato grado di autonomia gestionale/organizzativa, esperienza, alta professionalità o specializzazione e supervisione di risorse umane (posizione di tipo B). Le Posizioni Organizzative di tipo A saranno remunerate con una indennità di € 2.600 all’anno e quelle di tipo B con € 1.800. L’incarico sarà di durata annuale, prorogabile massimo di un anno, per garantire il principio di rotazione a favore del personale.
SPECIFICHE RESPONSABILITA’
Saranno attribuite, infine, circa 50 Specifiche Responsabilità al personale di seconda area con incarichi di responsabilità (es. Consegnatario e RSPP). Si tratta di una indennità istituita, per la prima volta, che vede un import pari a massimo previsto dal CCNL (€ 1.000 art.54 CCNL 2019/21) L’introduzione dei predetti istituti contrattuali, che si aggiungono alle procedure di progressioni verticali in deroga, vedranno i lavoratori del MIT protagonisti di una stagione in cui, finalmente, si potranno riconoscere, l’impegno e la dedizione verso il proprio lavoro. Saranno complessivamente 3.149, a fronte dei 6.061 lavoratori in servizio (oltre il 50%), i lavoratori che potranno avvalersi dei benefici di cui sopra. Da ultimo, le OO.SS. hanno acquisito l’impegno, da parte dell’amministrazione, di porre in essere differenziali stipendiali, anche con il FRD 2025, in modo da consentire al restante personale di accedere al relativo beneficio economico. Un risultato sicuramente inedito per la nostra amministrazione, dovuto alla determinazione e alla caparbietà delle OO.SS. nel voler utilizzare tutti gli strumenti normativi e contrattuali utili a valorizzare i lavoratori e a riconoscere, per tal verso, agli stessi, il fatto che, in questi anni di blocco del tournover e di organici in sofferenza, è solo grazie ad essi che l’amministrazione ha potuto adempiere alla propria missione istituzionale.
La coordinatrice nazionale FP CGIL MIT per la Segreteria Nazionale
Carmen Sabbatella Paolo Camardella
Al Direttore dell’INL
Dott. Paolo Pennesi
E p.c. alle lavoratrici e ai lavoratori dell’INL
La scrivente organizzazione sindacale prende atto della bozza di Decreto Direttoriale relativa all’articolazione organizzativa delle strutture dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e intende esprimere, a tal proposito, le seguenti considerazioni.
Sebbene l’organizzazione sia atto datoriale si deve constatare la totale esclusione delle organizzazioni sindacali dal processo che ha portato alla formulazione dello schema di Decreto. Sia il CCNL del comparto che quello dell’area prevedono che nel caso di innovazioni organizzative si utilizzi lo strumento dell’organismo paritetico per l’innovazione, anche al fine di discutere assieme, in modo collaborativo, progetti di organizzazione e innovazione e miglioramento dei servizi. Crediamo che sia stata persa un’occasione importante di coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori. Se si pensa alle ricadute in termini lavorativi e alla stessa qualità dei servizi che produrrà la riorganizzazione, certamente sarebbe stato auspicabile richiedere il contributo di quanti quotidianamente si confrontano con gli stessi fruitori dei servizi.
Quanto al merito del documento, in via preliminare, viene spontaneo chiedersi quali siano gli obiettivi che si intende perseguire con questa nuova articolazione organizzativa, dal momento che essi non sembrano trasparire dal documento. Infatti, mancando totalmente una premessa che analizzi ciò che finora ha o non ha funzionato all’interno dell’articolazione organizzativa esistente, non si comprende quali siano gli elementi di criticità colti dall’Amministrazione per adottare una nuova articolazione organizzativa delle strutture dell’INL.
Ciò premesso, si riscontra uno schema eccessivamente rigido e per questo motivo non sempre adatto a rispondere alle diverse realtà territoriali cui deve essere applicato.
Adottare un unico modello organizzativo valido, ad esempio, per tutti gli uffici territoriali articolati su una, due o perfino tre sedi, prescindendo dagli organici assegnati non appare pienamente rispondente allo scopo di perseguire un’organizzazione funzionale.
Riguardo ai numeri dei “teams” della vigilanza, ad esempio, si ritiene vi sia una eccessiva disparità tra i numeri minimi previsti per la vigilanza tecnica e quelli per la vigilanza ordinaria, per cui una rimodulazione potrebbe essere utile. Si evidenzia che istituire un team con due sole persone da coordinare nell’ambito della vigilanza tecnica, rischia di svilire se non annullare totalmente il concetto stesso di lavoro in team. Dall’altra parte, prevedere che nell’ambito della vigilanza ordinaria debbano esservi inderogabilmente almeno otto ispettori del lavoro per le sedi che abbiano fino a trentacinque ispettori e almeno dodici ispettori per le sedi con più di trentacinque, rischia di ingessare le realtà medie e piccole.
Sotto questo punto di vista si ritiene auspicabile adottare schemi organizzativi meno rigidi, puntando invece all’elaborazione di linee guida e lasciare alle direzioni interregionali del lavoro, di concerto con le articolazioni territoriali, il compito di adattare il modello organizzativo alle esigenze dei territori, non prescindendo dalle risorse umane e strumentali assegnate.
Altro aspetto che lascia molto perplessi è la collocazione variabile del processo “Legale”. Esso viene variamente affiancato al processo servizi all’utenza (nelle sedi più piccole) ovvero alla vigilanza (nelle unità gestionali) ovvero ancora lasciato come processo a sé. Tutto questo, non riteniamo risponda a una logica univoca e possa anzi essere foriero di confusione.
Una proposta che si intende avanzare è quella di estendere anche agli ITL con sede unica la possibilità di unificare in un unico processo la funzione legale e quella di servizi all’utenza, laddove non vi sia personale sufficiente. A tal proposito, si evidenzia che già oggi è possibile rilevare l’esistenza, nell’ambito di alcuni ITL, di articolazioni organizzative differenti fra loro. In alcuni di essi, ad esempio, i processi “Legale” e “utenza” sono già unificati e altrettanto può dirsi per i processi “Pianificazione” e “Vigilanza”. Questo è avvenuto a causa della forte carenza di personale, soprattutto amministrativo, elemento che caratterizza ancora moltissimi Uffici, di fatto esclusi da ogni beneficio in termini di incremento di organico. L’esperienza dei processi unificati, non ha però causato alcuna ricaduta negativa in termini di mancato raggiungimento di obiettivi, producendo al contrario anche economie di scala.
Più in generale, ciò che traspare dalla riorganizzazione complessiva è l’incapacità di assimilare e sviluppare in toto il modello agenziale, con le sue enormi potenzialità, insite in una maggiore flessibilità dello strumento e adattabilità alle mutevoli circostanze del momento, rispetto al classico e più rigido modello ministeriale.
Forti perplessità sono suscitate dalla decisione di avviare, nel 2024, l’istituzione di quarantaquattro Elevate Professionalità. Le perplessità in proposito sono di vario genere: anzitutto, considerando che finora tale area non risulta essere stata istituita in nessun altro Ente del Comparto, sarebbe stato più prudente avviare un percorso sperimentale, teso a inserire gradualmente queste nuove figure, per verificarne l’impatto sull’organizzazione. In secondo luogo, la scelta dell’Amministrazione di orientarsi verso un tipo di Elevate Professionalità di tipo gestionale, seppur condivisibile, dovrebbe essere più precisamente declinata, per evitare il ripetersi di quanto già accaduto con gli incarichi di Posizione Organizzativa, il cui ruolo viene spesso interpretato “a soggetto” dai titolari, a seconda delle circostanze, in assenza di limiti predefiniti a monte. Nel caso delle Elevate Professionalità, peraltro, la differenza fondamentale rispetto agli incarichi di PO è nell’attribuzione non di un incarico, ma di un inquadramento giuridico, con tutto quello che ciò comporta.
Proprio l’assenza di confini precisi in queste figure (Responsabili di Processo ed Elevate Professionalità)
rischia di determinare una indebita sovrapposizione tra loro, con problemi di carattere organizzativo e possibili conflitti interni all’organizzazione.
Certamente ha senso prevedere Elevate Professionalità in ambito informatico, per la grave situazione che affligge questo pezzo di attività e l’assenza di reali professionalità informatiche, sin dall’istituzione dell’INL, con quel che ne deriva; si pensi, a mero titolo esemplificativo, all’impossibilità di un reale controllo di gestione per l’assenza di strumenti tali da offrire un monitoraggio in tempo reale sulle attività svolte, ma si potrebbero citare numerosissimi altri casi in cui l’INL non si è ancora dotato di strumenti informatici degni di questo nome, per snellire e velocizzare le attività.
Maggiore attenzione, quindi, andrebbe posta rispetto a una diffusione così forte di queste figure sul territorio, per le ragioni sopra esposte. Allo stesso modo, sfuggono le ragioni della necessità di prevedere tre elevate professionalità amministrative presso la Direzione Generale.
Desta parecchi dubbi l’articolazione organizzativa degli Ispettorati di Area Metropolitana con l’attribuzione ad essi, unitamente ai capoluoghi di regione Marche e Abruzzo, di competenze in materia di vigilanza tecnica e conseguente gestione dei funzionari ad essa applicati. In tal senso occorre evidenziare che rischia di ripetersi l’equivoco, già evidenziato in numerose occasioni, relativo ai NIL: una dipendenza funzionale scissa da quella gerarchica, che porta con sé inevitabili criticità.
Tale assurdo sdoppiamento fra dipendenza funzionale e gerarchica, potrebbe anche portare a contrasti fra dirigenti di uffici diversi e responsabili di processo, ad esempio in ordine all’attribuzione di ferie, straordinari, ecc.
Ci si chiede che senso possa avere far dipendere i funzionari di vigilanza tecnica gerarchicamente e anche sotto il profilo della responsabilità datoriale in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro dagli uffici territoriali, per poi ricondurli funzionalmente alle strutture che fanno capo agli Ispettorati di Area metropolitana o di capoluoghi di regione.
Sebbene la soluzione della regionalizzazione non sia nuova in altri Enti, è utile ricordare, ad es., che la riconduzione della funzione di vigilanza alle direzioni regionali INPS, è stata contemporaneamente accompagnata anche da un trasferimento totale del loro rapporto di lavoro in capo a queste stesse sedi.
Inoltre, una pianificazione dell’attività di vigilanza tecnica a livello regionale si scontrerebbe con la razionalizzazione degli accessi nelle aziende, suscitando ovvie rimostranze: il rischio di avere aziende ispezionate più volte, ora dai funzionari di vigilanza tecnica, ora da quelli di vigilanza ordinaria sarebbe molto alto e apparirebbe in contrasto perfino con la logica ispiratrice dell’istituzione dell’INL e del D. Lgs. 149/2015 che, sin dal titolo, si pone l’obiettivo della semplificazione e razionalizzazione dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale. Il contrasto sarebbe anche con gli orientamenti UE, che indicano la necessità di un approccio unitario e non più separato della vigilanza in materia di lavoro.
L’ulteriore rischio che la scrivente sigla paventa è quello di dover affiancare, in particolare negli uffici territoriali di minore dimensione, ispettori del lavoro a personale delle aziende sanitarie oppure a ispettori tecnici del lavoro ovvero di far svolgere attività di vigilanza tecnica attraverso i NIL.
Ulteriore criticità riguarda il cosiddetto servizio di turno: ci si chiede come sia possibile offrire risposte soddisfacenti a quell’utenza che segnali l’esistenza di problematiche in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, non potendo contare sulla professionalità dei nuovi ispettori tecnici. Rispetto a questo, ci riserviamo di offrire ulteriori spunti al fine di ammodernare un servizio ritenuto ancora molto utile.
Infine, un’ulteriore ma non meno rilevante criticità: i funzionari di vigilanza tecnica, in quanto Ufficiali di Polizia Giudiziaria, continuerebbero a operare alle dipendenze delle Procure della Repubblica competenti per territorio, elemento di cui il documento non sembra tener conto.
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FP CGIL |
“Tre giorni fa un detenuto ristretto nel carcere di Teramo si è tolto la vita tramite impiccagione”.
Lo riferisce il Coordinatore per l’Abruzzo della FP CGIL Polizia Penitenziaria Gino Ciampa: “Il suicida era di nazionalità macedone, trentenne, da qualche mese era stato trasferito a Teramo dal carcere dell’Aquila. Non aveva dato alcun problema durante la sua detenzione, su di lui infatti non si rileva alcun evento critico a suo carico”.
Mirko Manna, Coordinatore nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria: “Il fenomeno suicidario è solo la punta dell’iceberg di un sistema penitenziario senza reali prospettive di miglioramento. Solo qualche giorno fa si è tolto la vita anche un nostro collega a Milano e negli ultimi mesi c’è un incremento dei suicidi tra la popolazione detenuta e tutto questo incide fortemente sul carico di lavoro a cui sono sottoposti i Poliziotti e il personale amministrativo e medico impiegato nelle carceri compreso quello di Teramo a cui va tutto il nostro sostegno. Sono eventi che scuotono l’intera comunità penitenziaria e si sommano a tutte le migliaia di eventi critici che si verificano nelle carceri ogni anno. Non ci sono prospettive di miglioramento delle condizioni perché mancano le risorse economiche che sono sufficienti al massimo a mantenere gli edifici fatiscenti e a cercare di arruolare personale di Polizia Penitenziaria e delle funzioni centrali, il più possibile vicino al numero delle persone che raggiungono il limite pensionabile o che preferiscono cambiare lavoro”.
“Un ennesimo tragico evento – conclude Manna – che sottolinea l’importanza di considerare il sistema penitenziario come un sistema complesso che deve coinvolgere tutte le parti politiche”.
Teramo, 26 gennaio 2024
Pubblichiamo la nota del la Direzione Centrale per la Formazione con la quale informa che a seguito dello scorrimento graduatoria è avviato il corso per Ispettori nautici di coperta nautici di macchina e sommozzatori scorrimento graduatorie, in allegato il programma del corso